lo scenario delle telecomunicazioni nel quadro
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lo scenario delle telecomunicazioni nel quadro
LO SCENARIO DELLE TELECOMUNICAZIONI NEL QUADRO DEL PROTAGONISMO DELLE OTT (OVER THE TOP) E DELLA RICOLLOCAZIONE CENTRALE DELL’INDUSTRIA DEI CONTENUTI A cura di Giandomenico Celata 24/07/2013 1 INDICE Google vs Apple… … senza dimenticare Microsoft Il caso OTT tv Il caso Facebook INTRODUZIONE CAP. 1 LA MUTAZIONE DI INTERNET Introduzione Internet e la banda larga Internet e la banda larga fissa Internet e la banda larga mobile Internet e di device Time spent online Il traffico dei siti Internet Internet e pubblicità CAP. 2 CAP. 3 LA RIORGANIZZAZIONE DELLE TLC I differenti ricavi delle TLC nel mondo e nell’UE5 I prezzi TLC per basket di consumo I ricavi TLC per tipo di connessione (fissa e mobile) I ricavi TLC per il traffico sms CAP. 4 TLC E OTT La competizione tra OTT e TLC Il vantaggio economico-finanziario degli OTT VoIP e Instant Messaging Il VoIP delle TLC Il caso Skype Il futuro del VoIP Instant Messaging Telefonia mobile e Instant Messaging I diversi servizi di Instant Messaging La catena del valore di Internet La catena del valore degli OTT e dei video aggregator L’EMERGERE DELLE OTT (OVER THE TOP) La definizione I giganti del web: top ten website brands La centralità dell’audiovisivo nel consumo di Internet Gli online video aggregators Le tendenze social & mobile I social network Il caso Apple Il caso Google 2 CAP. 5 INTERNET CAP. E CONTENUTI TELEVISIVI E RADIOFONICI 6 TLC E COMUNICAZIONE Introduzione L’uso dei device per servizi di comunicazione/media Internet e la rivoluzione delle news la televisione digitale la televisione connessa ad Internet l’accesso via Internet ai contenuti televisivi… … secondo l’età… … attraverso la connected tv Internet e la radio Smart/mobile phone e contenuti audio CONCLUSIONI Qualche numero Tlc e OTT parenti serpenti Le linee di evoluzione La simmetria fiscale e regolamentare 3 LA RICERCA È STATA CURATA E REDATTA DA GIANDOMENICO CELATA CON LA COLLABORAZIONE DI ROSSELLA GAUDIO. PER IL CAPITOLO 2 E IL CAPITOLO 4 SI RINGRAZIA PER GLI IMPORTANTI CONTRIBUTI ENRICO MENDUNI, ILARIA DE PASCALIS E LUCA MASSIDDA. I CURATORI SONO OVVIAMENTE RESPONSABILI DELLA STESURA FINALE. SI RINGRAZIA ASSTEL PER LA DISPONIBILITÀ DEI DATI CONTENUTI NEL RAPPORTO ANALYSYS MASON E OFCOM PER I DATI CONTENUTI NELL’ INTERNATIONAL COMMUNICATIONS MARKET REPORT 2012. 4 INTRODUZIONE Internet, come rete e nelle sue proiezioni web, assieme alla tecnologia digitale, ha mutato profondamente lo scenario operativo delle industrie di telecomunicazioni, Media e della comunicazione in genere. L’ha mutato nei suoi assetti tecnologici, nello scenario societario e di mercato, negli usi dei consumatori. La conseguenza è lo spostamento verso l’audiovisivo del perno della comunicazione che innesta una forte domanda verso le Telco di connessioni a larga banda sempre più veloci, sia su rete fissa che mobile. Il consumatore finale tende ad avere la possibilità di essere connesso, in ogni momento, in ogni luogo e su qualsiasi dispositivo (device). In questo contesto, le OTT fanno soffrire e mettono sotto pressione i tradizionali assetti giuridici e regolamentari; così come i tradizionali sistemi tributari e impositivi nazionali, impreparati entrambi di fronte: Lo scenario societario è caratterizzato da grandi processi di ristrutturazione e ricomposizione organizzativa che investono le grandi imprese di Telecomunicazioni (Telco oppure TLC) e Media, imposti dall’emergere su Internet delle OTT ( Over The Top) che sulla grande rete e sul web hanno ideato prodotti e servizi, modelli di business e consumo. OTT che per le caratteristiche delle rete stessa, assumono una operatività su scala globale e trasversale e per certi versi dirompente rispetto alle categorie merceologiche tradizionali. 1. al carattere meta-nazionale delle OTT che le rende quasi apolidi; complice la competitività tra sistemi nazionaliterritoriali sul piano regolamentare e tributario; 2. alla loro catena del valore che (a) risulta globale di default per le proprietà tecnologiche proprie di Internet e (b) per il carattere virtuale dei loro prodotti e servizi che creano però ricchezza assolutamente reale ma difficilmente imputabile a livello nazionale. Come conseguenza, le Telco si stanno riorganizzando per passare da un settore trainato dalla voce e dalle reti fisse, ad uno trainato dalla trasmissione dati e dalla mobilità, ricentrando il loro core businnes dalla telefonia alla comunicazione. A sua volta, l’industria Media e dei contenuti in genere si sta riorganizzando proponendo una offerta sempre più spostata sul digitale, Internet e in funzione del nomadismo e della mobilità dei tempi di vita dei suoi consumatori. Tutto questo crea un’asimmetria competitiva nel mercato tra i protagonisti tradizionali (sia essi Telco che Media) e le OTT, per quanto riguarda sia i sistemi regolamentari che quelli tributari che gravano sui primi e tendono ad essere elusi dalle seconde. Una conseguenza è certamente la distorsione che si crea sul mercato degli investimenti pubblicitario. Le pratiche d’uso e le abitudini di consumo, infatti, si modificano rapidamente, trainate dai prodotti e servizi delle OTT, scoprendo nuovi spazi e nuovi tempi di fruizione, e su un numero plurimo di dispositivi tecnologici di comunicazione. 5 CAP. 1 LA MUTAZIONE DI INTERNET 6 Introduzione Il web 2.0, cioè l’entrata in scena sulla rete Internet di applicazioni che permettono l’interattività, lo scambio di file multimediali su blog, social network, chat, wiki ecc., ha fatto esplodere la domanda di connessioni a banda larga. Paesi un tempo chiamati in via di sviluppo e che oggi si raggruppano attorno ai cosiddetti BRICs (Brasile, Russia, India, Cina): il 62% degli utenti Internet, infatti, risiede proprio nelle developing countries, mentre nel 2006 erano i Paesi cosiddetti sviluppati a prevalere, anche se non di molto (i Paesi in via di sviluppo registravano, infatti, il 44% degli utenti Internet)1. Dati ITU (International Telecommunications Union) attestano che nel 2011 il numero di individui che si è connesso ad Internet nel mondo è stato pari a 2,3 miliardi, in crescita di oltre il 50% rispetto al 2006. Si tratta di circa un terzo della popolazione mondiale . I Paesi che hanno visto crescere maggiormente l’uso di Internet sono i I grafici che seguono evidenziano, negli ultimi due anni, una certa stanchezza, o maturità secondo i casi della UE5 nella crescita di linee a banda larga, sia fisse che mobili. 1 Fonte : Analysys Mason 7 Ofcom, International Communications Market Report 2012. Internet e la banda larga Tra i cinque maggiori Paesi europei l’Italia si segnala per il più basso numero di connessioni a banda larga fissa, rispetto al numero delle abitazioni. Questo numero migliora nettamente, e pone l’Italia in prima posizione tra gli UE5i, per quanto riguarda le connessioni a banda larga alla rete cellulare. Una posizione simile, inferiore solo a quella spagnola e praticamente uguale a quella di UK, l’Italia la registra nella percentuale di accessi ad Internet attraverso i telefoni cellulari. 8 Internet e la banda larga fissa Per quanto riguarda la disponibilità di banda larga su rete fissa, il nostro Paese si trova in una situazione analoga a quella degli altri grandi Paesi europei. Il dramma interviene nella percentuale di copertura di larga banda superveloce, che vede il nostro Paese non solo a livello più basso ma ad una distanza siderale dagli altri: appena l’11% delle case è raggiunto dalla superfast broadband, contro percentuali che vanno dal 100% dell’Olanda al 65% del Regno Unito e al 61% di Germania e Spagna. Il dramma è confermato, poi, dallo scarso livello di connessioni che superano gli 8Mbit/s. Assieme alla Francia, abbiamo il più basso livello di collegamenti da 30 Mbit/s in su, che i cugini francesi recuperano però nella fascia immediatamente precedente mentre l’Italia no. Nel panorama complessivo europeo, i Paesi più virtuosi sono l’Olanda e la Svezia, grazie alla forte componente di banda oltre i 30 Mbit/s, e UK grazie alla consistente componente da 8Mbit/s in su. In questo contesto, è sorprendente che gli Stati Uniti registrino la maggioranza delle loro connessioni sotto i 2 Mbit/s. Ovviamente, questi numeri andrebbero vautati sulla base di una serie di variabili. Le più importanti sono l’orografia del territorio, la pre-esistenza di cable operator, le concentrazioni metropolitane, la curva anagrafica della popolazione, ecc. 9 La relativa situazione deficitaria italiana per quanto riguarda le connessioni a larga banda fissa viene confermata dal grafico seguente, che misura i tassi di incremento medio per abitazione negli ultimi 5 anni: in Italia le connessioni sono cresciute del 18% contro una media superiore in tutti gli altri Paesi della UE5. In termini più generali, i risultati più importanti sono quelli di UK, Francia, USA, Canada, olanda e Irlanda. Peggio dell’Italia ha fatto la Svezia, ma solo perché la sua base di partenza era molto più alta, e India. Se l’arco temporale si restringe agli ultimi tre anni, e lo si rapporta alla popolazione, si registra invece uno sforzo italiano che è superiore a quello degli altri UE5 ed è inferiore solamente a quello australiano e svedese a livello mondiale. Ovviamente anche in questo caso i dati vanno valutati sulla base di una serie di variali, prima fra tutte il numero di abitanti per abitazione2 2 10 Ofcom, International Communications Market Report 2012. Internet e la banda larga mobile Tra i Paesi europei, la Svezia è quella che presenta la più alta diffusione dell’uso di Internet su mobile: ben 98 persone su 100 sono mobile data users. L’Italia, invece è indietro con il suo 31% della popolazione che usa la connessione mobile. Questa bassa percentuale, così come nel caso di altri Paesi, può essere imputata alla minore diffusione delle LTE3. L’Italia, invece, risale queste posizioni, rispetto agli altri Paesi europei, se si considera la percentuale degli abbonati a una connessione mobile Internet. È interessante osservare, poi, che per tutti i Paesi qui considerati il numero di persone ad avere sottoscritto un abbonamento a una connessione mobile a banda larga è piuttosto basso. Per quanto riguarda il nostro Paese, invece, la situazione è parzialmente differente: circa un terzo dei mobile data users ha un abbonamento a banda larga mobile. Questo vantaggio italiano può essere spiegato con i diversi piani tariffari: in Italia prevalgono quelli time consuming, negli altri Paesi prevalgono quelli byte consuming. Dato che la domanda di audiovisivi online tende ad essere prevalente, i piani tariffari italiani risultano più convenienti per il consumatore. 3 'LTE - Long Term Evolution, è la più recente evoluzione degli standard di telefonia mobile cellulare. 11 Nonostante il vantaggio dei piani tariffari italiani, l’Italia, in termini di volume di broadband mobile usata per Sim, si colloca in posizione mediana rispetto agli altri Paesi. Questo potrebbe indicare una ridotta capacità di spesa degli italiani per le connessioni mobili rispetto agli utenti degli altri Paesi. 12 Internet e i device Rilevante appare anche l’analisi riguardo il tipo di device con cui avviene l’accesso a Internet. Tra i 5 maggiori Paesi europei, Italia e Uk sono nella fascia alta per quanto riguarda i laptop, la Francia per quanto riguarda il desktop, mentre la Spagna primeggia, sempre in termini percentuali, nei collegamenti da smarrtphone. Significativa è anche la percentuale, piccola ovviamente per la recente introduzione, che Uk, Italia e Spagna hanno nei tablet. Per tutti questi Paesi, sia europei che non, si può rilevare una tendenza crescente all’accesso a Internet da dispositivi che permettono il collegamento in mobilità e in nomadismo. 13 L’accesso a Internet in condizioni di mobilità e/o nomadismo è confermato dalle altre percentuali che in pressoché tutti i Paesi, con alcune differenze per titpo di device, hanno guadagnato i laptop/netbook, gli smartphone e lo spazio che stanno conquistando i tablet, nonostante il loro recentissimo ingresso sulla scena. Gli Usa sono il Paese che più utilizza, assieme a Spagna e Uk, le game console; Italia, Usa, Australia e Spagna presenetano percentuali maggiori per i tablet, dove però svetta la Cina, così come negli smartphone4. Cina e Giappone, inoltre, vedono un forte utilizzo dei feature phone5 per la connessione a Internet, mentre in Europa e in Nord America questa variazione low cost degli smartphone non è molto diffusa a questo scopo. Gli e-book reader stentano pressoché ovunque, salvo che in USA e Cina, che si segnala anche per la connessione ad Internet delle smart tv. 5 4 Un feature phone è un telefono cellulare meno costoso degli smartphone ma con funzionalità simili. Ofcom, International Communications Market Report 2012. 14 Time spent online Il tempo speso dal consumatore sul monitor dei computer e dei device mobili è in gran parte sottratto, salvo il fenomeno dei second screen, alla visione degli schermi televisivi. A riguardo, l’Italia registra un numero di minuti inferiore a quello degli altri Paesi sia riferito alla connessione online in genere, sia a quella da computer. 15 La divisione del tempo speso online tra i generi in Italia è pressoché simile a quella degli altri Paesi. Prevalgono le donne negli Stati Uniti e gli uomini in Giappone. Ugualmente, pressoché simile tra l’Italia e gli altri Paesi è la prevalenza online della fascia anagrafica tra i 35 e i 64 anni. La Spagna è il Paese dove prevalgono le audience delle fasce di età giovanili e dei giovani adulti. 16 Il traffico dei siti Internet Oltre il 16% degli Internet user britannici dichiara di connettersi a siti web attraverso dispositivi mobili o altri dispositivi connessi, ad eccezione dei computer portatili e da tavola. I computer rimangono, invece, il device più utilizzato dagli italiani e dai francesi per lo stesso scopo. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo i dati illustrati nelle pagine precedenti, la percentuale sale significativamente si si comprendono anche i computer portatili. 17 Internet e pubblicità L’irrompere di Internet nello scenario delle industrie media ha aggiunto un player che si è rivelato competitivo e potente sul mercato pubblicitario. Anche in questi anni di crisi, l’investimento pubblicitario su Internet è cresciuto significativamente, raggiungendo, nel caso di Uk, ad esempio, una percentuale superiore al 30% dell’intera spesa pubblicitaria, con un tasso di incremento medio nei 5 anni considerati del 18%. L’Italia, in questo contesyo mondiale è il fanalino di coda che registra, però, un incremento medio annuo del 20% e che lascia prevedere un ruolo percentuale crescente sul totale della spesa pubblicitaria nel nostro Paese. 18 Questo per ora minoritario apporto italiano è confermato dalla spesa pubblicitaria per persona nel nostro Paese, che ci colloca nella stessa dimensione della Spagna e distanti dagli altri Paesi UE5. 19 Riguardo i tipi di pubblicità, i Paesi UE5 appaiono molto differenziati: in Uk, Germania e Spagna prevale la pubblicità sui motori di ricerca (search). In Francia c’è una forte componente di inserzioni (classified). In Italia c’è una distribuzione più equilibrata tra inserzioni e banner (display). 20 Sul mobile Internet, il campione in campo pubblicitario è il Giappone, con una spesa pari a un miliardo di sterline, così come gli USA. Ma il Giappone rafforza la sua leadership con la più alta percentuale di spesa per persona. Nei Paesi UE5, UK presenta indubbiamente, in entrambi i casi, la posizione più importante seguita a distanza dalla fila degli altri Paesi con Italia e Spagna come fanalini di coda. 21 Complessivamente, l’investimento pubblicitario su Internet tende ad incrociarsi con quello dei quotidiani, ha superato nettamente quello dei magazine, della radio e dell’outdoor ma rimane distante dalla televisione che da questo punto di vista rimane, grazie anche alle tante televisioni permesse dal passaggio alla tecnologia digitale, il medium prevalente per audience. La pubblicità non può non tener conto di questo. Parallelamente, i format pubblicitari su Internet possono tener conto di una profilazione dell’utente e un monitoraggio dei risultati maggiore di quella garantita dalla televisione e quindi incrociare prezzi unitari diversi da quelli dello schermo televisivo. 22 CAP. 2 L’EMERGERE DELLE OTT (OVER THE TOP) 23 La definizione Sono definite OTT quelle società che operano sulla rete Internet che, attraverso applicazioni web, offrono prodotti e servizi on line fruibili dal consumatore finale in forma digitale. I loro brand hanno ormai un valore globale. Si tratta di web company, cioè società nate su Internet come Facebook, YouTube, Amazon, Skype, Yahoo, Google, Hulu. Vudu, Spotifay, Netflix, ecc.. Assumono questa denominazione anche società di hardware e software, come Apple, Samsung, Microsoft, ecc., dal momento che iniziano a distribuire prodotti in forma digitale via Internet; oppure che attraverso i loro device (schermi televisivi, game console, ecc.) si propongono come distributori di prodotti e servizi sempre in forma digitale. La natura globale di Internet, sia dal lato della domanda che dell’offerta, permette loro e le “costringe” ad operare “oltre” l’insediamento e il mercato nazionale originario: si prefigurano quindi quasi costituzionalmente come imprese meta-nazionali. Le OTT non dispongono di reti proprie, utilizzano quelle delle Telco verso le quali si configurano come clienti come qualsiasi altro soggetto privato o impresa, e i loro ricavi sono generati, secondo i casi, dai pagamenti degli utenti e/o dalla pubblicità. La forma digitale è decisiva per distinguere le OTT dalle piattaforme di ecommerce che operano sempre attraverso Internet ma offrono prodotti fisici che vengono poi distribuiti con la logistica tradizionale. Si tratta di aggregatori di video on line, social network ma anche motori di ricerca, portali, piattaforme di gaming on line ecc, che presentano sempre più contenuti audiovisivi. 24 I giganti del web: top ten website brands In quasi tutti i Paesi considerati il primo brand è Google e il secondo è Facebook. Fa eccezione il Giappone che a Google preferisce Yahoo, forse per l’origine nipponica dei suoi fondatori. Nello stesso tempo, però, il Paese, non si discosta molto dal trend in atto negli altri Paesi riguardo a Big G (così come viene denominata Google nella business community) che, infatti, è il secondo brand. Facebook, invece, non figura nella classifica di questo Paese. Il terzo e quarto posto generalmente sono divisi tra Youtube e Msn/Windows Live/Bing: il gruppo Microsoft, dunque, rientra nella top ten ma con un profilo più defilato rispetto a Google o Facebook. Nelle posizioni successive, poi, generalmente compare sempre un brand che parla la lingua del Paese in questione. Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, sono presenti Virgilio e Libero. Per il resto, il nostro Paese segue lo schema generale. 25 La centralità dell’audiovisivo nel consumo di Internet Dopo una prima fase fortemente orientata alla scrittura, oggi su Internet sta esplodendo una nuova stagione caratterizzata dalla prevalenza della produzione, distribuzione e consumo di formati audiovisivi (film, serie televisive, trailer musicali, ecc.). Questa centralità dei contenuti video sta contribuendo a determinare una serie di processi di riorganizzazione che interessano trasversalmente tutto il sistema dei Media, stampa compresa. I portali di quotidiani e riviste, hanno assunto una rilevanza, per l’editore e il consumatore, pari alla tradizionale forma cartacea e l’offerta di news assomma sempre più video e forma scritta. 1. sul fronte delle reti wired, attraverso la diffusione pervasiva della banda larga e delle connessioni a fibre ottiche, 2. su quello, sempre più nevralgico, delle reti wireless, attraverso l’ingresso definitivo delle comunicazioni mobili nell’era del 4G/LTE, 3. nell’efficientamento, sia hardware che software, del traffic management, 4. nell’implementazione dei CDN - content delivery network nell’architettura di rete, 5. nella resa di un servizio ad un adeguato livello di quality of experience. L’audiovisivo comporta la distribuzione in rete di pesanti pacchetti di dati imponendo un potenziamento della rete infrastrutturale delle TLC in termini di larga banda: Gli Online video aggregators nella produzione video (l’Industria dei Contenuti); i player non televisivi (Industrie Hardware e Telco); le communities (piattaforme web di condivisione video). Gli aggregatori video hanno svolto una funzione centrale già nella recente storia di Internet. A suo tempo per aggregator si intendeva però un software, uno strumento da desktop, in grado di fare ordine nell’oceano dei materiali disponibili; di fatto, una replica di quanto già avveniva con il podcasting musicale degli mp3, la cui estensione ai contenuti video è stata resa possibile dal miglioramento delle connessioni e dalla compressione dei video stessi nel formato Divx. In questo senso, il primo aggregatore video della storia è convenzionalmente considerato iPodderx, rilasciato nel 2004; da allora, gli aggregatori hanno iniziato a svolgere una funzione fondamentale, offrendosi di fatto come gli “equivalenti di una guida Tv” sulla scala più ampia della programmazione on line (Vivian 2008, 151). Per quanto riguarda gli aggregatori di video on line, è plausibile ipotizzare che YouTube goda da tempo del cosiddetto “first mover advantage”, cioè la rendita di posizione di cui dispone un soggetto che ha guadagnato e consolidato un’egemonia nel proprio settore. Restano però da valutare due aspetti critici: 1. da un lato, la scarsa integrazione tra la dimensione del consumo in senso stretto e quella della condivisione e del networking, come detto; Attualmente il mercato degli aggregatori video è conteso – e destinato ad essere conteso nei prossimi anni – tra quattro diverse tipologie di soggetti: gli aggregatori on line in senso stretto (OTT); i player diretti, coinvolti attivamente 26 2. dall’altro, la concorrenza crescente dei produttori di contenuti video, che si propongono in modo sempre più insistente nel mercato dell’offerta on line. questo punto di vista, le prospettive di maggiore cambiamento e dinamismo del settore sembrano legate proprio all’emergere di ambienti on line capaci di valorizzare maggiormente l’economia del like e le pratiche di condivisione, che da un lato risultano inevitabilmente sacrificate nell’offerta dei grandi produttori di contenuti culturali, e dall’altro costituiscono il vero punto debole di YouTube, il soggetto dominante tra gli aggregatori secondari, rispetto al contesto generale del Web 2.0 (Burgess e Green 2009). Alcuni “content providers”, si legge in un rapporto Cisco, hanno iniziato a “bypassare gli aggregatori, e fornire direttamente contenuti ai consumatori” (Puopolo et al. 2011, 1). In questo senso, le pratiche di timeshifting si associano a quelle di placeshifting, consentendo all’utente un accesso ubiquo e diretto alle libraries (Gillan 2011; Marinelli & Marinelli 2012). Il problema più stringente, al momento, rimane probabilmente quello degli accordi in merito ai diritti d’autore, che ogni player dovrà prendere con gli aggregatori che a loro volta pubblicano contenuti video on line (Associazione IPTV 2011, 4). Più definito sembra invece il modello di business, che si fonda sullo sfruttamento di due canali: il cosiddetto catch-up (recupero dei contenuti recenti della programmazione tv generalista), e il video on demand (di film e serie televisive), che offre invece l’accesso ad un catalogo più ampio e più disponibile nella quantità, qualità e forme. Con l’intervento diretto dei player del settore, gli aggregatori di “contenuti sono costretti a sviluppare nuove strategie” per sopravvivere sul mercato (Hargittai 2004), e questo vale anche per gli ultimi soggetti considerati, i player non specialistici. Significative sono in questo senso le difficoltà di penetrazione sul mercato dei contenuti video on line riscontrate nel nostro paese dalle IPTV: Cubovision di Telecom Italia, ad esempio, tende a proporsi sempre più come OTT TV. In modo analogo, Fastweb e Infostrada hanno definitivamente chiuso la loro IPTV e, attraverso l’acquisto di Chili, stanno cercando di imporre il modello OTT TV, che tanto successo sta avendo nel contesto statunitense (Netflix e Hulu ed altri), sul mercato italiano. L’ultimo potenziale segmento del mercato, infine, sembra essere quello delle piattaforme di condivisione (communities). Quasi tutte le offerte degli aggregatori video contengono, in misura variabile, alcuni elementi di networking, ma nessuno di questi sembra averla sviluppata fino in fondo. Da 27 dei distributori di film e serie televisive come Netflix e Hulu. In Italia e in Uk c’è da segnalare la forte collocazione dei portali dei broadcaster pubblici: rispettivamente BBC i-player e Rai.tv. Nel grafico che segue si evidenzia il grande successo di YouTube che primeggia in tutti i Paesi per numero di user da laptop (computer portatili) e desktop (computer fissi da scrivania). Negli USA c’è da registrare il successo 28 ricerca attivamente contenuti video sulla rete. Ovviamente la ricerca di video non riguarda solo gli OTT ma tutti i website che propongono video. Il grafico seguente conferma il successo e l’ampia diffusione dei siti di video on line: nei Paesi qui considerati oltre il 60% degli utenti su laptop e desktop 29 Le tendenze Social & mobile Il mobile e il social sono i due fattori che sinergicamente, uno a livello di pratiche di fruizione e l’altro a livello di modalità di consumo, ristruttureranno in modo trasversale (media audiovisivi, media a stampa, telecomunicazioni, ecc.) il panorama mediale dei prossimi anni. Facebook rappresenta evidentemente il caso più significativo di questa propensione dei social network a costruirsi come ambienti comunicativi autosufficienti e idealmente alternativi alla navigazione aperta nel web. Parallelamente a questo movimento di contrazione, per cui i social network sembrano progressivamente assorbire tutte le funzionalità della rete e più in generale del sistema dei media, la dimensione sociale dei consumi digitali dimostra una tendenza centrifuga. Le pratiche di consumo e le modalità di fruizione sociale di ogni messaggio si diffondono capillarmente in tutti i settori del sistema delle comunicazioni digitali, segnando con il proprio imprinting relazionale vecchi e nuovi media: dalla lettura dei giornali alla narrazione letteraria, dal consumo di televisione alle pratiche del newsmaking, dalle forme del gioco a quella della navigazione online, dai linguaggi dell’intrattenimento a quelli della politica. La diffusione pervasiva e in costante crescita di forme di uso sociale del web rappresenta una delle due principali pratiche di consumo della rete che stanno profondamente ridefinendo le logiche delle comunicazioni digitali. L’altra è il mobile. Il successo dei siti di social network (in ogni dimensione: nel numero di utenti, nel traffico di dati, nella tipologia di servizi e applicazioni offerte, nei dispositivi di accesso, nella varietà dei temi e degli strumenti intorno ai quali costruire l’aggregazione sociale) è evidentemente la manifestazione più immediata di questa tendenza ad un uso sociale delle comunicazioni digitali. Ma non è l’unica. Queste tendenza sociale della comunicazione digitale a imporsi come gli ambienti caratterizzanti dell’attuale fase di Internet non avrebbe potuto avere un simile impatto, nelle dimensioni e nella rapidità di diffusione, se la socialità, che oggi è certamente il motore dell’innovazione linguistica del web, non si fosse integrata alla perfezione con l’altra grande variabile che, nella dimensione tecnologica e in quella delle pratiche d’uso, sta ristrutturando i modi e le forme della nostra presenza online: il mobile. L’aspetto dei social network che sta più rapidamente incidendo sulle pratiche di accesso alla rete e, più in generale, sulle logiche complessive del sistema dei media digitali, è rappresentato dalla sua progressiva tendenza a inglobare all’interno del proprio ambiente comunicativo applicazioni e servizi che fino a poco tempo fa erano invece disponibili in spazi diversi del web e fuori dal web: servizi di telefonia e messaggistica, comportamenti di navigazione e di ricerca su Internet, pratiche di gaming, consumo e diffusione di formati audiovisivi e testuali, strumenti di geo-localizzazione, geo-posizionamento e mapping. I siti di social network si adattano perfettamente a queste nuove pratiche di fruizione, nomadiche e mobili nella dimensione dello spazio, frammentate e interstiziali in quella del tempo, che stanno ridisegnando le logiche della nostra presenza online. 30 I Social networks Il successo dei social network sta velocemente ridefinendo la mappa di internet, imponendo gli spazi delle relazioni sociali e della condivisione come il più esteso e più popoloso continente nel web. Solo Google, in virtù della straordinaria egemonia raggiunta nel settore chiave dei motori di ricerca, resiste ancora all’assedio di facebook e degli altri social network. Quasi 8 utenti Internet italiani su 10 hanno un proprio profilo facebook. I partecipanti ai social network tendono a trasferire nel nuovo ambiente pratiche e riti maturati nella precedente frequentazione di Internet: i contatti tramite messaggi istantanei, la condivisione di file, la descrizione della propria vita quotidiana e i commenti ai fatti del giorno (tipici dei blog), l’invito ad altri perché partecipino, ci seguano come followers, ci concedano la loro amicizia, condividano i nostri “post”. I social network di Internet sono ambienti sociali su protocollo IP in cui individui e gruppi presentano se stessi, mettono a disposizione di altri i contenuti multimediali preferiti, intrecciano relazioni sociali che richiedono una presenza quotidiana e una corrispondente assiduità nell’aggiungere al proprio spazio sempre nuovi materiali, link e commenti. A ciò si aggiunge l’abitudine a recensire prodotti e servizi, anche con giudizi drastici, e la valutazione a volte impietosa di spettacoli, artefatti culturali, eventi politici e loro protagonisti. Un’altra caratteristica rilevante dei social network è anche quella di costituire canali di distribuzione gratuiti per la generazione di contenuti multimediali da parte degli utenti (User Generated Contents), ivi comprese le pratiche del fandom (proposizione o rilancio di contenuti multimediali di serie tv, gruppi musicali, star, film, sottotitolazione di testi in altre lingue da parte dei subbers) e quelle della modificazione ironica dei contenuti mediali. Essi diventano quindi un’abitudine, un luogo per intrecciare lavoro e intrattenimento, per molti un’esigenza di vita, quasi che “vivessero” nel social network che hanno scelto Essi diventano popolari verso il 2006-2008, in significativa coincidenza con la diffusione del wi-fi e del mobile. I primi successi saranno MySpace, LinkedIn e Second Life, poi Facebook, seguito da YouTube e Flickr. Facebook sostituisce MySpace che resta, come accadrà a Second Life, limitato ad alcune nicchie di pubblico. YouTube e Flickr, siti di filesharing, saranno complementari a Facebook. Oggi Twitter sta superando in alcuni ambienti, come la politica e il giornalismo, Facebook. Sono le pratiche di remix, e di mashup (in cui la colonna sonora o il montaggio vengono alterati per modificare o rovesciare il senso del video originario), o di fake (falsi deliberati e intenzionali). I social network tendono a incorporare progressivamente tutte le applicazioni precedenti: la posta elettronica, le messaggerie istantanee, lo scambio di file (filesharing), il diario (già dei blog), la videotelefonia (tra il 2002 e il 2008 gelosa prerogativa di Skype), i videogiochi, il geoposizionamento in associazione ai dispositivi Gps. 31 Nascita del Social Networking6 eBay 1995 Amazon 1996 Blogs 1997 Google 1998 Napster 1999 GPS 2000 Wikipedia 2001 UMTS 2001 Videocamere su cellulari iTunes 2002 Skype 2002 Wi Fi 2002 Messenger 2002 Linkedin 2003 MySpace 2003 Second Life 2003 Facebook 2004 MMORPG 20047 Google Earth 2004 YouTube 2005 Flickr 2005 Smartphone 2006 Twitter 2006 Tablet 2010 Tutte pratiche a cui il marketing non è insensibile, in quanto forniscono idee gratuite sempre utili per gli sceneggiatori e i pubblicitari, fidelizzano i consumatori, aumentano la risonanza di prodotti ed eventi. Accanto agli UGC troviamo spesso i prodotti del marketing, spesso non presentati come tali. Più in generale il pregio dei social network, con la loro riproduzione virale di contenuti, è assai elevato anche da un punto di vista pubblicitario, considerando anche la possibilità di tracciare esattamente le caratteristiche del pubblico, di cui si conoscono stili di vita e caratteristiche personali e sociali, avvalendosi dei dati personali che essi stessi volontariamente inseriscono sulle loro pagine8. Secondo i dati forniti dalla stessa società, il ricavo medio in pubblicità per singolo utente è quasi raddoppiato negli ultimi tre anni, passando dai 2,12 dollari del 2009 ai 4,05 del 2012 (fonte: dati aziendali Facebook). Fonte: Menduni, Nencioni, Pannozzo 2010, 2. 8 Una ricerca del 2013 Cambridge Psychometrics Centre, ha dimostrato, lavorando su un campione di 58.000 profili di facebook statunitensi, come sia possibile, attraverso un algoritmo che si limiti a misurare il ricorso alla funzione “like” del social network ottenere informazioni personali sorprendentemente accurate sull’età, la razza, il quoziente intellettivo, l’orientamento sessuale, quello politico, i gusti personali e persino sull’utilizzo di sostanze stupefacenti degli utenti di facebook (fonte: http://www.cam.ac.uk/research/news/digital-records-couldexpose-intimate-details-and-personality-traits-of-millions). 6 I social network sono in grassetto, le applicazioni connesse in tondo, i dispositivi in corsivo. 7 La data indicata come nascita dei MMORPG è quella del popolare World of Warcraft. 32 Assistiamo dunque ad un drastico abbassamento delle soglie di accesso alla possibilità di operare in Internet, e al contemporaneo elevamento del coinvolgimento emotivo. Competenze tecniche e coinvolgimento emotivo in rete Soglia di accesso Competenze tecniche e specialistiche richieste Sito Web 1.0 Blog Social Network Elevata Media Bassa Medie Basse; si apprendono con l’uso e l’interazione con altri Frequente Elevata Elevate Necessità di aggiornamento Periodica della propria presenza Modalità comunicativa Prevalentemente unidirezionale Prevalentemente unidirezionale + interazione con altri Bidirezionale e collaborativa Coinvolgimento emotivo Nullo Rilevante Determinante Fonte: Menduni 2013, 20 Inoltre i social network presentano un modello di business interessante, in cui tutto sembra gratuito, perché il networking è sostenuto dalle inserzioni pubblicitarie. SuperData Research nel 2014 il social gaming su Facebook produrrà ricavi per oltre tre miliardi di dollari. Erano 1,3 nel 2010). Tecnicamente i social network si articolano in varie tipologie. Vi sono intanto i network “profili”, in cui ogni partecipante ha a disposizione una sua pagina che lo caratterizza e che può essere personalizzata: una caratteristica che inizia con MySpace e si sviluppa particolarmente con Facebook. Progressivamente, però, si aggiungono spazi sponsorizzati, procedure a pagamento per valorizzare la propria pagina o un singolo post, mentre si sposta anche sui social network la diffusione delle apps, provenienti dal mondo della telefonia mobile, con particolare riferimento a quelle di carattere ludico, basate su giochi semplici e rapidi, per utilizzare ritagli di tempo in una sala d’aspetto o nel viaggio in metropolitana (secondo una stima del 2011 di Altri social network, come Flickr e YouTube, si caratterizzano per il “filesharing”; il profilo dell’utente viene dedotto esclusivamente dal tipo di materiali (foto e video) che “posta” sul sito e dal tipo di amici che lo 33 frequentano. Vi sono infine i social network “mondi virtuali”, come Second Life. È una modalità ora in declino. Le discussioni nel fandom sono una preziosa risorsa per lo show biz. La natura opaca delle pagine dei social network e degli eventi permettono di creare delle pagine “ufficiose” di artisti e cantanti che appaiono generate da un imprecisato gruppo di fan, di raccogliere contatti e profili che poi saranno inondati di informazioni commerciali. Essi costituiscono una variante complessa dei giochi di ruolo, in cui tutti gli ambienti sono costruiti dagli stessi frequentatori, o meglio dal loro avatar, un personaggio costruito dall’utente. Anche al marketing politico è possibile costruire e alimentare il fandom del partito o del leader, utilizzando la grande capacità di organizzazione di eventi, di collegamento, di immissione di contenuti. Si inventano nuovi avatar, utenti fake dei network che animano il dibattito, cercano di orientarlo, promuovono eventi e pubblicazioni; disturbano i gruppi di discussione degli avversari. L’avatar può, anzi deve, essere diverso dal suo creatore (Second Life indirizza gli utenti gratuiti verso un nome di fantasia) dando spazio alle sue fantasie; al contrario su Facebook o sul sito professionale LinkedIn la lealtà nei dati inseriti è l’unico modo per sopravvivere. Con i social network, l’operazione di rivestimento emotivo ed esperienziale di ogni artefatto cognitivo, e la sua immersione nell’intrattenimento e nel gioco, raggiungono livelli molto elevati. I social network investono l’identità personale e la rete delle relazioni con gli altri; ma incidono anche nella sfera pubblica con molteplici utilizzazioni nella comunicazione politica, nel marketing, nella diffusione delle opinioni, delle tendenze e delle mode, sempre in un clima complessivo improntato all’intrattenimento. La diffusione dei social network si intreccia con la crescita constante della diffusione di Internet e con il continuo aumento del tempo che quotidianamente viene trascorso online. Sono collocati in quel crocevia fra la privatizzazione della sfera pubblica e la pubblicizzazione di quella privata, che sembra essere tipico della postmodernità. Fra loro e i media tradizionali è in atto un continuo rimbalzo. Da questo punto di vista però l’Italia, rispetto agli altri paesi europei (ma anche rispetto al dato mondiale complessivo) sconta ancora un notevole ritardo (Figura x) dovuto al basso livello di alfabetizzazione digitale della sua popolazione. Vari studiosi lamentano l’isolamento di chi partecipa ai social network, “bruciando” nella loro virtualità le relazioni faccia a faccia. I giapponesi usano il termine hikikomori (“colui che sta in disparte”) per definire i ragazzi, e non sono pochi, che fanno del computer il loro esclusivo strumento di comunicazione con il mondo, chiudendosi nella loro camera (Ricci 2008). Tuttavia i social network creano e rigenerano continuamente gruppi e comunità attorno a opzioni etiche o interessi pratici, hobby, tendenze culturali, mescolando la comunicazione di massa, mainstream, con infinite e provvisorie nicchie e aggregazioni. 34 Uso mensile di Internet, 2012 Austria 14,40 Svizzera 16,60 Italia 18,50 Irlanda 19,50 Danimarca 20,60 Portogallo 20,60 Svezia 22,00 Belgio 22,40 Spagna 23,80 Germania 24,60 MONDO 24,70 Norvegia 24,90 Russia 26,10 EUROPA 26,90 Francia 27,70 Finlandia 27,80 Polonia 29,30 Olanda 30,60 Turchia 31,00 UK 37,30 Ore di consumo mensile per utente Fonte: comScore, 2012 . 35 Qualcosa però sembra stia cambiando negli ultimi mesi nella propensione degli Italiani all’utilizzo di Internet. Secondo eMarketer (fonte: comScore) tra il 2011 e il 2012 il nostro è stato il paese europeo che ha registrato il più alto tasso di crescita nel numero degli internet user, con in incremento pari 24%. Meglio, nel mondo, hanno fatto soltanto il Venezuela (+ 62%), l’India (+34%) e l’Indonesia (+ 29%). Un tasso di crescita paragonabile a quello di paesi in via di sviluppo certifica evidentemente il ritardo da cui partiva l’Italia, ma è anche il segnale di un nuovo atteggiamento e di una nuova curiosità verso la rete di molti nuovi utenti che finora erano invece rimasti disconnessi. Il traino di questa nuova propensione italiana al web certamente rappresentato dai social network. Se oggi il 73% della popolazione ha accesso a Internet, buona parte del “merito” è attribuibile al favore che i pubblici italiani hanno accordato all’uso sociale del web. Popolazione Uso della rete in Italia (2012) (dati in percentuale) 73% (28,6 milioni al mese – 13,8 milioni nel giorno medio) Nord Ovest Nord Est Centro 27,5% 26% 25,2% Uomini Donne 27,5% 22,5% Dai 2 ai 10 anni 11-17 18-24 24-35 35-54 55-74 74> 36 5,5% 19,1% 32,5% 35,5% 35,1% 14,7% 4,4% FONTE: Audiweb-Nielsen mediamente si passano online, 4,8 sono spese nella cura, nel mantenimento e nella coltivazione delle proprie relazioni sociali. In Italia le relazioni sociali appaiono come una delle attività prevalenti di Internet per percentuale di diffusione (83%); la prima in assoluto se si prende come parametro il numero di ore che settimanalmente ogni utente dedica alle diverse opportunità di navigazione che il web gli offre. Delle 23 ore che Principali attività svolte online (Italia 2011) (percentuale di diffusione/ore alla settimana) 4,1 3,8 2,2 1,5 1,4 1,6 1,7 1,7 99% 3,4 95% 91% 83% 86% 82% 1,7 2,2 98% 91% 80% 84% 70% 79% 55% 47% 55% 37% 36% 27% Qutidianamente 25% 17% 25% Almeno una volta nelle ultime 4 settimane Fonte: TNS, Digital Italy Report, 2011. 37 30% Questi dati hanno inciso profondamente sulla configurazione stessa della rete, se si confrontano i dati che abbiamo visto sul numero degli italiani che accedono a Internet con quelli presenti nella tabella seguente sulla popolazione dei principali siti di social network, ci si accorge immediatamente che quasi 8 utenti su 10 del web hanno un proprio profilo Facebook. Ma anche in questo settore la partita è aperta dal momento che Zuckerberg, portando avanti la strategia di fare del suo sito un sistema di presenza online completamente autosufficiente (rendendo cioè superfluo uscire da Facebook per una qualsiasi attività di navigazione) ha da poco lanciato il suo motore di ricerca social: Graph Search9. I numeri dei social network in Italia (2012) (dati in milioni) I dati pubblicati da ComScore nel rapporto «US Digital Focus 2013» confermano la tendenza dell’attività di ricerca a perdere parte della sua centralità nella abitudini di utilizzo di Internet: nonostante infatti aumenti il numero complessivo dei searcher (+4% in totale, più 6% per Google), parallelamente diminuisce il numero complessivo di ricerche (-3% in totale, 2% per Google) e soprattutto il numero di ricerche per utente (-7% in totale, 8% per Google). Social network Facebook Twitter LinkedIn Google+ Badoo Tumbir Netlog Pinterest N° Iscritti 22,4 3,64 2,85 2,68 2,34 1,05 0,60 0,50 Gli analisti comScore individuano nel successo della ricerca verticale10, cresciuta dell’8% tra il 2011 e il 2012, la causa principale del calo delle ricerche generaliste e soprattutto indicano nel boom della ricerca sociale il tema dominante che caratterizzerà il search market nel 2013 (fonte: ComScore 2013, 18). FONTE: Audiweb-Nielsen Ciò avviene in un contesto di crescente affermazione dei siti di social networsking rispetto ai portali, ai blog e ai siti istituzionali. Come si evince dalla tabella presentata di seguito, il successo dei social network sta velocemente ridefinendo la mappa di internet, imponendo gli spazi delle relazioni sociali e della condivisione come il più esteso e più popoloso continente nel web. Solo Google, in virtù della straordinaria egemonia raggiunta nel settore chiave dei motori di ricerca, resiste ancora all’assedio di Facebook e degli altri social network. 9 La nuova funzione, ancora nella versione beta, è stata presentata al pubblico, con un grande evento di comunicazione, nel gennaio 2013. 10 Per vertical search s’intende quel tipo particolare di ricerca che pesca i propri risultati in uno specifico segmento dell’universo internet: amazon o ebay per le merci, facebook per le persone. 38 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. I primi 50 siti in Italia (febbraio 2013) (traffico mensile, calcolato usando una combinazione dei visitatori medi giornalieri e delle pagine viste) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. SITO Google.it Facebook YouTube Google.com Libero Yahoo Wikipedia Windows Live eBay Amazon La Repubblica Blogspot Virgilio Subito Corriere della Sera Meteo Mediaset Babylon Conduit Adcash Altervista AVG Hamster’s Ask Alice YouPorn MSN TIPOLOGIA Motore di ricerca Social Network Social Network Motore di ricerca Portale Portale + Motore di ricerca Enciclopedia collaborativa Portale + Motore di ricerca Commercio elettronico Commercio elettronico Editoria Piattaforma per blog Portale Annunci compravendite Editoria Previsione metereologi che Broadcaster Traduttore Barra strumenti Pubblicità Spazio web Antivirus Porno Motore di ricerca Connettività di TelecomItalia Porno Portale Tiscali Twitter Gazzetta dello Sport LinkedIn LiveJasmin World Press TelecomItaia Governo Italiano Pornhub Xvideos Groupon Diretta.it Poste Italiane Badoo Il Fatto Quotidiano Delta Search Il blog di Beppe Grillo Forum Free Ansa Forum Community IMBooster Infojob Microsoft Connettività + aziendale Social Network Editoria Social Network Videochat Piattaforma per blog Aziendale Istituzionale Porno Porno Commercio elettronico Sport Aziendale Social Network Editoria Motore di ricerca Blog Forum Agenzia di informazione Forum Immagini e complementi per computer Ricerca di lavoro Aziendale FONTE: Alexa The Web Information Company 39 Restando al mercato statunitense, ma il dato è generalizzabile al web nel suo complesso, testimonia della natura sempre più social di internet il sorpasso che facebook ha operato nei confronti di Google nella “dimensione temporale” dell’uso di internet. Se infatti, come visto anche sullo scenario italiano, the Big G rimane il sito con più visitatori unici, il social network di Menlo Park è già al primo posto nella classifica del coinvolgimento: il 10,8% del totale dei minuti di presenza online è trascorso sulle pagine di Facbook . Crescita degli utenti unici di social network in Europa (2011-2012) Queste tendenza dei social network a imporsi come gli ambienti caratterizzanti dell’attuale fase di Internet non avrebbe potuto avere un simile impatto, nelle dimensioni e nella rapidità di diffusione, se la socialità, che oggi è certamente il motore dell’innovazione linguistica del web, non si fosse integrata alla perfezione con l’altra grande variabile che, nella dimensione tecnologica e in quella delle pratiche d’uso, stra ristrutturando i modi e le forme della nostra presenza online: il mobile. Social Networks 8% Facebook 9% LinkedIn 43% 51% 33% 96% 66% Twitter 101% Computer (mobile vs computer, dati in percentuale) Fonte: comScore, 2012 Internet è ormai una pratica sociale mobile, che si allontana dalla casa, e anche dal lavoro, in un ambiente pienamente multitasking. I siti di social network si adattano perfettamente a queste nuove pratiche di fruizione, nomadiche e mobili nella dimensione dello spazio, frammentate e interstiziali in quella del tempo, che stanno ridisegnando le logiche della nostra presenza online. I dati qui presentati sono largamente indicativi, prodotti con metriche standard sempre discutibili, e sono soggetti a rapide oscillazioni; tuttavia il peso dei social network sul totale dell’attività Internet non può essere sottovalutato. Un esempio fra tutti è la diffusione mondiale di Facebook, che dal settembre 2012 dichiara di avere superato il miliardo di utenti attivi nel mondo. Una performance che pone i social network ai primi posti nella quotidianità dell’utilizzo di Internet, fissa e in mobilità, da parte di milioni di utenti non specializzati e non professionali. Tra il 2011 e il 2012, il numero di utenti unici dei social network via mobile in Europa è cresciuto del 43%, trainato soprattutto dalle performance di Twitter, che in un anno ha più che raddoppiato i suoi utenti mobili (+101%), di LinkedIn (+96%) e di Facebook (+51%). Il confronto con gli stessi dati, relativi però agli utenti connessi via computer, indica con chiarezza come nella generale tendenza al social del web un fattore determinante sia rappresentato dalla perfetta sintonia tra le pratiche di uso dei social network e le nuove modalità di connessione alla rete attraverso dispositivi mobili. 40 Utenti attivi di Facebook nel mondo (2004- 2012) (dati in milioni) 1001 845 608 350 100 50 1 5,5 12 2004 2005 2006 2007 2008 2009 FONTE: nostra elaborazione su dati aziendali 41 2010 2011 2012 Con l’eccezione del Giappone che però presenta una tendenza alla crescita, si registra che gli utenti tendono a connettersi con un’alta frequenza ai social network usando la connessione di casa. Tra questi, l’Italia, gli Stati Uniti, l’Australia e la Spagna presentano, nel 2012, i numeri più alti. Per quanto riguarda la connessione da cellulari ai social network, nel 2012 si registra una tendenza alla crescita guidata da UK, USA, Australia, Spagna e Cina. A ruota seguono Francia, Germania, Italia e Giappone. Le connessioni ai social network da casa diminuiscono, quasi in proporzione, con il crescere dell’età. Uniche due eccezioni l’Australia, la Spagna e la Cina. La progressione è meno accentuata in Italia, USA e Giappone rispetto a Regno Unito, Francia, Germania. 42 Anche nel caso della telefonia mobile, la connessione ai social network è inversamente proporzionale all’età. A differenza, però, delle connessioni da casa, l’Italia, assieme alla Cina , è il fanalino di coda per percentuale di utilizzatore. Da segnalare come, invece, nelle classi di età più mature, l’Italia si colloca in una posizionne intermedia. Altissimo, invece, in termini percentuali, è il numero degli aged connessi ai SNS tramite mobile in Cina. 43 Il caso Apple Come da sempre avviene nel sistema Media tutto iniziò dalla musica. Nel nostro caso a cavallo della metà degli anni duemila. Tutto comincia con la Apple di Steve Jobs che è stato il primo big player a capire come Internet potesse diventare un distributore “facile” di contenuti rendibili in formato digitale. Nel 2003 mette in rete I-Tunes per distribuire on line musica (un consumatore di capacità di rete meno pesante dei video)e contro tutte le major musicale, attardate da modelli di business tradizionali, diventa leader del settore. La stessa piattaforma oggi distribuisce film. La stessa operazione la fa con l’hardware con il lancio del primo i-Phone (2007) facendo conquistare alla comunicazione per immagini un ruolo determinante in un sistema di comunicazione, quello della telefonia cellulare, che fino a quel momento era stato fortemente segnato dal duopolio mediale di voce e testo (con il successo straordinario dell’SMS). Tre anni dopo è ancora Steve Jobs a lanciare sul mercato il primo tablet: con l’i-Pad la Apple definisce un nuovo standard per la comunicazione schermica, inventandosi sostanzialmente una nuova fascia di mercato a metà tra cellulare e pc portatile. I due dispositivi portabili firmati dalla Mela segnano l’ingresso definitivo della comunicazione digitale nella sua nuova fase schermica: rivoluzionano le abitudini e le pratiche di consumo degli utenti, offrendo ai linguaggi dello schermo nuovi tempi e nuovi spazi di fruizione; attraverso i loro pervasivi processi di rimediazione impongono a vecchi e nuovi media importanti processi di ristrutturazione; diffondono nella società nuovi strumenti di alfabetizzazione ai linguaggi digitali caratterizzati da una maggiore facilità d’uso, da interfacce più user-friendly, e da una barriera tecnologica all’ingresso molto più bassa di quella che contraddistingue l’esperienza di uso del “tradizionale” personal computer. Solo recentemente la Apple ha cominciato a perdere parte del suo “first mover advantage”, subendo il fuoco incrociato della coreana Samsung (nella produzione hardware di smartphone) e di Google (con il crescente successo del sistema operativo mobile Android sul versante del software). 44 45 Il caso Google Google, l’altra grande major del web, nel 2006 compra YouTube, una piattaforma di condivisione di video non professionali che acquisisce audience e crea la figura del prosumer: consumatore che diventa produttore di video, facendo così nascere la categoria degli user genereted content che acquista uso del tempo libero specie delle fasce giovanili di pubblico, sottraendole alla televisione, ma una valorizzazione sul mercato certamente più limitata. Su questa vasta audience sta costruendo una offerta video professionale con ben altre ambizioni commerciali. Seguendo le tracce di Apple, entra poi nel campo della telefonia mobile con l’acquisto nel 2011 di Motorola (un ex leader del mercato della telefonia mobile che però è stato fortemente ridimensionato dalla transizione alla fase smart della comunicazione cellulare). su un’audience complessiva di più di 184 milioni di utenti unici di video online circa 157 milioni sono utenti Big G (85,2%). Facebook che sembra destinato a imporsi come il secondo grande network per il consumo e la condivisione di contenuti video sul web non arriva ancora al 29%. Il grado di leadership raggiunto da YouTube-Google non cambia se consideriamo come parametro il numero di video caricati: più del 53% dei quasi 37 miliardi di video disponibili negli States passano attraverso siti Google (in primis YouTube); i principali competitor, che in questo caso sono rappresentati da Yahoo (e dalle sue controllate), da VEVO e da AOL Inc., non arrivano nemmeno al 2% (fonte: comScore Video Metrix 2012). L’Italia, con 23,86 milioni di utenti unici, rappresenta il decimo mercato mondiale per il consumo di video-online (fonte: comScore, dicembre 2012), il primo in Europa per tasso di crescita nel 2011 (+ 8,3% tra giugno e dicembre, fonte: comScore 2012), il terzo al mondo per percentuale di internet users che guardano contenuti video online (94%, fonte: Accenture 2012). Tanto più grande si fa la dimensione degli schermi dei device mobili per rendere più fruibile la comunicazione video, quanto più avanza il gigantismo degli schermi televisivi, la parallela miniaturizzazione del loro spessore e la loro crescente “intelligenza” con la connessione ad Internet. Come è noto, il lancio di YouTube, nel 2005, ha modificato drasticamente lo scenario. Da un lato, infatti, YouTube si inserisce in un momento di trasformazione dell’offerta culturale del Web, contemporanea e probabilmente resa possibile dalla diffusione della banda larga, che ha segnato il passaggio definitivo dalla fase più sperimentale delle Web Tv, a quella dei grandi soggetti, portali e aggregatori (Miconi 2012). Più o meno nello stesso periodo, infatti, sono comparsi sul mercato DailyMotion (2005), di fatto il primo competitor di YouTube, e Vimeo (2004), che ha scelto la strada di un profilo meno commerciale, e maggiormente dedicato alla sperimentazione artistica. Rispetto ai concorrenti, ed in particolare a Vimeo, la natura generalista di YouTube ha quindi costituito un chiaro vantaggio competitivo, che ha portato alla formazione di una posizione di oligopolio di fatto nel consumo di video. Resta da fare i conti, però, con la duplice natura del consumo di video su YouTube, o – come la definiscono Burgess e Green a margine della più convincente ricerca in merito – con la spaccatura tra “i due YouTube”, quello di broadcast e quello amatoriale. L’analisi di Burgess e Green mostra infatti come, su YouTube, i video più visualizzati siano regolarmente quelli professionali, prodotti dai diversi segmenti dell’industria culturale, che siano pubblicati su canali dedicati o caricati da singoli utenti: videoclip, serie Tv, film, spot pubblicitari, e simili (2009, 40-41). I video più commentati, all’opposto, sono quelli generati dagli utenti; e questo dato sembra indicare il fatto che tra le due dimensioni principali dell’esperienza on line – il consumo di contenuti e la pratica di networking – l’offerta video non ha ancora realizzato una sintesi apprezzabile. Lo sviluppo ulteriore del settore, allora, potrebbe portare ad una maggiore articolazione dell’offerta, e ad un investimento specifico sui diversi comparti; cosa particolarmente importante se consideriamo che il consumo di Tv non lineare, su device portatili, è I dati sul consumo di video online negli Stati Uniti (giugno 2012), certificano in modo inequivocabile la posizione egemonica raggiunta da Google/YouTube: 46 destinato in base alla stime a crescere di circa 14 volte tra il 2012 ed il 2015 (Screen Digest 2012, 12). A partire dall’ottobre del 2011 YouTube ha messo in atto una serie di operazioni, accordi commerciali e ristrutturazione del design della piattaforma, che sembrano testimoniare la scelta di puntare sempre di più sull’offerta di contenuti professionali. Con un investimento iniziale di oltre 100 milioni di dollari, YouTube ha aperto nuovi canali professionali, stringendo accordi con celebrità del mondo dello spettacolo (Madonna, Jay-Z, ecc.) e con società di video making, e ha ristrutturato il suo design con l’obiettivo di valorizzare maggiormente i suoi professional channel. Tradendo in parte lo slogan che lo ha portato al suo rapido successo, broadcast yourself, YouTube sembra aver individuato nel mercato del consumo “televisivo” di video online il core business dei prossimi anni, lanciando così la sfida a quei soggetti – gli OTT come Hulu e Netflix, o i broadcaster come AOL – che hanno direttamente puntato il settore del consumo di video professionali via web e la torta delle revenue generate da advertising su video digitale (il cui valore, secondo una stima eMarketer, passerà dai 2,3 miliardi di dollari del 2012 ai circa 7 miliardi del 2015). I video maker amatoriali e i paladini degli UGC hanno in parte cominciato a migrare verso nuove piattaforme di video-sharing (Vimeo) o verso ambienti che valorizzano maggiormente la dimensione della condivisione e della socialità (Facebook su tutti). 47 48 49 50 51 52 Google vs Apple… L’infografica seguente rappresenta bene la rincorsa e la sfida tra Google e Apple per la premiership del web. 53 …senza dimenticare Microsoft 54 Il caso OTT TV A questo punto, sul finire dei primi anni dieci del 2000 entrano il gioco negli USA, per poi incominciare ad espandersi in Europa in questi anni, gli aggregatori di contenuti video professionali che assumono la denominazione di OTT TV. l’acquisto o il noleggio del singolo prodotto. L’IPTV Cubovision diviene una OTT TV nel momento in cui viene fruita online, senza l’uso del set top box e senza legami con l’abbonamento ADSL Telecom, e prevede sia la possibilità di un abbonamento mensile che il sistema pay-to-own/pay-to-rent. Il più diffuso è Netflix, con oltre 33 milioni di utenti nelle Americhe e in Nord Europa; il costo dell’abbonamento è di $7.99/mese, lo stesso del suo concorrente minore Hulu (oltre 3 milioni di utenti). Il successo di Netflix è dovuto al fatto che la compagnia nasce già nel 1997, per il noleggio di dvd negli store ma anche tramite l’invio a domicilio per gli abbonati, con busta preaffrancata per la restituzione. Il suo diretto concorrente Blockbuster, al contrario, non è stato in grado di effettuare l’upgrade da società di noleggio su supporto fisico a società di distribuzione online, ed è attualmente in liquidazione. L’audience di video online infatti è in continua crescita, mentre il pubblico della televisione tradizionale è relativamente stabile (almeno negli USA; fonte: comScore, in Screen Digest 7/2012). Attualmente, la fruizione di video online (soprattutto free) vede i suoi picchi nel corso della giornata, mentre diminuisce in prima serata – quando ci si rivolge alle forme di intrattenimento più consolidate; ma è proprio questa abitudine di consumo che potrebbe essere modificata dalla diffusione di Smart TV, Connected TV e altri dispositivi dedicati alla fruizione della televisione online. Il mercato spagnolo, ad esempio, è particolarmente vivace, e si caratterizza proprio per la presenza nella fruizione di video online a pagamento delle grandi multinazionali (Apple iTunes, Microsoft Zune, Sony Entertainment Network, Google Play Movies), di aziende pan-europee (la svedese Voddler, la svizzera Viewster), ma anche di compagnie nazionali: C+Yomvi (legata al broadcaster Canal Plus), Wuaki.tv, YouZee, Movistar Videoclub (della TLC Telefonica), ed è un mercato in continua crescita (fonte: Screen Digest, 9/2012). Netflix è il secondo sito di distribuzione di video più visitato dagli utenti USA su computer, dopo YouTube e prima di Hulu. YouTube resta l’OTT più visitato in USA, Giappone, UK, Francia, Germania, Italia, Spagna, Austria con una percentuale che oscilla dal 51% al 63% degli utenti di video su PC (fonte: Nielsen, Agosto 2012, da International Communications Market Report – Ofcom 2012). Soluzioni alternative sono quelle proposte da iTunes e, negli USA, da Vudu, per cui si paga il noleggio/acquisto del file – senza abbonamenti; oppure la soluzione ibrida proposta da Amazon Prime: si tratta di un abbonamento annuale di $79, che permette di fruire di numerosi servizi, dal download gratuito di alcuni prodotti audiovisivi, agli sconti sui contenuti premium, nonché la spedizione gratuita degli acquisti di oggetti nello store online, tempi di spedizione più rapidi, e altri vantaggi. Non è chiaro però se il nostro mercato abbia posto per questa tipologia di trasmissione. Le OTT-TV italiane, costrette a strutturare la loro offerta per un’audience linguisticamente limitata, potrebbero rischiare di non poter raggiungere una dimensione tale da poter competere sul mercato dei contenuti televisivi (non avendo la forza per acquisire diritti in esclusiva dei prodotti più appetibili ed essendo costrette dalle restrizioni della propria limitata economia di scale a praticare prezzi di offerta sull’on demand non competitivi). In Italia, l’unica OTT TV propriamente detta è Chili TV, legata però dal punto di vista finanziario alla TLC Fastweb. Come Vudu, non prevede un abbonamento, ma solo una registrazione gratuita e il pagamento per 55 Diversa la situazione negli Stati Uniti dove la dimensione del mercato interno e le opportunità di esportazione garantite da un bacino linguistico che eccede il limite del confine nazionale ha fatto delle OTT-TV uno dei principali e più agguerriti player in campo (con il successo di piattaforme come Netflix e Hulu). (nonostante ci abbia provato nel 2012 proprio uno dei programmatori che ha contribuito alla scrittura dell’algoritmo che governa the Big G, Massimo Marchiori, con il suo Volunia). Più in generale, nella sua dimensione economico-finanziaria il sistema dei media digitali sembra essere definito dalla compresenza di due opposte tendenze, una che spinge al pluralismo, attraverso la moltiplicazione di nuovi soggetti (soprattutto start-up e piccoli OTT) che, almeno in una prima fase, possono sfruttare la loro “leggerezza” e il fatto di non essere gravati da enormi apparati (anche a livello regolamentativo e burocratico) per sottrarre quote anche rilevanti di mercato ai big, l’altra che punta decisa alla concentrazione, favorendo attraverso fusioni e acquisizione la crescita ininterrotta di mostruosi big player che tagliano trasversalmente tutto il settore dei media (Google, Facebook, Comcast, Apple, AOL, ecc.). La differente scala del mercato anglofono ha fatto anche sì che le strategie di integrazione verticale operate dalle tradizionali media company attraverso l’acquisizione di nuove società che operano nel settore dell’offerta di contenuti (Liberty media che compra Virgin Media, Comcast che acquista Hulu) avessero un impatto forte sul sistema, consentendo rispettivamente a un broadcaster e a una telco di raggiungere come OTT quella dimensione critica necessaria per potere operare nel mercato televisivo a livello globale. Traguardo evidentemente non alla portata dei grandi gruppi industriali italiani come dimostrano il fallito tentativo di Telecom di entrare nel mercato televisivo (certificato non tanto dalla non esaltante performance di Cubovison, quanto piuttosto dalla frettolosa dismissione di la7) e l’attuale marginalità dell’operazione Fastweb-Chili. Un fattore determinante in questo senso è rappresentato dalla capacità delle net-heads di attraversare orizzontalmente queste due diverse tendenze, garantendosi le opportunità aperte da entrambe e riuscendo a sottrarsi ai vincoli e alle limitazioni che queste invece impongono. Si consideri, a solo titolo esemplificativo, la capacità mostrata da Google di acquisire nuove società e servizi (da YouTube alla Motorola), di estendere le sue attività in sempre nuovi comparti del sistema (dal video-sharing al social networking fino alla produzione, annunciata, di innovativi hardware e device) e di conservare intatta, nonostante questi continui movimenti di espansione, la propria leggerezza strutturale e la propria rapidità di movimento (soprattutto nella determinante dimensione della sua politica fiscale). Di contro, la ristrettezza del nostro mercato nazionale televisivo non è solo un limite alle strategie dei nostri gruppi industriali ma anche la garanzia per loro di potere operare al riparo dalla piena concorrenza degli OTT globali. Cosa che evidentemente non accade in comparti dei media meno orientati geograficamente di quello televisivo. Non è per esempio immaginabile un social network generalista italiano che possa effettivamente costituire un’alternativa credibile all’egemonia di Facebook o un motore di ricerca nostrano capace di scalfire il monopolio sostanziale raggiunto da Google 56 Il caso FaceBook Zuckerberg, portando avanti la strategia di fare del suo sito un sistema di presenza online completamente autosufficiente ha da poco lanciato il suo motore di ricerca social: Graph Search. I dati pubblicati da comScore nel rapporto «US Digital Focus 2013» confermano la tendenza dell’attività di ricerca a perdere parte della sua centralità nella abitudini di utilizzo di Internet. Gli analisti comScore individuano nel successo della ricerca verticale, cresciuta dell’8% tra il 2011 e il 2012, la causa principale del calo delle ricerche generaliste e soprattutto indicano nel boom della ricerca sociale il tema dominante che caratterizzerà il search market nel 2013. Queste tendenza dei social network a imporsi come gli ambienti caratterizzanti dell’attuale fase di Internet è in parte legata al fatto che la socialità si è integrata alla perfezione con le comunicazioni mobili che costituiscono l’altra grande variabile che, nella dimensione tecnologica e in quella delle pratiche d’uso, sta ristrutturando i modi e le forme della nostra presenza online. Tra il 2011 e il 2012, il numero di utenti unici dei social network via mobile in Europa è cresciuto del 43%, trainato soprattutto dalle performance di Twitter, che in un anno ha più che raddoppiato i suoi utenti mobili (+101%), di LinkedIn (+96%) e di Facebook (+51%). Il confronto con gli stessi dati relativi agli utenti connessi via computer, indica con chiarezza come nella generale tendenza al social del web un fattore determinante sia rappresentato dalla perfetta sintonia tra le pratiche di uso dei social network e le nuove modalità di connessione alla rete attraverso dispositivi mobili. Infatti, come visto anche sullo scenario italiano, the Big G rimane ancora il sito con più visitatori unici, ma il social network di Menlo Park è già al primo posto nella classifica del coinvolgimento: il 10,8% del totale dei minuti di presenza online è trascorso sulle pagine di facbook (ivi, 9). 57 58 59 CAP.3 LA RICOLLOCAZIONE DELLE TLC EUROPEE 60 I differenti ricavi delle TLC nel mondo e in UE5 moderati che diventano negativi nel caso delle TLC UE5. Area europea, e qui sta il paradosso, dove la domanda indotta da Internet è più forte: negli ultimi sei anni, infatti, sono diminuiti ad un tasso medio annuo del 2%. A fronte di un aumento importante della domanda di servizi TLC provocata dall’entrata in scena di Internet e del web 2.0, i ricavi complessivi delle TLC nel mondo crescono a tassi relativamente Fonte: Elaborazioni Analysys Mason su dati aziendali, Ofcom, ARCEP, CMT, BNetzA. 61 In questo contesto, l’Italia si colloca nella posizione più debole rispetto alla media UE5: la variazione percentuale dei suoi ricavi TLC rispetto al Pil pro capite è la più problematica. La posizione più positiva, invece, è quella, per molti versi ovvia, registrata nel resto del mondo ed in particolare nei BRICs. Questo spostamento nell’asse di crescita delle TLC si ripercuote nella percentuale dei ricavi divisi per area geografica: cresce il peso del resto del mondo e dei BRICS, si riduce, anche se di poco, quello dell’Europa27 (esclusi UE5), si riducono pesantemente le quote del nord America e dell’UE5. Fonte: Elaborazioni Analysys Mason su dati Euromonitor, EITO. 62 Nei BRICs, però, la spesa pro capite in servizi TLC è significativamente più bassa di quella che registrano i Paesi UE5 e il nord America. Ciò sta a significare che le TLC i queste ultime due aree sono entrate in una fase avanzata di maturità del ciclo di vita del prodotto. Parallelamente, la crescita di ricchezza dei BRICs comporterà un’ulteriore spostamento della centralità dei ricavi TLC in questi Paesi. Nello stesso tempo, la telefonia mobile è ormai diventata in pressoché tutti i Paesi la voce più importante dei ricavi TLC al nord e al sud del pianeta. 63 Secondo questa classificazione, l’Italia nel 2012 presenta un livello di prezzi simile a quello degli altri Paesi UE5, ad eccezione di UK, dove si registrano i prezzi più bassi per ognuno dei 5 basket e di USA, nel basket 1. I suoi prezzi diventano relativamente più alti nel 2012 nel basket 2, 3 e 4. Il pricing italiano risulta così più vantaggioso per le fasce socio-economiche più deboli e più caro per le altre. I prezzi TLC per basket di consumo Per quanto riguarda i servizi voce, gli utenti TLC possono essere classificati secondo basket di consumo che si suddividono secondo le cinque categorie individuate nella prima tabella qui presentata che tiene conto del livello di consumo dei vari servizi TLC e di servizi televisivi. 64 Per quanto riguarda i servizi di telefonia mobile, si è passati a una suddivisione per 9 tipi di connessione che tengono conto di un basket di consumi formato da tipo di telefono cellulare, da consumo voce, sms e dati. In questo caso, il pricing complessivo italiano è simile a quello francese, superiore a quello UK ma inferiore a quello tedesco, spagnolo e USA. Anche in questo caso, il pricing italiano ha una progressione che avvantaggia i gruppi socio-economici più svantaggiati. 65 Per quanto riguarda le connessioni a larga banda, l’Italia presenta una situazione relativa molto differenziata. Il pricing delle connessioni su linea fissa è simile a quello francese, superiore a quello UK e tedesco, largamente inferiore a quello spagnolo e USA. Il pricing relativo cambia totalmente nel caso della larga banda mobile: quello italiano è largamente inferiore a quello degli altri principali Paesi. Ciò può avvenire perché i piani tariffari italiani sono a tempo mentre quelli degli altri Paesi sono a volume di dati. Il grande ruolo degli audiovisivi nell’utilizzo di Internet può portare a questa discrasia. 66 Complessivamente rispetto ai diversi basket e con riferimento alla variazioni di prezzi nel 2012: l’Italia ha aumentato il pricing nei servizi voce fissa così come Germania e Spagna; l’ha diminuito nel mobile, così come gli altri Paesi con eccezione di UK e USA; 67 l‘ha aumentato nella larga banda fissa, così come la Francia mentre tutti gli altri Paesi lo hanno diminuito; l’ha diminuito nella larga banda mobile, così come tutti gli altri Paesi ad eccezione della Spagna; è aumentato nella Pay Tv, così come negli altri Paesi ad eccezione di UK e Francia, che l’hanno diminuito. I ricavi TLC per tipo di connessione (fissa e mobile) La conseguenza dei diversi piani tariffari è comunque univoca nel periodo 2006/2011: la percentuale di ricavi da broadband su linea fissa rimane proporzionalmente superiore a quella su rete mobile. Ciò anche a causa del relativo pricing più basso su rete mobile, da cui deriva anche uno dei più bassi ricavi medi per utente. Questa configurazione viene imputata da alcuni osservatori alla forte concorrenza che esiste nel settore in Italia. L’andamento crescente della curva dei ricavi per utente da rete mobile attorno al 2009 può essere spiegato con l’esplosione degli smartphone, il cui aumento delle vendite ha trascinato con sé anche una maggiore richiesta di connessioni broadband mobili. 68 La straordinaria crescita del traffico mobile e la crescente diffusione di smartphone e tablet, dunque, spingono gli operatori di telefonia a investire sulle tecnologie di connessione per ottenere una velocità maggiore (si pensi a questo proposito, agli ingenti investimenti di alcuni operatori TLC sul 4G) e i fornitori di contenuti a ideare, progettare e realizzare formati e prodotti fruibili dai consumatori in mobilità, tenendo ovviamente conto anche dei cambiamenti nei tempi, negli spazi e, più in generale, nell’esperienza della fruizione. A questo straordinario boom del traffico dati fa però da contrappeso un vistoso calo dei ricavi da telefonia tradizionale (voce e testo) dove è avvenuto un sorpasso tra i servizi voce fissi e quelli mobili. Fonte: IDATE/Industry Data/OFCOM. L’indagine copre 17 Paesi: UK, Francia, Germania, Italia, USA, Canada, Giappone, Australia, Spagna, Olanda, Svezia, Irlanda, Polonia, Brasile, Russia, India, Cina. Per i Paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina ) sono esclusi i fatturati da narrowband Internet e corporate data services. 69 I ricavi TLC per il traffico sms il terzo, costituito da Italia, Polonia, Australia, Germania, Olanda e Spagna, che hanno conosciuto un debole incremento. Se si considerano, invece, i ricavi per le TLC da traffico sms i gruppi si scompongono secondo ovviamente i piani tariffari dei singoli Paesi. UK registra il più alto livello di incassi e la più rapida crescita, l’Italia si colloca, assieme agli altri Paesi UE5 (con eccezione della Spagna), in una tendenza dei prezzi, e quindi dei ricavi, più stabile. Per quanto riguarda il traffico sms, i diversi Paesi possono essere divisi in tre gruppi: il primo costituito dagli USA, che hanno conosciuto nel periodo 2006/2011 un’incredibile incremento; il secondo costituito da UK, Irlanda, Canada, Francia e Svezia, che hanno conosciuto un incremento moderato; 70 CAP 4 TLC E OTT 71 LA COMPETIZIONE TRA OTT E TLC Rispetto alle TLC, gli OTT sono più flessibili e dinamici, per molte ragioni: d) possono fornire quasi tutti i servizi che sono il core di ciò che offrono le TLC, a cominciare dalla telefonia vocale, passando per la mmessaggistica per arrivare al cloud – si pensi al ruolo dello storage da parte di Google e Facebook –; e) i loro prodotti immateriali, protetti da copyright e brevetti, possono essere distribuiti worldwide lungo le linee telefoniche degli operatori TLC locali ; f) tendono a gestire i propri dispositivi e sistemi operativi in modalità walled garden, veri e propri monopoli che sono in contrasto con lo spirito aperto di Internet, senza avere gli obblighi di servizio, i must carry e i vincoli regolamentari delle TLC. a) nascono come operatori globali per le caratteristiche specifiche di Internet; b) non posseggono linee TLC (con le relative attività: scavare buche, posare cavi, costruire centrali) né le gestiscono (con l’onerosa manutenzione, il personale specializzato e il customer care relativo), né debbono curare i rapporti con le autorità amministrative e le agenzie regolatrici dei Paesi dove operano. c) hanno, nelle varie situazioni nazionali, un organico ridottissimo e flessibile; 72 Il vantaggio OTT economico-finanziario 1 degli 2 Ricavi ’11 Crescita (Mrd. €) ‘11/’10 I fatturati delle prime 5 aziende TLC nel mondo sono notevolmente più rilevanti di quelli dei primi 5 OTT13. A contrastare questo apparente punto di forza stanno tutti gli altri indicatori: 1. il tasso di crescita degli OTT (24,4%) è notevolmente superiore a quello delle TLC (0,8%); 2. la percentuale degli investimenti in macchinari (Capex) degli OTT, in rapporto ai ricavi è significativamente inferiore (9,4%) a quello delle TLC (15,6); 3. questa differenza nasce dalla macroscopica discrasia tra il Capex degli OTT (3,4 mrd €) e quello delle TLC (16,4 mrd €); 4. questa differenza fa si che, come evidenzia il rapporto della colonna 5, il cash delle OTT è significativamente superiore a quello delle TLC, dandogli così maggiori capacità di investimenti in acquisizioni ed altro; 5. questo dato è in parte moderato dal rapporto della colonna 6, che aumenta la disponibilità di cassa delle TLC in valore assoluto rispetto a quello delle OTT. Per Capex (da CAPital EXpenditure, ovvero spese per capitale), si intendono gli investimenti realizzati da un’impresa per acquistare asset durevoli, ad esempio hardware, software, centrali telefoniche, cavidotti e cavi, ecc. 12 L’EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization), misura l'utile dell’impresa prima degli interessi passivi, imposte e ammortamenti su beni materiali e immateriali. Risulta quindi molto utile per misurare, a differenza del MOL, i flussi di cassa prodotti da un’impresa. Fornisce, quindi, l'indicazione più significativa al fine di valutarne il valore. 13 La tabella è contenuta in uno studio di provenienza TLC: il saggio di Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, in “Harvard Business Review”, 2012. 11 73 3 Capex11/ Ricavi 4 5 6 Capex’11 (Mrd. €) (Ebitda12Capex) /Ricavi% (EbitdaCapex) /Ricavi in Mrd.€ Google (da sola) 27,2 25,7% 9,1% 2,5 33,3% 9,1 Yahoo! 3,6 -11,3% 11,9% 0,4 21,7% 0,8 Facebook 2,7 62,6% 16,3% 0,4 39,7% 1,1 YouTube (da sola) 1,5 85,4% n.a. n.a. n.a. n.a. Skype 0,9 29,8% 3,7% 0,0 27,0% 0,2 Tot. primi 5 OTT 35,9 24,4% 9,4% 3,4 31,1% 11,2 AT&T 91,1 1,1% 16,0% 14,6 16,3% 14,8 Verizon 79,7 4,3% 14,7% 17,3 17,3% 13,8 Telefonica 62,8 2,1% 16,3% 15,9 15,9% 10,0 Deutsche Telekom 58,7 -4,2% 14,3% 17,5 17,5% 10,3 Vodafone 53,6 -0,6% 16,6% 14,7 14,7% 7,9 Totale primi 5 operatori TLC 345,9 0,8% 15,6% 16,4 16,4% 56,8 TLCm Italia 30,0 0,7 20,3 6,1 20,5% 6,2 VoIP, Instant Messaging I servizi peer to peer e unmaneged offerti dalle OTT, ed in particolare le chiamate VoIP offerte dagli operatori della Internet telephony e i correlati servizi di instant messaging, sono un terreno di confronto con le TLC. Nel 2020 l’offerta di servizi VoIP di operatori OTT rappresenterà il 6,9% dei ricavi totali prodotti dalle traffico delle chiamate vocali. Ciò determinerà per l’industria globale delle telecomunicazioni una perdita, in mancate entrate, di 479 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il messaging testuale, anche se nei prossimi anni l’SMS continuerà a mantenere la sua centralità, il mercato è destinato ad essere significativamente ristrutturato dalla pervasiva diffusione di applicazioni e servizi forniti da operatori OTT come WhatsApp. In generale la telefonia, soprattutto quella mobile, dovrà fare i conti con una tendenza sistemica generale che tende a spostare sempre più risorse dalla voce al traffico dati. SMS vs OTT messages Dati in miliardi di euro 20293 5846 3492 7844 2011 8600 2012 SMS messages OTT messages Fonte: Portio Research 2012 74 9554 2016 IL VOIP DELLE TLC telecomunicazione negli ultimi anni hanno infatti cominciato a deviare le proprie chiamate su reti IP, sfruttando la flessibilità che questa tipologia di trasferimento garantisce e soprattutto le opportunità di riduzione dei costi ad essa associati (managed service). Nonostante l’utente non se ne renda conto, oggi buona parte delle chiamate effettuate dai terminali domestici viaggia su reti IP. Spesso si è portati a pensare al VoIP come all’ingresso nel mercato della telefonia di nuovi e leggeri OTT (Skype, Viber, ecc.) che offrono il loro servizio, tendenzialmente gratuito di chiamate, messaggistica istantanea e videochat esclusivamente online (unmanaged service). In realtà la Internet Telephony (o IP Telephony) è soltanto una parte del volume complessivo di traffico vocale che oggi viaggia via IP. Tutte le grandi società di Proportion of VoIP channels/total fixed voice channels (dati in percentuale) 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Francia 0,1% 2,7% 9,0% 17,4% 27,5% 35,4% 41,3% 46,6% 51,5% Germania 0,0% 0,5% 2,3% 5,7% 9,9% 12,8% 15,2% 17,7% 20,3% Italia 0,6% 1,0% 2,0% 3,5% 5,5% 9,0% 13,7% 18,2% 21,6% Spagna 0,0% 0,0% 0,0% 1,2% 1,8% 3,6% 5,0% 6,7% 8,0% UK 0,0% 0,1% 0,7% 1,3% 2,5% 2,6% 2,7% 2,7% 2,6% FONTE: Telecom Italia14 14 Telecom Italia’s response to the EC Questionnaire for the public consultation on the revision of the Recommendation on relevant markets (8 gennaio 2013). 75 Il caso Skype L’operatore di mercato leader nel mondo della Internet telephony è Skype. Skype è un sofware freeware sviluppato nel 2002 da Niklas Zennström e Janus Friis. Acquistata nel 2008 dalla Microsoft che ha così messo in soffitta il suo tradizionale servizio di instant messaging (Windows Live Messenger), Skype ha visto crescere la quota dei suoi ricavi annuali costantemente tra il 2006 e il 2010 (+343,89%), quando ha sfiorato gli 860 milioni di dollari. Questo significativo incremento di rendita, determinato dalla costante crescita di internauti che utilizzano Skype (i registrati totali secondo la stessa compagnia erano 663 milioni alla fine del 2010; 145 milioni di essi utilizzavano il servizio almeno una volta al mese), continua però a generare, a causa della scarsa propensione dei consumatori a pagare per l’utilizzo pro del servizio (SkypeOut conta infatti solo 8,8 milioni di utenti), un ARPU (ricavo medio mensile per utente) piuttosto contenuto: poco più di 8 dollari (Point Topic 2012). Ricavi annuali di Skype (2006-2010) (dati in milioni di dollari) 1.000,00 859,82 900,00 718,90 800,00 700,00 551,36 600,00 500,00 381,55 400,00 300,00 193,70 200,00 100,00 0,00 2006 2007 2008 Fonte: Dati Skype. 76 2009 2010 Il futuro del VoIP Anche nel settore del VoIP lo scenario prossimo futuro sarà definito dalla competizione tra operatori OTT, che offrono un servizio peer to peer e unmaneged, e le tradizionali TLC. La continua crescita nell’accesso ad Internet attraverso dispositivi mobili giocherà un ruolo sempre più determinante nel definire l’equilibrio tra queste due diverse logiche imprenditoriali. Complessivamente, secondo una stima di OVUM15, nel 2020 l’offerta di servizi VoIP di operatori OTT rappresenterà il 6,9% dei ricavi totali prodotti dalle traffico delle chiamate vocali. Ciò determinerà per l’industria globale delle telecomunicazioni una perdita, in mancate entrate, di 479 miliardi di dollari. Il mercato in cui i servizi VoIP-OTT stanno più rapidamente ridimensionando la posizione storicamente dominante delle società di telecomunicazione è quello, nevralgico in mondo sempre più globalmente connesso, delle chiamate internazionali. Nel 2012, secondo uno studio di TeleGeography, un terzo di tutte le chiamate internazionali effettuate nel mondo è stato fatto via Skype (erano solo il 13% nel 2009). 15 Ovum, The Future of Voice, 24 luglio 2012. 77 Instant messaging mail, le chat-line e appunto l’IM mettevano la scrittura al centro delle pratiche d’uso del primo web. Si cominciò a parlare di «neoepistolarità digitale». Erano gli stessi in anni in cui il testo scritto, nella forma del SMS, cominciava a imporsi come grande protagonista nel sistema delle comunicazioni telefoniche mobili, affiancandosi, con un ruolo sempre più decisivo, al medium tradizionale della voce. Alla fine degli anni ’90 gli SMS si erano infatti rapidamente affermati come il più semplice mezzo per la comunicazione unoa-uno e sono stati a lungo il servizio di messaggistica più popolare, portando ad una diminuzione consistente degli introiti della comunicazione telefonica tradizionale. La messaggistica mobile via Internet sta diventando, soprattutto in Europa, il nuovo campo di battaglia tra over the top e operatori di telecomunicazioni. Il primo servizio di instant messaging (IM) per pc fu lanciato nel 1996: si chiama ICQ (I Seek You) e fu immediatamente seguito da una serie di applicazioni simili rilasciate dai principali protagonisti del web della metà degli anni ’90. AOL lanciò il suo servizio di IM nel 1997, seguita subito dopo da Yahoo! (1998) e da Microsoft (1999). L’IM si inseriva perfettamente in un scenario di comunicazioni digitali online con una forte dominante testuale: le Numero di SMS inviati nel mondo (2000-2015) (dati in milioni) 11665 10968,7 10163,4 9089,3 8015,5 6936,8 5225,6 3972,9 2778 146,6 218 366 450 760,6 1056,4 1662,4 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Fonte: Portio Research 2011 78 Telefonia mobile e instant messaging della proliferazione di applicazioni scaricabili gratuitamente. Inoltre, nel caso di messaggistica OTT, la latenza nella consegna dei dati non è un problema molto rilevante. Recentemente però i sistemi di messaggistica OTT hanno sperimentato un forte incremento principalmente grazie alla diffusione dell’utilizzo degli smartphone, dell’aumentata facilità e diffusione di accesso alla rete Internet e Diffusione dei servizi di telefonia mobile nel mondo (2011-2018) (dati in milioni) 9300 6600 6500 6000 2012 2011 3300 2018 750 200 9 1600 1500 1100 1000 850 250 2011 2012 55 2018 Utenti mobile nel mondo Utenti smartphone Utenti mobile pc, tablet e mobile router Utenti mobile GSM/EDGE Utenti mobile WCDMA/HSPA Utenti mobile LTE Fonte: Ericsson 2012 79 I diversi servizi di instant messaging Secondo le statistiche del 2012, il messaggio tradizionale, SMS, risulta ancora essere il re incontrastato della messaggistica mobile. Portio Research (Febbraio 2012) riporta che nel 2011 sono stati inviati 7.8 trilioni di SMS e che per il 2013 gli introiti raggiungeranno per la prima volta 150 miliardi di dollari. Inoltre prevede un continuo aumento per i due anni successivi. Statistiche analoghe sono presentate da Informa (Maggio 2012) che però prevede una diminuzione della quota degli SMS sul traffico globale dei messaggi (dal 64.1% nel 2011 al 42.1% nel 2016), dovuta principalmente alla diffusione dell’Instant Messaging. Le statistiche presentate per l’IM delineano in modo molto evidente una previsione di miglioramento del loro utilizzo. Secondo le indagini effettuate da Portio Research l’uso dell’IM aumenterà dal 7.9% nel 2011 fino al 30.9% nel 2016. Analogamente, secondo Informa l’impiego dell’IM aumenterà da 1.6 trilioni di messaggi nel 2016 a 7.7 trilioni di messaggi nel 2016. Juniper Research in un report del 2011 evidenzia il motivo di una crescita che, seppur notevole, non riesce a superare l’utilizzo del tradizionale messaggio di testo. Questo motivo risiede principalmente nel fatto che il mercato della messaggistica istantanea è frammentato in molti servizi (AOL’s AIM, Blackberry Messenger, Microsoft Windows Live, Skype and Yahoo! Messenger, Whatsapp) che non possono comunicare tra di loro. La tabella seguente indica come il mercato globale sia anche fortemente frammentato in base ad abitudini di consumo che variano molto da un contesto nazionale all’altro. WhatsApp è ampiamente il servizio di IM più utilizzato in Europa. Solo in Francia, dove peraltro l’utilizzo di servizi di messaggeria istantanea sono diffusi in modo sensibilmente inferiore, la società californiana non è leader di mercato (14% contro il 18 di facebook messanger). Negli altri paesi europei WhatsApp domina il mercato in modo abbastanza incontrastato con punte di diffusione superiori all’80% in Germania, Olanda e Italia. In Spagna WhatsApp opera in un regime di sostanziale monopolio avendo conquistato il 97% del mercato. Fuori dai confini europei, soltanto il Brasile ha numeri comparibili (71%) anche se non è da sottovalutare il dato cinese, dove più di un possessore di i-Phone su 10 utilizza WhatApps. Il principale competitor sul mercato occidentale è rappresentato dal servizio di messaggistica istantanea di facebook. Diffusione di apps di instant messaging nel mondo (dati in percentuali su possessori di Iphone che utilizzano l’app almeno una volta al mese) Austria Facebook messanger 26% WhatsApp Line Voxer 59% 0,60% 1% Kakao Talk 1% Australia 17% 19% 3% 2% 2% Brasile 34% 71% <0,25% 17% 0,26% Canada 16% 16% 1% 3% 1% Svizzera 13% 69% 1% 2% 0,25% 80 Cina 1% 11% 4% <0,25% 2% Germania 31% 84% 0,50% 2% 0,50% Spagna 13% 97% 0,30% 1% 0,50% Francia Gran Bretagna Irlanda 18% 14% 0,40% 0,40% 0,30% 14% 39% 0,40% 1% <0,25% 15% 31% 0,30% 4% 0,40% Italia 32% 81% 0,40% 1% 0,40% Giappone Corea del Sud Olanda 15% 6% 44% 6% 6% 3% 2% 6% 0,30% 88% 12% 83% 0,30% 0,40% <0,25% Nuova Zelanda Russia 19% 19% 2% 4% 2% 4% 34% 1% 1% <0,25% (Fonte: Onavo 2012) mercato che però ha ancora spazio per un secondo operatore forte (+ del 30%, con facebook messanger). Una propensione alla messaggistica che è confermata anche dai dati raccolti nel Mobile Consumer Report 2013 della Nielsen, da cui risulta che in Italia l’89% dei possessori di smartphone utilizzi i servizi si sms e il 35% quelli di Instant Messaging. WhatsApp è dunque il servizio di IM OTT che sul mercato occidentale sta rapidamente acquisendo una posizione di solida egemonia. Secondo i dati forniti da OVUM, nel 2012 WhatsApp è crescito del 600%; il 2 gennaio 2013 la stessa società annunciava con un Tweet di aver processato, nel giorno di capodanno, 18 miliardi di messaggi (7 miliardi in entrata, 11 in uscita). Nel ricco mercato dell’Oriente asiatico troviamo la diffusione di apps con una fortissima penetrazione nazionale e pochissimi utenti stranieri: è il caso di Line, che domina in Giappone (44%) e soprattutto di KakaoTalk che monopolizza la messaggistica coreana coprendo l’88% del traffico. Entrambi i servizi trovano comunque nella area geografica dell’est Asia gli altri sbocchi di mercato. Nel resto del mondo sono invece servizi praticamente sconosciuti. L’Italia, da un lato è pienamente inserita nella tendenza che abbiamo visto dominare in Europa occidentale, dall’altro dimostra la forte propensione alla messaggistica dei suoi utenti: è l’unico paese, con la Germania, ad avere un primo servizio a penetrazione capillare (+ dell’80% con WhatsApp) e un 81 La catena del valore di Internet 82 La catena del valore degli OTT e dei video aggregator 83 Cap. 5 INTERNET E CONTENUTI TELEVISIVI E RADIOFONICI 84 La televisione digitale Se negli Stati Uniti il tipo di televisione che presenta più abbonati è la tv via cavo16, seguita dal satellite, nei 4 principali Paesi europei presi congiuntamente prevalgono gli abbonamenti al digitale terrestre, seguito dal satellite. Ridotta ma non trascurabile è anche la diffusione dell’IPTV 17 nel Vecchio Continente, con abbonati complessivamente superiori a quelli degli Stati Uniti. Il Giappone, invece, presenta quasi esclusivamente abbonati alla tv satellitare e via cavo. 16 17 La cable tv è una televisione distribuita via cavo da operatori Media e quindi non TLC. L’IPTV è una televisione distribuita via cavo da operatori TLC e in Europa è principalmente diffusa nei Paesi centro-nord europei. 85 La televisione connessa ad Internet Negli ultimissimi anni è entrata in scena la connected tv, cioè lo schermo televisivo connesso anche ad un a linea Internet. La diffusione stimata in Europa è maggiore in UK e Francia, seguono a ruota Spagna, Germania ed Italia. Da sottolineare come in questi ulti i due Paesi la percentuale stimata di schermi 3D è superiore agli altri UE5. Gli USA e l’Australia si attestano sui livelli europei mentre la Cina segna numeri record contro invece quelli minimi del Giappone. 86 L’acceso via Internet ai contenuti televisivi… Tra gli Internet user, cresce l’accesso a contenuti televisivi attraverso al rete Internet. Nell’UE5 questa pratica è maggiore in UK, seguita da Spagna, Francia, Italia, Germania. Tra i Paesi extra-europei la Cina manifesta ancora u a grance propensione all’uso di Internet seguita da Australia e USA. Fanalino di coda rimane il Giappone. 87 … secondo l’età… L’acceso ai contenuti televisivi attraverso Internet presenta una distribuzione per età molto differenziata. Per quanto riguarda l’Italia, dove l’accesso ad Internet è inversamente proporzionale al crescere dell’età, l’accesso a contenuti televisivi tramite Internet è pressoché uguale per tutte le classi di età con l’unica eccezione della fascia 45-54 anni. questo rivela che gli Internet user italiani hanno una propensione a consumare contenuti Internet a prescindere dall’età anagrafica. 88 … attraverso la connected tv Sempre tra gli Internet user, è alto l’acceso ai contenuti televisivi su Internet anche attraverso la connected tv. Ovviamente i numeri sono più alti per i proprietari di connected tv rispetto agli Internet user che non posseggono uno schermo televisivo connesso. Per quanto riguarda l’Italia, questo tipo di accesso è significativo e in EU5 per livello viene subito dopo UK. La Cina è ancora una volta la case history più interessante. 89 Internet e la radio Gli Internet user sono anche grandi utilizzatori di Internet da casa per consumare contenuti audio. Alto è anche il numero dei downloader. L’Italia ha i numeri più alti, dopo la Spagna, tra gli UE5. La Cina si distingue anche in questo caso. Minori sono, invece, i nuemri, anche se significativi di chi asccolta la radio online 90 Smart/mobile phone e contenuti audio I numeri di UK, Spagna e Italia guidano gli UE5. Per questi due ultimi Paesi, l’ascolto di musica usando le funzioni MP3 del proprio cellulare e l’ascolto delle stazioni radio hanno pressoché la stessa percentuale; scarso, invero, risulta l’ascolto tramite podcast. 91 Cap. 6 TLC E COMUNICAZIONE 92 Introduzione Le TLC fanno parte a pieno titolo del sistema della comunicazione e media. Questo valeva “al tempo della telefonia”, vale ancora di più al tempo di Internet e a quello della società della comunicazione e della conoscenza, nella quale siamo immersi, dove tutte le forme di comunicazione, da quella semplice della voce a quella complessa del web, sono parte integrante del pianeta media. Dal punto di vista dei ricavi, le telecomunicazioni registrano il maggior volume in termini di fatturato rispetto agli altri grandi settori media: televisione, servizi postali, radio. Differente, e non potrebbe essere altrimenti, è la classificazione per ricavi da advertising. Difatti, Internet sta iniziando il suo percorso in questo settore ed il grosso delle revenue delle telecomunicazioni deriva ancora da abbonamenti pay. 93 L’uso dei servizi di comunicazione/media L’analisi della diffusione nell’uso dei servizi di comunicazione e media da dei risultati che a una prima valutazione possono apparire scontati ma che assumono un loro valore particolare nella numerazione specifica che presentano nei Paesi indicati in nota. Per quanto riguarda l’Italia: L’accesso al consumo di televisione nella settimana è pressoché pari a quello di Internet via computer e laptop; questo dato getta una luce diversa sui numeri usualmente diffusi sul digital devide in Italia. In proposito c’è da tener conto che il panel di riferimento è composto da 94 utenti Internet, il che quindi limita da un lato e qualifica dall’altro i risultati dell’indagine; L’ascolto della radio segue a ruota, inseguito dai servizi postali e dall’utilizzo della telefonia fissa e mobile; Lo stesso panel accede per più del 50% alla lettura di giornali quotidiani nazionali e locali; Per circa il 50% usa smartphone e manda posta. Internet e la rivoluzione delle news L’ingresso di Internet sulla scena mediale ha rivoluzionato il modo in cui i cittadini accedono alle notizie e, di conseguenza, i tempi e gli spazi di fruizione. Quello del consumo di news è un tema assolutamente centrale soprattutto per il nostro tempo: se prima, infatti, l’informazione era importante per la vita politica, sociale ed economica, nella società della conoscenza essa in alcuni casi diventa elemento indispensabile per la vita quotidiana. L’uso dei media per accedere alle notizie è da sempre stato un elemento fondante e caratterizzante i media stessi. L’analisi descritta di seguito presenta, per i principali Paesi, le piattaforme usate come fonte principale per i diversi tipi di notizie considerate: nazionali, internazionali, locali. Si tratta di una ricerca il cui panel è stato intercettato online e questo, ovviamente, ha influenzato i risultati. Per quanto riguarda le notizie nazionali, nel nostro Paese il principale medium da cui gli italiani traggono notizie nazionali è Internet: si tratta del valore più elevato tra tutti i Paesi considerati, seguito da quello spagnolo e statunitense. La televisione, che negli altri Paesi è il medium dominante per avere notizie nazionali, in Italia presenta invece il valore più basso. Questo dato si spiega tenendo presente che Quanto detto precedentemente sulla composizione del panel: è noto, infatti, che l’uso della televisione in Italia è molto alto. 95 Per quanto riguarda le notizie internazionali, lo scenario resta pressoché simile per il nostro Paese, con la differenza che l’uso di Internet appare ancora più accentuato rispetto alla televisione. Internet è la piattaforma privilegiata dagli italiani anche nel caso delle notizie locali. Per questa particolare categoria di informazione, però, rivestono un ruolo di tutto rispetto anche quotidiani e riviste, che nelle altre categorie avevano un ruolo piuttosto marginale. Per la maggior parte degli altri Paesi, invece, l’uso della televisione appare predominante rispetto a quello di Internet. In particolare, la Germania presenta il livello più alto di utilizzo della stampa per questo particolare tipo di notizie: i tedeschi la utilizzano più di tutti gli altri mezzi di informazione e comunicazione e in misura maggiore rispetto agli altri Paesi. 96 L’importanza della rete nella fruizione di notizie sta anche nel fatto che grazie ad esso e al digitale è possibile consultare le news anche in mobilità, utilizzando, ad esempio, gli smartphone. In Italia, il 30% circa degli utilizzatori di smartphone consulta le news sul proprio dispositivo almeno una volta al mese, sia navigando sui siti web sia attraverso le app. Si tratta di una percentuale rilevante anche se il nostro Paese è indietro rispetto agli altri Paesi UE5. In particolare, UK presenta la percentuale più alta, con quasi la metà degli utilizzatori di smartphone ad accedere alla notizie dal proprio telefono. Quanto agli altri Paesi europei, essi presentano percentuali superiori ma non molto distanti dalle nostre. 97 CONCLUSIONI L’esplosione di Internet e delle Web Company 98 TLC e OTT parenti serpenti Telecomunicazioni e OTT possono essere considerati dei parenti serpenti. Internet, come spesso avviene nelle eredità delle ricche famiglie, crea confronti aspri che derivano da interessi a prima vista conflittuali. può però non pagare un tributo in termini di velocità di scelte. Che è un elemento essenziale per operare nel nuovo ambiente /web. Gli OTT, al contrario, veri e propri nativi digitali, senza il peso di culture preesistenti, nuotano come pesci nell’acquario di Internet/web. Gli OTT non potrebbero vivere se non avessero le reti, i servizi e la gestione TLC. Di converso, le TLC ricavano una espansione della propria offerta proprio grazie all’offerta in rete di prodotti e servizi da parte delle OTT, sempre più tendenti all’audiovisivo. Inoltre, le TLC comprendono con più difficoltà di quanto non abbiano fatto gli OTT (che stanno correndo ai ripari) la centralità che, nel nuovo scenario Internet/web caratterizzato dai contenuti audiovisivi, ha l’industria dei contenuti. Il confronto avviene perché la fase di sviluppo nel ciclo del prodotto offerto dalle OTT è differente dalla fase di maturità nella quale sono collocate le TLC. Non solo in Italia, l’industria dei contenuti significa prevalentemente contenuti televisivi e, in misura assoluta inferiore ma in termini valoriali maggiori, la filiera cinematografica. Ciò per tanti motivi: in primo luogo perché la parte prettamente industriale dell’industria cinematografica è la stessa dell’industria dei contenuti televisivi; in secondo luogo perché il cinema rimane, assieme all’audiovisivo commercial e corporate, l’anima della creatività della produzione audiovisiva. Questo crea una disparita nell’agibilità economico-finanziaria dei due player. La cultura manageriale e la capacità di vision prevalente in gran parte delle TLC (eccezioni ci sono ovviamente anche i questo caso), è appesantita da strutture, gerarchie, organizzazione e management costruite sull’offerta di servizi telefonici. Il passaggio alla cultura dei servizi di comunicazione, che pure c’è ed è ben presente nella consapevolezza del management TLC, non Le linee di evoluzione La fase di maturità delle TLC porterà ad una semplificazione societaria dei player. Le tendenze che si intravedono (salvo eccezioni) è quella di una stagione di acquisizioni/fusioni tra società di telecomunicazioni. Se questo avverrà, corrisponderà ad una tendenza naturale che, se limitata all’alveo TLC, non terrà conto della rilevante importanza dell’industria dei contenuti per l’arricchimento della loro catena del valore. verticalizzazione del settore che, se tende a proteggere la sostenibilità economica degli stessi, è in palese contraddizione con il valore fondante di Internet che è quello dell’apertura verso l’entrata di nuove imprese e verso le scelte dei consumatori. Si pone, a questo riguardo, un problema già affrontato in passato negli Stati Uniti per l’industria cinematografica e risolto con la famosa sentenza Paramount? La fase di sviluppo nel ciclo dei prodotti e dei servizi offerti dagli OTT sta portando questi ultimi, attraverso acquisizioni/fusioni, verso una 99 L’asimmetria fiscale e regolamentare La leggerezza organizzativa e gestionale delle OTT, che vale nel campo della produzione di prodotti e servizi, vale anche nella distribuzione degli stessi, per la caratteristica stessa della rete Internet e della loro offerta in bit. Ciò fa delle OTT l’archetipo delle società meta-nazionali. Ciò le porta naturalmente ed inesorabilmente a collocarsi societariamente e a gestire la relativa contrattualistica nei Paesi più vantaggiosi dal punto di vista fiscale e regolamentare. Altrettanto inesorabile e naturale è lo strumento fiscale e regolamentare che usano i singoli Paesi/aree territoriali per entrare in concorrenza con gli altri Paesi/aree territoriali. Ciò crea un’asimmetria fiscale e regolamentare che le sedi della WTO o dei G20 possono, e difatti cercano, tentare di attutire. Chi scrive si permette di avanzare l’opinione che è una fatica che va svolta ma che non avrà il successo sperato così come avviene da tempo in altri settori: dall’alimentare alla stessa industria audiovisiva. Quindi sistemi fiscali fondati sulle corporate tax sono destinati a non ricreare un equilibrio tra, nel nostro caso, TLC e industria dei contenuti da un alto e OTT dall’altro. Sempre chi scrive, nel caso specifico degli OTT, ritiene che la strumentazione usata in passato e che credeva il nome di Tributum Soli e di Tributum Capitis possono essere tracciati utili al ristabilire una simmetria fiscale e regolamentare tra i player del nuov0 scenario Internet/web. 100 101