La donna e il lavoro

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La donna e il lavoro
La donna e il lavoro
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Concorso Nazionale ANMIL di Poesia
Donne e Poesia
La Commissione Giudicatrice del Concorso
Le illustrazioni
INAIL
Anmil
Indice delle poesie:
Titolo
Autore
Prefazione
Rosaria Lo Russo
NINA ALLE OLIVE
Pina Trovarelli
LA VITA È BELLA
Giuseppina Cicatiello
DESTINO DI DONNA
Rachele Mirai
IL CERCHIO
Rosaria Anedda
SENZA VOCE
Maria Pia Aprilini
LA PICCOLA CONTADINA
Adele Arata
OTTO DI MARZO
Nicola Bacocchia
IN MORTE DI UNA RACCOGLITRICE
Paolo Bassani
LETTERA ALLA MAESTRA
Paolo Bassani
LA FEMMENE CHE FATIJE
Maria Rita Berardi
DONNA
Franca Bernabei
ENZA
Raffaela Bruschetta
E COSÌ SCORRE LA VITA
Anna Calossi
RINCORRERE IL TEMPO
Anna Calossi
CARNE VIVA
Francesco Camerino
IL TUO CARICO GRAVE
Andrea Candeago
AD ANNA
Rino Carbonai
COME NACQUE LA FESTA DELLA DONNA
Rino Carbonai
DI CHI È LA SCOPA?
Luana Cardarilli
UNA PRIMITIVA SORTE
Massimo Carullo
UN GIORNO COME ALTRI
Massimo Carullo
CHE FATICA STA FATICA
Anna Maria Casassa
EMBRIONE CARTELLINO
Matteo Cava
DONNE DEL SUD
Albino Cece
UN GIORNO D'OTTOBRE ASSOLATO
Patrizia Cimarra
L'ACROBATA
Patrizia Cimarra
LA PAROLA
Barbara Codevico
ENNOD
Francesca Cortesi
DONNA
Rosita D'Alessio
LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE
Tiziana De Felice
LA SARTA
Daniela Emmi
LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE (1)
Fiorella Ficorilli
LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE (2)
Fiorella Ficorilli
LA DONNA NEL LAVORO
Giancarlo Franchi
SERA
Concetta Fusco
L'ANGELO DEL FOCOLARE
Stella Gigli
LE SUE ILLUSIONI
Anna Grenzi
CON LE TUE GRANDI MANI
Margherita Lo Tito
COLLOCAMENTO
Anna Luches
NOTTE INFINITA
Monica Marchetti
MANI DI DONNA
Grazia Maria Mari
LA MIA VITA
Marisa Martarelli
SOGNI INFRANTI
Irma Martinelli
L'EREDITA'
Adriana Mascanzoni
PROPONIMENTI
Mimma Mauri
LA BRACCIANTE E L'AMICA
Nullo Mazzesi
LA SPIGOLATRICE
Nullo Mazzesi
POESIA DONNA AL LAVORO
Carla Mussi
POESIA DONNA AL LAVORO (versi liberi in poesia e prosa) Carla Mussi
8 DI MARZO (ballata per le donne di Cervia)
Carlo Nava
SENZA TITOLO
Roberto Nicolini
SENZA TITOLO
Sonia Paglia
SULLA RIVA
Marina Paiani
DONNA POETA
Amerigo Panaiotti
RICORDI
Carla Paoletti
CARLOTTA E LE ALTRE
Chiara Passarella
LA DONNA E IL LAVORO DELLA SICILIA
Maria Stella Patamisi
LA DONNA E IL SUO LAVORO
Maria Stella Patamisi
DONNA CHE TI ALZI AL MATTINO
Mario Pavan
LA SERPARA
Antonio Pelagalli
UN GIORNO AL CALL CENTER
Francesca Pellegrino
MIA NONNA RACCONTA
Barbara Pellegrino
LE ROSE DI BRESCIA
Rina Pirani
SENZA TITOLO
Rosellina Pisani
LA DONNA SANTA
Carlo Prosperi
LUCIA, LA MIA MAMMA (nata nel 1900)
Maria Reduce
RUOLI DI DONNA
Angela Riva
CRONACA DI POVERI GIORNI
Paolo Sangiovanni
IERI, OGGI
Nilvano Sbrana
DEA KALÌ
Gilda Scognamiglio
L'OPERAIA
Sahara Scopetani
PENSIERO AD UNA MAMMA METALMECCANICA
Cristina Strona
AL MERCATINO DI BELGRADO
Luca Trepiedi
DUE RIGHE IN CRONACA
Michele Troianello
UNA STORIA ROSA
Paola Trotto
IL VALORE DONNA
Livio Ulian
"ENDURING FREEDOM"
Gabriella Valentini
LE TUE MANI
Lido Vanni
BALLATA DI DONNA SOLA
Antonella Vannucchi
LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE
Pietro Vassallo
LAVORO FEMMINILE
Dina Vichi Fabbrizi
RAGAZZA MADRE
Laura Zilio
IL CERCHIO
Rosaria Anedda
Nel camminare con fare silenzioso
s'odono lievi
passi lenti
tra le pareti d'una casa addormentata
Un pensiero nel cuore e l'uscio socchiudi
il sonno dei cari tu vai a vegliare
Rimbocchi...carezze
Ricopri...con baci capelli di seta
Lo sguardo vigile l'ordine regna
riposan sereni
Lesta è la notte
al chiarore del dì cominci il lavoro
ed al desinare: profumi di buono
con ansia e premura attendi il ritorno
Che delusione!
Son spesso rimbrotti brontolii e mugugni
il tuo lavoro a nulla è servito
Con fare scherzoso attenui ogni ira
riprendi il lavoro non c'è sacrificio
sorridi felice
Quando la vita volge al tramonto
lungo i fianchi cadono
le stanche tue braccia
Vuota è la casa non c'è più "daffare"
inutile siedi son mute le mura
Guardi le mani dai mestieri segnate
dove cadono gocce amare di pianto
Quale gioia se ti vengon a trovare
riprendi il lavoro non senti fatica
Instancabile cuore di donna
capace d'amore silente.
"Donne e poesia"
Basta prendere in mano qualsiasi antologia o storia della poesia del Novecento italiano per rendersi
conto che le voci femminili sono poche e isolate. Solo negli ultimi tempi, successivi alla stagione
del femminismo, sempre più spesso nomi di donne sono apparsi nei cataloghi degli editori di
poesia. E in qualche caso -pensiamo ad esempio ad Ada Merini- sono frutto della testa, della
sensibilità ed anche della sofferenza di una donna i contributi più nuovi e originali alla tradizione
poetica nazionale.
Così come balza subito agli occhi la marginalità e comunque l'edulcorazione del mondo del lavoro
nei versi dei rari poeti che pur vi si sono dedicati. Per quello che riguarda il lavoro femminile, poi,
siamo pressoché fermi al leopardiano "la donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole…".
Tutto ciò appare francamente inspiegabile. E' singolare che lo strazio dell'amore perduto, la
sofferenza del soldato al fronte e il dolore della lontananza degli emigrati abbiano potuto ispirare
canti e pagine memorabili, mentre lo strazio, la sofferenza e il dolore che hanno rappresentato la
fatica del lavoro e la mancanza di lavoro per intere generazioni, sino ad anni recenti, non abbiano
praticamente detto nulla a poeti pur grandi e ricchi di sensibilità.
I tempi sono cambiati. Il progresso degli ultimi decenni ha determinato una maggiore presenza
femminile in tutte le attività sociali, comprese quelle connesse al lavoro e alla cultura. E si deve
anche dire che la cultura in genere e la poesia in particolare si sono scrollate definitivamente di
dosso quel persistente filtro di romanticismo attraverso il quale veniva percepito e in qualche modo
distorto il mondo del lavoro.
Perciò ci è subito apparsa praticabile e utile questa iniziativa sia sul piano della sensibilizzazione al
rapporto estremamente attuale e problematico fra donna e lavoro, sia su quello più propriamente
letterario. I risultati concreti sono oggi sotto i nostri occhi, in queste pagine.
Non è certamente il caso -e comunque non compete a noi- dare specifici giudizi di
merito. Ma la varietà, la profondità e spesso l'originalità di questi apporti -nei temi e nei tonicostituiscono un passo in avanti rispetto alle omissioni e alle ipocrisie che hanno segnato nel tempo,
anche nei tempi più vicini a noi, la conoscenza del reale rapporto fra donna e lavoro. E dobbiamo
aggiungere che le specifiche caratteristiche ed esigenze formali della poesia ci paiono, in questo
caso, perlopiù aver sottolineato ed evidenziato l'autenticità dei gesti e dei sentimenti descritti
piuttosto che attenuarla o sublimarla.
Non a caso. Questo volume non raccoglie, infatti, poesie scelte di pochi autori intellettualmente
sofisticati. E' proprio la base di massa che si è voluto e si è ottenuto, con il bando di concorso che ha
dato il via all'iniziativa, ad aver consentito, anche con la successiva selezione, l'acquisizione di
apporti spontanei e autentici, spesso di significativa immediatezza.
Perciò questo volume costituisce, a prescindere da qualsiasi altra considerazione specialistica, un
documento di straordinaria sensibilizzazione e di utilità -sì, anche la poesia può essere utile, se è
frutto non di mera tecnica letteraria ma di umana e diretta partecipazione agli aspetti concreti
dell'essere donne e uomini in questo mondo- persino per chi deve operare, sul campo e nelle
istituzioni, in materia di lavoro e di tutela dei rischi sul lavoro.
L'Inail e l'Anmil stanno lavorando, ciascuno nel suo ruolo e ciascuno con i suoi strumenti ma
sinergicamente, per una sempre maggiore diffusione nel Paese di una cultura della prevenzione
degli incidenti sul lavoro. E una notevole mole di attività, servizi e strutture sono state mobilitate
per l'individuazione, l'emersione e il superamento progressivo del "lavoro in nero", un settore dove
regnano lo sfruttamento, salari da fame e totale mancanza di tutela, e dove purtroppo sono spesso
proprio le donne le principali vittime. Recentemente inoltre anche il lavoro delle "casalinghe" è
stato ricondotto all'interno delle attività assicurate e tutelate dando finalmente riconoscimento
sociale e giuridico ad una funzione insostituibile.
Facciamo nostro questo volume-documento con lo stesso spirito con cui applichiamo in termini
avanzati le competenze affidateci dalla riforma delle normative sulla tutela, spesso dall'Inail stesso
promosse. Anche e soprattutto la tutela delle donne che lavorano esige che, prima ancora che con la
repressione, si operi con la prevenzione, con la cultura della prevenzione. E se il lavoro, come la
vita, può e deve comprendere anche il momento "poetico", a maggior ragione deve e può prevederlo
ogni azione mirata a migliorare le condizioni del lavoro.
Alberigo Ricciotti
Direttore Generale INAIL
Pietro Mercandelli
Presidente Anmil
"La Commissione Giudicatrice del Concorso"
Rosaria Lo Russo (poetessa)
Paola Saluzzi (conduttrice televisiva)
Marina Salamon (imprenditrice)
Antonia Matarrese (giornalista)
Amanda Sandrelli (attrice)
Laura Caidominici (in rappresentanza del Gruppo di lavoro per le politiche femminili dell'ANMIL)
Antonella Ninci (Presidente della Commissione Pari Opportunità dell'INAIL)
"Le illustrazioni"
Le illustrazioni di questo libro sono state ideate appositamente da Monica Incisa, illustratrice e
umorista che vive e lavora a Roma , dove collabora alla pagina culturale del Messaggero.
I suoi disegni sono apparsi sulla Repubblica, il New York Times, Il New York Review of Books,
The Nation e numerose altre pubblicazioni americane.
Ha illustrato una ventina di libri per bambini e per adulti e di alcuni di questi ha scritto anche il
testo. I suoi lavori sono stati esposti a Roma e a New York.
A tutte loro il nostro ringraziamento per aver accettato di contribuire a divulgare la gravità del
fenomeno infortunistico e a quanti hanno partecipato a questa nostra iniziativa sentiamo di dire che
sicuramente anche il loro interessamento porterà ad un passo in avanti verso un lavoro dove il
rispetto per le norme sulla prevenzione diventa una realtà non solo sulla carta.
Il Gruppo di lavoro per le politiche femminili dell'ANMIL:
Laura Caidominici
Alessandra Caponi
Anna Di Carlo
Claudia Gramendola
Liviana Urbinati
(Perugia)
(Pistoia)
(Pescara)
(Vibo Valentia)
(Pesaro)
INAIL
L'INAIL, l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, persegue i seguenti
obiettivi: ridurre il fenomeno infortunistico, assicurare i lavoratori che svolgono attività a rischio,
garantire il reinserimento nella vita lavorativa e sociale degli infortunati sul lavoro.
L'assicurazione, obbligatoria per tutti i datori di lavoro che occupano lavoratori dipendenti e
parasubordinati, tutela il lavoratore contro i danni derivanti da infortuni e malattie professionali
causati dall'attività lavorativa. L'assicurazione esonera il datore di lavoro dalla responsabilità civile
conseguente ai danni subiti dai propri dipendenti.
La tutela nei confronti dei lavoratori, va dagli interventi di prevenzione nei luoghi di lavoro, alle
prestazioni sanitarie ed economiche, alle cure, riabilitazione e reinserimento nella vita sociale e
lavorativa. L'INAIL realizza inoltre iniziative mirate alla formazione e consulenza alle piccole e
medie imprese in materia di prevenzione, al finanziamento delle imprese che investono in sicurezza,
al monitoraggio in tempo reale dell'occupazione e degli infortuni.
Per saperne di più:
803 888 call-center
Servizio Superabile
800-810810 numero verde
[email protected]
Anmil
L'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro opera dal 1943 ed è attualmente
riconosciuta come un Ente morale con personalità giuridica di diritto privato, cui è affidata, con
D.P.R. 31 marzo 1979, la tutela e la rappresentanza di coloro che sono rimasti vittime di infortuni
sul lavoro, delle vedove e degli orfani.
Dal 1° maggio 1999 l'ANMIL è entrata nel Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell'INAIL
quale unico rappresentante degli invalidi del lavoro. Assiste e tutela moralmente gli invalidi del
lavoro attraverso numerosi servizi e promuovendo iniziative tese a migliorare la legislazione in
materia di infortuni sul lavoro e di reinserimento lavorativo e a sensibilizzare l'opinione pubblica su
questi temi.
L'ANMIL è diffusa in modo capillare sul territorio nazionale con:
Sede Centrale a Roma, 21 Sedi regionali, 103 Sezioni provinciali, 200 Sottosezioni, 500 tra
Delegazioni comunali e fiduciariati.
L'ANMIL offre una serie di servizi gratuiti tra cui:
¸ consulenza legale generica e specialistica;
¸ consulenza medico-legale sui postumi dell'infortunio;
¸ patrocinio per questioni connesse al collocamento al lavoro;
¸ istruzione di pratiche in materia infortunistica, previdenziale ed assistenziale;
¸ rapporti con gli enti locali per l'erogazione di prestazioni legate all'invalidità;
¸ Numero Verde per l'assistenza tecnica in materia previdenziale 800.864173 attivo tutti i giorni
feriali, dalle ore 10,00 alle ore 13.00;
¸ Numero Verde per il sostegno psicologico degli infortunati sul lavoro 800.275050 attivo il
martedì, il mercoledì e il giovedì dalle ore 17.30 alle ore 20.30;
Il periodico bimestrale "Obiettivo tutela - anmil", edito dall'Associazione, viene inviato, oltre che ai
430.000 iscritti all'ANMIL, anche ai parlamentari e ai principali referenti istituzionali
dell'Associazione.
www.anmil.it
[email protected]
Numero verde 800864173
Prefazione
di Rosaria Lo Russo
Chi vorrà avventurarsi fra le circa ottanta voci di cui qui si raccoglie testimonianza, non incontrerà
occhi trasognati di oziose beatrici, ma mani, Mani di donna, grandi mani di madri e di nonne: sono
loro a "mandare avanti il mondo", scrive Grazia Maria Mari. Simbolo di forza, tenacia, operosità
inesausta, ma anche di cure amorevoli, le mani sono la parte del corpo più scritta in queste poesie, e
non fa differenza se la parte dell'autore la fa una donna o un uomo. Tante poesie sono dedicate alla
memoria bucolica della fattività della Nonna: le mani sono sua sineddoche, il modello operativo da
imitare (l'Italia è ancora un paese matriarcale nella mentalità popolare).Le mani sono responsabili
delle qualità femminili che i nostri poeti, coralmente, mettono in rilievo: la Pazienza, la Dedizione
al Prossimo (si veda la bella poesia E così scorre la vita dell'infermiera e madre Anna Calossi), e
non ultimo il valore marxiano della Libertà. Madri, operaie, infermiere, prostitute: della donna è al
lavoro sempre la Carne viva (così suona il titolo del testo di Francesco Camerino); mani
instancabili, carni abusate: purtroppo gli abusi sessuali sul posto di lavoro emergono spesso in
queste poesie (si veda La donna e il lavoro della Sicilia di Maria Stella Patamisi); notti brevi
accanto alle culle: il lavoro incide, tatua, modella, deforma il corpo della donna, lo assorbe, lo
sfigura, lo trasforma, lo umilia. Lo minaccia di infortunio e deturpazione, o anche è semplicemente
in gioco la decadenza della vecchiaia, sentita come triste tempo di un dopolavoro vissuto da un
corpo svuotato, reso disutile dal tempo. E le mani diventano memoria. Queste sono poesie vissute
dagli autori sulla propria pelle - nel vero senso della parola - o, per empatico traslato, sulla pelle dei
cari che li hanno lasciati, e sono poesie che denunciano democraticamente quello stupro del tempo
divorato dal lavoro, che diventa memoria, memoria che chiede risarcimento danni al tempo alienato
alla terra o alla fabbrica o memoria che chiama nostalgicamente un tempo in cui il lavoro rendeva le
mani e i corpi consunti e nodosi, ma anche appagati dal ritmo ancora umano della vita contadina.
Forse l'idealizzazione 'poetica' del 'buon tempo che fu' è eccessiva in alcuni testi, ma queste poesie
sono espressione di sentimenti individuali (o collettivi), non mirano all'avvedutezza stilistica; gli
autori e le autrici 'non hanno studiato', come si suol borghesemente dire, partecipano di una cultura
operaia. E ben venga allora, come diceva il grande poeta Giorgio Caproni cantando le gesta della
madre operaia, "la rima in cuore e amore", se serve a raccontare emozioni autentiche e dolori
accecanti. I moduli stilistici sono, a buon diritto, ingenui, elementari. La prosa si mescola al verso,
oppure i versi si legano in rime grammaticali, le più orecchiabili: giusto, se lo scopo del canto è la
memorabilità della testimonianza. E quando l'eccesso di semplicità dispiace, non si dimentichi che
questa è l'idea di poesia incautamente diffusa dalla nostra scuola dell'obbligo. In quegli anni ci
obbligano, nell'età del massimo apprendimento, ad imparare a memoria i falsi versi sentimentalistici
e moralistici della deteriore poesia italiana minore di fine '800. E così, ahimè, chi si avventuri fra
queste candide voci inciamperà molto spesso in rocambolesche apocopi e scolastiche elisioni! Ma
qui il fattaccio stilistico ci può far gioco perché veicola efficacemente (in una sorta di parodia
involontaria) la denuncia sociale o sottolinea la commozione, come se a parlare fosse una voce
'anticata' da cantastorie popolare. Si ascolti la voce proletaria di Carla Mussi: vox populi-vox Dei, i
suoi deliri prosiritmici hanno la forza dei sermoni, delle prediche o delle improvvisazioni dei comici
dell'Arte quattrocentesche. Lo pseudo moralismo stilistico diventa, per parodia e disperazione,
moralità, autentica denuncia. Per l'autrice - e sottoscrivo - la Poesia è una Donna al Lavoro.
Metafora delle metafore. Il suo pianto antico è un grido da madre brechtiana, uno sgrammaticato
sproloquio fra Ruzante e Pasolini, se non fosse semplicemente il suo parlato (ma per il lettore poco
importa: la letteratura è comunque Finzione). Allora solo un canto popolare, un urlo di femmina
ferita: per Carla, nata non udente, "l'invocazione al canto della poesia è rimasto un sogno" (la poesia
in Italia, purtroppo, è da sempre un lusso per pochi), un sogno che oggi con questa pubblicazione si
avvera, e me ne compiaccio con la coraggiosa autrice.
Il personaggio principale in questa raccolta è la Donna Sfinita: il tema più frequentato è la
faticosissima conciliabilità fra i ruoli sociofamiliari, soprattutto fra maternità (che resta per tutti gli
autori il valore massimo, il Sommo Bene) e lavoro a tempo pieno. Fra affetti e fatica, figli e
fabbrica, viene esaltata la caotica psicologia femminile del lieto e sgomento barcamenarsi. Buona la
metafora dell'Acrobata di Patrizia Cimarra per sintetizzare il concetto: la vita della donna che lavora
è una "gara col tempo", un tenero affanno. Concetta Fusco, quando viene Sera, spera "di essere
riuscita/ a coniugare il pane con la vita/ vita che è amore e dedizione vita che è amore e passione/
per chi amo". E si veda anche Rincorrere il tempo di Anna Calossi, sul dramma delle madri che non
possono crescere i propri figli, che devono delegare le cure materne ad estranei per non perdere il
posto di lavoro. Tempo perduto che non ritornerà. La denuncia più chiara e sentita: le donne
continuano a subire il disagio del doppio-triplo salto mortale dei ruoli esistenziali, disagio che
continua a porle in condizione d'inferiorità rispetto agli uomini: "Il lavoro femminile per chi ha
famiglia e prole/ è sempre stato doppio e senza sole", scrive Dina Vichi Fabbrizi. Come vedete c'è
anche posto per l'ironia, nonostante tutto, e si legga, a tal riguardo la deliziosa poesiola di Tiziana
De Felice.
La donna che lavora è una figura che "dà tutto e non ha niente per sé". Questo motivo dominante è
oggetto di rigurgiti nostalgico-vittimistici o di fervente protesta; i toni svariano dall'elegiaco
all'invettiva, dalla lentezza al ritmo battente: la conquista dell'uguaglianza dei diritti e dei valori
dell'emancipazione, nella vita moderna urbanizzata, comportano l'alienazione nei doppi-tripli ruoli e
l'esito disumanizzante di una solitudine profonda, interiore, della lavoratrice che non ha tempo per
sé, se non in una vecchiaia pensionata che non ha alcuna attrattiva. Per talune vale ancora il rifugio
nella memoria storica della collettività del lavoro femminile contadino oppure nel valore della
solidarietà espresso nel mito della festa dell'8 marzo. Laddove più nostalgici e lirici sono gli uomini,
la cui memoria della Donna è più spesso ridotta a figura stilizzata, memore delle angelicazioni
ossessive della poetica nostrana, piuttosto che di fatti vissuti in prima persona.
E la Donna Poeta che "fa"? Qual'è - se c'è - il suo lavoro? Interessante la risposta che ci dà Amerigo
Panaiotti: La Donna Poeta, anche se chissà perché così virilmente maiuscolata, esalta questo eterno
"contrattempo/tra realtà e immaginazione", tra persona e ruoli. Duro lavoro svelare l'inganno che
confonde le "pretestuose immagini sociali" attribuite alla donna, però da altri e non da lei,
discostandola dalla sua "vera identità" (come rivela Paolo Sangiovanni in Cronaca di poveri giorni),
negata perché ancora temuta. Allora alle 'donne che fanno' - e poesia significa'fare' in greco auguriamo che continuino a remare verso il Tempo, contro il Tempo Tiranno, in controtempo, per
affermare il proprio diritto-dovere di essere nel Tempo, e magari un giorno finalmente a tempo (e in
tempo).
Rosaria Lo Russo
1° classificato NINA ALLE OLIVE
Pina Trovarelli
Ha le dita intirizzite.
Le ginocchia accartocciate.
La schiena curva.
Gli occhi che fissano la terra...
Ma ha voglia di sognare.
Per ogni chicco nero, ascolta il mare.
Per ogni chicco verde, sente l'amore.
Solo quando il suo cestino
sarà colmo,
alzerà gli occhi
per vedere il cielo.
2° classificato LA VITA E' BELLA!
Giuseppina Cicatiello
Ero una bambina di 10 anni.
E già lavoravo come cameriera,
però la vita mi sembrava bella.
Sono diventata una adolescente continuando a lavorare (in fabbrica 12 ore al giorno)
E la vita mi sembrava bella.
Sono diventata una signorina e continuando a lavorare ho subito un infortunio
piuttosto grave a questo punto ho dei dubbi,
non sono più sicura.
Se la vita è bella.
Sono diventata una donna mi sono sposata sempre continuando a lavorare.
E la vita mi sembrava ancora bella.
Ho avuto due figli ero stanca.
Ma questa volta non avevo dubbi.
La vita era bellissima.
Sono diventata una vedova con due bambini piccoli (mio marito è morto fulminato
dalla corrente elettrica).
A questo punto non sapevo più se valesse la pena,
viverla questa vita.
Sono passati gli anni i figli sono diventati grandi,
ma mi sto ancora chiedendo se.
La vita è bella!
Comunque penso che valga la pena viverla questa vita.
3° classificato DESTINO DI DONNA
Rachele Mirai
Quando il fiore decise di spuntare su quell'angolo di terra
non fu per caso.
E quando crebbe e si aprì al sole,
mostrando tutti i colori della sua bellezza,
l'ombra capì.
Era lì che l'ultimo respiro lasciò il posto all'infinito,
esile respiro di donna dopo tanta vita d'affanno.
L'alba non sapeva che svegliandola e consegnandola al giorno,
non l'avrebbe rivista l'indomani.
Un destino crudele spezzò il sottile filo di vita che lega alla morte.
Destino di donna, di travaglio vestita,
lontana dall'ozio e dall'ombra dell'oblio.
Portava fiera il fardello, mai china,
e mai peso riuscirono a piegare.
Ore, mesi, anni, di dignitoso lavoro.
Maestosa avanzava nei tortuosi sentieri della vita.
Coglieva e donava.
Quando il fiore decise di spuntare su quell'angolo di terra,
l'ombra capì.
Era lei che era tornata.
SENZA VOCE
Maria Pia Aprilini
Guarda le mie mani:
ho arato terra polverosa
cotto mattoni di fango
tessuto tappeti dai rozzi colori
lavato i tuoi fratelli
dal sangue di mille guerre
Guardo le tue mani:
sei nell'angolo della stanza,
vicino al fuoco
che non abbiamo mai acceso
senza voce
Farai quel che ho fatto io
e prima ancora
mia madre prima di me
e ancora indietro
fino alla prima madre
Guardate le nostre mani:
potremmo guidare il vento
curare tutti i mali
e dalle macerie
costruire rifugi
E solo allora
senza voce
saremo libere
metallo naturale
gioielli scintillanti.
LA PICCOLA CONTADINA
Adele Arata
A 12 anni si ammalò gravemente la mia mamma
ed io senza nessuna imposizione, curai la mia mamma,
che rimase ingessata per ben 4 anni.
In casa avevo mio padre e due fratelli, cui accudire, fare da mangiare,
impastare, ogni giorno fare il pane, ogni giorno, perché il pane della tessera non bastava;
accudire e mungere la mucca, fare il formaggio e pure il sapone per poter lavare la biancheria;
portare il latte in latteria e la verdura a vendere, per poter fare qualche soldo
per comprare quello che mancava in casa.
Tutto ciò per amore alla mia mamma, che a 16 anni mi mancò tanto!
OTTO DI MARZO
Nicola Bacocchia
Solo radici sotto quella terra,
che la pioggia bagnava come pianto:
radici sottoterra come morti.
Solo paura è rimasta del rogo:
un nuovo bosco sta su quella terra,
ultimo figlio di antiche radici.
Radici sotto terra come semi.
IN MORTE DI UNA RACCOGLITRICE
Paolo Bassani
La tua raccolta è finita.
Sei caduta sul campo
sotto la spietata croce
d'un sole implacabile.
Non hai trovato
la pietà del buon Samaritano
né l'aiuto del Cireneo.
L'età del Cristo avevi
e in cuore
l'angoscia del Calvario;
forse più,
al pensiero dei bimbi che lasci.
La tua morte
- olocausto dell'altra Italia non interessa ai media,
soltanto due righe:
notizia stentata, stonata,
da rimuovere in fretta
per non turbare
questo tempo frizzante
di spiagge festanti
e di luci psichedeliche:
questa passerella di vacanze
per reginette in concorso.
LETTERA ALLA MAESTRA
Paolo Bassani
Ho ritrovato
tra le vecchie carte
un mio quaderno
delle elementari.
L'ho aperto
e come in sogno
m'è apparsa
la lieta stagione
dei ricordi.
Anche la vecchia penna
e il calamaio
voglio ritrovare:
per scriverti oggi
una lettera mai scritta
dettatami dal cuore.
"Cara maestra,
in nome di quel tempo
oggi ti voglio ricordare.
Tu, paziente,
m'insegnasti i verbi,
le doppie, i numeri
e mille cose ancora.
Ma soprattutto
ti voglio ringraziare
perché tu fosti
davvero maestra
con l'esempio:
come una guida m'indicasti
la giusta strada della vita.
Valori perenni mi porgesti:
valori che innalzano l'uomo sulle cose.
Così, giorno dopo giorno,
m'insegnasti a leggere e a scrivere
i segreti palpiti del cuore"
LA FEMMENE CHE FATIJE - LA DONNA CHE LAVORA
Maria Rita Berardi
Che le pòzzene ambenne
A chi dice ca li fammene
Nella vita so agevolate
Picchè lu destine jà riservate
N'esistenza di mollezze
Tra le sarte e li saloni di bellezze
E che passene l'esistenza
Tra le serate di beneficenza,
la parrucchiera, la modista,
lu gioiellere e lu callista.
Chi dice sti cavolate
Significa che nà mai faticate,
nin consce che crepe di fatije.
Pe badà a la casa, lu lavore e li fijie,
s'lza quando spunte lu sole,
pe purtà li bardisce a la scole
dope na corsa chi lu vattacore
pe raggiunge lu poste di lavore
a chi lu poche tempe ci avanze
a da fa la spesa e priparà lu pranze.
E la domeniche la povera lavoratrice
La passe a fa lu cariche della lavatrice
Dopo pulisce la casa e stire
Senza n'attime di respire.
Pi mè ad ogni femmina che lavora
j'attucchesse di diritte na medaglia d'ore
Non solo, ma pe riconoscimente
i'avessere fa pure nu monumente.
LA DONNA CHE LAVORA
Che lo possano ammazzare
chi dice che le donne
nella vita sono agevolate
perché il destino ha riservato
loro una esistenza di mollezze
tra le sarte ed i saloni di bellezza
E che passano l'esistenza
tra le serate di beneficenza
la parrucchiera, la modista,
il gioielliere e la manicure.
Chi dice queste stupidaggini
significa che non ha mai lavorato
Non conosce chi crepa di lavoro.
Per badare alla casa, al lavoro ed
ai figli si alza quando spunta il sole
per portare i bambini a scuola
dopo una corsa con il batticuore
per raggiungere il posto di lavoro
ed in quel poco tempo che resta
Deve fare la spesa e preparare il pranzo.
E la domenica la povera lavoratrice
la passa a fare il carico della lavatrice,
dopo pulisce la casa e stira
senza un attimo di respiro.
Per me ad ogni donna che lavora
spetterebbe di diritto una medaglia
d'oro. Non solo, ma per riconoscenza,
le dovrebbero fare anche un monumento.
DONNA
Franca Bernabe
Estraniarsi
e perdersi nei pensieri
quando ancora
una garrula luce
rischiara la stanza.
E rimanere li'
sulla seggiola accartocciata
con dentro un mondo di desideri
che giorno dopo giorno
perdono d'importanza.
Ed è triste pensare
che hai dato tutto
e non hai più niente per te.
E intanto qualcuno
ti chiede di ieri
di quando occorreva
tempo e pazienza.
E così vai nei dintorni
dei tuoi pensieri
restando fedele
alla tua coerenza.
ENZA
Raffaela Bruschetta
Scivola
tra clangore di macchine
la mia vita
filettata a passo ridotto
E' melagrana
di rossi semi
fitti ed uguali
il mio tempo
Ma inattesa cala
oggi sulle mie mani
fosca nebbia emiplagica
E' tempo d'andare
Cigola il mio cuore
come giù il vecchio portone
Stridon le tempie
frizioni consunte
Gina grida
Mara piange e mi bacia
No
non stillate olio
compagne
nei miei ingranaggi
La cinghia
con l'albero
più non dialoga
Sono Ofelia
nell'acqua calma distesa
Amleto sereno
che alla morte non chiede
contratto indeterminato
Solo
il silenzio
delle domeniche.
E COSI' SCORRE LA VITA
Anna Calossi
Indosso la veste, le calze, le scarpe,
appendo i problemi che porto da casa,
adesso son pronta per affrontare quel grande ospedale
Inizio il mio turno, affronto decisa quei volti malati,
gli sguardi velati, rivolti al declino,
con occhi smarriti che cercano un forse
un filo di luce
Speranze esaudite, speranze fallite,
"da Lei" che ha sempre più sete
ed avidamente dal calice
beve un'anima persa
Ed io sono lì, che affronto il dolore
di un cuore spezzato, un ricordo finito,
e mentre la vita continua in corsia,
rifletto sull'eterno sonno
Un filo di voce adesso mi chiama,
riprende il carrello e via per le stanze,
fra flebo iniezioni, pomate e poi trasfusioni,
la testa mi scoppia
Scheletriche mani mi toccano il volto,
in cerca di un niente, di un tutto, un sorriso,
un soffio d'amore
L'orario è finito, fra risa e lamenti,
saluto i colleghi, saluto i malati,
ritorno da Te più ricco o più vuota
Arriva il momento del grande silenzio
e la mia anima sempre si chiede,
avrò fatto del bene?
RINCORRERE IL TEMPO
Anna Calossi
Mi agita il sonno, aspetto lo squillo
arriva lo sento, la mano io stendo,
in cerca di te mio piccolo amore,
adesso ti lascio e poi ti ritrovo che dormi di nuovo
Il giorno passa ed io non ti vedo,
ma sento il lamento di piccoli strilli
in cerca di me che sono al lavoro
Il cuore mi duole
io perdo di te
il tuo tempo migliore
Perdona piccino,
la mamma è lontana,
ma spesso ti pensa, ti chiama, ti ama
Un senso di colpa spesso mi assale,
ma devo lavorare e perdere il gioco, il sorriso,
il passo di un bimbo che cresce
lontano da me
Avessi potuto, avessi capito,
non ti avrei ceduto in mani di nonni, di tate, di altri,
ma stretto al mio cuore, al mio fianco ti avrei
Il bimbo è cresciuto ed io sono vecchia, libera e sola,
vorrei cercare di recuperare,
ma il tempo che fu non tornerà più
CARNE VIVA
Francesco Camerino
Non ci sono applausi
Né sorrisi
Per chi recita
La sua parte di vita
Sulla strada
Soltanto polvere e sudore
Carne viva
Venduta e comprata
Ma che importa
E' la recita di strada
Che conta
E' la storia eterna
Di corpi senz'anima
Sempre la stessa
Cantata sulle tavole
Dei teatri di strada
Dalla voce silente
Di donne perdute
Che il vento pietoso
Carezza passando
IL TUO CARICO GRAVE
Andrea Candeago
Ti vedo rientrare
madre alla sera
col tuo carico grave
di preoccupazioni
per i torti inflitti,
gli abusi subiti
a fatica celati,
per chiudere fuori
quel lavoro da casa
per impedire a quel bimbo
l'osservar quell'orrore
affinché egli possa
continuare a sognare.
Menzione speciale - AD ANNA
Rino Carbonai
Anche te Anna tu sei brava e buona
tu svolgi il tuo lavoro con coscienza
non ti senti né serva e né padrona
perché hai qualcosa in più d'intelligenza.
Io non ti ho visto mai un giorno arrabbiata
tu fai di tutto con tanta pazienza
per far questo lavoro sembri nata
ti assista la divina provvidenza.
Ti scaldi quella fiamma come brace
e ti tenga lontana da ogni male
nella famiglia tua regni la pace
gradisci i miei saluti e buon Natale.
COME NACQUE LA FESTA DELLA DONNA
Rino Carbonai
Dovete ringraziar l'illuminismo
di quelle che si misero alla testa
riunite tutte in segno di protesta
contro lo sfruttamento e lo schiavismo.
Quell'eroine dissero ci pesta
stanche di lavorar quattordici ore
incrociaron le braccia e quel datore
fu costretto ad abbassare un po' la cresta.
Le stesse nobilissime signore
illuminate e con la mente desta
s'imposero a quello sfruttatore
e l'otto marzo nacque la loro festa.
DI CHI E' LA SCOPA?
Luana Cardarilli
mamma m'ha detto che a me la scopa
non me la compra - e perché non te la compra?- perché io sono un maschio - e che vuol dire? - vuol dire che io ho il pisellino - anche io ho il pisellino - no tu non hai niente
io ho le costruzioni perché da grande
farò l'ingegnere
...costruirò ponti e grattacieli,
tu hai le bambole perché da grande
farai la mamma - le mamme non sono solo mamme
le mamme lavorano anche...
e tra un sugo, una lavatrice e un biberon,
andiamo sulla luna,
curiamo i malati,
pilotiamo l'aereo e la metropolitana
ed io da grande farò
il Presidente della Repubblica. –
UNA PRIMITIVA SORTE
Massimo Carullo
Suona l'orologio, è tempo.
Dimentica quel voluttuoso legame.
Quella piacevole postura.
Le comodità materiali della vita.
Nel buio, rapida e leggera, ascolti il fruscio dei tuoi passi,
senza far rumore, varchi la tua soglia.
Dividi la tua anima in due parti, come nel momento di separarti dalla vita.
La giornata, si è già impossessata di te.
Dimentica il tuo nome, acquieta la tua lingua, dovrai identificarti con altre persone.
Ti aspettano poche gioie,
dovrai sopportare molte noie, molte tristezze.
Ti sentirai straniera.
Ripeti meccanicamente gli stessi gesti, ogni giorno, con silenziosa sottomissione.
Al primo sguardo così poco complicati, in realtà, ardono tra le tue mani.
Chi può accorrere in tuo soccorso.
Allentare le tue redini.
Placare la tua inquietudine.
Rasserenare il tuo sguardo.
Lenire i tuoi occhi arrossati.
Alleviare il gonfiore delle tue mani.
Sostenere le fatiche del tuo corpo.
Vuoi elevarti sopra gli altri uomini, senza volerlo, ti chini alla loro autorità, convinta, della
tua misteriosa predestinazione.
Vedrai un tempo in cui le donne, raccoglieranno nelle loro mani, un potere inaudito.
I loro sogni, e le loro fantasie, saranno per gli uomini legge indiscutibili.
UN GIORNO COME ALTRI
Massimo Carullo
La mattina si è presentata.
Sono desta e già persuasa.
L'alba, di un giorno come altri.
Mi infilo in vettura, siamo in tanti.
Nel traffico mi accodo, in fabbrica mi reco.
Davanti l'armadietto io mi siedo.
Apro lo sportello.
Raccolgo tuta, scarpe, guanti e cappello.
Vestita, con gli indumenti di protezione, parte la mia azione.
E' arrivata la chiamata.
Premo, spingo, avvito, stringo, piego imballo.
Volge al termine la giornata.
Stanca, sulla via di casa, penso alla mia vita.
Mi sento sollevata.
Ho profuso un grande impegno.
Rispetto, prevenzione e normativa, una giusta prospettiva.
Angelo della mia sicurezza.
CHE FATICA STA FATICA
Anna Maria Casassa
E m'ô putive dicere, quann'ero piccerella,
ch'a vita è troppo bella p'a passà a faticà.
E invece, no!
...Ricuordate: sta
ll'acqua 'ncopp' ffuoco
st'attente p'é criature
s'avessara brucià.
...Oi né, f'ambressa scetate
ci' aspettano e cummare
fa bellu tiempo fora
avimm' j a lavà.
...M'arraccummanno, torna
nun me fa prioccupà
stu nnammurato tuojo
t'avessa rispettà.
A tengo mente ancora a voce 'e mamma mia
diceva: "arrassusia, po', t'aggia fa 'nzurà".
E m'ô putive dicere ca po', si mme 'nzuravo,
comme vuò faticà, comme può penz'a tte,
fujenno p' a fatica, fujenno pe' campà
se n'à fujuta a vita ...comm'è fujuta 'a te.
EMBRIONE CARTELLINO
Matteo Cava
Così piccolo al tuo cospetto, la mia vita scorre lenta
dentro calde coperte di liquido e placenta.
Che non sia forse questo il tuo lavoro, Madre mia?
nel tuo ventre d'amore della vita trovar la via
L'essere unica partecipe della mia evoluzione
divenire risultato di una risoluta decisione
che un'arida azienda non capirà fino in fondo
Negli affari impegnata a conquistare il mondo...
in libertà tu scegliesti il lavoro di madre
felice il pancione mostrasti a mio padre.
Nell'universo degli organi, io embrione di vita
tu pronta là fuori a giocarti la partita
Ma il datore infelice non accettò il tuo destino,
per ore non timbrate con il cartellino.
Pratica comune è una tombola che deciderà
tra te e le tue colleghe chi avrà maternità...
Nei tempi moderni non si accetta l'assenza
di un capriccio scomodo come la necessaria degenza.
Troppi mesi fuori ufficio, troppi giorni e a loro duole
il tuo puro desiderio di creare una prole
DONNE DEL SUD
Albino Cece
Diserti il focolare,
indossi i pantaloni,
la divisa,
vai a lavorare.
Ad un mondo veloce
dai la tua voce.
Porti in grembo
una vita
che cresce;
lavori per essa.
Son passati i millenni,
ma è sempre lo stesso.
Sola,
tu resti,
stanca,
accanto alla culla.
Sola, tu resti,
stanca,
la sera,
ad aspettare tuo figlio.
Il papà, anch'esso,
domani lavora: dorme.
Sola,
sfaccendi per casa
e appronti
la nuova generazione.
La gelosia dell'uomo
lentamente si spegne.
Sola,
tu resti,
ormai vecchia,
ad aspettare i nipoti.
UN GIORNO D'OTTOBRE ASSOLATO
Patrizia Cimarra
Un giorno d'ottobre assolato
ormai lontano,
solerte serena
dei ragazzi del Centro,
con amore e coraggio
mi occupavo.
Tra il gioco e l'esercizio
era scorsa la mattina:
l'ora di pranzo vicina.
La morbida Arianna con me,
insieme a Giorgione
e Daniela la ciarliera,
in attesa del pranzo.
Quel pranzo…
In agguato
una brutta crisi.
Arianna convulsa,
all'improvviso
sotto il tavolo.
D'istinto la sollevo,
da me sola.
E mentre si riprende
"Tii-ttaa" mi invoca,
con lo sguardo mi cerca,
indifesa.
Io
uno strappo, una fitta,
un lamento.
E da quel giorno
un'altra divento…
Mi resta nella mente
l'immagine
di quel suo sorriso
innocente.
L'ACROBATA
Patrizia Cimarra
A te,
che ogni mattina
all'alba vai
ad iniziare la giornata di fatica
nella fabbrica tetra e rumorosa,
che ti leva a poco a poco la vita.
Polvere Umido Cottimo Calore
Eri fresca, forte, luminosa.
Dieci anni son passati,
due figli adorati
e i pesi aumentati.
Piatti Decori Smalti Caselle
Veloci, efficienti, su belle…
Non parlare Non fumare Non ti fermare
Insieme a te, le altre
Occhiaie Pallore Malanni Sudore
Quattro confidenze tra una foglia e un fiore
Segreti Mestrui Affanni Amore.
E poi a casa
tutta una gara
col tempo.
Anche qui, essere brava.
Non era questo che lei voleva:
fare l'acrobata
da mattina
a sera.
LA PAROLA
Barbara Codevico
Non una sola parola
Hanno le donne
Per dire fatica
Ma mille:
Fabbrica, ufficio, campo
E casa, pane o attesa.
Non una sola parola
Hanno le donne
Per dire lavoro
Ma mille:
Tempo, passione, dolore
E gioia, impegno o energia.
Io so che le donne
Hanno i loro gesti
E le loro parole
Colori diversi per ogni sogno.
Questo so di me
E di ogni donna
Che porta la rivoluzione
La forza di ogni nuova parola.
Questo so di me e delle mie parole
Che sono diverse
Da quelle dette
Che sono mute
Chiuse nel buio
Non una sola parola
Ho nel cuore
Ma mille
Abbraccio forza sostegno
Ma anche vita, vita soltanto.
ENNOD
Francesca Cortesi
Bambine treccioline
Donne gonne
Anziane campane
Iniziaron le lotte
"non riduceteci a questo"
accorrevan a frotte
"va a casa che poi ti pesto"
Poi finalmente qualcuno ha capito
e da qualche poltrona ha alzato il dito
E per alcune il mondo è migliorato
si è colorato, giocato, mostrato.
Bambine vere
Donne sincere
Anziane non più austere
Bambine scolare
Donne pompiere
Anziane non a filare
Ma attenta che non è finito il mito
delle donne dal volto che è schermito
Donne per cui questo è il mondo sognato
nel cuore usato, crepato, provato.
DONNA
Rosita D'Alessio
Ho visto fiorire il tuo volto, donna,
quando nell'aria guardavi il tuo tempo
dipinto d'aurora e ti stupivi.
Ho visto il sole e la rugiada nei tuoi occhi, donna,
quando cullata da un dolce canto gioivi
e quando con la sciarada melensa della notte
con le fresche albe, con i canti, con le illusioni
e con le speranze, tu morivi.
Ho visto le tue braccia lavorare come fossero
alati rintocchi di una campana udita
in una sera di maggio, donna;
svegliarti all'alba ed uscire nel giorno novello
per recarti là dove le tue gonfie tasche
avrebbero sfamato i tuoi figli.
Ho visto compiere preghiere e recitare grazie, donna,
dove l'odore acre dello zolfo e le carovane
piene di pensiero, ti segnavano dentro.
Ho visto le tue stanche membra adagiarsi
sui morbidi muschi e accanto a quelle rose rosse
che ardevano d'amore, per ogni petalo
si compiva un desiderio e tu godevi donna.
I tuoi languidi occhi, le tue braccia
dolci e sincere, le tue tasche gonfie,la tua forza
lamento e tristezza, gioia e dolore
la tua chimera delizia arcana, ti porterà
là dove gli incantesimi d'amore
si poseranno finalmente su di te,
donna così chiamata.
LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE
Tiziana De Felice
Tic, tac, tic, tac
Oddio di già! Che sooonno uff..
Driin, ok...ok
Caffèbambini rossetto;
Bruum..bruumm...
Non parte-scherziamo-sudata
Rimmel (che cola); zitti!
Zoom, zoom, zoom
Rosso, acc...benzina (verde)
Bene; cancellomaestrebaci
..è andata..ciao, ciao
Tic, tic, tic (tacchi) (a spillo)
Corsaguanti trafelata buongiorno
Caffè 2, il capo tivuole;
bene, no cioè male,..ffa..
CIRIBIRIBIN CHE BEL NASIN (portatile)
Pronto? breafing, spesa, unghia rotta
Dettersivolattecipolle (lacrime)
Gnam, gnam, gnam
Toast, caffè 3, cartelle, fila
"amore ciao" parrucchiere
Zoom zoom (di nuovo) peeh-peeh
Trafficocaos, ciao tesori
Cappottisciarpe quadernibravissimi!
Sbam, sdeng, stung (pentolame)
Lavatricerotta, oh noo,
buoni! Giuocate, spaghetti..acc.scotti
Smack, smack, smack
Amorecarezzemutuo (domani)
Emicrania, ..che bello...!
ZZZZZzzzzzzzzz...zz...
LA SARTA
Daniela Emmi
Con la testa china dal peso della vita
intrecci sete preziose
per le tue esigenti signore.
In questa stanza odorosa
di stoffa e vapore
imbastisci il tuo tempo
con gesto innato e preciso.
Adagi sulla spalla stanca
i bianchi fili
che adornano come collane lucenti
le tue pallide rughe
e ti ferisci il caldo petto
con aghi sottili e pungenti
è sempre lo stesso raggio di luce
che ti scalda la nuca
e ti vede assopita
scacciare il sonno.
Dalle tue grosse mani secche
cadevano spilli
che raccoglievo con la magica calamita
sotto il possente tavolo da lavoro.
Scoprivo per incanto
un segreto mondo di tesori nascosti:
bottoni persi, aghi spezzati, sfilacci di stoffa,
maliziose cerniere, capricciose perline,
gesso pestato, polvere antica,
maschi e femmine
intrecciati nelle fessure del legno.
Quando mi scontravo con le tue morbide gambe
mi veniva d'accarezzare la tua timida sottana
ma il tuo scostarti repentino
mi risvegliava da un sogno
che ancora profuma di te.
LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE
Fiorella Ficorilli
La donna può essere bella, brutta, garbata,
ma ha il privilegio di essere amata
perché ha un carisma in fondo al cuore,
carico d'amore.
Con eloquenza insegna a ogni bambino,
beato è l'uomo che le stà vicino.
Sa essere avvocato, insegnante, giornalista,
di professioni c'è una lunga lista,
ma ce ne è una che non è da meno;
fare la mamma a tempo pieno.
LA DONNA ED IL LAVORO FEMMINILE (2)
Fiorella Ficorilli
Vorrebbero molto i datori di lavoro,
dissentano, programmano tra loro,
soffocando in un burca il sentimento,
che una donna affronta ogni momento.
Ella ha una vita programmata,
lusinghiera, a volte amareggiata
percorre la sua lunga via
e di lavoro ha grande nostalgia.
Anche se torna a casa stanca
e si siede su una vecchia panca,
si sente serena, realizzata,
in questa vita di stenti, malandata.
Emetto un appello in questa mia poesia
un aiuto per la figlia mia...
due fortune in una mano,
la sua famiglia, ed un lavoro lontano
vincendo un concorso come per magia,
dopo lunghe attese, frenesia!
dove ella lavora è ministero grazia e giustizia,
ha avuto per miracolo la mia elencata lista
dimenticavo; un mutuo da pagare,
c'è una legge che la può aiutare?
riavvicinarla al suo paese,
la sua famiglia, le sue spese?
LA DONNA NEL LAVORO
Giancarlo Franchi
La donna, relegata tra i fornelli,
Aveva, un dì, il peso della casa,
Dava sé stessa per i suoi monelli,
Obliosa delle gioie della vita...
Non è stata capace la protesta,
Naturalmente, a mutar la testa
Agli uomini che sulla parità
Non sentono ragioni: se la donna
Emerge al punto d'essere additata
La frase è sempre quella..."Gliel'ha data..."
La donna, oggi, la cultura ostenta
Al pari dei maschietti e non paventa:
Vaglia come giocarsi la partita
O, meglio, organizza la sua vita
Regolando con grande sacrificio
Ore per casa e ore per l'Ufficio...
Si, l'uomo - un di - diceva
che questa figlia d'Eva
era fragile, imbelle:
le figlie d'Eva d'oggi
non sono, certo, quelle...!
SERA
Concetta Fusco
E' ancora sera
e il mio cuore ancora una volta
spera
di essere riuscita
a
coniugare il pane con la vita
vita
che è amore e dedizione
vita
che è lavoro e passione
per chi amo
e che domani
forse
sarà lontano.
L'ANGELO DEL FOCOLARE
Stella Gigli
Dopo il lavoro, stanca, sfinita
sul tram sono salita:
ahimè! I posti erano tutti occupati
da uomini forti e ben piazzati.
Ad uno ad uno
li ho fissati con ostinazione
lesinando un po' di comprensione.
Alla fine il più deciso
fissandomi bene in viso
"Mi dispiace cara signora
ma la gialla mimosa
all'uomo ha eguagliato
la madre, la figlia e la sposa"
Ha ragione! In piedi non mi resta che pensare
alla cena da preparare, alla casa da pulire
alla biancheria da stirare.
Le donna con la parità
han conquistato lavoro raddoppiato
e chissà saranno poche o tante
quelle che come me
di agitare la mimosa sono stanche?
Così mentre cerco di non crollare
non posso fare a meno di vagheggiare
la dopnna "angelo del focolare
LE SUE ILLUSIONI
Anna Grenzi
Rotto l'usuale silenzio
l'innaturale brusio
dei macchinari al lavoro
dalle urla disperate
delle altre attorno
d'impeto accorse,
mentre dell'accaduto
ti si colmano gli occhi
e si impregna la mente
con lancinante dolore
giù in fondo al cuore;
in silenzio
adesso sola
nel vano tentativo
di scuotere per sempre
il ruggito dei ricordi
imprigionati, celati
in quell'opificio
dove ti operavi
con passione, dedizione
per quel futuro,
le sue illusioni
che paiono ora
miseramente svanite.
CON LE TUE GRANDI MANI
Margherita Lo Tito
Le tue grandi mani rugose
attraversano la fiamma
- non si bruciano, nonna? ho paura mentre ridi.
guardo il fuoco.
Maestosa avanzi per la ripida salita
col fascio dei sarmenti sulla testa.
Dritta con la mano alla cintola
sembri una regina antica.
Ora mi addormento felice
sulle tue ginocchia ossute.
chiudimi gli occhi, nonna.
chiudimi gli occhi
con le tue grandi mani.
COLLOCAMENTO
Anna Luches
L'attimo mi attende in calzoni da giocoliere
mi chiama da lontano con lingue di seta
Nel punto del silenzio equidistante
sceglie con misura la sua spesa
e bada a chè la buccia sia lucente
Nel piatto di cartone
una lacrima frantuma in mille lame
Sono spirito paziente della virtù dei forti
aspetto dita tra nodi rossi dei capelli
Sono spirito debole tra unghie esangui
perché il fuoco ha il sonno dei cristalli
Sono ala addormentata
fasciata in un foglio
sotto bandi bianchi
è dissolta la mia fede
NOTTE INFINITA
Monica Marchetti
Albeggia e la sveglia trilla
o è il telefono dell'ufficio che squilla?
Sogna o è desta?
Si sveglia spesso con un gran mal di testa,
non è sempre è così per fortuna
ma è incostante come la luna.
La donna si sa, per lei la giornata,
non è come una spensierata passeggiata,
a volte sembra non avere fine
ma lei non si abbatte e ride
quando vede il volto del suo bambino
o immagina il nascitur repentino...
La colazione, il pranzo prepara
al suono di una musica rara,
apparecchia, veste, pulisce
ma ai suoi bisogni non sopperisce.
E parte per il lavoro
che al dì d'oggi vale più dell'oro,
le ingiustizie sono all'ordine del giorno,
assorbe ed ogni cupo pensier sparisce al suo ritorno.
Mamma, moglie, lavoratrice,
e a casa e il resto, e avvia la lavatrice
non si ferma mai e ha energie per tutti
e la casa sorride e dà i suoi frutti.
Ma quante fatiche, sudate e corse infinite
ed è un peccato sapere che non ci sono più vite,
ma nella casa si ritaglia un po' di vita
e i suoi sogni vagano nella notte infinita.
MANI DI DONNA
Grazia Maria Mari
Dai primordi lontani
con estrema dolcezza
la mano della madre
è la prima carezza
e poi lungo lavoro
continuo, incessante
leggero o faticoso
umile o importante
e con un tocco lieve
il dolore è lenito
l'ammonimento dolce
un compito finito.
Tra famiglia, lavoro
ed impegni più vari
anche le incomprensioni
degli affetti più cari.
Se la voce tremante
dell'età che non conta
cerca appoggio o sostegno
troverà sempre pronta
all'aiuto materno
nel penoso declino
la mano generosa
che allevierà il cammino.
Grandi mani di donna
con lavoro fecondo
efficaci ed esperte
mandano avanti il mondo.
LA MIA VITA
Marisa Martarelli
Suona la sveglia!
E' l'alba
di un nuovo giorno, si riparte.
Là fuori, benessere, prestigio, potere
contro difficoltà, sacrifici,
incomprensioni e disagi.
Mi sento morire.
Ascolto, allora, il cuore: il suo calore è la mia luce.
Mi impegno, in prima persona, con tanta pazienza
e un pizzico di fantasia e sensibilità.
La sera,
stanchissima,
chiudo la porta e mi guardo in giro:
una casa da sistemare,
i ragazzi e il marito che mi chiedono attenzioni.
Un'onda di malessere,
inquietudine, di nuovo, mi travolge.
Ancora una volta
la forza dell'amore,
che ha l'allegria coinvolgente dei miei figli,
lo sguardo amoroso del mio compagno,
mi dà coraggio per un futuro migliore.
SOGNI INFRANTI
Irma Martinelli
Nei tuoi occhi splende il sole della strada, nelle tue mani tanta
rabbia vorrebbe venire fuori e tu la nascondi.
Sul tuo viso tanto cammino, tanti sorrisi, tante lacrime eppure
brilla ancora il sole. Una borsa
sulle spalle tutta la tua forza e poi tante parole dette in fretta
ancora sorrisi costruiti apposta
uno dietro l'altro, ma chi sorride per te?
Mai il tempo di fermarti, mai il tempo per far riposare la tua
mente stanca, mille pensieri cacciati via in fretta, forse tanta
paura; ma tu sei forte e continui decisa per la tua strada.
I tuoi sogni chiusi in quella borsa, che adesso è il tuo presente,
sono tutti là uno dopo l'altro in ordine, in fondo non sono tanti
irreali, sono solo piccoli desideri e sai già quanto amore potrebbe
costarne uno solo. Una borsa sulle spalle tutta la tua forza, ancora
un sorriso e ti ritrovi lì sulla tua strada. Tante parole, tanta gente
e vorresti scappare, correre via, mentre il sole ti brilla negli occhi
e una lacrima è sempre lì sospesa ma tu devi essere forte.
L'EREDITA'
Adriana Mascanzoni
A nove anni a lavorare
già dovevo andare.
Stringere i denti
ed andare avanti,
il dolore nel cuore,
ma null'altro potevo fare.
A sedici anni
facevo la mondina,
i piedi nell'acqua
ed anche le mani
e quelle degli uomini
te li ritrovavi addosso.
Proprio più non ne posso!
A vent'anni,
il lavoro in ospedale,
la vita è dura, ma la strada è sicura.
Quando mi fidanzai,
i miei suoceri dissero:
"Sposare un'infermiera,
non è una donna seria".
Per la miseria!
Cos'altro posso fare
se non lavorare.
Le donne vogliono votare
ed i pantaloni indossare.
I tempi sono duri
e la vita sempre difficile
per noi giovani donne.
Quelle che verranno,
forse faticare di meno potranno,
perché la strada
sarà stata levigata
dai nostri passi
e lucidata dai nostri pianti.
PROPONIMENTI
Mimma Mauri
Dividersi a pezzetti dividere il giorno a fette.
Correre da un punto all'altro non sciupare il tempo.
Correre al lavoro in famiglia al supermarket.
Correre dal marito. Correre per i figli i genitori
i gerani le lenzuola i surgelati il parrucchiere.
Correre come il gatto (come il topo?).
Sognare...
Come il gatto riposare dormire acciambellarsi.
Essere una donna (ok, una vera donna).
Essere una donna libera.
Libera di - libera da.
Libera di a da (in con su per tra fra)?
Essere una signora (ok, una vera signora).
Non fare nulla. Non pensare. Non sciupare il
cervello. Essere amata-cocolata-riverita.
Occuparsi di amori-sentimenti-eterne- passioni. Come la principessa delle fiabe.
Come la fanciulla sempre giovane e bella.
Come la Lei dell'e vissero felici e contenti.
NON PENSARE-NON PENSARE-NON
PENSARE. Non sciupare il cervello.
- FERMARE IL TEMPO Diventare una mummia una statua...
una statuina di sale..
(RICOMPORSI)
Ricomporre i pezzetti -gli affetti-gli oggettii concetti-gli assetti-gli addetti-i bianchi
colletti.
Ricomporre la fatica:
centellinarla nella rubrica:
farsela amica.
Ricomporre il lavoro:
farselo tesoro:
prezioso come oro:
LA BRACCIANTE E L'AMICA
Nullo Mazzesi
Amica mia, tu mi conduci
per la città che scotta.
Lungo le vie profonde
gonfie di palazzi al cielo.
Amica mia, tu che mi stringi
la mano, in questo alveare
di termiti impazzite,
sotto il mattone ibrido.
Amica mia, la tua memoria è perduta
il tuo presente è malato
la febbre convulsa di potere
ti ha lasciata orfana fra
una marea di schiavi.
Amica mia, la tua opulenza luccica
brilla di metalli colorati,
ma sempre duplicati incorniciati
dall'uomo.
Perdonami amica mia, perdonami
se ho marcato il passo,
se ho osservato il cielo,
se ho affondato il pugno
nel fango acquitrinoso.
Domani la terra si sazierà
di cemento, e solo allora il
fiore profumerà di riso
sul mio azzurro pulito.
Amica mia, amica mia perdonami
LA SPIGOLATRICE
Nullo Mazzesi
Ti ricordi madre mia
il sole di luglio
bruciava le stoppie.
E quelle messi dorate
erano solo ricordo ondeggiante
come i tuoi capelli biondi
sugli occhi di giada
che filtravano furbi
sulle spighe disperse.
Mentre le mani frettolose
impilzavano il sacco,
appeso alla schiena piegata.
E dalla tua fronte rugosa
gocce di sudore salate
si abbeverava la terra.
Ora che il solco ti ha
coperta, ancor più bella
ti rivedo, nei colori
del mare, del grano, delle
foglie incorniciate alla terra.
Col vento mi accarezzi
leggera sul viso invecchiato,
con la stessa dolcezza da
bambino.
Lasciando sulle nubi bagnate
il colore felice dell'arcobaleno.
Madre mia, madre mia
il giorno sta morendo
come il mio corpo nudo
sereno aspetta il treno...
POESIA DONNA AL LAVORO
Carla Mussi
(Nei campi, nelle fabbriche, nelle miniere,)
oggi come ieri, la donna è dolorata per
i bisogni della famiglia.
Tante di queste donne hanno lasciato la loro
carne appesa agli ingranaggi delle macchine,
tante si sono trasformate per il loro duro
lavoro dei campi.
Il lavoro nell'artigianato famigliare per
trovare un sorriso nella vita.
Io avrei bisogno di un lavoro per
sostenere i miei vecchi genitori già
pensionati.
Ma un destino atroce sin dalla nascita; mi colpì
venni condannata da leggi imperverse della natura.
Io sono nata non udente…Solo mia madre ha fatto
di tutto per rendermi utile alla vita.
Solo lei sa le lacrime che ha versato dalle sue pupille
e il suo silenzio, come Madre, lei ha solo ascoltato
il Signore dei cieli.
Il silenzio di Mamma veniva da un' assidua supplica
alla preghiera rafforzandola nella fede.
Per aiutare me ad imparare un lavoro
con le mie mani, hanno imparato a uncinetto,
possa sostenere nella mia vita, dalle miserie
della società.
Ho sempre proseguito con la preghiera e con la fede
verso il Padre Pio, che mi ha donato l'invocazione al canto
della poesia che è rimasto un sogno, e una forte terapia
posseduta sin da bambina. Oggi da adulta mi sostiene
nel proseguimento della vita.
Ascolta la mia supplica, chi può farmi sorridere
gli occhi che hanno sempre pianto, chi ascolta
la mia preghiera.
Solo allora anche come donna nel mio lavoro
di artigianato famigliare troverei il
cammino civile del mio domani.
(POESIA DONNA AL LAVORO) VERSI LIBERI IN POESIA E PROSA
Carlo Mussi
Nella scacchiera del lavoro delle donne di tutta
la nuova Europa, esistono purtroppo centinaia
di problemi che le leggi attuali non hanno potuto
trovare la giusta, compensa pensate alle ammalate
colpite permanenti.
Da traumi, e dalle imperfezioni derivate da leggi
imperverse della natura.
Esse hanno bisogno di essere recuperate in un lavoro
per rendersi utili alla società e alle loro famiglie.
Solo allora sarebbe una conquista sociale civile
del Terzo Millennio.
L'essere umano è indifeso nei confronti
delle leggi della natura.
Soltanto avvicinandosi al Dio dei cieli e
dell'universo si può trovare tramite la preghiera
lo studio e il lavoro l'eguaglianza dei diritti
civili nati con il cuore, perché il cuore è amore
e non è imperfezione.
I potenti tentano di possedere sempre di più arricchendo
i loro appetiti, senza pensare che tolgono a chi ne ha bisogno per vivere.
Ma gli inermi non saranno mai difesi e la miseria li rende
sempre schiavi: il loro domani è solo se le leggi sociali
della giustizia si avverassero.
Un poeta disse?...Miseria, Miseria, orribili dei mali,
solo tu umigli e non conosci grandezza per fede verso Dio.
Dentro, nel mio cuore, parlano le donne del mondo,
che sono affaticate del lavoro, notte e giorno,
e poi in casa non si riposa mai, sono avvilite dal
pensiero della famiglia.
Alla ragione nella giusta compensa del diritto al lavoro e
la pace per la serenità della famiglia.
Dove è la donna che può essere recepita e resa felice?...
La società è traviata e imperversa; nel donare giustizia
sarebbe per i sofferenti un sorriso alla vita.
8 DI MARZO Ballata per le donne di Cervia
Carlo Nava
Chi di voi conosce le donne di Cervia,
quelle di ieri, quando l'8 di marzo
era un giorno come un altro
e mimosa il nome di un fiore
che non cresce da queste parti?
Donne di Cervia, donne di salina,
facce bruciate dalla vampa del sole,
dai bagliori del sale.
Raschiare, stendere, portare, ammucchiare.
Guardare con sospetto nuvole all'orizzonte.
Pregare che non piova a liquefar fatiche.
Donne di Borgomarina, donne di pescatori.
Molti giorni di magra, qualcuno di abbondanza.
Lavoro sempre: reti da riparare, vele da cucire,
quattro pesci da vendere, bambini da accudire.
E l'ansia che stringe il cuore
quando il maltempo
sorprende gli uomini sul mare.
Donne di muratori: due camere e cucina
da tirar su rubando ore alla sera,
ignorando le feste.
Mattoni ruvidi, sabbia, cemento, acqua.
Le coffe sono di piombo, le mani dolgono,
i muri salgono lenti.
Della fatica, delle pene di queste donne,
è fatta questa Cervia di oggi.
Ben venga quest'8 di marzo,
ben venga il colore di sole delle mimose.
Si faccia festa grande nel nome delle donne.
8 di marzo: nell'aria un sentore di primavera.
Oggi festeggiamo le donne.
Anche quelle di ieri.
SENZA TITOLO
Roberto Nicolini
Non riconosci più te stessa...
era ieri che guardandoti allo specchio
vedevi gioia e bellezza
poi il dolore...
la tua mano come morta
poi il dolore...
quella pressa ti ha schiacciato
poi il dolore...
la sentenza,
come prima non ritorno...
non sarai più te stessa
mutilata
come donna
che doveva lavorare
non lasciare i suoi figli soffrire
dargli tutto
anche se stessa
come donna
esposta al pericolo...
una società che non protegge
la dignità
che il nostro animo riconosce,
lavorare per realizzare se stessi
non per sopravvivere
non per umiliare
straziare il proprio corpo
perdersi e rischiare
di non riconoscersi più.
SENZA TITOLO
Sonia Paglia
Chino il capo
Immobile
Il tuo sguardo perso,
dentro un tempo costretto.
Siedi con fierezza materna
Le tue mani leggere come ali di gabbiano
incontrano il mondo
Sapienti carezze trasformano velluto
seta lino e cotone.
Il rumore della macchina da cucire stride,
scivola nelle tue orecchie,
si mescola coi tuoi pensieri di vita.
Improvvisamente il tuo sorriso
si espande,
abbraccia invisibili ombre.
La solitudine si contrae
e lieta si accompagna alle altre presenze.
Il silenzio si anima,
l'atmosfera gioisce,
si riempie di vibrazioni e respiri profumati.
Il tuo corpo prende nuove forme;
i tuoi passi lenti
sfiorano la terra umida
riprendono energia armoniosa,
il lavoro si dissolve
e tu allegramente torni verso luoghi familiari.
SULLA RIVA
Marina Paiani
Di te ricordo le mani bruciate dal vento, rosse, gonfie,
bagnate di fatica, di una fatica senza fine. E dopo, ancora vento e acqua, e vento,
su quelle mani senza riposo, e tu, china sulla riva a battere i pochi stracci
consumati dal troppo lavare.
E ti bruciava il vento la faccia di sudore gelata, e io ti dicevo - ti aiuto Ma non potevo. Tu devi studiare, dicevi.
Avessi avuto mani da donna già grandi sì, avrei fatto lavorare le mie.
Disobbedendoti, ti avrei dato i miei guanti.
DONNA POETA
Amerigo Panaiotti
Simile nel verbo apologo di Kherz
Maestro dei Maestri,
ti rispecchi e fai stupire.
Negli atti e nelle parole
trovi l'onirica logica e
come Borges esalti il contrattempo
tra realtà e immaginazione.
Canto Odi a te, Donna Poeta
che puoi riposare, sognare e
nel tuo sereno vagheggiare; l'imponderabile
appare e tu materializzi.
RICORDI
Carla Paoletti
I ricordi rischiarano gli angoli della mente
sfumati come acquarelli.
Ricordi; spazi preziosi della memoria,
strappati al peso di una lacrima
pianta nel buio.
Passò all'improvviso
il tempo del ruzzo.
Morta la mamma mio padre
mi parlò col pianto in gola:
-devi lavorare bimba mia,
non posso mantenerti a scuola.Aggrappata ai soli ideali
della famiglia e della fede,
nei momenti più intensi del lavoro,
ho capito che Dio è là,
dove l'uomo fatica e lavora,
per ogni goccia di sudore
amara come il pianto di ogni cuore,
Ha scritto che lavorare è amore.
E nell'amore non ha più freddo l'anima
e ti rende libero e felice.
Così, giorno dopo giorno
ho conquistato la mia libertà.
Libertà è anche scelta di un lavoro migliore.
Con l'entusiasmo più giovanile
ho lavorato e la sera studiato
per prendere quel diploma che volevo.
Ho così realizzato tanti sogni,
perché, ogni lavoro fatto bene e per amore
produce benefici.
Il lavoro di tutti
crea una comunione di beni
e migliora il mondo
con le nostre mani.
CARLOTTA E LE ALTRE
Chiara Passarella
Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra
giovani donne
di inizio novecento
Fanciulle del popolo
logorate negli stabilimenti industriali,
Ingaggiano la loro grande battaglia.
"Tu languisti come un fiore,
cui è mancata l'aria
ed il caldo bacio del sole"
Elvira, anni 18, morta di etisia
Elisa, anni 20, il braccio destro stroncato da un telaio
Corre l'anno 1914
Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra
piccole bimbe
di inizio millennio
Cybernetiche creature multimediali
osservano le loro mamme
muoversi con leggerezza.
Il computer acceso
Lo schermo ammiccante
Riflette il volto di una donna impaurita
Safiya, anni 30, condannata a morte per lapidazione,
Tatiana, anni 19, sfigurata al volto dal suo protettore.
Corre l'anno 2002.
LA DONNA E IL LAVORO DELLA SICILIA
Maria Stella Patamisi
Avevo solo 13 anni, quando costretta dalla necessità cercai lavoro.
Non capivo nulla della vita,
capivo solo che dovevo tenermi stretta l'onore per prendere marito,
era così che si faceva.
Ma i miei guai ebbero inizio quando mi recai dal primo datore di lavoro.
Dovevo sopportare gli abusi di tutti gli uomini che c'erano in quella casa, il padre, i
figli.
E quella povera tredicenne non aveva pace!
La notte scendeva dal balcone con una corda il vicino di casa e si introduceva nella
mia stanza.
Lasciai quel posto di lavoro e andai in cerca di un altro, che non era diverso dal
primo.
Gli uomini mi rendevano la vita difficile, finchè non trovai più lavoro,
succedeva così se una si ribellava al suo volere.
Emigrai in cerca di una vita migliore, che nessuno mi mettesse le mani addosso.
Anche lì trovai difficoltà.
Avevo solo 16 anni e mi sono accorta che dovunque fossi andata
gli uomini erano sempre gli stessi, non sarebbe cambiato nulla.
Presi il lavoro, affrontai le difficoltà e rimasi in Inghilterra,
perché dovunque fossi andata per la donna e il suo lavoro sarebbe stato sempre
subire.
LA DONNA E IL SUO LAVORO
Maria Stella Patamisi
La donna ha sofferto per il lavoro,
facendo enormi sacrifici per la casa, i figli e il marito.
Quando ci recavamo a svolgere i lavori dei campi
i nostri figli appena nati ce li portavamo sul lavoro.
Con la corda gli facevamo la culla, allacciandola da un albero all'altro,
e con il gelo dell'inverno, li tenevamo accanto a noi
mentre svolgevamo i nostri lavori nei campi.
Spesso dovevamo emigrare in cerca di lavoro e,
costrette, lasciavamo i nostri figli ai genitori.
Gli anni passavano e, costretti dalla necessità,
non vedevamo crescere i nostri figli,
e al ritorno avevamo l'amara sorpresa di vederci respinte
che non ci conoscevano come genitori.
Il lavoro per la donna è stato sempre la rinuncia a qualcosa.
A volte maltrattata come schiava del marito,
spesso dovevamo sottostare al volere dei genitori
e prendere come marito colui che sceglievano loro per noi.
Questa era la donna, il suo lavoro e la sua difficile vita.
DONNA CHE TI ALZI AL MATTINO
Mario Pavan
Fioriva su giorno di mimosa la tua primavera
anticipata da sirena di dura fatica
e anche allora tu eri l'altra metà del cielo
ancora e sempre: vera compagna, amante, madre.
Hai scritto ormai la tua storia
a mani nude su pietre miliari
di tribolazioni vicine e lontane.
Hai strappato pause di calore
al tuo uomo; il tuo volto tirato
si specchia su quadrante al quarzo troppo perfetto
che non lascia più cuore all'amore.
Solo ingranaggi di telematica senza dialogo
e manca il tuo pulsare antico di fantasia.
Avevi trovato come inventato
e provato semi e fiori
in età antiche di preciviltà
ma ora anche tu sacrifichi al mondo
i tuoi spicchi di sole e squarci d'azzurro.
Indossi forzata divisa di obblighi quotidiani...
quando vorrei tanto scoprirti
e respirare eternità d'emozione
sul tuo grande seno d'attesa.
Donna che ti alzi al mattino
e corri incontro al giorno, inesorabile...
LA SERPARA
Antonio Pelagalli
Lontano affiorano ricordi a mio nonno, che racconta lontano,
le macerie, la miseria, un pasto, a volte l'altro
di pan rosso o di pan di ghianda,
quel era misero ma pasto.
Dagli occhi della mamma gli si perse una lacrima.
E in quel angolo semi dirupato un fardello copre la vecchia valigia,
strano al mio pensiero e caddi nel sonno.
Un sogno lungo senza la mamma,non più le grida al mattino
e la stranezza, le carezza della nonna.
Un freddo gelido vento, soffiò in me
"Mamma,mamma", la mamma!
Figlio la mamma ha lasciato un bacio sol per te.
Il nonno si ferma, china la testa, raccoglie dal misero fuoco uno sterpo che
bruciava, accende la pipa.
Le rughe si curvano sul viso,due lacrime scendono,è il sfogliar di lì del
passato, un sorriso s'accende ed è subito ritorno al racconto.
Il manto bianco quel dì copriva la valle,
Una donna a passi lenti mi si avvicina, con un bacio tinge di saliva il mio viso.
Mamma, mamma, non dirmi?
E' il bacio che m'avevi lasciato.
Si figlio mio!
In ginocchio l'uno fronte altro,
lo sguardo frugava,
carezze ripetute,
pagato,pagato il racconto di quegli anni lontani,
oltremare in quella terra, alla ricerca del luogo,
era la speranza senza meta, sterminate pianure, grandi città.
Io la straniera, sperperai quel poco che avevo.
Sol un mi offri lavor, il serparo.
Le mie mani, la mia voce, impararono all'ubbidienza,
serpenti attorcigliati al mio corpo.
Il calore,calore dei soldi della gente, e i serpenti.
Le grida e applausi innegiavano a gran voce, la serpara.
L'ho fatta.
Per tornare da te figlio mio e penso.
UN GIORNO AL CALL CENTER
Francesca Pellegrino
Buongiorno sono Francesca, come posso aiutarla?
Buongiorno sono Valentina, in cosa posso esserle utile?
Questo è l'attacco, per chi non lo sa,
di ogni operatrice che al call center sta.
Niente sportelli, niente file,
solo un pc una cuffia e un microfono.
Otto ore, quando va bene, e una ripetizione infinita.
Non c'è più la catena di montaggio,
il rumore assordante delle fabbriche è assente.
Siamo tante, in piccole isole,
tutte ipertecnologiche, ma così sole.
Ad ogni operatrice la sua, difficile da far propria
perché mai la stessa.
Operatrici mobili, operatrici gentili,
la donna, si sa, è così brava.
Voce suadente, dizione perfetta,
prontezza e conoscenza a portata di un clic.
Vuoi conoscere una tariffa? Chiamami.
Vuoi conoscere tutto sul tuo telefonino? Chiamami.
Sei rimasto da solo e non sai che fare? Chiamami.
Si perché l'operatrice è anche caritatevole, ma quanto...
Sa ascoltare, non interrompe mai,
è prodiga di consigli e buone parole.
Novella madre, per tutti.
Siamo tante, più degli uomini,
ma ancora troppo anonime.
lSiamo l'immagine di ogni azienda ma
l'azienda ci ama?
Siamo monitorate e ascoltate,
ma l'azienda ci ama?
Non importa se sei stanca,
se la bocca chiede tregua e gli occhi si chiudono.
Noi, per te, ci saremo sempre.
Eccoci, siamo le operaie del futuro.
MIA NONNA RACCONTA
Barbara Pellegrino
Ti guardavo seduta accanto alla finestra
non fu difficile capire che ti stavi annoiando.
Incuriosita dissi - Potrei farti una domanda? Tu annuisti, e cominciasti a parlarmi
di tutta la tua giovinezza.
Era una notte freddissima, la tua famiglia dormiva,
alle tre bussarono alla porta e all'improvviso capisti,
i tedeschi ti avrebbero portato via tuo marito.
Sarebbe tornato? Tu non sapevi cosa fare,
ma capisti che da quel giorno avresti dovuto
badare da sola ai tuoi figli. E così fu.
Per i vestiti scucivi il materasso.
Ma servivano soldi. E molti. Per questo,
come le altre donne, eri costretta a lavare i panni.
Ogni mattina all'alba andavi di casa in casa,
li raccoglievi e li portavi alla fontana.
che fatica però, e che dolore su quelle mani.
Gonfie, rosse, tutte rovinate.
E per nascondere ai tuoi figli il dolore provato
le coprivi in ogni modo, quelle mani.
Non c'era tempo per le coccole, quanto dolore.
Ma un giorno bussarono di nuovo alla tua porta.
Stavolta era lui, tuo marito riuscito a scappare.
Raccontami - gli chiedesti - ma lui disse no.
Ti guardò sorridendo, e con una carezza
Preferì tacere.
Tu lo guardasti e capisti cosa voleva dire.
Da quel giorno niente fu più lo stesso ma
cominciasti di nuovo a sorridere.
La felicità era di nuovo con te.
LE ROSE DI BRESCIA
Rina Pirani
All'angolo della strada che portava al centro di Brescia
una giovane ragazza infreddolita
vendeva grandi fasci di rose.
La gente si fermava ad osservare quei bocciuoli che lottavano vellutati
contro il gelido inverno.
Sul suo carretto di legno tarlato stese...tante spighe di grano.
"Guardate queste spighe, guardate queste rose, non sono espressione d'abbondanza e d'amore?
sussurrava alla gente di passaggio.
Alla fine della giornata le strade di Brescia abbondavano di speranza e profumavano di passione.
SENZA TITOLO
Rosellina Pisani
Ti vedo avviare il fuoco
Con mani nodose colme di spine.
Ti vedo china a mietere pane
Con passi lenti come di venti.
Contadina ti vedo fatta di terra
Con abbracci forti e brevi
piccoli sorsi di vino robusto.
Anima piccola fatta di grano
LA DONNA SANTA
Carlo Prosperi
Posidippo di Pella un dì compose
l'epigramma che meglio ti si addice:
non parla né d'orpelli né di rose,
ma di spole ronzanti: sia felice
la donna santa per il suo lavoro!
quella che con la mente e con le mani
ornò la tela dei suoi giorni d'oro,
lampi di luce per i bui domani.
Certo non sei Corinna, e non orditi
di tenui fili vai empiendo lesta:
ma le rotelle che solerte avviti
daranno vita a musiche di festa;
a musiche che sanno di trastullo
e vengono da camere remote
nella penombra, là, dove fanciullo
ero estasiato dalle stesse note.
E quanti sogni desterà il motivo
del carillon nella sua lunga vita
dovranno il loro incanto suggestivo
solo all'alacrità delle tue dita.
LUCIA, LA MIA MAMMA (NATA NEL 1900)
Maria Reduce
Mia mamma aveva la bicicletta
così poteva andare più in fretta.
A quei tempi, da quel che si dice
aveva la bicicletta solo la levatrice. (1)
Lei era privilegiata
ad essere così attrezzata.
Lavorava alle fornaci bellunesi
ed aveva a che vedere con dei pesanti arnesi.
Dal lunedì al sabato con la carriola i mattoni spostava
e alla domenica i panni della famiglia lavava
in inverno sopra la stufa li sciugava
perché senza quelli non ci si cambiava.
Non avevamo tanti vestiti, era vero il detto:
uno indosso e uno in fosso.
In dieci anni di lavoro da semplice operaia
con la sua esperienza passò capooperaia.
Sul lavoro per pranzo un etto di formaggio si portava
la metà solo si mangiava
ed il resto per il giorno dopo risparmiava
così ogni tanto un paio di calze si comprava.
Le fredde sere d'inverno le passava in stalla a far filò (2)
perché era la stanza più calda.
Mia mamma con parenti e conoscenti conversava
e come tutte le altre donne ricamava o rammendava
usava pure la corletta (3) e faceva gli scarpet (4)
mentre mio papà faceva i cesti coi sacolet. (5)
Ricordo la mia mamma mentre lavorava
li piedi sulle mucche si riscaldava;
mentre badava a noi bambini che si studiava
o dai nostri nonni una storia si ascoltava.
La mia mamma faceva il pane in casa
e per la lievitazione, in stalla lo lasciava.
Erano buonissime anche le fugazze (6)
che piacevano pure alle ragazze.
1. Ostetrica
2. Ritrovo per lavorare e chiacchierare
3. Attrezzo per filare la lana
4. Ciabatte per casa
5. Vimini
6. Panettoni
RUOLI DI DONNA
Angelo Riva
E' buio mamma, vieni a fare la nanna?
Non posso piccolino
ecco una carezza e un tenero bacino.
La mamma deve uscire, andare a lavorare
è una necessità, un disagio
che insieme dobbiamo affrontare.
Lavori in TV, fai la ballerina?
no, piccino, la mia meta è la catena di montaggio
e per resistere ci vuole tanto coraggio.
Sognavo anch'io quand'ero ragazza
un amore, una casa e qualche bambino
ma tante bollette insieme all'affitto
non mi lasciano scelta a un altro indirizzo.
Cosa sono, forse un robot?
faccio la mamma, la moglie,
la lavoratrice e la colf
ruoli diversi, ruoli intensi
che danno poco spazio a gioie e sentimenti.
Basta uno sforzo, si può capire
che una donna ha tanti ruoli
ma la parte speciale di questo paese
non si rende conto
e una modesta famiglia ne fa le spese.
Sono fortunata, ho tanto amore
tutto quello che faccio lo faccio col cuore
quante sfumature, quanta psicologia
per non farmi prendere dalla malinconia.
CRONACA DI POVERI GIORNI
Paolo Sangiovanni
La favola racconta che ad un tratto
hai reclinato il capo e sei partita
per seguire la slitta scintillante
di quell'oscuro tuo babbo natale
cui nessuno credeva. Solo tu.
Perché non c'era proprio niente più
cui credere nei vortici di giorni
coniati per tenerti prigioniera.
La zoppicante favola terrestre,
favola quotidiana partorita
dalla sommessa comprensione delle
tue più futili amiche, tue più grandi
accusatrici quotidiane, dice
cose non vere, lacrimose. Ma
meno sofferte della tua realtà.
Né la cronaca dice il desiderio
tuo clandestino contro il doppio ruolo
che ti era stato congegnato, il doppio
capestro della Lotta che accostava
te a pretestuose immagini sociali
e che ti discostava nel frattempo
dalla tua vera identità ogni giorno
serbata dentro. Assieme al dolorino
negato a tutti per potere ancora
continuare a lavorare un poco.
E' tutto in tutto: la felicità
e la paura di essere o la febbre
che ti consuma e ti lusinga. Poi
il polipo è scoppiato e ti ha trovata
inespressa, appassita, affaticata.
E tutto è stato semplice: morire
quando non si è nessuno è sempre meglio
che soffrire in silenzio. Dio non sa
trovare per alcuni altri rimedi.
Hai rotto il guscio di ogni giorno e ti
sei liberata dalla tua galera.
IERI, OGGI
Nilvano Sbrana
Ieri, a piedi nudi
correvi ingenua per i prati
in caccia di farfalle, di cicale.
Un bacio al babbo, e via ancora.
Oggi, disinibita
sei protesa verso le conquiste
che il maschio ti ha negato.
Un bacio al pupo, svelta, è tardi.
DEA KALI'
Gilda Scognamiglio
"Buongiorno, mi presento:... no, non sono la Dea Kalì,
ma faccio comunque questo, quello e quest'altro qui!
Sono una della razza femminile che ha pure voglia di lavorare,
ottimi risultati ho conseguito studiando,
ho intraprendenza, educazione e una capacità di apprendimento niente male!
potrei dare il mio contributo e in questo mondo vò cercando...
Cosa? Un impiego, un lavoro che mi consenta di vivere degnamente
ah dimenticavo di aggiungere! che non sono sposata nemmeno civilmente,
non sono accompagnata, non ho figli e nemmeno un pesciolino rosso
eppure trovar lavoro, per noi donne, è un problema grosso!
Questo è uno dei punti importanti
non importa quante lingue parli, o se hai esperienza,
riconoscono in te solo una potenzialità:
"La donna senza figli non può stare senza
quindi prima o poi qualcuno ne sfornerà!
Sembra essere una malattia
non ancora riconosciuta ufficialmente,
ma dato che madre e figlio coi problemi sono in sintonia
risultiamo essere un acquisto poco conveniente!
C'è poi quella categoria, in via d'estinzione,
di quelle che lavorano già da tempo, non so, sarà solo una sensazione,
ma più di un tanto avanti non vanno
possono farsi in quattro e dimostrare quel che sanno,
e ahi voglia a fargli capire
di essere in grado di gestire!
Se solo si fermassero a pensare,
che la stragrande maggioranza di noi donne i conti fa quadrare
giorno per giorno, mese per mese,
queste son le entrate e queste son le spese!
Il bilancio di una ditta è molto complesso,
ma quello familiare di sicuro non è uno scherzo
se poi aggiungiamo che è solo l'uomo a lavorare,
allora sì che pani e pesci dovremmo raddoppiare!
Lo so, son cose che riescono bene a nostro Signore
Lui fa i miracoli, noi le acrobazie,
ma le facciamo con impegno e con tutto il nostro amore"
L'OPERAIA
Sahara Scopetani
Con l'anima
curva di fatica
muove veloce le mani
sempre in quel gesto,
antico e uguale.
Inclina lieve il capo
al ricordare il figlio,
sempre quel gesto.
Sosta un momento
anche la macchina
a intenerirsi con lei:
per oggi non la morderà.
Sempre quel gesto.
raddrizza forte il capo
e aspetta un mondo migliore,
con più occasioni.
Sempre quel gesto.
Dove il sogno
diventi certezza,
sempre quel gesto,
dove il futuro
si vesta di concretezza,
sempre quel gesto.
PENSIERO AD UNA MAMMA METALMECCANICA
Cristina Strona
Quando ritorni la sera nel Buio, gli Occhi macchiati di blu
come un bambino mi tendi la mano, cercando qualche cosa di più
E sul calare del giorno sei Bella
la tua Ruga mi parla, brilli come una Stella
Non taci appassita all'accogliente Calore
la tua Voce fa un Canto e va dritta al mio Cuore
Ecco sei Libera dall'immane Catena
che t'inchioda all'Allarme dell'ultima Sirena
Come i Passi, le Mani ti raccontano
i tuoi Figli sanno quando Voli, loro sognano!
Tu lotti, t'imbatti col tempo fugace
se per esser Donna non ti dà Pace
Ora quei suoni assordanti sono Lamiere
polvere è il Riposo che hai lasciato all'Alba per Dovere
E ferendoti con ciò mi fai patire
sa d'Amaro in bocca, sempre pronta anche a Morire
Poi di nuovo mi riappari con quel Verde e lo scarpone
sei l'immagine del Milite che non va mai in Pensione
E Domenica già profuma del pane tuo sudato
qui c'è Gioia oggi, non t'aspetta un lavoro azzardato
E' questo, Cara Mamma, il mio Pensiero per Te
mi dai Forza e m'insegni la Vita con tuo Esempio, anche a Me!
AL MERCATINO DI BELGRADO
Luca Trepiedi
Salgo sul tram (e fischietto un motivetto...).
Curioso stare qui oggi, tra la fatica di Via Brace Jerkovica
a provare qualcosa,
dopo aver trovato tra il finestrino e la polvere del sedile
l'angolo di occhi capaci di tirare per altre rotaie
sicuri, ti fanno trovare senza cercare
distinguere e confondere
vivere, viaggiare avanti ai ricordi.
Strano (e fischietto ancora)
In queste facce vedo mia madre che sorride
e che adesso forse rimpiange di essere nata troppo presto;
vedo finalmente mia nonna dalla parte giusta del tavolo
fuori dal camino
con una gonna lunga
ridere a crepapelle e dire tutte le parole taciute.
E tutto sento
- quel che forse ho ripreso da voi la fatica dentro le buste del pane
nelle mollette stese sul marciapiede
sulle mani delle donne che stendono
come in un ossario
uno accanto all'altro calze di lana, limoni
e pettini di plastica col manico di madreperla.
Qui come allora
la campagna è stagione di lucciole e cinciallegre solo nelle storie
e tra i giardini dei poeti
Ciao nonnina
(amor dammi quel fazzolettino...)
DUE RIGHE IN CRONACA
Michele Troianello
Le mie rughe
si allungano scavate
nella ancora notte,
lì nello specchietto del camioncino.
Antonia è troppo grossa,
posto per tutte non c'è.
Il cancello si richiude e
inizia la piana degli ulivi.
Le mie mani fremono
ho poco tempo per pagare e
dolori e silenzi non possono fermarmi
e corre ancora sul selciato;
è notte ancora
troppo notte per vederci bene.
"SBANDA IL CAMIONCINO DI UN CAPORALE
MUORE UNA DONNA"
Posto per tutte non c'è
neanche qui...credimi.
UNA STORIA ROSA
Paola Trotta
Ho ascoltato
la voce di donne
che non hanno
Parola,
ma solo mani:
immense per fare,
infinite da offrire.
Ho letto
in ogni pausa
le note più alte del verde canto
che non conosce tempo,
che non ricorda affanno...
Ora io vorrei,
per tutti,
una Storia
tinta meravigliosamente,
amorevolmente,
di rosa.
IL VALORE DONNA
Livio Ulian
Donne mogli,
donne madri,
donne modelle
dipinte sui quadri
Donne sognate,
donne vere,
donne come
irraggiungibili chimere.
Compagne di lavoro,
compagne di vita,
importanti tasselli
per completare
l'immaginario "puzzle"
del progresso,
costruendoci il domani
col sudore della fronte
e la forza delle mani.
"Donna! Grazie di esistere".
Parole che fanno eco
nel tempo,
grido di gioia e d'amore
dell'uomo che crede
nella compagna
e nel suo valore.
"ENDURING FREEDOM"
Gabriella Valentini
L'ultimo suono sparato fuori campo
alla partenza di un viaggio che non si può raccontare
aveva la consistenza del piombo vigliacco
nascosto nel buio della canna,
nel sembiante di farfalla, di "aiuti", di sorrisi
Piombo: nel piombo da sempre credo
ma in quello steso al sole,
battuto in caratteri, in parole
allineati per più pericolose esecuzioni,
di quelle che imprimono e fanno esplodere senza clamori
non corpi, ma coscienze ulteriori
Ora il cursore sullo schermo ha smesso di ammiccare
e incalza, pulsazione urgente sulla pagina bianca,
divinità tirannica e indifferente
pronta a richiedere ancora piombo e sangue
A voi, donne cadute per la pagina bianca,
cattivo onore si rende con i saldi di retorica
perciò perdonatemi se rubo la battuta di un attore
e per favore concedetemi il lusso di essere banale
"il vostro esempio mi fa voler essere migliore".
LE TUE MANI
Lido Vanni
Laboriose e tenaci
negli anni della fame
Callose e resistenti
nei tempi della fatica
Morbide e vellutate
nei momenti dell'affetto
Sanguinanti ma vive
nei giorni del dolore
Tenere e dolci
nella consolazione
Sicuro rifugio
di cuori infranti
Sorelle eterne
autentiche figlie
del tuo amore
MAMMA
BALLATA DI DONNA SOLA
Antonella Vannucchi
Ballata di donna sola
su una sola corda di chitarra,
ragazza-madre-operaia,
simbolo di sfida
in universo maschile,
gli sguardi di sottecchi
le battute pressanti e pesanti,
un urlo di sirena
scandisce il suo giorno.
E alla sera madre
di chi fatto una scelta difficile
tra tanti passi difficili,
metri di liste d'attesa
di asili nido percorsi
compensati dall'aiuto d'amiche devote
contando la scarsa paga
fra debiti e crediti
che la vita le ha inviato.
Piatti sporchi, panni da lavare
un altro lavoro s'aggiunge,
le ore si fanno pesanti
dietro palpebre socchiuse,
le ninna nanne raccolte
nelle sue mani
che sanno di pane e farina,
un bacio su quel volto di figlio
tanto amato.
La finestra si apre alla luce,
un urlo di sirena,
un nuovo giorno,
di lavoro, di battaglia
per questa donna sola
ragazza-madre-operaia,
canta la sua vittoria, ballata,
su una sola corda di chitarra.
LA DONNA E IL LAVORO FEMMINILE
Pietro Vassallo
Ti guardo nella lastra, vedo solamente
Che nella tua vita hai sofferto amaramente
Vorrei scorrere nelle tue arterie e vene
Per scoprire come hai fato del bene
La tua intuizione che emerge, la vedi
Da come ti muovi dalla testa ai piedi
I nervi sono saldi ma funzionanti
In ciò che fai premi i giusti pulsanti
Il flusso del tuo sangue è così regolare
Come le onde di uno splendido mare
Quando sono agitate è un vero tormento
Nella femminilità conta molto il portamento
La tua dinamicità rafforza gli arti
Come l'uomo sei completa in tutte le parti
La tua anima è ricca di emozioni e di sensibilità
Ti impegni con tutto il cuore, con abilità.
LAVORO FEMMINILE
Dina Vichi Fabbrizzi
Il lavoro femminile, per chi ha famiglia e prole,
è sempre stato doppio e senza sole;
alzandosi alle sei della mattina,
cominciando a preparare giù in cucina,
accomoda, pulisce, lava e stira, attacca dei bottoni
di tante camicie e poi dei pantaloni,
la donna sembra destinata a questa sorte;
l'uomo invece si crede più saggio e forte:
nell'ignoranza egli sempre vive:
non sa quanto sia duro e d'oro
il lavoro femminile.
In Italia come anche in Spagna,
da una cattedra od in campagna,
o agli sportelli sia
lavoro femminile mantiene ritmo e cortesia;
mentre lavora la donna pensa alla sua casa
ed ai bimbi a scuola,
ed uscir di lì non vede l'ora;
si applica con dote di precisione e tolleranza,
ma quando arriva a sera si trova tanto stanca.
Passano giorni, mesi ed anni a quel tran tran,
superando peripezie e non poche difficoltà,
con tristezza ed po' di delusione
ringrazi Dio di essere arrivata alla pensione.
Vedi la tua chioma d'argento,
dici allo specchio,
peccato, per te non hai mai avuto tempo,
neanche di gustare un tramontar del sole,
un'aurora di neve e dei colori lo splendore.
RAGAZZA MADRE
Laura Zilio
Il tenue raggio di luce che penetra dagli infissi
ti avverte: il tempo si è rabbuiato.
Hai dormito poco, stanotte: a tenerti desta
il pianto sommesso del tuo bambino.
L'hai cullato, massaggiandogli il pancino,
l'hai baciato.
E' solo tuo, il bambino.
Svelta ti accosti al balcone,
infuria la bufera di neve,
che bello il candido paesaggio,
ma...nella fabbrica il lavoro ti aspetta.
A sostituirti arriva appena in tempo l'amica volontaria,
le affidi il piccolino,
già gratificato dall'abbondante poppata.
Scendi le scale, rischi di cadere: il marciapiedi è scivoloso.
Arrivi, infili il camice da lavoro,
ti affretti alla catena di imballaggio.
Pensi al tuo tesoro,
ti consola saperlo in mani sicure,
avvolto nella calda coperta.
Suona la campanella, il turno è finito.
Smetti il camice e via di corsa, pur incerta,
verso la fermata dell'autobus.
Ti chiedi: continuerà così faticosa la mia vita?
Finalmente a casa ti rianimi, stringi al petto il bambino.
Lui conosce la tua carezza e dagli occhi fiordaliso
ti sprigiona un sorriso.
Dai tuoi occhi scendono perle preziose:
la gioia che inonda il tuo animo è un inno alla Vita.