Una lettura del Libro delle Laudi di Patrizia Valduga La tua Milano

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Una lettura del Libro delle Laudi di Patrizia Valduga La tua Milano
Una lettura del Libro delle Laudi di Patrizia Valduga
La tua Milano, amore, fa paura
e mi tratta da esule e sbandita.
E in casa nostra ogni nostra cosa
mi guarda male, come risentita.
Ogni cosa ti chiama, ti reclama,
e mi lascia cosí, sola e spaurita.
E tutto il tempo testimonia il tempo
del dolore indiviso della vita.
E in tutto il tempo trovo tregua il tempo
che ti sto accanto, anima ferita.
Ho finalmente letto il “ Libro delle laudi” di Patrizia Valduga, riporto alcune mie riflessioni e commenti altrui.
E’ una poeta che amo particolarmente.
E’ una raccolta di profonda, dolce, e straziante preghiera. Un opera dolente ma anche un inno all’amore, alla
forza salvifica e purificatrice che l’amore può contenere. Un moto oblativo verso il suo compagno, il poeta
Giovanni Raboni, la cui “pietà”, umanità, il cui amore, sono entrati nel profondo delle viscere di questa
donna trasformandole la vita. Nella raccolta si possono cogliere tre tappe, una prima tappa dove tocca i temi
della malattia del compagno, del dolore, della paura della sua morte: “Scritte durante la malattia del
compagno, queste prime poesie sono preghiere e invocazioni di una donna che non vuole essere lasciata,
che tenta disperatamente di tenere a sé l’amato, che offre e contratta con chi se lo sta portando via…” Che
tenta di fare, del suo dolore, un dolore collettivo e comprensibile, : «Signore della morte e della vita, /
nessuno più di lui merita vita. // Signore di ogni tempo e di ogni vita, / per la sua vita ti dò la mia vita»..«Mio
Dio, mio Dio, Signore dell’amore, / leva la notte agli occhi del mio amore».
Io sempre al limitare del mio niente/ti ho esasperato, ti ho fatto ammalare./Ti ho sperperato i battiti del
cuore/per far battere il mio senza tremare./E il tuo amore per me forse è finito, /mentre il mio è ancora tutto
da fare./Amore caro, amore malamente,/sono guarita. Vuoi ricominciare?
Una seconda tappa dove “..biografia, psicologia e letteratura danno forma a una sorprendente autoanalisi
che è insieme meditazione e rivelazione (Venite, endecasillabi, venite! | Cercate ancora diligentemente... | La
ragione si trova ragionando: | razzolate il recinto della mente!)..”1
«Forse dovrei imparare a separare…/Ma tutto è unito… sono tutta unita…// sostanza e tempo sono
inseparabili,/come misura e moto, organo e vita…// Avessi mani sopra tutto il corpo/e labbra sulla punta
delle dita/ o fossi straripante come i fiumi…// inonderei di ferita in ferita/ la vita che mi sfugge
volteggiando/sopra l’infanzia mai finita…//».
Mi ha colpito la capacità che ha avuta questa grande poeta di attraversare in così poche pagine il filo della
sua vita dolorosa, mantenendo uno stile poetico formale ineccepibile.
Capisco perché il poeta Zanzotto, in un’ intervista, abbia lodato particolarmente la Valduga, che creando al
più alto livello del codice poetico, ha tolto i veli delle pieghe dolorose della vita e del sesso, mettendo in versi
ciò che quotidianamente nelle nostre vite nascondiamo all’occhio esterno. In effetti, come ha affermato
Zanzotto, Patrizia Valduga è una grande poeta ma anche una donna di grande coraggio. Il libro delle laudi è
una massima espressione del taumaturgico che una storia d’amore può produrre ma contiene anche, nella
sua ultima tappa, un’ invettiva “politica” della poeta sull’impoverimento culturale della letteratura attuale, che
Valduga definisce come fenomeno mediatico manipolato dai giornalisti che fanno della critica una infamia e
che hanno il potere di “nominare” poeta chicchessia. (Tutto è prostituzione trionfante, | e ripugnante oltre
ogni misura. | Ehi, direttori! io vi denuncio | per vilipendio della letteratura).” Quest’ultima tappa può essere
anche interpretata come un ritorno di Patrizia Valduga, dopo 8 anni di doloroso silenzio, un suo riaprirsi al
mondo.
La poeta erotica”, come lei stessa si definisce ironicamente, dopo anni di silenzio ci rende un’opera di grande
valore poetico e umano.
“Sulle pagine della breve raccolta – quarantacinque poesie – predomina il bianco del foglio sull’inchiostro.
Pochi distici, inframmezzati da molti spazi bianchi, che spesso superano la misura dell’endecasillabo ma non
hanno un metro canonico. Ricordano il Cantico delle creature di San Francesco perché il ritmo predomina sul
verso, puntando accenti e cesure in posizioni non canoniche ma neppure casuali: «Mio Dio, mio Dio, Signore
dell’amore, / leva la notte agli occhi del mio amore». Le rime servono da collante tra i versi finali dei distici di
una sola poesia: «Tu ci sei, Giovanni, e non ci sei, / e mi tieni davanti alla paura. / Non posso più scappare
da me stessa: / mi scova ovunque la tua luce pura».”1
Le opere di Patrizia Valduga :
L’autrice ha esordito nel 1982 con la raccolta Medicamenta , nel 1985 con La tentazione e nell’’89 con
Medicamenta e altri medicamenta( Enaudi), Nel 1991 il poemetto Donna di dolori. Per Enaudi ha pubblicato
Cento quartine e altre storie d’amore (1997), Requiem (2002), Lezione d’amore (2004), Libro delle laudi
(2012).
Ha curato l’antologia Poeti innamorati per Interlinea (2011), il Breviario proustiano per le “Letture
Einaudi” (2011) e la raccolta antologica di poesie e prose di Giovanni Raboni “Nell’ora della
cenere” ( “Un secolo di poesia”, Corriere della sera, Crocetti Editore, 2012) .
Anna Raffaella Belpiede