Modernità di Hieronymus Bosch - Fondazione Internazionale Menarini
Transcript
Modernità di Hieronymus Bosch - Fondazione Internazionale Menarini
n° 376 - luglio 2016 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it Modernità di Hieronymus Bosch A cinque secoli dalla morte, le opere del grande maestro conservano intatto il loro potenziale di inquietante fascinazione a lato Il Giardino delle Delizie (esterno del trittico) - Madrid, Museo del Prado sotto Il Giardino delle Delizie - Madrid, Museo del Prado Una sfera di cristallo che racchiude cielo e terra, un universo circoscritto e straniato, così simile alle sfere di vetro che in anni passati i venditori di souvenir esponevano sulle loro bancarelle e che contenevano le miniature di monumenti famosi: questa scena dipinta da Hieronymus Bosch (1453 c. - 1516) sulle ante esterne del trittico de Il Giardino delle Delizie rappresenta un’allegoria della Creazione e introduce alle straordinarie scene visionarie che si dispiegano nei panelli all’interno. L’opera, probabilmente dipinta fra il 1480 e il 1490, rappresenta il capolavoro di Bosch, e fu descritta per la prima volta dal canonico Antonio de Beatis, che vide il trittico a Bruxelles nella dimora dei Conti di Nassau: «...vi sono dei pannelli sui quali sono stati dipinti oggetti stravaganti. Rappresentano mari, cieli, foreste, prati, e molte altre cose, come individui che strisciano fuori da una conchiglia, altri che producono uccelli, uomini e donne, bianchi e neri mentre fanno ogni sorta di differente attività e gesto». Nato nella cittadina di s’Hertogenbosch nei Paesi Bassi (all’epoca appartenente al ducato di Borgogna) da una famiglia di pittori e decoratori già da due generazioni, con un’importante bottega in cui oltre a produrre opere di pittura si realizzavano anche le decorazioni policrome di statue lignee e le dorature di arredi sacri, intorno al 1480 Hieronymus era già titolare di una propria bottega e un decennio dopo subentrava a uno dei fratelli nell’impresa di famiglia. Dopo il 1485, l’ingresso nella Confraternita di Nostra Signora gli permise di entrare in contatto con ambienti aristocratici e di allargare la cerchia dei suoi committenti, che fino a quel momento era rimasta limitata all’ambito locale. Poche sono le notizie sulla vita di Bosch, e anche i suoi probabili viaggi tra i Paesi Bassi e le Fiandre non trovano il supporto di documenti dell’epoca. Così come una delle commissioni più importanti che il pittore ricevette nell’arco della sua vita artistica, quella di Filippo il Bello, Duca di Borgogna, che nel 1504 gli affidò il compito di 2 dipingere un trittico con il Giudizio Universale, non è certo a quale opera si riferisse, dal momento che Bosch affrontò ripetutamente questo tema. Dal 14 dicembre prossimo fino al 26 febbraio 2017, il Giudizio Universale custodito presso la Pinacoteca dell’Accademia di Vienna - e databile negli anni Ottanta del XV secolo - sarà al centro di una delle esposizioni che varie città auropee dedicano al V centenario della morte dell’artista, avvenuta il 9 agosto 1516. Nel pannello sinistro del trittico è raffigurato il Giardino dell’Eden con le scene della Creazione di Eva e della Cacciata dal Paradiso terrestre; nel grande pannello centrale, il Cristo giudicante sovrasta la folla dei dannati sullo sfondo notturno di una città in rovina, illuminata solo dai bagliori degli incendi, mentre il pannello di destra è occupato da una visione infernale, che segue la scena centrale del Giudizio senza soluzione di continuità. Quasi del tutto assenti i beati, in una visione severa della Giustizia divina dove non c’è spazio per sentimenti di pietà o compassione verso le umane debolezze. A Bosch è dedicata una grande mostra presso il Museo del Prado di Madrid dal 31 maggio fino all’11 settembre: nelle collezioni permanenti del museo si trovano alcuni fra i capolavori creati dal maestro, come Il Giardino delle Delizie e Il carro di fieno e per l’occasione verrà concesso il prestito eccezionale del Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio del Museu de Arte Antiga di Lisbona. Il pannello centrale del trittico con Il carro di fieno si distacca dai temi religiosi trattati da Bosch negli anni giovanili e incentrati soprattutto sulla Passione di Cristo - dalla Crocifissione all’Ecce Homo, fino alla Salita al Calvario, in cui alcuni personaggi dall’aspetto grottesco preludono a quelli delle opere successive - per rappresentare una scena apparentemente campestre, ma rivisitata come allegoria in senso moralistico: la frenetica corsa ai beni materiali - simboleggiati dal carro di fieno - da parte di un’umanità che mira solo a soddisfare i propri vizi e le proprie passioni; individui di tutte le classi sociali e di tutte le età partecipano alla scena caotica insieme a uomini-mo- Giudizio Universale- Vienna, Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti 3 stri, creature nate dalla simbiosi tra figura umana e membra di vari animali, a formare quegli ibridi inquietanti che troveremo affollarsi in uno brulichio vitale e al tempo stesso orrido nelle opere della maturità. Nel pannello sinistro, il Giardino dell’Eden utilizza un’iconografia analoga a quella del Giudizio di Vienna, mentre a destra è dipinta una scena infernale. Alla fine del secolo, Bosch affronta vari temi allegorici, tra i quali La nave dei folli e la Morte di un avaro, in cui il protagonista, sul letto di morte è più attratto dal sacchetto di denaro tenuto in mano dal demonio, che dal gesto con cui l’Angelo custode gli indica il Crocifisso. Al 1504 risalgono le quattro tavole custodite a Venezia in Palazzo Grimani che rappresentano il Paradiso terrestre, l’Ascesa all’Empireo, la Caduta dei dannati e l’Inferno, appartenenti in origine ai pannelli laterali di un trittico andato disperso. Nella tavola con l’Ascesa all’Empireo, le anime sorrette dagli angeli vengono guidate verso la luce divina attraverso un passaggio cilindrico, che affronteranno da sole, aprendo una prospettiva di speranza nell’universo onirico e tormentato di un maestro che nel Novecento i surrealisti prenderanno come punto di riferimento per la loro pittura. federico poletti dall’alto a sinistra in senso orario Il carro di fieno (pannello di sinistra) Madrid, Museo del Prado La nave dei folli - Parigi, Museo del Louvre L’Ascesa all’Empireo - Venezia, Palazzo Grimani