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Canzonissima (con rossore)
Il seguente testo è parte di un articolo pubblicato su “Tempo” il 1° novembre 1969. Pasolini
trae spunto da una sequenza di Canzonissima (un varietà allora di grande successo) per compiere
una spietata analisi dei contenuti e delle forme televisivi.
E’ incredibile quello che hanno visto ieri sera i miei occhi, per non più di cinque minuti, fin
troppo esaurienti, alla televisione. In quei cinque minuti stavo cenando in fretta, e i miei occhi non
potevano non cadere sul “video” acceso, proprio davanti alla tavola (mia madre e mia zia sono tra i
dannati che vedono la televisione tutte le sere).
[…]
Acri1, erano dunque i miei occhi, ma tutto sommato abbastanza distratti e lontani. Ho realizzato
solo dopo un po’ quello che stavo vedendo: due donne molto simili una all’altra, stavano facendo
delle evoluzioni, d’una assoluta facilità […]. Due o tre mossucce2 idiote, incastonate3 in un ritmo,
che voleva essere gioioso e invece era soltanto facile. A cosa alludevano4 quelle mossucce, quei
colpetti di reni e quelle tiratine di collo? Non si capiva bene, ma certo a qualcosa di estremamente
convenzionale comunque: a un’allegria collegiale5 e orgiastica, in cui la donna appariva come una
scema, con dei pennacchi umilianti addosso, un vestituccio6 indecente che nascondeva e insieme
metteva in risalto le rotondità del corpo, così come se le immagina, se le sogna, le vuole un vecchio
commendatore sporcaccione e bigotto7. Tutto ciò, che si presentava come leggero, era invece
pesantemente volgare. La “disparità dei sessi” era sbandierata spudoratamente8 come una legge
fatale e prepotente di un “sentimento comune” (Si lotta per il divorzio, e poi si continua a volere e
vedere la donna come una buffona, vestita e agghindata come per un mercatino delle schiave?).
[…]
Non è questione di bruttezza o di bellezza. E’ questione di volgarità. E la volgarità della
televisione deriva dalla sua sotto-cultura. Non è neanche vero che la televisione modestamente
sostituisca la “tombola” delle serate in famiglia. In ciò c’è solo una parte (del resto molto
deprimente) di verità. Infatti la “tombola” delle vecchie sere, durate fino ad alcune decine di anni fa,
aveva ancora una sua ragione culturale di essere9. Era un infimo atto di cultura di una civiltà
contadina, coi suoi forzati coprifuochi10, la sua stasi, la sua povertà. La televisione non è questo:
essa ha nella sua funzione culturale tutta la prepotenza del potere; del potere industriale; che vuole,
e determina e condiziona una serata familiare che non ha nulla a che vedere con le serate familiari
del mondo antico. […] Oggi il riferimento di quelle belle serate in famiglia, davanti al video non è
locale, concreto – modesto ma profondo – alla realtà di una piccola patria, ma alla realtà produttiva
di una intera nazione, che altera il significato della famiglia, e ne fa non più un nucleo di innocenti
conservatori, ma un nucleo di ansiosi consumatori.
[da P.P. Pasolini, I dialoghi, Editori Riuniti, Roma, 1992]
1
Acri: ostili.
mossucce: movimenti, mosse.
3
incastonate: inserite.
4
A che cosa alludevano: che cosa volevano comunicare.
5
collegiale: collettiva.
6
vestituccio: un piccolo vestito.
7
un vecchio commendatore sporcaccione e bigotto: un anziano signore di ceto medio alto animato da una forte
curiosità morbosa (legata al desiderio sessuale), il quale si dedica scrupolosamente alle pratiche esteriori della religione
8
sbandierata spudoratamente: ostentata/mostrata senza vergogna
9
Pasolini attribuisce alla televisione la responsabilità, tra le altre, di aver omologato l’immaginario collettivo della
popolazione italiana causando così la perdita delle radici culturali locali e popolari
10
forzati coprifuochi: espressione usata metaforicamente per indicare la mancanza assoluta di vita serale mondana
presso i ceti contadini e umili.
2
1. Rispondi alle seguenti domande utilizzando parole diverse da quelle del testo.
a) Quali aspetti della trasmissione hanno colpito negativamente l’autore?
b) Quale immagine della donna emerge da un simile programma? In che cosa consiste
la contraddizione che Pasolini individua a questo proposito?
c) Perché la televisione è espressione di una sotto-cultura?
d) Come è cambiata la famiglia a seguito della diffusione della televisione?
2. Riassumi il testo in 80 parole circa.
3. Scrivi una lettera a un quotidiano nella quale, con lo stesso tono polemico di Pasolini,
descrivi una trasmissione televisiva che ritieni brutta e volgare (non devi soffermarti su un
balletto). Il testo deve avere una lunghezza di almeno 150 parole.
4. Scegli una tra le seguenti tracce.
a) In un testo argomentativo precisa se condividi o meno la critica alla televisione
espressa da Pasolini. Spiega inoltre se e in che modo questo mezzo di comunicazione
condizioni ancora oggi l’immaginario collettivo (la mentalità comune). Il testo deve
avere una lunghezza di almeno 150 parole.
b) Pasolini attribuisce alla televisione la responsabilità di aver annullato le differenze
culturali delle diverse regioni italiane. Ritieni che sia importante il mantenimento
delle tradizioni e culture locali? Se sì, come si concilia questo atteggiamento con la
tendenza della nostra società a condurci verso la globalizzazione? Esponi la tua
opinione in un testo argomentativo di almeno 150 parole.