La Fondazione Fotografia della Fondazione Cassa di Risparmio di
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La Fondazione Fotografia della Fondazione Cassa di Risparmio di
Cultura | Ansel Adams La maestosa bellezza della West Coast La Fondazione Fotografia della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena propone all’ex Ospedale Sant’Agostino «The Nature is my Kingdom», 80 opere di uno dei miti della fotografia statunitense Conoscere ma soprattutto proteggere e difendere lo splendore della natura incontaminata. Ansel Adams ha dedicato la sua vita a raccontare per immagini alcuni dei luoghi più spettacolari degli Usa, dalla Sierra Nevada in California alla Monument Valley in Arizona. In un rigoroso bianco e nero che rivela i segreti di quelle montagne più di tutti i colori dell’arcobaleno ualche volta un raffreddore ti cambia la vita. Forse Ansel Adams non sarebbe diventato uno dei più famosi e celebrati fotografi del Novecento se a 14 anni, nella primavera del 1916, non fosse rimasto a letto con un pesante raffreddore: «Zia Mary mi prestò un libro, “In the heart of the Sierras” di Hutchings, pubblicato nel 1886», raccontò qualche anno più Q 94 OUTLOOK Self Portrait, Monument Valley, Utah, 1958 di Stefano Marchetti OUTLOOK 95 tardi. «Rimasi perdutamente incantato dalle descrizioni e dalle illustrazioni dello Yosemite e dalle romantiche avventure di indiani e cowboy». Due mesi dopo, il piccolo Ansel convinse mamma e papà a portarlo in vacanza proprio là, in quel posto straordinario, che Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti, aveva dichiarato parco naturale già nel 1864. I genitori gli regalarono una macchina fotografica, una Kodak Box Brownie: «Ricordo la notte fremente e l’incredibile luce soffusa dell’alba nella Sierra. Per me era iniziata una nuova era». Quel viaggio colpì e segnò per sempre Ansel Adams: «Tutto ciò che ho fatto, tutte le emozioni che ho provato sono state influenzate dall’impatto con lo spettacolo della natura. Ho conosciuto il mio destino già dalla prima esperienza nello Yosemite Park». Le sue straordinarie vedute di picchi montuosi e foreste di pini e sequoie, di fiumi impetuosi e tempeste invernali, riprodotte in accuratissime stampe in bianco e nero, restano come capolavori indiscussi e ineguagliabili della storia della fotografia. Nessuna tecnologia digitale potrà mai raggiungere il loro rigore e la loro perfezione. 96 OUTLOOK Ansel Adams andò per la prima volta allo Yosemite Park nel 1916 con i genitori. Aveva 15 anni e là inaugurò la sua prima macchina fotografica, una Kodak Box Brownie: «Ho conosciuto il mio destino già da quella esperienza», ricordava il maestro. «Tutto ciò che ho fatto dopo, tutte le emozioni che ho provato sono state influenzate dall’impatto con lo spettacolo della natura» Moon and Half Dome, Yosemite Valley, 1960 Fallen Tree, Kern River Canyon, Sequoia National Park, California Cultura | Ansel Adams OUTLOOK 97 Snow Hummocks, Valley View, 1960 (printed 1962) Cultura | Ansel Adams Anche noi vedremo splendere la luna accanto all’Half Dome, la più grande roccia granitica del mondo, o potremo sognare di lanciarci lungo le rapide, sotto cascate impressionanti. Dal 16 settembre (e fino al 12 gennaio 2012) l’ex ospedale Sant’Agostino di Modena infatti ospita «The Nature is my Kingdom. La Natura è il mio Regno», un’eccezionale mostra di opere di Ansel Adams, promossa dalla Fondazione Fotografia della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. «Da moltissimi anni in Italia non si era organizzata un’esposizione dedicata ad Adams di questa importanza», sottolinea il curatore Filippo Maggia. «Secondo il direttore dell’Ansel Adams Trust, l’istituzione californiana che tutela l’opera dell’artista, questa è forse la più imponente mostra realizzata in Europa». Arrivano a Modena circa ottanta fotografie, tutte stampe originali e vintage realizzate dallo stesso Adams, alcune di notevoli dimensioni: 35 fotografie (con qualche inedito) provengono dalla raccolta di David Arrington, ricco e appassionato collezionista di Dallas, La mostra è un evento concepito e realizzato appositamente per Modena. Arrivano in città 80 stampe originali e vintage realizzate dallo stesso Adams. «Secondo il direttore dell’Ansel Adams Trust, l’istituzione californiana che tutela l’opera dell’artista, questa è forse la più imponente mostra realizzata in Europa», spiega il curatore dell’esposizione Filippo Maggia OUTLOOK 99 MODENASSISTENZA SERVIZI PRIVATI DI ASSISTENZA DOMICILIARE A CASA E IN STRUTTURE OSPEDALIERE PER ANZIANI, HANDICAPPATI, MALATI, DISABILI E PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI Metamorphic Rock And Summer Grass, Foothills, Sierra Nevada, 1945 (printed 1979) LA SERENITÀ SI COSTRUISCE GIORNO PER GIORNO con MODENASSISTENZA Texas, mentre un altro nucleo di venti immagini è stato concesso in prestito da Maggi Weston, figlia di Edward, un altro mito della fotografia americana, amico e sodale di Adams. Un’ulteriore serie di fotografie giun ge in prestito dal National Museum of Mo dern Art di Kyoto, Giappone. Non è una mostra acquistata chiavi in mano, ma un evento concepito e realizzato appositamente per Modena. «Le opere sono state scelte una ad una con estrema accuratezza», aggiunge Maggia. «Il filo conduttore è ovviamente l’intenso rapporto di Adams con la natura, che trova una sintesi finale nella sua scelta ambientalista». E non a caso, la mostra sarà inaugurata proprio nei giorni del Festival Filosofia, che quest’anno esplora la natura. In tutte le sue forme. Tempio naturale della West Coast e della Sierra Nevada, oggi lo Yosemite è quasi una meta obbligata per i turisti che affrontano il Grand Tour della California, dall’oceano alle montagne. Sono tre milioni e mezzo i visitatori che ogni anno si immergono nei suoi paesaggi mozzafiato. Ma forse nessuno, oggi, può vederlo con gli stessi occhi di Ansel Adams: per lui lo Yosemite è stato la vita, anzi forse una ragione di vita. «Il suo interesse per la natura era sincero e profondo», osserva Filippo Maggia. «Non era speculativo, non c’era in Adams la tensione al paesaggio che fa spettacolo e strizza l’occhio al mercato. Il suo peregrinare fra i parchi faceva parte della sua pratica artistica». «Io credo che il mondo sia meraviglioso in modo incommensurabile, una prospettiva infinita di magia e stupore», annotava Adams. Nato nel 1902 a San Francisco (dove ha vissuto) e scomparso nel 1984, Adams ha scalato le vette dello Yosemite, ha esplorato, ha scoperto. Ha deciso che anche la foto avrebbe potuto essere un modo per proteggere e difendere tanto splendore: già nel 1919 si iscrisse allo Sierra Club, storica organizzazione ambientalista, di cui poi negli anni divenne uno dei dirigenti. «Più di ogni altro americano influente della sua epoca, Adams credette nella possibilità del genere Canyon De Chelly National Monument, Arizona, 1947 (printed 1952) Cultura | Ansel Adams «Il suo grande amore per la stampa era divenuto quasi un’ossessione», rileva il curatore della mostra. «Ecco perché spesso accanto alle foto di Adams viene indicata la data dello scatto ma anche quella della stampa: uno stesso soggetto stampato nel 1930 è completamente diverso da quello stampato nel 1972» MODENA - VIALE V. REITER, 38 - 059.221122 - CARPI - 059.654688 OUTLOOK 101 Mt. Williamson, Sierra Nevada, from Manzanar, California, 1944 (printed 1952) umano di vivere in armonia ed equilibrio con il suo ambiente», ha scritto William Turnage dell’Ansel Adams Turst. «Riusciva a restituire la maestosità della natura, proprio perché l’avvertiva e la viveva completamente», sottolinea Filippo Maggia. «Ha indagato la natura in maniera amorevole e con grandissimo rispetto». «Con lui la natura sembrava come la Natura», ha scritto Richard Stengel sulla rivista «Time». Ormai anziano, Adams è diventato uno degli americani più amati, un fenomeno singolare per un artista visuale: «Il soggetto scelto da Adams, la naturale e magnificente bellezza dell’Ovest era assolutamente, indubitabilmente americano, e il suo strumento, la macchina fotografica, era la quintessenza della cultura del ventesimo secolo», aggiunge Turnage. L’emozione che le foto di Adams riescono a trasmettere va di pari passo con il rigore con cui venivano realizzate e stampate. Adams non lasciava nulla al caso, ogni dettaglio era minutamente pensato, ogni posa non era mai un’istantanea. Da giovane, Adams aveva intrapreso lo studio del pianoforte: lo abbandonò quando decise di dedicarsi compiutamente alla fotografia. Eppure per lui il fotografo, come il musicista, poteva e doveva avere il controllo completo e il dominio del suo strumento. Insieme a Imogen Cunningham ed Edward Weston, fondò il Gruppo f/64, che prendeva il nome dalla minima apertura del diaframma, che permette la massima profondità di campo e che la nitidezza della foto sia in primo piano che a lunga distanza. Adams e i suoi amici erano per una fotografia diretta, straight, senza le tentazioni del pittorialismo: ogni foto che non fosse perfettamente a fuoco, che non fosse stampata secondo regole ferree, o che fosse stata manipolata era considerata impura. Ai toni continui, loro preferirono i contrasti forti. Anche se durante il suo percorso ebbe qualche curiosità per il colore del neonato Kodachrome, Ansel Adams rimase sempre fedele a un bianco e nero «senza sconti» e senza alcun intervento di post produzione, come i ritocchi di Photoshop che oggi solleticano molti artisti: così, pur nelle diverse Half Dome, Merced River, Winter, Yosemite Valley, 1938 (printed 1970) Cultura | Ansel Adams sfumature del grigio, ancora oggi ci sembra di vedere squillare l’azzurro di acque che non conoscevano l’inquinamento, il verde di alberi secolari, l’ocra di montagne maestose. Adams aveva elaborato un «sistema a zone», un metodo con cui stabiliva precisamente i tempi di posa e quelli di sviluppo, in base alle gradazioni di luce e di ombra che si trovano in natura, dal nero più profondo al bianco più puro: non gli piaceva delegare la stampa delle sue fotografie, e lui stesso trascorreva intere giornate in camera oscura per ottenere la stampa perfetta. «Il negativo è lo spartito. La stampa è l’esecuzione», diceva, ancora una volta con un paragone musicale. «Il suo grande amore per la stampa era divenuto per lui quasi un’ossessione», aggiunge il curatore della mostra modenese. Ecco perché, spesso, accanto alle foto di Adams viene indicata la data dello scatto, ma anche quella della stampa: «Uno stesso soggetto, stampato nel 1930, è completamente diverso da quello stampato nel 1972», spiega Maggia. «Una delle sue assistenti mi ha confidato che lavorare con lui era una scuola: era una persona scrupolosissima, ma anche molto generosa e luminosa, che amava condividere i segreti della sua professione». L’esposizione modenese attraversa i vari periodi della creatività di Adams, il suo progressivo avvicinamento al particolare, e quasi il suo diventare parte di quel paesaggio che tanto amava. «Può sembrare scontato dirlo, ma Ansel Adams, oltre che un grande ambientalista, era soprattutto un grande fotografo», dice Maggia. “Non era un fotografo “mordi e fuggi”, era capace di rispettare i tempi della natura, di attendere intere giornate prima di eseguire uno scatto, e di tornare nello stesso luogo a ogni stagione, anche dieci o venti volte, per riprenderlo nelle diverse condizioni ambientali. Il suo era davvero un sentimento puro, senza cedimenti alla spettacolarità». Alcune fra le foto della mostra alla Fondazione Fotografia lasciano co mun que senza fiato. Come la celeberrima «Moon and Half Dome» del 1960, un’immagine a cui si lega anche una storia curiosa: «In alcune stampe la parte superiore è più alta, in altre è più bassa», racconta Maggia. «Ci fu un guaio con il negativo, e Adams dovette tagliarne un pezzetto, perdendo così una piccola sezione dell’inquadratura». Fra i capolavori da non perdere, anche il mural dedicato alla Monument Valley, e un gioiello come «Winter Yosemite Valley», stampata nel 1940. E tra le foto più insolite, quella in cui lo Yosemite è visto «From Wavona tunnel», uno sguardo dall’interno verso l’esterno, dall’oscurità alla luce. Ansel Adams se ne è andato da più di 25 anni, e nella Sierra Nevada una vetta oggi porta il suo nome. Ma soprattutto ci sono le sue foto, quelle «figlie» tanto amate, che continuano a parlare per lui e come avrebbe fatto lui. Ci restituiscono una bellezza assoluta che, grazie al suo genio, è diventata anche eterna. OUTLOOK 103