Cerci ai tifosi: “Devo sentirmi importante”

Transcript

Cerci ai tifosi: “Devo sentirmi importante”
Cerci ai tifosi: “Devo sentirmi importante”
Scritto da Andrea Bonino
Finalmente domani sera, dopo due settimane si spasmodica attesa, il Torino affronterà l’Inter
nel big match della terza giornata di campionato. Lo stadio Olimpico sarà stracolmo in ogni
ordine di posto per assaporare l’aria di una sfida che mancava da tre lunghissimi anni.
Quell’aria di serie A e di grandi squadre che i tifosi granata non vedevano l’ora di ritrovare. Sarà
una partita particolare per Giampiero Ventura che non vede l’ora di misurare il grado di maturità
raggiunto dalla sua squadra e lo sarà anche per tutti i giocatori della rosa. Uno in particolare:
Alessio Cerci che è arrivato sotto la Mole per rilanciarsi dopo aver deluso a Firenze e per
tornare quello di una volta grazie al suo mentore già ai tempi di Pisa.
Contro i nerazzurri molto probabilmente si accomoderà ancora in panchina, ma potrebbe
essere l’ultima esclusione: “Nella pausa ho lavorato molto, ho messo benzina nel motore. L’ora
è quasi arrivata”, ha detto Cerci a La Stampa. “Contro l’Inter vedremo a che punto siamo e se
possiamo puntare in alto questa stagione. In queste settimane ho sentito l’ansia dei nostri tifosi:
su di noi ci sono molte aspettative e sono anche giustificate. Siamo un’ottima squadra, già con
l’Inter vedremo qualcosa di importante. Il pronostico ci è contro, ma nel calcio mai dire mai.
Dovremo metterci più corsa, più concentrazione, più cattiveria di loro. Se va così ce la
possiamo giocare fino al 90’ e oltre”. L’ex “bad boy” viola torna nuovamente sul perché ha
scelto Torino, come nel giorno della sua presentazione ufficiale: “Non ho mai nascosto di aver
accettato soprattutto perché c’è Ventura. E devo ringraziare il presidente Cairo che mi ha
cercato fortissimamente e ha fatto di tutto per portarmi a Torino. Mi ha fatto sentire importante”.
Ventura è stato fondamentale per il suo approdo in granata, visto che finora è stato l’unico
allenatore a tirare fuori il meglio di lui: “A Pisa mi ha dato serenità, è stato capace di farmi
esprimere al massimo. Mi è stato vicino nei momenti migliori e in quelli peggiori, ha capito la
mia persona e la mia personalità. Quindi, tutto di me. Ora sa che mi devo allenare in un certo
modo per far rendere al meglio il mio fisico devastante. Ho bisogno di stare al centro delle
attenzioni. Nell’anno di Pisa ogni sera passata in ritiro mi parlava per un’ora e mezza. Vedeva
che in allenamento facevo bene, ma che in partita non rendevo. Poi mi sono sbloccato e da lì la
stagione è girata”. Una cosa che il tecnico ora non avrà il tempo di fare. Qui siamo al Toro, di
acqua sotto i ponti ne è passata e Cerci è maturato. Ora deve camminare con le sue gambe e
1/2
Cerci ai tifosi: “Devo sentirmi importante”
Scritto da Andrea Bonino
dimostrare di essere un giocatore importante e non più sempre e solo un’eterna promessa. Un
trattamento ad hoc che potrebbe minare gli equilibri dello spogliatoio: “Forse, ma dipende dai
frutti che dà. Se serve per migliorare la squadra, credo che possa essere capito da tutti”.
Come mai lo chiamano “l’Henry di Valmontone? “Me lo diede un telecronista di Roma Channel
e il soprannome risale a quando giocavo nelle giovanili della Roma. Credo me l’abbia affibbiato
per le mie caratteristiche: velocità e dribbling. Henry è stato uno dei miei modelli. Altri idoli?
Zidane: il più grande di tutti, danzava sulla palla. E ora Robben con il suo modo di giocare, un
mancino che si accentra per tirare in porta. Come cerco di fare io. Un altro che mi fa impazzire
è Falcao dell’Atletico Madrid, sottoporta è micidiale”. Sogna un suo ritorno a Roma, il suo primo
amore? “È il club cui sono più legato: fino a 19 anni ho vissuto nel pensionato di Trigoria. La
Roma è qualcosa che mi appartiene. Mi entrata nel sangue”. Se avesse anche la testa, Cerci
sarebbe un fenomeno: più che un luogo comune, una camicia di forza. Fastidiosa? “Tanto. A
Firenze mi hanno appiccicato questa etichetta e non me la sono più tolta. Davano fastidio la
macchina bella e certi comportamenti normali per un giovane di 25 anni. Qualche cavolata l’ho
fatta, certo, ma niente per cui valesse la pena di infangare le persone. Alla fine è stato un
rapporto di odio e amore”.
E allora gioco della verità (o presunta). Cerci con il gatto al guinzaglio: vero o falso? “Falso. Se
l’avessi fatto, sarei stato da rinchiudere”. Cerci e le sgommate in centro con la Maserati e la
caterva di multe per la sosta vietata? “Falso. Pagavo 400 euro di garage al mese. Le
sgommate? Sentivano il rombo dell’auto e subito ad esagerare”. Cerci e le pernici imbalsamate
scomparse nel ristorante durante la cena di compleanno? “Falso. Ci siamo divertiti e basta.
Quell’albergatore voleva solo farsi pubblicità”. La fidanzata di Cerci che attacca i tifosi e
l’allenatore su twitter? “Twitter è una lama a doppio taglio. Quelle parole furono fraintese. Ma
ora con i messaggi abbiamo chiuso”. Se non avesse giocato a calcio dove sarebbe? “A fare
atletica: i 100metri”. Giovani senza lavoro, famiglie con pochi soldi: si rende conto del privilegio
che ha? “Sì. E mi viene in mente tutte le volte che mi lamento per un dolore o perché non gioco.
Ogni giorno noi calciatori dovremmo ringraziare Dio”.
2/2