prefazione al libro di antonio bagatella

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prefazione al libro di antonio bagatella
PREFAZIONE AL LIBRO DI ANTONIO BAGATELLA
1a EDIZIONE INTEGRALE DEL 1786 E MANOSCRITTO
IL NUOVO ALL’EPOCA DI DI ANTONIO BAGATELLA
Come noto, l’opera di Antonio Bagatella fu la prima conosciuta in Italia nella quale venissero date indicazioni precise e
dettagliate su come costruire gli strumenti ad arco sulla base di un metodo che era frutto di anni di ricerca e di studio degli strumenti
«Amati». Tale metodo non è fondato su misure preordinate, bensì sulla parte, cioè su un’unità di misura del tutto «asettica», cosa che
consente di costruire strumenti di qualsivoglia dimensione, ma sempre con gli stessi rapporti fra le sezioni nel violino, nella viola, nel
violoncello e nel «violone».
Antonio Bagatella non viene ricordato fra i «grandi » liutai. Il fatto è che qualsiasi strumento non è figlio della sola forma, ma di
tante variabili che, unitamente all’intervento dell’ «Artefice» con la sua precipua sensibilità, intuito e genio, ne fanno, oppure no,
un’opera d’arte musicale.
Chiaro sia che un metodo non è la ricetta aurea, non è il segreto, non è il modo assoluto del procedere; saggia dottrina non è il
trionfo della genialità, le regole non sono l’arte…!
TRE TESTI DIVERSI
Quando un giorno acquistammo il libricino edito da Zanibon in Padova (4 a edizione dello scritto di Antonio Bagatella che non
riporta però l’anno di pubblicazione) pensavamo dovesse trattarsi di una riedizione di un testo già in nostro possesso, da noi
fotocopiato alla Biblioteca Estense di Modena. Il titolo e l’autore erano gli stessi. Solo casualmente notammo in seguito alcune
differenze che divennero numerosissime ad un esame accurato (ortografiche, sintattiche, grammaticali, di punteggiatura, ecc..., ma
anche di contenuto).
Per inciso, la sequenza delle edizioni in Italia 1 è stata la seguente:
1a edizione: versione del 1786, pubblicata dall’Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova rinvenuta alla Biblioteca Estense
di Modena.
2a edizione: versione pubblicata da Tipografia Randi a nome della R. Accademia di scienze lettere ed arti di Padova (1883).
3a edizione: dell’editore Zanibon nel 1916.
4a edizione: dell’editore Zanibon nel 1930, in seguito ristampata sempre dallo stesso editore.
Nel libretto della Zanibon prestammo attenzione alla premessa, curata dal Sig. Luigi Torri, dove si affermava che il testo era la
stampa dell’originale manoscritto del Bagatella — cosa rivelatasi solo parzialmente vera, come dimostriamo in questo stesso libro —
e che già una prima pubblicazione dell’opera era avvenuta nel 1786 sulla Rivista periodica dei lavori della R. Accademia: fascicolo
LXI, vol. XXXII.
Quest’ultima affermazione corrisponde al vero e infatti il testo da noi rinvenuto presso la Biblioteca Estense di Modena è
appunto quello del 1786.
Però: manoscritto, pubblicazione del 1786 e pubblicazioni di Randi e Zanibon sono diversi.
A quale dei testi dare allora ascolto? Escludiamo subito la pubblicazione di Randi e Zanibon, per le notevoli differenze citate.
Restano il manoscritto e la prima pubblicazione del 1786; noi propendiamo per quest’ultima e ne spieghiamo qui di seguito le
ragioni.
Venimmo in possesso della fotocopia del manoscritto del 1782 di Antonio Bagatella grazie al M° liutaio Roberto Regazzi di
Bologna al quale va il nostro sentito ringraziamento.
Occorre fare prima alcuni passi indietro e considerare le seguenti premesse che riteniamo, oltretutto, importanti per rettificare
l’anno di nascita di Antonio Bagatella, fino ad oggi pressoché unanimemente e acriticamente accettato.
1° - ANNO DI NASCITA DI ANTONIO BAGATELLA
Secondo N. Petrucci, «Biografia degli artisti padovani, Padova, Bianchi, 1858» (nota riportata da L. Torri nel libro citato della
Zanibon), Antonio Bagatella nacque a Padova il 21 febbraio 1755 da Gaetano e Catterina Coppo-Scanferla e morì a Padova il 25
maggio 1829. Non disponiamo di altre fonti a cui attingere per confermare o contestare tali date, ma è lo stesso Bagatella che nel suo
scritto ci fornisce delle informazioni tali da consentirci di stabilire con sufficiente precisione il suo vero anno di nascita, desumibile
dalla successione degli eventi da lui descritti. E se le considerazioni che esporremo qui di seguito parranno attendibili, la data della
morte riportata dal Petrucci e quindi dal Torri, dà al Bagatella un’età veramente invidiabile: ultracentenario. Così fosse, non c’è da
meravigliarsi oltremodo se, sfortunatamente per lui, morì cieco...
Vediamo.
Età in cui iniziò a suonare il violino: 19 anni.
Età in cui si recò da un «Artefice» per riparare il violino: 20-21 anni.
Numero d’anni che servirono al Bagatella ad acquisire esperienza, costringere l’«Artefice» ad emigrare ed iniziare ad avere fra le
mani dei violini «Amati»: 2.
Numero d’anni di osservazioni nella ricerca delle regole degli «Amati»: 10.
Anno della «illuminazione» sul metodo: 1748.
Numero d’anni nei quali «ridusse» alla sua regola un numero imprecisato di violini: 35.
Numero d’anni in cui servì il M.o Tartini: 30.
Anno del manoscritto: 1782.
1
N.d.R.: tra le edizioni estere annoveriamo:
- edizione A. Kuhnel, Lipsia, 1806 «Über den Bau der Violinen, Bratschem,Violoncelles und Violons» [cfr.: L.F. Valdrighi, Musurgiana n° 9,
Modena, Tipografia Legale 1881], tradotto dall’italiano da J.O.H. Schaum, poi successivamente di nuovo pubblicato a Francoforte nel 1855;
- editore non identificabile a Berlino, 1922 «Regel zur Verfeitigung von Violinen und Violoncell / von Antonio Bagatella;
- edizione di A. Kling, Genève, 1927 «Regles pour la construction des violons altis, violoncelles ed basses de viola / Antonio Bagatella.
Da ciò si ricava:
Anno di nascita: 1716-1717.
Inizia a suonare il violino (+19): 1735-1736.
Porta il violino dall’«Artefice» per la riparazione: circa 1736.
Dopo due anni costringe ad emigrare l’«Artefice» e inizia le osservazioni sugli «Amati» (+2): 1738.
Anno dell’«illuminazione» (+ 10): 1748.
Da cui 1748 + 34 (piuttosto che 35) = 1782 data del manoscritto.
Anno di pubblicazione: 1786.
Servì il Tartini a partire dal 1740, praticamente da subito, quando aveva appena 23 – 24 anni.
Se quindi l’anno di nascita di Antonio Bagatella fosse, come crediamo, il 1716-1717, l’età del decesso (1829 secondo N.
Petrucci, ripresa da Luigi Torri nell’edizione Zanibon) sarebbe di 112-113 anni. Complimenti...
2° FORMAZIONE ED ESPOSIZIONE LETTERARIA
Per merito del padre frequentò la scuola con buoni risultati e fu impiegato alla locale Camera Fiscale fino alla morte del genitore
e sarà per questo motivo che la calligrafia del manoscritto è piana e perfettamente comprensibile. Così non è riguardo allo
svolgimento dei concetti, spesso non molto chiari e con una grammatica tremendamente zoppicante, almeno per i giorni nostri. Non
era dunque un letterato ed è quindi verosimile che, per presentare la sua opera ad un’Accademia, avesse ritenuto opportuno
sottoporre il lavoro all’esame di un qualche «uomo di lettere».
Passarono quattro anni dal momento della stesura autografa delle sue osservazioni nel 1782, al momento della stampa a cura
dell’Accademia nel 1786, quando Bagatella aveva 69-70 anni; in quattro anni c’era tutto il tempo per presentare, correggere o far
correggere il testo sotto l’aspetto formale e convincere gli accademici della bontà dei suoi studi (la lettera di presentazione di Simone
Stratico è del 1783). È possibile inoltre che all’epoca, con ancora l’onda recente delle produzioni di Antonio Stradivari e Giuseppe
Antonio Guarneri «del Gesù», si procedesse con una certa cautela o diffidenza nei confronti di «nuovi geni» che “svelassero i segreti
degli Amati”; per cui quattro anni possono essere in qualche modo giustificabili.
Dal 1782 al 1786 l'evoluzione della lingua italiana non è stata sicuramente tale da giustificare la trasformazione del linguaggio
del manoscritto in un'esposizione certamente più scorrevole, piana e abbastanza vicina ai giorni nostri, come quella che ritroviamo
nella pubblicazione a stampa del 1786. Questo per dire che il manoscritto è quasi certamente una bozza stesa da una persona (il
Bagatella) che aveva fatto qualche iniziale studio, ma non a livello accademico. Le cose potrebbero essersi quindi svolte nel seguente
modo:
- Bagatella scrisse di sua mano la bozza.
- Il lavoro fu presentato all'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova da tale «Prof.r Stratico» agli accademici «Barca»,
«Ricci», «Meneghini» e forse, chissà, anche ad altri accademici.
- Lo Stratico e gli accademici stessi ricondussero il testo ad un linguaggio più corretto, apportando anche modifiche assolutamente
non secondarie; certo con il consenso dell'autore che all'epoca era probabilmente ancora in vita.
IL TESTO PIÙ ATTENDIBILE E L’ALTERAZIONE DEL TRACCIATO
Ecco perché riteniamo che il testo vero che rispecchia la volontà dell'autore sia, ancor più del manoscritto, quello del 1786, cioè
la 1a edizione stampata. Non sicuramente quello pubblicato nel 1883 come pseudo originale del manoscritto. A «vigilare» sulla sua
opera, l’autore nel 1786 probabilmente c’era; non certamente nel 1883. D'altra parte, è forse plausibile che il pensiero del Bagatella
abbia dormito in un cassetto per un secolo?
A completamento e per rispondere a questa domanda, vogliamo qui esporre il risultato di nostre ricerche presso l’Accademia
Galileiana di Scienze Lettere ed Arti di Padova, l’Archivio di Stato e la Biblioteca Estense di Modena inerenti al tracciato proposto
dal Bagatella.
No, non ha dormito in un cassetto per un secolo perché c’è stato chi si è accorto dell’opera ed ha pensato di ridarla alla luce
apportandole, però, arbitrarie variazioni assolutamente sostanziali nel tracciato (almeno è ciò che noi pensiamo e che cercheremo di
dimostrare), con particolare riguardo alla costruzione del lobo inferiore.
Partiamo innanzitutto dal fatto che J.C. Maugin nella sua celebre opera Manuel du Luthier, Paris 1834, del quale LF Edizioni
pubblica la traduzione, espone un tracciato riferito al Bagatella diverso rispetto all’originale del 1786, di cui abbiamo detto.
La differenza più significativa riguarda, appunto, al lobo inferiore; inoltre la struttura su egli cui basa la costruzione del modello
si compone di 20 punti di riferimento (dei 72) anziché degli originari 7.
Ma è quasi sicuro, riteniamo, che il Maugin abbia ripreso tale tracciato da un certo Herr Schaum. Questo signore tedesco ha
tradotto il libro di Bagatella nel suo «Über den Bau der Violine, Bratsche und Violoncell» presso Kuhnel, Lipsia, pubblicato nel
1806 [cfr.: L.F. Valdrighi, Musurgiana n° 9, Modena, Tipografia Legale 1881], poi successivamente di nuovo pubblicato a
Francoforte nel 1855. Infatti il Maugin, come egli stesso afferma nel suo libro, attinse il metodo da [«un libro italiano, stampato nel
1782 a Padova e pubblicato da Antonio Bagatella, che fu celebre liutaio in questa città. Ho visto in Germania due violini e un
violoncello...»].
Dunque, riassumendo, la questione probabile è che il Maugin abbia visto in Germania questi tre strumenti costruiti sulla base di
un libro riportante il metodo del Bagatella. Ma in Germania circolava già a quei tempi la traduzione dello Schaum che i liutai
tedeschi potavano consultare. Non circolava quello italiano — nemmeno in Italia, trascurato e relegato nelle biblioteche —, mai
riproposto dopo la prima pubblicazione. Che il Maugin conoscesse sicuramente il tedesco e forse non l’italiano, è confermato da
quanto egli stesso scrive nel suo libro, quando riporta la propria traduzione — dichiaratamente sua — di un passo di un autore
tedesco, certo August Olto (più verosimilmente “Otto”, N.d.T.) [«liutaio e abile violinista di Halle nella Sassonia»], che tratta di
problemi liutari.
Fra gli autori italiani, successivamente, pure Domenico Angeloni nel 1923 ed Enzo Peluzzi nel 1977 hanno ripreso nei loro libri
anche tale tracciato riproposto da J.C. Maugin, attribuendolo, ma senza documentazione di prova, al Bagatella. Forse perché più
dettagliato (20 linee anziché 7), questo tracciato «fa più presa», ma l’originale è un’altra cosa; questi due autori si saranno
evidentemente accontentati della versione dello Schaum e, a scalare, del Maugin, anziché risalire all’origine del manoscritto.
Vogliamo infine riportare i risultati di una accurata analisi che abbiamo condotto mettendo a confronto il manoscritto con il testo
pubblicato da Zanibon nella 4 a edizione, nel quale il Sig. Luigi Torri — n. a Bondeno 14/9/1863 e m. a Torino 8.5.1932,
soprintendente bibliotecario in Torino per il Piemonte e la Liguria — affermava di eesersi attenuto scrupolosamente al manoscritto
Ma la 4a edizione, uguale nel testo della 3 a, a sua volta uguale alla 2 a, evidenzia delle differenze col manoscritto originale
nell’ordine di circa 750 difformità, vale a dire:
MANOSCRITTO E AUTENTICITÁ
Questo redattore Randi affermava però tra le righe: [«autenticità non intaccata in alcun modo dalle varianti, comechessia
introdotte nell’esemplare a stampa»].
Ma la 4a edizione, uguale nel testo della 3 a, a sua volta uguale alla 2 a, evidenzia delle differenze col manoscritto originale
nell’ordine di circa 750 difformità, vale a dire:
Errori di date e numeri
Rimescolamento di frasi o periodi
Frasi o parole aggiunte
Frasi o parole omesse
Sostituzioni di parole
Sostituzioni di numeri con parole o viceversa
Termini «modernizzati» o artificiosamente «antichizzati»
Abbreviazioni o apostrofi non rispettati
Maiuscole al posto di minuscole o viceversa
Singolare al posto del plurale o viceversa
Accenti non rispettati
Punteggiatura non rispettata
Ma anche interventi sostanziali
Varie
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
c.a.
2
55
50
30
105
20
85
80
70
10
25
150
25
50
La mole di discordanze è tale che in un primo momento sospettammo l’esistenza di un secondo manoscritto, ma nulla abbiamo
rintracciato anche dopo nostre insistite indagini presso l’Accademia Galileiana di Scienze Lettere ed Arti di Padova, l’Archivio di
Stato e la Biblioteca Estense di Modena. Fra queste varie difformità che abbiamo rilevato e che sono esposte in tabella, figura
anche la voce «interventi sostanziali», vale a dire “modifiche” delle originarie indicazioni del Bagatella.
Non importa verificare in questa sede la congruità o l’esattezza delle indicazioni del Bagatella, oppure delle varianti apportate dal
Sig. Randi o dal Sig. Torri.
Facciamo però rilevare che un manoscritto DEVE, a nostro parere, essere portato alla conoscenza pubblica così com’è stato
originato. Se si vorrà adeguarlo poi ad un linguaggio contemporaneo, lo si faccia pure, ma accanto all’originale.
E proprio questo è lo scopo della nostra ristampa: portare alla luce l’originale senza intaccarlo minimamente per poterne
cogliere l’autenticità piena.
Sauro Malagoli
Lorenzo Frignani