Osu - Karate Ivrea

Transcript

Osu - Karate Ivrea
Osu
All’interno dei dojo di karate, in modo particolare in quelli shotokan, vige l’abitudine
di rispondere a qualsiasi cosa con la parola “oss”.
Molti maestri di altri stili di karate affermano che questa frase non è patrimonio
dell’etichetta del karate ortodosso, bensì derivi da una cultura tipica degli ambienti
militari e/o universitari dell’inizio del 1900, tuttavia, a mio avviso, la cosa più
evidente è che molti maestri e praticnati ne fanno un certo abuso senza neppure
comprendere appieno tale significato e la sua vera portata che non è solo riferita al
semplice “signor si”.
Se andiamo ad analizzarla, questa parola derivata da una contrazione di due
caratteri diversi: “spingere” e “soffrire”; possiamo capire che questi due caratteri
messi assieme evidenziano l’importanza di “impegnarsi oltre la sofferenza, di
spingersi oltre le nostre possibilità”, pertanto, a fronte di queste considerazioni mi
sembra del tutto inappropiato usare “oss” per ogni occasione: si, no, e quant’altro,
andrebbero detti come si dicono normalmente in lingua giapponese si (hai), no (iie),
queste frasi conveniali non dovrebbero essere confuse con un principio spirituale e
nobile come quello del concetto dell’oss che andrebbe usato solamente come forma
di saluto e rispetto(reiho e reigi) verso i propri compagni e/o maestro:forma in cui
“reigi” rappresenta esclusivamente “la tecnica formale per esprimere la cortesia” e
l’eseguire il saluto tecnicamente corretto, mentre “reiho” è il concetto astratto del
rispetto e della riconocenza collegato a sua volta al concetto di giri (gratitudine).
Personalmente ritengo che la parola “oss” sia un utilissimo esercizio di introspezione
là dove l’adepto che lo pratica sia consapevole del significato e del valore che si
attribuisce a tale termine.
Consiglio, pertanto, di comprenderne l’opportunità e la sua giusta collocazione nella
pratica marziale, sopratutto vista dal lato della cultura Orientale, laddove impegnarsi
a dare sempre il meglio di sé stessi è visto come requisito fondamentale per una
pratica austera e consapevole, una dimensione che propone al praticante serio e
attento di coltivare uno spirito forte che per mezzo di tale pratica porta ad essere
umanamente sensibile a collaborare con i compagni e con il proprio maestro,
sforzandosi di apprendere l’arte in profondità. In questo modo “oss” esprime al
meglio il concetto di sforzarsi a divenire migliore, incorporando in una unica frase il
reigi e il reiho.
Ciro Varone