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BIANCONERO DIGITALE
Dal negativo a
i potrebbero scrivere pagine e pagine
sulle magiche emozioni che procura la
camera oscura e sull’introverso rapporto che ha con il fotografo: una sinergia da
cui nascono opere che nel significato più
profondo di fotografia continuano a fermare
il tempo. Oggi il digitale semplifica ogni
procedimento tradizionale, sostituendo l’alchimia della camera oscura con pulsanti e
computer e mette a disposizione nuovi strumenti creativi e correttivi.
Per trasformare un negativo bianconero in
forma digitale è necessario operare una scansione del fotogramma. Sicuramente si tratta di
una operazione da non sottovalutare, in cui è
essenziale precisione e pratica con software
ed hardware. E similmente a quanto accade
per la stampa tradizionale di un fotogramma,
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GENNAIO 2006 FOTOGRAFIA REFLEX
di Marco Fodde
Guida passo passo
alla scansione di
una pellicola
bianconero
(magari sviluppata
in proprio)
per ingrandirla poi
al computer...
tenuto anche conto che per effettuare una
scansione qualitativamente efficace è necessario dedicarci non poco tempo, consigliamo
di scandire solamente i “negativi importanti”
ossia quelli che per qualità o per qualche altra
ragione rivestono per noi un certo valore. In
questo modo ci potremo concentrare sull’aspetto tecnico della scansione ottenendo il
massimo dalle risorse a disposizione.
La scansione della pellicola bianconero ha
un significato che va oltre la differenza tra fotografia digitale e tradizionale. Questa tecnologia ibrida ha per il bianconero delle potenzialità qualitative sorprendenti mantenendo
molte delle buone prerogative offerte dal metodo tradizionale, ma con dei vantaggi in più.
Primo, si conserva il negativo, che oltre a non
precludere la stampa tradizionale, la quale
Gli Scanner Nikon Coolscan 5000 e 9000 ED
(a lato, sopra e sotto) rappresentano ottimi
strumenti di scansione di negativi e
diapositive. Segnaliamo anche il Minolta
Dimage Scan Elite 5400: ottimo
compromesso tra prezzo e qualità. Il
massimo che si può ottenere da una
scansione di un negativo è offerto da
Imacon con il suoi scanner a tamburo
virtuale. Si tratta di strumenti professionali
di grandi prestazioni ma dal prezzo
proibitivo per la maggior parte degli utenti.
Se pensiamo di scandire il negativo dobbiamo
operare alcune scelte che vanno dal tipo di
pellicola, la sua sensibilità ma anche il tipo di
rivelatore con cui trattarla. I soggetti di
queste immagini, qui in basso e nella pagina
precedente, presentavano in partenza forti
contrasti e volendo ottenere la massima
definizione senza granulosità si è scelta una
pellicola Kodak T Max 100 sviluppata in D 23
alla diluizione di 1+3. Questo rivelatore
autopreparato (7,5gr. di Metolo + 100gr. di
Sodio Solfito Anidro per un litro di soluzione)
ha la proprietà di attenuare i contrasti e
favorire le ombre ed è molto adatto in tutti
quei casi in cui si preveda fin dalla ripresa la
scansione del negativo.
file
può sempre essere effettuata, mette al riparo
da qualsiasi crash del sistema operativo con
conseguente perdita di dati; secondo, la presenza stessa del negativo assicura la proprietà
legale delle immagini; terzo, la scansione della pellicola offre un risultato più vicino alla
stampa tradizionale conservando intatta la
granulosità originale.
In pratica, l’ingranditore è sostituito da
scanner, software e stampante oppure, in alternativa, si potrà scegliere tra farsi stampare
il file-negativo da un laboratorio professionale su carta colore, oppure stampare un file digitale bianconero su carta tradizionale all’argento. Ovviamente non è tutto oro quello che
luccica, perché se è vero che la visione a monitor di una immagine bianconero lascia piacevolmente colpiti, altra cosa è la sua traspo-
La messa a fuoco “manuale” sul particolare che si ritiene importante è sempre da effettuare
prima della scansione. In realtà la messa a fuoco viene fatta sempre automaticamente ma è
possibile indirizzarla sul particolare ritenuto importante. Nei due dettagli in basso (messa a
fuoco automatica, a sinistra) e (messa a fuoco manuale, a destra) si nota la differente resa che
si ottiene nella scansione del fotogramma in alto. Il confronto fra le due scansioni non ha bisogno di ulteriori commenti.
MESSA A FUOCO AUTO
MESSA A FUOCO MANUALE
sizione su carta mediante stampanti ink jet, le
quali ancora non hanno raggiunto la qualità
che si ottiene con il metodo chimico, salvo i
metodi di stampa professionale con inchiostri
al carbone che forniscono una resa equivalente a quella che si ottiene con carta all’argento,
ma ad un prezzo molto elevato.
I negativi bianconero sono tutti uguali?
E’ necessario distinguere tra la scansione di
un negativo bianconero già in nostro possesso, ossia di immagini d’archivio, oppure pen-
sare già dalla ripresa che l’immagine che stiamo riprendendo dovrà poi essere scansionata.
Tale distinzione è utile perché la scansione di
un negativo bianconero potrebbe migliorare o
peggiorare il risultato prefissato. Infatti, se fin
dalla ripresa pensiamo di scandire il negativo,
dobbiamo operare alcune scelte che includono il tipo di pellicola, la sua sensibilità ma anche il tipo di rivelatore con cui trattare la pellicola e non ultima l’esposizione in fase di ripresa che dovrà rendere un negativo il più
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possibile equilibrato senza forti contrasti. Tutto ciò influirà sulla qualità della scansione!
Si tratta quindi di tecniche raffinate soprattutto se pensate prima della ripresa, ossia in
tutti quei casi in cui si decida a priori di utilizzare esclusivamente pellicola bianconero.
E’ necessario saper scegliere la giusta coppia
pellicola-rivelatore in rapporto sia al soggetto
ripreso sia alla successiva scansione. In pratica occorre ottenere un negativo più normale
possibile ed evitare forti contrasti e quindi sviluppi molto aggressivi. In sintesi, tutto ciò che
Ansel Adams ci ha insegnato con il “Sistema
Zonale” rimane la base della fotografia tradizionale e parzialmente di quella digitale, ma
nel caso di scansione del negativo le operazioni di variazione di luminosità e contrasto
possono essere corrette mediante software
che sarà tanto più efficace quanto il negativo
da scandire presenti una scala tonale estesa ed
equilibrata senza marcati clipping, ossia dettagli delle alte luci bruciati.
L’attrezzatura essenziale. Un PC adeguato
è l’elemento primario attorno a cui orbitano
periferiche e software che ci permetteranno di
operare sul negativo. Un PC adatto alla elaborazione delle immagini deve possedere un
processore veloce ed adeguato che ci permetta rapidamente di gestire files di dimensioni abbastanza grandi. Anche la memoria
RAM influenza non poco le prestazioni del
nostro PC e non deve essere inferiore a
512MB. Avere una buona memoria di massa
(disco fisso) significa una versatilità maggiore con i files in attesa di essere masterizzati: un disco da 160GB o più, ci fornirà una
buona autonomia operativa.
Lo scanner rappresenta lo strumento indispensabile capace di trasporre un negativo in
forma digitale salvaguardando la qualità e la
struttura dell’immagine. I modelli migliori sono quelli studiati appositamente per la scansione di negativi che possiedono una risoluzione non inferiore a 4000dpi. Per questo articolo ci siamo serviti di uno scanner Nikon Super Coolscan 4000 ED.
Software. Servono due tipi di software: il
primo è quello che ci permette di dialogare
con lo scanner (il cosiddetto driver) ed è generalmente fornito assieme all’apparecchio; il
secondo invece ci permette di applicare al fotogramma scandito vari livelli di taratura tonale e mille altri filtri correttivi.
Per ambedue i software è buona cosa imparare dal programma stesso le sue possibilità.
Per l’elaborazione digitale dei files il top è
Photoshop. Quest’ultimo, tra l’altro, rappresenta l’estensione delle possibilità offerte dalla camera oscura tradizionale. Con esso è possibile intervenire sull’immagine in vari modi.
Per esempio ritoccandola, operando bruciatura e mascheratura oppure una serie infinita di
interventi correttivi e persino creativi. Tuttavia, esistono in commercio molti altri software altrettanto efficaci e persino gratuiti. Qualunque cosa scegliate consigliamo di “gioca-
Quando si effettua la scansione di un negativo
è molto importante che quest’ultimo sia perfettamente in piano. Da qui l’importanza di un
porta negativi veramente efficace nello” stirare” il fotogramma da scandire. Per esempio
per essere certi di avere le massime prestazioni è bene inserire il negativo nell’apposito portanegativo, che nel Nikon Coolscan 5000 è
l’FH3 (sopra) e non fidarsi troppo dell’accessorio SA 21 (a lato) che, pur comodo, non offre le
stesse garanzie di planeità. Alcuni scanner professionali, come gli Imacon (a sinistra) sono basati su un meccanismo di “tambuto virtuale.
re” a lungo con un fotogramma prova al fine
di scoprire prerogative, caratteristiche e soprattutto la resa al variare dei parametri.
La scansione passo per passo. Supponiamo di dover scandire un generico fotogramma
bianconero. La prima cosa da fare, specie se si
tratta di un negativo che è stato sviluppato
parecchio tempo fa, è valutarne, mediante
un lentino, lo stato fisico: curvature, pieghe,
eventuale presenza di muffe o funghi. Questa analisi morfologica ci fornirà indicazioni
utili sulla metodica da adottare prima di passare alla scansione.
Pulizia del fotogramma. Dal momento che
con le pellicole tradizionali bianconero non
cromogeniche il Digital ICE (Image Correction & Enhancement, un’applicazione hardware che opera in automatico durante la scansione per la rimozione delle imperfezioni dall’immagine acquisita) non funziona, è necessario provvedere alla pulizia del negativo da
polvere e peletti soffiandoci dell’aria mediante una pompetta di gomma. Questa operazione ricorda la stampa tradizionale in cui prima
di inserire un fotogramma nel portanegativo
dell’ingranditore si opera una accurata pulizia
delle superfici. Non dobbiamo sottovalutare
questa fase perché scandire un fotogramma in
presenza di polvere e quant’altro significa ritrovare gli stessi difetti nel file immagine e
quindi dover successivamente impiegare molto tempo per il ritocco.
Anteprima scansione. Prima di effettuare
una scansione è necessario decidere se far
partire il software dello scanner dal program-
FIGURA 1
ma Adobe Photoshop (o altri simili software)
oppure direttamente dal desktop. Nel primo
caso il file si aprirà sotto Photoshop e sarà
pronto per essere eventualmente elaborato e
salvato. Nel secondo caso il file sarà solamente salvato nell’hard disc. Quest’ultima soluzione è da preferire in quanto meno “pesante”, cioè occuperà meno memoria di elaborazione (RAM) e quindi velocizzerà ogni passaggio rimandando la elaborazione del file in
un secondo momento.
Scelta dei parametri prima della scansione.
Lanciato il programma di gestione dello scanner si aprono varie possibilità di taratura che
sono legate alle differenti esigenze di scansione. Nel caso specifico, lo scanner Nikon Coolscan 4000 si avvale del software Nikon
Scan 4.1. La prescansione della striscia di fotogrammi, figura 1, ci permette in prima analisi di valutare quale fotogramma da sottoporre a scansione ma ovviamente il formato dell’icona non può fornirci altre indicazioni ed è
necessario effettuare un preview del fotogramma prescelto. Per questo è sufficiente
cliccare col mouse sopra l’icona per evidenziarla e successivamente premere il pulsante
“preview”. Il risultato, figura 2, sarà una anteprima del fotogramma in un formato sicuramente più leggibile su cui impostare i parametri di scansione, primo fra tutti l’inquadratura del soggetto nel fotogramma. A tal fine
noterete che attorno all’immagine di preview
appare un tratteggio “mobile” che indica l’inquadratura di scansione. Questa dovrà essere
adattata alle nostre esigenze ponendo il curso-
FIGURA 2
re su ogni bordo da correggere.
Messa a fuoco dello scanner. E’meglio non
affidarsi alla messa a fuoco automatica dello
scanner ed indicare manualmente l’esatto
punto in cui l’autofocus dovrà operare. Tale
finezza si rende necessaria in quanto i negativi presentano quasi sempre delle ondulazioni
e una superficie irregolare e ciò potrebbe
concorrere ad un abbassamento anche notevole della qualità finale della scansione. A
tal fine per gli scanner Nikon è necessario
tenere premuto il tasto Ctrl e cliccare sul
pulsante di messa a fuoco. In questo modo
apparirà una mira grafica che dovrà essere
collocata sul punto che riteniamo più importante da mettere a fuoco.
Altri parametri. Nella “Tool palette”, figura 3, appaiono molte possibilità di taratura e
tra queste la risoluzione di scansione deve essere la massima ossia 4000 pixel/pollice e volendo ottenere la massima lettura dei particolari nelle aree più scure e diminuire il rumore
di fondo, consigliamo di applicare il “multi
sample scanning” a 16X. Scandire alla massima risoluzione significa immagini con più
dettagli e maggiori possibilità di modifiche
che comportino il ritaglio dell’immagine.
Colore o scala di grigio? Quando si effettua una scansione di un negativo bianconero
saremmo tentati di limitare tale scansione ai
soli toni di grigio. In questo caso la scansione
avverrebbe sicuramente più velocemente,
producendo un’immagine che se scansionata
a 8 bit per pixel verrebbe riprodotta in 256 toni di grigio. Ciò che invece consigliamo per
FIGURA 3
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FIGURA 4
aumentare al massimo sia la qualità della
scansione sia le potenzialità della successiva
elaborazione è quella di digitalizzare il fotogramma come se si trattasse di un negativo
colore figura 4. Tale accortezza obbligherà lo
scanner a effettuare la scansione del verde del
blu e del rosso per ogni pixel e la tonalità dei
grigi verrà creata per fusione dei colori fondamentali in modo totalmente equilibrato. In
questo modo il file, tecnicamente a colori,
avrà una dimensione tripla rispetto a quello
ottenuto in solo toni di grigio ma saremo sicuri della massima prestazione dello scanner,
il che ci potrà tornare utile in seguito.
Analisi del clipping. Per quanto riguarda la
gestione della luminosità e del contrasto durante la scansione, è necessario sapere che si
tratta di una operazione impegnativa che necessita di molta esperienza. Il software Nikon
fornisce dopo l’anteprima di scansione due
grafici: “istogramma” e “livelli”. Questi due
strumenti sono importantissimi per il controllo della qualità della scansione. L’analisi
del “clipping” è sicuramente molto utile per
determinare a priori se la scansione ha una
efficace lettura della scala tonale oppure
presenta una certa debolezza tonale. Nell’istogramma del clipping è rappresentata una
regione della nostra immagine entro la quale è visualizzata la scala tonale del soggetto.
In pratica tutto ciò che ricade al di fuori di
questa area non verrà rappresentato.
Un buon istogramma dovrebbe mostrare
una distribuzione dei pixel lungo tutta la scala delle ascisse senza evidenti concentrazioni.
Il grafico fornisce utili indicazioni sulla qualità (dai toni scuri a quelli chiari) e quantità di
pixel. La parte destra del grafico indica i toni
scuri, mentre centro e parte destra rispettivamente i toni medi e chiari. Nella figura 5 si
nota un evidente clipping nelle zone d’ombra, indicando in questo modo una prevalenza di toni scuri. Nella palette “curves” è possibile analizzare la scala tonale che stiamo
acquisendo. Nella figura 6 possiamo notare
alcuni parametri di regolazione: muovendo la
curva in alto la scala tonale si pone verso l’high key (toni alti), mentre ponendola verso
l’ascissa aumenta l’effetto inverso di low key
(toni bassi). Inoltre, è possibile scegliere a
priori dove collocare i toni estremi nell’immagine mediante il classico contagocce. Attenzione però a non cadere nel tranello offerto dalla tecnologia. Infatti, specie nel bianconero non è detto che la presenza di clipping
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FIGURA 5
FIGURA 6
o più volte regolando ogni volta il clipping per le diverse
condizioni luminose, favorendo così di volta in volta alte,
medie e basse luci per poi fondere le scansioni mediante
software. In definitiva, l’operatore ha infinite variabili di
cui disporre ma non dimentichiamo che la migliore valutazione che possiamo dare ad
una anteprima di scansione è
data dalla nostra vista e quindi
dal nostro gusto. Per questo
motivo consigliamo almeno le
prime volte di affidarsi alle
funzioni automatiche dello
scanner, per poi rimandare le
regolazioni offerte quando
avremo acquisito una certa padronanza del software.
Una volta regolati i parametri suddetti si può procedere
con la scansione e quindi al
salvataggio del file che consigliamo rigorosamente in formato TIFF. Questa preferenza
la si comprende tenuto conto
che stiamo scansionando un
fotogramma d’archiviazione
da cui vogliamo ottenere la
massima qualità grafica.
Un’ultima considerazione:
una scansione ben operata ci
fornirà un risultato che dipende
proporzionalmente dalla qualiPiù spesso di quanto si pensi in presenza di prevalenza di toni tà di partenza del negativo stesscuri o chiari, l’analisi del clipping, potrebbe trarci in inganno so. In altre parole non vi aspetproducendo un istogramma fortemente asimmetrico. In questo tate miracoli dalla trasposiziocaso, infatti, la prevalenza di toni scuri è bilanciata dal bianco ne in digitale di un negativo
dell’edificio del Quirinale, che non è un difetto ma una scelta de- imperfetto: se un particolare
cisa in ripresa. La scansione di questo fotogramma è stata ef- non esiste sul negativo, a meno
fettuata in RGB e successivamente tradotta in CMYK in cui nel che non vogliate procedere ad
canale K si è proceduto ad una saturazione dei toni scuri.
un fotomontaggio, la scansione
non potrà mostrarvelo.
sia da ritenere un difetto bensì potrebbe esseCome trattare il fotogramma scandito?
re una caratteristica dell’immagine che stia- Come abbiamo accennato il software Adobe
mo per realizzare. Inoltre, spesso il picco che Photoshop nelle sue ultime versioni CS e
si osserva nelle zone scure potrebbe essere CS2 offre quanto di meglio un fotografo
dovuto al bordo nero attorno al fotogramma possa desiderare. Essere esaurienti in queste
scandito nel preview e che poi verrà ritaglia- poche pagine è cosa comprensibilmente imto in sede di scansione.
possibile. Ciò che dobbiamo considerare è
Un’altra tecnica molto evoluta per catturare che una volta aperto il file sotto questo proogni tipo di tonalità è la “multiscansione-fu- gramma, si offrono infinite possibilità di
sione”. Si tratta di scandire il fotogramma due elaborazione e correzione che devono esse-
FIGURA 7
re studiate ed assimilate
con passione con lo
stesso spirito di chi vuole imparare a sviluppare
e stampare. Ovviamente
le stesse operazioni si
possono effettuare con
qualsiasi altro software
di fotoelaborazione sufficientemente evoluto.
Calibrazione del monitor. Prima di cimentarci in qualsiasi elaborazione è necessario tarare
il monitor affinché si abbia corrispondenza con
ciò che apparirà sulla
stampa. Questa taratura
è molto importante perché qualora non venisse
effettuata qualunque modifica del file che effettueremo a schermo non
corrisponderà poi nella
stampa con le conseguenze che si possono
ben immaginare. Per
questo scopo esistono
varie motodiche di calibrazione e persino degli
esposimetri adatti allo
scopo. Secondo l’esperienza di chi scrive, almeno inizialmente dovendo stampare il file
con una ink jet, è sufficiente calibrare il monitor (contrasto e luminosità) con una stampa
bianconero fatta con la stampante che siamo
soliti usare per le nostre fotografie. Successivamente, operando sui pulsanti dello schermo relativi a luminosità e contrasto andremo
ad avvicinarci il più possibile alla tonalità
della stampa prova. In questo modo avremo
ottenuto un file a schermo il più simile a ciò
che la stampante è in grado di riprodurre.
Elaborazione post scansione. In precedenza abbiamo accennato alla convenienza di
scandire il fotogramma bianconero come se si
trattasse di uno a colori RGB e anche in sede
di elaborazione questa accortezza fornisce numerose applicazioni. Chi è alle prime esperienze col digitale sarà tentato di convertire il
file in scala di grigio di più facile gestione, ma
questo metodo di conversione drastico anche
FIGURA 8
FIGURA 9
se è il più rapido non è il migliore, perché appiattisce la scala tonale e preclude molte variabili operative.
Didatticamente riteniamo sia più utile,
fin dall’inizio, imparare ad operare con la
palette “livelli” e considerare l’immagine
bianconero scandita come il risultato di una
fusione dei colori fondamentali, compreso
il colore nero. Inoltre consigliamo di trasformare il profilo RGB in un profilo
CMYK (Immagini>Metodo>Cmyk). In
questo modo avremo una opzione in più che
nel bianconero è molto importante: la possibilità di regolare indipendentemente la
profondità delle ombre, ossia del tono nero
(K).Si tratta di una tecnica su cui ci riserviamo di ritornare prossimamente mentre
imparare a gestire il file scandito con sem-
plici parametri di regolazione: punto di
bianco e nero, luminosità e contrasto rimane la base di un buon risultato.
A tal fine operare sul menu “Immagine> Regolazioni>Livelli” si apre il grafico dei livelli,
figura 7, con sotto tre contagocce: il punto di
nero (contagocce nero) e il punto di bianco puro (contagocce bianco) e il punto di grigio
(contagocce grigio) che andranno posti nei
punti dell’immagine che riteniamo rappresentanti di queste tonalità. Noteremo che l’immagine si collocherà totalmente dentro un range
tonale ben definito che potremo sempre correggere ripetendo questa operazione di taratura
variando i punti di applicazione dei contagocce. La regolazione di base è fornita dalla taratura di luminosità per ogni tonalità suddetta e
dovrà essere effettuata regolando i cursori posti
sotto il grafico per le tre tonalità principali
(bianco, grigi e nero). Con questo tipo di taratura, che può apparire di facile esecuzione, è
necessario operare con una certa cautela in
quanto piccoli spostamenti dei cursori incidono
notevolmente sul risultato finale. In particolare
evitate di eccedere nelle modifiche del contrasto in quanto potreste produrre dei fenomeni
grafici spiacevoli. Ovviamente, questo non è
l’unico metodo di regolazione della scala tonale. Ne esistono molti altri che vanno dalle più
semplici ed automatiche trasformazioni a raffinate tecniche di elaborazione oltre a plug in
specifici sempre più richiesti dai professionisti.
Un’ultima regolazione che non influisce
sulla scala tonale ma sulla definizione che dona alle immagini bianconero una maggiore
acutanza riguarda la “maschera di contrasto”.
A tal fine aprite la sezione “Filtro>Contrasta>Maschera di contrasto” si apre una finestra, figura 8, in cui vengono rappresentate tre
scale: “Fattore” che consente di impostare il
grado di contrasto tra il 50 ed il 150% (consigliamo un valore massimo di 100%), “Raggio” (consigliamo un valore massimo di 2-3
pixel) che definisce quanti pixel attorno al bordo saranno presi in considerazione dal filtro e
“Soglia” che consente di regolare la differenza
dei colori prima che il filtro li tratti come colori di contorno. Nel nostro caso, poichè abbiamo scelto “scala di grigio”, tale regolazione è ininfluente. Il risultato finale è la figura 9
in cui, anche se la riproduzione tipografica
tende ad attenuare la scala tonale, le ombre sono ben leggibili non penalizzando le alte luci.
Conclusioni. Le potenzialità della tecnologia digitale sono enormi, compresa l’inflazione di interventi pseudo creativi che fanno
rabbrividire i puristi del verismo fotografico.
Come abbiamo potuto constatare, scandire
un negativo e elaborarlo con un software in
modo professionale implica un certo impegno operativo ed intellettuale non meno importante di quello necessario per sviluppare
e stampare una fotografia col metodo chimico. Ciò che vi abbiamo mostrato è soltanto la
punta dell’iceberg di una metodica con infinite sfaccettature.
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