Su Luigi Ghirri: Gianni Celati: "Fotografava cose a cui nessuno bada

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Su Luigi Ghirri: Gianni Celati: "Fotografava cose a cui nessuno bada
Università di Bologna – Dipartimento di Filosofia e comunicazione
a.a. 2015/16
corso del 2° semestre, 3° periodo
Comunicazione visiva
Paolo Leonardi
seconda settimana
8 febbraio 2016
Quello che resta del corso:
22
Il lavoro di Luigi Ghirri
23
Prima presentazione in aula
24
Il lavoro di Gabriele Basilico
29
Il lavoro di Mimmo Jodice
1° marzo
Seconda presentazione in aula
2
Conclusioni
http://harveysteinphoto.com/italy-movimento
Su Luigi Ghirri:
Gianni Celati: "Fotografava cose a cui nessuno bada. Per Luigi la foto
doveva ridare dignità alle cose, doveva sottrarle agli schemi, ai giudizi
sbrigativi di chi non guarda mai niente”. - See more at:
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Luigi Ghirri:
"Io credo nel guardare alla fotografia come come a un modo di
relazionarsi col mondo nel quale il segno di chi fa fotografia, quindi la sua
storia personale, il suo rapporto con l’esistente è sì molto forte, ma deve
orientarsi attraverso un lavoro sottile, quasi alchemico, all’individuazione di
un punto d’equilibrio tra la nostra interiorità – il mio intento di fotografopersona – e ciò che sta all’esterno, che vive al di fuori di noi, che continua a
esistere senza di noi e continuerà a esistere anche quando avremo finito di
fare fotografia. E’ quello che ho sempre cercato, alla ricerca di quello strano
e misterioso equilibrio tra il nostro interno e il mondo esterno." - See more
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"Ho sempre guardato all’immagine fotografica come a qualcosa che non si
può definire, una specie di immagine impossibile. L’ho sempre vista come
una strana sintesi tra la staticità della pittura e la velocità, che è qualcosa di
interno alla fotografia, al suo processo di costruzione, cosa che l’avvicina al
cinema". - See more at: http://www.molo7photoagency.com/blog/luigighirri-pensieri-intorno-alla-fotografia/?lang=it#sthash.mAyIsen5.dpuf
http://icon.panorama.it/eventi/paesaggi-daria-fotografie-fondo-luigighirri-in-mostra/?gclid=CjwKEAiAxfu1BRDF2cfnoPyB9jESJADFMdJY61EyUeTwJmkHVbwqvG3ny3CKQsTqK4kQghgoquWxoCTh3w_wcB
"Una delle grandi convinzioni, delle grandi teorie, soprattutto uno dei
grandi miti a proposito della fotografia è l’idea che sia testimonianza di
qualcosa che è successo. Testimonianza di quello che ho visto. E’
testimonianza di quello che ho visto ma è anche reinvenzione di quello che
ho visto. Sostanzialmente la fotografia non fa altro che rappresentare le
percezioni che una persona ha del mondo. In questo punto sono contenuti
tutti i rapporti enigmatici, gli elementi misteriosi che sussistono
nell’immagine fotografica.” “Credo che la fotografia possa metterci in
relazione con il mondo in maniera profondamente diversa. La fotografia
rappresenta sempre meno un processo di tipo conoscitivo, nel senso
tradizionale del termine, o affermativo che offre delle risposte, ma rimane
un linguaggio per porre delle domande sul mondo. Io, con la mia storia, ho
percorso esattamente questo itinerario, relazionandomi continuamente con
il mondo esterno, con la convinzione di non trovare mai una soluzione alle
domande, ma con l’intenzione di continuare a porne. Perché questa mi
sembra già una forma di risposta." - See more at:
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"Ho voluto guardare anche quello che stava dietro, alle mie spalle, e ho
cominciato a concepire tutto il mio lavoro di fotografo non più in termini
di immagine singola, com’è nella concezione classica della fotografia di
laboratorio, di committenza e della fotografia d’autore, dirette a trovare
l’immagine capolavoro, sintesi di un determinato modo di vedere. Io ho
cercato di costruire e progettare interi lavori, e costruire lavori interi, o
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progetti, significava pensare a una forma di narrazione per immagini
anziché alla costruzione di singole immagini. Da lì ho cominciato a
sviluppare una serie di ricerche che si articolavano in una maniera molto
complessa. All’interno di ogni percorso, scoprivo man mano altre direzioni,
altre aree di lavoro, altri orizzonti. Cioè non era mai un lavoro lineare. - See
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Non è come imboccare l’autostrada: comincio da Modena, devo uscire a
Roma e non mi interessa tutto quello che succede ai lati, non prendo
nessuna uscita secondaria. No. Il problema è che durante questo percorso
c’è un progetto ben definito, c’è un itinerario tracciato, però è un itinerario
che si muove, è il lavoro stesso con le fotografie che ti può provocare nuovi
stimoli, suggerire nuove intuizioni. Ci sono cose che arrivano e non ti
aspetti. E’ una progettualità preordinata, ma che non scarta nulla a priori, e
contempla anche la casualità. Quindi un percorso a zigzag più che una linea
retta. Allora la linea comincia ad assumere le sembianze di una vera e
propria carta. Diventa una mappa, uno parte con una linea dritta e si ritrova
una mappa, costituita da miliardi di piccolissimi segni che si collegano tra
loro e costruiscono un orizzonte possibile"
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