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A l i
i n
v o l o
avvio alla lettura
nella scuola per l’infanzia
Indice
pag. 3
Introduzione
pag. 4
Alfabeto dei Segni (manuale)
pag. 5
Presentazione
pag. 6
Le lettere a, e, l.
pag. 11
Le vocali i, o.
pag. 16
Le lettere v, u.
Bibliografia
[1] K. Goodman, What's Whole in Whole Language? A Parent/Teacher Guide to Children's Learning. Portsmouth, NH: Heinemann Educational Books, 1986.
[2] D. Lenzi, Primi passi in aritmetica. (educaton 2.0)
http://www.educationduepuntozero.it/Risorse/Italia/esperienze/2010/02/12/lenzi.shtml
[3] D. Lenzi e C. De Mitri, Un breve excursus storico sulla scrittura dei numeri, per un avvio naturale alla notazione delle cifre decimali. (educaton 2.0)
http://www.educationduepuntozero.it/racconti-ed-esperienze/fiammiferi-cifre-decimali3078923784.shtml
[4] I. Y. e A. M. Liberman, Whole Language vs. Code Emphasis: Underlying assumptions and
their implications for reading instruction, Annals of Dyslexia, vol.40, pp.51-76, 1990.
Traduzione e adattamento a cura di Enrico Savelli, in Approcci contemporanei all’insegnamento
della lettura, www.cdviadana.it/globale_vs_alfabetico.pdf
2
Introduzione
Vari studi hanno stimato l’insuccesso nella lettura – scrivono I. Y. e A. M. Liberman in
[4] – attorno al 20-25% della popolazione scolastica (Stedman e Kaestle, 1987) […] le opinioni sono divise sulle possibili cause e sui modi più idonei a risolverlo.
Quindi i Liberman passano al confronto tra i due più importanti metodi per affrontare il
problema: quello Globale e quello Alfabetico. […] Il Metodo Globale – essi ci ricordano –
parte dalla premessa che apprendere a parlare e apprendere a leggere siano due casi interamente comparabili di sviluppo linguistico. Il Metodo Alfabetico, d’altra parte, ritiene che il
linguaggio orale e la lettura seguano percorsi evolutivi fondamentalmente diversi. […] l’acquisizione del linguaggio orale non richiede alcuno sforzo particolare. D’altra parte – proseguono i due studiosi – un sistema di scrittura è un artefatto, un codice secondario dal punto di
vista biologico, che rappresenta il linguaggio naturale in forme che devono essere comprese
in modo consapevole, se esso deve essere usato correttamente. […] noi supponiamo che apprendere a parlare sia, per la natura stessa dei processi sottostanti, molto simile ad imparare
a camminare, […] mentre imparare a leggere e scrivere è più come apprendere la matematica
[…] 1.
Secondo il metodo globale, nell’insegnare a leggere e a scrivere si dovrebbe tendere a far
acquisire al discente – proprio per l’analogia che c’è, per i sostenitori di quel metodo, con l’apprendimento del tutto naturale del linguaggio orale – ciascuna parola nella sua interezza, senza
spezzettamenti in segmenti astratti e innaturali, quali possono essere – per i globalisti – le varie sequenze di lettere dell’alfabeto; perciò per loro il metodo alfabetico andrebbe bandito. Però ciò non può significare che il bambino non debba acquisire consapevolezza dell’aspetto alfabetico della lettura/scrittura.
Quello che viene contestato dai globalisti è il percorso che va dall’alfabeto alla parola;
infatti, l’acquisizione diretta delle abilità di lettura e di scrittura non dovrebbe richiedere – a
loro modo di vedere – alcuno sforzo, se soltanto venissero usate alcune precauzioni elementari
(si veda [1]).
Tuttavia quelle precauzioni – lo diciamo ancora con le parole dei Liberman, al cui articolo rinviamo per gli opportuni approfondimenti – persone sensibili come le nostre nonne le
avrebbero considerate delle ovvietà. Infatti, per lo più sono precauzioni che risulterebbero utili
in ogni attività didattica, quali: servirsi di insegnanti motivati, di ambienti didattici che siano
stimolanti per gli alunni, di una collaborazione gioiosa da parte dei genitori, ecc.
D’altro canto, sul versante del metodo alfabetico, ognuno di noi normalmente avverte che
nel pronunciare la parola “cane” emette due suoni che interessano due parti diverse del palato:
“ca” - “ne”; suoni che non hanno alcun significato, se presi singolarmente, ma che entrano in
gioco – ad esempio – anche nella “costruzione” di altre parole ben note, quali: “casa”, “nero”,
“neve”, ecc. Un po’ come i blocchetti del lego vengono adoperati dai bambini per realizzare
delle costruzioni, senza che nessuno si sogni di dire che quei blocchetti sono da bandire in
quanto astratti, non essendo direttamente collegati a un significato immediato.
Però quelli delle nostre parole, più che “blocchetti” di tipo sillabico – come l’esempio
potrebbe far credere – sono assemblaggi di lettere dell’alfabeto che noi chiameremmo poli-fonemici 2, dato che i singoli suoni emessi mentre si pronunciano le varie parole, sono la saldatura dei fonemi che compongono ciascun suono; a meno che il fonema non si riduca a una sola
1
Per esempio, l’usuale scrittura dei numeri si basa su di un alfabeto dato dalle dieci cifre numeriche; ma il segnificato della notazione decimale ha bisogno, per essere compreso, di un’adeguata spiegazione (n. d. r.).
2
Secondo una definizione, un fonema è un'unità differenziante (si pensi ai due fonemi che differenziano “pane”
e “cane”), indivisibile e astratta di un sistema linguistico. Infatti nel suono/fonema della lettera “p” (che nella
parola “pane” è intimamente connesso col suono/fonema della vocale “a”) non emerge la pre-senza di due suoni
più semplici (indivisibilità del fonema); inoltre, un fonema ha carattere astratto, dato che generalmente esso non è
direttamente riconducibile a qualcosa di concreto.
3
vocale. Per esempio, aprendo due volte le labbra per pronunciare la parola “mamma”, noi
emettiamo due suoni quali “ma” e “mma”, che non esprimono due sillabe – dato che la suddivisione sillabica è data da: “mam” e “ma” – bensì due polifonemi.
Il contrasto molto acceso tra i precedenti metodi, ha portato a considerne altri, detti misti,
che con alterne fortune hanno cercato di mediare tra gli altri due, descritti precedentemente in
maniera abbastanza succinta.
Noi, non potendo approfondire qui la vasta problematica sull’argomento, ora non intendiamo sposare in modo deciso nessuno dei metodi adesso in voga; ma ci limiteremo a proporre
– senza pretesa di originalità – un’impostazione, che faciliti il più possibile l’acquisizione delle abilità di lettura e di scrittura, a partire dalla scuola dell’infanzia. A tal fine nella prima parte
cercheremo di sminuzzare le difficoltà che gli scolari incontrano in questo arduo compito, limitandoci a usare le vocali a, e e la consonante l. Già dopo questo primo avvio anche per le famiglie sarà facile collaborare nell’addestramento alla lettura dei loro piccoli, con i tempi a più
adatti a questi, senza difficoltà e senza afflizioni.
In fine, la presa di coscienza della sequenzialità delle lettere che si susseguono in una parola potrà essere resa più naturale – attenuando l’assillo della rappresentazione scritta da sinistra verso destra – componendo le parole anche mediante l’alfabeto manuale dei segni; i quali
si dipanano nel tempo come i fonemi del linguaggio orale. Il che – in un approccio giocoso –
può aiutare a contrastare l’eventuale astrattezza di cui parlano i partigiani del metodo globale.
Domenico Lenzi
ALFABETO DEI SEGNI
4
Presentazione
Un bambino ai primi approcci scolastici viene a essere investito da tutta una serie di
problemi di carattere mnemonico, che possono determinare difficoltà spesso apparentemente
insormontabili, da cui frequentemente derivano problemi psicologici di vario tipo, quali ansia,
apatia, depressione e sensi di colpa; quasi sempre interpretati dagli adulti come svogliatezza,
disinteresse, pigrizia, ecc.
Tra le principali difficoltà ricordiamo quelle relative all’aritmetica, quali la memorizzazione delle cifre numeriche e del modo di rappresentare i numeri naturali maggiori di nove; a
cui col tempo si aggiungeranno quelle connesse con i primi calcoli additivi e, più in là, con le
prime moltiplicazioni, che comportano la necessità di apprendere la tabellina pitagorica.
Tutte queste difficoltà possono dar luogo a forme di discalculia. Inoltre esse sono certamente aggravate da difficoltà di tipo mnemonico connesse con l’apprendimento della lettura e
della scrittura, a prescindere dalla presenza o meno di problemi di dislessia/disgrafia. Perciò si
capisce che è estremamente importante calibrare e diluire nel tempo le varie difficoltà, adottando metodologie che consentano allo scolaro di percorrere in maniera meno affannosa la
meravigliosa – ma nello stesso tempo ardua – scala della conoscenza.
Rinviando ad altri interventi l’esame delle difficoltà aritmetiche (in proposito si veda [2]
e [3]), qui ci preoccupiamo di affrontare quelle legate alla lettura e alla scrittura.
Inizialmente uno scolaro deve imparare ad attribuire un suono a ciascuna delle lettere dell’alfabeto. Ebbene, se in una prima fase l’insegnante si limitasse a usarne solo alcune, scelte
opportunamente e scritte soltanto in stampatello, forse – grazie al ridotto impegno mnemonico
– gli alunni potrebbero trovare giovamento. Però le difficoltà di carattere mnemonico che cerchiamo di attenuare, potrebbero accompagnarsi a difficoltà non meno gravi, dovute all’incapacità del bambino di rispettare nel corso della lettura e della scrittura l’andamento da sinistra
verso destra (difetto di lateralizzazione).
Un tempo nell’Esercito, ai soldati che per ragioni simili non riuscivano ad andare al passo
durante le marce cadenzate, si stringeva un fazzoletto intorno a un braccio. Invece per la
scrittura si potrebbe mettere una molletta verde (da bucato) nella parte superiore sinistra e una
molletta rossa nella parte superiore destra della pagina del quaderno su cui lo scolaro è impegnato. Per quel che riguarda la lettura, in questo manuale noi porremo all’inizio e alla fine di
ogni rigo rispettivamente un bollino verde e un bollino rosso che richiamino i colori utilizzati
dai semafori; inoltre, nelle prime fasi ogni parola inizierà con una lettera verde. In più, per
sottolineare il dovuto senso di percorrenza, ciascun rigo sarà accompagnato da un allineamento di frecce orientate da sinistra verso destra. Naturalmente, l’insegnante avrà avuto cura di
parlare preventivamente sia del significato dei colori semaforici che delle frecce.
Facciamo presente che, al fine di favorire il successivo passaggio alla scrittura corsiva –
che in un primo momento si può realizzare mediante piccole deformazioni della maggior parte
delle lettere, con l’aggiunta dei ghirigori tipici della notazione corsiva – noi adopereremo i caratteri Arial. Inoltre ci limiteremo a usare soltanto tredici lettere dell’alfabeto italiano, più che
sufficienti – a nostro avviso – a far capire a uno scolaro cosa significhi leggere e scrivere.
Noi qui useremo parole essenzialmente bisillabe. Per le poche parole trisillabe ci
serviremo anche di vocali accentate, come per “àlea” (“dado), il cui significato – dal latino:
sorte, rischio – l’insegnante avrà cura di spiegare agli alunni.
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Prima parte
Le lettere a, e, l
In questa prima parte ci limitiamo a usare le lettere a, e ed l, tramite le quali – come vedremo – si possono scrivere facilmente le prime parole, avviando così lo scolaro alla comprensione di ciò che significhi leggere e scrivere.
Le vocali a ed e sono introdotte come iniziali di “ala” ed “ele” (abbreviazione di “elefante”), parole che sono accompagnate dalle rispettive illustrazioni. I termini “ala” ed “ele”
sono stati scelti sia per la loro brevità – che permette di percepirli nella loro globalità, il che,
a nostro avviso, è possibile solo per poche parole – sia perché con esse può incominciare a
farsi strada l’aspetto alfabetico della scrittura/lettura, distinguendo ciò che le differenzia (le
vocali) da ciò che è presente in entrambe (la consonante l). Inoltre queste due parole, essendo
bifronti, non presentano il problema del verso di lettura.
Delle lettere a, e ed l si presenterà anche la grafia maiuscola, di cui molti alunni hanno
già cognizione grazie alle insegne dei negozi.
Inoltre, della lettera l – la cui acquisizione avviene in maniera del tutto surrettizia tramite “ala” ed “ele”, senza la necessità di presentarla come iniziale di un’altra parola – si cercherà di isolare il suono, per poi pronunciare le altre poche parole che vengono scritte con alcune
di queste tre lettere. La prime due di queste altre parole saranno “al” ed “el”, nelle quali il
suono di l risulta ancor più distinguibile che in “ala” ed “ele”. Per la parola “el” l’insegnante
farà presente che essa è la traduzione spagnola di “il”.
Quasi subito dopo si passerà a termini che presentano il complesso ll, il cui suono non dovrebbe costituire alcun problema, essendo un rinforzo del fonema relativo alla lettera l.
A nostro avviso, è opportuno che le parole assemblate con a, e ed l – una volta assimilati i suoni di queste lettere – siano riprodotte innanzitutto e ripetutamente mediante l’alfabeto dei sordomuti riportato precedentemente, proprio perché attraverso il gioco – come si è già
detto – gli scolari si rendano conto del carattere della scrittura, che si realizza mediante un
susseguirsi di lettere dell’alfabeto. Naturalmente, una parola espressa con l’alfabeto muto sarà accompagnata dal suono della stessa, in modo che l’ascoltatore possa essere aiutato a collegare stabilmente una lettera muta col suono della lettera che essa rappresenta.
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A
ala al
▄
→
ALA
→
→
→
→
→
E
→
→
ELE
ele el
▄
→
→
▄
→
→
→
→
→
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→
▄
→
7
▄
→
▄
→
a
A
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→
→
→
→
→
→
→
→
→
A
A
alla
→
→
▄
alle
→
→
→
→
▄
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8
▄
→
▄
→
E E
ele elèa
→
→
→
→
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→
E
E
ella elle
→
→
→
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→
▄
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9
▄
→
▄
→
▄
→
L
l
la Lalla
L
l
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l
l
Lele Lella
→
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→
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→
→
→
→
→
→
→
→
→
▄
→
▄
→
▄
→
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Seconda parte
Le vocali i, o
In questa sezione aggiungiamo le vocali i ed o, per le quali le difficolta mnemoniche
sono ridotte al minimo.
La i è introdotta come iniziale di “Ilio” (antico nome di Troia), con un’illustrazione che
ricorda l’epica guerra. Sarà cura dell’insegnante spiegare che, secondo la leggenda, il principe troiano Enea fuggì da Troia distrutta, approdò sulle coste italiche e fu capostipite dei re
dell’antica Roma.
La o è introdotta come iniziale di “olla”, parola forse sconosciuta. Però essa ha il vantaggio di denominare un recipiente tondeggiante, che aiuta a ricordare la vocale in questione.
La parola “ola”, che incontreremo fra poco, è di origine spagnola e significa onda. Essa
ormai è usata in varie lingue e denota l’onda umana che i presenti a una manifestazione sportiva fanno sollevandosi in successione. Affinché questa parola resti impressa, forse sarebbe il
caso che l’insegnante facesse fare qualche ola ai suoi scolari.
È opportuno che anche le parole di questa sezione siano subito riprodotte mediante l’alfabeto dei sordomuti. Per quel che riguarda i segni manuali, riportati a pag. 4, si osserva che
la vocale o è riprodotta formando un tondo col pollice e l’indice.
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O
o lla
▄
→
→
→
→
→
→
▄
→
→
→
i
Ìlio
▄
→
→
→
→
→
→
▄
→
→
→
12
▄
→
e
e
Elìa Èlio
→
→
→
→
I
▄
→
▄
→
→
ìleo
→
→
→
→
→
i
I
Ìlio
ilo
→
→
→
I
il
→
→
▄
→
→
→
→
→
→
▄
→
▄
→
→
13
I
▄
→
▄
→
▄
→
i
io Iòle
l
l
Leo Lia
l
l
Liàla Lìlia
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
▄
→
▄
→
▄
→
14
L
l
lilla
▄
→
→
→
Lola
→
→
O
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
→
▄
→
O
òlio
→
→
olà
O
▄
→
O
ola
▄
→
▄
olla
→
→
→
→
→
▄
→
15
Terza parte
Le lettere u, v
In questa sezione la consonante v è introdotta come iniziale di “vela”, mentre la vocale u è
introdotta come iniziale di “uva”.
Per quel che riguarda l’alfabeto dei sordomuti, facciamo notare che la consonante v si presenta col classico segno di “vittoria”, che si realizza mostrando le dita indice e medio aperte.
Nel presentare agli scolari questa terza parte sarà bene partire provando a vedere se qualcuno
di essi già conosce questo segno dell’alfabeto muto.
Invece la vocale u si ottiene accostando le dita del segno di v.
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V
ve le
▄
▄
→
va ve vi vo vu
→
→
U
▄
→
▄
→
→
→
→
→
→
→
u va
→
→
→
▄
→
▄
→
→
→
17
▄
A
a
allèvo Ava
→
▄
→
▄
→
→
→
→
→
→
→
→
a
A
Ave àvolo
→
→
→
→
→
→
→
e
E
Eva evo
→
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→
→
→
→
→
▄
→
▄
→
▄
→
18
i
▄
i
Iùlia Iva
L
l
→
▄
▄
→
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→
→
→
→
→
→
▄
→
lava Leva
L
l
levo Lìvia
→
→
→
→
→
→
→
▄
→
19
O
▄
O
ovàle olìvo
→
→
→
→
O
▄
→
→
→
→
→
→
O
→
→
→
→
→
▄
→
U
òvvio ulìvo
→
→
O
ovìle òvulo
→
▄
→
▄
→
→
→
→
→
→
▄
→
20
U
▄
→
U
uòvo uva
→
→
→
→
V
▄
→
→
→
→
valle vela
→
→
→
→
→
→
→
▄
→
V
vello velo
→
→
V
V
▄
→
▄
→
→
→
→
→
→
▄
→
21
V
V
viàle villa
▄
→
→
→
→
→
V
▄
→
→
→
→
viòla vivo
→
→
→
→
→
→
→
→
▄
→
V
voli
→
→
V
V
▄
→
▄
vuòi
→
→
→
→
→
▄
→
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