Montervino in un`intervista a resport torna sui fatti

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Montervino in un`intervista a resport torna sui fatti
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Montervino in un'intervista a resport torna sui fatti di Aversa: "rifarei tutto"
domenica 10 febbraio 2013
Ci mette la voce, la faccia e la storia. «La ripeterei, quell’esultanza. Certo, non mi avvicinerei così tanto alla
tribuna, in modo da non beccarmi tutti gli sputi che mi sono arrivati. Per il resto rifarei tutto, gol compreso. Perché alla
Salernitana è valso tre punti». Francesco Montervino è un vulcano d’adrenalina, carisma, voglia di raccontare la
sua verità tre settimane dopo quella domenica bestiale di Aversa. «M’hanno trattato come i peggiori delinquenti.
Hanno detto cose false sul mio comportamento e sulla mia persona. E poi m’hanno accusato d’aver
provocato gli incidenti sugli spalti. Io vado al manicomio», dice stringendo le spalle e con un riso amaro di gassmaniana
memoria.
Anche le parole del direttore generale della Lega Pro, Francesco Ghirelli, ch’era sugli spalti nel giorno di quel
derby maledetto, l’hanno ferito non poco: «A noi giocatori insegnano a pensarci su prima di fare dichiarazioni a
caldo. Gioco al calcio da 17 anni, 11 di questi li ho vissuti da capitano in quattro città diverse: Taranto, Ancona, Napoli e
Salerno. Sono delegato dei calciatori per la Lega Pro, mi hanno votato 500 colleghi. E potrei continuare… Non si
fanno queste considerazioni quando si chiama qualcuno “imbecille”?».
Il Montervino
pensiero è un concentrato di rabbia e delusione: «In campo posso esser
anche un fetente, perché sono un sanguigno, un aggressivo. Però mi hanno
accusato di provocazioni, ingiurie e sputi. Tre parole che non fanno
parte della mia persona. Vorrà dire - si consola con una battuta - che
per recuperare la mia immagine dovrò prolungare la carriera, smettere di
giocare più tardi possibile». Messaggio mica cifrato per chi da Aversa
lo invitava ad “andare in pensione”: «Sì - replica goliardico ma a muso
duro - altri cinque o sei anni e li accontento, il loro presidente e
quelli che mi hanno chiamato “fallito, finito e venduto”. Per non
parlare delle belle cose dette sul conto di mia madre, mia sorella e mia
moglie. È a quella gente lì che ho mostrato la faccia e il petto, senza
però far nulla che potesse trasformarmi in un delinquente del calcio,
come m’hanno dipinto».
E quando, per ricercare un “perché” di
quell’ostilità nei suoi confronti, viene sollecitato sui suoi trascorsi
da leader del Napoli della rinascita, il capitano puntualizza: «I
tifosi napoletani non sono quelli di Aversa, né di Arzano o Pomigliano,
dove ricevetti simili accoglienze. Magari andranno al San Paolo a vedere
il Liverpool o il Milan, ma per me i sostenitori del Napoli sono quelli
che son venuti con noi a Gela e a San Benedetto. E che non si sarebbero
mai permessi di trattarmi in quel modo».
Intanto c’è da
guardar avanti. Dimezzata la stangata di 6 giornate di squalifica, ora
ne resta da scontare una soltanto. Però c’è (soprattutto) un Daspo di
due anni che pende sul capo di Montervino. La Salernitana lo sta
supportando dal punto di vista legale. «Sì, ha tutto in mano l’avvocato
Gentile. Perché i presidenti Lotito e Mezzaroma mi conoscono, hanno
capito, e sono dalla mia parte, come il mister Perrone e i compagni».
L’appello è dinanzi al Prefetto di Caserta. Andasse male, si potrebbe
continuare la battaglia al Tar. «Sarei contento - dice con espressione
seccata ma non provocatoria - di prendere un caffè con i poliziotti o il
delegato della procura federale ch’erano ad Aversa. Per chiedere loro
cosa ho fatto…».
Capolista indisciplinata. Il centrocampista
pugliese è capitano della squadra ch’egli stesso definisce «la più
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daspata d’Italia», visto che medesima sorte era toccata a Ginestra dopo i
fatti di Lamezia. «C’è qualcosa che non va - apre le braccia -. Però
non so cosa. Sarà ché la nostra squadra comincia a fare sportivamente
paura. E sarà ché chiamarsi Montervino e giocare nella Salernitana
diventa una colpa. Se diamo fastidio? Non so, ma se così fosse che ci
portassero direttamente in serie B».
A proposito di serie B.
Un pensiero che gli ritorna in mente… «Pensiamo a vincere questo
campionato, mancano ancora 17 o 18 punti. Ho visto tante partite
quest’anno, anche di squadre d’alta classifica di Prima divisione. Beh,
non so quante abbiano la nostra qualità». Somiglia a un consiglio per
gli acquisti: «Quando s’ottiene una promozione è sempre un peccato
smantellare un gruppo vincente ed è difficile ricrearne un altro». Gira
attorno al bersaglio, Montervino, prima di buttar lì la stoccata: «Credo
che io e miei compagni siamo già all’altezza per primeggiare anche in
un torneo di terza serie». Altro che andare in pensione… (fonte: resport.it)
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