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Stili di vita
Lamberto cantoni
Gli abiti
eco-friendly
f
vestiranno il mondo?
l’abbigliamento ecologico
non può sostituire su scala
globale quello industriale.
tuttavia, cominciano a
prendere consistenza
linee di prodotti green
che rappresentano
una valida alternativa
all’abbigliamento
tradizionale.
la mobilitazione delle
grandi marche e di
testimonial prestigiosi
è fondamentale
per immaginare un
cambiamento di vasta
portata tra la gente.
Livia Giuggioli indossa
un abito di Giorgio Armani
Fino a pochi anni fa, uno dei limiti dell’abbigliamento eco-friendly era rappresentato dall’estrema
essenzialità del design e sulle caratteristiche naif
del materiali usati. In altre parole, per molti anni gli
abiti che oggi ci piace definire “sostenibili” erano
bruttini, fatti con stoffe naturali ma anche involute
e per giunta più costosi di prodotti aventi la stessa
funzione.
Se non eri un fanatico dell’ideologia eco, potevi
certo indignarti per lo sfruttamento indiscriminato
del pianeta, partecipare a qualche camminata,
essere d’accordo per la raccolta differenziata
dei rifiuti, auspicare l’intervento dello Stato per
sostenere il mercato dei pannelli solari, ma non
avresti mai comperato per il tuo guardaroba serio
l’abbigliamento green.
La trasformazione dell’ideologia eco in un
sistema di valori work in progress basati su pochi
assiomi condivisi dalla maggioranza della gente ha
cambiato le carte in tavola.
L’idea assolutamente generale che da un po’
circola tra la gente ovvero che possiamo produrre
meglio, risparmiando energia e riducendo l’inquinamento, è divenuta una sorta di principio valido a
priori, sul quale tutti scommettono. Inutile aggiungere che il più delle volte non abbiamo affatto le
idee chiare su cosa possa significare realmente ›
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s
Secondo i trendsetter la moda ecologica, l’abbigliamento sostenibile,
lo stile di vita green sembrerebbero oggi la tendenza più probabile
nel prossimo futuro. Come mai la gente continua a riempire i punti
vendita del fast fashion?
produrre meglio. Comunque, malgrado quest’ordine di dubbi, l’idea generale che ho esposto ha
cominciato a funzionare come il nuovo orizzonte
all’interno del quale prenderanno forma le preferenze delle persone riguardo i consumi. Il concetto
che oggi sembra esprimere meglio questa nuova
frontiera dello spazio di vita che abbiamo davanti è
evocato dalla parola sostenibilità.
Francesco Storace, sociologo e futurologo tra i
più accreditati, ha recentemente sostenuto che tra
5-10 anni la sostenibilità sarà un parametro di vita
irrinunciabile per la maggioranza degli individui.
Secondo numerose società specializzate in
indagini di mercato, la vendita di prodotti ecocompatibili raddoppierà entro il 2015.
Non sorprende dunque se di fronte ad un mutamento del gusto che si annuncia epocale i protagonisti della moda si attivino per sincronizzarsi con i
tratti dominanti del cambiamento. Evidentemente
perché anche gli stilisti e i grandi manager della
moda sono come noi abitatori di questo pianeta e
quindi è giusto che lo difendano; ma soprattutto
perché è il loro mestiere andare un po’prima di
altri là dove arriveranno i desideri della massa dei
consumatori.
Figure della moda
SoStenibile
L’entrata in scena convinta dei grandi nomi
della moda ha cambiato radicalmente il significato
operativo dell’abbigliamento sostenibile dando
ad esso quell’allure che, nello spazio/tempo delle
origini evocato all’inizio, non aveva.
Uno degli esempi più eclatanti è l’abito che
Giorgio Armani ha disegnato per Livia Giuggioli,
moglie del celebre attore Colin Firth, divenuta nota
al grande pubblico per aver creato il Green Carpet
Challenger. La foto della bellissima coppia sul red
carpet dei Golden Globes 2012 con Livia Giuggioli
resa ancora più glamourosa dallo splendido abito
di Giorgio Armani ha fatto il giro del mondo. E con
essa si è diffuso il messaggio etico metacomunicato dall’immagine: la moda sostenibile è bella
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Alberta Ferretti insieme
a Emma Watson
sitano di pochissima acqua e nessun pesticida.
Insomma con Stella McCartney non si scherza. La
sua adesione alla causa green è seria, duratura e
coerente.
Ma anche creativi e marche lontane dal romanticismo ecologico delle due stiliste britanniche
stanno sperimentando la sostenibilità. Frida Giannini per Gucci recentemente ha presentato scarpe
eco-friendly (ballerine in plastica biodegradabile);
Ferragamo ha lanciato borse ecologiche; Alberta
Ferretti insieme all’attrice Emma Watson, forse
più famosa tra il pubblico con l’orrendo nome di
Hermione protagonista della saga di Harry Potter,
ha creato un piccola collezione di abiti eco andata
subito esaurita.
Un segnale significativo del progressivo
aumento di una clientela eco-responsabile è la
scelta di Yoox.com, il sito web dell’e-commerce
modaiolo con clienti in tutto il mondo, di creare una
versione eco-frendly c hiamata Yooxygen.com, con
in vendita prodotti e collezioni di stilisti attenti
all’ambiente.
Occhiali
Stella McCartney
dal momento che il tessuto dell’abito, chiamato
Newlife di Filature Miroglio, è ottenuto dal riciclo
di bottiglie di plastica. Inoltre l’intera filiera produttiva, dalla materia alla produzione è certificata.
Quindi grazie all’alleanza tra un grande genio
della moda come G. Armani e due star si platonizza
l’ideologema della sostenibilità, attraverso una
invisibile struttura concettuale che mette in connessione il bello con il buono e il giusto.
È chiaro che in questa forma il messaggio può
influenzare in modo profondo i comportamenti e
i valori della pubblica opinione proiettando l’abbigliamento sostenibile su scenari profondamente
diversi rispetto al tempo in cui moda ecologica
significava poco più del riciclaggio di abiti usati.
L’esempio di Grigio Armani/Livia Giuggioli è
solo uno dei tanti momenti in cui la sostenibilità
raggiunge effetti da prima pagina. I protagonisti
della moda che con collezioni capsule di abiti o
accessori strizzano l’occhio alla moda green non si
contano.
Da citare assolutamente, perché animati da
un alone di romantica autenticità al sopra di ogni
sospetto, sono gli innumerevoli interventi creativi
in versione eco di Vivienne Westwood. L’ultimo in
ordine di tempo è rappresentato da una piccola
collezione di borse e accessori battezzata “Ethical
Fashion Africa”, realizzata da centinaia di artigiane keniote usando come materiali cavi elettrici,
alluminio di scarto, vecchi cartelloni pubblicitari,
logore tende da safari. Un’altra stilista british da
anni impegnata su questo fronte è Stella McCartney. Vegetariana da sempre, nelle sue collezioni
dominano borse e calzature realizzate in pelle
ecologica e nel business, racconta il suo ufficio
stampa, preferisce interagire con soggetti economici che investono parte dei propri ricavi in fonti
energetiche pulite. Attualmente sul mercato, di
Stella McCartney gli appassionati del green design
possono trovare i suoi occhiali eco sostenibili.
In che senso lo sono? Il materiale più usato per
realizzarli è la bio plastica iniettata che contiene il
54% di olio di semi di ricino. Dal quel che mi è dato
capire questi occhiali sarebbero sostenibili poiché
le piante di ricino utilizzate sarebbero OGM free.
Prevedendo la scontata obiezione che le varietà
naturali hanno meno resa e quindi necessitano di
più terreno finendo con consumare più acqua e più
energia, l’efficiente ufficio stampa della stilista ha
diffuso la notizia che le piante di ricino crescono su
suoli poveri in aree semiaride e che quindi neces-
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moda bio rivoluzionaria?
Look 2012
Stella McCartney
Stella McCartney
Sembrerebbe di sì ma dobbiamo fare delle
distinzioni. Secondo una ricerca condotta dall’’Università Internazionale di Monaco (IUM) e organizzata da Marie-Cecilie Cervellon, Sandrine Ricord
e Melena Hjerth, intitolata “Green in Fashion”,
esisterebbe una profonda differenza tra il contesto anglosassone e il resto dell’Europa. Grazie ad
un questionario centrato sulle motivazioni d’acquisto, le ricercatrici hanno in qualche modo misurato
l’interesse dei consumatori per l’eco-moda, stabilendo che il pubblico anglo-americano in media
è maggiormente predisposto alla sostenibilità
rispetto al consumatore del vecchio continente.
Perché? Direi che la risposta la possiamo abdurre
dal differente impatto che hanno sul pubblico adesioni fortemente motivate e coerenti come quelle
che ho descritto caratterizzare Vivienne Westwood
e Stella McCartney, rispetto agli appelli ecologici
estemporanei delle grandi marche del lusso francesi e italiane.
Certamente è importante che PPR (la seconda
holding del lusso al mondo) abbia diffuso l’informazione che da oggi al 2016 la produzione dei
prodotti delle proprie griffe ridurranno l’impatto
sull’ambiente del 25 per cento. Così come non è ›
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Scarpa
Stella McCartney
certo banale che Gucci usi imballaggi 100 per cento
riciclabili. Comunque sia la dimensione bio per le
grandi marche francesi ed italiane rappresenta una
piccola parte del proprio eterogeneo approccio
marketing al mercato globale.
I produttori e designer americani e inglesi
sembrano più determinati e convinti. Soprattutto
funziona la strategia basata sullo star system:
coinvolgendo i grandi divi di Hollywood si influenza
molto di più il consumatore rispetto a tanti proclami etici subito sommersi dal pirotecnico e spettacolare doping comunicazionale del fashion system.
Tuttavia della ricerca citata mi ha incuriosito un
dato per me significativo: gran parte degli intervistati sembra che non abbia chiaro il concetto di
green fashion.
La correlazione con la logica dello star system
citata sopra mi pare chiara: se uso l’immagine
del divo per indurre un consumo etico, non desta
alcuna sorpresa il fatto che il consumatore rimuova le informazioni di base che caratterizzano il
prodotto acquistato. Il sogno del green sopravanza
la percezione della sua reale consistenza. È chiaro
che tra sogno e realtà possono nascondersi tutte
le astuzie che potete immaginare, che di verde non
hanno proprio nulla.
Quindi in sintesi, si può sostenere che la moda
farà la propria rivoluzione green quando non solo
utilizzerà in modo dominante e ripetuto grandi
personaggi credibili, in grado di influenzare gli
stili di vita della gente, ma anche quando riuscirà a
far diventare di tendenza la consapevolezza della
posta in gioco legato ad espressioni divertenti e
leggere come eco-friendly, green fashion etc.
Consapevolezza significa conoscenza e approccio critico. E, oggi, la prima critica andrebbe rivolta
ai troppo scontati vangeli green. Riuscirà la moda
green a sopravvivere alla domanda imbarazzante:
possiamo vestire il mondo (9 miliardi di persone)
con l’attuale modo di concepire il biologico e la
natura? Non conviene porre la sostenibilità in una
relazione di confronto critico e non di conflitto con
il modo industriale di organizzare le nostre vite? ◆
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Lessico
Moda eco compatibile
Si definiscono eco compatibili tutti quei prodotti che rispettano
l’ambiente e riducono le emissioni nocive.
Green fashion
Si definiscono green le collezioni che manifestano una particolare
attenzione all’ambiente e sono prodotte nel rispetto per la natura:
tessuti e tinture naturali, diminuzione degli scarti difficili da smaltire
etc.
Moda etica
È una espressione che punta a fondere il rispetto dell’ambiente e
l’impegno sociale dell’azienda (produzione nei Paesi svantaggiati;
contratti di lavoro trasparenti e responsabili; parte dei profitti
devoluta alle Onlus, etc).
Moda critica
È una espressione che investe il rapporto azienda-consumatore, con
la prima impegnata a rendere trasparenti i processi di modazione e il
secondo a riflettere sulle proprie scelte di consumo. Per moda critica si
può intendere anche i limiti che lo shopping sostenibile deve rispettare.
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www.conipiediperterra.com
Il quotidiano on line su agricoltura, nutrizione, territorio
Per un’agricoltura che sceglie la multifunzio
multifunzionalita’, la comunicazione sposa la multimediali
multimedialità. Per questo, dopo vent’anni di trasmissioni e
mille puntate, il programma tv “c
““con
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on i piedi per
terra” consolida la sua posizione sul web. non
solo come visibilita’ video, ma con una chiave più
completa, diventando un portale da consultare
minuto per minuto perche’ in grado di monitorare e pubblicare tutte le principali informazioni
dal mondo, legate al settore.
La politica europea, le strategie globali, ma
anche le scelte regionali per sostenere gli agricoltori, le curiosità dal mondo della produzione
e della ricerca, le corrette informazioni sull’alimentazione e la nutrizione, gli appuntamenti che
costellano l’italia, dalle
sagre alle fiere, dagli
eventi alle grandi manifestazioni, le ricette con i
prodotti tipici ma soprattutto legate alla stagionalità e all’italianità del
cibo.
Un giornale completo
ed aggiornato per chi è
del settore, ma anche un
album interessante da
sfogliare per il consumatore, che ad esempio
coN i piedi peR TeRRa
riesce a comprendere come nasce una marmellata, con chi deve combattere un produttore di
pesche, come funzionano le scelte dei supermercati, cosa vuol dire biologico o integrato, quali
processi di lavorazione subisce una verdura di
quarta gamma cioè lavata e pronta in busta, chi
sono i competitori principali dell’agricoltura italiana e quali sono i nostri primati , le novità della
meccanizzazione, le tecnologie più innovative,
comprendere la grande evoluzione del mondo
del vino, saper selezionare i veri agriturismi e
cosa vuol dire ambiente o biodiversità. inoltre
c’è tutta una parte video, con streaming on demand, che consente di visualizzare l’intera trasmissione, il telegiornale agricolo quotidiano,
i principali contenuti di
antenna verde (il nuovo
canale monotematico
sul digitale terrestre
dell’emilia romagna al
656), altre icone che
riguardano il ministero
per le politiche agricole
con vari reportage sulle
iniziative di educazione
alimentare o progetti
europei, e anche la sezione delle Video ricette con i “Sapori d’italia” .
La TRasmissioNe seTTimaNaLe suL web
La vite, il vivaio, le mele di montagna e le antiche pietre… mescolate il tutto
e avrete un pezzo dell’estate del programma di agricoltura alimentazione che
da 20 anni raccoglie consensi in tutta italia. con i piedi per terra non si ferma,
anche perchè sono proprio i mesi estivi quelli più impegnativi per il settore
agricolo, dai cereali alla frutticoltura, e proprio a luglio in particolare parleremo
di grandi colture dalla veneta Valle miana serraglia, il cui nome deriva dal
sistema di chiusura della valle mediante apposite strutture dette appunto
serraglie, e di mele di montagna dal Trentino. ma anche di antichi vitigni come
l’alionza coltivato un tempo nelle famose “alberate” del bolognese e del modenese, detto anche uva
schiava. e qualche piatto curioso e dimenticato, dalla salsiccia gialla alla piemontese crema dei cinque
cucchiai. ed ogni puntata viene proposta per uan settimana su www.conipiediperterra.com
cliccando sulla relativa icona.
caleidoScopio
Forse dovremmo pensare l’ecomoda in modo diverso,
liberandola da sterili romanticismi elitari e rendendola più
aperta alle innovazioni che aiutano le persone a vivere meglio.
caLeidoscopio
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