COMMENTO AL QUADRO DI COPERTINA DEL GIANOLI: L
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COMMENTO AL QUADRO DI COPERTINA DEL GIANOLI: L
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Commento al Quadro di Copertina del Gianoli: l'Ordinazione Episcopale di San Gaudenzio Commento volentieri un'immagine custodita nella nostra Collegiata per dare il benvenuto ufficiale al nostro nuovo vescovo, mons. Franco Giulio Brambilla, che, come è noto, ha già la Valsesia nel suo cuore. La foto scattata da Andrea Avolio e riprodotta sulla copertina di questo numero del nostro Bollettino parrocchiale rappresenta uno dei sei quadri che l'artista valsesiano Pier Francesco Gianoli dipinse, intorno al 1654, per l'antica Collegiata. Purtroppo, le sei tele, sia per il loro non ottimo stato di conservazione, sia per la loro collocazione non visibile al pubblico (attualmente si trovano nella Cripta della Collegiata), sono poco conosciute anche dai Varallesi, mentre si tratta di opere pregevoli, certamente significative, anche per conoscere meglio la vita del nostro patrono. Il quadro scelto per questa occasione, eseguito riproducendo una stampa di Marco Ravelli, come recita la scritta ancora visibile, rappresenta la consacrazione episcopale di San Gaudenzio da parte di San Simpliciano, vescovo di Milano. L'imposizione delle insegne episcopali avviene alla presenza di altri due vescovi, come prescrive il rituale della consacrazione di un nuovo vescovo. Sulla destra un chierico, di età matura, regge il cerimoniale, sulla sinistra, un altro più giovane, è intento alla preparazione dell'altare. La scelta di questo quadro, per dare il benvenuto al nostro nuovo vescovo, non è certo casuale, infatti, 3 secondo la tradizione, fu proprio il vescovo milanese San Simpliciano a consacrare vescovo il nostro San Gaudenzio, intorno al 398. Monsignor Brambilla, lo sappiamo, che oltre a provenire dalla chiesa ambrosiana, negli ultimi anni aveva la sua residenza proprio presso l'antica Basilica di San Simpliciano che, nel cuore di Milano, è dedicata alla memoria di questo santo, successore del grande Ambrogio. Con l'arte, dunque, con il calore ed il colore della nostra terra valsesiana diamo il più cordiale benvenuto a monsignor Franco Giulio Brambilla, 125.mo vescovo di Novara, augurandogli di essere, come Gaudenzio, pastore secondo il cuore di Cristo! don Damiano Pomi LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Una "Parola" Davvero Efficace, che ci da’ Lunga Vita! Il 13 febbraio inizia il "Cammino Biblico" proposto a tutta la Parrocchia Inoltre, quante parole "a vuoto" diciamo o magari ascoltiamo continuamente, di cui non ricordiamo nulla solo dopo pochi minuti … Noi viviamo nell'inflazione della parola (e dell'immagine). Non siamo più capaci di silenzio, perché questo ci riempie d'ansie, ci fa paura o addirittura ci mette tristezza! Inutile sottolineare l'importanza della parola, anche solo quella umana: una parola (due voti) decidono la sorte di un governo; un "sì" oppure un "no" decidono per la guerra o per la pace di una nazione, con implicazioni in tutto il resto del mondo. Un "sì" oppure un "no" decidono una vita a due oppure la solitudine. Una parola positiva o negativa conclude una sessione d'esame per uno studente e a volte può essere drammaticamente importante per la sua vita. Una parola può decidere se si viene assunti a fare un lavoro che probabilmente determinerà la nostra esistenza. Nella nostra vita quotidiana non solo ci sono le parole "a vuoto", ma poi ci sono le parole cattive, negative, che distruggono l'armonia, che creano forti divisioni, condannano, o sono addirittura malevole insinuazioni e possono rovinare la reputazione di altri. Cari Varallesi, come ci dice il bellissimo libro biblico del Deuteronomio (32, 47) "Quella del Signore non è una parola senza valore …" cioè non è mai destinata a cadere a vuoto per noi che la ascoltiamo; "anzi è la vostra vita, grazie a questa parola avrete lunga vita nel paese del quale andate a prendere possesso, passando il Giordano". Non dimentichiamo che però il Signore non parla sempre e comunque: della sua Parola si può dire che "era rara" ai tempi di Samuele, quando era ancora un bambino; oppure si dice anche che "La Parola del Signore fu rivolta a …" e segue il nome di un profeta e la data del messaggio, calcolata sugli anni del regnante in carica. Non c'è sempre e comunque, perché questo la renderebbe un "blabla", come la TV, come tante musiche o rumori di sottofondo che ascoltiamo perché ci tengano semplicemente compagnia. Dovremo fare attenzione a non usare-abusare della Bibbia in questo senso! C'è una grande differenza fra quando Dio parla e quando Dio tace. Bisogna tuttavia che taccia anche più spesso di quando parla, perché solo così apprezziamo quello che ci dirà nel momento di maggior bisogno. Ecco perché spesso ci capita di non sentire più Dio, magari nei momenti di scoraggiamento, di grande dolore, di solitudine… 4 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 mandata". Geremia parla della Parola di Dio come "un fuoco": "ecco, io farò in modo che la mia parola sia come fuoco nella tua bocca e che questo popolo sia il legno che quel fuoco divorerà (5,14)". Per Ezechiele la Parola di Dio è un libro dolce da mangiare: "apri la bocca e mangia ciò che ti do". Io guardai, ed ecco una mano stava stesa verso di me, la quale teneva il rotolo di un libro; lo srotolò davanti a me; era scritto di dentro e di fuori … Egli mi disse: "Figlio d'uomo, mangia ciò che trovi; mangia questo rotolo, e va' e parla alla casa d'Israele". Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo. Mi disse: "Figlio d'uomo, nùtriti il ventre e riempiti le viscere di questo rotolo che ti do". Io lo mangiai, e in bocca mi fu dolce come il miele". (Ez. 2,8 - 3,3). Bisogna che la Parola sia gustata, assaporata, mangiata, sminuzzata, che riempia le nostre viscere, che sia digerita, perché diventi forza vitale per tutti gli esseri umani. Perché "l'uomo non vive soltanto di pane, ma vive di tutto ciò che esce dalla bocca del Signore" (Deut.8,3) (Mt 4,4 - Lc 4,4). Questo significa chiaramente che la Parola divina è davvero capace di nutrirci, di farci crescere, plasmandoci, modellandoci, offrendo qualità superiore alla nostra vita e questo ci porta anche a maturare umanamente e spiritualmente, aiutandoci a fare scelte sempre e possibilmente "secondo il cuore di Dio"! La responsabilità della parola è enorme ed è ben descritta nella lettera di San Giacomo al capitolo 3. "La sorgente può forse far zampillare dalla medesima fonte il dolce e l'amaro?" (v.11). Quale differenza c’è tra parole umane e Parola di Dio? La Parola di Dio nel testo del Deuteronomio citato sopra è definita "la vostra vita"; "per questa parola prolungherete i vostri giorni nel paese nel quale state per entrare". E' una parola efficace, che agisce, che trasforma, perché avrà delle conseguenze sul nostro modo di essere e di vivere: si tratta di avere con Dio e con il prossimo un rapporto di fiducia e lealtà. Solo questo atteggiamento può modellare una vita nella pace e nella prosperità. Ogni altro modo di rapportarsi genera paura, ansia, inimicizia, sospetto e alla fine sopraffazione e morte. La Parola efficace è la Parola creatrice: prima della creazione biblica nel "vuoto" c'è silenzio, un silenzio caotico, che viene "ordinato" proprio dalla Parola. Dio disse "Sia la luce" e ci fu la luce (Gen.1,3)! E' molto nota la parabola della pioggia e della neve (Isaia 55, 10-11) che non ritornano "a vuoto" al cielo, senza aver annaffiata e fecondata la terra e fatto germogliare fiori e piante, anzi come dice il testo: "affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare". Continua il Signore: "Così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho 5 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 gioia di accompagnarci "passo dopo passo" CAMMINO BIBLICO a scoprire come si legge la Bibbia, come proposto a tutta la ce ne si può innamorare e come la si può COMUNITA' PARROCCHIALE condividere in famiglia, in parrocchia, nei PRIMO INCONTRO momenti di sofferenza e di gioia … lascianLUNEDI' 13 FEBBRAIO - ORE 20,45 doci guidare dalla sua sapienza in tutte le ORATORIO DI SOTTORIVA nostre scelte quotidiane. (ci guiderà tutto l'anno Padre GIANFRANCO BARBIERI, Biblista) E' importantissimo che ciascuno di voi ci aiuti nel "Passaparola"! "Mangiai il rotolo della Parola … e mi fu dolce come il miele!" (Ezechiele 3,3) don Roberto INDICE pag. 3 la descrizione della copertina pag. 4/5/6 l’editoriale del prevosto pag. 7 il benvenuto al nuovo Vescovo pag. 8 educare i giovani pag. 9 la gioia del servizio pag. 10/11 l’assemblea del Gruppo Bangladesh pag. 11 la solidarietà dei cittadini pag. 12/13 il Natale del Grim pag. 13/14 il Natale del gruppo Scout pag. 15/16 Fratel Carlo Zacquini pag. 17/18 la testimonianza dal Camerun di Eleonora pag. 18/19/20/21 la testimonianza dal Ciad di don Benoit pag. 21/22/23 il cammino di Santiago di Compostela pag. 23/24/25 i quarant’anni del Cinecircolo Valsesia pag. 25/26 la presentazione del libro “Un eremo è il cuore del mondo” pag. 27/28 i due tondi dell’Annunciazione pag. 29/30/31/32 la quadreria minore della Collegiata pag. 32/33/34 il museo di storia naturale pag. 35 la storia della paniccia pag. 36 la lum e il carlave’e pag. 37 statistiche ed anagrafe pag. 38 l’angolo della poesia Vi scrivo personalmente per farvi partecipi della scelta importante che la nostra Parrocchia di Varallo ha fatto proprio in questi giorni dopo un lungo confronto fraterno. Consapevoli dell' importanza straordinaria della PAROLA di DIO nella nostra vita quotidiana di cristiani, i Sacerdoti della Parrocchia ed il Consiglio Pastorale propongono a tutta la comunità cristiana di iniziare insieme un CAMMINO BIBLICO che ci aiuti ad accostarci con gradualità, con metodo e con più competenza alla ricchezza straordinaria che scaturisce PAROLA di DIO. Sarà l'occasione per meglio capirla, amarla, lasciandoci anche noi "scaldare il cuore" come i due discepoli di Emmaus; attraverso la comprensione approfondita della Bibbia riusciremo quindi ad assaporare meglio la nostra vita di tutti i giorni con i doni grandi che il Signore ci ha messo nel cuore! Infatti, scopriremo con stupore come la Parola di Dio sa consolare, fecondare, plasmare, rimarginare le ferite, trasformare e far maturare umanamente e spiritualmente tutti coloro che con animo sincero l'accolgono nel loro cuore lasciando orientare da essa tutta la propria vita. Ci aiuterà in questo percorso semplice, ma affascinante, PADRE GIANFRANCO BARBIERI, biblista, che ha accettato con 6 Benvenuto tra Noi, Monsignor Franco Giulio, Vescovo "dal Cuore Valsesiano"! La nostra parrocchia di Varallo sarà presente all' ingresso del nuovo vescovo A partire da lunedì 23 gennaio 2012, monsignor Franco Giulio Brambilla, è diventato canonicamente a tutti gli effetti, il 125° vescovo della nostra Diocesi di Novara! Infatti da questa giornata i sacerdoti quando celebrano la Messa, nel canone, ricordano nella preghiera: "il Papa Benedetto ed il vescovo Franco Giulio". La data dell'inizio dell'assunzione della responsabilità giuridica di un vescovo, in una diocesi, non corrisponde infatti alla data d’ingresso, ma di solito l'anticipa di alcune settimane. Monsignor vescovo farà il suo ingresso solenne a Novara il 5 febbraio, alle ore 14,30 arrivando in Basilica di San Gaudenzio, dove è conservato il corpo del Santo patrono della Diocesi e dove è presente pure l'antica cattedra episcopale del primo vescovo di Novara; lì il nuovo vescovo si siederà (prendendo ufficialmente "possesso" del suo ministero di vescovo di Novara!) In seguito, aprendo un festoso corteo a cui parteciperanno i giovani, i gruppi, le associazioni ecclesiali, i fedeli novaresi, i sacerdoti milanesi e novaresi, mons. Franco Giulio Brambilla si avvierà a piedi verso la Cattedrale (Duomo), dove alle ore 15,30 sarà accolto al portone d'ingresso dal Prefetto del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, don Mario Perotti. Lì dopo aver baciato il crocifisso si porterà all'altare maggiore dove presiederà la solenne concelebrazione eucaristica con altri vescovi invitati, sia dell'arcidiocesi di Milano (da dove proviene) sia dalle numerose diocesi del Piemonte. In genere a queste solenni celebrazioni è sempre presente tutta la Conferenza Episcopale Piemontese. Nel corso della Santa Messa verrà data lettura della "Bolla papale", firmata da Benedetto XVI, di nomina ufficiale di mons. Franco Giulio Brambilla a 125° vescovo di Novara. In seguito il vescovo emerito mons. Renato Corti consegnerà il "bastone pastorale" al suo successore sulla cattedra di San Gaudenzio, (questo è il segno della responsabilità pastorale e di governo del vescovo in una diocesi). Come si vede parteciperemo ad una celebrazione suggestiva, toccante e ricca di "segni" e di simbolismi. La nostra Parrocchia di Varallo, in segno di affetto e di gratitudine, sarà presente domenica 5 febbraio a questa solenne celebrazione di inizio ministero episcopale in diocesi di mons. Franco Giulio Brambilla. Ci auguriamo di essere numerosi a questa "festa della nostra Chiesa-famiglia". Come sappiamo bene il nostro nuovo pastore è un vescovo dal "cuore valsesiano", essendo fraternamente legato alla comunità di Rima (dove viene in vacanza ogni estate), da quando era ancora un giovane seminarista! Le donne che possiedono un costume valsesiano sono state invitate dalla nostra parrocchia ad essere presenti vestite con il proprio abito tradizionale, finemente tessuto dai preziosi ed artistici puncetti. Mi fermo qui, ed a nome della nostra parrocchia di Varallo, che spera di accogliere ancora il vescovo Franco Giulio, il prossimo 28 maggio, alla Festa solenne della Madonna Incoronata, desidero ora esprimergli l'augurio cordiale di un fecondo ed intenso ministero episcopale nella nostra grande Chiesa novarese! Benvenuto tra noi, caro vescovo Franco Giulio Brambilla! 7 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Educare I Giovani alla Con questo titolo Papa Benedetto XVI ha diffuso il Messaggio per il 1° Gennaio 2012, 45.ma Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace, istituita dal papa Paolo VI nel 1967. Una Giornata che ci sta dinanzi come impegno quotidiano per l'anno che ci avviamo a vivere nel segno della Fede nel Signore che ci viene incontro. Ecco alcuni brevi brani del messaggio: L'inizio di un nuovo anno, dono di Dio all'umanità, mi invita a rivolgere a tutti, con grande fiducia e affetto, uno speciale augurio per questo tempo che ci sta dinanzi, perché sia concretamente segnato dalla giustizia e dalla pace. Con quale atteggiamento guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine. Il Salmista dice che l'uomo di fede attende il Signore "più che le sentinelle l'aurora" (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che porterà luce, misericordia, salvezza. Tale attesa nasce dall'esperienza del popolo eletto, il quale riconosce di essere educato da Dio a guardare il mondo nella sua verità e a non lasciarsi abbattere dalle tribolazioni. Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggiamento fiducioso. È vero che nell'anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l'economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno. In questa oscurità il cuore dell'uomo non cessa tuttavia di attendere l'aurora di cui parla il Salmista. Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani, ed è per questo che il mio pensiero si rivolge a loro considerando il contributo che possono e debbono offrire alla società. Vorrei dunque presentare il Messaggio per la 45.ma Giornata Mondiale della Pace in una prospettiva educativa: "Educare i giovani alla giustizia e alla pace", nella convinzione che essi, con il Giustizia e alla Pace loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo … "La pace non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza". La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità. La pace è anzitutto dono di Dio. Noi cristiani crediamo che Cristo è la nostra vera pace: in Lui, nella sua Croce, Dio ha riconciliato a Sé il mondo e ha distrutto le barriere che ci separavano gli uni dagli altri (cfr Ef 2,14-18); in Lui c'è un'unica famiglia riconciliata nell'amore. Ma la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all'interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull'importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti. "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio", dice Gesù nel discorso della montagna (Mt 5,9). La pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. Invito in particolare i giovani, che hanno sempre viva la tensione verso gli ideali, ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio ed andare controcorrente." 8 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 La Grazia del Servizio: Pellegrini L'Hospitalité Varallo si appresta a festeggiare sabato 11 febbraio, in collaborazione con la Parrocchia, la festività della Beata Vergine di Lourdes. Nella ricorrenza della prima apparizione della Madonna a Bernadette ed in vista del pellegrinaggio del prossimo agosto ci sembra importante riflettere e interrogarci sul significato che un'esperienza di fede di questo genere possa avere nella nostra vita di Cristiani. Sembra quasi, quando andiamo a Lourdes, di essere già stati scelti, che ci sia stata accordata una grande grazia. E' come se la nostra partenza verso il Santuario non dipendesse solamente dalla nostra volontà, ma dal fatto che siamo stati chiamati ed abbiamo risposto alla chiamata. La prima azione è la GRAZIA di essere stati chiamati, la seconda è il nostro SI. Il pellegrinaggio poi, assume una connotazione fortemente comunitaria, così come comunitaria è stata l'esperienza della veggente Bernadette: anche se la ragazzina è stata l'unica ad aver visto la Madonna, tuttavia non si è mai recata sola alla Grotta, è sempre stata accompagnata. Dapprima dalle sorelle, poi dalle compagne di classe e via via da una folla sempre più numerosa… Le persone che si recano a Lourdes a Lourdes sono tutte pellegrini: fragili nel corpo e nell'anima, o in buona salute, sono tutte insieme in cammino ed in questo cammino vicendevolmente si sorreggono. Chi è malato si reca a Lourdes per incontrare, tramite Maria, DIO; da questo incontro attinge la forza di sopportare la propria sofferenza, il proprio dolore e prende parte alle sofferenze di Cristo. La sua esperienza è PREGHIERA. Chi vuole aiutare, l'hospitalier, si reca a Lourdes e diviene Samaritano, si fa servitore. Il suo gesto è PREGHIERA. Le persone malate a Lourdes sono guardate "come persone" e vivono nel loro corpo e nella loro anima il servizio reso con amore, la malattia è relegata in secondo piano per lasciare il posto all'essere umano animato di verità. I malati portano in sé il Cristo, il servizio presso i malati è dunque un cammino verso Cristo, un'apertura all'amore di Dio ed una crescita nella fede. Il legame che si crea tra volontari e malati influenza e arricchisce la nostra comunità. A Lourdes, se ci si ferma ad ascoltare, si possono sentire espressioni come queste: "E' magnifico", "Mi piacerebbe poter restare.", "E' proprio un'altra cosa", "Si assapora un po' di cielo", "Ciò che si è vissuto ci conforterà fino al prossimo pellegrinaggio", "Ci si sente amati". Sono parole che esprimono l'incontro delle persone nel dono e nell'accoglienza reciproca. Così siamo nel cuore del Vangelo e questa esperienza ci rimanda a quella di Maria e Bernadette: due fanciulle che 154 anni fa si sono incontrate ed hanno vissuto nel cuore di questo incontro la presenza del Cristo. 9 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 L’Assemblea Annuale del Gruppo Bangladesh Venerdì 20 gennaio 2012, alle ore 21,00, presso il Centro Giovanile "G. Pastore", si è tenuta l'assemblea annuale con la partecipazione del parroco don Roberto Collarini, dei consiglieri e aperta a tutti i sostenitori e simpatizzanti del gruppo. Il presidente, Giorgio Brunetti, ha ricordato che il 2011 è stato l'anno nel quale l'Istituto Comprensivo di Varallo ha preso l'iniziativa di proporre un progetto educativo al fine di sensibilizzare gli alunni e le loro famiglie alla solidarietà. Pertanto è stato scelto il Bangladesh, paese del cosiddetto Terzo Mondo, che ha il problema principale della lotta alla povertà e alla fame, oltre a quello dell'istruzione primaria. Il nostro gruppo, con la partecipazione attiva del nostro parroco don Roberto Collarini, si è attivato per far vedere a tutti gli alunni delle Scuole Primarie e Medie di Varallo i filmati girati nel 2010 durante l'ultimo viaggio fatto da consiglieri e simpatizzanti del Gruppo Bangladesh nella missione di Dinajpur: hanno potuto così constatare visivamente come vivono e studiano i loro coetani bengalesi. Tutto questo lavoro divulgativo si è finalizzato l'8 aprile con la cena del "piatto di riso" presso l'Istituto Alberghiero di Varallo, alla quale hanno partecipato oltre 200 persone per mangiare il classico piatto festivo di riso bengalese. Un particolare ringraziamento alla Dirigente dell' Istituto Comprensivo di Varallo, sig.ra Giovanna Rizzolo, per quanto fatto per la solidarietà con i bambini del Bangladesh; al Preside prof. Alessandro Orsi per quanto concerne la disponibilità dell'Istituto Alberghiero per la cena del "piatto di riso" e al nostro parroco don Roberto per il sostegno e l'impulso all'iniziativa. Un grazie anche alle varie ditte che hanno fornito gratuitamente gli alimenti per la cena. di Varallo Nel mese di maggio, abbiamo avuto la gradita visita di P. Quirico, Direttore della missione di Dinajpur in Bangladesh, che ci ha relazionato sulle ultime novità della missione, come la piena funzionalità delle 3 Medie inaugurate nel 2010 che portano ora la scuola della missione a essere frequentata da oltre 1000 alunni. Per P. Quirico è stata una grande occasione per fare visita alle scolaresche delle scuole primarie di Varallo, alle quali ha potuto spiegare la vita della missione e le difficoltà che i bambini del Bangladesh hanno per poter accedere all'istruzione, unico veicolo di emancipazione per una nazione fra le più povere del pianeta. Molta curiosità e domande sono state la caratteristica di questa visita conclusasi con un dono dato a tutti gli alunni di un piccolo angelo fatto con la corda di juta e confezionato dai bambini della missione di Dinajpur. Prima di lasciare Varallo P. Quirico ha voluto essere presente allo stand organizzato dal nostro gruppo nel quale erano esposte foto e manufatti esplicativi della missione di Dinajpur, nell'ambito della manifestazione promossa dall'Associazione Vecchie Contrade, inerente alle varie realtà assistenziali della Città di Varallo. Nel mese di ottobre, come è ormai consuetudine dal 2007, si è tenuta la cena benefica presso l'Albergo Casa del Pellegrino al S. Monte con una numerosa partecipazione dei sostenitori del nostro gruppo, che non si stancherà mai di ringraziare i Sigg. Bellisai, gestori dell'albergo e promotori della cena, per la loro generosità e solidarietà nei confronti dei bambini della missione di Dinajpur. Nel mese di novembre, P. Quirico ci ha comunicato, con grande gioia, che alla sede vacante della Diocesi di Dinajpur, è stato nominato Vescovo P. Sebastian Tudu, primo vescovo nato in un villaggio della missione di Marianpur dove P. Quirico è 10 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Il nuovo giovane vescovo è anche il primo tribale di etnia Santal dopo 150 anni dall'arrivo dei missionari in Bangladesh. Finalmente un prete della missione di Dinajpur è stato scelto dalla Chiesa come pastore e guida ed è stato consacrato il 27 gennaio. Il 2011 è stato un un anno nel quale il nostro gruppo ha cercato di far meglio conoscere la nostra associazione a tutta la popolazione valsesiana. Al termine dell'assemblea il segretario, Salvatore Casule, ha illustrato il bilancio finanziario consuntivo del 2011, tramite il quale è stato possile far studiare e mantenere oltre 450 bambini bengalesi nella missione di Dinajpur. P. Quirico ci scrive dal Bangladesh: Carissimi amici tutti di Varallo, domenica scorsa abbiamo festeggiato l'Epifania, che tutte le feste porta via... e cosi' e' arrivato il lunedi', con l'inizio del nuovo anno scolastico e l'arrivo di tutti i bambini nell'ostello: piu' di 350 quest'anno... il numero esatto finale si sapra' fra qualche giorno perche' ci sono sempre i ritardatari... Un grazie di cuore per i soldi mandati per i nostri bambini: sono stati un bel regalo per il nuovo anno: abbiamo appena comprato il riso per i prossimi 6 mesi! La Solidarieta’ dei Cittadini Varallesi Il 26 novembre u.s., si è svolta l’annuale Giornata della Colletta Alimentare: come ogni anno, i supermercati di Varallo, Conad e Unes, hanno dato la loro disponibilità affinchè si potesse realizzare l’iniziativa, così importante per molte persone bisognose. I cittadini varallesi, come sempre generosi e sensibili alle necessità dei meno abbienti, hanno donato molti generi alimentari che, prima sono confluiti nei magazzini del Banco Alimentare di Torino, e poi sono stati distribuiti alle varie associazione caritative e, quindi, anche all’AVAS di Varallo, che si occupa di fornire cibo a chi, nelle ristrettezze economiche, ne fa richiesta. Come si può capire, questo è un momento molto importante e necessario per lo svolgimento dell’attività del Banco Alimentare dell’AVAS: è apporto di ossigeno per gli scaffali della sede, che i volontari vorrebbero sempre adeguatamente riforniti. A questo proposito hanno dati ottimi frutti anche le sollecitazioni di don Roberto Collarini e del Consiglio Pastorale che ha promosso l’iniziativa di raccogliere derrate alimentari nelle varie chiese della città: anche in questo caso i fedeli hanno risposto generosamente, permettendo così di soddisfare molte famiglie. Purtroppo, non tutti coloro che hanno bisogno avanzano richieste, o per vergogna, o per estrema dignità, o per mancanza di coraggio: l’AVAS chiede di segnalare casi di indigenza conosciuti alla propria sede o all’ufficio parrocchiale. Ovviamente le segnalazioni saranno registrate con discrezione, mantenendo l’anonimato di chi fornisce l’informazione. Una collaborazione di questo genere sarà utile ai volontari e a coloro che potranno usufruire di aiuto. Auspicando una sempre più stretta unione tra volontari e popolazione, l’AVAS ringrazia e augura un anno all’insegna della bontà, della carità, della reciproca comprensione. “Un io commosso può fare cose grandi e utili e per chi dà e per chi riceve, perchè se si condividono i bisogni, si 11 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 un Ricordando il Natale Momento Magico Pochi momenti nell'arco dell'anno sono magici come la notte di Natale, per questo noi del GRIM tendiamo a trascorrerlo insieme, quando possibile e dove è possibile. L'invito giunto dall'amica Clara Dealberto, di trascorrerlo presso la piccola Pieve di Arboerio in una celebrazione a misura di ragazzo ed in un luogo così accessibile a tutti, è giunto a proposito. Per questo non ha avuto bisogno di insistere anche se, in realtà, era un momento molto triste per la sua famiglia dovuto alla scomparsa di nonna Delfina pochi giorni prima. Quando ho chiesto a Clara se voleva rimandare l'invito lei mi ha risposto: "A mia nonna spiacerebbe se non facessimo questa cosa insieme" e io la penso come lei perché nonna Delfina l'ho conosciuta bene. "A maggior ragione deve essere una Notte di Natale memorabile e ce la metteremo tutta, pensai dentro di me …" ad Arboerio: Così è stato, ci siamo trovati in tanti noi del GRIM, con le chitarre e il magico violino di Carolina Tonco, senza prove ufficiali e con l'intenzione di suonare il giusto per non allungare troppo la bella Messa celebrata da don Roberto Collarini, una celebrazione a misura di bambino e invece … Invece ci hanno chiesto anche il bis che noi non avevamo considerato! Uno dei brani è stato adattato “al volo” cinque minuti prima di iniziare la funzione da me e Carolina, peccato averlo eseguito una volta sola, poi molti brani hanno accompagnato la S. Messa grazie anche al canto di genitori, amici e accompagnatori "grimmini" intervenuti a sostenere il gruppo. All'Offertorio, per violino accompagnato da una armonizzazione inedita per chitarra classica, è stato eseguito "Fratello sole, sorella luna", a suggellare l'amore e lo spirito di pace che dispensa questa notte di Natale e che ogni cristiano vorrebbe offrire e ricevere ogni giorno dell'anno. Durante la Comunione, Carolina e la sorella Carlotta, hanno eseguito un bellissimo assolo di chitarra classica e violino di anonimo spagnolo di una dolcezza seconda solo a quella della Creatura 12 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Poi ancora un assolo, un brano caro alla gente di montagna: l'Ave Maria del De Marzi, altrettanto dolce che ben si è adattata al clima montanaro che tutto sommato si respirava. Brani natalizi o semplicemente liturgici-giovanili hanno arricchito le diverse fasi della celebrazione, hanno completato il bel presepe vivente composto ai piedi dell'altare di questo piccolo ed intimo tempio frazionale da tanti bambini. Dopo la S. Messa, grazie alla splendida organizzazione di Clara, è arrivato anche Babbo Natale, con i doni per "tutti i bambini che ne hanno fatto richiesta", sono comparsi bicchieri fumanti di cioccolata calda e panettone, vin brulé e soprattutto tanta sana allegria. Inevitabile finire sul muretto del sagrato sotto l'illuminazione improvvisata per l'occasione con un bicchiere di La Luce di "roba calda", con la chitarra in mano a sfidare il freddo in compagnia di improvvisati cantanti. Personalmente sono anche molto contento di avere trascorso questa serata non solo con tanti "grimmini" chitarristi e non, ma anche in compagnia del piccolo grimmino e fan Marco Tosseri, qui residente, con il quale cantiamo sempre volentieri, soprattutto in una notte speciale e stellata come questa di Natale! Ferruccio Baravelli Betlemme Nella chiesa della Natività a Betlemme, in Terrasanta, vi è una lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli, alimentata a Varallo dall'olio donato a turno da tutte le nazioni cristiane della terra. Dal 1996 ogni anno vengono accese, nel luogo dove è nato Gesù, alcune fiaccole e la loro luce viene distribuita in Italia utilizzando la linea ferroviaria; sabato 11 dicembre alcuni componenti del gruppo Scout di Varallo hanno portato anche nella nostra città questa luce, che è stata distribuita il giorno seguente dai ragazzi del Clan, durante le principali funzioni domenicali. 13 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Un momento speciale è stato dedicato ai ragazzi dell'Oratorio e del Branco "Roccia della pace" sabato 17; hanno accolto la luce di Betlemme nella cappella dell'oratorio e, intorno ad essa, si sono raccolti in un momento di preghiera gioiosa. Un Natale di Servizio La comunità Capi per gli La vigilia di Natale è sempre un giorno speciale, ma per il secondo anno consecutivo lo è ancora di più per i componenti del gruppo scout "Varallo 1". I ragazzi del clan e del reparto si sono impegnati, per tutta le giornata, nella realizzazione del progetto "un pasto pronto per Natale" cucinando e distribuendo, casa per casa, più di 130 porzioni di cibo per alcune famiglie di Varallo e dell'Alta Valle. L'iniziativa nasce proprio dai ragazzi stessi, che fedeli al motto scout "fare del proprio meglio per essere sempre pronti a servire", vogliono rendere un po' migliore il Natale di alcune persone sole e bisognose portando loro un pasto caldo e un po' di allegria! La luce proveniente da Betlemme è stata disponibile per tutto il periodo natalizio presso la chiesa della Madonna delle Grazie. E' la luce della Pace, un semplice segno che unisce attorno al mistero del Natale migliaia di persone. E' un simbolo di fraternità che rappresenta il mistero di Dio che si fa uomo e l'annuncio del suo amore viene ad illuminare la vita di ogni uomo. E' la Luce che brilla in modo differente penetrando nella profondità dei cuori, infondendo calore e dissipando le tenebre. Chi incontra questa luce non può stare fermo, quella Luce lo chiama, lo sospinge a prendere il largo. Scout di Varallo Un ringraziamento particolare va alle associazioni AVAS, EUFEMIA, Amici di Lourdes e al Comitato Carnevale di Varallo per aver creduto e collaborato all'iniziativa; inoltre un grazie di cuore ai supermercati CONAD, UNES di Varallo, DICO di Doccio, UNES di Quarona e CONAD di Ponzone per aver generosamente offerto tutti gli alimenti e il materiale necessario a quest'iniziativa. Siamo certi che tutto il lavoro svolto dai nostri volenterosi ragazzi abbia reso, per loro e per molte famiglie in difficoltà, ancora più magica e speciale la sera di Natale. 14 La comunità Capi LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Auguri Missionari dal "Cuore" del Brasile da parte del Varallese Fratel Carlo Zacquini Carissimi amici, le notizie che ricevo dall'Italia, sono piuttosto pessimiste, e ogni giorno stuzzico gli sciamani perché aiutino tutti voi, affinché non dobbiate passare dall'abbondanza alla necessità. La povertà é una brutta cosa, specialmente se si riflette nel quotidiano, sulle necessità primarie. Mi é capitato in questi giorni di leggere alcune notizie, e voglio accennare qualcosa anche a voi. "l'Italia é in crisi il Brasile no. Il reddito medio degli italiani é di 37mila $ USA, quasi tre volte quello del Brasile". E questo é solo uno degli aspetti da analizzare. L 'esonero di cinque ministri, in meno di un anno, per scandali di corruzione, é un aspetto che fa ben sperare per il futuro del Brasile; si indagano pure i beni di sessantadue giudici, arricchitisi in modo sospetto. Naturalmente, tutto il mondo é paese, non sta a noi giudicare queste situazioni, ma se qualcosa si muove, si può sperare che il futuro sia meno ingiusto con tanti milioni di persone. Secondo gli esperti, qui abbiamo ancora 225 popoli indigeni, che parlano circa 180 lingue; 49 di questi popoli abitano anche nei paesi limitrofi. La terra yanomami é ancora invasa da centinaia di "garimpeiros" (cercatori d'oro abusivi) anche se le forze dell'ordine hanno fatto un'operazione per rimpatriare i più sprovveduti. Ne hanno ritirati una trentina che si sono presentati a loro volontariamente, ed hanno avuto il trasporto aereo di ritorno a Boa Vista, gratuitamente. Unica nota positiva, la distruzio- ne di motori ed altri strumenti usati per l'estrazione dell'oro. In questo modo, almeno, i finanziatori dell'invasione, soffrono delle perdite pecuniarie che possono scoraggiare altre invasioni. Che si sappia, nessuno di loro va in prigione per questo tipo di delitto. In certo qual modo, questi contravventori della legge, sono visti come degli eroi che lottano per far del Brasile un Paese Grande!!! Guardando con attenzione al panorama, constatiamo che il 12,98% del Brasile é già stato riconosciuto, in un modo o nell'altro, come terra indigena; peccato che la maggior parte di queste terre sia invasa, o, non sia ancora stata liberata dagli invasori. É il caso, per esempio, della Terra Indigena Yanomami; oltre che dai "garimpeiros", alcuni "fazendeiros" continuano ad abitarvi e ad allevarvi bovini, dopo quindici anni da che é stata omologata ufficialmente. Un altro dato fornitoci recentemente dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), é importante; consta che ci sarebbero 817.963 indios in Brasile, dei quali, 315.000 in aree urbane. É un aumento notevole, se si considera che l'assistenza sanitaria é abbastanza carente. Secondo questi dati, gli Índios rappresentano lo 0,44% della popolazione brasiliana. In questi giorni, il Senato ha approvato una nuova legge sull'uso della foresta, che peggiora, e di molto, quella esistente. I latifondisti sono riusciti ad ottenere benefici e esenzione di multe, che prospettano un futuro climatico ben peggiore di quello attuale. 15 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 La legge non é ancora stata ratificata dalla Presidente della Repubblica, ma probabilmente lo sarà, dopo la Conferenza di Durban. Che sia il suo "regalo" di Natale alla Natura ed all'umanità? No, pare che il regalo sarà per un altro momento. In questi ultimi anni, sono molto aumentate le proposte di leggi sui diritti dei popoli indigeni; attualmente sono più di cento, e la maggioranza tende a diminuire i diritti garantiti dalla Costituzione Brasiliana del 1988; principalmente sulla questione del diritto alla terra e all'uso esclusivo delle risorse naturali. Immaginate che gli otto deputati federali di Roraima, all'unisono, hanno proposto di sospendere il riconoscimento come Terra Indigena del territorio "Raposa Serra Do Sol." Oltre alla terra, le risorse naturali sono prese di mira dai parlamentari; la stessa convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ratificata nel 2004 e la Dichiarazione dei Popoli Indigeni dell'ONU approvata nel 2007, sono prese di mira. Si prospettano ancora molti anni di lotta per la sopravvivenza dei popoli indigeni. Purtroppo, il Centro Culturale Indigeno di Boa Vista, avrà molto da fare appena pronto! Infine, é stata divulgata la notizia della "scoperta" di un villaggio yanomami totalmente isolato (senza contatti con altri). Si tratta di un villaggio, la cui esistenza era conosciuta da molti yanomami e anche da chi lavora tra di loro. La sua esistenza é sempre stata taciuta, per evitare che qualche avventuriero si lanciasse alla "scoperta" degli indios sconosciuti, e mettesse in pericolo la loro esistenza portando loro qualche malattia. Purtroppo, i "garimpeiros" erano arrivati pericolosamente vicini, e allora la Funai ha deciso di divulgare la notizia, per sensibilizzare le autorità e l'opinione pubblica, a prender provvedimenti. Speriamo che questo non attragga l'attenzione di nessun avventuriero. Scusatemi se mi sono permesso di rimpinzarvi di notizie belle e non tanto; in realtà volevo solo farvi gli auguri di un Natale di pace e di gioia, e un Anno Nuovo migliore per tutti. Vi ricordo sempre con tanto affetto e riconoscenza; che il Signore vi benedica sempre! 16 Fratel Carlo Zacquini LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 L'Africa mi ha Aiutata ad Essere Felice! TESTIMONIANZA DI UNA RAGAZZA DI VARALLO Appena sono arrivata in Africa Poi ho capito … sono rimata colpita da tante cose, da Ho capito che per vivere non serun mondo ormai così lontano dal vono molte cose, niente TV, computer, nostro. auto o case giganti riccamente arreda Ho visto centinaia di villaggi te. Ho capito che un bambino per sperduti in mezzo al nulla costituiti essere felice non ha bisogno di tanti solo da capanne di fango e paglia senza vestiti, giochi, dolciumi o cartoni aniacqua corrente e spesso senza luce. mati … ma gli basta una carezza o un sorriso. Ho visto bambini che non possie- Ho capito che l'uomo è in grado di dono neanche un gioco, divertirsi come sopravvivere ovunque e a qualunque matti con un bastone e una corda, o cosa e la sua mente diventa tanto più rincorrendosi a piedi nudi nella terra. ingegnosa quanto più la situazione è difficile. Ho capito che avere poche cose Ho visto donne camminare per non vuol dire avere poca dignità. chilometri sotto il sole fino al più vici- Ho capito che nell'uomo è innata una no pozzo e poi rifare la strada con un capacità di sopportazione straordinaria, secchio pieno d'acqua sulla testa. che ci puo' sempre essere di peggio e che Ho visto bambini storpi strisciare quindi è meglio non lamentarsi mai e nella polvere sorridendo per avvicinar- ringraziare sempre per quello che si ha. si e ottenere un po' di attenzioni o un abbraccio. Ho capito che solo spogliandosi Ho visto persone che vivono con del superfluo ci si puo' mostrare per quasi niente, che cuciono le baccinelle quello che si è, si possono provare le bucate e riparano decine e decine di vere emozioni e sentirsi veramente volte gli oggetti perchè nulla è mai vivi, finalmente! così rotto da dover essere subito buttato! Ho visto vendere, comprare e mangiare ogni sorta di cibo in condizioni igieniche inimmaginabili. Subito mi sono chiesta come possono queste persone vivere così? Non si rendono conto di come stanno? Della fatica che devono fare solo per trovare un secchio d'acqua o per raggiungere il mercato? Non sentono il bisogno dell'acqua corrente, del bagno, dell'auto e di mille altre cose che noi riteniamo fondamentali? 17 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Dal Camerun: il " Primo Il primo dell'anno è … essere svegliati alle 5.30 da bambini in festa che picchiano sulla porta della camera e urlano " Bonne année, bonne année !!! ". Il primo dell'anno è andare ad una Messa all'aperto in mezzo ai campi e vedere arrivare un fiume di persone che ha percorso a piedi o in bicicletta chilometri di strada con addosso il vestito della festa, l'unico che hanno. dell'Anno" ! Il primo dell'anno è vedere bambini che spezzettano le troppo poche caramelle in modo che ognuno ne assaggi almeno un pezzettino. Il primo dell'anno è trascorrere il pomeriggio a gonfiare palloncini, dare carezze e abbracci per vedere quei piccoli volti illuminati da un sorriso. Il primo dell'anno è capire che Il primo dell'anno è mangiare in non servono regali, lauti banchetti, un grande refettorio con una cinquan- case comode o auto veloci per essere tina di bambini che non hanno altra felici e far felici gli altri. famiglia con cui passare le feste. Il primo dell'anno è la giornata della pace. Dentro e fuori ognuno di Colera e Carestia Minacciano il Ciad e la Sua DON BENOIT CI SCRIVE DALLA SUA MISSIONE Al caro don Roberto ed ai parrocchiani di Varallo! Vi chiedo perdono per questo lungo silenzio ma in verità vi dico che non mi pongo più il problema del tempo perché qui sto imparando a liberarmene. Voglio dire che cerco piano piano di non esserne più schiavo al punto da farmi condizionare l'umore e la pace interiore. Faccio le cose quando posso farle o meglio (come dicono i nostri cari fratelli ciadiani) "quando Dio ti mette nelle condizioni di poterle fare". Vado sempre più convincendomi di questo: tra le infinite possibilità di "cose da fare", di avvenimenti da vivere, di situazioni da affrontare, di posti in cui essere, di persone con cui incontrarsi, di contatti da coltivare, di relazioni da far crescere... solo alcune sono veramente necessarie! E' questo che domando al Signore ogni mattina: "Dammi di vivere oggi gli avvenimenti veramente importanti, dammi di incontrare le persone che hanno proprio bisogno di me, dammi di affrontare i problemi che vale veramente la pena risolvere e di usare il tempo di oggi per ciò che conta essenzialmente nella mia vita." Ora tento di raccontarvi qualcosa degli ultimi mesi della mia vita e missione qui a Bissi Mafou. Questi scorsi mesi sono stati terribili per la comunità. Il colera ha continuato ad imperversare senza tregua fino a metà settembre portando a 122 il numero dei contagiati ufficiali. I decessi registrati al dispensario medico sono 5 ma sappiamo per certo che nei villaggi sono decine e decine le vittime. E' impressionante questa malattia! Non ne sapevo nulla fino a quest'anno in cui si è manifestata in tutta la sua potenza mortifera. 18 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Noi nella nostra Missione lo sai abbiamo per fortuna un buon numero di strutture ma alcuni giorni non sono bastate e abbiamo dovuto sistemare i malati in un angolo del grande cortile, lontano dagli altri malati ordinari, sotto gli alberi, sdraiandoli su stuoie e sacchi di plastica usati per i cereali. Per le flebo ci siamo organizzati con rami piantati nel terreno. Alcuni giorni mi pareva di essere in un campo profughi... immagini che avevo finora visto solo alla televisione e che hanno avuto sulla mia psiche un impatto impressionante. Fortunatamente alla fine di agosto (dopo ormai 2 mesi pieni di epidemia) sono arrivati gli aiuti internazionali: hanno mandato delle tende. Sì, sembravano tende da campeggio ma sono in un materiale plastico ad alta tenuta. Il problema è che non ci sono tubi o aste per tenerle e quindi bisognava prima costruire l'intelaiatura con rami e corde e poi ci si poteva mettere i malati. Sono monoposto e dovrebbero isolare il contagiato. Ma non hanno tenuto conto della pioggia abbondante e infatti alla prima pioggia tutto si è allagato e i malati sono rimasti nel fango e nell'acqua. L'Unicef ha poi spedito flebo, tubi e siringhe. Il Governatore ha poi dato disposizione per la sepoltura dei cadaveri morti di colera. Completamente nudi e avvolti in sacchi di plastica. Bisogna otturare loro tutti i buchi: naso, bocca, orecchie e ano. Con una sorta di cotone trattato con un disinfettante che non so bene come si chiami. E poi li si avvolge nella plastica e li si seppellisce. Questo perché dicono - non so se abbia un fondamento scientifico - che il virus può risalire attraverso il terreno e solo così gli si impedisce di uscire dal corpo. Mi sembra una teoria un po' campata per aria ma qui si fa quel che si può. D'altronde sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze di questa malattia. Soprattutto per bambini e neonati che sono i più fragili e deboli di costituzione e che in tre o quattro ore il colera può portarsi via. Mi sono chiesto in che razza di mondo sto vivendo. Mi sono chiesto perché se queste persone fossero state in Italia sarebbero su un comodo letto con un medico al loro fianco e medicinali di tutti i tipi. Invece di essere sotto un albero con la flebo attaccata ad un ramo e su una lurida stuoia di paglia. Mi sono chiesto perché le cose vanno così. Perché qui si muore per nulla. Perché si continua così da secoli... perché... perché... Venendo via, dopo qualche minuto, ho intravisto con la coda dell'occhio che uno dei due bimbi mi stava fissando. Ho sorriso e alzato le mie due mani in segno di saluto. Non ha battuto ciglio, non aveva probabilmente la forza nemmeno di alzare un braccio. Non importa, ho pensato. Quel che importa è che domani sia ancora qui vivo. Caro don Roberto, non ti nascondo che tutta questa situazione, insieme a tante altre che quotidianamente qui vivo, mi ha letteralmente mandato in crisi. Quando penso a me e al fatto che sto bene mi sento a disagio. Lo vivo a volte quasi come un problema. E questo pensiero, non ti nascondo che è per me come una "spina nella carne"... Io, fin dal principio ho avuto chiara una cosa: il senso della mia presenza in questa terra ciadiana è la "condivisione" con la mia gente. Come diceva Charles de Foucauld e don Andrea Santoro, qui noi missionari possiamo e siamo chiamati ad essere Eucarestia. E cos'è "essere Eucarestia" se non compartecipare delle medesime gioie e dei medesimi dolori di questa gente? 19 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 L'Eucarestia è la presenza di Cristo in mezzo all'umanità! Ma non sopra o al centro ma "dentro" la storia dell'uomo. Come il lievito nella pasta, il chicco nella terra. Siamo dentro, in mezzo e cioè mescolati, impastati, amalgamati. Cristo è venuto per identificarsi con la storia di ogni uomo, facendosi carico di ogni croce , ogni sofferenza e ogni morte umana! E dunque noi discepoli siamo chiamati a imitare Gesù in questa "kenosis" che di più non si può. E allora che razza di discepolo sono io? Io che non soffro la fame, io che non ho malattie, io che ho accesso all'acqua pulita e alle medicine, alla corrente elettrica e alle comunicazioni. Io che dormo su un comodo materasso e mangio tre volte al giorno. Io che viaggio in macchina e uso il cellulare. Io che scrivo al computer e ascolto la radio? Queste mie riflessioni sono forse capricci immaturi di un giovane prete ancora incapace di accettare il senso del limite e ancora armato di ideali superbi e utopici? Sono forse parole di chi, incapace di gestire questa situazione, non sa far altro che piangersi addosso per farsi compatire e ammirare (senza merito alcuno) da chi mi legge? Non lo so, ma io faccio fatica a stare qui. Non perché sto male ma perché sto troppo bene e non sono capace di iniziare da nessuna parte a convertire questo mio cuore marcio. Ti racconto ancora un piccolo episodio simpatico e sintomatico del calore, dell'accoglienza e dell'affetto che la gente ha per me a volte senza nemmeno conoscermi. L'8 dicembre ero in visita nel villaggio di Tersale. Dopo una bella e intensa giornata di visite e incontri a 360° ecco che ero ormai rilassato nella casa del catechista e avevamo appena finito di mangiare una buona boule (polenta di miglio) con la salsa di foglie e stavamo sorseggiando una zucca di "bil bil" (NdR: la birra di miglio rosso) quan- do una fitta inaspettata e improvvisa mi buca il fianco sinistro facendomi sudare freddo e quasi svenire dal dolore. I cristiani lì presenti intorno alla mensa quando hanno notato il mio pallore e il mio ripiegarmi su me stesso mi hanno preso di peso e portato nella mia capanna stendendomi sul lettino da campo che porto sempre con me. Ho pensato subito a dei dolori muscolari o a delle contrazioni dei nervi dovute magari ad un sovraccarico di lavoro o ad un po' di "stress da missionario inesperto". Mi hanno applicato una crema tradizionale e massaggiando hanno cominciato ad incoraggiarmi. La fitta continuava (ho scoperto poi a Pala la settimana successiva che non c'entravano nulla i muscoli ma erano coliche renali!) e la gente cominciava a preoccuparsi e anch'io. Davanti alla concessione quella sera c'erano almeno un centinaio di persone tra giovani, bambini e adulti, venuti a "vegliare" nella danza e nel canto con il parroco ospite d'eccezione per tutta la settimana. E sai cosa hanno fatto? Il catechista è uscito dalla mia capanna e ha invitato tutti a bloccare le danze e pregare per me che stavo molto soffrendo. Mi hanno così riferito che tutti i presenti si sono raccolti in preghiera e sotto la guida sapiente del catechista hanno cominciato a recitare il Padre Nostro e a cantare inni di chiesa per sostenermi nella prova. Io da dentro sentivo che il ritmo dei canti era cambiato ma sinceramente ero così preso dalle mie fitte che non avevo capito quel che stava succedendo fuori per me. Quando dopo circa un ora la colica si è placata, mi hanno informato del sostegno spirituale di tutti i presenti (cristiani e pagani!) e sono uscito dalla stanza almeno per ringraziarli di persona! Che scena tragicomica, ma anche così toccante per me! 20 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Insomma queste visite residenziali nelle comunità sono il dono più bello che Dio mi sta facendo! Che dire ancora don Roberto? Tantissimo ci sarebbe ma desidero solo farti un accenno al serissimo problema che si sta profilando all'orizzonte già a partire da questi primissimi giorni del nuovo anno 2012: la carestia. Per dirla in breve i segnali che ci arrivano dai prezzi di mercato confermano i timori che già in settembre la popolazione e i vari organismi laici ed ecclesiali avevano: questo anno sarà durissimo per la gente. Le piogge abbondanti (più di 1100 ml) della stagione sono arrivate troppo tardi. I prezzi di un sacco di miglio rosso in questi giorni sono di 14-15 mila franchi (25 euro). La parola carestia è già sulla bocca di tutti, esperti e profani ed i Comitati di Sviluppo Diocesani di tutto il Ciad già da ottobre, credo, si sono accordati per lanciare un appello corale e unisono alla Caritas Mondiale e ad altri organismi internazionali e all'ONU per un sostegno solidale e massiccio nei prossimi mesi attra- verso derrate alimentari e altri prodotti che possano calmierare la carestia e supportare il fabbisogno alimentare minimale della popolazione ciadiana. Forse non siamo ai livelli della Somalia ma già nei soli mesi da agosto a oggi io stesso, il primo degli inesperti del settore, ho potuto costatare questi segnali terribili: sono oramai più di un centinaio le famiglie che si sono rivolte alla parrocchia (o a me personalmente) per chiedere sostegno in denaro o in natura. Come parrocchia abbiamo istituito una "Cassa Solidarietà" (i poveri aiutano i poveri) e abbiamo incentivato la cassa per malnutriti e per i malati indigenti che abbiamo al dispensario e che avevi iniziato tu. Io dal canto mio tento di far fronte a tutte le richieste coi doni che mi arrivano provvidenzialmente dall'Italia. Ma non so prevedere come sarà la situazione da qui ai prossimi mesi! Vi terrò aggiornati e vi chiedo di sentirci vicini nelle vostre preghiere. Grazie di cuore! don Benoît Lovati Bruno Bosia in Cammino verso Santiago da Vezelay a Santiago Di Compostela Il "Cammino di Santiago", primo preceduta da una cerimonia simbolica: itinerario culturale e spirituale europeo, ogni anno viene percorso da migliaia di pellegrini a piedi e in bicicletta; Bruno Bosia, di Prato Sesia, nell'estate 2011 l'ha affrontato per la settima volta, lungo la Via Lemovicensis con inizio dalla Basilica di Santa Maria Maddalena di Vezelay, in Borgogna - da cui partirono la seconda e la terza Crociata - : 1700 chilometri in poco più di due mesi, con sulle spalle uno zaino di una decina di chilogrammi. La partenza da Prato Sesia è stata nella Piazza del Mercato, martedì 26 luglio, al mattino, Bruno si è fatto tagliare barba e capelli a zero per donarli, come già fece lo scorso anno, al Sacro Monte di Varallo, dove verranno utilizzati per il restauro delle statue. Bruno è arrivato nella città dell'Apostolo San Giacomo il 2 ottobre, "in tempo per la Messa delle 12", con un ritardo di alcuni giorni rispetto alla tabella di marcia, causato da una distorsione al piede, che però non gli ha 21 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 tivo categorico è "Il faut continuer", si deve andare avanti … si deve raggiungere la meta. Alla domanda: "Lo rifaresti?" la risposta è immediata: "Domani". Bruno, che dal 16 ottobre 2011 è Priore del Capitolo del Piemonte Orientale, della Confraternita di San Jacopo de Compostela, sabato 7 gennaio 2012 a Campertogno, presso il teatro del Centro Polifunzionale Fra' Dolcino, ha raccontato la propria esperienza, concretizzata in ventuno pellegrinaggi, lasciando liberamente fluire le emozioni. Come Priore Bruno mostra le Credenziali, il "passaporto" del pellegrino in cui verranno apposti i timbri, sellos, che attestano il passaggio e che permetteranno di ottenere a Santiago la “Compostela”, l'attestato in latino che certifica l'esperienza compiuta: nel 2011 ne ha raccolte 222. Molti tra il pubblico avevano raggiunto Santiago a piedi e ciascuno ne era stato cambiato, come Anna di Alagna, che ha percorso il Cammino in quest'ultimo inverno, quindi la partecipazione era particolarmente intensa. Il "Camino" è fatica, spesso ci possono essere inconvenienti, ma l'impera- Bruno nella prossima estate ripartirà per Santiago, questa volta facendo la Via Originaria, quella che parte da Oviedo, più breve delle altre, ma più difficoltosa per i forti dislivelli. Il vero pellegrino deve essere aperto all'incontro e dotarsi di molta disponibilità: accettare tutto quello che gli viene dato, non ci sono particolari regole cui attenersi: valgono quelle della civiltà e della buona educazione. Il "Camino", Bruno ci tiene molto a sottolinearlo, "non è un trekking, ma un'esperienza di Fede. Quando cammino prego sempre, per me è più facile camminare e pregare piuttosto che parlare, cerco di aiutare il prossimo, e ogni anno vado a fare l'hospitalero nei nostri Ospedali": con semplicità Bruno Bosia presenta quella che per lui è diventata una missione, un richiamo forte e ineludibile "Perché il pellegrino è un intercessore, si mette in cammino per esporsi all'incontro, per chiedere la solidarietà dell'accoglienza, per sfidare la fragilità del duro vivere", come scrive Paolo Tiveron nel diario giornaliero del pellegrinaggio dell'anno santo compostellano 2010. La Confraternita di San Jacopo de Compostela di Perugia - rifondata nel 1981, poiché esisteva dal 1200 - da trent'anni è impegnata nella riscoperta e realizzazione di cammini devozionali con il compimento di pellegrinaggi comunitari, Paolo Caucci Von Saucken è il direttore del Centro Italiano di Studi Compostellani di Perugia, Rettore della Confraternita, Presidente del Comitato Internazionale degli studiosi del Camino. 22 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Come Priore Bruno Bosia ha in programma molte attività nel 2012, sia per far conoscere la Confraternita, che per mettere in contatto fra loro i pellegrini, offrendo un supporto organizzativo e di conoscenza: sabato 14 gennaio, alle ore 16, nella chiesa di San Giacomo di Piane di Serravalle, Don Pietro Lupo ha celebrato una Messa per i pellegrini, ma aperta a tutti, alla quale hanno partecipato i Confratelli con abito da cerimonia. Al termine della funzione, un pubblico interessato ha ascoltato le esperienze di chi ha compiuto il Cammino e ha potuto ricevere informazioni. L'8 marzo Bruno Bosia sarà a Varallo presso l'UNITRE intervistato da Piera Mazzone. Il 31 marzo, sabato precedente la Pasqua, a Prato sarà inaugurata una mostra di fotografie in bianco e nero del Cammino e dopo la Messa sarà proiettato il DVD che illustra l'itinerario lungo la Via Lemovicensis. Come di consueto nella pri- mavera Bruno partirà per prestare servizio come hospitalero negli hospitales di Saint Nicolas de Puente Fitero e a Roma, al Testaccio, nello Spedale della Provvidenza di San Giacomo e Benedetto Labre. Piera Mazzone Varallo: il Cineforum compie 40 anni … ma non li dimostra! Venerdì 16 dicembre u.s. non c'è stata la consueta serata di Cineforum con la proiezione di una pellicola d'essai, ma una festa di compleanno, con tanto di torta e candeline: il cineforum di Varallo ha compiuto 40 anni, i suoi primi splendidi quarant'anni. Nel 1971, quel vulcano di idee che fu don Ercole Scolari, prevosto di Varallo, all'interno de Il Convivio, un'idea culturale in cui si ricomprendevano molte cose, dalla musica classica, al jazz, volle far nascere un cineforum, grazie alla collaborazione di alcuni giovani cinefili: Giancarlo Rinotti, più noto come "Gix", Silvano Gros-Jacques, Claudio Ceralli, Piera Lazzeri, cui seguirono dopo qual- che anno Alberto Ghidoni e Gregorio Gianolio, fino ad arrivare oggi a Massimo Orgiazzi, ingegnere con una passione per la scrittura, concretizzata in alcune pubblicazioni letterarie, ma soprattutto un grande amore per il cinema. 23 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Il primo film che fu proiettato al cineforum varallese fu "Il giardino dei Finzi Contini" di De Sica, pellicola che l'anno prima aveva vinto l'Oscar, la prima tessera fu rilasciata a Graziano Pugnetti, un ragazzo che avrebbe fatto molta strada nel mondo dello spettacolo, ma che purtroppo morì investito da un'auto pirata a Trieste. Le proiezioni erano il giovedì, giorno libero delle educande, ad esso si affiancarono le arene estive, il cinema portato in Valle. Il cineforum di Varallo è sempre stato uno dei capisaldi della vita culturale di questa città: ha avuto il coraggio di proporre film d'autore interessanti, talvolta anche scomodi e provocatori, che hanno segnato le differenze con il cinema di consumo, non per snobismo, ma offrendo la possibilità di vedere film che non avrebbero avuto altre possibilità di passaggio. Don Ercole nel 1990 fu il primo a introdurre nel circuito delle sale parrocchiali diocesane il Dolby System, che si usa ancora oggi. In quel 1971 in California nacque il primo microprocessore, inventato da un italiano, Federico Faggin: era l'inizio dell'epoca digitale che avrebbe portato cambiamenti importanti nelle nostre vite, basti pensare ai telefonini, ma che avrebbe anche decretato la fine di un certo modo di distribuire i film nelle sale. Oggi si sta passando al cinema digitale, spariranno le "pizze" - 5 o 6 per ogni film, con un peso tra i 20-25 chilogrammi, costo di stampa di circa € 2.500 per copia, con circa 400 copie distribuite sul territorio nazionale - sostituite da un "hard disk" del costo di una decina di euro. Per passare al digitale sarà però necessario rinnovare le apparecchiature: le vecchie ed ingombranti macchine da proiezione finiranno nei musei della memoria e i nuovi proiettori le sostituiranno. Tutto questo avrà un costo: si parla di 85-100.000 euro. Chi se lo potrà permettere? Le multisale, non certo i piccoli cinema che faticano a tirare avanti, incalzati dalla distribuzione su DVD, dalla "Pay Tv", da Internet, e soprattutto dal cambiamento del modo di fruire i film in modo collettivo, come evento sociale condiviso. Ghidoni ha sottolineato: "Dal 1975 il pubblico del cineforum è invecchiato con me, non c'è stato un ricambio generazionale: non siamo riusciti a lasciare in eredità il cinema culturale, eppure nelle scuole superiori varallesi si fanno annualmente corsi per avvicinare i ragazzi al linguaggio cinematografico". I tempi di arrivo delle pellicole si sono molto ridotti rispetto a vent'anni fa… ma si è ridotta anche la pazienza, piuttosto che aspettare ci si sposta nei cinema multisala che proiettano le prime visioni. Questo cambiamento epocale rischia di coinvolgere anche il nostro cinema parrocchiale, facendolo sparire: è questo che vogliamo? 24 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Non ci possiamo permettere di perdere una opportunità di arricchimento critico, oltre che di proficuo impiego del tempo libero, condiviso con persone che non restano dei semplici spettatori, ma amici con i quali scambiarsi delle opinioni, poiché le brevi ma incisive presentazioni di Massimo Orgiazzi suscitano interesse, creano un contesto per costruire un discorso, sono il "la" per accordarsi ed iniziare… Nella serata del quarantesimo compleanno si è discusso anche di queste prospettive poco rassicuranti e sono state illustrate le strategie poste in essere per evitarlo: lo "storico" responsabile, Roberto Sacchi, in accordo con la Parrocchia di Varallo, proprietaria della sala cinematografica, ha partecipato ad un Bando indetto dalla Regione Piemonte che mette a disposizione dei fondi comunitari per il passaggio al digitale: se la richiesta di contributo verrà accolta si dovranno trovare i soldi mancanti. Indispensabile sarà la collabora- Un Eremo è il zione di tutte le forze esistenti sul territorio e dell'Amministrazione Comunale, che è già stata informata della situazione e non mancherà di sostenere uno dei fulcri della vita sociale varallese. Sacchi ha ricordato come negli ultimi venticinque anni siano sparite sale storiche come Serravalle, le due sale di Coggiola, Gattinara, il Sociale di Borgosesia: scongiuriamo questo pericolo, attiviamoci per passione, per continuare a condividere emozioni, sfatiamo i vecchi preconcetti che alla parola "cineforum" associano una pellicola noiosa: oggi le scelte sono rivolte sì al cinema d’autore, ma sono accostate alla sostenibilità visuale. Nella prossima primavera il cineforum varallese ci proporrà film nuovi e interessanti: non vogliamo che sia l'ultimo ciclo di film d'autore. Piera Mazzone Cuore del Mondo L'autore Francesco Antonioli ha presentato in Oratorio il suo ultimo libro Riserva del Sacro Monte e Centro Libri: ancora una volta insieme per un'iniziativa culturale che coniuga arte e religiosità nella Terra Santa di Varallo, articolata in tre appuntamenti che si sono conclusi, venerdì 13 gennaio con la presentazione del volume: "Un eremo è il cuore del mondo", con la presenza tra noi dell'autore Francesco Antonioli, vice caporedattore del Sole24Ore, che ha dialogato con don Ermis Segatti, referente per la cultura della Diocesi di Torino, che da sette anni insegna Storia del Cristianesimo in Cina. Rosangela Canuto, Presidente del Centro Libri, ha ricordato i trent'anni di attività del Centro Libri Punto d'Incontro, mentre Elena De Filippis, già direttore della Riserva Regionale Speciale del Sacro Monte di Varallo, oggi dirigente presso l'Ente Regionale di gestione dei Sacri Monti, ha sottolineato che questo incontro è: "L'ultima tappa di un ente che non c'è più, perché la Riserva come struttura amministrativa non esiste più, essendo confluita in un ente più grande che raggruppa tutti i Sacri Monti piemontesi: il saluto di chiusura viene 25 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 sura viene fatto attraverso due relatori d'eccezione. La dimensione spirituale e religiosa del Sacro Monte varallese, luogo per ritrovare se stessi e per sentirsi isolati dal mondo, si inserisce a buon diritto nel tema della dimensione eremitica". Don Segatti, evidenziando lo stile sciolto di Antonioli, che gli viene da un "giornalismo che cerca, non che chiacchiera" ha sintetizzato i contenuti del libro pubblicato nel novembre 2011: "Una finestra larga e uno spiraglio nello stesso tempo, che si apre per dare una voce viva alla tradizione, al bisogno di spiritualità, che si esprime nell'uscire fuori dall'avvinghio troppo stringente della realtà quotidiana affollata di volti, voci, rumori per compiere un viaggio fra gli ultimi custodi del silenzio". Il viaggio di Antonioli era iniziato quasi per caso e l'ha messo in contatto con persone straordinarie nella loro quotidianità di solitudine, essenzialità, povertà dal punto di vista materiale: "Persone che si sono potute permettere il lusso di diventare povere, scegliendo di far rinascere la semplicità di cui parla il Vangelo". Come giornalista l'autore si è messo in gioco dal punto di vista personale, confrontandosi con una ricerca interiore stimolante, dando voce anche ad esperienze al di fuori della tradizione cristiana: "Persone che sono su montagne diverse, ma si vedono, si parlano e ammirano lo stesso panorama", riscoprendo il valore del silen- zio, virtù civile della quale oggi si sente molto bisogno, una ricchezza da riconsegnare anche a coloro che eremiti non sono. Rispondendo alle domande del numeroso pubblico Antonioli ha chiarito come queste persone, che ha incontrato in tempi e luoghi diversi, abbiano saputo ascoltare una chiamata, aprendo il cuore, sentendosi pienamente nel mondo, amando ed essendo amati: "E' questa la chiave della fiducia e della serenità che questi moderni eremiti sanno trasmettere". Il libro, che non a caso in copertina ha una fotografia della teologa Adriana Zarri, che fu una pensatrice molto pungente e di grande onestà intellettuale, è dunque ancora una volta un messaggero che sa offrire una preziosa testimonianza, un'opportunità ulteriore per conoscere e per crescere interiormente in questo momento di forte e profonda crisi, non solo del nostro Paese, ma del mondo intero; certamente dalla lettura di questo libro appassionante e che sa penetrare a fondo il cuore di questi testimoni del silenzio tutti usciremo cambiati! 26 Piera Mazzone LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 L'ANGOLO DELLA POESIA SAN GAUDENZIO … E IL RE A San Gaudenzio dedicata, la chiesa sovrasta la piazza; di fronte, un po' aggrondato, d'esser posto più in basso la statua marmorea del re! Testimone notte e giorno del vivere comune. E dal tempio scendono la scala sposi sorridenti, il parroco don Ercole, signori ed autorità, per non dir dell'Incoronata portata in processione … il clero solenne davanti, le donne, autorevoli "priore", e sfilano le genti scese dai paesi nei costumi ricchi di puncetti e bimbi appena comunicati nelle vesti bianche da frate. Poi, arriva Lei, la Madonna Incoronata, venerata, dalla peste ha salvato i Valsesiani, Lei col suo seguito devoto. "Ave Maria, Ave …" E più piano, "dì, hai visto che vestito quella là?" "Ave Maria, Ave …" Tutti passan davanti al re e nessuno s'inchina; San Gaudenzio, chissà perché è posto più in alto del re! La statua bella, di marmo bianco, par dire … "Eh però" … Dietro a me la caserma e i carabinieri in divisa, lì vicino la banca, palazzo Civico, un vecchio caffè. E pare nella sera che sia più fiera la figura di marmo bianco di Vittorio Emanuele, Sua Maestà. 38 Ivana Petenzi LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 I due Tondi dell'Annunciazione di Gaudenzio Ferrari Saranno restaurati a cura della Sovrintendenza ai Beni Artistici e Culturali Ormai da più di due anni lo stupendo Polittico, realizzato da Gaudenzio Ferrari tra il 1520 ed il 1522 per l'antica chiesa di San Gaudenzio, fa bella mostra di sé nell'abside della nostra insigne Collegiata, restituito in tutto il suo primitivo splendore dopo il lungo restauro. Pochi sanno però che della bellissima composizione, un tempo collocata direttamente sopra l'altare maggiore, fanno parte anche due altre tavole, di forma circolare, oggi sulla parete destra del presbiterio, raffiguranti l'arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata. Si tratta di due opere dello stesso Ferrari, o di qualche suo stretto collaboratore, che erano posizionate sulla sommità della struttura lignea in cui erano in origine inserite tutte le altre tavole. Proprio in questi giorni la Sovrintendenza ai Beni Artistici e Culturali di Torino è venuta in Collegiata per ispezionare le due tavole lignee da restaurare (a suo carico) e in queste settimane i due "Tondi" verranno portati in laboratorio a Torino, per i restauri! Una notizia che certamente ci riempie di gioia … e siamo sicuri che presto rivedremo queste due splendide opere della "scuola gaudenziana" tornare a risplendere in tutta la sfavillante ricchezza dei colori originari. Non si tratta di due immagini a semplice coronamento dell'intera opera, quasi a scopo decorativo, ma fanno parte integrante del programma iconografico che l'insieme voleva rappresentare. La celebrazione eucaristica, che quotidianamente veniva riproposta sull'altare, inverava il sacrificio di Cristo, consumato una volta per tutte sulla Croce, come descrive la tavola centrale superiore, conducendo il fedele ad una più intima e personale unione con Lui, efficacemente esemplificata dal soggetto del quadro centrale inferiore - il matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria. Tutto questo però ha la sua origine - e in un certo senso è reso possibile - nell'incarnazione del Verbo che si fa uomo nel grembo di Maria, proprio dal momento dell'annuncio dell'Angelo. Pronunciando il suo "sì", Maria apre la porta alla venuta del Salvatore, che sarà poi preparata dalla testimonianza di Giovanni Battista - tavola in alto a sinistra - e, attraverso l'annuncio del Vangelo, - rappresentato dall'e- 27 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 to dall'evangelista Marco - raggiungerà ogni uomo grazie all'opera della Chiesa, sia nella sua espressione universale - l'apostolo Pietro - sia nella sua dimensione locale - il vescovo Gaudenzio. Non si deve poi dimenticare che la predella, purtroppo smantellata e dispersa quando il polittico venne collocato nella sua attuale sede, presentava anche le scene della Natività compimento delle antiche promesse - dell'Epifania - la manifestazione di Dio a tutti gli uomini - e la Presentazione al Tempio - la rivelazione ad Israele. Scandivano lo spazio i quattro padri della Chiesa di Occidente: Girolamo, Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno che illuminarono, con la profondità della loro dottrina, il mistero dell'incontro tra Dio e l'umanità. Si trattava dunque di un programma iconografico assai ricco che, purtroppo, solo in parte è oggi possibile usufruire. Venendo alle due immagini dell'Annunciazione, si può notare come esse ripropongono l'iconografia classica dell'episodio evangelico; l'arcangelo, avvolto in una veste rossa forse non colore originale - con il giglio nella mano sinistra, quale simbolico riferimento alla purezza del suo annuncio, si volge benedicente verso la Vergine, pronunciando il suo saluto: "AVE, GRATIA PLENA!" Maria è appunto raggiunta dalle sue parole: "DOMINUS TECUM", mentre è intenta a leggere la Sacra Scrittura, già predisposta ad accogliere in sé la Parola. La colorazione rossastra della veste della Madonna e quella blu del suo mantello, ricorrenti nell'iconografia mariana, stanno a significare la sua umanità che viene ricoperta dalla potenza dell'Altissimo per diventare dimora di Gesù e dare così avvio alla sua opera di salvezza. Un'immagine che ben restituisce quello che è stato l'atteggiamento della giovane promessa sposa di Giuseppe: lei, pur turbata, si affidò completamente alla sconvolgente proposta di Dio e pronunciò il suo "fiat" - "sia, avvenga", non un semplice consenso ma un abbandono completo nelle Sue mani, alla Sua volontà, al Suo amore … don Damiano Pomi 28 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 La Quadreria Minore della Collegiata I ritratti La chiesa parrocchiale di Varallo, oltre ad un elevato numero di tele e tavole, esposte nella navata, nell'apside, nel presbiterio e nelle cappelle laterali, possiede un discreto numero di quadri che ornano le sacrestie ed i magazzini della "fabbrica". Queste tele, di dimensioni ridotte e di autori per lo più sconosciuti, sono interessanti per i soggetti ritratti. La maggior parte dei dipinti sono a carattere religioso, ritraggono la Vergine, Gesù e Santi, soggetti classici che molte chiese posseggono. Ma vi è una categoria dedicata ai ritratti di benefattori, benefattrici, Canonici e prelati, molto interessante per la storia della Collegiata e di Varallo. Chi ne siano stati gli artefici, eccetto casi particolari, non si sa, nemmeno chi fossero i donatori, molti infatti sono stati dipinti dopo la morte della persona ritratta. Possiamo magari supporre che fossero creati per ricordare ai posteri i benefattori, visto che non esisteva ancora la fotografia, magari venivano esposti, durante la celebrazione della messa di suffragio, quasi sempre menzionata sul testamento per quanto riguardava il lascito del benefattore, infatti quasi tutti i legati venivano accompagnati dalla clausola che si celebrasse una messa di suffragio, in perpetuo, nella ricorrenza della morte o della nascita o di altra data cara al testatore. Tutti questi legati sono ormai andati in disuso e per quanto riguarda le messe di suffragio, se ne celebra una comunitaria, una volta all'anno. Anche i personaggi ritratti, ormai alla maggior parte dei cittadini varallesi sconosciuti, continuano a guardarci sbiadendo ogni giorno di più. Andando in ordine cronologico, il primo quadro ritrae: Pio V: (17 gennaio 1504-1 maggio 1572), Nacque in provincia di Alessandria dalla nobile famiglia Ghislieri, a quattor29 San Gaudenzio dici anni entrò nell'Ordine dei Frati Predicatori a Voghera, nel 1519 prese i voti solenni a Vigevano. Sotto papa Paolo IV nel 1556, divenne vescovo di Sutri e Nepi, nel concistoro del 15 marzo 1557, fu creato cardinale col titolo di Santa Maria sopra Minerva. Nel 1560 divenne Vescovo di Mondovì. Il 7 gennaio 1566, fu eletto Papa, succedendo a Pio IV. Morì a sessantotto anni il 1 maggio 1572. Papa Innocenzo XI: (Como 19 maggio 1611-Roma 12 agosto 1689) Benedetto Odescalchi nacque a Como, figlio di Livio Odescalchi, nobile comasco e di Paola Castelli Giovanelli da Gandino. A quindici anni rimase orfano del padre, scampò alla peste del 1630, mentre ne fu vittima la madre,Tra il 1632- 36, iniziò a frequentare i corsi di diritto civile e canonico a Roma, completati poi a Napoli. Il 6 marzo 1645, viene eletto Cardinale da Innocenzo X, nel 1650, viene nominato Vescovo di Novara, qui farà innalzare la cupola della cattedrale, dipinta dal Montalto, avrà particolare riguardo anche per quanto riguarda l'Ospedale Maggiore e per i poveri della diocesi. Il 21 settembre 1676, dopo un estenuante conclave di ben cinquanta giorni, due mesi dopo la morte di Papa Clemente X, verrà scelto come suo successore, col nome di Innocenzo XI. Morirà il 12 agosto 1689. Giovanni Battista Regaldi: (15801644) Dottore in teologia, rettore della Collegiata di Varallo dal 1626 al 1644, Vicario foraneo. Fece voto di dotare la Chiesa Parrocchiale di una nuova statua raffigurante la Vergine Santissima, se la Valsesia e Varallo fossero scampate dal contagio della peste del 1630. Ottenuta la liberazione dalla pestilenza, dopo aver preso parte al ringraziamento solenne nella Basilica del Sacro Monte, provvide a compiere il voto emesso, dando così inizio al culto dell'Incoronata. LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Maria Cristina Ferrero Fieschi principessa di Masserano (1641-1716): Nata nel 1641 nel castello di Pianezza, figlia del marchese Giacinto di Simiana e di Giovanna Arborio di Gattinara, andò sposa giovanissima al conte Francesco Ludovico di Masino, che la lasciò vedova a diciassette anni, con due figli. Risposatasi con Francesco Ludovico Ferrero Fieschi, principe di Masserano, andò a vivere nel palazzo del marito, ora sede del comune di Masserano, riccamente affrescato dal pittore campertognese Pier Francesco Gianoli. Dall'unione con il principe nacquero sei figli, il primo morì giovanissimo, e quindi nell'eredità paterna subentrò il secondogenito Carlo Besso, che sposò Cristina Ippolita di Savoia. Per quanto riguarda la sua permanenza a Varallo, non si sa come abbia avuto inizio, forse innamoratasi del luogo durante una visita al Sacro Monte. Dai documenti emerge che essa aveva acquistato nel 1707, degli appezzamenti di terra con annesse case e cascine in località "Vallaretto" ora ai più conosciuto come Varalletto,da lei ristrutturato e trasformato nel palazzotto ancor oggi esistente, dove nel 1709, si trasferì con la sua piccola corte. Ma ancor prima, essa abitava una casa, fuori le mura della città, confinante col monastero varallese delle Orsoline. Molto largiva di opere caritatevoli e di donazioni in vita, specialmente per la ristrutturazione della collegiata avvenuta in quegli anni. Donò anche arredi alla confraternita del Santissimo Sacramento in onore dell'Incoronata ed uno splendido arazzo proveniente dalla sua famiglia, rappresentante una caccia al cinghiale. Stimato in Lire 20.000, venne venduto da Mons. Brunelli, negli anni trenta del novecento, al museo civico di arte antica di Torino, che proprio in quegli anni andava ingrandendosi nelle sale di Palazzo Madama, per far fronte alle ingenti spese, contratte nei lavori di miglioria della collegiata. Morì al Vallaretto nel 1716. Nel testamento lasciava scritto che la casa confinante con le reverende monache fosse donata a loro con la clausola di abbandonare la regola dell'ordine di Sant'Orsola, per diventare suore di clausura vestendo l'abito delle Visitandine, lo stesso abito che lei indossa nel ritratto della collegiata, in caso contrario avrebbe lasciato loro solo "cento doppie", necessarie per la costruzione di un muro divisorio delle due proprietà. Mentre avrebbe donato una cospicua somma ai confratelli a patto che le sue spoglie mortali venissero sepolte nella cappella della Madonna Incoronata. Non si sa come i due legati vennero rispettati anche se le suore non acquisirono mai la regola delle Visitandine, e continuarono a mantenere il loro comportamento considerato un po' "libertino" secondo i principi della principessa. Per quanto riguarda la sepoltura, i confratelli del Santissimo Sacramento, tennero il catafalco della principessa, alcuni anni nella sacrestia attigua alla cappella, in seguito venuto ingombrante lo collocarono sul cornicione sotto la volta della chiesa. Venuta a conoscenza dell'increscioso fatto, la nuora Cristina Ippolita di Savoia, diede degna sepoltura alla suocera nella tomba di famiglia presso la chiesa di San Sebastiano in Biella. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questa nobile figura, rimando alla lettura dell'articolo scritto dalla signora Rina Dellarole Cesa in "De Valle Siccida" anno III 1992. 30 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Canonico Ludovico Giacobini (1650-1732), questo quadro potrebbe essere opera di Antonio Giacobini, fratello del canonico, eseguito dopo la morte del Giacobini avvenuta nel 1732. Non mi dilungo a tracciare la vita di quest'eccezionale figura Valsesiana. Per gli approfondimenti rimando alla biografia scritta da Ludovico Antonio Muratori, ancora disponibile l'anastatica presso il centro libri di Varallo. Giacomo Filippo Porro: Canonico penitenziere dal 1692 al 1711, Vicario foraneo dottore in teologia. Sappiamo poco di questo personaggio. Originario di Milano, quasi sicuramente fu lui a consigliare alla principessa di Masserano l'idea che le suore Orsoline abbracciassero la regola della clausura. Fu infatti per lunghi anni consigliere della stessa principessa, essa in segno di riconoscenza, alla sua morte, con clausola testamentaria, gli lascerà lire tremila di Savoia. Dal punto di vista iconografico, il quadro, di dimensioni più grosse, rispetto agli altri qui descritti, ritrae tutta la figura del canonico, vestito con le insegne canonicali del tempo cioè con la pelliccia (almuzia) sul braccio sinistro. Marco Aurelio Balbis Bertone (1725-1789): nato a Chieri il 2 giugno 1725, si laureò a Torino in teologia nel 1749, venne eletto vescovo di Novara il 3 gennaio 1757. Svolse un'intensa attività pastorale, testimoniata dai 73 tomi di Atti di Visita ancora oggi conservati presso la biblioteca della cattedrale novarese. Nel 1778 celebrò un Sinodo per la propria diocesi, e successivamente fondò il seminario di Gozzano potenziando quello già attivo di Novara. Morì a Novara il 17 maggio 1789 e venne sepolto in Cattedrale. Tonetti attribuisce il dipinto al Galletti, e da questo il Geniani ne ricavò un'incisione. Nel ritratto il Carelli tiene tra le mani una lettera ove è ben leggibile la scritta: "A Monsieur, Monsieur Recteur CarelliéProfesseur de la royale universitè de Sardaigne MDCCCIIX Varallo". Giuseppe Antonio Debiaggi (18001837): Canonico della Collegiata, figlio di Giovanni di Doccio e di Maddalena Ravioli. Socio fondatore e perpetuo della Società d'incoraggiamento allo studio del disegno in Varallo, dove ricoprì per diversi anni la carica di tesoriere. Aveva lasciato al Capitolo di San Gaudenzio la somma di Lire 230 milanesi da pagarsi annualmente in perpetuo e lire 100 milanesi annue, all'amministratore di detti legati, con la clausola di far celebrare una messa nell'anniversario della propria morte. Se il Capitolo si fosse sciolto, la somma sarebbe andata ripartita alla Collegiata di San Gaudenzio, alla fabbrica del Sacro Monte, al pievano di Roccapietra e ai sacerdoti delle comunità di Cravagliana e Sabbia, sempre mantenendo la stessa clausola. Morì, confortato dai sacramenti, all'età di 37 anni. Le sue spoglie mortali furono deposte nel sepolcro canonicale, all'interno della Collegiata, non più visibi- Giacomo Antonio Carelli (17371808): scolopio, professore di eloquenza, abate di San Biagio in Cameri, fondatore del Collegio di San Carlo in Varallo. Il 31 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 Teresa Preti Pinzerone(1764-1838). Vedova di Giuseppe Pinzerone ed in seconde nozze di Maurizio Antonini, col suo testamento, rogato Frigiolini, ha legato al Venerando Ospedale della Santissima Trinità in Varallo, la somma di Lire nuove di Piemonte 1111, da pagarsi ogni tanto, con l'obbligo di far dire una messa una volta all'anno nella chiesa di San Marco nella ricorrenza della sua sepoltura. Beneficiò di denaro anche la Collegiata. Morì il 21 gennaio 1838. Il quadro è interessante dal punto di vista iconografico, ritrae infatti la signora con l'acconciatura tipica delle zone di Alagna/Campertogno, caratterizzata dalle "quasse" trecce, avvolte intorno alla nuca in un cerchio di ferro, fermate da spuntoni con capocchie in filigrana d'argento. Interessante anche la croce della collana, tipica, non dell'area Valsesiana, ma più conosciuta in quella Biellese o Vercellese, si tratta di una croce a forma latina, diamantata in oro rosso con lavorazione a stampo e traforo con ornamenti in rilievo a punta di diamante. L'ultimo ritratto eseguito da Emilio Contini nel 1944, è quello del Canonico Giulio Romerio (25 gennaio 1875-12 febbraio 1933). Personaggio molto conosciuto dal punto di vista religioso e storico. Interessanti e curiosi sono i numerosi scritti, di cultura valsesiana. La sua figura è ben descritta da Padre Manni in "Belle figure del clero Valsesiano" e in un opuscolo intitolato appunto "Canonico Giulio Romerio" stampato nel 1937 coi tipi della stamperia Aldina di Varallo. Andrea Ghilardi Il Museo di Storia Naturale "Calderini" (I Parte) di Gabriele Federici Gli inizi L'idea d'istituire un Museo di Storia naturale a Varallo fu fornita a don Pietro Calderini dalla sua nomina, avvenuta nel 1859, a Direttore delle appena insediatesi Regie Scuole Tecniche. Fu in quel determinato frangente che gli parve opportuno, al fine di insegnare ai giovani le nuove discipline scientifiche, pensare i modi e i tempi della realizzazione di una nuova entità museale, del tutto estranea al panorama socio - culturale di Varallo, così intriso di una tradizione classico - umanistica. Oltre a questa difficoltà di partenza, dovuta alla temperie culturale domi- nante, il Calderini doveva individuare la sede più consona per ospitare le collezioni naturalistiche. Il sacerdote si rivolse allora alla Società d'Incoraggiamento allo Studio del Disegno in Valsesia. La scelta non era casuale, ma era dettata da motivate ragioni... Infatti, oltre ad essere socio del sodalizio, il sacerdote era a conoscenza del fatto che la Società possedeva già un piccolo gabinetto di reperti naturalistici, costituito dai doni del vicario Gaudenzio Cravazza e da quelli del libraio Pietro Rolandi. Tuttavia l'iter non fu facile, perchè il naturalista dovette far ricorso a 32 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 tutto il suo carisma personale, per vincere le correnti di pensiero avverse al progetto. Tra i membri della Società emersero figure come Aurelio Turcotti e Giacomo Carelli di Rocca Castello che contrastarono l'attuazione dell'idea del Calderini, sia pure da punti di vista diversi, adducendo il primo motivazioni di non congruità con lo Statuto della Società, mentre il secondo faceva leva su ragioni economiche. Ma questa opposizione interna alla fine dovette soccombere e il progetto di assegnare all'erigendo Museo una sala al piano nobile venne approvato nel dicembre del 1866. Il naturalista seppe, fin da subito, attrarre attorno a sé le energie più dinamiche all'interno del “milieu” valsesiano e non solo, si pensi, in tal senso, al decisivo appoggio del suo grande amico Conte Gioachino Toesca Caldora di Castellazzo e di Castellamonte, e suscitare grande interesse attorno al Museo, sfruttando i media dell'epoca, i giornali. Fu lanciata una massiccia campagna pubblicitaria “ante litteram” con il preciso scopo di coinvolgere sempre più il pubblico dei lettori. L'idea - guida era quella d'istituire non semplicemente un' arida raccolta di materiali, ma quello di fondare un punto di riferimento per tutta la collettività valsesiana, un luogo - simbolo di una Valle che aveva perso ormai i propri privilegi secolari, ma che era fiera delle proprie radici e della propria operosa attività. Così nasce una vera e propria gara, documentata nei periodici dell'epoca, di donazioni sia in reperti sia in denaro. Oltre alle varie elargizioni, il Calderini, per realizzare il suo sogno che appariva quasi un'utopia, s'avvalse della collaborazione di studiosi di chiara fama, quali Bartolomeo Gastaldi, geologo e presidente del CAI, l'abate Antonio Carestia, insigne botanico, Giuseppe Balsamo - Crivelli, professore d'anatomia presso l'Università di Pavia e direttore del Museo di Scienze Naturali. Come si può evincere da questi nomi, il Museo che stava formandosi non era per nulla confinato in una modesta dimensione locale, ma aveva un 33 respiro ben più ampio. Il Museo venne inaugurato così il 28 settembre del 1867. Lo sviluppo nell'Ottocento Nella sua fase di avvio sicuramente prevale la sua vocazione scientifica: nel 1873, pochi anni dopo la creazione, il Museo possiede collezioni mineralogiche, litologiche della Valsesia, di entomologia e malacologia, botanica, e alcune "preparazioni anatomiche e mummie". Ma la natura dei doni che riceve negli anni spazia negli ambiti più disparati: materiali esotici e rarità, serie scientifiche, memorie storico - artistiche, nonché oggetti di costume. Nel 1876 già si indice un nuovo "concorso" per la costruzione di altro mobilio in cui collocare la raccolta dei fossili pervenuti in dono. Ancora vent'anni dopo la sua apertura si ha notizia di donazioni di "mandibole dissecate di pescecane" e "funghi di una forma rara", sempre nel segno della curiosità. Anche al cadere del secolo giungono donazioni come quella del Conte Giuseppe De Nicolay: corna di antilope e di bufalo africani, insieme con legno di bambù intagliato "rappresentanti gruppi grotteschi di cinesi". Le donazioni d'antichità si alternano così alle rarità e alle opere d'arte: stampe, disegni, pitture, offerti alla Società d'Incoraggiamento. Il deputato Carlo Rizzetti dona l'incisione di Giambattista Falda rappresentante Castel S. Angelo a Roma. Le donazioni d'antichità si alternano così alle rarità e alle opere d'arte: stampe, disegni, pitture, offerti alla Società d’Incoraggiamento. Il deputato Carlo dona l'incisione di Giambattista Falda rappresentante Castel S. Angelo a Roma. Pier Celestino Gilardi regala un disegno firmato da Gaudenzio Ferrari e uno a penna di Tiepolo. I doni costituiti da opere d'arte finiranno poi per essere dati in custodia alla Pinacoteca (fondata nel 1887 dall'azione congiunta della Società d’Incoraggiamento e della Società di Conservazione delle Opere d’Arte e dei Monumenti in Valsesia, quest’ul- LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 ta nel 1875) a patto che siano esposte con l'apposita dicitura d'appartenenza. Le due istituzioni, da allora, Museo e Pinacoteca avranno un'esistenza parallela, per certi versi simbiotica. Al Museo vengono donati anche libri: nel 1868 il "Commentario Crittogamico Italiano" e "vari volumi dell'opera già accennata altra volta del De Lyra Nicolao, stampata nel 1537, dono del sig. Carlo Marchini, Parroco di Fervento", un'"edizione pregevole" e antica del Canzoniere di Petrarca da parte di Giacomo Massarotti (1870). Nel 1874 i tre volumi del corso di geologia dello Stoppani, e un libro "di 417 pagine sui forni, macchine, apparecchi che si richieggono per l'Arte Siderurgica" offerto dall'autore stesso, il cav. ingegner Vittore Zucchetti; anche Giovanni Catlinetti, socio della Società d'incoraggiamento, "ricordando questa nostra pubblica Scuola di Disegno, si è compiaciuto di mandarle in dono da Torino ov'egli dimora, il bel Corso di Disegno Geometrico e Industriale, pubblicato dal Professor Cugirone" (1875) e Giuseppe Corona dona tre libri da lui scritti, "La ceramica a Parigi, L'Italia ceramica, Memoria (1881). Tra le donazioni si annoverano già autografi e documenti d'archivio: il pittore Carlo Lusardi di Varallo presenta una lettera autografa di Garibaldi nella quale l'eroe dei due mondi lo ringrazia per una poesia che gli aveva fatto pervenire (1874), Spirito Frigiolini dona invece "Una pergamena manoscritta e parecchi fogli del Sommario delle vite dei Duchi di Milano" (1876); perviene anche un "Codice di privilegi concessi da Filippo II alla Valsesia" (1886); Teresa Farinone, nata Magni, fornisce un "vecchio Messale effigiato" e "pubblicato per le stampe a Venezia nel 1547" (1889). Il 29 marzo 1890, Luigi Rolandi di Quarona "già alunno di questa Regia Scuola Tecnica, dimorante in Milano", dona "un fascio di lettere di uomini insigni d'Italia, d'uomini che ebbero dal 1814 in su molta parte nella vita politica e letteraria e scientifica e artistica della nostra Nazione". La descrizione di questo importante dono prosegue per tre numeri: via via il Calderini segnala la presenza di lettere di Muratori, Pindemonte, Pellico, Canova. Complessivamente la collezione ammonta a 400 autografi di insigni uomini. L'avv. cav. Giuseppe Pio Gilardone regala "un'antica pergamena che riguarda alcuni antichi privilegi concessi nell'anno 1466, 27 maggio, alla nostra Valle, da Bianca Maria e da Galeazzo Sforza, Duca di Milano", e fa dono inoltre "d'un bel volume manoscritto su pergamena in cui si legge una supplica degli uomini di Vallesesia a Carlo II, re di Spagna e duca di Milano, perché si degnasse di riconfermare tutti quei privilegi già a nostra Valle concessi" (1890). Infine Giorgio Montefiore Levi invia "sei grossi volumi riguardanti cose d'arte del valore di lire 1500" (1893). Il Museo, oltre ad essere, come si evince da questi dati un "gabinetto delle meraviglie", costituitosi dalla generosità di notabili locali, di Valsesiani residenti all'estero, tra cui emerge anche Padre Giuseppe Neri di Varallo, tra i fondatori dell'Università Cattolica di San Francisco, che invia doni dalla lontana California, di viaggiatori che spesso donavano oggetti di singolare rarità, promosse importanti attività di ricerca, come lo studio petrografico e mineralogico della Valsesia. Questa duplicità di ruoli e di contenuti fu, ed è un grande merito, "assemblata" in un insieme coeso dal genio del Calderini. Quindi, pur rimanendo “in primis” un Museo di Scienze il fondatore fu costretto a suddividere la sua opera in varie sezioni, come quelle archeologiche, numismatiche ed etnografiche. Così in pochi decenni il Museo di Varallo, in virtù del suo dinamismo, da piccolo ente culturale assunse dimensioni di notevole rilievo, divenendo un autentico faro di cultura, tanto da raggiungere quelli di rango universitario, pur, stando alla testimonianza del Gallo del 1892, estendendosi solo su due sale. 34 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 La Tradizione L'Oratorio di S. Lorenzo della Crosa Citato in uno Studio Internazionale Il dottor Maurizio Bettoja, studioso di fama nazionale nel campo dell'araldica, e attento conoscitore della storia degli arredi liturgici, in un interessante studio redatto in lingua inglese, ha citato anche l'Oratorio di S. Lorenzo della Crosa. Nello scorso mese di agosto l'insigne studioso romano visitò per la prima volta la piccola chiesa frazionale. Proprio in quell'arco di tempo stava studiando l'apparato iconografico di un piccolo acquerello conservato in una delle sale della sacrestia della cattedrale di Todi, un ex voto per la salute restaurata di mons. Luzzi (Vescovo di Todi tra il 1882 e il 1888). Il piccolo dipinto era la narrazione di un solenne rito di ringraziamento e si svolge all'interno della cattedrale e di fronte a un altare eretto provvisoriamente. Bettoja si prefisse allora l'obiettivo di studiare attentamente la macchi- na liturgica allestita per l'occasione. L'aspetto più interessante di questo altare provvisorio era la presenza delle "palme", che erano mazzi di fiori di seta artificiale o di mandorla a forma di bouquet a sbalzo in metallo. Tale tipo di arredo, oggi rarissimo, fu ritrovato dal Dottor Bettoja nell'Oratorio della Crosa, e, grazie alla generosa disponibilità di don Roberto e del Priore della Crosa, Roberto Chiocca, poté studiare l'esemplare di palma, dorata e in carta stampata, mussola, risalente alla metà dell'Ottocento, classificandola come una sopravvivenza estremamente rara di quello che era un modello abbastanza comune di palma, qui realizzata in materiali economici: invece di mussola di seta, carta dorata al posto di pizzo oro, carta stampata al posto di seta o nastri damascati. 36 Gabriele Federici della Paniccia Notizie sulle origini della più nota tradizione del Carnevale Varallese, si perdono nella notte dei tempi ed altro non si può fare che rifarsi ai racconti dei “nonni” della città, vista la scarsità di documenti che testimoniano notizie concrete. Fatto è che essa simboleggia il carattere essenzialmente filantropico e caritatevole. In pratica consisteva nella distribuzione ai carcerati ed ai poveri di una sostanziosa minestra di riso e verdure alla quale, quando i tempi lo consentono, si aggiungevano anche carne, salumi e pane. Preparazioni gastronomiche comunitarie e pasti consumati in compagnia sono usanze piuttosto diffuse, ma quello che sorprende della paniccia è lo spirito caritatevole. Si può ipotizzare che, magari sotto la spinta di un ignoto predicatore l’iniziativa sia diventata di carattere benefico, forse anche per la presenza a Varallo delle vecchie prigioni, sistemate in una parte del medioevale Palazzo Pretorio e soppresse negli anni ’60 del 1900. Senza sapere con precisione quando e come è nata questa usanza, tutti i vecchi cronisti, hanno definito la paniccia “Vecchia come Varallo”, oppure “Risalente a tempi immemorabili”, oppure ancora “Dei tempi di Caio Mario”. A distanza di tanti anni non sembrano essere state rinvenute altre notizie. La tradizione della paniccia, nonostante le difficoltà economiche e storiche è sempre continuata. Anche negli anni della guerra, essa fu addirittura rafforzata dallo stato di necessità. Nella plurisecolare storia della paniccia sembra esserci una sola interruzione: dal 1941 al 1945 a causa della seconda guerra mondiale. La ragione era semplice: i vecchi pentoloni di rame vennero nel Carnevale di Varallo donati alla patria per diventare armi e munizioni, rendendo impossibile cucinare il minestrone. Da molti decenni la Paniccia viene preparata in piazza San Carlo. L’usanza prevede l’accensione dei fuochi alle 6 di mattina del martedì grasso. Dopo una cottura lunga diverse ore e un intenso lavoro da parte dei cuochi il prelibato minestrone viene distribuito intorno a mezzogiorno. Prima però è necessaria la benedizione da parte del prevosto di Varallo. Intanto, intorno alle 10 di mattina la piazza inizia ad animarsi con la musica della banda di Varallo, mentre una lunga fila di persone inizia a mettersi in coda con in mano il pentolino, attendendo l’apertura della sbarra per portare a casa qualche mestolo della fumante paniccia. In seguito si svolge il pranzo della paniccia, momento che tradizionalmente coincide con i saluti e i ringraziamenti per il carnevale ormai concluso. Anche diverse frazioni di Varallo e alcuni quartieri della città (Sebrej, Sottoriva, Mantegna, un tempo anche il Belvedere) preparano la propria paniccia e l'usanza del rancio comunitario sembra essere ritornata alle sue più antiche origini. Ecco gli appuntamenti ai quali non possiamo mancare: Domenica 5 febbraio: "4 rioni" - Sebrej Domenica 12 febbraio: frazioni Parone, Morondo, Matai dal Rial Domenica 19 febbraio: Varallo Vecchio (Dughi), e nelle frazioni Roccapietra, Crevola, Morca e Locarno 35 Martedì 21 febbraio: LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 La Lüm: Simbolo Un Po’ di Statistiche 20112010 - Popolazione di Varallo75067593 Nati 70 61 Morti 124 124 Immigrati 176 249 Emigrati 209 180 - Matrimoni religiosi celebrati nella Parrocchia nel 2011 - Matrimoni civili celebrati in Comune nel 2011 n. 9 n. 17 - Funerali celebrati nella Parrocchia nel 2011 n. 74 - Battesimi celebrati nella Parrocchia nel 2011 n. 24 Anagrafe Parrocchiale E’ stato portato al Fonte Battesimale: PECO PIETRO di Riccardo e Degasperis Laura Sono ritornati alla Casa del Padre: ARFINO Virgilio; BONOMI Severino; DE FILIPPO DE GRAZIA Giuseppina; DEBERNARDI Sergio; REGE Pierina; DEBERNARDI Paolo; FANTAUZZI Enrico; TRAGLIO Pierina; SOLDINO Roberto; BACCHETTA Angelo Resoconto Bollettino Anno 2011 ENTRATE n. 137 abbonamenti € 2.305,00 inserzioni pubblicitarie € 2.850,00 TOTALI€ 5.155,00 USCITE stampa copertina € 2.700,00 carta bollettino € 2.550,00 materiale consumo e manutenzione ciclostile € 990,00 TOTALI€ 6.240,00 37 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 del"Carlavée La tradizionale Lüm del Carnevale di Varallo fa la sua comparsa anche durante la Festa patronale di San Gaudenzio, il 22 gennaio di ogni anno, nella processione delle offerte portate all'altare dal "Marcantonio e dalla Cecca" le due popolarissime maschere della nostra città valsesiana. La Lüm, come simbolo del Carnevale varallese nasce nel 1876: in quell'anno si tenne un ballo all'Osteria del lupo, un locale di Varallo Vecchio (terra dei Düghi -i Varallini doc) dove si dibatteva di politica e di problemi legati alla città. La sala buia fu per l'occasione addobbata con tante piccole Lüm. Da allora il piccolo lume compare in tutta l'iconografia carnevalesca di Varallo. La Lüm è la piccola lampada che un tempo era usato dai nostri montanari per illuminare le lunghe veglie notturne che animavano tante famiglie. La piccola fiammella che illuminava i "puncetti" sui quali le donne valsesiane, chiacchierando, si cavavano gli occhi sperando che i loro uomini sarebbero tornati presto dai paesi dove erano emigrati per aggiungere un po' di companatico al pane da portare in tavola. Era quasi inevitabile che la Lüm dovesse entrare nella storia del Carnevale di Varallo. La Lüm è simbolo più evocativo dei figli della nostra Valsesia e quindi, come il Carnevale, ne incarna da sempre lo spirito popolare dove solidarietà, atten- D' Varal" zione concreta ai bisogni dei poveri e unione d'intenti … trovano presto radici molto profonde nel cuore della nostra gente di montagna. Da simbolo della dura vita austera e serale delle nostre donne (i fumbri 'd Varal) a riconoscimento onorifico... il passo è stato breve. egli anni Cinquanta nasce la "Commenda d'la lüm", con la quale vengono insigniti i personaggi più rappresentativi della Città, legati al Carnevale. Poi per alcuni anni l'iniziativa si spegne. Il Comitato Carnevale del 1977 rispolvera la primitiva proposta ed ufficializza l'onorificenza, anche per un certo spirito di emulazione nei confronti del "Gran Bacanal" del Gnocco di San Zeno a Verona che vanta una tradizione analoga ma ultracentenaria. La prima decorazione del nuovo corso viene assegnata alla Città di Varallo. Da allora ad oggi, puntualmente, la "Lüm" è stata sempre attribuita, a volte a persone, altre volte a enti, associazioni o istituzioni. Le motivazioni che hanno ispirato le scelte del Comitato Carnevale sono fra le più varie e hanno come denominatore comune l'attaccamento a Varallo, l'orgoglio di portare i valori delle nostre tradizioni, la religiosità, l'arte, la rispettabilità, la cultura e la generosità di questa nostra cittadina, anche al di fuori dei confini continentali. La secolare e tradizionale Lüm, insomma, continua ancora oggi a brillare più che mai nella notte buia e nel clima austero della nostra cultura contemporanea. Noi Varallesi amiamo vedere in essa un segno visibile ed eloquente che assicura continuità con le nostre ricche tradizioni, legate alla laboriosità della nostra gente ed alle iniziative umanitarie e caritative di cui si è sempre fregiata la nostra città. La Redazione 36 LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012 La Solidarieta’ dei Cittadini Varallesi 12