COMMENTO AL QUADRO DI COPERTINA DEL GIANOLI: L

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COMMENTO AL QUADRO DI COPERTINA DEL GIANOLI: L
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Commento al Quadro di Copertina del Gianoli:
l'Ordinazione Episcopale di San Gaudenzio
Commento volentieri un'immagine custodita nella nostra Collegiata
per dare il benvenuto ufficiale al
nostro nuovo vescovo, mons. Franco
Giulio Brambilla, che, come è noto,
ha già la Valsesia nel suo cuore.
La foto scattata da Andrea
Avolio e riprodotta sulla copertina di
questo numero del nostro Bollettino
parrocchiale rappresenta uno dei sei
quadri che l'artista valsesiano Pier
Francesco Gianoli dipinse, intorno al
1654, per l'antica Collegiata.
Purtroppo, le sei tele, sia per il
loro non ottimo stato di conservazione, sia per la loro collocazione non
visibile al pubblico (attualmente si
trovano nella Cripta della Collegiata),
sono poco conosciute anche dai
Varallesi, mentre si tratta di opere
pregevoli, certamente significative,
anche per conoscere meglio la vita
del nostro patrono. Il quadro scelto
per questa occasione, eseguito riproducendo una stampa di Marco Ravelli,
come recita la scritta ancora visibile,
rappresenta la consacrazione episcopale di San Gaudenzio da parte di San
Simpliciano, vescovo di Milano.
L'imposizione delle insegne episcopali avviene alla presenza di altri
due vescovi, come prescrive il rituale
della consacrazione di un nuovo vescovo. Sulla destra un chierico, di età
matura, regge il cerimoniale, sulla
sinistra, un altro più giovane, è intento alla preparazione dell'altare.
La scelta di questo quadro, per
dare il benvenuto al nostro nuovo
vescovo, non è certo casuale, infatti,
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secondo la tradizione, fu proprio il
vescovo milanese San Simpliciano a
consacrare vescovo il nostro San
Gaudenzio, intorno al 398.
Monsignor Brambilla, lo sappiamo, che oltre a provenire dalla chiesa
ambrosiana, negli ultimi anni aveva la
sua residenza proprio presso l'antica
Basilica di San Simpliciano che, nel
cuore di Milano, è dedicata alla memoria di questo santo, successore del
grande Ambrogio.
Con l'arte, dunque, con il calore
ed il colore della nostra terra valsesiana diamo il più cordiale benvenuto a
monsignor Franco Giulio Brambilla,
125.mo vescovo di Novara, augurandogli di essere, come Gaudenzio, pastore
secondo il cuore di Cristo!
don Damiano Pomi
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Una "Parola" Davvero Efficace,
che ci da’ Lunga Vita!
Il 13 febbraio inizia il "Cammino Biblico"
proposto a tutta la Parrocchia
Inoltre, quante parole "a vuoto"
diciamo o magari ascoltiamo continuamente, di cui non ricordiamo
nulla solo dopo pochi minuti …
Noi viviamo nell'inflazione della
parola (e dell'immagine). Non siamo
più capaci di silenzio, perché questo
ci riempie d'ansie, ci fa paura o addirittura ci mette tristezza! Inutile sottolineare l'importanza della parola, anche solo quella
umana: una parola (due voti) decidono la sorte di un governo; un "sì"
oppure un "no" decidono per la guerra o per la pace di una nazione, con
implicazioni in tutto il resto del
mondo.
Un "sì" oppure un "no" decidono
una vita a due oppure la solitudine.
Una parola positiva o negativa conclude una sessione d'esame per uno
studente e a volte può essere drammaticamente importante per la sua
vita. Una parola può decidere se si
viene assunti a fare un lavoro che
probabilmente determinerà la nostra
esistenza.
Nella nostra vita quotidiana
non solo ci sono le parole "a vuoto",
ma poi ci sono le parole cattive,
negative, che distruggono l'armonia,
che creano forti divisioni, condannano, o sono addirittura malevole insinuazioni e possono rovinare la reputazione di altri.
Cari Varallesi, come ci dice il
bellissimo
libro
biblico
del
Deuteronomio (32, 47) "Quella del
Signore non è una parola senza valore
…" cioè non è mai destinata a cadere
a vuoto per noi che la ascoltiamo;
"anzi è la vostra vita, grazie a questa
parola avrete lunga vita nel paese del
quale andate a prendere possesso,
passando il Giordano".
Non dimentichiamo che però il
Signore non parla sempre e comunque:
della sua Parola si può dire che "era
rara" ai tempi di Samuele, quando era
ancora un bambino; oppure si dice
anche che "La Parola del Signore fu
rivolta a …" e segue il nome di un profeta e la data del messaggio, calcolata
sugli anni del regnante in carica.
Non c'è sempre e comunque,
perché questo la renderebbe un "blabla", come la TV, come tante musiche
o rumori di sottofondo che ascoltiamo
perché ci tengano semplicemente
compagnia. Dovremo fare attenzione
a non usare-abusare della Bibbia in
questo senso!
C'è una grande differenza fra
quando Dio parla e quando Dio tace.
Bisogna tuttavia che taccia anche più
spesso di quando parla, perché solo
così apprezziamo quello che ci dirà
nel momento di maggior bisogno.
Ecco perché spesso ci capita di
non sentire più Dio, magari nei
momenti di scoraggiamento, di grande dolore, di solitudine…
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
mandata".
Geremia parla della Parola di
Dio come "un fuoco": "ecco, io farò in
modo che la mia parola sia come
fuoco nella tua bocca e che questo
popolo sia il legno che quel fuoco
divorerà (5,14)".
Per Ezechiele la Parola di Dio è
un libro dolce da mangiare: "apri la
bocca e mangia ciò che ti do". Io guardai, ed ecco una mano stava stesa
verso di me, la quale teneva il rotolo
di un libro; lo srotolò davanti a me;
era scritto di dentro e di fuori … Egli
mi disse: "Figlio d'uomo, mangia ciò
che trovi; mangia questo rotolo, e va'
e parla alla casa d'Israele". Io aprii la
bocca ed egli mi fece mangiare quel
rotolo. Mi disse: "Figlio d'uomo, nùtriti il ventre e riempiti le viscere di
questo rotolo che ti do". Io lo mangiai, e in bocca mi fu dolce come il
miele". (Ez. 2,8 - 3,3).
Bisogna che la Parola sia gustata, assaporata, mangiata, sminuzzata, che riempia le nostre viscere, che
sia digerita, perché diventi forza vitale per tutti gli esseri umani. Perché
"l'uomo non vive soltanto di pane, ma
vive di tutto ciò che esce dalla bocca
del Signore" (Deut.8,3) (Mt 4,4 - Lc
4,4). Questo significa chiaramente
che la Parola divina è davvero capace
di nutrirci, di farci crescere, plasmandoci, modellandoci, offrendo
qualità superiore alla nostra vita e
questo ci porta anche a maturare
umanamente e spiritualmente, aiutandoci a fare scelte sempre e possibilmente "secondo il cuore di Dio"!
La responsabilità della parola è
enorme ed è ben descritta nella lettera di San Giacomo al capitolo 3. "La
sorgente può forse far zampillare
dalla medesima fonte il dolce e l'amaro?" (v.11).
Quale differenza c’è tra parole
umane e Parola di Dio? La Parola di Dio nel testo del
Deuteronomio citato sopra è definita
"la vostra vita"; "per questa parola
prolungherete i vostri giorni nel paese
nel quale state per entrare".
E' una parola efficace, che agisce, che trasforma, perché avrà delle
conseguenze sul nostro modo di essere e di vivere: si tratta di avere con
Dio e con il prossimo un rapporto di
fiducia e lealtà. Solo questo atteggiamento può modellare una vita nella
pace e nella prosperità. Ogni altro
modo di rapportarsi genera paura,
ansia, inimicizia, sospetto e alla fine
sopraffazione e morte.
La Parola efficace è la Parola
creatrice: prima della creazione
biblica nel "vuoto" c'è silenzio, un
silenzio caotico, che viene "ordinato"
proprio dalla Parola. Dio disse "Sia la
luce" e ci fu la luce (Gen.1,3)!
E' molto nota la parabola della
pioggia e della neve (Isaia 55, 10-11)
che non ritornano "a vuoto" al cielo,
senza aver annaffiata e fecondata la
terra e fatto germogliare fiori e piante, anzi come dice il testo: "affinché
dia seme al seminatore e pane da
mangiare".
Continua il Signore: "Così è della
mia parola, uscita dalla mia bocca:
essa non torna a me a vuoto, senza
aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
gioia di accompagnarci "passo dopo passo"
CAMMINO BIBLICO
a scoprire come si legge la Bibbia, come
proposto a tutta la
ce ne si può innamorare e come la si può
COMUNITA' PARROCCHIALE
condividere in famiglia, in parrocchia, nei
PRIMO INCONTRO
momenti di sofferenza e di gioia … lascianLUNEDI' 13 FEBBRAIO - ORE 20,45 doci guidare dalla sua sapienza in tutte le
ORATORIO DI SOTTORIVA
nostre scelte quotidiane.
(ci guiderà tutto l'anno
Padre GIANFRANCO BARBIERI, Biblista)
E' importantissimo che ciascuno di
voi ci aiuti nel "Passaparola"!
"Mangiai il rotolo della Parola …
e mi fu dolce come il miele!"
(Ezechiele 3,3)
don Roberto
INDICE
pag. 3 la descrizione della copertina
pag. 4/5/6 l’editoriale del prevosto
pag. 7
il benvenuto al nuovo
Vescovo
pag. 8
educare i giovani
pag. 9
la gioia del servizio
pag. 10/11 l’assemblea
del Gruppo Bangladesh
pag. 11
la solidarietà dei cittadini
pag. 12/13 il Natale del Grim
pag. 13/14 il Natale del gruppo Scout
pag. 15/16 Fratel Carlo Zacquini
pag. 17/18 la testimonianza dal Camerun
di Eleonora
pag. 18/19/20/21
la testimonianza dal Ciad
di don Benoit
pag. 21/22/23 il cammino
di Santiago di Compostela
pag. 23/24/25 i quarant’anni del
Cinecircolo Valsesia
pag. 25/26 la presentazione del libro
“Un eremo è il cuore del mondo”
pag. 27/28 i due tondi dell’Annunciazione
pag. 29/30/31/32
la quadreria minore
della Collegiata
pag. 32/33/34
il museo di storia naturale
pag. 35
la storia della paniccia
pag. 36 la lum e il carlave’e
pag. 37
statistiche ed anagrafe
pag. 38
l’angolo della poesia
Vi scrivo personalmente per farvi
partecipi della scelta importante che la
nostra Parrocchia di Varallo ha fatto proprio in questi giorni dopo un lungo confronto fraterno.
Consapevoli dell' importanza straordinaria della PAROLA di DIO nella nostra
vita quotidiana di cristiani, i Sacerdoti
della Parrocchia ed il Consiglio Pastorale
propongono a tutta la comunità cristiana
di iniziare insieme un CAMMINO BIBLICO
che ci aiuti ad accostarci con gradualità,
con metodo e con più competenza alla
ricchezza straordinaria che scaturisce
PAROLA di DIO.
Sarà l'occasione per meglio capirla, amarla, lasciandoci anche noi "scaldare il cuore" come i due discepoli di
Emmaus; attraverso la comprensione
approfondita della Bibbia riusciremo
quindi ad assaporare meglio la nostra
vita di tutti i giorni con i doni grandi che
il Signore ci ha messo nel cuore!
Infatti, scopriremo con stupore
come la Parola di Dio sa consolare,
fecondare, plasmare, rimarginare le ferite, trasformare e far maturare umanamente e spiritualmente tutti coloro che
con animo sincero l'accolgono nel loro
cuore lasciando orientare da essa tutta
la propria vita. Ci aiuterà in questo percorso semplice, ma affascinante, PADRE GIANFRANCO
BARBIERI, biblista, che ha accettato con
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Benvenuto tra Noi, Monsignor Franco Giulio,
Vescovo "dal Cuore Valsesiano"!
La nostra parrocchia di Varallo sarà presente
all' ingresso del nuovo vescovo
A partire da lunedì 23 gennaio
2012, monsignor Franco Giulio Brambilla,
è diventato canonicamente a tutti gli
effetti, il 125° vescovo della nostra
Diocesi di Novara! Infatti da questa giornata i sacerdoti quando celebrano la
Messa, nel canone, ricordano nella preghiera: "il Papa Benedetto ed il vescovo
Franco Giulio".
La data dell'inizio dell'assunzione
della responsabilità giuridica di un vescovo, in una diocesi, non corrisponde infatti
alla data d’ingresso, ma di solito l'anticipa di alcune settimane. Monsignor vescovo farà il suo ingresso solenne a Novara
il 5 febbraio, alle ore 14,30 arrivando in
Basilica di San Gaudenzio, dove è conservato il corpo del Santo patrono della
Diocesi e dove è presente pure l'antica
cattedra episcopale del primo vescovo di
Novara; lì il nuovo vescovo si siederà
(prendendo ufficialmente "possesso" del
suo ministero di vescovo di Novara!)
In seguito, aprendo un festoso corteo a cui parteciperanno i giovani, i gruppi, le associazioni ecclesiali, i fedeli
novaresi, i sacerdoti milanesi e novaresi,
mons. Franco Giulio Brambilla si avvierà a
piedi verso la Cattedrale (Duomo), dove
alle ore 15,30 sarà accolto al portone
d'ingresso dal Prefetto del Capitolo dei
Canonici della Cattedrale, don Mario
Perotti. Lì dopo aver baciato il crocifisso
si porterà all'altare maggiore dove presiederà la solenne concelebrazione eucaristica con altri vescovi invitati, sia dell'arcidiocesi di Milano (da dove proviene) sia
dalle numerose diocesi del Piemonte.
In genere a queste solenni celebrazioni è sempre presente tutta la
Conferenza Episcopale Piemontese.
Nel corso della Santa Messa verrà
data lettura della "Bolla papale", firmata
da Benedetto XVI, di nomina ufficiale di
mons. Franco Giulio Brambilla a 125°
vescovo di Novara.
In seguito il vescovo emerito mons.
Renato Corti consegnerà il "bastone
pastorale" al suo successore sulla cattedra di San Gaudenzio, (questo è il segno
della responsabilità pastorale e di governo del vescovo in una diocesi). Come si
vede parteciperemo ad una celebrazione
suggestiva, toccante e ricca di "segni" e di
simbolismi.
La nostra Parrocchia di Varallo, in
segno di affetto e di gratitudine, sarà
presente domenica 5 febbraio a questa
solenne celebrazione di inizio ministero
episcopale in diocesi di mons. Franco
Giulio Brambilla. Ci auguriamo di essere
numerosi a questa "festa della nostra
Chiesa-famiglia". Come sappiamo bene il
nostro nuovo pastore è un vescovo dal
"cuore valsesiano", essendo fraternamente legato alla comunità di Rima (dove
viene in vacanza ogni estate), da quando
era ancora un giovane seminarista! Le
donne che possiedono un costume valsesiano sono state invitate dalla nostra parrocchia ad essere presenti vestite con il
proprio abito tradizionale, finemente tessuto dai preziosi ed artistici puncetti. Mi fermo qui, ed a nome della
nostra parrocchia di Varallo, che spera di
accogliere ancora il vescovo Franco Giulio,
il prossimo 28 maggio, alla Festa solenne
della Madonna Incoronata, desidero ora
esprimergli l'augurio cordiale di un fecondo ed intenso ministero episcopale nella
nostra grande Chiesa novarese! Benvenuto tra noi, caro vescovo Franco
Giulio Brambilla! 7
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Educare I Giovani
alla
Con questo titolo Papa Benedetto
XVI ha diffuso il Messaggio per il 1° Gennaio
2012, 45.ma Giornata Mondiale di Preghiera
per la Pace, istituita dal papa Paolo VI nel
1967. Una Giornata che ci sta dinanzi
come impegno quotidiano per l'anno che ci
avviamo a vivere nel segno della Fede nel
Signore che ci viene incontro.
Ecco alcuni brevi brani del messaggio:
L'inizio di un nuovo anno, dono di
Dio all'umanità, mi invita a rivolgere a
tutti, con grande fiducia e affetto, uno
speciale augurio per questo tempo che ci
sta dinanzi, perché sia concretamente
segnato dalla giustizia e dalla pace.
Con quale atteggiamento guardare
al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo
una bellissima immagine. Il Salmista dice
che l'uomo di fede attende il Signore "più
che le sentinelle l'aurora" (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che
porterà luce, misericordia, salvezza. Tale
attesa nasce dall'esperienza del popolo
eletto, il quale riconosce di essere educato da Dio a guardare il mondo nella sua
verità e a non lasciarsi abbattere dalle
tribolazioni.
Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggiamento fiducioso. È vero che
nell'anno che termina è cresciuto il senso
di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l'economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra
quasi che una coltre di oscurità sia scesa
sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno.
In questa oscurità il cuore dell'uomo
non cessa tuttavia di attendere l'aurora di
cui parla il Salmista. Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani, ed è
per questo che il mio pensiero si rivolge a
loro considerando il contributo che possono e debbono offrire alla società.
Vorrei dunque presentare il
Messaggio per la 45.ma Giornata Mondiale
della Pace in una prospettiva educativa:
"Educare i giovani alla giustizia e alla
pace", nella convinzione che essi, con il
Giustizia
e alla
Pace
loro entusiasmo e la loro spinta ideale,
possono offrire una nuova speranza al
mondo …
"La pace non è la semplice assenza
di guerra e non può ridursi ad assicurare
l'equilibrio delle forze contrastanti. La
pace non si può ottenere sulla terra
senza la tutela dei beni delle persone, la
libera comunicazione tra gli esseri umani,
il rispetto della dignità delle persone e
dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza". La pace è frutto della giustizia ed
effetto della carità. La pace è anzitutto
dono di Dio.
Noi cristiani crediamo che Cristo è
la nostra vera pace: in Lui, nella sua
Croce, Dio ha riconciliato a Sé il mondo e
ha distrutto le barriere che ci separavano
gli uni dagli altri (cfr Ef 2,14-18); in Lui c'è
un'unica famiglia riconciliata nell'amore.
Ma la pace non è soltanto dono da
ricevere, bensì anche opera da costruire.
Per essere veramente operatori di pace,
dobbiamo educarci alla compassione, alla
solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all'interno della
comunità e vigili nel destare le coscienze
sulle questioni nazionali ed internazionali e sull'importanza di ricercare adeguate
modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione
dei conflitti. "Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio",
dice Gesù nel discorso della montagna
(Mt 5,9).
La pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere
questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. Invito in particolare i giovani, che hanno sempre viva la
tensione verso gli ideali, ad avere la
pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per
ciò che è giusto e vero, anche quando
ciò può comportare sacrificio ed andare
controcorrente."
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
La Grazia
del
Servizio: Pellegrini
L'Hospitalité Varallo si appresta a
festeggiare sabato 11 febbraio, in collaborazione con la Parrocchia, la festività
della Beata Vergine di Lourdes.
Nella ricorrenza della prima apparizione della Madonna a Bernadette ed
in vista del pellegrinaggio del prossimo
agosto ci sembra importante riflettere e
interrogarci sul significato che un'esperienza di fede di questo genere possa
avere nella nostra vita di Cristiani.
Sembra quasi, quando andiamo a
Lourdes, di essere già stati scelti, che
ci sia stata accordata una grande grazia.
E' come se la nostra partenza verso il
Santuario non dipendesse solamente
dalla nostra volontà, ma dal fatto che
siamo stati chiamati ed abbiamo risposto alla chiamata. La prima azione è la
GRAZIA di essere stati chiamati, la
seconda è il nostro SI.
Il pellegrinaggio poi, assume una
connotazione fortemente comunitaria,
così come comunitaria è stata l'esperienza della veggente Bernadette: anche
se la ragazzina è stata l'unica ad aver
visto la Madonna, tuttavia non si è mai
recata sola alla Grotta, è sempre stata
accompagnata. Dapprima dalle sorelle,
poi dalle compagne di classe e via via da
una folla sempre più numerosa…
Le persone che si recano a Lourdes
a
Lourdes
sono tutte pellegrini: fragili nel corpo e
nell'anima, o in buona salute, sono tutte
insieme in cammino ed in questo cammino vicendevolmente si sorreggono.
Chi è malato si reca a Lourdes per
incontrare, tramite Maria, DIO; da questo incontro attinge la forza di sopportare la propria sofferenza, il proprio
dolore e prende parte alle sofferenze di
Cristo. La sua esperienza è PREGHIERA.
Chi vuole aiutare, l'hospitalier, si reca a
Lourdes e diviene Samaritano, si fa servitore. Il suo gesto è PREGHIERA.
Le persone malate a Lourdes sono
guardate "come persone" e vivono nel
loro corpo e nella loro anima il servizio
reso con amore, la malattia è relegata
in secondo piano per lasciare il posto
all'essere umano animato di verità.
I malati portano in sé il Cristo, il
servizio presso i malati è dunque un
cammino verso Cristo, un'apertura all'amore di Dio ed una crescita nella fede.
Il legame che si crea tra volontari e
malati influenza e arricchisce la nostra
comunità.
A Lourdes, se ci si ferma ad ascoltare, si possono sentire espressioni come
queste: "E' magnifico", "Mi piacerebbe
poter restare.", "E' proprio un'altra
cosa", "Si assapora un po' di cielo", "Ciò
che si è vissuto ci conforterà fino al
prossimo pellegrinaggio", "Ci si sente
amati". Sono parole che esprimono l'incontro delle persone nel dono e nell'accoglienza reciproca.
Così siamo nel cuore del Vangelo
e questa esperienza ci rimanda a quella
di Maria e Bernadette: due fanciulle che
154 anni fa si sono incontrate ed hanno
vissuto nel cuore di questo incontro la
presenza del Cristo.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
L’Assemblea Annuale
del
Gruppo Bangladesh
Venerdì 20 gennaio 2012, alle ore
21,00, presso il Centro Giovanile "G. Pastore",
si è tenuta l'assemblea annuale con la partecipazione del parroco don Roberto Collarini,
dei consiglieri e aperta a tutti i sostenitori e
simpatizzanti del gruppo.
Il presidente, Giorgio Brunetti, ha
ricordato che il 2011 è stato l'anno nel
quale l'Istituto Comprensivo di Varallo ha
preso l'iniziativa di proporre un progetto
educativo al fine di sensibilizzare gli alunni e le loro famiglie alla solidarietà.
Pertanto è stato scelto il Bangladesh,
paese del cosiddetto Terzo Mondo, che ha
il problema principale della lotta alla
povertà e alla fame, oltre a quello dell'istruzione primaria.
Il nostro gruppo, con la partecipazione attiva del nostro parroco don
Roberto Collarini, si è attivato per far
vedere a tutti gli alunni delle Scuole
Primarie e Medie di Varallo i filmati girati
nel 2010 durante l'ultimo viaggio fatto da
consiglieri e simpatizzanti del Gruppo
Bangladesh nella missione di Dinajpur:
hanno potuto così constatare visivamente
come vivono e studiano i loro coetani
bengalesi.
Tutto questo lavoro divulgativo si è
finalizzato l'8 aprile con la cena del "piatto di riso" presso l'Istituto Alberghiero di
Varallo, alla quale hanno partecipato
oltre 200 persone per mangiare il classico
piatto festivo di riso bengalese.
Un particolare ringraziamento alla
Dirigente dell' Istituto Comprensivo di
Varallo, sig.ra Giovanna Rizzolo, per
quanto fatto per la solidarietà con i bambini del Bangladesh; al Preside prof.
Alessandro Orsi per quanto concerne la
disponibilità dell'Istituto Alberghiero per
la cena del "piatto di riso" e al nostro parroco don Roberto per il sostegno e l'impulso all'iniziativa. Un grazie anche alle
varie ditte che hanno fornito gratuitamente gli alimenti per la cena.
di
Varallo
Nel mese di maggio, abbiamo avuto
la gradita visita di P. Quirico, Direttore
della missione di Dinajpur in Bangladesh,
che ci ha relazionato sulle ultime novità
della missione, come la piena funzionalità
delle 3 Medie inaugurate nel 2010 che portano ora la scuola della missione a essere
frequentata da oltre 1000 alunni.
Per P. Quirico è stata una grande
occasione per fare visita alle scolaresche
delle scuole primarie di Varallo, alle quali
ha potuto spiegare la vita della missione e
le difficoltà che i bambini del Bangladesh
hanno per poter accedere all'istruzione,
unico veicolo di emancipazione per una
nazione fra le più povere del pianeta. Molta
curiosità e domande sono state la caratteristica di questa visita conclusasi con un
dono dato a tutti gli alunni di un piccolo
angelo fatto con la corda di juta e confezionato dai bambini della missione di
Dinajpur.
Prima di lasciare Varallo P. Quirico
ha voluto essere presente allo stand organizzato dal nostro gruppo nel quale erano
esposte foto e manufatti esplicativi della
missione di Dinajpur, nell'ambito della
manifestazione promossa dall'Associazione
Vecchie Contrade, inerente alle varie realtà assistenziali della Città di Varallo.
Nel mese di ottobre, come è ormai
consuetudine dal 2007, si è tenuta la cena
benefica presso l'Albergo Casa del
Pellegrino al S. Monte con una numerosa
partecipazione dei sostenitori del nostro
gruppo, che non si stancherà mai di ringraziare i Sigg. Bellisai, gestori dell'albergo e
promotori della cena, per la loro generosità e solidarietà nei confronti dei bambini
della missione di Dinajpur.
Nel mese di novembre, P. Quirico ci
ha comunicato, con grande gioia, che alla
sede vacante della Diocesi di Dinajpur, è
stato nominato Vescovo P. Sebastian Tudu,
primo vescovo nato in un villaggio della
missione di Marianpur dove P. Quirico è
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Il nuovo giovane vescovo è anche il
primo tribale di etnia Santal dopo 150
anni dall'arrivo dei missionari in
Bangladesh. Finalmente un prete della
missione di Dinajpur è stato scelto dalla
Chiesa come pastore e guida ed è stato
consacrato il 27 gennaio.
Il 2011 è stato un un anno nel quale
il nostro gruppo ha cercato di far meglio
conoscere la nostra associazione a tutta
la popolazione valsesiana.
Al termine dell'assemblea il segretario, Salvatore Casule, ha illustrato il
bilancio finanziario consuntivo del 2011,
tramite il quale è stato possile far studiare e mantenere oltre 450 bambini bengalesi nella missione di Dinajpur.
P. Quirico ci scrive dal Bangladesh:
Carissimi amici tutti di Varallo,
domenica scorsa abbiamo festeggiato
l'Epifania,
che tutte le feste porta via...
e cosi' e' arrivato il lunedi',
con l'inizio del nuovo anno scolastico
e l'arrivo di tutti i bambini
nell'ostello: piu' di 350 quest'anno...
il numero esatto finale
si sapra' fra qualche giorno
perche' ci sono sempre i ritardatari...
Un grazie di cuore per i soldi
mandati per i nostri bambini:
sono stati un bel regalo
per il nuovo anno:
abbiamo appena comprato il riso
per i prossimi 6 mesi!
La Solidarieta’ dei Cittadini Varallesi
Il 26 novembre u.s., si è svolta
l’annuale Giornata della Colletta
Alimentare: come ogni anno, i supermercati di Varallo, Conad e Unes, hanno dato
la loro disponibilità affinchè si potesse
realizzare l’iniziativa, così importante
per molte persone bisognose.
I cittadini varallesi, come sempre
generosi e sensibili alle necessità dei
meno abbienti, hanno donato molti generi alimentari che, prima sono confluiti nei
magazzini del Banco Alimentare di Torino,
e poi sono stati distribuiti alle varie associazione caritative e, quindi, anche all’AVAS di Varallo, che si occupa di fornire
cibo a chi, nelle ristrettezze economiche,
ne fa richiesta.
Come si può capire, questo è un
momento molto importante e necessario
per lo svolgimento dell’attività del Banco
Alimentare dell’AVAS: è apporto di ossigeno per gli scaffali della sede, che i
volontari vorrebbero sempre adeguatamente riforniti.
A questo proposito hanno dati ottimi frutti anche le sollecitazioni di don
Roberto Collarini e del Consiglio Pastorale
che ha promosso l’iniziativa di raccogliere derrate alimentari nelle varie chiese
della città: anche in questo caso i fedeli
hanno risposto generosamente, permettendo così di soddisfare molte famiglie.
Purtroppo, non tutti coloro che
hanno bisogno avanzano richieste, o per
vergogna, o per estrema dignità, o per
mancanza di coraggio: l’AVAS chiede di
segnalare casi di indigenza conosciuti alla
propria sede o all’ufficio parrocchiale. Ovviamente le segnalazioni saranno registrate con discrezione, mantenendo l’anonimato di chi fornisce l’informazione. Una collaborazione di questo genere sarà utile ai volontari e a coloro che
potranno usufruire di aiuto.
Auspicando una sempre più stretta
unione tra volontari e popolazione, l’AVAS
ringrazia e augura un anno all’insegna
della bontà, della carità, della reciproca
comprensione.
“Un io commosso può fare cose
grandi e utili e per chi dà e per chi riceve, perchè se si condividono i bisogni, si
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
un
Ricordando il Natale
Momento Magico
Pochi momenti nell'arco dell'anno sono magici come la notte di
Natale, per questo noi del GRIM tendiamo a trascorrerlo insieme, quando
possibile e dove è possibile.
L'invito giunto dall'amica Clara
Dealberto, di trascorrerlo presso la
piccola Pieve di Arboerio in una celebrazione a misura di ragazzo ed in un
luogo così accessibile a tutti, è giunto
a proposito. Per questo non ha avuto
bisogno di insistere anche se, in realtà, era un momento molto triste per la
sua famiglia dovuto alla scomparsa di
nonna Delfina pochi giorni prima.
Quando ho chiesto a Clara se
voleva rimandare l'invito lei mi ha
risposto: "A mia nonna spiacerebbe se
non facessimo questa cosa insieme" e
io la penso come lei perché nonna
Delfina l'ho conosciuta bene. "A maggior ragione deve essere una Notte di
Natale memorabile e ce la metteremo
tutta, pensai dentro di me …"
ad
Arboerio:
Così è stato, ci siamo trovati in
tanti noi del GRIM, con le chitarre e il
magico violino di Carolina Tonco, senza
prove ufficiali e con l'intenzione di suonare il giusto per non allungare troppo
la bella Messa celebrata da don Roberto
Collarini, una celebrazione a misura di
bambino e invece …
Invece ci hanno chiesto anche il
bis che noi non avevamo considerato!
Uno dei brani è stato adattato “al
volo” cinque minuti prima di iniziare
la funzione da me e Carolina, peccato
averlo eseguito una volta sola, poi
molti brani hanno accompagnato la S.
Messa grazie anche al canto di genitori, amici e accompagnatori "grimmini"
intervenuti a sostenere il gruppo.
All'Offertorio, per violino accompagnato da una armonizzazione inedita
per chitarra classica, è stato eseguito
"Fratello sole, sorella luna", a suggellare l'amore e lo spirito di pace che
dispensa questa notte di Natale e che
ogni cristiano
vorrebbe offrire
e ricevere ogni
giorno dell'anno.
Durante
la Comunione,
Carolina e la
sorella Carlotta,
hanno eseguito
un
bellissimo
assolo di chitarra
classica e violino
di anonimo spagnolo di una dolcezza seconda
solo a quella
della Creatura
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Poi ancora un assolo, un brano
caro alla gente di montagna: l'Ave
Maria del De Marzi, altrettanto dolce
che ben si è adattata al clima montanaro che tutto sommato si respirava.
Brani natalizi o semplicemente
liturgici-giovanili hanno arricchito le
diverse fasi della celebrazione, hanno
completato il bel presepe vivente
composto ai piedi dell'altare di questo
piccolo ed intimo tempio frazionale da
tanti bambini.
Dopo la S. Messa, grazie
alla splendida organizzazione
di Clara, è arrivato anche Babbo
Natale, con i doni per "tutti i
bambini che ne hanno fatto
richiesta", sono comparsi bicchieri fumanti di cioccolata
calda e panettone, vin brulé e
soprattutto tanta sana allegria. Inevitabile finire sul
muretto del sagrato sotto l'illuminazione improvvisata per
l'occasione con un bicchiere di
La Luce
di
"roba calda", con la chitarra in mano a
sfidare il freddo in compagnia di
improvvisati cantanti.
Personalmente sono anche molto
contento di avere trascorso questa
serata non solo con tanti "grimmini"
chitarristi e non, ma anche in compagnia del piccolo grimmino e fan Marco
Tosseri, qui residente, con il quale
cantiamo sempre volentieri, soprattutto in una notte speciale e stellata
come questa di Natale!
Ferruccio Baravelli
Betlemme
Nella chiesa della Natività a
Betlemme, in Terrasanta, vi è una
lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli, alimentata
a
Varallo
dall'olio donato a turno da tutte le
nazioni cristiane della terra. Dal 1996 ogni anno vengono accese, nel luogo dove è nato Gesù, alcune
fiaccole e la loro luce viene distribuita
in Italia utilizzando la linea ferroviaria;
sabato 11 dicembre alcuni componenti
del gruppo Scout di Varallo hanno portato anche nella nostra città questa
luce, che è stata distribuita il giorno
seguente dai ragazzi del Clan, durante
le principali funzioni domenicali.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Un momento speciale è stato dedicato
ai ragazzi dell'Oratorio e del Branco
"Roccia della pace" sabato 17; hanno
accolto la luce di Betlemme nella cappella dell'oratorio e, intorno ad essa,
si sono raccolti in un momento di preghiera gioiosa.
Un Natale
di
Servizio
La comunità Capi
per gli
La vigilia di Natale è sempre un
giorno speciale, ma per il secondo
anno consecutivo lo è ancora di più
per i componenti del gruppo scout
"Varallo 1".
I ragazzi del clan e del reparto si
sono impegnati, per tutta le giornata,
nella realizzazione del progetto "un
pasto pronto per Natale" cucinando e
distribuendo, casa per casa, più di 130
porzioni di cibo per alcune famiglie di
Varallo e dell'Alta Valle.
L'iniziativa nasce proprio dai
ragazzi stessi, che fedeli al motto
scout "fare del proprio meglio per
essere sempre pronti a servire", vogliono rendere un po' migliore il Natale di
alcune persone sole e bisognose portando loro un pasto caldo e un po' di
allegria!
La luce proveniente da Betlemme
è stata disponibile per tutto il periodo
natalizio presso la chiesa della Madonna
delle Grazie.
E' la luce della Pace, un semplice segno che unisce attorno al mistero
del Natale migliaia di persone.
E' un simbolo di fraternità che
rappresenta il mistero di Dio che si fa
uomo e l'annuncio del suo amore viene
ad illuminare la vita di ogni uomo. E' la Luce che brilla in modo differente penetrando nella profondità
dei cuori, infondendo calore e dissipando le tenebre.
Chi incontra questa luce non può
stare fermo, quella Luce lo chiama, lo
sospinge a prendere il largo.
Scout
di
Varallo
Un ringraziamento particolare
va alle associazioni AVAS, EUFEMIA,
Amici di Lourdes
e al Comitato
Carnevale di Varallo per aver creduto
e collaborato all'iniziativa; inoltre un
grazie di cuore ai supermercati CONAD,
UNES di Varallo, DICO di Doccio, UNES
di Quarona e CONAD di Ponzone per
aver generosamente offerto tutti gli
alimenti e il materiale necessario a
quest'iniziativa.
Siamo certi che tutto il lavoro
svolto dai nostri volenterosi ragazzi
abbia reso, per loro e per molte famiglie in difficoltà, ancora più magica e
speciale la sera di Natale.
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La comunità Capi
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Auguri Missionari dal "Cuore" del Brasile
da parte del Varallese Fratel Carlo Zacquini
Carissimi amici,
le notizie che ricevo dall'Italia,
sono piuttosto pessimiste, e ogni giorno
stuzzico gli sciamani perché aiutino
tutti voi, affinché non dobbiate passare
dall'abbondanza alla necessità. La
povertà é una brutta cosa, specialmente se si riflette nel quotidiano, sulle
necessità primarie.
Mi é capitato in questi giorni di
leggere alcune notizie, e voglio accennare qualcosa anche a voi. "l'Italia é in
crisi il Brasile no. Il reddito medio
degli italiani é di 37mila $ USA, quasi
tre volte quello del Brasile". E questo
é solo uno degli aspetti da analizzare.
L 'esonero di cinque ministri, in
meno di un anno, per scandali di corruzione, é un aspetto che fa ben sperare
per il futuro del Brasile; si indagano
pure i beni di sessantadue giudici,
arricchitisi in modo sospetto.
Naturalmente, tutto il mondo é
paese, non sta a noi giudicare queste
situazioni, ma se qualcosa si muove, si
può sperare che il futuro sia meno
ingiusto con tanti milioni di persone.
Secondo gli esperti, qui abbiamo
ancora 225 popoli indigeni, che parlano circa 180 lingue; 49 di questi popoli
abitano anche nei paesi limitrofi.
La terra yanomami é ancora invasa da centinaia di "garimpeiros" (cercatori d'oro abusivi) anche se le forze
dell'ordine hanno fatto un'operazione
per rimpatriare i più sprovveduti.
Ne hanno ritirati una trentina
che si sono presentati a loro volontariamente, ed hanno avuto il trasporto
aereo di ritorno a Boa Vista, gratuitamente. Unica nota positiva, la distruzio-
ne di motori ed altri strumenti usati
per l'estrazione dell'oro. In questo
modo, almeno, i finanziatori dell'invasione, soffrono delle perdite pecuniarie che possono scoraggiare altre invasioni. Che si sappia, nessuno di loro va
in prigione per questo tipo di delitto. In
certo qual modo, questi contravventori
della legge, sono visti come degli eroi
che lottano per far del Brasile un Paese
Grande!!!
Guardando con attenzione al
panorama, constatiamo che il 12,98%
del Brasile é già stato riconosciuto, in
un modo o nell'altro, come terra indigena; peccato che la maggior parte di
queste terre sia invasa, o, non sia
ancora stata liberata dagli invasori.
É il caso, per esempio, della
Terra Indigena Yanomami; oltre che dai
"garimpeiros", alcuni "fazendeiros" continuano ad abitarvi e ad allevarvi bovini, dopo quindici anni da che é stata
omologata ufficialmente.
Un altro dato fornitoci recentemente dall'Istituto Brasiliano di
Geografia e Statistica (IBGE), é importante; consta che ci sarebbero 817.963
indios in Brasile, dei quali, 315.000 in
aree urbane. É un aumento notevole,
se si considera che l'assistenza sanitaria é abbastanza carente. Secondo questi dati, gli Índios rappresentano lo
0,44% della popolazione brasiliana.
In questi giorni, il Senato ha
approvato una nuova legge sull'uso
della foresta, che peggiora, e di molto,
quella esistente. I latifondisti sono riusciti ad ottenere benefici e esenzione
di multe, che prospettano un futuro
climatico ben peggiore di quello attuale.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
La legge non é ancora stata ratificata dalla Presidente della Repubblica,
ma probabilmente lo sarà, dopo la
Conferenza di Durban. Che sia il suo
"regalo" di Natale alla Natura ed all'umanità? No, pare che il regalo sarà per
un altro momento.
In questi ultimi anni, sono molto
aumentate le proposte di leggi sui diritti dei popoli indigeni; attualmente
sono più di cento, e la maggioranza
tende a diminuire i diritti garantiti
dalla Costituzione Brasiliana del 1988;
principalmente sulla questione del diritto alla terra e all'uso esclusivo delle
risorse naturali. Immaginate che gli otto deputati
federali di Roraima, all'unisono, hanno
proposto di sospendere il riconoscimento come Terra Indigena del territorio
"Raposa Serra Do Sol."
Oltre alla terra, le risorse naturali sono prese di mira dai parlamentari;
la stessa convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL),
ratificata nel 2004 e la Dichiarazione
dei Popoli Indigeni dell'ONU approvata
nel 2007, sono prese di mira.
Si prospettano ancora molti anni
di lotta per la sopravvivenza dei popoli
indigeni. Purtroppo, il Centro Culturale
Indigeno di Boa Vista, avrà molto da
fare appena pronto!
Infine, é stata divulgata la notizia della
"scoperta" di un villaggio
yanomami totalmente
isolato (senza contatti
con altri). Si tratta di un
villaggio, la cui esistenza era conosciuta da
molti yanomami e anche
da chi lavora tra di
loro.
La sua esistenza é
sempre stata taciuta,
per evitare che qualche
avventuriero si lanciasse
alla "scoperta" degli
indios sconosciuti, e
mettesse in pericolo la
loro esistenza portando
loro qualche malattia.
Purtroppo, i "garimpeiros" erano
arrivati pericolosamente vicini, e allora
la Funai ha deciso di divulgare la notizia, per sensibilizzare le autorità e l'opinione pubblica, a prender provvedimenti. Speriamo che questo non attragga l'attenzione di nessun avventuriero.
Scusatemi se mi sono permesso di
rimpinzarvi di notizie belle e non tanto;
in realtà volevo solo farvi gli auguri di
un Natale di pace e di gioia, e un Anno
Nuovo migliore per tutti.
Vi ricordo sempre con tanto affetto e riconoscenza; che il Signore vi
benedica sempre!
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Fratel Carlo Zacquini
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
L'Africa
mi ha
Aiutata
ad
Essere Felice!
TESTIMONIANZA DI UNA RAGAZZA DI VARALLO
Appena sono arrivata in Africa Poi ho capito … sono rimata colpita da tante cose, da Ho capito che per vivere non serun mondo ormai così lontano dal vono molte cose, niente TV, computer,
nostro.
auto o case giganti riccamente arreda
Ho visto centinaia di villaggi te. Ho capito che un bambino per
sperduti in mezzo al nulla costituiti essere felice non ha bisogno di tanti
solo da capanne di fango e paglia senza vestiti, giochi, dolciumi o cartoni aniacqua corrente e spesso senza luce. mati … ma gli basta una carezza o un
sorriso.
Ho visto bambini che non possie- Ho capito che l'uomo è in grado di
dono neanche un gioco, divertirsi come sopravvivere ovunque e a qualunque
matti con un bastone e una corda, o cosa e la sua mente diventa tanto più
rincorrendosi a piedi nudi nella terra. ingegnosa quanto più la situazione è difficile. Ho capito che avere poche cose
Ho visto donne camminare per non vuol dire avere poca dignità.
chilometri sotto il sole fino al più vici- Ho capito che nell'uomo è innata una
no pozzo e poi rifare la strada con un capacità di sopportazione straordinaria,
secchio pieno d'acqua sulla testa. che ci puo' sempre essere di peggio e che
Ho visto bambini storpi strisciare quindi è meglio non lamentarsi mai e
nella polvere sorridendo per avvicinar- ringraziare sempre per quello che si ha.
si e ottenere un po' di attenzioni o un
abbraccio. Ho capito che solo spogliandosi
Ho visto persone che vivono con del superfluo ci si puo' mostrare per
quasi niente, che cuciono le baccinelle quello che si è, si possono provare le
bucate e riparano decine e decine di vere emozioni e sentirsi veramente
volte gli oggetti perchè nulla è mai vivi, finalmente!
così rotto da dover essere subito buttato! Ho visto vendere, comprare e
mangiare ogni sorta di cibo in condizioni igieniche inimmaginabili.
Subito mi sono chiesta come
possono queste persone vivere così? Non si rendono conto di come
stanno? Della fatica che devono fare
solo per trovare un secchio d'acqua o
per raggiungere il mercato? Non sentono il bisogno dell'acqua corrente, del bagno, dell'auto e di
mille altre cose che noi riteniamo fondamentali?
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Dal Camerun:
il
" Primo
Il primo dell'anno è … essere svegliati alle 5.30 da bambini in festa che
picchiano sulla porta della camera e
urlano " Bonne année, bonne année !!!
".
Il primo dell'anno è andare ad
una Messa all'aperto in mezzo ai campi
e vedere arrivare un fiume di persone
che ha percorso a piedi o in bicicletta
chilometri di strada con addosso il
vestito della festa, l'unico che hanno.
dell'Anno"
!
Il primo dell'anno è vedere bambini che spezzettano le troppo poche
caramelle in modo che ognuno ne
assaggi almeno un pezzettino.
Il primo dell'anno è trascorrere il
pomeriggio a gonfiare palloncini, dare
carezze e abbracci per vedere quei
piccoli volti illuminati da un sorriso.
Il primo dell'anno è capire che
Il primo dell'anno è mangiare in non servono regali, lauti banchetti,
un grande refettorio con una cinquan- case comode o auto veloci per essere
tina di bambini che non hanno altra felici e far felici gli altri.
famiglia con cui passare le feste.
Il primo dell'anno è la giornata
della pace. Dentro e fuori ognuno di
Colera
e
Carestia Minacciano
il
Ciad
e la
Sua
DON BENOIT CI SCRIVE DALLA SUA MISSIONE
Al caro don Roberto ed ai parrocchiani di Varallo!
Vi chiedo perdono per questo
lungo silenzio ma in verità vi dico che
non mi pongo più il problema del tempo
perché qui sto imparando a liberarmene. Voglio dire che cerco piano piano di
non esserne più schiavo al punto da
farmi condizionare l'umore e la pace
interiore.
Faccio le cose quando posso farle
o meglio (come dicono i nostri cari fratelli ciadiani) "quando Dio ti mette
nelle condizioni di poterle fare". Vado
sempre più convincendomi di questo:
tra le infinite possibilità di "cose da
fare", di avvenimenti da vivere, di situazioni da affrontare, di posti in cui essere, di persone con cui incontrarsi, di
contatti da coltivare, di relazioni da far
crescere... solo alcune sono veramente
necessarie!
E' questo che domando al Signore
ogni mattina: "Dammi di vivere oggi gli
avvenimenti veramente importanti,
dammi di incontrare le persone che
hanno proprio bisogno di me, dammi di
affrontare i problemi che vale veramente la pena risolvere e di usare il tempo
di oggi per ciò che conta essenzialmente
nella mia vita."
Ora tento di raccontarvi qualcosa
degli ultimi mesi della mia vita e missione qui a Bissi Mafou.
Questi scorsi mesi sono stati terribili per la comunità. Il colera ha continuato ad imperversare senza tregua fino
a metà settembre portando a 122 il
numero dei contagiati ufficiali. I decessi
registrati al dispensario medico sono 5
ma sappiamo per certo che nei villaggi
sono decine e decine le vittime.
E' impressionante questa malattia! Non ne sapevo nulla fino a quest'anno in cui si è manifestata in tutta la sua
potenza mortifera.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Noi nella nostra Missione lo sai
abbiamo per fortuna un buon numero di
strutture ma alcuni giorni non sono
bastate e abbiamo dovuto sistemare i
malati in un angolo del grande cortile,
lontano dagli altri malati ordinari, sotto
gli alberi, sdraiandoli su stuoie e sacchi
di plastica usati per i cereali. Per le
flebo ci siamo organizzati con rami
piantati nel terreno. Alcuni giorni mi
pareva di essere in un campo profughi...
immagini che avevo finora visto solo alla
televisione e che hanno avuto sulla mia
psiche un impatto impressionante.
Fortunatamente alla fine di agosto
(dopo ormai 2 mesi pieni di epidemia)
sono arrivati gli aiuti internazionali:
hanno mandato delle tende. Sì, sembravano tende da campeggio ma sono in un
materiale plastico ad alta tenuta. Il problema è che non ci sono tubi o aste per
tenerle e quindi bisognava prima costruire l'intelaiatura con rami e corde e poi
ci si poteva mettere i malati. Sono monoposto e dovrebbero isolare il contagiato.
Ma non hanno tenuto conto della pioggia
abbondante e infatti alla prima pioggia
tutto si è allagato e i malati sono rimasti
nel fango e nell'acqua. L'Unicef ha poi spedito flebo, tubi
e siringhe. Il Governatore ha poi dato
disposizione per la sepoltura dei cadaveri morti di colera. Completamente
nudi e avvolti in sacchi di plastica.
Bisogna otturare loro tutti i buchi: naso,
bocca, orecchie e ano. Con una sorta di
cotone trattato con un disinfettante che
non so bene come si chiami. E poi li si
avvolge nella plastica e li si seppellisce.
Questo perché dicono - non so se abbia
un fondamento scientifico - che il virus
può risalire attraverso il terreno e solo
così gli si impedisce di uscire dal corpo.
Mi sembra una teoria un po' campata
per aria ma qui si fa quel che si può. D'altronde sono sotto gli occhi di
tutti le conseguenze di questa malattia.
Soprattutto per bambini e neonati che
sono i più fragili e deboli di costituzione
e che in tre o quattro ore il colera può
portarsi via. Mi sono chiesto in che razza di
mondo sto vivendo. Mi sono chiesto perché se queste persone fossero state in
Italia sarebbero su un comodo letto con
un medico al loro fianco e medicinali di
tutti i tipi. Invece di essere sotto un
albero con la flebo attaccata ad un
ramo e su una lurida stuoia di paglia. Mi
sono chiesto perché le cose vanno così.
Perché qui si muore per nulla. Perché si
continua così da secoli... perché... perché...
Venendo via, dopo qualche minuto, ho intravisto con la coda dell'occhio
che uno dei due bimbi mi stava fissando. Ho sorriso e alzato le mie due mani
in segno di saluto. Non ha battuto ciglio,
non aveva probabilmente la forza nemmeno di alzare un braccio. Non importa,
ho pensato. Quel che importa è che
domani sia ancora qui vivo. Caro don Roberto, non ti nascondo che tutta questa situazione, insieme
a tante altre che quotidianamente qui
vivo, mi ha letteralmente mandato in
crisi. Quando penso a me e al fatto che
sto bene mi sento a disagio. Lo vivo a
volte quasi come un problema. E questo
pensiero, non ti nascondo che è per me
come una "spina nella carne"...
Io, fin dal principio ho avuto chiara una cosa: il senso della mia presenza
in questa terra ciadiana è la "condivisione" con la mia gente. Come diceva
Charles de Foucauld e don Andrea
Santoro, qui noi missionari possiamo e
siamo chiamati ad essere Eucarestia. E
cos'è "essere Eucarestia" se non compartecipare delle medesime gioie e dei
medesimi dolori di questa gente?
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
L'Eucarestia è la presenza di Cristo
in mezzo all'umanità! Ma non sopra o al
centro ma "dentro" la storia dell'uomo.
Come il lievito nella pasta, il chicco
nella terra. Siamo dentro, in mezzo e
cioè mescolati, impastati, amalgamati.
Cristo è venuto per identificarsi con la
storia di ogni uomo, facendosi carico di
ogni croce , ogni sofferenza e ogni
morte umana! E dunque noi discepoli
siamo chiamati a imitare Gesù in questa
"kenosis" che di più non si può. E
allora che razza di discepolo sono io? Io
che non soffro la fame, io che non ho
malattie, io che ho accesso all'acqua
pulita e alle medicine, alla corrente
elettrica e alle comunicazioni. Io che
dormo su un comodo materasso e mangio tre volte al giorno. Io che viaggio in
macchina e uso il cellulare. Io che scrivo
al computer e ascolto la radio?
Queste mie riflessioni sono forse
capricci immaturi di un giovane prete
ancora incapace di accettare il senso
del limite e ancora armato di ideali
superbi e utopici? Sono forse parole di
chi, incapace di gestire questa situazione, non sa far altro che piangersi addosso per farsi compatire e ammirare (senza
merito alcuno) da chi mi legge?
Non lo so, ma io faccio fatica a stare
qui. Non perché sto male ma perché sto
troppo bene e non sono capace di iniziare da nessuna parte a convertire questo
mio cuore marcio. Ti racconto ancora un piccolo episodio simpatico e sintomatico del calore, dell'accoglienza e dell'affetto che la
gente ha per me a volte senza nemmeno
conoscermi. L'8 dicembre ero in visita
nel villaggio di Tersale. Dopo una bella e
intensa giornata di visite e incontri a
360° ecco che ero ormai rilassato nella
casa del catechista e avevamo appena
finito di mangiare una buona boule
(polenta di miglio) con la salsa di foglie
e stavamo sorseggiando una zucca di "bil
bil" (NdR: la birra di miglio rosso) quan-
do una fitta inaspettata e improvvisa mi
buca il fianco sinistro facendomi sudare
freddo e quasi svenire dal dolore.
I cristiani lì presenti intorno alla mensa
quando hanno notato il mio pallore e il
mio ripiegarmi su me stesso mi hanno
preso di peso e portato nella mia capanna stendendomi sul lettino da campo
che porto sempre con me. Ho pensato
subito a dei dolori muscolari o a delle
contrazioni dei nervi dovute magari ad
un sovraccarico di lavoro o ad un po' di
"stress da missionario inesperto". Mi
hanno applicato una crema tradizionale
e massaggiando hanno cominciato ad
incoraggiarmi.
La fitta continuava (ho scoperto
poi a Pala la settimana successiva che
non c'entravano nulla i muscoli ma
erano coliche renali!) e la gente cominciava a preoccuparsi e anch'io. Davanti
alla concessione quella sera c'erano
almeno un centinaio di persone tra giovani, bambini e adulti, venuti a "vegliare" nella danza e nel canto con il parroco ospite d'eccezione per tutta la settimana. E sai cosa hanno fatto?
Il catechista è uscito dalla mia
capanna e ha invitato tutti a bloccare le
danze e pregare per me che stavo molto
soffrendo. Mi hanno così riferito che
tutti i presenti si sono raccolti in preghiera e sotto la guida sapiente del
catechista hanno cominciato a recitare
il Padre Nostro e a cantare inni di chiesa
per sostenermi nella prova. Io da dentro
sentivo che il ritmo dei canti era cambiato ma sinceramente ero così preso
dalle mie fitte che non avevo capito
quel che stava succedendo fuori per
me. Quando dopo circa un ora la colica si è placata, mi hanno informato del
sostegno spirituale di tutti i presenti
(cristiani e pagani!) e sono uscito dalla
stanza almeno per ringraziarli di persona! Che scena tragicomica, ma anche
così toccante per me!
20
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Insomma queste visite residenziali nelle comunità sono il dono più bello
che Dio mi sta facendo! Che dire ancora don Roberto?
Tantissimo ci sarebbe ma desidero solo
farti un accenno al serissimo problema
che si sta profilando all'orizzonte già a
partire da questi primissimi giorni del
nuovo anno 2012: la carestia.
Per dirla in breve i segnali che ci
arrivano dai prezzi di mercato confermano i timori che già in settembre la
popolazione e i vari organismi laici ed
ecclesiali avevano: questo anno sarà
durissimo per la gente. Le piogge abbondanti (più di 1100 ml) della stagione
sono arrivate troppo tardi. I prezzi di un
sacco di miglio rosso in questi giorni
sono di 14-15 mila franchi (25 euro). La
parola carestia è già sulla bocca di tutti,
esperti e profani ed i Comitati di Sviluppo
Diocesani di tutto il Ciad già da ottobre,
credo, si sono accordati per lanciare un
appello corale e unisono alla Caritas
Mondiale e ad altri organismi internazionali e all'ONU per un sostegno solidale e massiccio nei prossimi mesi attra-
verso derrate alimentari e altri prodotti
che possano calmierare la carestia e
supportare il fabbisogno alimentare
minimale della popolazione ciadiana.
Forse non siamo ai livelli della Somalia
ma già nei soli mesi da agosto a oggi io
stesso, il primo degli inesperti del settore, ho potuto costatare questi segnali
terribili: sono oramai più di un centinaio
le famiglie che si sono rivolte alla parrocchia (o a me personalmente) per
chiedere sostegno in denaro o in natura.
Come parrocchia abbiamo istituito una
"Cassa Solidarietà" (i poveri aiutano i
poveri) e abbiamo incentivato la cassa
per malnutriti e per i malati indigenti
che abbiamo al dispensario e che avevi
iniziato tu. Io dal canto mio tento di far
fronte a tutte le richieste coi doni che
mi arrivano provvidenzialmente dall'Italia. Ma non so prevedere come sarà la
situazione da qui ai prossimi mesi!
Vi terrò aggiornati e vi chiedo di
sentirci vicini nelle vostre preghiere. Grazie di cuore!
don Benoît Lovati
Bruno Bosia in Cammino verso Santiago
da Vezelay a Santiago Di Compostela
Il "Cammino di Santiago", primo preceduta da una cerimonia simbolica:
itinerario culturale e spirituale europeo, ogni anno viene percorso da migliaia di pellegrini a piedi e in bicicletta;
Bruno Bosia, di Prato Sesia, nell'estate
2011 l'ha affrontato per la settima volta,
lungo la Via Lemovicensis con inizio
dalla Basilica di Santa Maria Maddalena
di Vezelay, in Borgogna - da cui partirono la seconda e la terza Crociata - :
1700 chilometri in poco più di due mesi,
con sulle spalle uno zaino di una decina
di chilogrammi.
La partenza da Prato Sesia è stata
nella Piazza del Mercato, martedì 26
luglio, al mattino, Bruno si è fatto
tagliare barba e capelli a zero per
donarli, come già fece lo scorso anno, al
Sacro Monte di Varallo, dove verranno
utilizzati per il restauro delle statue.
Bruno è arrivato nella città dell'Apostolo San Giacomo il 2 ottobre, "in
tempo per la Messa delle 12", con un
ritardo di alcuni giorni rispetto alla
tabella di marcia, causato da una distorsione al piede, che però non gli ha
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
tivo categorico è "Il faut continuer", si
deve andare avanti … si deve raggiungere la meta. Alla domanda: "Lo rifaresti?" la risposta è immediata: "Domani".
Bruno, che dal 16 ottobre 2011 è Priore
del Capitolo del Piemonte Orientale,
della Confraternita di San Jacopo de
Compostela, sabato 7 gennaio 2012 a
Campertogno, presso il teatro del Centro
Polifunzionale Fra' Dolcino, ha raccontato la propria esperienza, concretizzata
in ventuno pellegrinaggi, lasciando liberamente fluire le emozioni. Come Priore Bruno mostra le
Credenziali, il "passaporto" del pellegrino in cui verranno apposti i timbri, sellos, che attestano il passaggio e che
permetteranno di ottenere a Santiago la
“Compostela”, l'attestato in latino che
certifica l'esperienza compiuta: nel 2011
ne ha raccolte 222.
Molti tra il pubblico avevano raggiunto Santiago a piedi e ciascuno ne
era stato cambiato, come Anna di
Alagna, che ha percorso il Cammino in
quest'ultimo inverno, quindi la partecipazione era particolarmente intensa. Il "Camino" è fatica, spesso ci possono essere inconvenienti, ma l'impera-
Bruno nella prossima estate ripartirà per Santiago, questa volta facendo
la Via Originaria, quella che parte da
Oviedo, più breve delle altre, ma più
difficoltosa per i forti dislivelli.
Il vero pellegrino deve essere
aperto all'incontro e dotarsi di molta
disponibilità: accettare tutto quello che
gli viene dato, non ci sono particolari
regole cui attenersi: valgono quelle
della civiltà e della buona educazione. Il "Camino", Bruno ci tiene molto
a sottolinearlo, "non è un trekking, ma
un'esperienza di Fede. Quando cammino
prego sempre, per me è più facile camminare e pregare piuttosto che parlare,
cerco di aiutare il prossimo, e ogni anno
vado a fare l'hospitalero nei nostri
Ospedali": con semplicità Bruno Bosia
presenta quella che per lui è diventata
una missione, un richiamo forte e ineludibile "Perché il pellegrino è un intercessore, si mette in cammino per esporsi all'incontro, per chiedere la solidarietà dell'accoglienza, per sfidare la
fragilità del duro vivere", come scrive
Paolo Tiveron nel diario giornaliero del
pellegrinaggio dell'anno santo compostellano 2010.
La Confraternita di San Jacopo de
Compostela di Perugia - rifondata nel
1981, poiché esisteva dal 1200 - da
trent'anni è impegnata nella riscoperta
e realizzazione di cammini devozionali
con il compimento di pellegrinaggi
comunitari, Paolo Caucci Von Saucken è
il direttore del Centro Italiano di Studi
Compostellani di Perugia, Rettore della
Confraternita, Presidente del Comitato
Internazionale degli studiosi del Camino.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Come Priore Bruno Bosia ha in
programma molte attività nel 2012, sia
per far conoscere la Confraternita, che
per mettere in contatto fra loro i pellegrini, offrendo un supporto organizzativo e di conoscenza: sabato 14 gennaio,
alle ore 16, nella chiesa di San Giacomo
di Piane di Serravalle, Don Pietro Lupo
ha celebrato una Messa per i pellegrini,
ma aperta a tutti, alla quale hanno partecipato i Confratelli con abito da cerimonia. Al termine della funzione, un
pubblico interessato ha ascoltato le
esperienze di chi ha compiuto il Cammino
e ha potuto ricevere informazioni. L'8 marzo Bruno Bosia sarà a
Varallo presso l'UNITRE intervistato da
Piera Mazzone. Il 31 marzo, sabato precedente la Pasqua, a Prato sarà inaugurata una mostra di fotografie in bianco
e nero del Cammino e dopo la Messa
sarà proiettato il DVD che illustra l'itinerario lungo la Via Lemovicensis. Come di consueto nella pri-
mavera Bruno partirà per prestare servizio come hospitalero negli hospitales
di Saint Nicolas de Puente Fitero e a
Roma, al Testaccio, nello Spedale della
Provvidenza di San Giacomo e Benedetto
Labre. Piera Mazzone
Varallo: il Cineforum compie 40 anni … ma non li dimostra!
Venerdì 16 dicembre u.s. non c'è
stata la consueta serata di Cineforum
con la proiezione di una pellicola d'essai, ma una festa di compleanno, con
tanto di torta e candeline: il cineforum
di Varallo ha compiuto 40 anni, i suoi
primi splendidi quarant'anni.
Nel 1971, quel vulcano di idee che
fu don Ercole Scolari, prevosto di Varallo,
all'interno de Il Convivio, un'idea culturale in cui si ricomprendevano molte cose,
dalla musica classica, al jazz, volle far
nascere un cineforum, grazie alla collaborazione di alcuni giovani cinefili:
Giancarlo Rinotti, più noto come "Gix",
Silvano Gros-Jacques, Claudio Ceralli,
Piera Lazzeri, cui seguirono dopo qual-
che anno Alberto Ghidoni e Gregorio
Gianolio, fino ad arrivare oggi a Massimo
Orgiazzi, ingegnere con una passione per
la scrittura, concretizzata in alcune pubblicazioni letterarie, ma soprattutto un
grande amore per il cinema.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Il primo film che fu proiettato al
cineforum varallese fu "Il giardino dei
Finzi Contini" di De Sica, pellicola che
l'anno prima aveva vinto l'Oscar, la
prima tessera fu rilasciata a Graziano
Pugnetti, un ragazzo che avrebbe fatto
molta strada nel mondo dello spettacolo, ma che purtroppo morì investito da
un'auto pirata a Trieste. Le proiezioni
erano il giovedì, giorno libero delle educande, ad esso si affiancarono le arene
estive, il cinema portato in Valle.
Il cineforum di Varallo è sempre
stato uno dei capisaldi della vita culturale di questa città: ha avuto il coraggio
di proporre film d'autore interessanti,
talvolta anche scomodi e provocatori,
che hanno segnato le differenze con il
cinema di consumo, non per snobismo,
ma offrendo la possibilità di vedere film
che non avrebbero avuto altre possibilità di passaggio. Don Ercole nel 1990 fu
il primo a introdurre nel circuito delle
sale parrocchiali diocesane il Dolby
System, che si usa ancora oggi.
In quel 1971 in California nacque il
primo microprocessore, inventato da un
italiano, Federico Faggin: era l'inizio
dell'epoca digitale che avrebbe portato
cambiamenti importanti nelle nostre
vite, basti pensare ai telefonini, ma che
avrebbe anche decretato la fine di un
certo modo di distribuire i film nelle
sale. Oggi si sta passando al cinema digitale, spariranno le "pizze" - 5 o 6 per ogni
film, con un peso tra i 20-25 chilogrammi,
costo di stampa di circa € 2.500 per copia,
con circa 400 copie distribuite sul territorio nazionale - sostituite da un "hard disk"
del costo di una decina di euro. Per passare al digitale sarà però necessario rinnovare le apparecchiature: le vecchie ed
ingombranti macchine da proiezione finiranno nei musei della memoria e i nuovi
proiettori le sostituiranno.
Tutto questo avrà un costo: si
parla di 85-100.000 euro. Chi se lo potrà
permettere? Le multisale, non certo i
piccoli cinema che faticano a tirare
avanti, incalzati dalla distribuzione su
DVD, dalla "Pay Tv", da Internet, e
soprattutto dal cambiamento del modo
di fruire i film in modo collettivo, come
evento sociale condiviso. Ghidoni ha
sottolineato: "Dal 1975 il pubblico del
cineforum è invecchiato con me, non c'è
stato un ricambio generazionale: non
siamo riusciti a lasciare in eredità il
cinema culturale, eppure nelle scuole
superiori varallesi si fanno annualmente
corsi per avvicinare i ragazzi al linguaggio cinematografico".
I tempi di arrivo delle pellicole si
sono molto ridotti rispetto a vent'anni
fa… ma si è ridotta anche la pazienza,
piuttosto che aspettare ci si sposta nei
cinema
multisala
che proiettano le
prime visioni.
Questo cambiamento epocale
rischia di coinvolgere anche il nostro
cinema parrocchiale, facendolo sparire: è questo che
vogliamo?
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Non ci possiamo permettere di
perdere una opportunità di arricchimento critico, oltre che di proficuo impiego
del tempo libero, condiviso con persone
che non restano dei semplici spettatori,
ma amici con i quali scambiarsi delle
opinioni, poiché le brevi ma incisive
presentazioni di Massimo Orgiazzi suscitano interesse, creano un contesto per
costruire un discorso, sono il "la" per
accordarsi ed iniziare…
Nella serata del quarantesimo
compleanno si è discusso anche di queste prospettive poco rassicuranti e sono
state illustrate le strategie poste in
essere per evitarlo: lo "storico" responsabile, Roberto Sacchi, in accordo con
la Parrocchia di Varallo, proprietaria
della sala cinematografica, ha partecipato ad un Bando indetto dalla Regione
Piemonte che mette a disposizione dei
fondi comunitari per il passaggio al digitale: se la richiesta di contributo verrà
accolta si dovranno trovare i soldi mancanti. Indispensabile sarà la collabora-
Un Eremo
è il
zione di tutte le forze esistenti sul territorio e dell'Amministrazione Comunale,
che è già stata informata della situazione e non mancherà di sostenere uno dei
fulcri della vita sociale varallese.
Sacchi ha ricordato come negli
ultimi venticinque anni siano sparite
sale storiche come Serravalle, le due
sale di Coggiola, Gattinara, il Sociale di
Borgosesia: scongiuriamo questo pericolo, attiviamoci per passione, per continuare a condividere emozioni, sfatiamo
i vecchi preconcetti che alla parola
"cineforum" associano una pellicola
noiosa: oggi le scelte sono rivolte sì al
cinema d’autore, ma sono accostate
alla sostenibilità visuale.
Nella prossima primavera il cineforum varallese ci proporrà film nuovi e
interessanti: non vogliamo che sia l'ultimo ciclo di film d'autore.
Piera Mazzone
Cuore
del
Mondo
L'autore Francesco Antonioli
ha presentato in Oratorio il suo ultimo libro
Riserva del Sacro Monte e Centro
Libri: ancora una volta insieme per un'iniziativa culturale che coniuga arte e
religiosità nella Terra Santa di Varallo,
articolata in tre appuntamenti che si
sono conclusi, venerdì 13 gennaio con la
presentazione del volume: "Un eremo è
il cuore del mondo", con la presenza tra
noi dell'autore Francesco Antonioli, vice
caporedattore del Sole24Ore, che ha
dialogato con don Ermis Segatti, referente per la cultura della Diocesi di
Torino, che da sette anni insegna Storia
del Cristianesimo in Cina.
Rosangela Canuto, Presidente del
Centro Libri, ha ricordato i trent'anni di
attività del Centro Libri Punto d'Incontro, mentre Elena De Filippis, già direttore della Riserva Regionale Speciale
del Sacro Monte di Varallo, oggi dirigente presso l'Ente Regionale di gestione
dei Sacri Monti, ha sottolineato che
questo incontro è: "L'ultima tappa di un
ente che non c'è più, perché la Riserva
come struttura amministrativa non esiste più, essendo confluita in un ente più
grande che raggruppa tutti i Sacri Monti
piemontesi: il saluto di chiusura viene
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
sura viene fatto attraverso due relatori
d'eccezione. La dimensione spirituale e
religiosa del Sacro Monte varallese,
luogo per ritrovare se stessi e per sentirsi isolati dal mondo, si inserisce a
buon diritto nel tema della dimensione
eremitica".
Don Segatti, evidenziando lo stile
sciolto di Antonioli, che gli viene da un
"giornalismo che cerca, non che chiacchiera" ha sintetizzato i contenuti del
libro pubblicato nel novembre 2011:
"Una finestra larga e uno spiraglio nello
stesso tempo, che si apre per dare una
voce viva alla tradizione, al bisogno di
spiritualità, che si esprime nell'uscire
fuori dall'avvinghio troppo stringente
della realtà quotidiana affollata di volti,
voci, rumori per compiere un viaggio fra
gli ultimi custodi del silenzio". Il viaggio di Antonioli era iniziato
quasi per caso e l'ha messo in contatto
con persone straordinarie nella loro
quotidianità di solitudine, essenzialità,
povertà dal punto di vista materiale:
"Persone che si sono potute permettere
il lusso di diventare povere, scegliendo
di far rinascere la semplicità di cui
parla il Vangelo". Come giornalista l'autore si è messo in gioco dal punto di
vista personale, confrontandosi con una
ricerca interiore
stimolante,
dando voce anche
ad esperienze al
di fuori della tradizione cristiana:
"Persone che sono
su
montagne
diverse, ma si
vedono, si parlano e ammirano lo
stesso panorama", riscoprendo
il valore del silen-
zio, virtù civile della quale oggi si sente
molto bisogno, una ricchezza da riconsegnare anche a coloro che eremiti non
sono.
Rispondendo alle domande del
numeroso pubblico Antonioli ha chiarito
come queste persone, che ha incontrato
in tempi e luoghi diversi, abbiano saputo ascoltare una chiamata, aprendo il
cuore, sentendosi pienamente nel
mondo, amando ed essendo amati: "E'
questa la chiave della fiducia e della
serenità che questi moderni eremiti
sanno trasmettere".
Il libro, che non a caso in copertina ha una fotografia della teologa
Adriana Zarri, che fu una pensatrice
molto pungente e di grande onestà
intellettuale, è dunque ancora una volta
un messaggero che sa offrire una preziosa testimonianza, un'opportunità ulteriore per conoscere e per crescere interiormente in questo momento di forte e
profonda crisi, non solo del nostro Paese,
ma del mondo intero; certamente dalla
lettura di questo libro appassionante e
che sa penetrare a fondo il cuore di
questi testimoni del silenzio tutti usciremo cambiati!
26
Piera Mazzone
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
L'ANGOLO DELLA POESIA
SAN GAUDENZIO … E IL RE
A San Gaudenzio dedicata,
la chiesa sovrasta la piazza;
di fronte, un po' aggrondato,
d'esser posto più in basso
la statua marmorea del re!
Testimone notte e giorno
del vivere comune.
E dal tempio scendono la scala
sposi sorridenti,
il parroco don Ercole,
signori ed autorità,
per non dir dell'Incoronata
portata in processione …
il clero solenne davanti,
le donne, autorevoli "priore",
e sfilano le genti scese dai paesi
nei costumi ricchi di puncetti
e bimbi appena comunicati
nelle vesti bianche da frate.
Poi, arriva Lei,
la Madonna Incoronata, venerata,
dalla peste ha salvato i Valsesiani,
Lei col suo seguito devoto.
"Ave Maria, Ave …" E più piano,
"dì, hai visto che vestito quella là?"
"Ave Maria, Ave …"
Tutti passan davanti al re
e nessuno s'inchina;
San Gaudenzio, chissà perché
è posto più in alto del re!
La statua bella, di marmo bianco,
par dire … "Eh però" …
Dietro a me la caserma
e i carabinieri in divisa,
lì vicino la banca,
palazzo Civico, un vecchio caffè.
E pare nella sera che sia più fiera
la figura di marmo bianco
di Vittorio Emanuele, Sua Maestà.
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Ivana Petenzi
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
I
due
Tondi
dell'Annunciazione di Gaudenzio Ferrari
Saranno restaurati a cura della
Sovrintendenza ai Beni Artistici e Culturali
Ormai da più di due anni lo stupendo Polittico, realizzato da
Gaudenzio Ferrari tra il 1520 ed il 1522
per l'antica chiesa di San Gaudenzio,
fa bella mostra di sé nell'abside della
nostra insigne Collegiata, restituito in
tutto il suo primitivo splendore dopo il
lungo restauro. Pochi sanno però che della bellissima composizione, un tempo collocata direttamente sopra l'altare maggiore, fanno parte anche due altre
tavole, di forma circolare, oggi sulla
parete destra del presbiterio, raffiguranti l'arcangelo Gabriele e la Vergine
Annunciata. Si tratta di due opere
dello stesso Ferrari, o di qualche suo
stretto collaboratore, che erano posizionate sulla sommità della struttura
lignea in cui erano in origine inserite
tutte le altre tavole. Proprio in questi giorni la
Sovrintendenza ai Beni Artistici e
Culturali di Torino è venuta in
Collegiata per ispezionare le due tavole lignee da restaurare (a suo carico) e
in queste settimane i due "Tondi" verranno portati in laboratorio a Torino,
per i restauri! Una notizia che certamente ci
riempie di gioia … e siamo sicuri che
presto rivedremo queste due splendide opere della "scuola gaudenziana"
tornare a risplendere in tutta la sfavillante ricchezza dei colori originari.
Non si tratta di due immagini a
semplice coronamento dell'intera
opera, quasi a scopo decorativo, ma
fanno parte integrante del programma
iconografico che l'insieme voleva rappresentare.
La celebrazione eucaristica, che
quotidianamente veniva riproposta
sull'altare, inverava il sacrificio di
Cristo, consumato una volta per tutte
sulla Croce, come descrive la tavola
centrale superiore, conducendo il
fedele ad una più intima e personale
unione con Lui, efficacemente esemplificata dal soggetto del quadro centrale inferiore - il matrimonio mistico
di Santa Caterina d'Alessandria. Tutto questo però ha la sua origine - e in un certo senso è reso possibile - nell'incarnazione del Verbo che
si fa uomo nel grembo di Maria, proprio dal momento dell'annuncio dell'Angelo. Pronunciando il suo "sì", Maria
apre la porta alla venuta del Salvatore,
che sarà poi preparata dalla testimonianza di Giovanni Battista - tavola in
alto a sinistra - e, attraverso l'annuncio del Vangelo, - rappresentato dall'e-
27
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
to dall'evangelista Marco - raggiungerà ogni uomo grazie all'opera della
Chiesa, sia nella sua espressione universale - l'apostolo Pietro - sia nella
sua dimensione locale - il vescovo
Gaudenzio. Non si deve poi dimenticare che
la predella, purtroppo smantellata e
dispersa quando il polittico venne collocato nella sua attuale sede, presentava anche le scene della Natività compimento delle antiche promesse
- dell'Epifania - la manifestazione di
Dio a tutti gli uomini - e la Presentazione
al Tempio - la rivelazione ad Israele. Scandivano lo spazio i quattro
padri della Chiesa di Occidente:
Girolamo, Ambrogio, Agostino e
Gregorio Magno che illuminarono, con
la profondità della loro dottrina, il
mistero dell'incontro tra Dio e l'umanità. Si trattava dunque di un programma iconografico assai ricco che,
purtroppo, solo in parte è oggi possibile usufruire.
Venendo alle due immagini
dell'Annunciazione, si può notare
come esse ripropongono l'iconografia
classica dell'episodio evangelico; l'arcangelo, avvolto in una veste rossa forse non colore originale - con il
giglio nella mano sinistra, quale simbolico riferimento alla purezza del
suo annuncio, si volge benedicente
verso la Vergine, pronunciando il suo
saluto: "AVE, GRATIA PLENA!" Maria è appunto raggiunta dalle
sue parole: "DOMINUS TECUM", mentre è intenta a leggere la Sacra
Scrittura, già predisposta ad accogliere in sé la Parola. La colorazione rossastra della veste della Madonna e
quella blu del suo mantello, ricorrenti nell'iconografia mariana, stanno a
significare la sua umanità che viene
ricoperta dalla potenza dell'Altissimo
per diventare dimora di Gesù e dare
così avvio alla sua opera di salvezza. Un'immagine che ben restituisce quello che è stato l'atteggiamento della giovane promessa
sposa di Giuseppe: lei, pur turbata, si affidò completamente alla
sconvolgente proposta di Dio e
pronunciò il suo "fiat" - "sia,
avvenga", non un semplice consenso ma un abbandono completo nelle Sue mani, alla Sua volontà, al Suo amore …
don Damiano Pomi
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
La Quadreria Minore
della Collegiata
I ritratti
La chiesa parrocchiale di Varallo,
oltre ad un elevato numero di tele e tavole, esposte nella navata, nell'apside, nel
presbiterio e nelle cappelle laterali, possiede un discreto numero di quadri che
ornano le sacrestie ed i magazzini della
"fabbrica".
Queste tele, di dimensioni ridotte
e di autori per lo più sconosciuti, sono
interessanti per i soggetti ritratti. La
maggior parte dei dipinti sono a carattere
religioso, ritraggono la Vergine, Gesù e
Santi, soggetti classici che molte chiese
posseggono. Ma vi è una categoria dedicata ai ritratti di benefattori, benefattrici,
Canonici e prelati, molto interessante per
la storia della Collegiata e di Varallo.
Chi ne siano stati gli artefici, eccetto casi particolari, non si sa, nemmeno chi
fossero i donatori, molti infatti sono stati
dipinti dopo la morte della persona ritratta. Possiamo magari supporre che fossero
creati per ricordare ai posteri i benefattori, visto che non esisteva ancora la fotografia, magari venivano esposti, durante la
celebrazione della messa di suffragio,
quasi sempre menzionata sul testamento
per quanto riguardava il lascito del benefattore, infatti quasi tutti i legati venivano
accompagnati dalla clausola che si celebrasse una messa di suffragio, in perpetuo,
nella ricorrenza della morte o della nascita o di altra data cara al testatore. Tutti questi legati sono ormai andati in disuso e per quanto riguarda le messe
di suffragio, se ne celebra una comunitaria, una volta all'anno. Anche i personaggi
ritratti, ormai alla maggior parte dei cittadini varallesi sconosciuti, continuano a
guardarci sbiadendo ogni giorno di più.
Andando in ordine cronologico, il
primo quadro ritrae:
Pio V: (17 gennaio 1504-1 maggio
1572), Nacque in provincia di Alessandria
dalla nobile famiglia Ghislieri, a quattor29
San Gaudenzio
dici anni entrò nell'Ordine dei Frati
Predicatori a Voghera, nel 1519 prese i
voti solenni a Vigevano. Sotto papa Paolo
IV nel 1556, divenne vescovo di Sutri e
Nepi, nel concistoro del 15 marzo 1557,
fu creato cardinale col titolo di Santa
Maria sopra Minerva. Nel 1560 divenne
Vescovo di Mondovì. Il 7 gennaio 1566, fu
eletto Papa, succedendo a Pio IV. Morì a
sessantotto anni il 1 maggio 1572.
Papa Innocenzo XI: (Como 19 maggio 1611-Roma 12 agosto 1689) Benedetto
Odescalchi nacque a Como, figlio di Livio
Odescalchi, nobile comasco e di Paola
Castelli Giovanelli da Gandino. A quindici
anni rimase orfano del padre, scampò alla
peste del 1630, mentre ne fu vittima la
madre,Tra il 1632- 36, iniziò a frequentare i corsi di diritto civile e canonico a
Roma, completati poi a Napoli. Il 6 marzo
1645, viene eletto Cardinale da Innocenzo
X, nel 1650, viene nominato Vescovo di
Novara, qui farà innalzare la cupola della
cattedrale, dipinta dal Montalto, avrà
particolare riguardo anche per quanto
riguarda l'Ospedale Maggiore e per i poveri della diocesi. Il 21 settembre 1676,
dopo un estenuante conclave di ben cinquanta giorni, due mesi dopo la morte di
Papa Clemente X, verrà scelto come suo
successore, col nome di Innocenzo XI.
Morirà il 12 agosto 1689.
Giovanni Battista Regaldi: (15801644) Dottore in teologia, rettore della
Collegiata di Varallo dal 1626 al 1644,
Vicario foraneo. Fece voto di dotare la
Chiesa Parrocchiale di una nuova statua
raffigurante la Vergine Santissima, se la
Valsesia e Varallo fossero scampate dal
contagio della peste del 1630. Ottenuta
la liberazione dalla pestilenza, dopo aver
preso parte al ringraziamento solenne
nella Basilica del Sacro Monte, provvide a
compiere il voto emesso, dando così inizio al culto dell'Incoronata.
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Maria Cristina Ferrero Fieschi
principessa di Masserano (1641-1716):
Nata nel 1641 nel castello di Pianezza,
figlia del marchese Giacinto di Simiana e
di Giovanna Arborio di Gattinara, andò
sposa giovanissima al conte Francesco
Ludovico di Masino, che la lasciò vedova a
diciassette anni, con due figli. Risposatasi
con Francesco Ludovico Ferrero Fieschi,
principe di Masserano, andò a vivere nel
palazzo del marito, ora sede del comune
di Masserano, riccamente affrescato dal
pittore campertognese Pier Francesco
Gianoli. Dall'unione con il principe nacquero sei figli, il primo morì giovanissimo,
e quindi nell'eredità paterna subentrò il
secondogenito Carlo Besso, che sposò
Cristina Ippolita di Savoia. Per quanto
riguarda la sua permanenza a Varallo, non
si sa come abbia avuto inizio, forse innamoratasi del luogo durante una visita al
Sacro Monte. Dai documenti emerge che
essa aveva acquistato nel 1707, degli
appezzamenti di terra con annesse case e
cascine in località "Vallaretto" ora ai più
conosciuto come Varalletto,da lei ristrutturato e trasformato nel palazzotto ancor
oggi esistente, dove nel 1709, si trasferì
con la sua piccola corte. Ma ancor prima,
essa abitava una casa, fuori le mura della
città, confinante col monastero varallese
delle Orsoline. Molto largiva di opere
caritatevoli e di donazioni in vita, specialmente per la ristrutturazione della
collegiata avvenuta in quegli anni. Donò
anche arredi alla confraternita del
Santissimo Sacramento in onore dell'Incoronata ed uno splendido arazzo proveniente dalla sua famiglia, rappresentante
una caccia al cinghiale. Stimato in Lire
20.000, venne venduto da Mons. Brunelli,
negli anni trenta del novecento, al museo
civico di arte antica di Torino, che proprio
in quegli anni andava ingrandendosi nelle
sale di Palazzo Madama, per far fronte
alle ingenti spese, contratte nei lavori di
miglioria della collegiata. Morì al
Vallaretto nel 1716. Nel testamento
lasciava scritto che la casa confinante con
le reverende monache fosse donata a loro
con la clausola di abbandonare la regola
dell'ordine di Sant'Orsola, per diventare
suore di clausura vestendo l'abito delle
Visitandine, lo stesso abito che lei indossa
nel ritratto della collegiata, in caso contrario avrebbe lasciato loro solo "cento
doppie", necessarie per la costruzione di
un muro divisorio delle due proprietà.
Mentre avrebbe donato una cospicua
somma ai confratelli a patto che le sue
spoglie mortali venissero sepolte nella
cappella della Madonna Incoronata. Non
si sa come i due legati vennero rispettati
anche se le suore non acquisirono mai la
regola delle Visitandine, e continuarono a
mantenere il loro comportamento considerato un po' "libertino" secondo i principi
della principessa. Per quanto riguarda la
sepoltura, i confratelli del Santissimo
Sacramento, tennero il catafalco della
principessa, alcuni anni nella sacrestia
attigua alla cappella, in seguito venuto
ingombrante lo collocarono sul cornicione
sotto la volta della chiesa. Venuta a conoscenza dell'increscioso fatto, la nuora
Cristina Ippolita di Savoia, diede degna
sepoltura alla suocera nella tomba di
famiglia presso la chiesa di San Sebastiano
in Biella. Per chi volesse approfondire la
conoscenza di questa nobile figura, rimando alla lettura dell'articolo scritto dalla
signora Rina Dellarole Cesa in "De Valle
Siccida"
anno
III
1992.
30
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Canonico Ludovico Giacobini
(1650-1732), questo quadro potrebbe
essere opera di Antonio Giacobini, fratello del canonico, eseguito dopo la morte
del Giacobini avvenuta nel 1732. Non mi
dilungo a tracciare la vita di quest'eccezionale figura Valsesiana. Per gli approfondimenti rimando alla biografia scritta
da Ludovico Antonio Muratori, ancora
disponibile l'anastatica presso il centro
libri di Varallo.
Giacomo Filippo Porro: Canonico
penitenziere dal 1692 al 1711, Vicario
foraneo dottore in teologia. Sappiamo
poco di questo personaggio. Originario di
Milano, quasi sicuramente fu lui a consigliare alla principessa di Masserano l'idea
che le suore Orsoline abbracciassero la
regola della clausura. Fu infatti per lunghi anni consigliere della stessa principessa, essa in segno di riconoscenza, alla sua
morte, con clausola testamentaria, gli
lascerà lire tremila di Savoia. Dal punto di
vista iconografico, il quadro, di dimensioni più grosse, rispetto agli altri qui descritti, ritrae tutta la figura del canonico,
vestito con le insegne canonicali del
tempo cioè con la pelliccia (almuzia) sul
braccio sinistro.
Marco Aurelio Balbis Bertone
(1725-1789): nato a Chieri il 2 giugno
1725, si laureò a Torino in teologia nel
1749, venne eletto vescovo di Novara il 3
gennaio 1757. Svolse un'intensa attività
pastorale, testimoniata dai 73 tomi di Atti
di Visita ancora oggi conservati presso la
biblioteca della cattedrale novarese. Nel
1778 celebrò un Sinodo per la propria diocesi, e successivamente fondò il seminario di Gozzano potenziando quello già
attivo di Novara. Morì a Novara il 17 maggio 1789 e venne sepolto in Cattedrale.
Tonetti attribuisce il dipinto al Galletti, e
da questo il Geniani ne ricavò un'incisione. Nel ritratto il Carelli tiene tra le mani
una lettera ove è ben leggibile la scritta:
"A
Monsieur,
Monsieur
Recteur
CarelliéProfesseur de la royale universitè
de Sardaigne MDCCCIIX Varallo".
Giuseppe Antonio Debiaggi (18001837): Canonico della Collegiata, figlio di
Giovanni di Doccio e di Maddalena Ravioli.
Socio fondatore e perpetuo della Società
d'incoraggiamento allo studio del disegno
in Varallo, dove ricoprì per diversi anni la
carica di tesoriere. Aveva lasciato al
Capitolo di San Gaudenzio la somma di
Lire 230 milanesi da pagarsi annualmente
in perpetuo e lire 100 milanesi annue,
all'amministratore di detti legati, con la
clausola di far celebrare una messa
nell'anniversario della propria morte. Se
il Capitolo si fosse sciolto, la somma
sarebbe andata ripartita alla Collegiata di
San Gaudenzio, alla fabbrica del Sacro
Monte, al pievano di Roccapietra e ai
sacerdoti delle comunità di Cravagliana e
Sabbia, sempre mantenendo la stessa
clausola. Morì, confortato dai sacramenti,
all'età di 37 anni. Le sue spoglie mortali
furono deposte nel sepolcro canonicale,
all'interno della Collegiata, non più visibi-
Giacomo Antonio Carelli (17371808): scolopio, professore di eloquenza,
abate di San Biagio in Cameri, fondatore
del Collegio di San Carlo in Varallo. Il
31
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
Teresa Preti Pinzerone(1764-1838).
Vedova di Giuseppe Pinzerone ed in seconde nozze di Maurizio Antonini, col suo
testamento, rogato Frigiolini, ha legato al
Venerando Ospedale della Santissima
Trinità in Varallo, la somma di Lire nuove
di Piemonte 1111, da pagarsi ogni tanto,
con l'obbligo di far dire una messa una
volta all'anno nella chiesa di San Marco
nella ricorrenza della sua sepoltura.
Beneficiò di denaro anche la Collegiata.
Morì il 21 gennaio 1838. Il quadro è interessante dal punto di vista iconografico,
ritrae infatti la signora con l'acconciatura
tipica delle zone di Alagna/Campertogno,
caratterizzata dalle "quasse" trecce,
avvolte intorno alla nuca in un cerchio di
ferro, fermate da spuntoni con capocchie
in filigrana d'argento. Interessante anche
la croce della collana, tipica, non dell'area Valsesiana, ma più conosciuta in quella Biellese o Vercellese, si tratta di una
croce a forma latina, diamantata in oro
rosso con lavorazione a stampo e traforo
con ornamenti in rilievo a punta di diamante.
L'ultimo ritratto eseguito da Emilio
Contini nel 1944, è quello del Canonico
Giulio Romerio (25 gennaio 1875-12 febbraio 1933). Personaggio molto conosciuto dal punto di vista religioso e storico.
Interessanti e curiosi sono i numerosi
scritti, di cultura valsesiana. La sua figura
è ben descritta da Padre Manni in "Belle
figure del clero Valsesiano" e in un opuscolo intitolato appunto "Canonico Giulio
Romerio" stampato nel 1937 coi tipi della
stamperia Aldina di Varallo.
Andrea Ghilardi
Il Museo
di
Storia Naturale "Calderini"
(I Parte)
di Gabriele Federici
Gli inizi
L'idea d'istituire un Museo di Storia
naturale a Varallo fu fornita a don Pietro
Calderini dalla sua nomina, avvenuta nel
1859, a Direttore delle appena insediatesi
Regie Scuole Tecniche. Fu in quel determinato frangente che gli parve opportuno, al
fine di insegnare ai giovani le nuove discipline scientifiche, pensare i modi e i tempi
della realizzazione di una nuova entità
museale, del tutto estranea al panorama
socio - culturale di Varallo, così intriso di
una tradizione classico - umanistica. Oltre a questa difficoltà di partenza, dovuta alla temperie culturale domi-
nante, il Calderini doveva individuare la
sede più consona per ospitare le collezioni naturalistiche.
Il sacerdote si rivolse allora alla
Società d'Incoraggiamento allo Studio del
Disegno in Valsesia. La scelta non era
casuale, ma era dettata da motivate
ragioni... Infatti, oltre ad essere socio del
sodalizio, il sacerdote era a conoscenza
del fatto che la Società possedeva già un
piccolo gabinetto di reperti naturalistici,
costituito dai doni del vicario Gaudenzio
Cravazza e da quelli del libraio Pietro
Rolandi. Tuttavia l'iter non fu facile, perchè il naturalista dovette far ricorso a
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
tutto il suo carisma personale, per vincere
le correnti di pensiero avverse al progetto. Tra i membri della Società emersero
figure come Aurelio Turcotti e Giacomo
Carelli di Rocca Castello che contrastarono
l'attuazione dell'idea del Calderini, sia pure
da punti di vista diversi, adducendo il
primo motivazioni di non congruità con lo
Statuto della Società, mentre il secondo
faceva leva su ragioni economiche. Ma
questa opposizione interna alla fine dovette soccombere e il progetto di assegnare
all'erigendo Museo una sala al piano nobile
venne approvato nel dicembre del 1866.
Il naturalista seppe, fin da subito,
attrarre attorno a sé le energie più dinamiche all'interno del “milieu” valsesiano e
non solo, si pensi, in tal senso, al decisivo
appoggio del suo grande amico Conte
Gioachino Toesca Caldora di Castellazzo e
di Castellamonte, e suscitare grande interesse attorno al Museo, sfruttando i media
dell'epoca, i giornali.
Fu lanciata una massiccia campagna
pubblicitaria “ante litteram” con il preciso scopo di coinvolgere sempre più il pubblico dei lettori. L'idea - guida era quella
d'istituire non semplicemente un' arida
raccolta di materiali, ma quello di fondare un punto di riferimento per tutta la
collettività valsesiana, un luogo - simbolo
di una Valle che aveva perso ormai i propri
privilegi secolari, ma che era fiera delle
proprie radici e della propria operosa attività. Così nasce una vera e propria gara,
documentata nei periodici dell'epoca, di
donazioni sia in reperti sia in denaro.
Oltre alle varie elargizioni, il Calderini,
per realizzare il suo sogno che appariva quasi
un'utopia, s'avvalse della collaborazione di
studiosi di chiara fama, quali Bartolomeo
Gastaldi, geologo e presidente del CAI, l'abate Antonio Carestia, insigne botanico,
Giuseppe Balsamo - Crivelli, professore d'anatomia presso l'Università di Pavia e direttore del Museo di Scienze Naturali. Come si può
evincere da questi nomi, il Museo che stava
formandosi non era per nulla confinato in
una modesta dimensione locale, ma aveva un
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respiro ben più ampio.
Il Museo venne inaugurato così il 28
settembre del 1867.
Lo sviluppo nell'Ottocento
Nella sua fase di avvio sicuramente
prevale la sua vocazione scientifica: nel
1873, pochi anni dopo la creazione, il
Museo possiede collezioni mineralogiche,
litologiche della Valsesia, di entomologia e
malacologia, botanica, e alcune "preparazioni anatomiche e mummie".
Ma la natura dei doni che riceve
negli anni spazia negli ambiti più disparati: materiali esotici e rarità, serie scientifiche, memorie storico - artistiche, nonché oggetti di costume. Nel 1876 già si
indice un nuovo "concorso" per la costruzione di altro mobilio in cui collocare la
raccolta dei fossili pervenuti in dono.
Ancora vent'anni dopo la sua apertura si ha notizia di donazioni di "mandibole dissecate di pescecane" e "funghi di
una forma rara", sempre nel segno della
curiosità.
Anche al cadere del secolo giungono donazioni come quella del Conte
Giuseppe De Nicolay: corna di antilope e
di bufalo africani, insieme con legno di
bambù intagliato "rappresentanti gruppi
grotteschi di cinesi".
Le donazioni d'antichità si alternano
così alle rarità e alle opere d'arte: stampe,
disegni, pitture, offerti alla Società d'Incoraggiamento. Il deputato Carlo Rizzetti
dona l'incisione di Giambattista Falda rappresentante Castel S. Angelo a
Roma. Le donazioni d'antichità si alternano così alle rarità e alle opere d'arte:
stampe, disegni, pitture, offerti alla
Società d’Incoraggiamento. Il deputato
Carlo dona l'incisione di Giambattista Falda
rappresentante Castel S. Angelo a Roma.
Pier Celestino Gilardi regala un disegno
firmato da Gaudenzio Ferrari e uno a penna
di Tiepolo. I doni costituiti da opere d'arte
finiranno poi per essere dati in custodia alla
Pinacoteca (fondata nel 1887 dall'azione
congiunta della Società d’Incoraggiamento
e della Società di Conservazione delle Opere
d’Arte e dei Monumenti in Valsesia, quest’ul-
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
ta nel 1875) a patto che siano esposte con
l'apposita dicitura d'appartenenza. Le due istituzioni, da allora, Museo e
Pinacoteca avranno un'esistenza parallela,
per certi versi simbiotica. Al Museo vengono
donati anche libri: nel 1868 il "Commentario
Crittogamico Italiano" e "vari volumi dell'opera già accennata altra volta del De Lyra
Nicolao, stampata nel 1537, dono del sig.
Carlo Marchini, Parroco di Fervento", un'"edizione pregevole" e antica del Canzoniere
di Petrarca da parte di Giacomo Massarotti
(1870). Nel 1874 i tre volumi del corso di
geologia dello Stoppani, e un libro "di 417
pagine sui forni, macchine, apparecchi che
si richieggono per l'Arte Siderurgica" offerto dall'autore stesso, il cav. ingegner
Vittore Zucchetti; anche Giovanni
Catlinetti, socio della Società d'incoraggiamento, "ricordando questa nostra pubblica
Scuola di Disegno, si è compiaciuto di
mandarle in dono da Torino ov'egli dimora,
il bel Corso di Disegno Geometrico e
Industriale, pubblicato dal Professor
Cugirone" (1875) e Giuseppe Corona dona
tre libri da lui scritti, "La ceramica a
Parigi, L'Italia ceramica, Memoria (1881).
Tra le donazioni si annoverano già
autografi e documenti d'archivio: il pittore
Carlo Lusardi di Varallo presenta una lettera autografa di Garibaldi nella quale l'eroe
dei due mondi lo ringrazia per una poesia
che gli aveva fatto pervenire (1874),
Spirito Frigiolini dona invece "Una pergamena manoscritta e parecchi fogli del
Sommario delle vite dei Duchi di Milano"
(1876); perviene anche un "Codice di privilegi concessi da Filippo II alla Valsesia"
(1886); Teresa Farinone, nata Magni, fornisce un "vecchio Messale effigiato" e "pubblicato per le stampe a Venezia nel 1547"
(1889).
Il 29 marzo 1890, Luigi Rolandi di
Quarona "già alunno di questa Regia
Scuola Tecnica, dimorante in Milano",
dona "un fascio di lettere di uomini insigni d'Italia, d'uomini che ebbero dal 1814
in su molta parte nella vita politica e
letteraria e scientifica e artistica della
nostra Nazione".
La descrizione di questo importante dono prosegue per tre numeri: via via il
Calderini segnala la presenza di lettere di
Muratori, Pindemonte, Pellico, Canova.
Complessivamente la collezione ammonta
a 400 autografi di insigni uomini.
L'avv. cav. Giuseppe Pio Gilardone
regala "un'antica pergamena che riguarda
alcuni antichi privilegi concessi nell'anno
1466, 27 maggio, alla nostra Valle, da
Bianca Maria e da Galeazzo Sforza, Duca di
Milano", e fa dono inoltre "d'un bel volume
manoscritto su pergamena in cui si legge
una supplica degli uomini di Vallesesia a
Carlo II, re di Spagna e duca di Milano,
perché si degnasse di riconfermare tutti
quei privilegi già a nostra Valle concessi"
(1890). Infine Giorgio Montefiore Levi invia
"sei grossi volumi riguardanti cose d'arte
del valore di lire 1500" (1893).
Il Museo, oltre ad essere, come si
evince da questi dati un "gabinetto delle
meraviglie", costituitosi dalla generosità di
notabili locali, di Valsesiani residenti all'estero, tra cui emerge anche Padre Giuseppe
Neri di Varallo, tra i fondatori dell'Università Cattolica di San Francisco, che invia doni
dalla lontana California, di viaggiatori che
spesso donavano oggetti di singolare rarità,
promosse importanti attività di ricerca,
come lo studio petrografico e mineralogico
della Valsesia.
Questa duplicità di ruoli e di contenuti fu, ed è un grande merito, "assemblata" in un insieme coeso dal genio del
Calderini. Quindi, pur rimanendo “in primis” un Museo di Scienze il fondatore fu
costretto a suddividere la sua opera in
varie sezioni, come quelle archeologiche,
numismatiche ed etnografiche.
Così in pochi decenni il Museo di
Varallo, in virtù del suo dinamismo, da
piccolo ente culturale assunse dimensioni
di notevole rilievo, divenendo un autentico faro di cultura, tanto da raggiungere
quelli di rango universitario, pur, stando
alla testimonianza del Gallo del 1892,
estendendosi solo su due sale.
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
La Tradizione
L'Oratorio di S. Lorenzo della Crosa
Citato in uno Studio Internazionale
Il dottor Maurizio Bettoja, studioso di fama nazionale nel campo dell'araldica, e attento conoscitore della
storia degli arredi liturgici, in un interessante studio redatto in lingua inglese, ha citato anche l'Oratorio di S.
Lorenzo della Crosa.
Nello scorso mese di agosto l'insigne studioso romano visitò per la prima
volta la piccola chiesa frazionale.
Proprio in quell'arco di tempo stava studiando l'apparato iconografico di un
piccolo acquerello conservato in una
delle sale della sacrestia della cattedrale di Todi, un ex voto per la salute
restaurata di mons. Luzzi (Vescovo di
Todi tra il 1882 e il 1888). Il piccolo dipinto era la narrazione di un solenne rito di ringraziamento
e si svolge all'interno della cattedrale e
di fronte a un altare eretto provvisoriamente. Bettoja si prefisse allora l'obiettivo di studiare attentamente la macchi-
na liturgica allestita per l'occasione.
L'aspetto più interessante di questo
altare provvisorio era la presenza delle
"palme", che erano mazzi di fiori di seta
artificiale o di mandorla a forma di bouquet a sbalzo in metallo. Tale tipo di arredo, oggi rarissimo, fu ritrovato dal Dottor Bettoja
nell'Oratorio della Crosa, e, grazie alla
generosa disponibilità di don Roberto e
del Priore della Crosa, Roberto Chiocca,
poté studiare l'esemplare di palma,
dorata e in carta stampata, mussola,
risalente alla metà dell'Ottocento, classificandola come una sopravvivenza
estremamente rara di quello che era un
modello abbastanza comune di palma,
qui realizzata in materiali economici:
invece di mussola di seta, carta dorata
al posto di pizzo oro, carta stampata al
posto di seta o nastri damascati.
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Gabriele Federici
della
Paniccia
Notizie sulle origini della più nota
tradizione del Carnevale Varallese, si
perdono nella notte dei tempi ed altro
non si può fare che rifarsi ai racconti dei
“nonni” della città, vista la scarsità di
documenti che testimoniano notizie
concrete. Fatto è che essa simboleggia
il carattere essenzialmente filantropico
e caritatevole. In pratica consisteva
nella distribuzione ai carcerati ed ai
poveri di una sostanziosa minestra di
riso e verdure alla quale, quando i
tempi lo consentono, si aggiungevano
anche carne, salumi e pane.
Preparazioni
gastronomiche
comunitarie e pasti consumati in compagnia sono usanze piuttosto diffuse,
ma quello che sorprende della paniccia
è lo spirito caritatevole. Si può ipotizzare che, magari sotto la spinta di un ignoto predicatore l’iniziativa sia diventata
di carattere benefico, forse anche per
la presenza a Varallo delle vecchie prigioni, sistemate in una parte del medioevale Palazzo Pretorio e soppresse negli
anni ’60 del 1900.
Senza sapere con precisione quando e come è nata questa usanza, tutti i
vecchi cronisti, hanno definito la paniccia
“Vecchia come Varallo”, oppure
“Risalente a tempi immemorabili”, oppure ancora “Dei tempi di Caio Mario”. A
distanza di tanti anni non sembrano essere state rinvenute altre notizie.
La tradizione della paniccia,
nonostante le difficoltà economiche e
storiche è sempre continuata. Anche
negli anni della guerra, essa fu addirittura rafforzata dallo stato di necessità.
Nella plurisecolare storia della paniccia
sembra esserci una sola interruzione:
dal 1941 al 1945 a causa della seconda
guerra mondiale. La ragione era semplice: i vecchi pentoloni di rame vennero
nel
Carnevale
di
Varallo
donati alla patria per diventare armi e
munizioni, rendendo impossibile cucinare il minestrone.
Da molti decenni la Paniccia viene
preparata in piazza San Carlo. L’usanza
prevede l’accensione dei fuochi alle 6 di
mattina del martedì grasso. Dopo una
cottura lunga diverse ore e un intenso
lavoro da parte dei cuochi il prelibato
minestrone viene distribuito intorno a
mezzogiorno. Prima però è necessaria la
benedizione da parte del prevosto di
Varallo. Intanto, intorno alle 10 di mattina la piazza inizia ad animarsi con la
musica della banda di Varallo, mentre
una lunga fila di persone inizia a mettersi
in coda con in mano il pentolino, attendendo l’apertura della sbarra per portare
a casa qualche mestolo della fumante
paniccia. In seguito si svolge il pranzo
della paniccia, momento che tradizionalmente coincide con i saluti e i ringraziamenti per il carnevale ormai concluso.
Anche diverse frazioni di Varallo e
alcuni quartieri della città (Sebrej,
Sottoriva, Mantegna, un tempo anche il
Belvedere) preparano la propria paniccia e l'usanza del rancio comunitario
sembra essere ritornata alle sue più
antiche origini.
Ecco gli appuntamenti ai quali
non possiamo mancare:
Domenica 5 febbraio:
"4 rioni" - Sebrej
Domenica 12 febbraio:
frazioni Parone, Morondo, Matai dal
Rial Domenica
19
febbraio:
Varallo Vecchio (Dughi), e nelle frazioni
Roccapietra, Crevola, Morca e Locarno
35
Martedì 21 febbraio:
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
La Lüm: Simbolo
Un Po’ di Statistiche
20112010
-
Popolazione di Varallo75067593
Nati
70
61
Morti
124
124
Immigrati 176 249
Emigrati 209 180
- Matrimoni religiosi celebrati nella Parrocchia nel 2011
- Matrimoni civili celebrati in Comune nel 2011
n. 9
n. 17
- Funerali celebrati nella Parrocchia nel 2011 n. 74
- Battesimi celebrati nella Parrocchia nel 2011
n. 24
Anagrafe Parrocchiale
E’ stato portato al Fonte Battesimale:
PECO PIETRO di Riccardo e Degasperis Laura
Sono ritornati alla Casa del Padre:
ARFINO Virgilio; BONOMI Severino; DE FILIPPO DE GRAZIA Giuseppina;
DEBERNARDI Sergio; REGE Pierina; DEBERNARDI Paolo; FANTAUZZI Enrico;
TRAGLIO Pierina; SOLDINO Roberto; BACCHETTA Angelo
Resoconto Bollettino Anno 2011
ENTRATE
n. 137 abbonamenti € 2.305,00
inserzioni pubblicitarie € 2.850,00
TOTALI€ 5.155,00
USCITE
stampa copertina
€ 2.700,00
carta bollettino
€ 2.550,00
materiale consumo
e manutenzione ciclostile
€ 990,00
TOTALI€ 6.240,00
37
LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
del"Carlavée
La tradizionale Lüm del Carnevale
di Varallo fa la sua comparsa anche
durante la Festa patronale di San
Gaudenzio, il 22 gennaio di ogni anno,
nella processione delle offerte portate
all'altare dal "Marcantonio e dalla Cecca"
le due popolarissime maschere della
nostra città valsesiana.
La Lüm,
come simbolo del
Carnevale
varallese
nasce nel
1876: in
quell'anno
si tenne
un ballo
all'Osteria
del lupo,
un locale di Varallo Vecchio (terra dei
Düghi -i Varallini doc) dove si dibatteva
di politica e di problemi legati alla
città.
La sala buia fu per l'occasione
addobbata con tante piccole Lüm. Da
allora il piccolo lume compare in tutta
l'iconografia carnevalesca di Varallo.
La Lüm è la piccola lampada che un
tempo era usato dai nostri montanari per
illuminare le lunghe veglie notturne che
animavano tante famiglie. La piccola
fiammella che illuminava i "puncetti" sui
quali le donne valsesiane, chiacchierando, si cavavano gli occhi sperando che i
loro uomini sarebbero tornati presto dai
paesi dove erano emigrati per aggiungere un po' di companatico al pane da portare in tavola. Era quasi inevitabile che
la Lüm dovesse entrare nella storia del
Carnevale di Varallo. La Lüm è simbolo più evocativo dei
figli della nostra Valsesia e quindi, come
il Carnevale, ne incarna da sempre lo
spirito popolare dove solidarietà, atten-
D' Varal"
zione concreta ai bisogni dei poveri e
unione d'intenti … trovano presto radici
molto profonde nel cuore della nostra
gente di montagna. Da simbolo della
dura vita austera e serale delle nostre
donne (i fumbri 'd Varal) a riconoscimento onorifico... il passo è stato breve. egli anni Cinquanta nasce la "Commenda
d'la lüm", con la quale vengono insigniti
i personaggi più rappresentativi della
Città, legati al Carnevale. Poi per alcuni
anni l'iniziativa si spegne. Il Comitato
Carnevale del 1977 rispolvera la primitiva proposta ed ufficializza l'onorificenza, anche per un certo spirito di emulazione nei confronti del "Gran Bacanal"
del Gnocco di San Zeno a Verona che
vanta una tradizione analoga ma ultracentenaria. La prima decorazione del
nuovo corso viene assegnata alla Città di
Varallo.
Da allora ad oggi, puntualmente, la
"Lüm" è stata sempre attribuita, a volte a
persone, altre volte a enti, associazioni o
istituzioni. Le motivazioni che hanno ispirato le scelte del Comitato Carnevale
sono fra le più varie e hanno come denominatore comune l'attaccamento a
Varallo, l'orgoglio di portare i valori delle
nostre tradizioni, la religiosità, l'arte, la
rispettabilità, la cultura e la generosità di
questa nostra cittadina, anche al di fuori
dei confini continentali. La secolare e
tradizionale Lüm, insomma, continua
ancora oggi a brillare più che mai nella
notte buia e nel clima austero della
nostra cultura contemporanea.
Noi Varallesi amiamo vedere in
essa un segno visibile ed eloquente che
assicura continuità con le nostre ricche
tradizioni, legate alla laboriosità della
nostra gente ed alle iniziative umanitarie e caritative di cui si è sempre fregiata la nostra città.
La Redazione
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LA CASA SULLA ROCCIA - Parrocchia San Gaudenzio di Varallo - GENNAIO 2012
La Solidarieta’ dei Cittadini Varallesi
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