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Grafica di Massimo Fagioli
€ 24,00
Massimo Fagioli
A. Canova, Amore e Psiche, Louvre
Istinto di morte e conoscenza
La vitalità è la reazione biologica, alla 24a settimana
di gravidanza, di un sé libidico del feto che,
avendo rapporto con l’oggetto (liquido amniotico),
ne realizza l’esistenza per le sensazioni che dà
la sensibilità biologica.
La fantasia è la realizzazione dell’istinto di morte
che, in quanto fantasia di non esistenza della realtà
esterna al neonato, rende esistente nella traccia
mnesica (capacità di immaginare) il sé endouterino,
cioè il sé in contatto fisico con un oggetto.
Massimo Fagioli
Istinto di morte
e conoscenza
I libri di Massimo Fagioli
1
Massimo Fagioli
Istinto di morte
e conoscenza
Prima edizione aprile 2010
l’Asino d’oro edizioni
Nelle Nuove Edizioni Romane:
Prima edizione gennaio 1972
Seconda edizione aprile 1976
Terza edizione novembre 1977
Quarta edizione giugno 1978
Quinta edizione luglio 1980
Sesta edizione ottobre 1986
Settima edizione ottobre 1991
Ottava edizione giugno 1996
Nona edizione maggio 2000
Decima edizione luglio 2002
Undicesima edizione aprile 2005
Dodicesima edizione aprile 2007
Copyright © Massimo Fagioli
l’Asino d’oro edizioni s.r.l.
via del Boschetto 110, 00184 Roma
www.lasinodoroedizioni.it
email: [email protected]
ISBN 978-88-6443-001-0
Istinto di morte
e conoscenza
Premessa alla seconda edizione
«... richiede indubbiamente
coraggio...»
È difficile, a distanza di cinque anni, riuscire ad esprimere
quanto, allora latente, è diventato pian piano manifesto.
Si è svolta, in esso tempo, e si sta svolgendo tuttora, la
scoperta del valore e del significato della scoperta.
Pulsione di annullamento contro l’identificazione proiettata. La castrazione umana, il rapporto interumano sadomasochistico, trova la sua “soluzione” nell’anaffettività
schizofrenica.
La scoperta iniziale e centrale del libro viene candidamente proposta. L’iniziale sorriso benevolo dei “sapienti”
di fronte al lavoro scompare ben presto per dar luogo alla
smorfia dell’odio e all’annullamento e alla negazione più
eclatanti.
È difficile comprendere. Sostituisco un primo periodo
di sorpresa con un periodo di ricerca che ben presto si
trasforma in lotta. Divenne infatti rapidamente chiaro
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iStinto Di morte e conoScenza
che i più anziani cultori di Freud volevano far sparire la
scoperta e il nuovo discorso psicoanalitico, fino a tentare
di impedire la pubblicazione del volume. era voler annullare la scoperta della dinamica fondamentale della pazzia
umana.
non c’è forse tragedia più grande del fatto che il fondatore della psicoanalisi abbia fallito la psicoanalisi.
il fallimento nella ricerca dell’inconscio e sull’inconscio umano si costituisce come condanna dell’uomo. La
condanna ad un destino nel quale il violento e l’ignorante
dominano e uccidono il non violento.
il non pensare ad un’altra soluzione al di là dello Scilla
e cariddi della dinamica rapporto sadomasochisticoanaffettività, conduce l’uomo alla disperazione più profonda, tentato sempre, portato spesso, al “superamento”
dell’irrazionalità del caos borghese mediante l’ordine e la
“ragione” del nazismo più manifesto.
Scoprire, interpretare, frustrare la pulsione di annullamento fa vivere all’uomo l’angoscia della pazzia e del suicidio. togliendo all’uomo l’illusione di essere Dio, eterno
ed immutabile, egli vede soltanto il rapporto sadomasochistico, l’odio e la rabbia, l’inconscio perverso che, non
più dominato dal dio della ragione astratta o dal dio esterno istituzionalizzato in una chiesa, porterebbe l’uomo alla
distruzione reciproca. allora non si può scoprire, interpretare, frustrare la pulsione di annullamento. ma il dio istupidisce l’uomo e lo rende perverso. allora bisogna scoprire, interpretare, frustrare la pulsione di annullamento.
ma non soltanto. Bisogna scoprire, interpretare, sviluppare l’inconscio mare calmo; l’io interno dell’uomo.
L’io che deriva dal rapporto della pelle di tutto il feto con
il liquido amniotico. Bisogna scoprire, interpretare, sviluppare la nascita dell’uomo.
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PremeSSa aLLa SeconDa eDizione
La verità umana, quella verità che dice che l’uomo non
nasce pazzo, narcisista, creta, è oscurata con tutti i mezzi.
La verità umana per cui l’uomo diventa pazzo, perché
l’ignorante e il violento dominano il non violento è ostacolata in tutti i modi nel suo venire alla luce.
tutti lo sanno e tutti nascondono accuratamente il
proprio io. La storia lo dice. Sempre, il bambino, la donna,
l’operaio sono stati annullati, negati, violentati da chi non
è bambino, non è donna, non è operaio. Da chi non è. il
non essere dell’uomo, il disumano, domina l’umano, l’essere.
Far nascere il bambino, l’io dell’uomo, l’inconscio mare
calmo è la morte certa. certamente si verrà uccisi. Ho rischiato, continuo a rischiare. Perché non c’è, forse, tragedia più grande che fallire la psicoanalisi.
Perché non c’è tragedia più grande di quella che porta
l’uomo, per paura di essere ucciso, a suicidarsi. a istupidirsi. ad annullarsi e negarsi per paura di essere annullato e negato. a far finta di pensare per non pensare e impedire agli altri di pensare; a far finta di fare l’amore per
masturbarsi e impedire agli altri di fare l’amore; a far finta di vivere e impedire agli altri di vivere.
e non c’è forse, tragedia più grande di quella della ribellione del pazzo. Della ribellione nazista e fascista: la
pulsione di annullamento contro l’identificazione proiettata. Quella di non scoprire, ritrovare, sviluppare la rivoluzione: il rifiuto dell’io umano, il no dell’uomo.
La rivoluzione che si può chiamare scientifica allorché
la scienza non sia più ragione astratta scissa dagli istinti
ed espressione dell’istinto di morte. La rivoluzione che il
bambino, la donna e l’operaio sapranno fare quando non
crederanno più nella pulsione di annullamento, nell’altrui
potere divino di poter annullare la realtà aggressiva,
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iStinto Di morte e conoScenza
quando non crederanno più che l’anaffettività sia una
“soluzione”.
Perché allora si potrà sapere. Potremo sapere la psicoanalisi e fare sapendo che cosa facciamo e perché lo
facciamo.
non esiste la storia, la società, esistono uomini che fanno la storia e la società. Bisogna allora conoscere queste
realtà umane che fanno questa storia e questa società. Bisogna conoscere la fantasia di sparizione, la negazione, il
sadismo. aver paura della stupidità, della violenza di
Freud che ha fatto finta di fare la psicoanalisi, è suicidarsi. credendolo e idealizzandolo si va incontro a morte
certa, il suicidio.
istinto di morte e conoscenza
La conoscenza, ovvero il sapere è evidentemente rapporto. La conoscenza, ovvero il rapporto è creazione. Fare di
ciò che è ciò che non è, di ciò che non è ciò che è. È prassi,
è trasformazione.
Perché l’uomo possa conoscere deve riuscire a vincere
la pulsione di annullamento contro la realtà esterna. È
necessario che, capovolto, si rimetta dritto sui piedi; che
acquisisca veramente la stazione eretta.
rovesciare, raddrizzare il suo vivere capovolto come
se fosse ancora nell’utero materno, o sollevarsi alla stazione eretta dal suo stare e camminare a quattro gambe,
significa rovesciare la dinamica per la quale dall’essere
schiavo dell’istinto di morte, l’uomo diventa padrone di
esso istinto di morte. Liberarsi del primo e fondamenta20
PremeSSa aLLa SeconDa eDizione
le delirio che fa credere all’uomo, nato, di essere ritornato nell’utero materno; del delirio che riesce ad annullare la verità dell’uomo nel suo essere per il rapporto
sessuale.
La stregoneria, la religione, la schizofrenia, per la quale
l’uomo riesce ad annullare e paralizzare l’io dell’uomo e il
suo sviluppo può essere vinta allorché egli ritrovi la sua
verità e non si limiti allo pseudoessere della materialità
senza fantasia e pensiero. il corpo del neonato che è tutt’uno con l’inconscio mare calmo.
La trasformazione reale che allora l’uomo può compiere rendendo ciò che è qui ed ora ciò che non è più qui e
ora, ma che è stato, è conseguenza dell’aver ritrovato la
propria verità: la prassi materiale di rapporto non cieco,
l’intelligenza del vedere mediante l’io dell’investimento
sessuale, la conoscenza che deriva dalla prassi di tutto il
corpo con la realtà, come una volta il rapporto di tutto il
corpo con la realtà del liquido amniotico diede all’uomo
la prima conoscenza della propria storia, l’inconscio mare
calmo.
L’uomo diventa autore della propria vita, della propria
storia nel momento in cui passa dall’onnipotenza di “pensare” di fare di ciò che è ciò che non è mediante l’annullamento, a ciò che è per la fantasia di sparizione contro la
realtà, alla prassi sessuale di rapporto reale di tutto il corpo con la realtà.
il momento primo nel quale l’affetto si fonde alla conoscenza è il momento della nascita. conoscenza di sé e del
mondo umano; “conoscenza” del mondo non umano.
il primo e fondamentale affetto nel rapporto dell’uomo
con il mondo non umano è l’indifferenza. e l’indifferenza
è sapere che il mondo non umano non esiste: fare di ciò
che è ciò che non è.
21
iStinto Di morte e conoScenza
il primo e fondamentale affetto nel rapporto interumano è l’investimento sessuale e la speranza.
abbiamo così, ora, davanti agli occhi il momento primo
della conoscenza e della non conoscenza, momento che si
costituisce come rapporto di affetti. il rapporto primo di
non conoscenza è l’anaffettività, il rapporto primo di conoscenza è la sessualità interumana.
La psicoanalisi fonde così il sapere agli affetti del rapporto. L’istinto di morte che si oppone al rapporto si oppone anche alla conoscenza.
ma subito il sapiente propone e impone al neonato la
confusione. La madre è pronta a presentare se stessa come realtà non umana: sembra ma non è. Propone la sua
realtà fisica, la sua presenza, ma è una assenza, un non
essere. Propone l’indifferenza, la bugia, la violenza. il
neonato che “sapeva” dell’esistenza di una realtà umana,
viene deluso.
e così l’uomo inizia la vita convinto di essere pazzo.
ciò che conosceva, la realtà umana, non esiste, ciò che
non conosceva, la realtà non umana, esiste. ma non è la
realtà non umana, il vento, la luce, il freddo. È una realtà
umana... non umana; un pasticcio.
Poi, per tutta la vita, restiamo nel pasticcio, e facciamo
il pasticcio perché è la confusione la verità della realtà
umana. rifiutare il pasticcio è essere pazzi. È da pazzi
pretendere di non essere pazzi, di avere un io che vede e
distingue. È da pazzi rifiutare Freud, dire che non ha capito la psicoanalisi, che ha fatto una psicoanalisi che non è
psicoanalisi, che sembra ma non è. come dire che la madre è anaffettiva e invidiosa del bambino.
«caSSio: ma, amico, egli sovrasta lo stretto mondo come un
colosso e noi omuncoli passeggiamo sotto le sue enormi
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PremeSSa aLLa SeconDa eDizione
gambe e scrutiamo attorno per trovarci tombe disonorate.
Gli uomini, ad un certo momento, sono padroni dei loro destini: la colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi
stessi se noi siamo degli schiavi»1.
il pappagallo dei pirati
cinque anni sono trascorsi sull’orlo del burrone del fallimento.
nel momento in cui un lavoro psicoanalitico non si accompagni ad un rapporto, ad una dinamica di rapporto
tra sé e l’altro, esso è fallimento.
nel momento in cui, al contrario, esso lavoro si costituisce come rapporto e dinamica di rapporto, esso è realtà umana.
nel momento in cui essa dinamica di rapporto comprende la sconfitta dell’annullamento, e della negazione e
del sadismo, essa evidentemente è verità umana.
«L’intelligenza senza lavoro non esiste» è scritto nella
copertina di Per una psicoanalisi politica. e lavoro è la frustrazione e la lotta contro l’istinto di morte e lavoro è la
scoperta e il superamento del proprio istinto di morte.
«chi prova più piacere nel rapporto sessuale, l’uomo o
la donna?» chiesero a tiresia. «La donna», rispose tiresia. e fu accecato da Giunone. Giustamente, diciamo noi,
perché aveva detto una panzana.
nel rapporto interumano non c’è misura metrica. c’è
realizzazione umana nell’ambito del rapporto.
1
W. SHakeSPeare, Giulio Cesare, atto i, scena ii.
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iStinto Di morte e conoScenza
La vergine che si lascia deflorare gode nell’orgasmo
della sua trasformazione allo stesso modo dell’uomo che
entra in lei in una “uguaglianza” che non è identificazione.
L’uguaglianza che fa del bambino che nasce un essere
umano “uguale” alla madre nel momento in cui entrambi
si separano dal passato. ciò che era non è più, ciò che non
era, ora è.
il pappagallo che lascia la sua pelle mostra la sua flagellazione allo stesso modo con il quale la macchia di sangue della vergine denuncia l’assurdità e la stupidità della
verginità della donna, l’assurdità e la stupidità dell’anaffettività e dell’invidia dell’uomo per l’uomo.
Se cinque anni sono trascorsi per dimostrare che il
rapporto uomo donna è possibile, non è molto.
Se cinque anni sono trascorsi per dimostrare che una
donna, il sottoscritto, nonostante le violenze freudiane, è
riuscita a fare un bambino e farlo crescere; e per dimostrare che una donna che abbia ritrovato il proprio io può
“costringere” il maschio a diventare a sua volta donna che
si lascia deflorare e fecondare, non è molto.
avevo scritto, nel dattiloscritto del gennaio 1971, «in
verità gli autori sono più di uno», volendo con ciò accennare al pensiero che il lavoro, allorché non voglia essere
anaffettività o masturbazione, è sempre situazione e dinamica di rapporto. Poi, di fronte all’odio e al disprezzo
di molti colleghi, cancellai rapidamente.
ora la verità, che non annulla il rapporto esistito, può
essere formulata così: il libro fu scritto nonostante i molti
con i quali avevo avuto rapporto. nonostante Freud e la
cultura psicoanalitica tradizionale, il cosiddetto training
freudiano, il silenzio analitico, le interpretazioni violente.
ora la verità, che non annulla la realtà di essere stato
l’autore delle scoperte e del libro e che si costituisce co24
PremeSSa aLLa SeconDa eDizione
me realtà parziale, è che gli autori della scoperta e del lavoro analitico sono più di uno.
non sarei riuscito se, nel caso specifico, l’autore dei
due volumi citati non avesse voluto che il nuovo discorso
psicoanalitico riuscisse. Se non avesse intuito, al di là degli strati di indifferenza «che sotto forma di strato corticale, di difesa contro gli stimoli, fanno l’organizzazione
speciale che fa da mediatrice tra l’es e il mondo esterno
(...) cui lasciamo il nome di io»2, l’io reale umano, l’io interno, l’inconscio mare calmo.
ed è esso io che, nel riconoscimento dell’originalità
della scoperta, rende l’origine, rapporto. Pur non trovando ad essa un prima, trova però un nesso, al di là dell’annullamento e della negazione freudiana, il nesso con l’interesse di marx per l’uomo, il nesso con un altro che, nonostante duemila anni di pensiero umano scisso e tendente all’annullamento e alla negazione dell’uomo, riesce
a rifiutare la menzogna, riesce a proporre verità umane.
Poi, troppi pappagalli hanno fatto finta di essere marxisti. Seducenti nelle loro penne colorate, simpatici nel loro masticar parole, accoppiano il serpente con la donna:
Freud con marx.
L’uomo, che è riuscito ad essere donna, si ripropone
con un pene, l’investimento sessuale, la conoscenza, e
“costringe” le vergini al rapporto. costringe a guardare
ciò che è evidente, costringe a non dire bugie, a non confondere e violentare con la “cultura”.
«Questi due mi danno l’angoscia»3.
2
S. FreuD, Sommario di psicoanalisi, editrice universitaria, Firenze 1957,
p. 14; ora Compendio di psicoanalisi, in Opere, vol. Xi, Boringhieri, torino
1979, p. 573.
3
È il titolo di un articolo di S. rossetti comparso sul settimanale “L’espresso” il 15 febbraio 1976.
25
iStinto Di morte e conoScenza
L’uomo che è riuscito ad essere donna costringe l’uomo a ritrovare il se stesso che ebbe rapporto con il liquido amniotico, il se stesso che ebbe rapporto con il latte
della madre. costringe all’angoscia di perdere il pene della ragione astratta, alla paralisi di vivere il desiderio della
sostanza interna dell’altro, al terrore di essere nato.
roma, marzo 1976
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Premessa all’edizione francese
Condensare in poche pagine un metodo di ricerca e scoperte psicoanalitiche che si costituiscono come fondamenti di tutto il discorso, comprende obiezioni di fronte
alle quali potrebbe essere difficile argomentare logicamente. Spiegarsi rivendicando una propria dimensione
personale di essenzialità e concisione può non essere sufficiente, ed è effettivamente insufficiente allorché si consideri che essa dimensione si fonde in senso proprio con
un metodo di ricerca e con un rapporto specifico con la
realtà costituita.
Quando cioè, nel 1970, esponendo un discorso, costruito nel passato, come proposizione di rifiuto dell’ideologia dominante, la freudiana, era necessario, oltreché proprio al metodo e alle scoperte, non esporre
zone di scarsa resistenza, zone di discorsi diluiti, incerti,
zone di tentativi di ricerca invece che ricerche coerenti e
precise.
Il fatto che a tutt’oggi, dopo più di sette anni (fatto salvo il solo caso citato nella seconda premessa) non ci siano state manipolazioni e mistificazioni del discorso, di27
IStInto dI morte e ConoSCenza
mostra che l’impostazione fu esatta anche se, per converso, la reazione, alla presenza, invece di essere stata di appropriazione e frammentazione, è stata di annullamento
e di silenzio.
ora, nella presentazione del volume al lettore francese,
è indubbiamente opportuno e giusto esplicitare più diffusamente la proprietà e la necessità del metodo in modo
che diventino più chiare le argomentazioni con le quali
inizia il discorso. mi riferirò pertanto alle prime pagine
del volume che contengono nella loro esposizione, apparentemente introduttiva, proposizioni metodologiche
precise.
Il primo capitolo si costituisce su quattro paragrafi e
su di essi poggia la struttura metodologica del lavoro. ad
essi fanno da introduzione poche righe nelle quali sono
condensate:
1. Una proposizione di arte poetica.
2. Una ovvietà: la notorietà del problema dell’assenza
fisica.
3. Il sempre del problema che lascia, come ipotesi di
lavoro, una possibilità, ipotetica, che una volta possa non accadere.
4. La reazione dell’analizzando nei suoi due aspetti: di
modificazione psichica o di comportamento.
5. La proposizione e l’estensione dell’assenza ad una
accezione più profonda che non la lontananza fisica.
6. La frustrazione.
La vaga allusione dell’artista non trova, nello scienziato, ottuso nel suo interesse per la notorietà dei fatti evidenti, la recettività sufficiente a connettere il nesso. La
scissione pregressa tra fatti materiali e fatti psichici im28
PremeSSa aLL’edIzIone franCeSe
pedisce la visione e l’ascolto e la cecità dello scienziato fa
ripetere all’uomo il calcolo positivista del fatto materiale
lasciando l’artista nel mondo strano della percezione e
dell’intuizione, mondo simile e vicino a quello dei matti.
L’ignoto inglese si porge al noto nell’offerta sessuale di
una donna sempre annullata e negata dall’uomo positivista, amante osceno dei fatti materiali. da sempre.
L’istante di illusione voluta prima di giungere al sempre, vuole dire il fuggevolissimo momento in cui l’essere
umano che fa il nesso vorrebbe negare la conseguenza
della solitudine, la maledizione di aver tradito il potere
dell’uomo; assoluto, da sempre. Vorrebbe negare che la
proprietà del metodo frontale e radicale è la necessità di
resistere e sopravvivere alla ineluttabile reazione dei sacerdoti dei fatti materiali.
ma la reazione altrettanto ineluttabile dell’analizzando
che indica la psicosi manifesta nel comportamento dissociato non ammette incertezze. essa costringe all’approfondimento e alla scoperta del latente. Costringe alle due
proposizioni nette: assenza uguale delusione. Lo scontro
è aperto, il metodo è frontale e radicale. Così postosi, nel
subitaneo rovesciamento della propria storia di analista
violento, sicario di una società che vuole annullare l’inconscio, l’abilità pone in nota l’interpretazione graduale
dell’oltreché, dell’al di là.
Servono prima alcune pagine che, nella storia, saranno
anni di lavoro dialettico, in cui si svolge il rifiuto e la denuncia della incoerenza e della dissociazione di una realtà materiale divinizzata nel suo essere assoluto, senza oltreché. Una realtà materiale che perde se stessa nella
propria idealizzazione. Soltanto dopo verranno la scoperta-affermazione dell’assenza come esplicazione attiva di
una pulsione e l’altra nota che contiene lo scontro: nel29
IStInto dI morte e ConoSCenza
l’uomo, nella realtà psichica umana non c’è mancanza,
non c’è assenza. Il rifiuto di accettare la negatività come
realtà immodificabile e destino pone il lavoro fuori e contro la cultura dominante con un capovolgimento all’opposto: dalla misteriosità, incomprensibilità, incurabilità, alla
scientificità, comprensibilità, guaribilità della malattia
mentale umana.
Il contenuto latente dell’analista che coglie l’assenza
non si svolge nella gioia della scoperta, nell’euforia del
successo, nel trionfo dell’intelligenza. esso si incardina in
una identità costretta a manifestarsi e nominarsi nel fatto
concreto che la scoperta è immediato confronto con la
pulsione attiva di annullamento, che la scoperta è certezza di soluzione. essa stessa. Perché è conseguenza della
storia e del metodo che non permette di ipotizzare un
non, conseguente alla scoperta stessa. Il non successivo, il
suicidio dopo la scoperta è l’astratto ipotetico, reso inesistente dal discorso che il nulla non crea nulla, che il non
conseguente può trarre le sue origini da un non precedente che non avrebbe permesso la scoperta: in assoluto,
in quanto se si intende realmente il potere della pulsione
di annullamento e si riesce a pensare, si sa che una pulsione di annullamento per quanto rimossa, in quanto rimossa, non permette mai la scoperta della pulsione di annullamento.
La teoria chiara, il metodo coerente, la resistenza e
l’abilità costante nel fare che si svolgono poi, nel tempo
degli anni, sono già, in potenza, nelle poche righe che introducono i paragrafi. Sono già nel fermare l’assenza come violenza. Perché nel fermare l’assenza ci si fa presenti, si afferma la realtà dell’essere, la derivazione dell’essere dall’essere, il rifiuto del nulla che è realtà creata dall’uomo alienato.
30
PremeSSa aLL’edIzIone franCeSe
Si costruiscono così i quattro pilastri, le fondamenta:
l’assenza dell’analista;
il problema della frustrazione;
la reazione dell’analizzando all’assenza dell’analista;
il caso clinico: cioè la prassi di confronto dialettico.
L’immediatezza delle proposizioni del primo paragrafo, la sua essenzialità propongono il metodo del rapporto
con la realtà senza masturbazioni. «ritengo che tutto ciò
che accade in analisi vada considerato nell’ambito della
relazione globale, cosciente e inconscia, del paziente verso l’analista (transfert) e dell’analista verso il paziente
(controtransfert)». Inammissibili cioè non soltanto “assenze” dell’analista ma neppure scissioni tra coscienza,
inconscio e comportamento.
Coscienza, inconscio, comportamento: la triade così
fusa è la sola che possa opporsi all’opposta triade psicotica dell’anaffettività, dell’invidia, della bramosia. e concludiamo rapidamente, senza tante discussioni, viene
detto. La possibilità di affrontare la malattia mentale
chiede che ad affrontarla ci sia un non malato mentale;
che all’anaffettività e alla dissociazione si opponga l’interesse e la fusione.
La contrapposizione dialettica al negativo dell’uomo
chiede un metodo proprio, abbiamo detto, ed una coerenza teorica precisa. La triste realtà di essere sempre trascinati in un rapporto sadomasochistico su oggetti sempre
più parziali, obbliga ad una resistenza e ad un rifiuto che
si stabiliscono, in primo luogo, nell’essere dell’analista.
ed in primo luogo, paradossalmente al di là e prima del
rifiuto del rapporto sadomasochistico, nella resistenza a
quanto c’è di più latente, di più invisibile nella realtà pulsionale umana: la resistenza alla pulsione di annullamen31
IStInto dI morte e ConoSCenza
to, la resistenza, al di là della violenza più o meno manifesta, all’anaffettività umana.
La realtà materiale rifiutata prima, nella sua pazzia di
essere assoluto in assenza di realtà psichica, torna ora, risanata dal matrimonio con la realtà psichica, come protagonista della cura della dissociazione ponendosi come
coerenza e scienza: «Verbalizzazione coerente di come
nell’hic et nunc dell’evento si sia verificata una specifica
realizzazione di uno dei due partner con la relativa corrispondente realizzazione dell’altro».
Soltanto dopo, completando la certezza dell’essere con
la sicurezza e l’abilità chirurgica, si può svolgere una dinamica e una ricerca tendente a dialettizzare, in modo
specifico, la prima proposizione di essere costituitasi nella resistenza al massimo negativo dell’uomo: la dialettica
della contestazione specifica dei “bisogni” di soddisfare
pulsioni parziali di rapporto.
ma non soltanto. «Come esigenze dell’analizzando si
considerano qui le tendenze ad un rapporto oggettuale
evolutivo...». Si adombra il secondo capitolo, si dice che la
frustrazione non è fine a se stessa. ancora il metodo. Il
suggerimento di un fine, nel confronto, evita il masochismo del paziente anche se pone l’analista nella responsabilità di sapere, anche quando nulla è ancora visibile e accertabile, che c’è un meglio, un plus, un positivo. La responsabilità di proporre, anche contro il fatto di una non
risposta generalizzata, continua, ripetuta, la realtà di un
Io interno derivato da una esperienza materiale di rapporto: la intuizione-speranza che esiste un seno.
Il rifiuto di ogni neutralità è sapere. La responsabilità
di sapere il negativo, la responsabilità di nominarlo, la responsabilità, nel nominarlo, di rifiutarlo, comprendono la
responsabilità, enorme, di sapere cosa accadrà... poi. La
32
PremeSSa aLL’edIzIone franCeSe
conquista all’uomo della realtà psichica, l’inconscio mare
calmo.
e non c’è nulla che, nel rapporto analitico, possa aiutare l’analista. Il pensiero che altri, in altre realtà, fanno cose simili gli permette di avere quanto non è permesso
avere, la consolazione. Le immagini del rivoluzionario e
del chirurgo che rifiutano, tolgono, trasformano senza sapere esattamente cosa accadrà poi, gli permette di sentirsi superbo nel suo sapere che tolta all’uomo l’anaffettività, tolta all’uomo la castrazione emergerà, per forza, qualcosa; qualcosa di più e di meglio, qualcosa che non potrà
mai essere peggio dell’anaffettività e della castrazione:
perché il peggio sarebbe nulla.
Vedere e parlare comprendono, nell’interpretazione
che cura, l’essere dell’analista che non nomina il male per
la rassegnazione di tutti, come può fare, per piccole parti
di male, il sadismo, colui che non è, ma per la rivolta di
tutti. L’analista pretende un atteggiamento contro il male
dando in cambio la non solitudine: il transfert positivo.
Perché «... la frustrazione non deve essere l’esplicazione
attiva di una realizzazione inconscia dell’analista, anche
quando sia mascherata da dati di realtà. egli infatti agirebbe, senza esserne cosciente, una pulsione e non, come
appare in modo manifesto, una astinenza o una neutralità. Con ciò l’analista non c’è più...». L’analista deve sapere
ciò che fa e perché lo fa: coscienza, inconscio, comportamento. Perché altrimenti sarebbe “ignoranza” delle possibilità trasformative ed evolutive dell’altro: ignorare =
pulsione di annullamento.
ma, in genere, l’“analista” preferisce ignorare e pretende un comportamento maturo (adulto). Lo terrorizza anche soltanto l’ipotesi di un transfert positivo, che nel paziente sorga una speranza che esista un seno, un oggetto
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IStInto dI morte e ConoSCenza
del desiderio. oggetto che, ovviamente, non può essere
altri che lui. e siccome, per essere oggetto del desiderio e
rispondere ad esso occorrono inconscio, coscienza e comportamento, pietosamente, l’“analista” terrorizzato preferisce essere lui il paziente e lasciare che sia l’altro a comprendere e ad avere un comportamento maturo (adulto).
Si attua il rovesciamento. Cadere nel rovesciamento della
situazione analitica è la fine, fin dall’inizio, di ogni analisi
e di ogni possibilità di fare analisi. Con distruzione reciproca. Il paziente sviluppa quanto era venuto a curare,
l’onnipotenza dell’anaffettività; l’“analista” perde quanto
poteva avere di possibilità e di speranza.
Perché non è sufficiente la speranza per affrontare
l’istinto di morte che non uccide il corpo. non sono sufficienti possibilità più o meno vaghe, tenute in potenza in
sé, più o meno nascoste. La certezza della propria realtà
umana concreta, fuori da astrazioni che nascondono un
non essere, è l’unica base di partenza che permette l’analisi nel suo metodo proprio di confronto immediato,
frontale, come momento di inizio dialettico, come interpretazione prima, di quanto è più latente e più invisibile
nell’uomo: l’anaffettività umana, la pulsione di annullamento.
Gettare la certezza dell’essere, che l’analista dovrebbe
avere e non ha, nell’altro, realizza la schizofrenia di un
ruolo ottenuto per investitura. Si innesca così, nel dare all’altro l’onnipotenza, quel meccanismo di “guarigione” nel
quale il paziente in un rapido annullamento del transfert
e del conflitto, cancella la castrazione.
accade infatti che la reazione del paziente all’offerta
che l’analista freudiano fa di tutto se stesso, seguendo
l’indicazione del maestro, è diversa da quella prescritta.
L’analizzando non divora il corpo e l’anima dell’analista
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PremeSSa aLL’edIzIone franCeSe
per diventare come lui. Un tempo, di fronte alla madre
anaffettiva che, allattando, guardava il soffitto il neonato
può aver introiettato il seno e la madre intera. allora la
realtà del bisogno materiale di sopravvivenza costringeva il neonato a mangiare. ma ora l’“analista” ignora che
l’analizzando è esperto di molti rapporti sadomasochistici. Vi è coinvolto da sempre, è la norma. Hegelianamente
supera il maestro che riproporrebbe di nuovo l’identificazione, in una realizzazione di aggressività pura, guarendo
nell’indifferenza astratta, annullando il persecutore con
la fantasia di sparizione contro l’identificazione proiettata e gestita dall’“analista” terrorizzato dalla sola possibilità di poter essere chiamato a rispondere al desiderio.
L’analizzando rifà così la nascita nell’annullamento
della realtà persecutoria. ma quanto fu reale un tempo
nell’annullamento del mondo non umano, è mostruoso
ora nell’annullamento dell’analista nevrotico che è terrorizzato dalla possibilità di un desiderio altrui. e lo stupido
analista che furbescamente pensava di fabbricare marionette, si ritrova addosso il nazista che per sperimentare
la sua ritrovata potenza comincerà ad eliminare lui, il nevrotico. nei due versanti: come intellettuale astratto che
pontificherà di psicoanalisi, come positivista guarito che
ha finito per sempre di occuparsi di realtà psichica.
L’uomo ancora bambino teme il danno maggiore rispetto al rapporto sadomasochistico, l’uomo non più
bambino sa che il danno maggiore è potere e dominio sugli altri. L’indifferenza astratta ovvero l’anaffettività è fascino incomprensibile per gli altri confusi che correranno
a sottomettersi1. a cercare, gabbiani ingenui2, il potere
1
2
Si legga L’indifferente di Proust.
Si legga Il gabbiano di Čechov.
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IStInto dI morte e ConoSCenza
dell’istinto di morte, quel profondissimo e inquietante
potere che fa di ciò che è ciò che non è, e di ciò che non è
ciò che è: il potere della fantasia di sparizione.
Con il quarto paragrafo è come se avessi voluto rispondere, in essenza e in anticipo, a quanto, più volte, dopo
qualche anno, trapelò al di là del muro dell’annullamento
e della negazione. evidentemente la fiducia che, prima o
poi, sarebbe comparsa la domanda che poi emerse – “come hai fatto?” – mi spinse a sintetizzare una prima risposta al desiderio, a costruire un primo oggetto alla dimensione allora assolutamente ignota e imprevedibile: una
domanda che non fosse inquisizione, un avvicinamento
che non fosse per uccidere. La storia delle tre melarance
insegnava, la storia di narciso ammoniva. Il bello, la psicoanalisi, la scoperta della fantasia di sparizione e dell’inconscio mare calmo, non poteva ripetere la stupidità del
ragazzo fortunato che si lascia cogliere di sorpresa dal
desiderio del neonato, non poteva, è nei fatti, essere superba in una astrazione impossibile alla stessa scoperta.
Il confronto pratico con la malattia mentale, di molto
precedente la verbalizzazione scientifica della teoria, stabilisce da solo la ricerca sulla realtà di un metodo esistente prima della scoperta stessa. Una piattaforma di base
che esclude l’essere per identificazione e la coazione a ripetere; ovvero esclude l’identificazione proiettiva e la
pulsione di annullamento contro l’identificazione proiettata. accetta, al contrario, un primo anno di vita senza parola ma con resistenza e fantasia, e lo rivendica. rivendica la base concreta dell’emergenza del linguaggio in una
realtà materiale prima della nascita, in una realtà psichica dopo la nascita. Le realtà umane deboli che non hanno
possibilità di esprimersi, condotte al macello dai loro
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PremeSSa aLL’edIzIone franCeSe
stessi bisogni di sopravvivenza, in una società priva del
buono, del caro, dell’affettuoso, arida come è di sessualità
soddisfatta.
e di qui, come il bambino che per assicurarsi la soddisfazione dei bisogni materiali, ascolta, vede e coglie il
senso della comunicazione del comportamento umano, la
seconda, terza e quarta risposta: nell’ascoltare e vedere
quello che dice il malato, come lo dice, come egli si comporta. Inconscio, comportamento, coscienza è la risposta
che si oppone alla malattia mentale allorché sia completata dalla elaborazione di quanto vissuto, la fantasia-ricordo dell’esperienza passata, dalla scoperta del latente,
dalla verbalizzazione.
La possibilità di cogliere il punto dell’essere nato per
reazione alla morte si fonda, ancora una volta, sull’assetto personale e sul metodo di un fondamentale rifiuto della norma. La norma per la quale gli esseri umani fanno i
bambini per “cura”; per vincere il proprio vuoto interiore,
per salvarsi dalla psicosi manifesta. fanno quanto è molto facile e normale fare, il fatto materiale del far nascere
un bambino realizzando un assurdo alibi di creatività che
curerebbe la pazzia, in una sintesi, frequente nell’uomo,
di intuizione geniale: la creatività che cura la pazzia, e di
disfacimento macilento in un atto meccanico di fecondazione materiale. Per poi lasciare il carico della resistenza
e della cura al neonato che dovrebbe resistere e rispondere all’impazzimento positivistico dei genitori caduti
nell’assenza di una realtà psichica creativa.
La possibilità di cogliere i punti successivi, dal balcone,
al suicidio preventivo per evitare di essere ucciso da altri,
al poi, ecc., fino alla formulazione fondamentale dell’assenza che fa del male, può essere intesa soltanto se la si
comprende inserita in una recettività propria ad una ri37
IStInto dI morte e ConoSCenza
cerca psichica. ricerca specifica dai primi giorni in cui posi piede nel manicomio quando, circondato da malati passivi e inerti, meravigliato, dissi a me stesso: «ma dov’è
l’aggressività nel malato di mente? Qui non si muove mai
nessuno!». ricerca generica sulla norma che nascondeva
la non norma, dall’adolescenza.
Così ho fatto. ascoltando, senza avere il normale terrore di essere distrutto dalla malattia mentale. È la situazione controtransferenziale indicata e riassunta nella frase:
«Comprendo che il paziente mi sta dicendo».
L’essere che non ha eliminato la nascita e il primo anno di vita per sopravvivere, pertanto, in primo luogo, per
riconfermare quanto detto, pone la base della ricerca psichica essendo impossibile, con accorgimenti tecnici, evitare le reazioni inconsulte e dissociate dell’“analista” terrorizzato dall’istinto di morte che non ferisce il corpo.
fondare la ricerca psichica sul superamento dell’alibi
giuridico «Io non c’ero, quindi sono innocente» significa
affermare che la nascita della psichiatria è reale soltanto
nel superamento di una norma, più o meno giuridica, che
considera solo i fatti evidenti: il sadismo manifesto. Questo potrà essere il dopo della psichiatria, dopo che essa
avrà fatto la sua nascita e il suo sviluppo. Il punto di partenza è il contrario della norma: colui che fa del male è chi
non c’è. Chi non c’è materialmente quando deve esserci,
ma essenzialmente e fondamentalmente la causa della
pazzia è in chi non c’è essendo materialmente presente.
Il superamento della limitatezza umana del poter pensare la violenza soltanto come sadismo manifesto è il superamento della stupidità umana di realizzare se stessi
soltanto come rapporto positivistico con la realtà propria
e altrui, come pazzia religiosa di rapportarsi agli altri nell’assistenza ai bisogni umani di sopravvivenza. La ripeti38
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zione di quanto accadde in passato nel ricatto mostruoso,
ma normale, della madre anaffettiva, ineccepibile nel soddisfare i bisogni del figlio che chiedeva in cambio, silenziosamente, l’anima, è il punto di scontro, arduo, stretto
come il canale del parto, nel quale la psichiatria può rischiare lesioni irreversibili nel momento in cui per evitare il materialismo ottuso dell’uomo fisiologico debba cadere nell’ascetismo che sacrifica il corpo.
roma, luglio 1979
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