Umorismo, stereotipi, ironia e realia nell`opera "Bar Sport" di Stefano

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Umorismo, stereotipi, ironia e realia nell`opera "Bar Sport" di Stefano
Faculteit Letteren & Wijsbegeerte
Evelien Van de Wiele
Umorismo, stereotipi, ironia e realia
nell'opera "Bar Sport" di Stefano Benni
Masterproef voorgedragen tot het behalen van de graad van
Master in het Vertalen
2014
Promotor Dr. Sara Vandewaetere
Vakgroep Vertalen Tolken Communicatie
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RINGRAZIAMENTI
Innanzittuto, tengo a ringraziare la dottoressa Sara Vandewaetere per avermi offerto
l'occasione unica di eleborare una tesi riguardante i miei interessi personali, il che è stato
un'esperienza molto istruttiva e interessante grazie ai suoi consigli utilissimi e le sue
cognizioni specifiche.
In secondo luogo, ringrazio la mia famiglia per avermi dato l'opportunità di continuare i miei
studi e per avermi incoraggiato per anni.
Concludo i miei brevi ringraziamenti rivolgendomi al mio caro promesso sposo Jean-Marcel,
sull'appoggio del quale ho sempre potuto contare.
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INTRODUZIONE
1.1
Quadro sinottico della tesi
1.2
Motivazione
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TRADUZIONE
2.1
Traduzione italiano-neerlandese
2.2
Stefano Benni
2.3
Lo stile dell'autore
2.4
Bar Sport
2.5
Pubblico d'arrivo e identità italiana
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6
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QUADRO TEORICO
3.1
L'umorismo
3.3.1 L'umorismo: una definizione
3.1.2 La traduzione dell'umorismo
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3.2
L'ironia
3.2.1 L'ironia: una definizione
3.2.1 Le funzioni dell'ironia
3.2.3 La traduzione dell'ironia
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3.3
Gli stereotipi
3.3.1 Gli stereotipi: una definizione
3.3.2 Le funzioni degli stereotipi
3.3.2.1 La ricerca di Madon et al.
3.3.3 Quali stereotipi esistono sull'Italia?
3.3.4 La traduzione degli stereotipi
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3.4
I realia
3.4.1 I realia: una definizione
3.4.2 La traduzione dei realia
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4
COMMENTI ALLA TRADUZIONE E IL PARAGONE CON IL FILM
4.1
Commenti ai concetti 'italiani'
4.2
Commenti generali
4.2.1 Strategia della compensazione
4.2.2 Strategia della descrizione
4.2.3 Strategia dell'adattamento
4.2.4 Strategia della trascrizione
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59
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CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA
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INTRODUZIONE
1.1.
Quadro sinottico della tesi
Questa tesi è incentrata sull'opera Bar Sport dello scrittore bolognese Stefano Benni. Questo
libro è stato pubblicato nel 1976 e non è ancora stato tradotto in neerlandese. Benni deve la
sua popolarità parzialmente a quest'opera, la quale si caratterizza prevalentemente per
l'umorismo che viene apprezzato molto in Italia. In questo lavoro esaminiamo tra l'altro le
ragioni per le quali il libro ha subito riscosso un grande successo in Italia. La base di questo
lavoro non è quindi puramente traduttologica, ma anche sociologica.
Il nostro quadro teorico si compone di quattro parti. La prima riguarda l'umorismo in quanto
concetto generale: che cosa è l'umorismo e in quali difficoltà si può imbattere il traduttore
durante il processo della traduzione? Esistono strategie che permettono di affrontarle e di
quali aspetti culturali deve tenere conto il traduttore trasponendo il testo dalla lingua sorgente
alla lingua d'arrivo? Quali sono le funzioni sociali dell'umorismo?
Di seguito approfondiamo il tema dell’umorismo studiandone tre caratteristiche specifiche,
vale a dire: l'ironia, gli stereotipi e i riferimenti culturali, detti anche realia; sono essi i temi
dei tre capitoli successivi. Sono, infatti, essenzialmente questi elementi a essere tipici del libro
e a suscitare l'umorismo. Nei tre casi analizziamo le difficoltà per il traduttore e se sussistono
delle tecniche per affrontarle. Per di più, esaminiamo anche le funzioni sociali dell'ironia e
degli stereotipi. Quest'ultimo tema è in realtà la parte più consistente della nostra ricerca, visto
che gli stereotipi formano in qualche modo il meccanismo di fondo di Bar Sport. Descriviamo
la comparsa degli stereotipi e la loro esattezza quando essi si trasformano in pregiudizi.
Osserviamo inoltre gli stereotipi più noti sul Belpaese e il modo in cui possono essere tradotti.
Infine applichiamo il quadro teorico alla pratica concreta della nostra traduzione verso il
neerlandese prendendo in considerazione alcuni capitoli dell'opera, in modo da poter spiegare
le strategie traduttive impiegate e da poter inquadrare culturalmente svariati concetti tipici del
Belpaese che sono presenti nel libro Bar Sport scritto da Stefano Benni nel 1976 e
nell'omonimo film uscito nel 2011 e diretto da Massimo Martelli.
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1.2
Motivazione
Siccome il libro Bar Sport è considerato un vero classico della letteratura italiana umoristica,
scrivere una tesi su questo tema è indubbiamente un'opportunità da non perdere. Infatti, Bar
Sport ha riscosso un successo strepitoso in Italia, ma il libro è ancora studiato poco e non è
molto noto all'estero. Durante il processo di lettura e di scrittura, avremo la possibilità di
ingrandire il nostro bagaglio culturale e la nostra conoscenza della lingua italiana: due aspetti
a cui teniamo molto e che riteniamo inoltre indispensabili per ogni persona che studia lingue.
La diversità e la bellezza della cultura italiana meritano di essere al centro dell'attenzione al
fine di favorirne la diffusione all’estero. Il fatto di contribuire modestamente all'obiettivo
precedentemente accennato, costituisce per noi una motivazione valida che ci spinge a
dedicarvi una tesi.
Grazie a quest'argomento possiamo fare una ricerca approfondita su aspetti sia traduttologiche
che sociologiche che ci permetterà di presentare una tesi interdisciplinare che testimonia una
base accademica affidabile.
2
2.1
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TRADUZIONE
Traduzione italiano-neerlandese
Il carabiniere
1
De carabiniere
Il carabiniere beve anche lui caffè, spesso corretto. Al suo apparire
nel bar, tutti ammutoliscono o scompaiono nel gabinetto. Tanto può
un generico senso di colpa. Talvolta il carabiniere entra nella
discussione calcistica con grossi sfondoni che nessuno gli corregge
per paura della divisa. Se nel bar si gioca a carte, tutti nascondono le
carte e cominciano a guardarsi ai quattro lati del tavolo come idioti.
Talvolta qualcuno attacca un coro di montagna.
Ook de carabiniere drinkt koffie, vaak een corretto. Wanneer hij
binnenkomt, valt er een stilte of verdwijnt iedereen naar de toiletten.
Zoveel kan een algemeen schuldgevoel teweegbrengen. Af en toe
bemoeit hij zich met een discussie over voetbal, maar ook wanneer
hij enorme flaters begaat, is er niemand die hem durft te verbeteren.
Bij kaartspelletjes verstopt iedereen snel zijn kaarten onder tafel en
kijkt elkaar aan als een stel idioten. Soms begint iemand
bergliederen te zingen.
L'ingegnere
De ingenieur
Due volte al giorno, nel bar, il barista mette una tazzina sul banco e
declama: “Prrrronto il caffè dell’Ingegnere!” Tutti si fanno da parte
lasciando libera una porzione di bancone. Momento di silenzio
generale. La tazzina resta misteriosamente al suo posto. L’Ingegnere
è scomparso, o più verosimilmente, c’è ma è invisibile. Il barista
infatti non si preoccupa. Dopo due ore riprende il caffè, lo scalda e
ve lo serve espresso.
Twee keer per dag zet de barman een kopje op de toog en roept:
“De koffie van de Ingenieur is klaarrrrr!” Iedereen gaat opzij om
een deel van de toog vrij te maken. Een moment van absolute stilte.
Het kopje blijft vreemd genoeg op zijn plaats staan. De ingenieur is
verdwenen of, meer waarschijnlijk, hij is onzichtbaar geworden. De
barman maakt zich in geen geval zorgen. Twee uur later neemt hij
de koffie weg, warmt hem terug op en serveert hem als espresso.
Bovinelli-tuttofare
Sul biglietto da visita c'è scritto Bovinelli-tuttofare, ed è vero:
Bovinelli sa fare tutto. La prima volta che si presentò al bar, chiese
se qualcuno aveva scarpe da risuolare, gomme da vulcanizzare o
3
Bovinelli-manusje-van-alles
Op zijn visitekaartje staat geschreven. "Bovinelli-manusje-vanalles", en het is waar: Bovinelli is écht een manusje-van-alles. De
eerste keer dat hij in de bar kwam, vroeg hij of hij iemands
7
biciclette da riparare.
sghignazzando, "e poi?"
"Ma
sì,"
disse
l'avvocato
Brega
"Anche giardini da curare, vino da travasare o muri da imbiancare,"
disse serio Bovinelli. "Io ho i capelli un po' lunghi," disse Muzzi.
La sera stessa alle nove suonò il campanello di casa Muzzi e si
presentò Bovinelli con un asciugamano e la macchinetta. Tosò
Muzzi, aggiustò la bambola della figlia che non diceva più mamma,
levò le pulci al cane e mentre usciva diede l'olio al cancello.
Cominciò così la carriera di Bovinelli.
4
Bovinelli girava con una giardinetta di legno piena di attrezzi: aveva 4
tutto, dal martello alla scala snodabile. Cominciava dal fondo della
strada, alle otto di mattina. Una casa alla volta. Niente era
impossibile per Bovinelli. Scendeva, vestito nella sua tuta blu, col
metro di legno in tasca e la nazionale in bocca. Ascoltava il
problema, tornava sulla giardinetta, e rientrava con qualche trapano
incredibile, o un bulbo di tulipano, o una chiave inglese da
locomotiva, o un pezzo di motore di bruciatore, ed eseguiva. Ogni
intervento, duecento lire, qualunque fosse la specialità. Aveva due
manine da chirurgo: di fronte a loro, si arrendevano i transistor e le
caldaie. Questo fino al venerdì sera.
schoenen moest verzolen, rubber vulkaniseren of fietsen repareren.
"Ja," gniffelde advocaat Brega, "en dan?"
"Of een tuin om te verzorgen, wijn om te decanteren en muren om
te witten," zei Bovinelli ernstig. "Mijn haar is wat lang," zei Muzzi.
Diezelfde avond nog ging de bel ten huize Muzzi, waar Bovinelli
aankwam met een handdoek en een scheerapparaat. Hij gaf Muzzi
een scheerbeurt, repareerde de pop van zijn dochtertje die geen
'mama' meer kon zeggen, ontdeed de hond van zijn vlooien en
terwijl hij naar buiten ging, gaf hij het hekje een oliebeurt. Dat was
het begin van de carrière van Bovinelli.
Bovinelli tufte rond met een oude Fiat Giardinetta met houten
panelen die dienst deden als deuren en die hij volstopte met
materiaal. Hij had alles bij zich: van een hamer tot een uitklapbare
ladder. Hij begon achteraan de straat, om acht uur 's ochtends. Eén
huis per keer. Niets was onmogelijk voor Bovinelli. Hij vertrok in
zijn blauwe overall met een vouwmeter in zijn zak en een nazionale,
een populair type sigaret zonder filter, in zijn mond. Hij luisterde
naar het probleem, ging naar de giardinetta en kwam terug met een
aantal boren om u tegen te zeggen, een tulpenbol, een Engelse
sleutel die een treintechnicus waardig was, een stuk
verbrandingsmotor en hij ging aan de slag. Wat hij ook moest doen,
het prijskaartje bedroeg 200 lire. Hij had twee fijne handen waar
zelfs chirurgen jaloers op zouden zijn: transistors en
verwarmingsketels konden het van hem niet halen. Dit was het
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geval tot vrijdagavond.
5
Venerdì sera alle otto precise Bovinelli posteggiava la giardinetta 5
davanti al bar, si toglieva la tuta, si lavava le mani alla fontana, e
poi si sedeva. Alle otto e dodici minuti era già serenamente ubriaco.
In tre giorni, tutto quello che aveva guadagnato nella settimana
veniva investito in vino. Per tre giorni non era possibile comunicare
con lui, né parlargli. Tutt'al più, si poteva cantarci insieme. Quando
il bar chiudeva, andava in giro per la città. Girava tutta notte
sorridendo soddisfatto. II lunedì mattina, alle otto, perfettamente
sobrio, riprendeva il lavoro.
Op vrijdagavond om klokslag acht uur parkeerde Bovinelli zijn
giardinetta voor de bar, deed zijn overall uit, waste zijn handen in de
fontein en ging dan zitten. Om acht uur en twaalf minuten was hij al
lichtjes aangeschoten. Al het geld dat hij tijdens de week had
verdiend, investeerde hij tijdens het weekend in wijn. Drie dagen
lang was het onmogelijk om met hem te communiceren of tegen
hem te praten. Als je geluk had, kon je samen met hem zingen.
Wanneer de bar sloot, ging hij nog wat rondwandelen in de stad.
Heel de nacht liep hij rond met een gelukzalige glimlach op zijn
gezicht. Maandagochtend, om acht uur, begon hij volledig nuchter
opnieuw te werken.
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Accadde una volta che di sabato notte scoppiasse il tubo del
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lavandino in casa di Lasagna. Lasagna, che era di là a giocare a
poker con la moglie e due morti, si trovò con l'acqua al ginocchio e i
bambini che galleggiavano attaccati al comodino. "Aiuto," urlò, e
svegliò tutto il palazzo. Cominciarono le scene di panico. Quando la
situazione fu chiarita, Lasagna, in pigiama nel corridoio, disse:
"Chiamate Bovinelli".
Ooit gebeurde het dat op een zaterdagavond de buis doorbarstte van
Lasagna's wastafel. Lasagna, die poker aan het spelen was met zijn
vrouw en twee blinde spelers, stond tot zijn knieën in het water. De
kinderen dobberden rond terwijl ze zich vasthielden aan het
nachtkastje. Hij riep heel het appartementsgebouw bij elkaar:
"Help!" De paniek barstte los. Toen de situatie wat opgehelderd
was, liep Lasagna in pyjama de gang op en riep: "Bel naar
Bovinelli!"
7
Andarono in due al bar. Bovinelli era seduto al suo angolo, con
davanti uno schieramento di bottiglie vuote come i birilli del
Met z'n tweeën gingen ze naar de bar. Daar vonden ze Bovinelli in
een hoekje, met een hele troep lege flessen die als bowlingkegels
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bowling, e cantava a bassa voce la rumba delle noccioline.
"Bovinelli, c'è un allagamento," disse Ferrari tirandolo per un
braccio. "Devi venire subito."
Bovinelli sorrise e gli offrì da bere.
"Bovinelli, i bimbi annegano! Il palazzo è pieno d'acqua! Le
fondamenta scricchiolano!" incalzò Muzzi tirandolo per la giacca.
Il dottor Bovinelli non è in ufficio," strascicò Bovinelli, e riprese a
bere.
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Finì che lo portarono di peso sul luogo del disastro. Un metro
d'acqua dappertutto. C'erano già i pompieri con un tubo di sei metri
e le pompe idrovore.
"Arriva Bovinelli," disse il capo dei pompieri. Fermò le operazioni,
e fece mettere tutti da parte.
Bovinelli fece un rutto e si sdraiò per terra. Lo tirarono su, ma non
ne voleva sapere. Disse che era fuori orario. Allora Lasagna ebbe
un'idea e disse: "Bovinelli, l'acqua sta riempiendo la cantina!".
Bovinelli ebbe un guizzo nell'occhio spento e disse: "Va acqua nel
vino?".
"Si," dissero tutti.
"Si mescolano insieme?" "Sì, Bovinelli, proprio così."
Allora Bovinelli si alzò, fece a zig-zag in tre chilometri i venti metri
fino alla giardinetta posteggiata davanti al bar e tornò con un
tampone di gomma misura doppio elefante.
voor hem stonden, terwijl hij stilletjes de rumba delle noccioline
zong.
"Bovinelli, we zitten met een overstroming!" riep Ferrari en trok aan
Bovinelli's arm. "Je moet onmiddellijk meekomen!"
Bovinelli glimlachte en bood hen wat te drinken aan.
"Bovinelli, de kinderen zijn aan het verdrinken! Het gebouw staat
volledig onder water! De funderingen gaan het begeven!" voegde
Muzzi er nog aan toe en trok aan zijn jas.
"Dokter Bovinelli is momenteel niet aanwezig," mompelde
Bovinelli en nam nog een slok drinken.
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Ze besloten dan maar om hem mee te sleuren naar de plaats des
onheils. Overal een meter water. Er waren al brandweermannen ter
plaatse met een slang van zes meter lang om het water weg te
pompen.
"Bovinelli komt eraan!" zei de hoofdbrandweerman. Hij deed
iedereen stoppen met pompen en uit de weg gaan.
Bovinelli boerde en ging op de grond liggen.
Ze trokken hem terug recht, maar hij moest er niks van weten. Hij
zei dat de werkuren voorbij waren. Lasagna kreeg opeens een idee
en zei:"Bovinelli, het water stroomt binnen in de kelder!
Plotseling was er een flikkering te zien in Bovinelli's doffe ogen:
"Stroomt er water bij de wijn?"
"Ja," zei iedereen in koor.
"Zijn ze zich aan het vermengen?"
"Ja, Bovinelli, inderdaad."
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"Cosa fai?" chiese Lasagna.
“Il bacio di Bovinelli," disse lui, si turò il naso con le dita e
scomparve in apnea sotto l'acqua.
Passarono dieci minuti. Erano tutti molto preoccupati, quando si udì
un plop gigantesco. Il bacio di Bovinelli, ovvero la ventosa del
tampone che colpiva. L'acqua, per incanto, scomparve, e sparì
ordinatamente nella fogna. Bovinelli la guidava con larghi cenni
della mano, come un vigile urbano.
"Bravo Bovinelli," dissero i presenti, stringendosi intorno.
"L'ho fatto solo per il vino," precisò lui, e tornò al bar, a riprendere
da dove aveva interrotto.
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Il tecnico
Il tecnico da bar, più comunemente chiamato "tennico" o anche
"professore", è l'asse portante di ogni discussione da bar. Ne è
l'anima, il sangue, l'ossigeno. Si presenta al bar dieci minuti prima
dell'orario di apertura: è lui che aiuta il barista ad alzare la
saracinesca. Il suo posto è in fondo al bancone, appoggiato con un
gomito. Lo riconoscerete perché non si siede mai e porta
impermeabile e cappello anche d'estate. Dal suo angolo il tecnico
osserva e aspetta che due persone del bar vengano a contatto. Non
Bovinelli zette zich recht, zigzagde drie kilometer alvorens hij
twintig meter verder aankwam bij de giardinetta die voor de bar
geparkeerd stond en kwam terug met een rubberprop zo groot als
twee olifanten.
"Wat doe je?" vroeg Lasagna.
"De kus van Bovinelli", antwoordde hij, waarna hij zijn neus
dichtkneep en onder water dook.
Tien minuten gingen voorbij. Iedereen was erg ongerust, tot ze
opeens een gigantische plop te horen kregen. De kus van Bovinelli,
oftewel de zuignap van de prop die aansloeg. Als bij wonder
verdween het water in het riool. Als een verkeersagent leidde
Bovinelli het weg met grote armbewegingen.
"Goed gedaan, Bovinelli!" riep de menigte die rond hem kwam
staan.
"Ik deed het alleen maar voor de wijn," verduidelijkte hij, "waarna
hij terugkeerde naar de bar om de draad weer op te nemen.
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De expert
De expert van de bar, doorgaans ‘espert’ of zelfs ‘professor’
genoemd, is de spilfiguur van elke discussie die in de bar wordt
gevoerd. Hij is er de ziel, het bloed en de zuurstof van . Tien
minuten voor de bar opent, staat hij al voor de deur te wachten om
de barkeeper te helpen om de luiken te openen. Hij zit steevast
achteraan de toog op zijn elleboog te leunen. Je herkent hem meteen
omdat hij nooit gaat zitten en altijd een regenjas en een hoed draagt
– ook ’s zomers. Vanuit zijn positie kan de expert alles goed in de
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appena una delle due apre bocca, lui accende una sigaretta e piomba
come un rapace sulla discussione. Nell'avvicinarsi, emette il verso
del tecnico: "Guardi, sa cosa le dico", e scuote la testa.
gaten houden en afwachten tot twee personen met elkaar beginnen
te praten. Ze moeten hun mond nog niet opendoen of hij steekt al
een sigaret aan en gooit zich op de discussie. Wanneer hij dichterbij
komt, zegt hij hoofdschuddend zijn gebruikelijke zinnetje: “Kijk,
zal ik u eens wat zeggen”.
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Il tecnico resta nel bar tutta la mattina: nei rari momenti di sosta tra
una discussione e l'altra, studia la "Gazzetta dello Sport".
Nell'intervallo per il pasto corre al buffet della stazione, che è
sempre aperto, e lo si può vedere mentre col giornale che pende
dalla tasca adesca i pendolari cercando di attaccare un bottone su
Anastasi. Normalmente, si ciba solo di aperitivi, olive, patatine fitte
e caffè, venti normali e venti hag, al giorno. Oppure fa un rapido
salto a casa e mangia invariabilmente tortelloni, anzi li ingoia
dicendo: "Ho fretta, devo andare in ufficio". L'ufficio è il bar, dove
il tecnico ricompare alle due meno dieci per restarvi fino all'ora di
chiusura. A mezzanotte, il tecnico torna al bar della stazione, dove
aspetta il giornale fino alle quattro, e accompagna a casa tutti gli
amici per le ultime discussioni della giornata. Va a letto e parla nel
sonno recitando classifiche fino alle sette, sette e mezzo.
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Altra caratteristica del tecnico è lo sguardo: guarda sempre con un
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occhio chiuso per il fumo e con uno spiraglio dell'altro, rosso come
brace e leggermente lagrimoso, la testa piegata da una parte. Il busto
è leggermente ripiegato in avanti ad abbracciare l'ascoltatore; la
mano sinistra mima; con la destra, munita di sigaretta, il tecnico vi
De expert blijft de hele ochtend in de bar: wanneer er dan toch eens
een pauze is tussen de ene discussie en de andere, bestudeert hij de
‘Gazzetta dello Sport’. Tijdens de lunchpauze rent hij naar de
stationsbar die altijd open is en dan kan je hem zien terwijl hij met
de pendelaars een gesprek probeert aan te knopen over Anastasi,
een speler van Juventus. Over het algemeen leeft hij op wat
aperitiefhapjes, zoals olijfjes en chips, en koffie (20 normale en 20
caffeïnevrije). Ofwel gaat hij snel thuis langs en stouwt hij wat
tortelloni naar binnen: “Ik heb haast, ik moet naar kantoor!” Het
kantoor is de bar, waar de expert terug opduikt om tien voor twee,
om er dan te blijven tot sluitingstijd. Rond middernacht keert hij
terug naar de stationsbar, waar hij tot vier uur wacht op de krant om
dan met zijn vrienden mee te gaan naar huis, zodat ze samen nog
kunnen discussiëren. Hij gaat naar bed en zegt in zijn slaap
voetbalklassementen op tot zeven uur, halfacht.
Een ander kenmerk van de expert is zijn blik: hij draait zijn hoofd
altijd één kant op en houdt één oog gesloten voor de rook en het
andere half open, dat vuurrood ziet en wat traant. Zijn bovenlijf
leunt wat naar voren, waardoor het lijkt alsof hij zijn
gesprekspartner gaat omhelzen; met zijn linkerhand maakt hij
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dà continuamente delle piccole spinte, o dei colpetti sullo sterno, o
vi tiene fermi contro il muro mentre parla.
gebaren en in zijn rechterhand houdt hij een sigaret vast. De expert
port je constant aan met kleine duwtjes of zachte klappen op je
borst, of hij laat je met de rug tegen een muur staan terwijl hij praat.
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Di cosa parla un tecnico? Di calcio, di sport in genere, di politica, di
morale, di macchine, di agricoltura, di prezzi della frutta, di diabete,
di sesso, di trattori, di cinema, di imbottigliamento, di spionaggio.
In una parola, di tutto. Quale che sia l'argomento trattato, il tecnico
lo conosce almeno dieci volte meglio dell'occasionale interlocutore,
anzi, dirà, è una delle cose che lo ha interessato di più fin da
piccolo. Il vero tecnico suffraga spesso la sua competenza con
parentele. Esempio: se si parla di comunismo, lui ha un cognato che
lavora a Togliattigrad; se si parla di pesca subacquea, ha un fratello
fidanzato da sei anni con una cernia; se si parla di edilizia, ha un
cugino manovale, e così via. Inoltre, è stato compagno di scuola di
tutti i ministri dell'arco costituzionale, che spesso gli telefonano per
sfoghi e confidenze.
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Waarover praat een expert zoal? Over voetbal, sport in het
algemeen, de nieuwe zeden, auto’s, landbouw, de prijs van het fruit,
diabetes, seks, tractors, films, wijn bottelen, spionage. Kortom: over
alles. Waarover het ook gaat, de expert weet er sowieso minstens
tien keer meer over te vertellen dan de doorsnee gesprekspartner;
sterker nog, het is zelfs één van de dingen die hem als kind al enorm
boeiden. De echte technicus haalt zijn vakkennis altijd van
betrouwbare bronnen, zoals familieleden. Bijvoorbeeld: als er
gesproken wordt over het communisme, dan heeft hij een
schoonbroer die werkt in Togliattigrad; wanneer het gaat over
onderwatervisserij, dan heeft hij een broer die al zes jaar verkering
heeft met een zeebaars; gaat het over de bouwsector, dan is zijn neef
bouwvakker, enzovoort. Bovendien zaten ook alle ministers uit het
hele politieke spectrum bij hem op school en telefoneren ze hem
nog vaak om hun hart te luchten en vertrouwelijke informatie door
te spelen.
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Come parla il tecnico? Il tecnico parla un italiano leggermente
modificato. Per fare qualche piccolo esempio, egli fa precedere
molti termini da una a: aradio, agratis, mi amanca. Usa largamente
la g: gangio, gabina. Cita largamente dal latino: sine qua non (siamo
qua noi) o fiat lux (faccia lei). Usa verbi col congiuntivo tattico: se
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Hoe praat de technicus? Zijn taalgebruik is nogal apart. Zo laat hij
veel woorden met een ‘a’ beginnen: aradio, agratis, ik amis het. Hij
gebruikt ook vaak de g: gonverteren, gabine. Hij citeert dikwijls uit
het Latijn: sine qua non (cynisch of niet) of fiat lux (luxefiat). De
voltooid verleden toekomende tijd is zijn specialiteit: als jullie het
13
me lo dicevaste prima, anderei. Rimpasta termini inglesi: croch
(cross), frobil (football). Usa termini innestati, esempio: Janich, il
vecchio baluastro della difesa rossoblù (baluastro = baluardo +
pilastro).
mij eerder zegden, zou ik gegaan geweest zijn. Hij geeft een nieuwe
touch aan Engelse termen: croch (cross), frobil (football). Hij
creëert neologismen zoals: Janich, de oude verdedigaar (=
verdediger + pilaar) van FC Bologna.
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Il tecnico di calcio vive in simbiosi con un altro personaggio, che è
"l'uomo con cappello". In tutti i capannelli, infatti, se osservate
bene, mentre al centro si trova il tecnico, leggermente defilato alla
periferia c'è un uomo con il cappello calato sul naso e le braccia
dietro la schiena. Questo secondo personaggio sembra avere il
compito di intervenire con bestialità tremende che fanno perdere le
staffe al tecnico. Benché ripetutamente invitato dal tecnico a
portarsi al centro del capannello, preferisce spostarsi lungo la sua
circonferenza parlando da punti diversi, cosicché il tecnico è
continuamente obbligato a rispondergli girando in tondo.
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De voetbalexpert leeft in symbiose met nog een ander personage,
namelijk “de man met de hoed”. Je moet maar eens kijken: in elk
groepje zie je steeds de expert in het midden staan en iets erbuiten
staat dan weer de onopvallende man met de armen achter zijn rug en
de hoed tot op zijn neus gezakt. Hij lijkt de taak te hebben om de
expert bruusk in de rede te vallen, waardoor deze laatste zich niet
meer onder controle kan houden. Hoewel de expert hem
verschillende keren heeft aangemaand om ook midden in de cirkel
te komen staan, blijft de man met de hoed liever praten buiten de
cirkel vanop verschillende plaatsen, waardoor de expert constant in
rondjes moet draaien om antwoord te geven.
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Tutti sanno che il momento più importante per un tecnico calcistico
da bar è quando, il giorno prima di una partita della nazionale, egli
deve dare la sua formazione. Il tecnico, a questo punto, raduna una
ventina di persone e comincia: "In porta, sicuramente, ci metterei
Zoff. Terzini, Rocca e Fedele”. E spiega il perché della sua scelta:
Zoff è una sicurezza. Rocca è meglio di Facchetti perché li ha visti
tutti e due alla televisione e Rocca gli è sembrato più in palla. Infine
Fedele l'ha visto allo stadio e correva e fluidificava.
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Er is één fundamenteel moment in het leven van de voetbalexpert in
de bar: de dag voor een wedstrijd van het nationaal elftal, moet hij
zijn opstelling onthullen. De expert verzamelt daarom een twintigtal
mensen en begint zijn uitleg: “In doel zou ik zeker Zoff zetten.
Verdedigers, Rocca en Fedele.” Hij legt zijn keuze ook uit: Zoff is
een zekerheid. Rocca is beter dan Facchetti, want hij heeft hen
allebei al zien spelen op televisie en Rocca leek hem meer in vorm.
Fedele had hij ook al gezien in het stadion en die was een echte boxto-box speler.
14
16
A questo punto l'uomo con cappello interviene e dice: “Ma cosa
dice? Se non stava in piedi.” Allora il tecnico racconta una per una
le ottanta azioni di Fedele della partita precedente. Molto spesso è
preparato alla bisogna e ha con sé un quaderno di appunti. Poi cita a
memoria le cronache dei quattro quotidiani sportivi. Ma ecco che
l'uomo con cappello, spostatosi a destra, dice dal tetto di una
macchina: “Fedele ha il menisco”. Tutti allora si voltano allarmati
verso il tecnico per chiedere spiegazioni. Il tecnico li calma con un
gesto della mano e passa in rassegna gli ultimi quaranta casi di
menisco del campionato italiano. Spiega brevemente in cosa
consista l'operazione; anzi, se qualcuno si presta, gli taglia un pezzo
di pantalone e lo opera sul marciapiede con un temperino,
mostrando agli astanti la funzione dei legamenti della rotula.
Oppure estrae dalla macchina un modello anatomico di ginocchio
umano e lo illustra. Quindi prosegue:
"Stopper Morini, libero Burgnich, mediano sinistro Re Cecconi. Ala
destra Mazzola, mezze ali Benetti e Rivera, ala sinistra Riva,
centravanti Savoldi".
L'uomo col cappello appare da un tombino sulla sinistra e dice:
"Savoldi? Siamo matti, Savoldi?".
“E perché?” gli viene chiesto.
“Perché ha i piedi piccoli.”
Allora il tecnico diventa color tecnico adirato che è una bella
sfumatura di rosso usata anche per i tailleur. Poi comincia a urlare
tutti i numeri di scarpe dei centravanti italiani dal 1947, come un
invasato: "Meazza 40, Piola 41, Charles 42, Pivatelli 40", dicendo
16
Op dat moment onderbreekt de man met de hoed hem: “ Maar wat
zegt u nu? Hij kon niet eens op zijn benen staan.” Vervolgens geeft
de expert een analyse van alle tachtig acties van Fedele uit de vorige
match. Meestal is hij op alles voorbereid en heeft hij een schriftje
met aantekeningen bij zich. Daarna citeert hij uit het hoofd de
sportrubrieken van de vier sportkranten. Maar kijk, nu reageert de
man met de hoed weer, die al wat naar rechts is opgeschoven en op
een auto zit: “Fedele heeft een probleem met zijn meniscus.” Op dat
moment wendt iedereen zich paniekerig tot de expert om meer
informatie te vragen. De expert gebaart hen te kalmeren en somt de
laatste veertig gevallen van meniscusproblemen op binnen het
Italiaanse kampioenschap. Hij legt kort uit wat de operatie inhoudt;
sterker nog, hij zegt dat als iemand zich ertoe geroepen voelt, hij
zijn broek kan kapot knippen en hem met een zakmes kan opereren
op het trottoir om aan de omstanders te tonen hoe de ligamenten van
de knieschijf werken. Of hij haalt uit zijn wagen een anatomische
kunstknie en geeft er uitleg bij.
Dan gaat hij verder:
“Morini als stopper, Burgnich als vrije speler en als linkse
middenvelder Re Cecconi. Op de rechtervleugel Mazzola, centraal
staan Benetti en Rivera. Op de linkervleugel staat Riva en Savoldi is
de centrumspits.
Nu komt de man met de hoed tevoorschijn vanonder een putdeksel
en zegt:
Savoldi? Zijn we nu helemaal gek geworden, Savoldi?”
“En waarom dan wel?” wordt hem gevraagd.
15
“Omdat hij kleine voeten heeft.”
In zijn razernij kleurt het gezicht van de expert in een typisch rode
expertenkleur, een variant op rood dat ook populair is bij
mantelpakjes, en schreeuwt: “Meazza 40, Piola 41, Charles 42,
Pivatelli 40! Zolang ze geen varkenspoten hebben, lijken kleine
voeten me niet bepaald een handicap!”
Dan komt de man met de hoed weer aan de beurt: “Klopt, maar
Savoldi heeft maat 39.”
“En hoe weet u dat dan?”
“Ik ben zijn schoenmaker.”
(Niet waar. Alle mannen die een hoed dragen zijn, naast
incompetent, ook nog slechteriken en leugenaars.)
De expert schreeuwt: “U bent een derderangsexpert!" Een dodelijke
belediging in een bar, maar de man met de hoed heeft zijn antwoord
klaar: “ Het zijn mensen zoals u waar onze nationale ploeg aan ten
onder gaat!” en meteen gaan ze op de vuist, waarop de omstanders
hen uit elkaar halen. De expert wendt zich af en voelt zich duidelijk
beter dan de andere. De man met de hoed, die het terrein nu voor
zich alleen heeft, stelt dat Italië nooit een kampioenschap zal
winnen zolang Pelé in doel blijft staan. De man wordt bij de kraag
gegrepen, krijgt rake klappen en wordt afgevoerd met de
vuilniswagen.
che il piede piccolo, a meno che non sia porcino, non è affatto un
handicap.
L'uomo con cappello ribatte: "Si, ma Savoldi ha il 39".
"E lei come lo sa?"
"Sono il suo calzolaio."
(Non è vero. Tutti gli uomini con cappello sono, oltre che
incompetenti, malvagi e bugiardi.)
Allora il tecnico urla: "Lei è un tecnico di serie C", che in un bar è
un'offesa quasi mortale, e l'uomo col cappello replica: "Sono quelli
come lei che mandano in rovina la nazionale!" e in breve tempo si
azzuffano. La gente li separa. Il tecnico si allontana con aria di
superiorità. L'uomo col cappello, rimasto padrone del campo,
dichiara che l'Italia non vincerà mai uno scudetto finché continua a
tenere Pelé in porta. Viene preso, pestato, e mandato via col camion
del rusco.
17
Il professore
II professor Piscopo era un signore distinto, con una bella barba sale
e pepe e i baffetti aglio olio e peperoncino. Quando nel suo
17
De professor
Professor Piscopo was een voorname heer met een mooie zout- en
peperbaard en een snorretje met aglio, olio en peperoncino.
16
bell'accento partenopeo raccontava con la stessa enfasi il suicidio di
Seneca o l'atterramento di Savoldi, dentro al bar non si sentiva
volare una mosca. "L'ha detto il professore" era una frase che
troncava qualsiasi discussione. Le sue divagazioni sulla natura
dell'animo umano e sul significato dell'esistenza erano ascoltate con
grande attenzione e alla fine tutti, poiché non avevano capito quasi
niente, facevano la faccia triste e si davano delle gran pacche sulle
spalle dicendo "Coraggio, amico mio, cosa vuoi farci" e tiravano
grandi sospironi.
Wanneer hij even hoogdravend vertelt over de zelfmoord van
Seneca als over de tackle op Savoldi, dan is het muisstil in de bar.
“De professor heeft het gezegd” was een zin waarmee je het in elke
discussie kon halen. Iedereen luisterde heel aandachtig naar zijn
uitweidingen over de aard van de menselijke ziel of over de
betekenis van het bestaan en aangezien niemand er uiteindelijk echt
iets van had begrepen , zette iedereen een triest gezicht op en gaf
elkaar diep zuchtend schouderklopjes: “Kop op, mijn vriend, wat
kan je eraan doen?”
18
Ma più che come esperto di filosofia, il professore era molto quotato 18
come esperto di posteriori femminili. Quando nel bar entrava una
signora ben messa, e si accendevano le discussioni, subito qualcuno
troncava e diceva: "Adesso chiediamo al professore". Il professore
veniva messo su una sedia in direzione dell'obiettivo, inforcava gli
occhiali, esaminava e intanto si tirava la barba e borbottava
"Vediamo, vediamo". Alla fine alzava la testa e dichiarava ad alta
voce: "Carnoso, equilibrato, ben composto. Sei e mezzo", oppure:
"Michelangiolesco, ridondante, di grande effetto plastico. Sette e
mezzo"; oppure: "Scarniccio, nervoso, ma non privo di grazia. Sei
meno meno". Tutti annuivano ammirati.
Maar nog meer dan bij filosofie, kon men de
professor vertrouwen als het ging over de expertise van vrouwelijke
achterwerken. Telkens als er een knappe griet de bar
binnenwandelde, braken de discussies al uit, maar er was meteen
iemand die ze onderbrak en zei: “Nu vragen we het aan de
professor.” De professor werd op een stoel gezet die naar het
doelwit gericht stond, hij zette zijn bril op en begon met zijn analyse
terwijl hij wat aan zijn baard trok en murmelde: “Eens kijken.” Op
het einde zette hij zijn hoofd recht en riep luidkeels uit: “Vlezig,
evenwichtig, goed gevormd. Zes en een half,” of: “Doet me denken
aan het werk van Michelangelo, rond en zeer plastisch. Zeven en
een half,” of: “Knokig, gespierd, maar wel sierlijk. Maximum zes
min.” Iedereen knikte bewonderenswaardig.
19
Il professore era gentile e cortese, ma una cosa lo faceva andare in
bestia: gli errori di italiano. Se qualcuno gli diceva: "Posso offrirci
De professor was vriendelijk en beleefd, maar er was één ding
waaraan hij zich mateloos kon ergeren: taalfouten.
19
17
Als iemand tegen hem zei: “Mag ik jouw een kop koffie
aanbieden?” dan antwoordde hij droogjes:
“Studeer eerst grammatica en bied me er nog eentje aan in
september.” Ooit zat hij eens drie uur lang vast in een lift met
Ciccio, de loopjongen van de bar, die de hele tijd zei: “Wat als we
nu eens roepten? Dan worden we misschien bevreden?"
Wanneer ze hem er uiteindelijk uithaalden, bleek de professor een
zenuwinzinking te hebben opgelopen, waardoor hij twee weken
lang aan zijn bed gekluisterd was en aangewezen op
griesmeelpapjes en de boeken van Pirandello.
un caffè?" rispondeva secco: "Studi la grammatica e torni a
offrirmelo a ottobre". Una volta rimase chiuso in ascensore tre ore
col Ciccio, il fattorino del bar, che continuava a dirgli: "Chissà se
qualcuno venghi a prenderci? E se provassimo che urlassimo?".
Quando lo tirarono fuori, il professore era in preda a una grave crisi
isterica, e dovette stare a letto due settimane a semolino e libri di
Pirandello.
20
Insegnava filosofia al Cavalcanti, il liceo più elegante della città,
dove i bidelli erano vestiti in polpe e invece del quarto d'ora
d'intervallo c'era un breve cocktail in abito scuro. Di giorno era un
insegnante irreprensibile: la notte, invece, vagava per la città col
cappello calato sugli occhi, in cerca di amore mercenario. Si diceva
che amasse farsi legare al letto, mentre la compagna occasionale
scriveva su una lavagna "Buoni e cattivi", e sotto la scritta "cattivi"
il suo nome, professore Antonio Maria Piscopo. Allora il professore
impazziva di piacere e cominciava a urlare: "Sì, sono tanto cattivo,
sono cattivissimo", e intanto si faceva dare delle bacchettate sulle
dita.
20
Hij onderwees filosofie aan het Cavalcanti, de elegantste
middelbare school van de stad, waar de conciërges goed in het vlees
zaten en in plaats van een kwartiertje pauze, was er een korte
cocktailparty waarbij iedereen in een donker pak gekleed moest
zijn. Overdag was hij een onberispelijke leraar, maar ’s avonds ging
hij op zoek naar betaalde liefde en doolde hij rond in de stad met
een hoed op z'n hoofd die tot zijn ogen afgezakt was. Er werd
gezegd dat hij ervan hield om zich te laten vastbinden aan het bed,
terwijl zijn gezellin van het moment op een bord schreef: "Braaf en
stout", en onder het woord "stout," zijn naam schreef, professor
Antonio Maria Piscopo. Dan werd hij gek van genot en riep: "Ja, ik
ben zo stout, ik ben enorm stout!" terwijl hij om stokslagen op zijn
vingers vroeg.
21
Ma malgrado questo piccolo vizietto, era molto considerato. Spesso
appariva al bar un po' alticcio, declamando la Gerusalemme liberata
21
Maar ondanks deze kleine negatieve eigenschap werd hij erg
gewaardeerd. Regelmatig kwam hij een beetje aangeschoten aan in
18
o cantando canzoni napoletane. Se qualcuno gli diceva: "Professore,
abbiamo alzato un po' il gomito", lui lo guardava severamente negli
occhi e diceva: "Non sono ubriaco: sono leggermente euforico per
l'ingestione di piccole quantità etiliche. E poi, cos'è un ubriaco?".
de bar terwijl hij Jeruzalem Verlost van Torquato Tasso opzei,
ofwel zong hij Napolitaanse liederen. Wanneer iemand hem zei:
"Professor, we hebben een beetje te diep in het glas gekeken,
zeker?" dan keek hij hem streng in de ogen en antwoordde: "Ik ben
niet dronken, ik ben lichtjes euforisch na het innemen van kleine
hoeveelheden ethyl. En dan nog, wat is dat, een dronkenman?"
22
COS'È UN UBRIACO?
Divagazioni filosofiche del professor Piscopo.
"Prendete una qualsiasi persona, versatele dentro cinque o sei litri di
birra, e ne farete un ubriaco," diceva Schopenhauer agli alunni del
suo corso di Pessimismo all'università di Jena. Era una frase che il
Maestro ripeteva spesso, e gli alunni si chiedevano ogni volta se il
loro insegnante era molto profondo o molto ubriaco.
In realtà, Schopenhauer voleva dire che ognuno di noi è un ubriaco
in potenza. Naturalmente, essendo ubriaco, aveva bisogno del
paragone della birra per dare un'idea dell'ubriachezza. Se fosse stato
sobrio, avrebbe usato altri termini, e non si sarebbe sdraiato sulla
cattedra.
22
WAT IS EEN DRONKENMAN?
Filosofische uitweidingen van professor Piscopo. "Neem eender
welke persoon, schenk voor hem vijf of zes liter bier uit en je maakt
er meteen een dronkenlap van," zei Schopenhauer tegen de
studenten van een cursus over het Pessimisme aan de universiteit
van Jena. Dit is een zin die de meester vaak herhaalde en waarbij de
studenten zich elke keer afvroegen of hun docent nu heel diepzinnig
of gewoon heel dronken was. In feite bedoelde Schopenhauer dat
ieder van ons een mogelijke dronkenlap is. Aangezien hij dronken
was, moest hij uiteraard de vergelijking maken met het bier om een
idee te geven van dronkenschap. Als hij nuchter was geweest, dan
zou hij andere termen gebruikt hebben en dan zou hij niet zijn gaan
liggen op de lessenaar.
23
In realtà, soleva chiedersi spesso il filosofo, cos'è un ubriaco? E,
penso, qualcuno di voi si sarà talvolta rivolto la stessa domanda.
Non è, evidentemente, uno che beve. Tutti noi beviamo. Non è
nemmeno uno che beve molto. I cammelli bevono molto, ma non ne
ho mai visto uno cacciato fuori da un bar.
23
Eigenlijk vroeg de filosoof zich vaak af: wat is dat, een dronkenlap?
En ik denk dat sommigen van jullie zich dat ook wel al eens
afgevraagd zullen hebben. Logischerwijs is het niet "iemand die
drinkt", want wij drinken allemaal. Het is ook niet iemand die veel
drinkt. Kamelen drinken ook veel en ik heb er nog nooit één een bar
uitgejaagd zien worden.
19
24
Schopenhauer, ad esempio, dava questa definizione dell'ubriaco:
"Un ubriaco è quella persona che dopo aver bevuto molto vino, o,
birra, o bevande alcoliche, a fine serata vede due baristi dietro il
banco". In realtà, è una definizione errata, come ebbe a fargli notare
Hobbes. Se ad esempio al bancone dei bar servono marito e moglie,
cioè due baristi, tutti gli avventori del bar sono da considerarsi
ubriachi? Evidentemente no. Quindi la definizione esatta, secondo
Hobbes, è la seguente: "Un ubriaco è quella persona, che dopo aver
bevuto molto vino, birra e melassa, a fine serata vede il doppio dei
baristi che vedeva prima di bere".
24
Schopenhauer gaf bijvoorbeeld deze definitie van een dronkenlap:
"Een dronkenlap is een persoon die, nadat hij veel wijn, bier of
andere alcoholische dranken heeft gedronken, op het einde van de
avond twee barkeepers achter de toog ziet staan." Hobbes heeft al
duidelijk gemaakt dat dit eigenlijk een verkeerde definitie is. Als nu
bijvoorbeeld man en vrouw achter de toog staan en er dus twee
barkeepers zijn, betekent dat dan dat alle klanten in de bar dronken
zijn? Natuurlijk niet. Dus de exacte definitie is volgens Hobbes:
"Een dronkenman is een persoon die, nadat hij veel wijn, bier en
melasse heeft gedronken, op het einde van de avond het dubbele
aantal barkeepers ziet van voor hij begon te drinken.”
25
A parte il fatto che Hobbes, come avrete notato, ha messo la parola
"melassa" al posto delle bevande alcoliche, e questo non è
ontologicamente corretto, perché corrisponde a un suo gusto
soggettivo, non si vede come questa definizione possa essere presa
per buona. "Infatti," critica Schopenhauer, "la teoria del doppio è
assurda. Mettiamo il caso che all'inizio, quando il futuro ubriaco
inizia a bere, al bancone ci sia solo il marito, e la moglie sia a
spazzare il retrobottega. A fine serata l'ubriaco non vedrà marito +
marito: ma due mariti e due mogli, cioè quattro volte il numero
iniziale. Inoltre, una persona che va al bar per divertirsi, non può
mettersi a contare il numero dei baristi tutte le volte per essere
sicuro di accorgersi quando è ubriaco."
25
Behalve dan dat Hobbes, zoals jullie wel gezien zullen hebben, het
woord 'alcoholische dranken' vervangen heeft door 'melasse', wat
ontologisch gezien niet correct is aangezien het een persoonlijke
smaak betreft, is het onmogelijk deze definitie als 'goed' te
beschouwen. "Inderdaad," zegt Schopenhauer in zijn commentaar,
"de theorie over de dubbelganger is absurd. Stel nu dat aan het
begin van de avond de toekomstige dronkenman enkel de
echtgenoot achter de toog ziet staan omdat zijn echtgenote
ondertussen het achterhuis aan het poetsen is. Op het einde van de
avond ziet de dronkenlap dan niet alleen de echtgenoot + de
echtgenoot, maar twee echtgenoten en twee echtgenotes, dus vier
keer het eerste aantal. Bovendien gaat iemand naar de bar om zich
te amuseren, dus die gaat niet telkens het aantal barkeepers
beginnen te tellen om er zeker van te zijn dat hij het wel zal
20
beseffen wanneer hij dronken is."
26
La critica di Schopenhauer è molto feroce, certo, ma in re ipsa
ineccepibile, almeno fino a questo punto. "Hobbes," prosegue
Schopenhauer, "può continuare nella sua vana ricerca di una
definizione matematica dell'essenza dell'ubriachezza. In realtà, egli
è un bevitore di melassa e come tale dovrebbe limitarsi a parlare di
libri per ragazzi. Comunque, se una definizione dell'ubriaco può
essere tentata, io suggerirei questa: 'Ubriaco è quella persona che,
dopo aver bevuto molto vino, o birra, o fernet, o bevande alcoliche,
non riesce più a stare in piedi su una gamba sola e a braccia aperte,
e a camminare dritto su una immaginaria linea retta'. "Definizione
granitica, nella quale però anche voi potete cogliere qualche
debolezza.
26
De kritiek van Schopenhauer is vast en zeker meedogenloos, maar
in re ipsa onberispelijk, tot dusver althans. "Hobbes," voegt
Schopenhauer eraan toe,"kan verdergaan met zijn vergeefse
zoektocht naar een wiskundige definitie over de essentie van de
dronkenschap. Hij drinkt melasse dus in feite kan hij over niks
anders praten dan kinderboeken. Als er nog op zoek gegaan wordt
naar een definitie van een dronkenman, dan zou ik deze voorstellen:
"Een dronkenman is de persoon die, nadat hij veel wijn, bier, fernet
of alcoholische dranken heeft gedronken, niet meer op één been kan
staan met gespreide armen en niet meer rechtdoor kan lopen op een
denkbeeldige rechte lijn.”
Een ijzersterke definitie waarin jullie echter ook zwaktes kunnen
ontdekken.
27
Il che non sfuggì a Hobbes, il quale soleva dire che "In amore e in
filosofia tutto è lecito", come ben sapevano le sue scolare. Egli
attaccò l'edificio schopenhaueriano con le pesanti mazzate della sua
dialettica. Rilevò in primo luogo la presenza della parola "fernet"
nel discorso del Maestro. "Evidentemente," scrisse Hobbes, "nella
camera dove ormai vive rinchiuso, Schopenhauer ha trovato una
bottiglia di fernet, e questo ha gravemente deviato la sua prospettiva
metodologica; infatti la sua ultima definizione è un capolavoro di
formalismo, senza alcun contenuto. Prendiamo il fatto dell''una
gamba sola e con le braccia aperte'. È ovvio che ben poche persone
civili si sono mai trovate in vita loro in una simile posizione.
27
Dit ontging ook Hobbes niet, want hij zei dat "in liefde en filosofie
alles geoorloofd is" en dat wisten ook zijn studentes goed. Hij
deelde de argumentatie van Schopenhauer rake klappen uit met zijn
redeneerkunst. Hij merkte in eerste instantie het woord "fernet" op
in de uitleg van de meester. "Logischerwijs," schreef Hobbes, "in de
kamer waarin hij zich tegenwoordig opgesloten heeft, heeft
Schopenhauer een fles fernet gevonden waardoor zijn
methodologisch perspectief sterk afwijkend is. Zijn laatste definitie
is dan ook een formalistisch meesterwerk, zonder enige inhoud.
Kijk eens naar het voorbeeld van 'op één been met de gespreide
armen.' Het is vanzelfsprekend dat slechts weinig beschaafde
21
Eppure, non penso che debbano essere considerate ubriache
mensen zich ooit in een dergelijke positie hebben bevonden. En
toch denk ik dat we hen niet als dronken moeten beschouwen.
28
Neanche il Papa, immagino, saprebbe restare su una gamba sola e
28
con le braccia aperte. Schopenhauer vuole forse fare del sottile
anticlericalismo? E poi, come dobbiamo immaginare che funzioni
questo criterio? Forse che una persona deve entrare in un bar
saltellando su una gamba sola, per dimostrare di essere sobria? E lo
sarà per tutto il tempo che riuscirà a restare in quella scomoda
posizione? E se metterà il piede a terra, dovrà da quel momento
essere considerata ubriaca? E come farà a bere se deve tenere le
braccia aperte? Schopenhauer risponda a queste domande, e gli
regalerò una bottiglia di brandy. Inoltre, cosa vuole dire
un’immaginaria linea retta'? E ovvio che, se diamo spazio
all'immaginazione, il rigore scientifico va a farsi benedire. E se io
non riesco a immaginare una linea retta, ma solo donne nude? E se
anche riesco a immaginarla, chi mi dice che è retta, e che la fantasia
non mi giochi un brutto scherzo, e che non debba camminare tutta la
notte su una circonferenza? Mi sembra di essere stato chiaro, anche
se, spietato.
Ik kan me voorstellen dat ook de paus er niet in zou slagen om op
één been te blijven staan met gespreide armen. Zou Schopenhauer
misschien subtiel aan antiklerikalisme willen doen?
En hoe zouden we ons dan moeten voorstellen dat dit criterium
werkt? Misschien dat iemand op één been de bar moet komen
binnenspringen om te tonen dat hij nuchter is? En dat hij dat ook
blijft zolang het hem lukt om in die ongemakkelijke houding te
blijven staan? En zodra hij zijn voet op de grond zet, dronken moet
beschouwd worden? En hoe zou hij erin slagen iets te drinken
wanneer hij zijn armen gespreid moet houden? Als Schopenhaur
een antwoord geeft op deze vragen, dan geef ik hem een fles brandy
cadeau. Trouwens, wat betekent dat eigenlijk, een 'denkbeeldige
rechte lijn’? Het is logisch dat wanneer we onze verbeelding laten
spreken, de wetenschappelijke nauwgezetheid zich niet meer laat
gelden. En wat als het me niet lukt om me een denkbeeldige rechte
lijn voor te stellen, maar alleen maar naakte vrouwen? Of wanneer
het me toch lukt om ze me voor te stellen, wie zegt dan dat het
daadwerkelijk een rechte lijn is en dat mijn fantasie me niet voor de
gek aan het houden is en ik niet de hele nacht in cirkeltjes loop? Ik
denk dat ik wel duidelijk ben geweest ook al was ik dan
meedogenloos.
29
Propongo dunque, come mia ultima definizione la seguente, che mi
sembra perfetta: 'Ubriaco è quella persona che, dopo aver bevuto
Ik stel dus bij deze een laatste en volgens mij perfecte definitie
voor: 'een dronkenman is een persoon die, nadat hij veel wijn, bier
29
22
molto vino, o birra, o melassa, esce da sé'."
Definizione breve, illuminante, che però, come potete immaginare,
non può soddisfare completamente una mente superiore. "Infatti,"
scrisse Schopenhauer, "mi sembra che stiamo cadendo nel ridicolo."
La frase 'esce da sé' è un capolavoro di scemenza. Esce da sé? E
dove va? E se esce da sé, lascia dentro tutto quello che ha bevuto?
Ma allora non è più ubriaco. E se si porta dietro tutto quello che ha
bevuto, cosa dice il primo sé? E il barista, chi deve far pagare? Il
nuovo sé, il vecchio sé abbandonato, o tutti e due? Non vorrei che
questa fosse una scusa per bere gratis alle spalle di chi lavora.”
of melasse gedronken heeft, uit zichzelf treedt."
Een korte, verhelderende definitie waarmee een knappe kop echter
niet voldaan is. "Inderdaad," schreef Schopenhauer, "het lijkt erop
dat we ons belachelijk aan het maken zijn. De zin 'hij treedt uit
zichzelf' is het toppunt van dwaasheid. Hij treedt uit zichzelf? En
waar gaat hij heen? En als hij uit zichzelf treedt, laat hij dan alles
wat hij gedronken heeft in zichzelf? Maar dan is hij geen
dronkenman meer. En als hij alles wat hij gedronken heeft
meeneemt, wat zegt de eerste zelf dan? En wie moet de barkeeper
dan doen betalen? De nieuwe zelf, de oude en verlaten zelf of
beiden? Ik zou niet willen dat dit een excuus is om gratis te drinken
op kosten van wie werkt."
30
"Comunque, concedo un'ultima possibilità alla discussione. Non per
Hobbes, che è troppo occupato a entrare e a uscire dal suo sé per
parlare di filosofia, ma per quanti hanno a cuore la civile disputa
dialettica. Dirò allora che 'Ubriaco è quella persona che ha bevuto
molto, ma molto, molto vino, birra e bevande alcoliche'."
Mi sembra che l'intuizione dl Maestro non abbia bisogno di
commenti. Questa volta, anche Hobbes fu d'accordo e pagò da bere.
30
"Hoe dan ook geef ik de discussie nog een laatste kans. Niet voor
Hobbes, die te druk bezig is met het zoeken en verlaten van zijn zelf
om te praten over filosofie, maar voor iedereen die de civiele
dialectische discussie een warm hart toedraagt. Ik zal dan zeggen
dat een dronkenman een 'persoon is die heel, maar dan ook echt
enorm veel wijn, bier en alcoholische dranken gedronken heeft'.'
Het lijkt me dat er geen verdere commentaar nodig is bij deze
intuïtie van de meester. Deze keer was ook Hobbes het daarmee
eens en betaalde hij een drankje.
31
Il playboy da bar
31
De playboy van de bar
Per prima cosa bisogna tener presente che non lo troverete tutte le
sere: il playboy va al bar una sera si e una sera no. Questo per il
Ten eerste mag je niet over het hoofd zien dat de playboy niet elke
avond naar de bar komt: de ene avond wel, de andere weer niet. Op
23
fatto che deve raccontare agli amici, il venerdì sera, l'avventura del
giovedì sera, e così via. Uno dei momenti più drammatici per il
playboy è quando entra nel bar e dice: "Ragazzi, adesso vi racconto
cosa mi è successo ieri sera al Flamengo di Modena" e si sente dire:
"Ma se ieri sera eri qui a vedere la partita!". Allora il playboy
consulta il calendario e scopre di aver sbagliato di un giorno, e per
salvare la faccia deve correggersi: "Volevo dire stamattina al
Flamengo di Modena", e insiste per convincere tutti che a Modena è
di moda dare party a base di cappuccini dalle otto a mezzogiorno.
Un playboy astuto, comunque, non incorre in questi errori. Resta
chiuso in casa il giorno prima, oppure va al cinema con una barba
finta a Firenze, e la sera dopo si spettina, si passa un sughero
bruciato sotto gli occhi, entra nel bar e crolla su una sedia.
"Ragazzo, un Vov," chiama, e comincia a raccontare.
È naturale che quasi sempre il playboy da bar racconti delle balle.
Ma se riesce a raccontarle con stile, avrà ugualmente l'approvazione
di tutti. Molto spesso il playboy si autosuggestiona a tal punto, che
resta invischiato nel suo racconto fino alle estreme conseguenze: i
manicomi sono pieni di playboy impazziti in questo modo. Capita
anche talvolta che il playboy vada veramente a donne: allora il
discorso si fa molto più interessante. Diamo di seguito un esempio
di una serata di playboy da bar cosi com'è realmente avvenuta, e
come è stata poi raccontata.
vrijdagavond moet hij namelijk aan zijn vrienden vertellen over zijn
avonturen van donderdagavond enzovoort. De entree is één van zijn
hoogtepunten: “Jongens, moeten jullie nu eens horen wat me
gisteren is overkomen in de Flamengo in Modena!” en
als hij dan te horen krijgt: ”Maar gisterenavond zat je hier naar de
match te kijken?”, raadpleegt de playboy de kalender en ontdekt hij
dat hij zich van dag vergist heeft. Om zijn eer te redden, zegt hij dan
vlug: “Ik bedoelde natuurlijk vanochtend in de Flamengo in
Modena.” Vervolgens probeert hij iedereen van zijn gelijk te
overtuigen door te zeggen dat het in Modena de gewoonte is om van
acht uur ’s ochtends tot ‘s middags te fuiven met cappuccino’s.
Een playboy die wat bij de pinken is, begaat dergelijke fouten echter
niet. De dag voordien blijft hij thuis of gaat hij met een valse baard
naar de bioscoop in Firenze. De avond nadien haalt hij zijn haar
door de war, wrijft met een verbrande kurk onder zijn ogen, stapt de
bar binnen en laat zich neerploffen op een stoel. Hij roept: “Kerel,
voor mij een Vov-likeurtje,” en begint zijn relaas te doen.
Het spreekt voor zich dat bijna elke playboy in de bar leugens
vertelt, maar als hij dit in stijl doet, stemt iedereen alsnog in. Vaak
gaat hij zodanig op in zijn verhaal, dat hij uiteindelijk in een lastig
parket verwikkeld geraakt, met af en toe pijnlijke gevolgen: zo
zitten de gekkenhuizen al vol met playboys die op die manier zijn
beginnen door te slaan. Soms valt het ook echt voor dat playboys op
zoek gaan naar een vrouw, wat natuurlijk voor een interessante
wending zorgt. Het volgende verhaal van de playboy van de bar is
een mooi voorbeeld: eerst krijgen we te horen wat er zich werkelijk
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heeft afgespeeld en nadien de (lichtjes) bijgewerkte versie.
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I fatti: Alle 9 di sera piove che Dio la manda. Il playboy Renzo, del 32
bar Antonio, si trova con due fratelli napoletani benzinai dell'Agip, i
Di Bella, e con Formaggino, fattorino del salumiere. Si decide di
salire sulla Giulietta sprint gialla dei Di Bella e di puntare verso il
Tico-Tico di Castel San Pietro. I quattro dispongono in totale di lire
quattromilacinquecento, marlboro in numero di dieci e un terzo del
serbatoio di benzina. Si parte stretti come acciughe in un concerto di
peti orrendi, nei quali si distingue il maggiore dei Di Bella che
prima di ogni flatulenza urla: "Sentite questa!". Si va ai quaranta per
risparmiare benzina e perché il tergicristallo non funziona. Si arriva
al Tico-Tico a mezzanotte.
De feiten: Om 9 uur ‘s avonds valt de regen met bakken uit de
hemel. Playboy Renzo van bar Antonio is in het gezelschap van de
Napolitaanse broertjes Di Bella, twee pomphouders bij
tankstationketen Agip, en Formaggino, de loopjongen van de slager.
Samen zetten ze koers naar discotheek Tico-Tico in het gehucht
Castel San Pietro met de gele Giulietta-sprint van de broers. Het
viertal heeft naast vierduizendvijfhonderd lire ook nog een tiental
Marlborosigaretten op zak en vertrekt met een benzinetank die
amper voor een derde gevuld is. Als sardientjes in een blik luisteren
ze in de wagen naar een concert met verschrikkelijke winden
waarbij de oudste van de Di Bella’s letterlijk en figuurlijk de toon
zet. Elke wind wordt dan ook luidkeels aangekondigd met een:
“Luister hier eens naar!” Bovendien rijden ze aan de
weerzinwekkende snelheid van veertig kilometer per uur om te
besparen op de benzine en omdat de ruitenwissers niet werken. Zo
komen ze pas aan om middernacht aan de Tico-Tico.
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Versione di Renzo: Eravamo in piscina, che si parlava del più e del
meno. C'ero io, i fratelli Di Bella, ramo petroli, e Formaggino, che
ha una ditta di trasporti alimentari. Parlavamo di St. Tropez, che è
diventata un carnaio, e non ci si può più andare. Allora, fa Di Bella
junior, perché non si fa una puntata a Château-St. Peter, dove c'è un
localino nuovo? Perché no, diciamo noi, e saliamo sul coupé dei Di
Bella, che fa i duecento in terza. Dentro c'era un impianto stereo,
con mangianastri, che non ce l'ha neanche la Rai. Di Bella senior
Versie van Renzo: In het zwembad zaten we wat te kletsen over
koetjes en kalfjes. Ik was er samen met de gebroeders Di Bella, die
actief zijn in de petroleumsector, en met Formaggino, de eigenaar
van een transportbedrijf in de voedingsindustrie. We hadden het
over St.-Tropez, waar het altijd zodanig zwart ziet van het volk dat
je er niet meer naartoe kunt gaan. “Wel”, zegt Di Bella junior,
“waarom gaan we niet naar de nieuwe discotheek in Château-St.
Peter?” “ Waarom ook niet?” antwoorden we en voor we het wisten
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ogni tanto faceva: "Sentite questa" e metteva su delle canzoni
bellissime, tutte cose di prima, modernissime, inglesi; insomma, in
dieci minuti alla media dei 240 siamo davanti al Tico-Tico.
zaten we al in de coupé van de broers, die tweehonderd haalt in
derde versnelling. De bolide is uitgerust met een hypermoderne
cassettespeler waar zelfs de Rai jaloers op zou zijn. Di Bella senior
zei af en toe: “Luister hier eens naar!”, waarna hij de allernieuwste
nummers liet beluisteren, allemaal in het Engels. Kortom: op tien
minuten tijd aan een gemiddelde snelheid van 240 kilometer per uur
stonden we aan de Tico-Tico.
I fatti: Il biglietto del Tico-Tico costa millecinquecento lire. I 34
quattro si palesano all'entrata e Renzo dice: "Sono amico del
batterista". La maschera risponde: "E chi se ne frega". Di Bella
junior dice: "Entriamo un momento a vedere se c'è mia mamma,
sono rimasto senza chiavi di casa". La maschera non becca. Allora
si acquistano tre biglietti. "Ma voi siete in quattro," dice la
maschera. "Il bimbo non paga," fanno i Di Bella, e indicano
Formaggino. "Quanti anni hai?" chiede la maschera. "Sei," risponde
Formaggino. "Ma ha la barba," dice la maschera. "Non è barba, è
muffa. È molto malato," replica pronto Di Bella sr. La maschera è
interdetta. Allora Formaggino sfodera un numero da maestro: si
mette a piangere e si piscia addosso davanti alla cassa. La maschera,
convinta, sta giá staccando il biglietto, quando passa una bionda
modello Benetti con minishort rossi e calza nera. Formaggino la
avvicina e la tasta a due mani per quindici secondi. La maschera lo
caccia via. Formaggino sale sul tetto di una macchina, si arrampica
su un albero, scavalca un muro e si ritrova nel cortile della caserma
dei carabinieri. Ha sbagliato direzione. Riesce a entrare solo all'una
De feiten: Een toegangsticket voor de Tico-Tico kost 1500 lire.
Wanneer het viertal aan de ingang verschijnt, zegt Renzo: “Ik ben
een vriend van de drummer.” De buitenwipper zegt: “Zie ik eruit
alsof mij dat wat kan schelen?” Di Bella junior zegt: “We gaan
binnen even kijken of mijn mama er is, want ik heb geen
huissleutel.” De buitenwipper geeft geen kik, dus kopen ze drie
tickets. “Maar jullie zijn met vier personen?” “Kinderen mogen
gratis binnen,” zeggen de Di Bella’s, terwijl ze Formaggino
aanwijzen. “Hoe oud ben jij dan?” vraagt de buitenwipper. “Zes,”
antwoordt Formaggino. “Maar hij heeft een baard?” “Dat is geen
baard, dat is schimmel. Hij is erg ziek,” antwoordt Di Bella senior
meteen. Wanneer de buitenwipper ons met een verbijsterde blik
aangaapt, besluit Formaggino een knap staaltje acteertalent boven te
halen: hij begint te huilen en plast zich helemaal onder aan de kassa.
Net op het moment dat de buitenwipper klaarstaat om het ticketje af
te scheuren, komt er een atletisch gebouwde blonde dame voorbij
met een rood minishortje en zwarte nylons. Formaggino gaat op
haar af en betast haar vijftien seconden lang met beide handen. De
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e mezzo sfondando una siepe a testate.
buitenwipper jaagt hem weg. Formaggino klimt op het dak van een
auto, hijst zich van daaruit in een boom, klimt over een muur en
komt op de binnenplaats van een kazerne van de carabinieri terecht.
Hij heeft zich van richting vergist. Rond halftwee lukt het hem toch
om binnen te geraken door een haag neer te halen met kopstoten.
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Versione: Appena davanti al Tico-Tico il maître mi fa: "Ma lei non
è Renzo il playboy?". "Cosi si dice," dico io. Allora e mi fa entrare
tutti gratis, meno Formaggino perché non aveva lo smoking. Sapete
come sono in certi posti. Allora Formaggino sale in macchina, e in
venti minuti è andato e tornato, e si presenta in smoking al nostro
tavolo.
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I fatti: Naturalmente non c'è posto a sedere. I quattro vengono
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sistemati su uno strapuntino con la faccia contro il muro. Di Bella jr.
è sotto la batteria, e ogni tanto prende una bacchettata in testa.
Renzo accavalla le gambe e manda in aria un tavolino con quattro
amarene. Poi cerca di chiamare il cameriere schioccando le dita ma
non viene notato. Comincia a battere insieme due bicchieri. Niente.
Sale sul tavolo e si mette a battere le mani. Niente. Allora
Formaggino si alza, prende il cameriere per la giacca e mentre
questi si dibatte lo trascina per terra fino al tavolo. Di Bella jr.
ordina una coca-cola con whisky e peperonata. Di Bella sr. un
gelato al fernet. Formaggino una spuma, Renzo un Daiquiri. Il
cameriere gli risponde: "Non facciamo servizio di ristorante". Renzo
fa: "Il Daiquiri è un cocktail". Il cameriere fa: "Alcolici
Versie van Renzo: “We waren nog niet goed aangekomen aan de
Tico-Tico, of de maître vroeg me al: “Maar bent u niet Renzo de
playboy?” “Dat wordt gezegd,” antwoord ik, waarop hij me gratis
binnenlaat. Formaggino mocht niet binnen, aangezien hij geen
smoking droeg. Je weet hoe ze daar kunnen zijn, hé. Formaggino is
dus in zijn auto gesprongen en op twintig minuten stond hij alweer
terug aan onze tafel, in smoking weliswaar.
De feiten: Natuurlijk is er nergens een zitplaats te bespeuren. Er
wordt hen een klapstoeltje toegewezen met uitzicht op een wand. Di
Bella junior zit onder het drumstel, waardoor hij af en toe een
stokslag in het gezicht krijgt. Renzo slaat zijn benen over elkaar en
gooit een tafeltje met vier kersen in de lucht. Dan probeert hij de
ober te roepen door in zijn handen te klappen, maar hij blijft
onopgemerkt. Hij slaat dan maar met twee glazen tegen elkaar.
Niks. Hij kruipt op tafel en klapt in zijn handen. Ook niks.
Formaggino zet zich recht, neemt de ober bij de kraag, die zich
tevergeefs probeert te verweren en sleept hem over de vloer naar
hun tafel. Di Bella junior bestelt een whisky cola en een peperonata,
Di Bella senior een ijsje met fernetsmaak, Formaggino een
limonade en Renzo een daiquiri. De ober antwoordt: “Wij doen niet
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aan restaurantbediening.” Renzo zegt: ”Daiquiri is een cocktail.”
“Voor alcoholische dranken rekenen we een toeslag aan van 500
lire,” zegt de ober. Renzo bestelt dan maar een watertje.
sovrapprezzo di 500 lire" e Renzo ordina una Fiuggi.
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Versione: II maître ci porta al tavolo migliore. lo schiocco le dita e
arrivano quattro camerieri. Uno mi fa: "Ma lei, non l'ho giá vista
allo Sporting di Montecarlo?"
"Può essere," faccio io. "Ma sì, era con la principessa..."
"Zitto," gli dico, "per carità, non faccia sapere in giro", e lo
allontano. Poi ordino quattro Daiquiri. "A che temperatura?" mi
chiede il barman. "Zero assoluto," dico io.
E lui: "Lei sì che se ne intende".
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Versie van Renzo: De maître wijst ons de beste tafel toe. Ik hoef
maar met mijn vingers te knippen of er komen al vier obers naar me
toe. Eén van hen vraagt me: “Kan het dat ik u gezien heb in de
Sporting van Monte Carlo?” “Dat zou kunnen,” zeg ik.
“Ja, u was daar met de prinses...”
“Stil,” zeg ik, “alstublieft, vertel dat niet verder.” Ik stuur hem weg.
Nadien bestel ik 4 daiquiri’s. “Welke temperatuur?” vraagt de
barman. “Precies nul graden,” zeg ik. “Ik zie dat u een kenner bent,”
antwoordt hij.
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I fatti: Di Bella senior va a pasturare, cioè fa un giro tra i tavoli per
vedere se c'è del buono. Renzo adocchia un tavolo buio d'angolo
con due donne sole. Di Bella junior si sgancia e invita a ballare
quella di destra, che a centro pista si rivela una canuta sessantenne,
con occhiali, alta un metro e mezzo. "Hai visto?" fa Renzo a
Formaggino, "Di Bella s'è beccato la tardona, e adesso io mi becco
la giovane." Si palesa al tavolo e chiede: "Balliamo?". "Sì," gli fa
una voce flautata. Renzo l'accompagna per mano in pista e si ritrova
a ballare con una bimba di otto anni con un enorme apparecchio nei
denti. L'orchestra attacca un tango. "Cosa fai nella vita?" fa Renzo
ballando tutto gobbo. "La quarta elementare." "Ti piace il tango?"
"No, vengo a ballare solo per tenere compagnia alla nonna." A
questo punto Renzo viene colto da un tremendo mal di schiena, ma
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De feiten: Di Bella senior loopt wat rond tussen de tafels te azen, op
zoek naar lekkers. Renzo laat zijn oog vallen op een tafel in een
donker hoekje waaraan enkel twee vrouwen zitten. Di Bella junior
besloot het erop te wagen en de rechtse dame uit te nodigen om te
dansen. Eenmaal op de dansvloer, bleek de vrouw een zestiger te
met witte haren en een bril en amper één meter vijftig groot. “Heb
je’t gezien?” zegt Renzo tegen Formaggino. “Nu Di Bella de oudste
aan de haak sloeg, kan ik die jonge proberen te versieren.”
Hij begeeft zich naar haar tafel en vraagt: Wilt u dansen?"
“Ja,” antwoordt een zachte stem. Hand in hand stappen ze de
dansvloer op, tot Renzo plotseling merkt dat hij oog in oog staat met
een meisje van acht jaar met een enorme beugel. Wanneer het orkest
een tango inzet en Renzo ineengedoken begint te dansen, vraagt hij
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haar: “En, wat doe jij zoal in het leven?”
“Ik zit in het vierde leerjaar.”
“Hou je van tango?”
“Neen, ik kwam gewoon mee om mijn oma gezelschap te houden.”
Op dat moment krijgt Renzo last van vreselijke pijnscheuten in zijn
rug, maar blijft toch onverstoorbaar verder dansen terwijl zijn neus
bijna de grond raakt. De tango duurt tweeëndertig minuten. Nadien
volgt nog een Hongaarse csárdás die eindigt in een treintje tussen de
tafels.
“Dat vind ik leuk!” zegt het meisje, dat hem een paar kilometer lang
vooruit blijft duwen. Dan laat ze hem nog een cancan en een
charleston dansen. Om half drie is de dans met het treintje
afgelopen. Renzo keert druipend van het zweet terug naar zijn tafel,
waar hij het bewustzijn verliest.
continua stoicamente a ballare piegato verso il basso. Il tango dura
trentadue minuti. Segue una di quelle belle ciarde che finiscono con
il trenino tra i tavoli. "Questo mi piace," fa la bimba, e lo spinge per
vari chilometri. Poi gli fa fare anche un cancan e un charleston. Il
giro chiude alle due e mezzo. Renzo torna al tavolo facendo cadere
dalla fronte pere spadone di sudore, e perde conoscenza.
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Versione: Vediamo un tavolo con due donne stupende. Di Bella ne
invita una: è un'americana, un po' matura, miliardaria, molto di
classe. Un superbo esemplare. Io invito l'altra. E una diciottenne,
perversa, con un sorriso da cinema. "Cosa fai nella vita?" le chiedo.
"L'indossatrice," mi fa. "Ti piace il tango?" "Sì," dice lei
guardandomi negli occhi, "specialmente se è l'ultimo." Capito,
ragazzi! lo mi sento bollire il sangue, la abbranco e lei mi stringe
così forte che con le unghie mi porta via dei quadrettoni di Galles
dalla schiena. Balliamo avvinghiati per due ore: quando la
riaccompagno al tavolo, mi sviene tra le braccia.
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De versie van Renzo: We zien een tafel waaraan twee prachtige
vrouwen zitten. Di Bella vraagt één van hen te dans: een wat rijpere
Amerikaanse, maar zo rijk als de zee diep is en met heel veel klasse.
Een geweldig exemplaar. Ik vraag de andere ten dans: een
achttienjarige met een bovennatuurlijke schoonheid.
“En, wat doe jij zoal in het leven?” vraag ik haar.
“Ik ben mannequin, “ antwoordt ze.
“Hou je van tango?”
“Ja,” zegt ze terwijl ze me diep in de ogen kijkt, “vooral wanneer
het de laatste is.”
Horen jullie dat, jongens?
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Ik voel het bloed razen door mijn aders. Ik sla mijn armen om haar
heen en zij neemt me zo stevig vast dat ze met haar nagels hele
flarden huid van mijn rug afschraapt met een grootte van Prince of
Walesruiten. Twee uur lang staan we op de dansvloer zonder elkaar
een seconde los te laten. Wanneer ik haar begeleid naar haar tafel,
valt ze flauw in mijn armen.
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I fatti: Quando Renzo rinviene, vede Di Bella che è tornato dal suo
giro di perlustrazione portando sette amici, naturalmente tutti
uomini. Al riprendere della musica, tutti e undici schizzano come
pallottole. C'è un momento di panico, con coppie che si scontrano
nella corsa alla pista. Quando la confusione si dirada, sono tutti in
piedi come meloni tra i tavoli della sala, meno Formaggino e Di
Bella jr. che nella fretta del momento si trovano a ballare insieme. È
rimasta solo una donna, piuttosto vistosa, con due braccia come
polpettoni. Uno alla volta, tutti si presentano al suo tavolo e
ricevono chi uno sputo, chi una scarpata, chi un bicchiere di
minerale in faccia. Per ultimo si presenta Renzo, la squadra e fa: "A
me non può dire di no. lo non sono come loro". La donna lo guarda
e fa: "È vero. In effetti direi che sei messo peggio", e va al
gabinetto. Intanto l'orchestra attacca una mazurca e la bimba con la
protesi dentaria si mette a inseguire Renzo tra i tavoli urlando:
"Vieni a ballare con me!"
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De feiten: Wanneer Renzo terug bijkomt, ziet hij dat Di Bella
teruggekeerd is van zijn verkenningstocht. De buit: zeven vrienden,
natuurlijk allemaal mannen. Wanneer de muziek terug start,
springen ze alle elf pijlsnel op. Even ontstaat er wat paniek, want
verschillende koppels botsen tegen elkaar wanneer ze de dansvloer
oplopen. Wanneer de chaos wegebt, blijft iedereen verdwaasd
tussen de tafels staan, behalve Formaggino en Di Bella junior, die
door de chaos van het moment elkaar als danspartner hebben
getroffen. Uiteindelijk blijft er nog één vrij opzichtige vrouw over,
met armen die doen denken aan gehaktballen. Ieder om beurt gaat
eens aan haar tafel staan: de ene krijgt een klodder spuug in het
gezicht, de andere een klap met een schoen, weer een andere krijgt
een glas water over het hoofd. Als laatste komt Renzo aan de beurt.
Terwijl hij haar nauwkeurig bekijkt, zegt hij: “ Mij kunt u toch niet
afwijzen. Ik ben niet zoals hen.”
De vrouw kijkt Renzo aan. “Dat klopt. Jij bent zelfs nog een graad
erger,” zegt ze en stapt naar het toilet.
Ondertussen begint het orkest een mazurka te spelen en het meisje
met de beugel is niet meer te houden en loopt Renzo achterna:
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“Kom met mij dansen!”
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Versione: Quando torno al tavolo, Di Bella ha rimorchiato sette
stangone di un balletto inglese, una più bella dell'altra. Quando
attacca la musica, tutte e sette mi saltano addosso gridando: "Dance
with me (balla con me), dance with me, Renzo". Ma io ho
adocchiato una bruna che tutta la sera sta rifiutando inviti. Mi
piacciono le conquiste difficili. "Vado a domare una tigre," dico agli
amici, e parto. La affronto e dico: "Senti, tu puoi fare la difficile con
gli altri, ma non con me. Guardami negli occhi". Lei protesta, ma
poi cede, mi guarda e fa: "Tu sei quello che aspettavo" e nel dir ciò
si bagna un po', e insomma dice: "Aspettami, tesoro" e fa un salto
nella toeletta. Intanto la diciottenne, però, comincia a inseguirmi
urlando: "Non tradirmi, Renzo. Resta con me o mi ammazzo".
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De versie van Renzo: Wanneer ik terugkeer naar mijn tafel, zie ik
dat Di Bella zeven prachtige grieten uit een Engels balletgezelschap
heeft versierd. Wanneer de muziek weer start, bespringen ze me alle
zeven. “Dance with me, dance with me, Renzo”. Ik heb echter mijn
oog laten vallen op een brunette die al de hele avond mannen
afwijst. Ik hou wel van een uitdaging. “Dit is geen katje om zonder
handschoenen aan te pakken,” zeg ik tegen mijn vrienden. Ik stap
op haar af en zeg: “ Hoor eens, tegen de anderen kan je neen
zeggen, maar mij kan je toch niet afwijzen? Kijk in mijn ogen.”
Eerst lijkt ze niet overtuigd, maar uiteindelijk zwicht ze.
“Op jou zat ik te wachten. Wacht op mij, lieveling!” zegt ze
hartstochtelijk, waarna ze wat nat wordt en het toilet loopt.
Ondertussen begint de achttienjarige me achterna te lopen en roept:
“Laat me niet in de steek, Renzo! Zonder jou kan ik niet leven!”
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I fatti: Renzo riesce a raggiungere il suo tavolo. Intanto i sette amici
di Di Bella hanno mangiato nove panettoni e bevuto venti bottiglie
di giovesello, poi se la sono squagliata lasciando tutto da pagare.
Renzo viene accerchiato dai camerieri, ma riesce a fuggire
arrampicandosi lungo un tralcio d'edera. Intanto la nonna della
bimba ha chiamato un carabiniere dicendo che un individuo molesta
la sua nipotina. I due Di Bella fuggono con le tasche piene di gelati.
In strada, per fortuna, c'è Formaggino con la Giulietta già pronta a
scattare. Renzo riesce a balzare dal muro del dancing sul tetto della
macchina lanciata ai centoventi. Fa tutta l'autostrada sotto la neve
42
De feiten: Renzo geraakt tot aan de tafel. In de tussentijd hebben de
zeven vrienden van de Di Bella’s negen panettone’s en twintig
flessen goedkope wijn achter de kiezen, waarna ze er stiekem
vandoor zijn gegaan zonder te betalen. Renzo wordt omsingeld door
de kelners, maar hij slaagt erin om te ontsnappen door zich vast te
grijpen aan een tak van een klimop. Ondertussen heeft de oma van
het meisje de carabinieri gebeld om te melden dat haar
kleindochtertje wordt lastiggevallen. De broers Di Bella vluchten
met hun zakken vol ijsjes. Op straat zit Formaggino gelukkig al
vertrekkensklaar te wachten in de Giulietta. Renzo kan van de muur
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aggrappato con le unghie alla capote: al casello d'uscita è
assolutamente invisibile, coperto da una bianca coltre. Viene trovato
e riaccompagnato a casa, congelato, solo tre giorni dopo, quando i
Di Bella montano il portasci.
van de dancing op het dak van de auto springen, die aan
honderdtwintig vooruitscheert. Tijdens de hele rit op de
ondergesneeuwde autostrade ligt hij vastgeklampt met zijn nagels in
het dak van de auto: aan het tolhuisje is hij helemaal onzichtbaar
geworden, bedekt onder een dikke laag sneeuw. Pas drie dagen
later, wanneer de Di Bella’s de skidragers willen monteren, wordt
hij gevonden en helemaal bevroren naar huis gebracht.
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Versione: A questo punto me la vedo brutta. Urlo: "Champagne per
tutti, soprattutto per le mie donne. Consolatevi!", butto in aria un
pacco da diecimila e mentre tutti lottano per impossessarsene,
scavalco il muro con un salto, balzo al volante del coupé e in dieci
minuti sono al Sestrière, dove la mattina dopo avevo un
appuntamento con una svedese. Che seratina, ragazzi!
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Versie van Renzo: Op dat moment zag het er niet zo goed uit.
Champagne voor iedereen en dan vooral voor mijn vrouwtjes! Trek
het jullie niet aan!” roep ik terwijl ik met tienduizend lire in de lucht
zwaai. Iedereen probeert het geld te bemachtigen, maar ik maak me
gauw uit de voeten: ik klim over een muur en spring achter het stuur
van de coupé. Na tien minuten sta ik in Sestrière, waar ik de
volgende ochtend een afspraak heb met een Zweedse. Het was me
het avondje wel, jongens!
44
La Luisona
44
De Dikke Louise
Al bar Sport non si mangia quasi mai. C'è una bacheca con delle
paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso
veri e propri pezzi d'artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti
abituali, ormai, le conoscono una per una. Entrando dicono: " La
meringa è un po' sciupata, oggi. Sarà il caldo." Oppure: " È ora di
dar la polvere al krapfen." Solo, qualche volta, il cliente occasionale
osa avvicinarsi al sacrario.
In de bar Sport wordt bijna nooit gegeten. Er is wel een toonbank
met gebakjes, maar die is louter decoratief. Het zijn siergebakjes die
vaak echte artisanale meesterwerkjes zijn. Ze staan er al zoveel jaar
dat de vaste klanten ze al stuk voor stuk kennen. Wanneer ze
binnenkomen, zeggen ze: "De meringue ziet er niet al te best uit
vandaag. Het zal door de warmte komen." Of: "Het is tijd om de
krapfen eens af te stoffen." Maar af en toe is er toch eens een
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toevallige klant die zich durft te wagen in het heiligdom.
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Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la
bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una
spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola
contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse
la voce:" Hanno mangiato la Luisona!". La Luisona era la decana
delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore
della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo.
La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante
fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché
il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle
punizioni. Infatti fu trovato appena un'ora dopo, nella toilette di un
autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era
vendicata. La particolarità di queste paste è infatti la non facile
digeribilità. Quando la pasta viene ingerita, per prima cosa la
granella buca l'esofago. Poi, quando la pasta arriva al fegato, questo
la analizza e rinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e
lasciandola passare. La pasta, ancora intera, percorre l'intestino e
cade a terra intatta dopo pochi secondi. Se il barista non ha visto
niente, potete anche rimetterla nella bacheca e andarvene.
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Op een dag was er bijvoorbeeld eens een vertegenwoordiger uit
Milaan die de lade opentrok en een groot zwart-wit gebak in zijn
mond stak waarop mooie korreltjes lagen van duraluminium, wat
kenmerkend is voor écht slecht gebak. Meteen ging het nieuws de
ronde in de bar: "Ze hebben de Dikke Louise opgegeten!" De Dikke
Louise was de moeder van de gebakjes en stond al sinds 1959 in de
vitrine. Gewoon door naar de kleur van de pudding te kijken konden
de oudjes al voorspellen welk weer het zou worden. Haar
verdwijning was een zware klap voor iedereen. De
vertegenwoordiger kon dus maar beter ophoepelen, aangezien
iedereen erg ontstemd was. Toch raakte niemand hem aan,
aangezien zijn ongehoorde daad hem al de ergst mogelijke straf zou
bezorgen. Nauwelijks een uur later bevond hij zich al op een toilet
van een autogrillrestaurant in Modena, kermend van de gruwelijke
pijn. De wraak van de Dikke Louise! Het is namelijk zo dat deze
gebakjes niet bepaald licht verteerbaar zijn. Wanneer het gebakje
wordt ingeslikt, gaan de korreltjes in de eerste plaats de slokdarm
doorboren. Nadien, wanneer het gebakje de lever heeft bereikt,
wordt het daar geanalyseerd en afgestoten door een plotselinge
beweging naar links waardoor het voedsel zijn weg kan voortzetten.
Het gebak, dat nog volledig is, doorloopt de darmen en valt na een
paar seconden helemaal intact op de grond. Als de barkeeper niks
heeft gezien, kan je haar terug in de vitrine zetten en weggaan.
2.2
Stefano Benni
Nato a Bologna il 12 agosto 1947, Stefano Benni ha iniziato la sua carriera negli anni Settanta
facendo il giornalista e lo scrittore umoristico per il giornale di sinistra Il Manifesto1. Ha
collaborato con svariate altre testate, come ad esempio Cuore e Panorama, MicroMega,
Repubblica, ecc. Con Bar Sport, la sua primissima raccolta di racconti brevi pubblicata da
Mondadori nel 1976, Benni ha riscosso un successo strepitoso in Italia, il che lo ha reso poi
un collaboratore fedele presso la casa editrice. Nel 1983 ha pubblicato la novella Terra! che è
diventata subito un best seller, grazie a un misto riuscito di fantascienza e satira con cui si
burla della società contemporanea. Oltre a svariati romanzi, ha anche scritto poesie, ballate,
drammi, sceneggiature e un libro per bambini intitolato I meravigliosi animali di Stranalandia
(1984). Nel 1999, l'autore satirico ha lasciato la sua città natale per andare a vivere a Roma.
Secondo quanto afferma egli stesso, Benni tiene molto alla sua privacy. Di conseguenza, non
è uscita una biografia ufficiale e non si sa tanto della sua vita personale (S. Benni,
comunicazione personale, 16 aprile 2014).
2.3
Lo stile dell'autore
Autore di numerosi libri tra cui Bar Sport, Il bar sotto il mare e Terra!, Stefano Benni viene
spesso ritenuto il genio della satira italiana (Boria 2005, p. 30). Si scopre l'umorismo
particolare di Benni già negli anni Sessanta e soprattutto nel decennio successivo, durante i
cosiddetti anni di piombo. Infatti, egli critica l'inflessibilità dei circoli dotti modificando i testi
di canzoni e di diverse opere letterarie noti. Ha anche fatto allusione ai film popolari e ai
personaggi dei fumetti conosciuti, creando così numerose satire (Boria 2009, p. 88). Inoltre,
Benni ha dimostrato di essere dotato di ingegno creativo al livello linguistico, avvalendosi nei
suoi testi di parole straniere, dialetti italiani, lingue classiche e la lingua dei personaggi dei
fumetti (Boria 2009, p. 88). Questa creatività linguistica riflette le sue intenzioni satiriche:
sono prevalentemente i politici ad essere nel mirino degli scritti di Benni nella giornale di
sinistra Il Manifesto. Il neologismo benniano viene spesso usato per indicare la satira, la
1
La maggior parte delle informazioni dei paragrafi 2.2 e 2.3 sono tratte da Monica Boria (Boria, 2005, 2009).
34
parodia e lo stile particolare dei suoi scritti che hanno ormai attirato l'attenzione di numerosi
lettori giovani (Boria 2005, p. 29).
Gran parte delle sue opere è stata tradotta in francese, tedesco e spagnolo, quindi lo scrittore
gode di una celebrità internazionale2 (Boria 2009, p. 89). La sua varietà creativa e poco
comune di tecniche, generi e linguaggio di cui si serve già da trentacinque anni, rendono il
suo stile molto difficile da definire. Grazie alla sua innovatività, Benni è capace di fare la
parodia a proposito di questioni serie e di trasporre un discorso serio e complesso in generi
popolari come la fantascienza e la letteratura per bambini, il che gli permette di rivolgersi ad
un pubblico d'arrivo particolarmente ampio (Boria 2005, p. 30).
2.4
Bar Sport
Bar Sport è considerato un classico della letteratura comica italiana contemporanea grazie alle
situazioni stereotipate ed estremizzate dei bar italiani descritte dall'autore Stefano Benni.
Svariate situazioni raccontate sono ancora attuali, benché il libro sia già stato pubblicato
nell'anno 1976. Il libro è composto di diversi racconti spiritosi mentre l'omonimo film del
2011 è una storia continua: tuttavia, entrambi hanno delle radici nella realtà sociale. Sia nel
film che nel libro appaiono vari personaggi tipici dei famosi bar italiani: il proprietariobarista, il ragazzino che va in giro con la bici, il finto tecnico che pensa di sapere tutto ma che
in realtà non sa niente, la ragazza carina, le vecchiette dell'angolo, i giocatori di carte, il
playboy, ecc. L'autore ha ogni volta dedicato un intero capitolo a ciascuno di questi
personaggi. Ne abbiamo scelti sette che consideriamo nel dettaglio più avanti in questo
lavoro, vale a dire: il professore, il tecnico, Bovinelli-tuttofare, il playboy, l'ingegnere, il
carabiniere e ovviamente anche la molto conosciuta Luisona. Abbiamo fatto questa scelta in
base al fatto che questi personaggi ci sembrano più noti e più tipici per l'Italia e quindi ci
sembra opportuno mostrarne la stereotipia per la cultura italiana.
2 The Café Beneath The Sea (1984), Le Bar Sous La Mer (1984), La Compagnie des Célestins (1992), La
dernière larme (1984), La compañía de los celestinos (1992), Die Bar auf dem Meeresgrund (1999), ecc.
35
2.5
Pubblico d'arrivo e identità italiana
Stefano Benni tenta di stereotipare gli avventori dei bar italiani, rendendoli molto
riconoscibili per il lettore italiano. Enfatizzando tratti che spesso si rivelano essere tipici per
l’identità italiana, si può dire che Benni crea uno spirito di corpo nel pubblico dei lettori.
Infatti, l'umorismo è percepibile soltanto per gli addetti e meno per i lettori non abbastanza
familiarizzati con la lingua e la cultura italiane, visto che il testo è ridondante di riferimenti
culturali che risalgono soprattutto agli anni Settanta e prima.
Ma cosa intendiamo esattamente con il termine 'identità'? Prendiamo in considerazione
diverse definizioni e diversi aspetti formulati nei tempi. Secondo Giddens (1995), l'identità
nasce da un processo in cui emergono diversi elementi che sono correlati alla struttura del
mondo in cui si vive, alle proprie interazioni sociali e ai propri processi psicologici. Questi
svariati processi sono reciprocamente legati e vengono influenzati dal modo in cui l'uno e
l'altro si percepiscono dopo un processo di riflessione personale in funzione della propria
esperienza di vita (Giddens 1995, pp. 48-49). L'identità è di conseguenza un elemento
dinamico che implica un processo riflessivo costante. Castells (1998, p. 28), invece, si
focalizza soprattutto sull'identità collettiva, la quale attribuisce determinati valori a diverse
caratteristiche culturali, il che implica, inoltre, che esistono diversi tipi di identità a seconda la
cultura.
Sebbene entrambe le definizioni rivelino due aspetti di grande importanza, elaborando questa
tesi ci si basa principalmente sulle idee di Tafjel e Fishman che riguardano rispettivamente
l'identità sociale e l'identità etnica. Infatti, Tafjel (1981) parla di identità sociale facendo
riferimento all'insieme delle dimensioni che dipendono dall'appartenenza o no a diversi gruppi
sociali; secondo questa idea una parte della percezione di sé deriva da una conoscenza del
gruppo sociale di cui si fa parte, oltre al significato emozionale e le idee che vengono
associate ad una tale appartenenza. Si deve tenere conto del fatto che non è solo la sensazione
di appartenere ad un gruppo ad essere prevalente per l'elaborazione di un'identità sociale, ma
anche la valutazione negativa o positiva degli altri membri nonché le emozioni suscitate da
questa appartenenza (Tafjel 1981, pp. 68-70).
36
L'identità etnica viene descritta da Fishman (1977) in quanto ramo specifico dell'identità
sociale in cui tre elementi ricoprono un ruolo importante, vale a dire la paternità, la
fenomenologia e il patrimonio. La dimensione della paternità è costituita dagli usi e delle
abitudini trasmessi di generazione in generazione. Per la dimensione del patrimonio si tratta
soprattutto dell'eredità collettiva: festeggiamenti, rituali, gastronomia, musica, folclore,
lingua, comportamento sessuale, ecc.; tutti elementi che traggono le loro origini dai tratti
culturali del gruppo stesso. La fenomenologia di Fishman si riferisce all'importanza data alla
paternità e all'eredità del patrimonio, quindi è l'atteggiamento assunto verso la propria
appartenenza ad un gruppo etnico. È interessante legare questa teoria alle idee di Turner.
Secondo il modello dell'identificazione sociale elaborato da Turner (1990, pp. 54-56),
l'elemento prevalente allo scopo di determinare l'appartenenza ad un gruppo è il modo in cui
gli individui si percepiscono e si definiscono. Questa dimensione ha il sopravvento sugli
atteggiamenti sociali nei confronti di altre persone. La nozione di un gruppo implica che le
varie persone si considerano un membro della stessa categoria sociale che condivide
un'analoga identificazione sociale di 'se stessi'.
Queste teorie possono aiutare a spiegare in gran parte il successo strepitoso del libro Bar
Sport: i lettori italiani si riconoscono nei comportamenti degli avventori del bar – come
spiegato da diversi lettori italiani con cui abbiamo parlato3 – il che crea un'identità di gruppo
ossia uno spirito di corpo grazie agli elementi culturali descritti nel libro che fanno parto del
patrimonio italiano, a cui gli italiani tengono molto in generale. Il fatto che gli avvenimenti e i
comportamenti presenti nel libro siano in parte conformi (anche se in forma esagerata) ad una
realtà precisa, è una fonte di umorismo che ha attecchito subito. Infatti, ecco la ragione per cui
i brani del libro sono stati tradotti per un pubblico di lettori neerlandofoni che hanno
preferibilmente familiarità con la cultura italiana. Si è tentato di mantenere il più spesso
possibile i riferimenti culturali italiani nella traduzione neerlandese alla fine di non perdere lo
skopos dell'autore, vale a dire l'umorismo suscitato dagli stereotipi riconoscibili per i
conoscitori della cultura italiana dell’epoca in cui il libro è stato scritto. Un pubblico di lettori
neerlandofoni con poche conoscenze culturali dell'Italia si accorgerà più difficilmente
dell'umorismo e dell'ironia presenti nella traduzione, perciò la traduzione deve aiutarli a
3
Abbiamo parlato in modo informali con diversi italiani in un periodo a partire dal settembre del 2013.
37
apprezzare questa realtà. Allo stesso tempo l'esotizzazione del testo sorgente è stata una scelta
della traduttrice allo scopo di offrire il lettore neerlandofono la possibilità di scoprire la
cultura italiana oppure di approfondire le sue conoscenze culturali del Belpaese. In questo
modo, la traduttrice è inoltre rimasta fedele alle intenzioni di Stefano Benni mantenendo lo
skopos originale. Infatti, a seconda delle teorie di Christiane Nord riguardanti la lealtà del
traduttore (2005), in generale un traduttore deve trasporre fedelmente i concetti presenti nel
testo sorgente allo scopo di ottenere una traduzione equivalente.
3
QUADRO TEORICO
Siccome Stefano Benni descrive ampiamente le abitudini e l'atteggiamento degli avventori del
Bar Sport, è evidente che sono presenti parecchi stereotipi e riferimenti culturali nell'opera.
Nonostante le descrizioni e i fatti raccontati siano di solito piuttosto esagerati, tanti italiani, tra
cui l'autore stesso, affermano di conoscere nella vita reale più di una persona con delle affinità
ai personaggi di Bar Sport4.
In effetti, questa tesi si trova all'incrocio fra traduttologia e sociologia. Come detto prima, Bar
Sport viene generalmente considerato un testo molto umoristico, quindi prendiamo in esame
oltre alle funzioni sociali dell'umorismo anche le eventuali difficoltà che deve affrontare il
traduttore proprio in relazione alla traduzione dell’umorismo. Siccome in questo caso sono
prevalentemente l'ironia e gli stereotipi a suscitare l'umorismo, dedicheremo due capitoli a
questi fenomeni in cui consideriamo le funzioni dell'ironia e alcune strategie traduttive. La
parte sugli stereotipi costituisce chiaramente la parte più importante di questa tesi: quando
sorgono e come vengono usati? Quali stereotipi esistono sull'Italia e come li affronta il
traduttore? Per concludere il quadro teorico facciamo luce sui riferimenti culturali e sulle
strategie di cui il traduttore si può avvalere durante il processo di traduzione.
4
Durante l'elaborazione di questa tesi abbiamo avuto l'occasione di sentire frequentemente il punto di vista di
diversi madrelingua italiani sull'argomento.
38
3.1
L'umorismo
Numerosi studiosi, tra cui Aristotele, Freud e Schopenhauer, hanno già tentato di definire
l'umorismo. Percorriamo alcune delle loro idee.
Una delle teorie più vecchie è stata elaborata da Aristotele, secondo il quale l'umorismo non è
che un'espressione aggressiva con cui ci si burla delle imperfezioni, delle debolezze e degli
errori di altre persone (Attardo 1994, pp. 20-21).
Molto più recentemente, nel 1989, è stato pubblicato postumo un lavoro di Freud in cui
afferma che l'umorismo e il mondo dei sogni si assomigliano perché rivelano le nostre idee e
paure oppresse (Freud, 1989). Invece, secondo Schopenhauer, citato da Truyen e Portael,
l'umorismo costituisce la caratteristica cosiddetta divina dell'uomo (Truyen e Portael, 1996).
Più recentemente Attardo (1994) sostiene che in primo luogo ci si debba chiedere quale sia il
valore dell'umorismo ma anche in questo caso si riscontrano delle difficoltà: come si compone
un corpus contenente tutti i fenomeni mondiali su cui è applicabile la teoria e quali modalità si
possono usare per analizzarlo? Di conseguenza, noi definiamo l'umorismo come qualunque
evento o oggetto che susciti una risata, che intrattenga la gente o che dia un'impressione
divertente. Rishel (2002, p. 25) afferma che tutti nascono con un senso dell'umorismo, il che
implica che chiunque sia in grado di percepire, creare e apprezzare un'incongruenza
scherzosa. L'umorismo soddisfa alcuni fabbisogni dell'essere umano: affrontando paure e tabù
in modo socialmente accettabile, si invitano gli altri ad apprezzare la propria natura e ci si
esprime in maniera creativa, emozionale o intellettuale.
3.1.1 L'umorismo: una definizione
Hay (2000) sostiene che l'umorismo possiede diverse funzioni a seconda della situazione e del
contesto. Ne osserviamo quattro che sono particolarmente rilevanti per la traduzione del Bar
Sport, perché corrispondono all'intenzione dell'autore, vale a dire creare uno spirito di corpo
nel pubblico di lettori tramite le funzioni che sono state identificate da diversi autori e poi
39
elencate e citate da Hay: la solidarietà, l'enfatizzazione delle somiglianze o delle esperienze
comuni, la chiarificazione dei limiti e la difesa personale.
1) La solidarietà
Di solito l'umorismo ha come obiettivo la creazione di solidarietà in un gruppo o fra membri
particolari del gruppo. Questo componente della tassonomia sull’umorismo di Hay è costituito
da una grande varietà di strategie per raggiungere la solidarietà o il consenso. Qualche volta
l'umorismo rivela parzialmente l'identità del parlante, permettendo al pubblico di conoscerlo
meglio, il che può influenzare positivamente la solidarietà (Hay, 2000, p. 718).
2) L'enfatizzazione delle somiglianze o delle esperienze comuni
Ziv (1984) ritiene che l'umorismo permetta di enfatizzare le somiglianze o le esperienze
comuni, grazie alle quali le idee e gli interessi collettivi di un gruppo di persone possono
essere identificati. Ziv propone un dialogo che può servire da esempio per spiegare la
funzione descritta qui sopra. Nella conversazione, un gruppo di studenti sta parlando di un
corso 'da incubo' che ha seguito. Ad un certo punto, uno dei ragazzi fa riferimento ad uno
sketch di Monty Python in cui i personaggi tentano di superarsi raccontando delle storie
dell'orrore nelle quali venivano continuamente perseguitati dalla sventura (Hay, 2000, p. 719).
Il fatto che questi studenti conoscano tutti questo sketch rafforza il loro rapporto e suscita
l'umorismo.
3) La chiarificazione dei limiti
Secondo Linstead (1985) è possibile rafforzare le norme e i valori ed esplicitare i limiti di
accettabilità grazie all'umorismo. In questo modo si può determinare chi fa parte di diversi
gruppi. Scherzando con se stessi o con estranei al gruppo si possono rafforzare questi limiti
(Hay, 2000, p. 719).
4) La difesa personale
È di nuovo Hay (2000, p. 725) ad affermare che l''umorismo ha inoltre una funzione
psicologica, vale a dire che permette la difesa personale, il che è una categoria determinata da
Ervin-Tripp e Lambert (1992) e che si basa sulla funzione descritta da Ziv (1984): "protecting
the self by identifying a weakness before anyone else does" (1984, p. 62). Questa è una
40
caratteristica tipicamente italiana, come ha sottolineato Sergio Romano. Gli italiani
pretendono infatti di avere le loro buone ragioni per disprezzarsi:
Costretti a mentire su se stessi e sul loro passato, obbligati a dimenticare o a
ricordare selettivamente, gli italiani hanno finito per disprezzarsi, per rovesciare
sull’italiano collettivo l’imbarazzo e il disagio che ciascuno di essi prova per se
stesso. Non basta. Per evitare che l’altro parli male dell’Italia occorre precederlo e
surclassarlo. L’orgoglio che ogni uomo prova identificandosi con la propria patria si è
rovesciato nel suo contrario. Siamo tanto più bravi e intelligenti quanto più ci
affrettiamo a parlare male dell’Italia (Sergio Romano in Frittella 2011, p. 116).
3.1.2 La traduzione dell'umorismo
Delia Chiaro, docente all'Università di Bologna al Dipartimento di Interpretazione e
Traduzione (SSLiMIT), ha scritto diversi articoli a proposito della traduzione e dell'umorismo
che sono molto citati nel campo della traduttologia. Delia Chiaro (2010b, p. 1) sostiene che un
traduttore debba riprodurre le sovrapposizioni e le contrapposizioni della lingua sorgente e
tentare di trovare un equivalente nella lingua di destinazione che corrisponde all'ambiguità
linguistica della lingua sorgente. È quindi compito del traduttore trovare una strategia per
tradurre i riferimenti culturali frequentemente inseriti nel testo originale, ad esempio, in
espressioni figurate. La traduzione di riferimenti culturali o linguistici costituisce già da per sé
una sfida complicata per il traduttore, però il tutto diventa ancora più complesso quando tali
riferimenti appaiono negli scherzi.
È soprattutto per motivi pratici che Chiaro preferisce l'equivalenza funzionale a quella
formale. Secondo la studiosa, i teorici formalisti pretendono che sia la struttura che il
contenuto esatto del testo originale debbano essere resi tali e quali nel testo di destinazione.
Chiaro, invece, preferisce sostituire le battute della lingua sorgente a discapito
dell'equivalenza formale (Chiaro 2010b, p. 2).
Nel 2005, Patrick Zabalbeascoa ha pubblicato Humor and Translation - an interdiscipline, in
cui afferma che la traduzione costituisce sempre una sfida ardua, dato che il traduttore non si
trova soltanto di fronte a diversi sistemi linguistici, ma che deve anche cercare una soluzione
41
a certi problemi testuali e culturali. Egli sostiene che sia impossibile annunciare una verità
assoluta in quanto sono talmente tanti i fattori che influenzano la traduzione che gli studiosi
non sono ancora riusciti ad identificarli tutti, ma che il traduttore debba in ogni caso tener
conto di innumerevoli aspetti prima di poter trasporre l'umorismo della cultura sorgente alla
cultura d'arrivo. È stato Zabalbeascoa ad introdurre due procedure che possono essere utili
durante il processo di traduzione, vale a dire mapping e prioritizing (Zabalbeascoa 2005, p.
187). Il processo chiamato mapping permette al traduttore di identificare e analizzare
argomenti testuali sulla base di svariate classificazioni pertinenti, tra cui le varie tipologie
dell'umorismo. Attraverso la seconda procedura, prioritizing, il traduttore determina ciò che è
rilevante per ogni traduzione e valuta l'importanza dell'umorismo prima di scegliere una
strategia. Infatti, l'importanza dell'umorismo nella lingua sorgente e nella lingua d'arrivo non è
sempre identica. Sarebbe in ogni caso sbagliato mantenere fede alle parole, al significato, al
contenuto e all'intenzione dell'autore e poi sperare che il testo nella lingua d'arrivo sia tanto
umoristico quanto il testo originale: il testo richiede comunque una modificazione.
Siccome Zabalbeascoa, al contrario di diversi altri linguisti, non è disposto a rassegnarsi
davanti all'intraducibilità dell'umorismo, egli ha elencato alcuni parametri che possono essere
proficui durante il processo della traduzione. Può capitare che un traduttore non si trovi in
difficoltà traducendo un testo, visto che battute o tipi di umorismo si sovrappongono
casualmente in entrambi i sistemi linguistici e culturali. In questo caso, i lettori del testo
condividono gli stessi valori, conoscenze e gusti, il che è indispensabile allo scopo di
interpretare e apprezzare uno stesso tipo di umorismo. Di conseguenza, non bisogna effettuare
degli adattamenti o delle sostituzioni: il testo intero può essere tradotto senza perdere
l'umorismo, il contenuto, o il significato (Zabalbeascoa 2005, p. 189).
Tuttavia, come spesso accade in tali casi, la trasposizione dell'umorismo dalla lingua sorgente
alla lingua d'arrivo provoca numerose difficoltà, soprattutto quando tra le diverse culture
sussistono differenze notevoli che riguardano la lingua, le conoscenze di fondo o la
valutazione di certi temi. L'interpretazione di barzellette linguistiche dipende quindi da
caratteristiche specifiche di una determinata lingua, come ad esempio gli omonimi, le
allitterazioni o le rime, mentre battute etniche sono basate sulla comprensione o
l'apprezzamento di un tipo specifico di umorismo di solito relativo a certe classi sociali o ad
42
un'altra cultura (Zabalbeascoa 2005, p. 190). È quindi possibile che una battuta abbia un
effetto immediato nella cultura sorgente, mentre viene considerata completamente fuori luogo
dal lettore nella cultura d'arrivo per via di diverse ragioni. Questi sono i cosiddetti culture
bumps (Zabalbeascoa 2005, p. 190), vale a dire elementi dinamici e sociali che sono specifici
per una cultura nel ramo della comunicazione interpersonale e difficili da capire per l’altra
cultura.
Interpretando un testo, il traduttore può essere influenzato da diversi fattori legati alla
situazione, cosicché il lettore di un testo può improvvisamente ritenerli elementi umoristici,
sebbene non fosse l'intenzione originaria dell'autore. Un traduttore deve rendersi conto del
fatto che l'interpretazione dipende non soltanto da quello che c'è scritto, ma anche dai pensieri
del lettore. A volte capita che il traduttore non capisca l'umorismo o che neanche se ne
accorga. In quel caso, ovviamente, è difficile trasporre l'umorismo alla lingua di destinazione.
Tanti lettori non apprezzano i cosiddetti inside jokes perché loro non appartengono al gruppo
target di tali battute. Siccome accade ogni tanto che persino delle persone provenienti dagli
stessi paesi, città o scuole vengono escluse dall'umorismo, c'è una forte probabilità che
neanche gli stranieri lo capiranno (Zabalbeascoa 2005, p. 192).
Nel caso in cui il traduttore non riesca a tradurre un elemento in modo ottimale, egli può fare
appello alla strategia della compensazione, grazie alla quale è possibile arrivare ad un impatto
analogo senza utilizzare l'espressione esatta del testo originale. Elementi appartenenti alla
lingua sorgente possono apparire altrove nella traduzione per cui non si perdono l'impatto, la
funzione o l'intenzione (Zabalbeascoa 2005, p. 193).
Nelle battute che Zabalbeascoa ritiene più interessanti viene mirato un bersaglio o una
vittima: persone, sia individui che gruppi, ma anche istituzioni, idee, abitudini o convinzioni.
Queste battute vengono ovviamente interpretate a seconda della cultura, sulla base della quale
il traduttore determina una strategia di traduzione. In certe culture non si apprezzano affatto
delle battute su temi come la politica, il sesso o la religione. È inoltre possibile che
l'umorismo sia generalmente inopportuno in certe situazioni particolari di una cultura.
43
3.2
L'ironia
Una forma particolare di umorismo è l’ironia. La prosa di Benni è caratterizzata da una forte
vena ironica, per cui ci sembra opportuno fermarci sul concetto dell’ironia.
3.2.1
L'ironia: una definizione
Siccome l'ironia include parecchie componenti, il fenomeno è difficilmente definibile. Di
conseguenza, le definizioni elaborate dai linguisti divergono tra loro. Nel 1995, Mateo
dimostra l'imprecisione della definizione semplistica e poco accurata "dire una cosa ma
intenderne un'altra" dicendo che l'ironia è "una categoria pragmatica che attiva una serie
infinita di interpretazioni sovversive che risultano dal contesto delle parole o azioni di un
carattere" (Mateo, 1995, p. 172, traduzione EVDW). Inoltre, ritiene che la conoscenza della
contraddizione e l'importanza del contesto siano essenziali per il lettore.
July De Wilde (2010) ritiene che ci sia una mancanza di un consenso a proposito della
definizione dell'ironia. La ricercatrice dell'Università di Gand crede che sia primordiale la
consapevolezza da parte dei linguisti che l'ironia non appartiene strettamente al campo della
traduttologia (De Wilde 2010, p. 26).
Hutcheon (1992) crede che l'ironia non risulti da due significati completamente diversi, ma
che sia un processo comunicativo che unisce elementi testuali ed extra-testuali. Ekkehard
Eggs (2009, p.6) sostiene che «la fin principale d’un acte ironique (...) est de critiquer et de
ridiculiser autrui» Eggs (2009, p. 3). sottolinea l’importanza di capire bene il contesto allo
scopo di poter afferrare il vero significato che si nasconde dietro l’ironia. Secondo Eggs,
infatti, l’ironia è «'une sorte d’écho’ à un comportement social qui peut être critiqué parce
qu’il pourrait et devrait être autrement » (Eggs 2009, p. 10).
Secondo Katharina Barbe, invece, non può esistere una definizione unanime di ironia, visto
che viene percepita in modo diverso in base alla cultura (1995, p. 6). Le conoscenze
linguistiche, contestuali e culturali sono però sempre necessarie per notare e capire l'ironia.
44
Claire Colebrook (2004), infine, sostiene che l'ironia sorga quando il lettore si rende conto che
una parola, una frase o un testo sono piuttosto inconsueti o inopportuni. In seguito, riflette
sull'eventuale significato più profondo, basandosi sulle aspettative e le norme sociali che
l'autore attribuisce alla società contemporanea. È tuttavia difficile accorgersi dell'ironia nelle
affermazioni. Secondo Colebrook ci sono due tipi di ironia letteraria, vale a dire l'ironia
riguardante le situazioni nonché quella verbale. La prima specie non viene per forza
esplicitamente menzionata e allude alle circostanze che si manifestano nella società e che
sono legate al testo. L'ironia verbale, invece, nasce dall'ambiguità di un'affermazione
(Colebrook 2004, p. 41).
3.2.2
Le funzioni dell'ironia
Quali funzioni verbali riveste l'ironia verbale? Nel 1994, Roberts e Kreuz hanno scoperto
mediante indagini presso gli studenti della Memphis State University che l'ironia verbale
permette ai parlanti di svolgere un ventaglio di funzioni, tra l'altro essere comici, esprimere
una sorpresa e emozioni negative, mostrare di avere padronanza di un determinato argomento
o problema, attenuare la critica, far presumere una deviazione delle aspettative, ecc. (1994,
pp. 159-160).
La ricerca di Colston e Lee (2004) ha inoltre dimostrato che l'ironia verbale viene
prevalentemente utilizzata allo scopo di esprimere emozioni negative, per essere comici o
sgarbati oppure per fare un torto a qualcuno in modo più offensivo che non tramite commenti
letterali (Colston & Lee 2004, p. 295). Secondo gli studiosi esistono parecchie variabili sociali
e culturali che hanno un impatto sull'uso dell'umorismo e dell'ironia, tra cui i due elementi più
importanti: il grado di familiarità tra gli interlocutori e la quantità di conoscenze comuni.
Oltretutto, Kotthoff (2009) sostiene analogamente che è sempre rilevante sapere quale tipo di
atteggiamento ci si può aspettare in un contesto particolare, dato che il parlante o lo scrittore
satirico si allontana da queste aspettative consuete. Questa studiosa aggiunge che diversi
linguisti considerano l'ironia una forma aggressiva di comunicazione, mentre Brown e
Levinson (1987, p. 262) e Barbe (1995, p. 123) la ritengono una forma di comunicazione
meno diretta e, anzi, più cortese. Kotthoff, invece, è discorde con entrambi i punti di vista,
45
perché non vede ragioni ovvie per usare l'ironia allo scopo di esprimere cortesia o aggressività
(Kotthoff 2009, p. 51).
Pexman e Zvaigzne (2004, p. 143) ritengono che si corra un rischio sociale facendo un
commento ironico, visto che l'ironia può sempre essere interpretata in modo sbagliato.
Tuttavia il parlante è spesso disposto ad assumersi quel rischio poiché in alcune circostanze i
commenti ironici hanno un impatto molto più forte di osservazioni neutre, come già rivelato
da Colston e Lee (2004). Secondo gli studiosi Pexman e Zvaigzne è inoltre più probabile che
l'ironia venga percepita quando l'affermazione allude a un'osservazione precedente o
un'aspettativa sociale. In questo caso la relazione tra il parlante e il destinatario gioca un ruolo
importante, vista la rilevanza delle loro conoscenze collettive al fine di capire l'ironia: il
numero di interpretazioni possibili viene già limitato grazie alle conoscenze e convinzioni
condivise (Pexman & Zvaigzne, p. 145). Kotthoff (2009, p. 51) conferma questa costatazione,
dicendo che sia le conoscenze sociali che quelle a proposito della situazione sono
indispensabili per la produzione e l'interpretazione dell'ironia. Clark (1996), da parte sua,
elenca addirittura diverse forme di conoscenze comuni importanti per capire l’ironia, tra cui
anche le conoscenze proprie a una determinata comunità (Clark, 1996, p. 96).
È interessante anche il punto di visto di Jorgensen (1996, p. 628) che sostiene che l'ironia
possa favorire la relazione tra gli interlocutori quando l'osservazione ironica fa riferimento al
loro background culturale comune. Annotando le caratteristiche e il comportamento, il
parlante favorisce la relazione sociale.
Secondo Kreuz (1996), gran parte della gente è tentata di usare l'ironia quando è abbastanza
sicura che verrà interpretata in modo corretto. Nel caso in cui il parlante e il destinatario si
conoscano bene, è più facile prevedere se l'ironia verrà sì o no intesa in modo giusto.
È quindi importante conoscere il proprio interlocutore prima di passare all'ironia. È però
molto difficile valutare se l'altro abbia abbastanza conoscenze condivise. In primo luogo, nella
stragrande maggioranza dei casi si categorizza la gente a seconda della loro nazionalità,
professione, passatempo, lingua, religione o convinzione politica, da cui si può dedurre che
cosa sa, crede o suppone. Ma come si fa a categorizzare altre persone? Spesso si categorizza
inconsciamente la gente appartenente a certi gruppi o reti culturali anche dette comunità
46
culturali (Clark 1996, p. 94). Le informazioni su queste comunità dipendono dal grado di
appartenenza al gruppo corrispondente, per cui si fa una distinzione tra insider e outsider
information (Clark 1996, p. 94). La cosiddetta "inside information su una comunità è
l’informazione specifica di cui i membri del gruppo presumono che dispongano tutti gli
appartenenti" (Clark 1996, p. 94). "Outside information sono diverse specie di informazioni di
cui gli estranei al gruppo presumono che dispongano gli appartenenti al gruppo" (Clark 1996,
p. 94).
Concretizziamo le definizioni appena citate: un italiano può immaginare che un connazionale
parli la stessa lingua e conosca la storia di base dell'Italia. Un belga 'medio' sarebbe già meno
al corrente della storia dell'Italia, della lingua e delle abitudini ma potrebbe partire dall’idea
che tutti gli italiani abbiano queste conoscenze.
3.2.3
La traduzione dell'ironia
I docenti universitari fiamminghi Katrien Lievois e Pierre Schoentjes (2010, pp. 19-20)
sottolineano la posizione del traduttore in quanto specialista del campo culturale e linguistico.
In quanto specialista il traduttore si accorge in genere del compito di cogliere l'ironia, mentre
il lettore medio e spesso sprovveduto deve affrontare più difficoltà. Ovviamente il traduttore
deve tenere conto di questo divario tra le conoscenze di entrambi le parti. Nonostante la
posizione avvantaggiata in cui si trova, è possibile che il traduttore non colga l'ironia per via
di cause che non sono per forza legate ad un bagaglio culturale incongruo o ad una
conoscenza linguistica imperfetta. Il più delle volte, l'ironia è, infatti, legata agli stereotipi
culturali e alle abitudini sociali di un gruppo determinato, il che implica che l'identificazione
dell'ironia mette il traduttore tanto in difficoltà quanto il lettore.
Traducendo l'ironia, il traduttore incontra quindi indubbiamente delle difficoltà. Mateo (1995)
sottolinea che il problema maggiore si trova nella natura soggettiva di questa figura di stile e
nella necessità di avere conoscenze pregresse. Ecco la ragione per cui ha elaborato un metodo
che servirà al traduttore durante il processo di traduzione. Basandosi su un corpus, la studiosa
ha fatto luce sulle strategie che vengono usate per tradurre l'ironia nelle commedie e ne ha
elencate tredici (Mateo 1995, pp. 175-177, traduzione EVDW):
47
1. Traduzione letterale
2. Traduzione con effetto equivalente
3. Ironia nel testo sorgente che diventa ironia nel testo d'arrivo tramite significati diversi da
quelli nel testo originale
4. Miglioramento dell’ironia nel testo sorgente tramite alcune parole o espressioni
5. Limitazione ed esplicitazione di un'allusione ironica
6. L’ironia diventa sarcasmo (senza sentimento di contraddizione)
7. Esplicitazione
8. Omissione dell'ambiguità
9. Spiegazioni esplicite
10. Sostituzione con un (quasi) sinonimo
11. Traduzione letterale ma omissione dell'ironia
12. Omissione completa dell'ironia
13. Aggiunta di ironia
Mateo conclude sostenendo che la scelta della strategia viene determinata dal genere del testo,
le convenzioni culturali e sociali del tempo, il tipo di destinatario, il mezzo scelto per la
traduzioni, i valori che riguardano l'ironia nella cultura d'arrivo. Tutti questi fattori
determinano la comunicazione e la percezione dell'ironia tra due interlocutori di lingue
diverse (Mateo 1995, p. 177).
3.3
Gli stereotipi
Descrivendo ampiamente i personaggi nella sua opera Bar Sport, Benni ha creato degli
stereotipi in base agli avventori medi dei piccoli bar di provincia. Ma che cosa sono
esattamente gli stereotipi e come nascono? Sussistono stereotipi a proposito di numerose
persone, istituzioni, paesi, città ecc. e non è diverso per l'Italia, quindi prendiamo in analisi
anche gli stereotipi più rilevanti sul Belpaese.
48
3.3.1 Gli stereotipi: una definizione
Come si possono definire esattamente gli stereotipi? Osserviamo le definizioni di alcuni
studiosi. "Gli stereotipi risultano da pregiudizi culturali: percezioni di un gruppo specifico nei
confronti di un altro" (Van Cappellen 2013, p. 22, traduzione EVDW). Macrae et al.
sostengono, da parte loro, che uno stereotipo sia " una struttura cognitiva che contiene le
conoscenze, le aspettative e le idee di un osservatore riguardo a determinati gruppi sociali"
(Macrae et al. 1996, p. 42, traduzione EVDW). Secondo Madon et al., gli stereotipi sono
"convinzioni generalizzate a proposito di gruppi sociali. Però, è possibile che essi deformino
le impressioni di individui percepiti: questo fenomeno viene chiamato stereotipia" (Madon et
al., 2006, p. 178)."
3.3.2 Le funzioni degli stereotipi
La concezione che la stereotipia sorge in seguito a una capacità cognitiva limitata, risale a
numerose ricerche fatte nell'ambito della psicologia sociale nell'arco di alcuni decenni. Infatti,
gli osservatori vengono spesso esposti ad una rete complessa di informazioni sociali, sebbene
non dispongano sufficientemente di mezzi cognitivi per afferrare tutte le informazioni.
Uno dei metodi impiegati dagli osservatori per ridurre la complessità delle informazioni
sociali è l'uso degli stereotipi per valutare i target (Madon et al. 2006, p. 178), vale a dire le
persone valutate dall'osservatore. Numerosi studi effettuati da Madon et al. hanno inoltre
dimostrato più volte che la stereotipia si manifesta più fortemente qualora i fattori legati alla
motivazione o alla situazione riducano l’attenzione dell’osservatore dalle caratteristiche
personali del target.
Tuttavia, secondo Madon et al. (2006, p. 179) questi risultati possono essere deformati: il
modello continuum per la creazione di impressioni prevede ad esempio che il ricorso alla
stereotipia è più probabile quando le persone mirate presentano delle caratteristiche personali
corrispondenti agli stereotipi e invece meno probabile quando l'osservatore presta più
attenzione alla valutazione delle caratteristiche personali del target o quando è
particolarmente motivato. La cosiddetta accuracy motivation (Madon et al. 2006, p. 179),
infatti, permette di farsi un'idea adeguata della persona con cui si ha a che fare. Il modello,
49
però, non specifica esplicitamente come l'interazione tra questi fattori influenza la stereotipia.
Per di più, neanche la letteratura empirica fornisce una base scientifica che permette di trarre
delle conclusioni a questo proposito. Sebbene la stereotipia sia stata l'argomento di alcune
ricerche, soltanto pochi studiosi hanno esaminato come i fattori legati alla situazione e alle
motivazioni la possano influenzare. Inoltre questi pochi studi hanno fornito dei risultati molto
divergenti, alcuni dei quali dimostrano che sforzi cognitivi supplementari non hanno nessun
effetto sulla stereotipia qualora i target presentino una forte somiglianza con gli stereotipi
sociali esistenti. Altre ricerche provano che sforzi cognitivi più elevati rafforzano la
stereotipia se i target corrispondono agli stereotipi sociali. Madon et al (2006) hanno
esaminato più in dettaglio come fattori legati alla situazione ed alla motivazione influenzano
la stereotipia in un contesto di obiettivi stereotipici.
3.3.2.1 La ricerca di Madon et al.
Siccome Madon et al. non erano convinti al cento per cento dei risultati ottenuti dai linguisti
precedentemente descritti, essi hanno deciso di svolgere un'altra ricerca interessante su
quest'argomento. Hanno infatti indagato come l'attenzione e la motivazione accurata (Madon
et al. 2006, p. 179) possono avere un'influenza quando le caratteristiche personali del target
corrispondono al contenuto degli stereotipi sociali.
Madon et al. (2006, p. 180) presumono che molto spesso si svolga un processo sociale e
cognitivo in cui un osservatore applica il contenuto di uno stereotipo ad un target specifico
allo scopo di crearne un'impressione globale, conosciuto anche come il meccanismo
dettagliato. In base alla letteratura specialistica, questi studiosi hanno elaborato un modello
che descrive il processo della stereotipia nella percezione di persone, indicandolo come il
modello di affidabilità dello stereotipo (Madon et al. 2006, p. 181). Secondo questo modello è
più probabile che un osservatore utilizzi uno stereotipo come meccanismo dettagliato nel caso
in cui le convinzioni generalizzate dello stereotipo sono valide per valutare il target specifico.
Il modello indica inoltre che gli osservatori fanno appello agli stereotipi prevalentemente
quando questi ultimi danno l'idea di poter fornire informazioni affidabili sui target
individuali.
50
Ma come funziona questo modello esattamente? Il modello parte dall'ipotesi che più uno
stereotipo è affidabile per un target specifico, più saranno gli osservatori che si avvalgono di
questo stereotipo per farsi un'idea del target.
Lo schema seguente presenta il modello (Madon et al. 2006, p. 181):
Affidabilità valutata
dello stereotipo
Variabili legate alla
situazione e alla
motivazione
d
a
Stereotipia
c
Attenzione
b
Corrispondenza
Come si può capire dal modello, un'attenzione e una motivazione accurate hanno fatto sì che
le persone vengano categorizzate più fortemente quando i target presentano delle
caratteristiche personali corrispondenti agli stereotipi già esistenti. Si constata invece il
contrario quando le caratteristiche personali del target non corrispondono al contenuto degli
stereotipi. Nel caso in cui la corrispondenza sia abbastanza sottile, la accuracy motivation
risulta in una categorizzazione più debole.
3.3.3 Quali stereotipi esistono sull'Italia?
Oltre ad abitare nella penisola e ad avere varianti della stessa lingua ci dovranno essere
ovviamente altre realtà che uniscano gli italiani, come ad esempio una specie di carattere
nazionale. Tuttavia, è molto difficile determinare se sussista o no un carattere nazionale
italiano. Nel suo articolo Reflections on Political Culture and the ‘Italian National
Character’, Alessandro Cavalli, professore di sociologia all'Università di Pavia, ha tentato di
51
descrivere gli italiani in base alle loro abitudini, convinzioni politiche ecc. Egli sostiene che
non esista il certified Italian e che non esistano nemmeno le maniere all’italiana (Cavalli
2001, p. 125), visto che ogni italiano incarna soltanto alcune delle caratteristiche del tipo
ideale. Inoltre, esistono probabilmente degli italiani che non possiedono nessuno dei tratti
generalmente considerati come italiani. Infatti, sono noti parecchi stereotipi sull’Italia
rinforzati da pregiudizi ogni tanto sgarbati. Secondo Cavalli in Italia regnano la discordia per
via della diffidenza verso le istituzioni e uno scetticismo sul funzionamento della democrazia.
Sono soprattutto i governi corrotti e dispotici ad aver causato e favorito questa sfiducia
persistente. Lo studioso ha elencato anche alcune espressioni italiane (p. 126), tali l’arte di
arrangiarsi, cavarsela e tirarsi fuori dalle difficoltà, che sono in realtà molto legate fra di loro
e che nei paesi cattolici non vengono considerate esclusivamente tecniche razionali per
sopravvivere in un mondo ostile, ma piuttosto strategie immorali per sfuggire alle
responsabilità. Di conseguenza, fare delle cose all’italiana comporterebbe una leggera
ambiguità: lo stile italiano è un'accozzaglia di creatività ed intuizione, improvvisazione,
disordine e, soprattutto, fortuna. Mentre alcuni proverbi sono universali, altri sono
specificamente legati ad una determinata cultura, come ad esempio l'espressione fatta la
legge, trovato l'inganno, che denota la furbizia degli italiani di aggirare le leggi meno
favorevoli (Cavalli 2001, p. 125).
Cavalli afferma che una ricerca dell'Eurobarometro mostra che negli ultimi anni le tendenze
culturali italiane si stanno avvicinando a quelle abituali negli altri paesi europei. Si notano
infatti una crescita dell'età coniugale, del numero degli adulti single e delle nascite presso
coppie non sposate, ma un calo del numero dei matrimoni (Cavalli 2001, p. 129). La struttura
delle famiglie rimane tuttavia molto mediterranea, vale a dire che la percentuale delle
convivenze prematrimoniali è molto debole, anche se in aumento, in confronto al totale delle
convivenze nella penisola. La permanenza a lungo dei figli nella famiglia di origine, è inoltre
un fenomeno particolarmente forte in Italia. È per questo che gli italiani (e prevalentemente i
maschi) sono generalmente conosciuti con il soprannome di mammoni (Šabec 2010, p. 734).
Oltretutto, a proposito dei prestiti finanziari, un italiano su quattro si rivolge prima di tutto ai
suoi genitori e soltanto uno su quattro alla banca. In Germania, invece, solo una persona su sei
interpella i genitori e la metà si rivolge prima alla banca. Chiaramente la famiglia non ha
perso la sua importanza nella vita dell'italiano medio.
52
Secondo Delia Chiaro (2010a) esistono parecchi stereotipi italiani che appaiono in diversi
film, tra cui The Italian Job, Blame it on the Bellboy e I love You to Death. Gli italiani ci
vengono raffigurati come codardi durante la Seconda Guerra Mondiale o come seduttori
(Chiaro 2010a, p. 65). Negli spot pubblicitari per i sughi pronti della Dolmio, apparivano
"mammoni" italiani con un'ossessione per il cibo. La Dolmio, però, non è una dita italiana e
quindi non direttamente connessa all'Italia, sebbene per le sue pubblicità faccia uso di
personaggi che si mostrano con luoghi comuni e stereotipi italiani. Nel 2005, la Renault,
marca automobilistica francese, ha raffigurato gli italiani come mafiosi (Chiaro 2007, p. 63).
Christie Davies (1998) sostiene che i gruppi benestanti abbiano paure economiche e sessuali
delle persone ai margini della società, il che attizzi l'uso delle svariate specie di umorismo
etnico. Di conseguenza, non è cosa sorprendente che gli immigrati siano le vittime abituali
delle battute. In Italia, le cose non vanno diversamente: in passato erano soprattutto i
meridionali ad essere oggetto di scherzi. Il Sud del paese veniva infatti generalmente ritenuto
in passato, e per certi aspetti lo è ancora oggi, un territorio abbastanza arretrato sia a livello
finanziario che a livello infrastrutturale. Ad essere esposto al pubblico ludibrio il giorno di
oggi sono piuttosto gli extracomunitari, vale a dire i lavoratori provenienti nella maggior parte
dei casi dall'Africa, dall'Asia o dall'Europa dell’Est (Davies 1998, p. 15).
3.3.4 La traduzione degli stereotipi
Nel 2005, Davies ha pubblicato una ricerca sulla traduzione di scherzi etnici in Europa. Come
si possono tradurre tali battute nella lingua di altri paesi dove dominano altre culture e
convenzioni umoristiche? Egli ha rivelato tre casi specifici di eventuali problemi di traduzione
a cui il traduttore si potrebbe trovare di fronte.
La prima categoria è quella dei transposable jokes (Davies 2005, p. 148), in cui ci si burla di
fatti e conoscenze presenti sia nel patrimonio culturale relativo alla lingua di origine che in
quello della lingua d'arrivo. In una battuta, si può anche trattare di una questione facilmente
traducibile perché è di pubblico dominio, come ad esempio le guerre mondiali. A questo
proposito si scherza spesso con la codardia italiana, come già indicato prima, e con il
militarismo tedesco. Anche gli switchable jokes (Davies 2005, p. 148) sono traducibili senza
troppi problemi. Degli switchable jokes, infatti, esistono equivalenti locali in tanti paesi e
53
lingue. Un esempio sono gli scherzi sulla stupidità dell’altro, in cui ci si beffa dei difetti degli
stranieri. In ogni paese dovrebbe essere possibile trovare un'altra nazionalità o comunità che si
possa usare in questa specie di battute. A questo proposito, gli italiani si burlano dei
meridionali, mentre i belgi scherzano non raramente degli abitanti del Limburgo. Tuttavia, la
possibilità di sostituire il bersaglio originale con una vittima locale viene usata da pochi
traduttori (Davies 2005, p. 150). Secondo Davies, è più evidente prendere di mira un'altra
nazionalità invece di se stessi, a meno che non si parli del passato. Lo studioso sostiene infatti
che sia simile burlarsi di un altro paese e di se stessi al passato. È quindi possibile scherzare
con gli italiani senza essere italiani. L'umorismo determinato dalla lingua italiana richiede
però anche la conoscenza dell'italiano. Una terza categoria riguarda i problematic jokes
(Davies 2005, p. 148): sono gli scherzi più complessi da tradurre, visto che parlano di
fenomeni conosciuti soltanto localmente, i quali potrebbero causare problemi di
comprensibilità all'estero. Davies spiega le difficoltà con un esempio di Isnard del 1977:
Un Français pénètre chez un cordonnier Suisse, une paire de chaussures à la main. Il
lui demande de changer le talon droit, ressemeler le gauche, poser des fers à l'une mais
pas à l'autre. Le Suisse se retourne alors et dit: 'Entrez!'
A Frenchman went into a Swiss cobbler's shop with a pair of shoes in his hand. He
asked him to put a new heel on the right one and resole the left and to add a metal strip
to one but not the other. The Swiss turned round and said, 'Come in!' (Davies 2005,
p. 148)
Anche in inglese si può apprezzare lo scherzo, però si perde la maggior parte dell'umorismo.
Infatti, i francesi ritengono gli svizzeri particolarmente lenti, cosa che probabilmente gli
inglesi non sanno. Se in questo caso il destinatario non è al corrente degli stereotipi,
pregiudizi o idee esistenti nei confronti di una nazionalità diversa, in realtà si perdono
l'intenzione dell'inventore nonché la miglior parte della battuta.
Sebbene l'ironia e la communicazione siano, evidentemente, due concetti radicalmente
diversi, si può spiegare l'interpretazione di stereotipi ironici mediante la teoria della
comunicazione narrativa elaborata da Shlomith Rimmon Kenan nel 2002. Egli ritiene che la
comunicazione possa avvenire ad un livello fittizio oppure non-fittizio. Nel primo caso, cioè
al livello fittizio, la comunicazione ha luogo tra il narratore o il traduttore e il lettore. A livello
54
non-fittizio sono l'autore e il lettore originale a comunicare. In situazioni non ambigue, il
traduttore traspone immediatamente il messaggio che vuole trasmettere l'autore. Tuttavia,
quando si devono tradurre degli stereotipi ironici, sorge un conflitto tra le voci del traduttore e
dell'autore, dato che gli stereotipi vengono interpretati diversamente a seconda della cultura,
come già accennato prima. Anche July De Wilde (2010) sottolinea l'importanza della
comunicazione narrativa in quanto un discorso letterario è da considerarsi un discorso statico
in cui le informazioni devono passare dall’autore al testo per poi arrivare al lettore. Nel caso
in cui l'autore aggiunga l'ironia, si crea un divario tra gli scritti e le conoscenze individuali dei
lettori. Di conseguenza, l'autore costringe i lettori ad abbandonare il significato letterale del
testo, della frase o della parola per cercare l'intenzione reale. In altre parole: l'interpretazione
degli stereotipi non dipende soltanto dal contesto, ma anche dall'ambito in cui vengono
percepiti (De Wilde 2010, p. 31).
3.4
I realia
3.4.1
I realia: una definizione
Gritt elabora le seguenti definizioni a proposito di realia. Secondo lui si tratta di:


fenomeni concreti e unici o concetti categoriali che sono specifici per un paese o
un territorio culturale e per cui altrove non esistono equivalenti, o al massimo uno
parziale;
termini usati per questi fenomeni/concetti (Gritt, 2010, p. 189, traduzione
EVDW).
Sergej Vlachov e Sider Florin (1970) hanno fornito la seguente definizione:
I realia sono parole che denominano oggetti, concetti e fenomeni tipici di un ambiente
geografico, di una cultura, della vita quotidiana o di peculiarità storico-sociali di un
popolo, di una nazione, di un paese o di una tribù, e che contribuiscono quindi ad un
colorito nazionale, locale o storico; queste parole non hanno un equivalente in altre
lingue (Vlachov & Florin, in Vandeweghe 2008, p. 39, traduzione EVDW).
Javier Franco Aixelá definisce i realia come di seguito:
Gli elementi testualmente manifesti aventi una funzione e una connotazione nel testo
originale potrebbero costituire un problema di traduzione in quanto, trasponendoli in
un testo d'arrivo, l'elemento a cui si riferiscono potrebbe non esistere o possedere uno
stato intertestuale nel sistema culturale dei lettori del testo tradotto (Aixelá 2010, p.
198, traduzione EVDW).
55
Marianne Lederer (2006, p. 102-103) sostiene che il valore della parola 'realium' non è che la
somma dei significati della parola 'cultura' in francese e in inglese. Per i francesi, la cultura
copre tutto riguardo l'arte, la letteratura, la musica, i temi trattati dall'Unesco e dalle scienze.
Gli inglesi, invece, rinviano soprattutto alle abitudini, al cibo, ai vestiti, all'abitazione, agli usi
e alle tradizioni.
Poiché i riferimenti culturali possiedono "un significato che riferisce implicitamente ad un
concetto culturale che non esiste in quanto tale nella lingua d'arrivo" (Evenepoel & Van
Poucke, 2009, p. 89), la loro traduzione risulta una sfida ardua che viene aggirata da numerosi
traduttori, che li ritengono intraducibili. Tuttavia, alcuni linguisti hanno già tentato di
sviluppare delle strategie di traduzione e delle tassonomie per classificare le diverse specie di
realia. L'attenzione di questa tesi, però, non è focalizzata sulle classificazioni teoriche dei
realia, quindi prendiamo in esame solo brevemente le conclusioni relative alle strategie
traduttive trattate dagli studiosi, su cui non esiste affatto un'opinione univoca.
3.4.2 La traduzione dei realia
La traduzione dei realia solleva in svariati casi delle difficoltà per via delle loro specificità e
unicità. Di conseguenza, diversi linguisti hanno già escogitato alcune strategie traduttive che
giovano al traduttore durante il processo della traduzione. Ora percorriamo brevemente le
strategie traduttive proposte da Gritt (2010) e da Joosen e Vloeberghs (2008) poiché sono
soprattutto queste a corrispondere all'approccio usato dalla traduttrice per trasporre i realia
presenti in Bar Sport. Le scelte della traduttrice per quanto riguarda la traduzione di alcuni
capitoli dell'opera Bar Sport (cfr. capitolo 2 di questa tesi) vengono motivate nel capitolo 4 in
base al quadro teorico che presentiamo ora.
Gritt (2010) ha sviluppato le seguenti strategie:
A. Trascrizione
Avvalendosi di questa strategia, il traduttore non cambia niente all'espressione della lingua
sorgente, tranne eventualmente un lieve adattamento all'ortografia. La parola mafia in italiano,
ad esempio, diventa maffia in neerlandese. Il traduttore può metterla in corsivo o tra virgolette
56
per indicare che si tratta di un elemento straniero. In questo caso, si tratta evidentemente
anche della traduzione comune del termine mafia.
B. Calco
Un calco è una specie di duplicato lessicale, vale a dire l'elemento originale viene tradotto
letteralmente. È possibile utilizzare questo metodo nel caso in cui il calco sia molto
trasparente e il traduttore presuma che il lettore abbia delle conoscenze pregresse.
C. Approccio
Quando un concetto nel testo di partenza corrisponde approssimativamente al significato di un
altro nella lingua di destinazione, il traduttore può optare per il metodo dell'approccio,
avvalendosi di una parola che si avvicina al significato della parola originale.
D. Descrizione nella lingua di destinazione
Ogni tanto conviene descrivere o definire un concetto nel testo d'arrivo al fine di renderlo più
chiaro per il lettore della traduzione.
E. Generalizzazione
Optando per una generalizzazione e quindi per un iperonimo, si perde almeno parzialmente la
connotazione di un concetto specifico. È dunque soltanto il nucleo del significato, la
denotazione, che viene mantenuto nella traduzione.
F. Adattamento
Un riferimento culturale del testo sorgente può essere sostituito ad un riferimento culturale
della lingua d'arrivo che suscita lo stesso impatto nel lettore e che ha, per così dire, una
funzione equivalente.
G. Omissione
Nel caso in cui un concetto sia irrilevante per il lettore del testo di destinazione, il traduttore
può propendere per l'omissione.
57
Joosen e Vloeberghs (2008), da parte loro, propongono quattro grandi categorie che possono
servire come filtro culturale:
A. Naturalizzazione: il traduttore sostituisce gli elementi legati alla cultura sorgente con
equivalenti riconoscibili della cultura d'arrivo.
B. Neutralizzazione: nel caso in cui il pubblico di lettori non abbia familiarità con la cultura
sorgente, il traduttore può propendere per l'omissione del riferimento culturale o per la
sostituzione del concetto con una descrizione o definizione.
C. Estraniamento: l'elemento straniero della cultura sorgente viene ripreso nella traduzione.
D. Esplicitazione: il concetto straniero viene mantenuto nella traduzione ed è corredato di
spiegazioni illustrative.
Gli approcci proposti da Joosen e Vloeberghs si avvicinano alle idee di Schleiermacher e,
successivamente, di Venuti. Infatti, nel 1813, è stato Friedrich Schleiermacher (Venuti 1995,
p. 20) ad elaborare una strategia traduttiva che permette al traduttore di usare due approcci
contrari, vale a dire la strategia dell'addomesticamento (domestication) e quella
dell'estraniamento (foreignization). Nel primo caso, il traduttore si avvale di una strategia
traduttiva etnocentrica, cancellando al più possibile gli elementi estranei del testo di partenza
e, secondo Lawrence Venuti, rendendosi quasi invisibile, per cui il lettore non si accorge di
leggere una traduzione ma pensa di leggere un testo originale e trasparente (Venuti 1995,
p. 20). Il traduttore può, invece, optare per la strategia dell'estraniamento, rispettando gli
elementi estranei del testo di partenza e portando così il lettore verso un testo originale
appartenente ad una cultura che gli è generalmente abbastanza sconosciuta. Optando per
l’approccio detto dell’estraniamento, il traduttore ha il compito di valutare se il lettore ha
abbastanza familiarità con la cultura di partenza allo scopo di non compromettere la buona
comprensione della traduzione. Nel caso in cui il traduttore presume che il lettore non abbia le
conoscenze
culturali
necessarie,
sarà
piuttosto
tentato
di
adottare
il
metodo
dell'addomesticamento. Ogni tanto, tuttavia, capita che per certi realia non esistono termini
corrispondenti nella lingua di destinazione, quindi il traduttore è comunque costretto a
scegliere la strategia dell'addomesticamento. L'approccio preferito di Schleiermacher e Venuti
è comunque quello dell'estraniamento, visto che sostengono che l'altra cultura si possa
58
manifestare tramite la traduzione. Venuti (1988) ritiene che un traduttore possa già creare un
pubblico di lettori aperto al suo approccio esotizzante soltanto non ricollegandosi
sistematicamente alle strategie dell'addomesticamento. In questo modo, i lettori possono
respirare una lingua ed una cultura straniere, il che apprezzano comunque quasi tutti alla fine.
Nel 1997, Christiane Nord ha proposto due categorie di traduzioni: la traduzione
documentaria, che funziona come un meta-testo in quanto si avvicina talmente al testo
originale che il lettore si rende conto di leggere una traduzione, e la traduzione strumentale, in
cui lettore non è consapevole di leggere una traduzione (1997, p. 39). Infatti, essa può arrivare
a svolgere nella cultura di arrivo, la funzione di un nuovo testo: in tal modo, questo testo
tradotto in modo strumentale può inoltre compiere parzialmente o, interamente, le stesse
funzioni del testo originale. Si parla, tuttavia, piuttosto di un adattamento rispetto al testo di
partenza anziché di una traduzione, qualora vengano mantenute soltanto parzialmente le
funzioni del testo di partenza.
Il traduttore che mira a trasporre nel modo migliore i concetti presenti nel testo originale,
tenterà in questo modo di creare un effetto equivalente nella cultura di arrivo. Per arrivare alle
teorie di Eugene A. Nida (2003), non dobbiamo quindi che fare un piccolo passo. Egli, infatti,
crede che il traduttore si prenda la responsabilità di ambire all'equivalenza piuttosto che
all'identità. Nida ha introdotto la teoria dell'equivalenza dinamica, la quale implica che è
indispensabile che l'impatto suscitato nel lettore del testo nella lingua d'arrivo sia lo stesso di
quello provato dal lettore del testo di partenza. Esiste similarmente la ricerca di "the closest
natural equivalent of the source language text". (Nida & Taber, 2003, p. 13)
Oltre a Venuti, Nord e Nida, numerosi altri linguisti hanno proposto le loro strategie traduttive
per affrontare i diversi tipi di riferimenti culturali per cui la maggior parte di essi ha elaborato
una tassonomia. Come già accennato prima, le svariate strategie divergono molto tra loro,
cosicché è impossibile presentarne un elenco esaustivo. Siccome i linguisti non riescono a
giungere a un accordo a questo proposito, esiste una grandissima varietà di approcci possibili
tra cui il traduttore deve fare una scelta in base al tipo di testo. Oltretutto, non esiste un
tertium comparationis con cui si possono misurare il testo originale e quello tradotto (Stolze,
59
2008), dunque logicamente non si può neanche stabilire una in modo definitivo strategia
“corretta”.
4
COMMENTI ALLA TRADUZIONE E IL PARAGONE CON IL FILM
4.1
Commenti ai concetti 'italiani'
Nell'opera di Benni l'ironia, gli stereotipi e i riferimenti culturali funzionano in simbiosi, per
cui è difficile elaborare una divisione molto rigorosa analizzando in dettaglio il testo e la
traduzione. Di conseguenza ne abbiamo estratti i concetti tipicamente italiani in relazione
all’ironia, la stereotipia o i realia, che poi abbiamo corredato di spiegazioni sul contenuto dei
termini e la loro importanza per la cultura italiana, riallacciandoci per ogni caso rilevato al
quadro teorico precedentemente descritto.
Come abbiamo già accennato prima, Fishman (1977) sottolinea l'importanza delle dimensioni
della paternità, il patrimonio e la fenomenologia: ad essere rilevanti nel caso del nostro studio
sono quindi gli usi e le abitudini, l'eredità culturale collettiva e l'importanza che gli italiani
attribuiscono a questi aspetti. Infatti, gli italiani consultati riconoscono molto bene la loro
realtà quotidiana nel libro, proprio grazie agli stereotipi e i riferimenti culturali descritti da
Benni. In questo modo l'autore ha creato uno spirito di corpo nel pubblico dei lettori e suscita
un effetto umoristico. Hay (2000) sostiene che tramite l'umorismo sia possibile enfatizzare le
somiglianze e le esperienze comuni creando così una specie di solidarietà in un gruppo, in
questo caso negli italiani. Avvalendosi di questi concetti tipicamente italiani per descrivere
numerose situazioni inverosimili ma parzialmente riconoscibili in cui si trovano i personaggi,
Benni prende in giro gli italiani e, allo stesso tempo, si autocritica in quanto italiano, il che
rafforza ancora l'effetto umoristico e ironico. Viene così anche confermata l’ipotesi di
Ekkehard Eggs (2009), che – come abbiamo visto – ritiene che un'affermazione ironica abbia
lo scopo di criticare e ridicolizzare altre persone (Eggs 2009, p.6).
Questi sono, in breve, i motivi per i quali i concetti menzionati nel libro che descriveremo
adesso hanno un impatto considerevole sull'effetto umoristico che l'autore tenta di suscitare.
Ora daremo una breve descrizione dei concetti italiani individuati a tre livelli: abbiamo deciso
60
di denominare il primo livello quello socioculturale-reale, dato che tentiamo di discutere il
valore dei concetti menzionati nella società italiana reale. In seguito trattiamo due altri livelli,
vale a dire il libro (secondo livello) e, nel caso in cui gli elementi appariscano nel film, anche
il film (terzo livello). Per quanto riguarda questi ultimi due livelli, gli elementi presenti sono,
invece, molto più esagerati e di conseguenza meno conformi alla realtà. Prendiamo in
considerazione il film perché è possibile che abbia influenzato inconsciamente la strategia di
traduzione della traduttrice e che abbia quindi funzionato come una specie di meta-testo.
Infatti, siamo convinti che chi traduce il testo nel 2014 debba tener conto con l’intertesto
creatosi attorno al libro in anni più recenti. Il traduttore, in altre parole, fa bene a usare il film
contemporaneo al proprio periodo come meta-testo quando traduce il libro il giorno d’oggi.

Il carabiniere (paragrafo 1)
Il termine 'carabinieri' è l'abbreviazione di "L'Arma dei Carabinieri", un corpo militare di
forze dell'ordine a carattere nazionale. In tante battute si mettono in ridicolo l'intelligenza e le
capacità dei carabinieri e nemmeno in Bar Sport questa categoria professionale viene
risparmiata: la sua presenza non viene molto apprezzata nel bar. Infatti, secondo il luogo
comune i carabinieri non devono fare che compiti facilissimi e per niente faticosi e molti di
loro provengono dal sud dell’Italia, i cui cittadini sono spesso descritti come pigri,
specialmente nella parte settentrionale dell'Italia. (Davies, 1998) Stefano Benni ha dedicato un
breve capitolo al carabiniere, però nel film non appare.

L'ingegnere (paragrafo 2) e il professore (paragrafi 17-30)
L'ingegnere e il professore sono presenti nel libro di Benni. Sia nel libro che nel film ci si
rivolge sempre a loro usando il loro titolo professionale invece di dire semplicemente il loro
nome. Nella sua tesi di dottorato, infatti, Manuela Caniato (2014), docente all'Università di
Gand, ha sottolineato l'importanza che attribuiscono gli italiani ai titoli onorifici e
professionali. La studiosa ritiene che gran parte dei titoli siano culturalmente specifici perché
il loro uso in italiano è antico e consolidato. In neerlandese, invece, generalmente non
vengono usati secondo Caniato (2014, p. 233-234):
61
In tempi moderni, l'italiano fa un uso costante dei titoli, anche nella lingua parlata.
Titoli come Signore e Signora sono la forma di cortesia comune per rivolgersi a un
uomo o a una donna in situazioni pubbliche e formali. (...) Anche i Titoli
professionali sono di uso molto comune, in particolare in ambito lavorativo e
vengono utilizzati sia in combinazione con il nome di famiglia, che senza di esso.
(...) Anche la combinazione delle due forme è possibile. Ci si può rivolgere a un
medico con la forma combinata Signor dottore. (...) Quest'uso dei Titoli è piuttosto
diverso dal neerlandese, in cui i titoli Mijnheer (Signore) e Mevrouw (Signora) sono
la forma di cortesia comune per rivolgersi a un uomo o a una donna in situazione
formale, indipendentemente dal loro titolo di studio. (...) L'uso dei Titoli
professionali è molto raro in neerlandese, lingua in cui i Titoli non sono praticamente
utilizzati al di fuori dalle cerimonie ufficiali. Inoltre, il loro uso, in costante
diminuzione, viene scoraggiato dai numerosi siti che offrono consigli linguistici.
Per di più, Manuela Caniato cita Lindsey Shanson (1997), che ha scritto il libro International
guide to forms of address:
Una persona laureata in legge, ha il Titolo di Avvocato posto prima del nome. Un
ingegnere ha il titolo di Ingegnere (abbreviato Ing. nella corrispondenza), un
contabile Ragioniere (abbreviato Rag. nella corrispondenza), e un architetto ha
Architetto. A un insegnante della scuola elementare ci si rivolge con il termine
Maestro (m) o Maestra (f); un insegnante dalla scuola media (a partire dagli 11 anni)
ci si rivolge con il termine Professore/Professoressa (Shanson in Caniato 2014, p.
234).
Siccome gli italiani tengono tanto ai loro titoli onorifici e professionali, molto più che
all'estero, essi vengono considerati specifici per la cultura italiana.
In linea con l’importanza dedicata ai titoli, si colloca il rispetto, a volte esagerato, per la
persona portatrice del titolo. Si vede chiaramente nel capitolo sul professore e nel film che gli
avventori del bar, infatti, tengono molto all'opinione del professor Piscopo, che gode quindi di
una certa autorità nel Bar Sport. Benni dimostra bene che l'ammirazione per il professore non
è sempre a ragione, descrivendo ironicamente le faccende ogni tanto dubbiose del professore.
Nel film e nel libro, il professore si qualifica in quanto giudice esperto nel campo dei
posteriori femminili. Benni lo raffigura inoltre come un estimatore di sadomasochismo con
una dipendenza di alcolici. Il fatto di avere un titolo onorifico o professionale sembra già
sufficiente perché gli italiani abbiano tanto rispetto per la persona interessata,
indipendentemente dalle sue competenze reali. Avere un tale titolo ha quindi delle
implicazioni sociali che sono meno presenti in Belgio.
62

La Fiat (paragrafi 4, 5, 8, 13)
La Fiat, una delle case automobilistiche italiane più note, appare nettamente sia nel film che
nel libro. La giardinetta, di marca Fiat, è la macchina con cui il personaggio Bovinelli si
muove per fare dei lavoretti qua e là. Gran parte del film si svolge durante l'estate e per via del
calore, un avventore del bar ha riempito la sua Fiat con acqua in modo da poter guidare
mentre gode della sua piscina mobile e rinfrescante. Anche nella vita reale, le vie italiane non
sono immaginabili senza la Fiat.
La studiosa Francesca Fauri, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Economiche
dell'Università di Bologna, ha analizzato il lavoro Storia di una dinastia. Gli Agnelli e la Fiat
dello scrittore Angiolo Silvio Ori sulla storia della Fiat. Fondata nel 1899 da Giovanni
Agnelli, la Fabbrica Italiana Automobili di Torino, ovvero la Fiat, ha superato due guerre
mondiali e parecchie crisi e vertenze sindacali. La casa automobilistica è inoltre cresciuta in
questi periodi difficili diventando in seguito il leader indiscusso sul mercato automobilistico
italiano. Il fascismo è stato un periodo molto favorevole per la Fiat, vista la politica
protezionistica realizzata dal governo italiano caratterizzata da dazi considerevoli e da quote
d'importazione imposte alle case automobilistiche straniere. Il boom degli anni Cinquanta e
Sessanta ha trasformato il mercato italiano in un vero e proprio mercato di massa in cui la
casa automobilistica si è confermata come la più dinamica in Europa. Negli anni Sessanta
sono iniziati i cosiddetti anni di piombo che rappresentano un periodo che ha segnato la
penisola: la crisi del petrolio, tanta conflittualità tra cui agitazioni e scioperi, l'austerity che
causa il crollo della produttività e delle vendite del 33% nel 1973 (Fauri s.d. pp. 1-2).
Nel 1983 viene lanciata la Fiat Uno che riscuote un gran successo con cui raggiunge il vertice
europeo e diventa la marca più venduta: l'inizio degli anni d'oro dell'azienda.Una perdita di
1000 miliardi rispetto al 1989 causa nel 1990 di nuovo una crisi, ma l'introduzione della Punto
nel 1995 permette all'azienda di riprendersi parzialmente (Fauri s.d. p. 4).
Ancora oggi le macchine torinesi sono onnipresenti nelle scene della strada italiane. La Fiat
va infatti sempre di moda in Italia, ma anche all'estero. Si vede che l’uso continuo di questa
presenza nel libro Bar Sport, era quasi d’obbligo per un autore come Benni. È importante che
il traduttore si renda ben conto di questa realtà socioculturale.
63

Il tecnico (paragrafi 9 - 16)
In Stefano Benni, il tecnico è una persona che sa poco di tante cose, ma esagera e si reputa e
si fa passare per un esperto in svariate discipline. Inoltre il tecnico benniano è anche un
tecnico in senso sportivo: è il calcio, infatti, ad essere il suo pezzo forte. Nel suo libro Bar
Sport Duemila, il sequel di Bar Sport, Stefano Benni rappresenta, infatti, il tecnico in modo
seguente:
Col termine 'tecnico da bar' indichiamo un intenditore sportivo (o presunto
tale), capace nella conversazione di godere del prestigio e della fiducia di
tutti. Per godere della qualifica di tecnico da bar prima dell'avvento della
televisione era sufficiente frequentare lo stadio, parlare un italiano medio e
leggere almeno un quotidiano sportivo (Benni, Bar Sport Duemila, p. 92).
"Il tecnico da bar, più comunemente chiamato "tennico" o anche "professore", è l'asse
portante di ogni discussione da bar" (Benni, 1976, p. 25). L'assimilazione del nesso /kn/ in
/nn/ è una caratteristica della lingua parlata di alcune regioni in Italia, tra cui l'Emilia
Romagna. Il riferimento al dialetto è di nuovo un aspetto riconoscibile per il lettore, visto che
l'uso del dialetto caratterizza gli avventori del Bar Sport e quindi anche gli abitanti reali di
Bologna, il che ha un effetto umoristico nel lettore. Nella sua opera dedicata alla fonologia,
Roger Lass sostiene che "in assimilation one segment becomes more like (or identical to)
another (or two become more like each other)" (Lass, 1984, p. 171). Abbiamo mantenuto
l'assimilazione optando per la traduzione expert (/ks/) in nederlandese che diventa espert (/s/).
Il giornalista italiano Magdi Allam, di origine egiziana, ha scritto nel suo libro Io amo l'Italia
ma gli italiani la amano? che "purtroppo l'Italia è la patria dei tuttologi: tutti pretendono di
dire la loro su tutto, anche se non hanno una competenza specifica sull'argomento" (Magdi
Allam in Frittella 2011, p. 153).
Ecco come lo dice la voce narrante nel film: "Eros, di mestiere tuttologo, perciò anche
chiamato il Tennico, aveva una risposta a tutto." Lo spettatore nota che il tennico si impiccia
sempre degli affari altrui sebbene il più delle volte ovviamente non sa niente dell'argomento.
Per il traduttore è evidentemente indispensabile capire la posizione della figura del tecnico
nella società italiana odierna.
64

Il calcio (paragrafi 10, 12 - 16, 31)
L'adorazione per il calcio è un fenomeno molto diffuso in Italia. Quando la squadra azzurra
(o semplicemente gli azzurri) rappresenta l'Italia agli incontri calcistici internazionali,
numerosi italiani tifano con molta passione e entusiasmo per la squadra nazionale, ad esempio
esponendo la bandiera italiana a casa loro. Persino Winston Churchill aveva già fatto notare
che per parecchi italiani, il calcio è una questione molto seria, sostenendo che "gli italiani
perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero
guerre" (Winston Churchill in Frittella 2011, p. 172). L'autore italiano Adolfo Chiesa
conferma che lo stereotipo dell’italiano sportivo, particolarmente interessato al mondo del
calcio, continua ad essere presente nella società italiana contemporanea; anche se dà
un’interpretazione particolare alla presunta sportività degli italiani:
Essere sportivi, in Italia, ha un significato del tutto particolare. Mentre nei paesi
dell'Est, in Nord Europa o negli Stati Uniti 'essere sportivi' vuol dire semplicemente
praticare uno sport qualsiasi, in Italia è diverso. Da noi, si considera 'sportiva'
chiunque possieda una poltrona e un televisore. Ottodieci ore trascorse ogni
domenica in casa, l'orecchio alla radiolina, l'occhio fisso al televisore legittimano
infatti il maschio italiano a definirsi 'sportivo' (Adolfo Chiesa in Frittella 2011, p.
176).
In Stefano Benni, il calcio viene menzionato parecchie volte. Nel Bar Sport, è soprattutto il
calcio ad essere l'argomento di conversazione più importante.
La presenza della squadra rosso-blu, la squadra del Bologna F.C., nel libro è molto logica,
visto che a costituire lo sfondo della storia sono proprio i bar dei paesi dell’Appennino vicino
a Bologna. Generalmente, una parte considerevole dei tifosi abita nei pressi dello stadio della
propria squadra calcistica preferita ed è anche questo che si vede chiaramente nel film: gli
avventori del bar affittano un pullman per andare a vedere la partita del Bologna contro la
Fiorentina. Purtroppo, per strada si perdono e decidono di ascoltare la partita via radio.
Nel film, la squadra nazionale non viene menzionata, ma nell'opera di Benni si legge una
discussione molto accanita tra il tecnico e il cosiddetto uomo col cappello che dichiara di
essere il calzolaio del giocatore Savoldi e di sapere tutto sugli Azzurri. In realtà, alla fine della
65
discussione diventa molto chiaro che l'uomo col cappello non ne sa niente, poiché dice che
"l'Italia non vincerà mai uno scudetto finché continua a tenere Pelé in porta" (1976, p. 28).
Pelé è un attaccante brasiliano e, di conseguenza, non può mai giocare per l'Italia e neanche
come portiere. I due uomini, quindi, non fanno che vantarsi delle loro finte conoscenze.
Siccome il calcio gioca un ruolo notevole sia nel libro che nel film, è chiaro che il traduttore
deve essere particolarmente attento a non perdere nessun riferimento – esplicito o implicito –
alla realtà calcistica. Nella parte 4.2.2 approfondiamo la strategia usata per rilevare questa
sfida.

La Gazzetta dello Sport (paragrafo 10)
La Gazzetta dello Sport, molto conosciuta anche grazie alla carta rosa appariscente del
giornale, è già da tanti anni il giornale più letto e più popolare del Belpaese. L’Enciclopedia
Trecccani fornisce le informazioni seguenti:
La Gazzetta dello sport è un giornale sportivo, nato a Milano nel 1896 dalla fusione
del settimanale torinese La tripletta e della rivista milanese Il ciclista; quotidiano dal
1919, è il giornale sportivo più letto in Italia. Organizza dal 1909 importanti
manifestazioni sportive, quali il Giro d’Italia e la Milano-San Remo.
Secondo Benni, il tecnico legge di solito la Gazzetta dello Sport al buffet della stazione,
tentando poi di discutere con un passante di quanto letto. Anche nel film si vede il tecnico che
legge la Gazzetta dello Sport seduto al bancone. Poco dopo si vede il personaggio Bovinelli
che sta riparando l'insegna elettrica del bar quando una passante gli chiede dove sia il Bar
Sport. Le lettere dell'insegna sono però tutte miste e Bovinelli le risponde: "Questo è il Bar
Sport, non vede l'insegna? Che cosa pensa che leggiamo qua? La Gazzetta dello Soptr?" (sic).
Questa scena dimostra quanto il giornale sia una parte quasi intrinseca del Bar Sport: di nuovo
un dato che deve suscitare l’attenzione particolare del traduttore.

Togliattigrad (paragrafo 12)
Secondo Benni, il tecnico "conosce qualsiasi argomento almeno dieci volte meglio
dell'occasionale interlocutore, anzi, dirà, è una delle cose che lo ha interessato di più fin da
66
piccolo. Il vero tecnico suffraga spesso la sua competenza con parentele" (Benni 1976, p. 26).
In seguito, Benni elenca alcuni esempi, tra cui: "(...) se si parla del comunismo, lui ha un
cognato che lavora a Togliattigrad" (Benni 1976, p. 26).
In Italia è abbastanza comune l’uso di chiamare la città Togliattigrad, però è sbagliato dato
che il nome ufficiale russo della città è la traslitterazione del nome Togliatti:
The origin of the Russian word gorod (Old Slavonic grad) meaning ‘city’ can
also be traced. Originally in ancient Russia and in India the cities were built to
serve as forts for protection and defence against aggression from an enemy.
The corresponding word in Hindi is gadh which actually means ‘fort’. In
modern Russian the suffix -grad and in modern Hindi the suffix -gadh is used
to form names of cities e.g. in Russia Leningrad (the city of -Lenin),
Peterograd (the city of Peter) and in India Bahadurgadh (the city of the
Braves), Fategadh (the city of Victory). (Rishi 1982, pp. 16-17).
Benni ha probabilmente optato per l’uso del nome Togliatti(grad) nella sua opera, visto l’uso
sbagliato - e in un certo senso anche divertente - del nome da parte di tanti italiani nonché il
contributo sostanzioso dello stabilimento della Fiat all’estensione della città a partire dal
1966. Il fatto che il personaggio-tecnico ricorre al nome abitualmente usato in Italia, piuttosto
che il nome originale, Togliatti, dimostra nuovamente che il suo sapere non è così superiore a
quello dell’italiano medio, come lui vorrebbe invece far sembrare.
È significativo, inoltre, che la città Togliattigrad era molto conosciuto dagli operai
specializzati e dai tecnici che lavoravano nelle fabbriche della Fiat, che molto spesso ci
andavano a lavorare. Nel suo articolo La Fiat e la AutoVAZ di Togliatti, Valentina Fava,
ricercatrice all’Università di Helsinki, riferisce al testo Nasce lo stabilimento automobilistico
del Volga, scritto dal russo Aleksandr Vorobjev nel 1970:
Già, lo stabilimento automobilistico ha fatto aumentare le fila (sic) non soltanto
davanti alle mense cittadine, ai parrucchieri, ai negozi, alle casse del cinema, ma anche
davanti all'ufficio dello Stato Civile! Nel 1968 il numero di matrimoni a Togliatti è
raddoppiato rispetto all'anno precedente, ed è salito a quasi 3000 (...) Vedete quanta
felicità ha preso dimora sotto i tetti della città sul Volga. E cambiano, cambiano
continuamente, con spavento degli addetti ai servizi di alloggiamento, le facciate degli
edifici per le abitazioni comuni. Sempre più numerosi compaiono sui balconi, stesi sui
fili, gli indumenti per bambini, pannolini, camiciole (Fava 2013, p. 3).
67

Congiuntivo (paragrafi 13 e 19)
Il congiuntivo è uno dei “modi” grammaticali presenti nelle lingue romanze ma praticamente
sparito dalle lingue germaniche. In italiano viene usato spesso per presentare "l'azione
espressa dal verbo come incerta, ipotizzabile, desiderata, dubbia o soggettiva. Si usa
prevalentemente nelle proposizioni subordinate, ma in un certo numero di casi trova impiego
anche in proposizioni indipendenti" (Trifone & Palermo 2007, p. 136). Secondo il linguista
Luca Serianni, il congiuntivo "esprime un certo grado di allontanamento della realtà o dalla
costatazione obiettiva di qualcosa, contrassegnando un’azione o un processo in quanto
desiderato, temuto, voluto, supposto” (Serianni 1989, pp. 382-383).
Tuttavia, il congiuntivo non raramente viene usato in modo sbagliato, soprattutto nella lingua
parlata e da persone meno istruite che non sanno quando usare o come formare il congiuntivo.
È molto noto in Italia l’uso erroneo del congiuntivo da parte della figura di Fantozzi. Paolo
Villaggio, l'attore che lo interpreta, ha inventato una comicità demenziale sui tipici luoghi
comuni italiani, diventando così un classico del genere comico-ironico. Ovviamente, neanche
Stefano Benni manca a prendere di mira l'uso frequentemente sbagliato del congiuntivo. Il
fatto che il tecnico non sappia usare correttamente il congiuntivo è quindi anche un elemento
ironico che Benni ha aggiunto alle caratteristiche del tecnico, sottolineando così di nuovo il
contrasto tra le conoscenze finte del cosiddetto tuttologo e le sue vere incompetenza e
ignoranza.

Il playboy e le donne (paragrafi 31 - 43)
Uno stereotipo presente nell’immaginario straniero – di cui gli italiani stessi si rendono spesso
conto – riguarda l’idea che gli uomini italiani siano particolarmente affascinanti e attraenti,
anche grazie ai loro capelli scuri e ai corpi spesso abbronzati; si tratta di un’immagine che
viene a volte sintetizzata nel concetto e nel termine del latin lover. Secondo lo stereotipo,
infatti, questi uomini italiani sarebbero anche dongiovanni famigerati:
Gli italiani, per l'osservatore medio non italiano, restano crocefissi agli stereotipi che
purtroppo, come tanti stereotipi, hanno riscontri reali e quindi si alimentano a vicenda.
68
Il simpatico e superficiale charmeur da spiaggia, il latin lover, (...) (Vittorio Zucconi
in Frittella, p. 88).
Nel libro di Benni, è il playboy a rappresentare il latin lover per eccellenza. Il playboy da bar
tenta di impressionare i suoi amici vantandosi della sua ricchezza infinita e delle donne
bellissime che ha saputo corteggiare. La realtà, invece, è molto imbarazzante: siccome non
riesce a pagare il conto del ristorante è costretto a fuggire senza pagare; in altre occasioni le
donne belle lo scacciano, ecc.
Al Bar Sport, il playboy racconta ai suoi amici di aver visto una donna bellissima all'ingresso
del Tico-Tico. In realtà, risulta essere una donna di corporatura solida e maschile: per
descriverla, l'autore fa riferimento al giocatore calcistico Bennetti ('modello Bennetti').
Benni approfitta della presenza del playboy per giocare con uno stereotipo diverso – anche se
meno forte – che riguarda invece le donne italiane. A riguardo si può vedere per esempio la
citazione di Luigi Barzini sulla bellezza “misteriosa” delle donne italiane:
Va detto che le ragazze e le giovani donne italiane, per ragioni che non si conoscono
con certezza, hanno oggi la bellezza più conturbante che l'uomo ricordi e forse della
nostra storia (Luigi Barzini in Frittella 2011, p. 75).
Similmente Christie Davies (1998, p. 15) scrive che “le italiane fanno sfoggio di una
sovrabbondanza di capelli”).
Mentre lo stereotipo del latin-lover, presente in modo esagerato, sarà facilmente notato dal
traduttore di Benni, che non avrà difficoltà a trasferirlo nel testo d’arrivo, sarà importante che
esso tenga presente che anche le donne rischiano di finire nello stesso approccio schematico
che collega loro a uno stereotipo più o meno preciso.

Gesticolare (paragrafi 9 - 16)
Soprattutto all'estero gli italiani vengono ritenuti oratori molto appassionati, che durante il
discorso usano parecchi gesti con svariati significati. Secondo il libro, a servirsi spesso di
gesti durante il suo discorso, è prevalentemente il tecnico, che pensa di saper raccontare tutto
69
di questioni molto disparate. Si può presumere che anche durante la discussione accanita tra il
tecnico e l'uomo col cappello, i parlanti si avvalgano di gesti per esprimere le loro opinioni.
Anche Lattes enfatizza l’importanza del gesticolare nella società italiana:
Dobbiamo ammetterlo. Abbiamo il difetto di gesticolare parecchio. Ma sarà poi un
difetto quello di arricchire l'eloquio verbale con la forza e l'espressività del gesto e
della mimica? Pregio o difetto che sia, sta di fatto che soprattutto all'estero l'italiano si
riconosce a prima vista. A Londra come a Berlino, a Oslo come a Zurigo (Isabella
Lattes in Frittella 2011, p. 81-82).
Nel film, il tecnico racconta spesso delle storie inverosimili, a cui però gli avventori credono
comunque, usando tanti gesti rendendo il racconto ancora più vivace.
 Pirandello (paragrafo 19)
In Benni, il professore sembra (parzialmente a torto) un signore distinto ma con una
grandissima passione per la grammatica italiana. Quando qualcuno commette ripetutamente
degli errori grammaticali, il professore diventa vittima di una grave crisi isterica dopodiché
deve stare a letto per due settimane “a semolino e libri di Pirandello”. Quest'ultimo autore, è
stato importante per la cultura italiana.
Il fatto che Benni abbia scelto per Pirandello non è affatto sorprendente. Infatti, la moglie di
Pirandello, Antonietta, soffriva di frequenti crisi paranoiche. La malattia ha evidentemente
avuto forti ripercussioni sulla vita coniugale dell'autore, e l'hanno incitato a dedicare diverse
opere a questo tema, tra cui Enrico IV (1921) (Pirandello 2012, pp. 1-2).
I suoi meriti rilevantissimi per la letteratura italiana e soprattutto il suo interesse per la follia
sono senz'altro stati due motivi salienti che hanno condotto Stefano Benni a menzionare
Pirandello in Bar Sport. Il professore sofferente di crisi isteriche che deve stare a letto e
leggere Pirandello è quindi un riferimento molto ironico dell'autore Stefano Benni.
70

Bar
Il bar è il luogo di ritrovo per eccellenza dove gli italiani si incontrano per bere un caffè, fare
una bella chiacchierata, giocare a carte, guardare una partita di calcio, ecc. Sia nel libro che
nel film si vede che ci sono diversi tipi di persone che ci si incontrano per svariati motivi: il
Bar Sport è quindi allo stesso tempo lo sfondo e il protagonista della storia.
Nel suo libro La testa degli italiani, Beppe Severgnini ha parlato dell'importanza del bar nella
vita degli italiani, citando la voce autorevole di Umberto Eco:
Umberto Eco ha scritto che il bar italiano è una terra di nessuno e di tutti, a
metà tra il tempo libero e l'attività professionale. (...) Un bar italiano è un posto
di lunghe soste, come un club inglese; ma è anche un luogo di passaggi veloci,
come un mercato cinese. È il posto dove, bevendo un espresso, si decide un
affare o una serata, l'inizio di una collaborazione o la fine di un amore. In piedi,
spesso: le emozioni verticali non ci spaventano (Beppe Severgnini in
Frittella 2011, p. 251-252).
Lo scrittore John Grisham afferma l'opinione di Severgnini, dicendo che "gli italiani passano
parecchio tempo seduti nei bar all'aperto, sorseggiando caffè e leggendo il giornale. Non è una
brutta abitudine" (John Grisham in Frittella 2011, p. 170).
In Italia, si vede chiaramente che molti italiani, a prescindere dalla loro classe sociale, vanno
al bar la mattina per fare colazione. Il bar fa quindi parte della realtà quotidiana di gran parte
degli italiani. In Belgio e in Olanda, invece, questo fenomeno è molto meno diffuso, dato che
la gente va al bar quasi esclusivamente per incontrare degli amici – spesso alla sera - ma
spesso si tratta di un fenomeno riservato a certi gruppi di età (i giovani) o a certe classi sociali
(i ceti bassi).

La pasta (paragrafo 10) e il vino (paragrafi 3, 5, 8, 24, 26, 28 - 30)
È noto che il cibo e le bevande occupano una posizione di grande importanza nella società
italiana. Nell'opera di Benni, infatti, il tecnico non fa che mangiare velocemente alcuni
tortelloni a casa sua prima di ripartire al Bar. Il playboy da bar, da parte sua, racconta di
ordinare sempre i cocktail e i vini più prestigiosi e costosi quando esce, ma in realtà può
permettersi soltanto un bicchiere d'acqua o di vino qualitativamente inferiore. Anche nel film,
71
infatti, il playboy si vanta del Dom Perignon del '68 che ha bevuto alla discoteca Tico-Tico
con i suoi amici mentre in realtà, il cameriere non è nemmeno venuto per prendere le
ordinazioni. È chiaro che nei due casi si vede che il mangiare e bere sono elementi
indispensabili di molte conversazioni, e che non di rado stanno per una raffinatezza a cui
molti italiani ambiscono.
L’importanza del cibo è ampiamente illustrato nella letteratura, sia quella di livello
descrittivo, sociologico, linguistico od altro. Elaborando il suo Dizionario ironico della
cultura italiana – per citare un esempio - Massimo Tallone ha ironicamente descritto
cinquanta concetti strettamente legati alla cultura italiana, dimostrando quindi allo stesso
tempo come quest’onnipresenza del mangiare e bere si presta anche bene a un approccio
(auto)-ironico degli italiani:
Spaghetti, certo, ma anche fusilli, penne e pennette; e maccheroni, ziti e garganelli;
linguine e farfalle, e via tacendo. Si dice pasta e si articola in decine e decine di
varianti, e più sono le varianti più la pasta arricchisce la sua personalità, rafforza il
suo essere bandiera della cultura culinaria in Italia e all'estero. Del resto, il tema è
vecchio come il mondo: da sempre, infatti, una entità collettiva aumenta le sue
possibilità di successo in funzione della varietà e delle differenze presenti fra i suoi
elementi unitari. E se il mondo è bello perché è vario, allo stesso modo la pasta è
buona perché ne facciamo di mille tipi, capaci di muoversi di qua e di là dall'oceano,
in paesi dove termini come macaroni o noodles giungono a valere per italiano
(Tallone 2009, p. 108).
L’ironia, tuttavia, non è sempre così bonaria: Davies (1998, p. 15) menziona come gli uomini
italiani vengono addirittura rappresentati spregiativamente da non-italiani come “idioti antiigienici con un'ossessione per gli spaghetti”, un pregiudizio che ha perseguitato gli italiani
anche nella lunga storia.
Aldilà delle abitudini culturali, non si deve dimenticarsi che la pasta e il vino sono
effettivamente anche di grande rilevanza per l'economia italiana. Pensiamo ad esempio alla
Barilla, azienda multinazionale italiana e nota produttrice di, tra l'altro, sughi pronti e pasta
asciutta di alta qualità. Non stupirà che in Italia esiste una fortissima cultura enologica
nazionale, che è d’altronde il soggetto di studio da parte di diversi studiosi. In questo modo
72
Andrea Rea e Simona d’Antone, professori e collaboratori all'Università Sapienza di Roma,
affermano che:
Il vino evoca immediatamente un territorio e spesso un territorio evoca un vino.
Questo legame vino-territorio (....) rappresenta una forte caratterizzazione della
tradizione enologica europea, originariamente codificata dai francesi, ma propria
della tradizione italiana, al punto di divenire fondamento della cultura enologica
nazionale (Rea & d'Antone 2010, p. 180).
Il vino e la pasta sono oltretutto due elementi indispensabili che fanno parte del cosiddetto
Made in Italy, definito in modo seguente da Daniele Schilirò, professore di economia
all'Università di Messina:
Il Made in Italy è sinonimo di qualità e può essere definito come l’insieme di valori
culturali e di patrimonio umano, tecnico, scientifico, creativo e produttivo che
caratterizza il sistema produttivo in Italia, dai distretti manifatturieri agli infiniti
microsistemi produttivi dislocati in varie aree del Paese. (Schilirò 2010, p. 3)
Questi dati provano che la pasta e il vino giocano un ruolo molto importante nella società
italiana e questo si nota anche nell'opera di Benni. Nello stesso modo in cui il bar è caricato
con significati sorprendenti per il lettore di lingua nederlandese, anche il cibo e il vino
possono assumere, nella realtà italiana, significati sottili che rischiano di sfuggire
all'attenzione del traduttore/lettore poco attento. Nella nostra analisi traduttiva (cfr. 4.2.1)
facciamo maggior luce sul cosiddetto vino giovesello che beve il playboy al bar Tico-Tico.
Infatti, probabilmente questo vino non esiste in realtà e mette in difficoltà il traduttore.

Il caffè (paragrafi 1, 2, 10, 19, 31)
Sulla stessa scia di quanto appena discusso, anche il caffè è onnipresente sia nel libro di Benni
che nel film di Martelli. Nell'opera di Benni, il barista prepara un caffè per il carabiniere e per
l'ingegnere. Di solito, il tecnico non mangia tanto e si ciba solo di aperitivi e una quarantina di
caffè al giorno. Nell'alinea 19, qualcuno offre un caffè al professore, il quale tuttavia non lo
accetta per via della domanda grammaticalmente scorretta, vale a dire: "Posso offrici un
caffè?' (Benni 1976, p. 29). Il caffè viene menzionato anche quando il playboy sbaglia giorno
raccontando di nuovo una sua storia eccezionale e si tira fuori da questa situazione delicata
73
dicendo che nei bar a Modena si festeggia sempre la mattina bevendo dei cappuccini (Benni
1976, p. 68).
Anche all'inizio del film, il tecnico prega il barista di preparargli un ottimo caffè e di seguire
le sue istruzioni al fine di ottenere un caffè proprio eccellente. Quando il barista assume una
bellissima cassiera, egli si innamora immediatamente della sua nuova lavoratrice e tenta di
corteggiarla preparandole un caffè con un cuoretto di latte.
Anche in questo caso, l’importanza del caffè si presta facilmente ad un approccio autoironico. Tallone descrive ironicamente l'importanza del caffè per un italiano:
Il caffè, in Italia, è una istituzione che, sebbene non sia formalizzata da atti notarili,
risulta più potente di tante strutture organizzate. Il termine caffè, infatti, comprende
molto più di quanto non dica la semplice definizione. (...) Ma è nella serie di
allusioni successive, intrappolate in formule apparentemente incolori come
vediamoci per un caffè, le offro un caffè o è l'ora del caffè, che il termine sviluppa
tutta sua smisurata potenza, a partire dalla pausa caffè, sacro rito di mezza mattina
che, simile a una paralisi collettiva, interrompe per dieci minuti tutte le attività
lavorative del nostro stato (....). Un intero mondo è aggrappato alla tazzina di caffè,
un caffè ristretto, forte, caldissimo - il caffè espresso - un caffè che ci invidia tutto il
mondo (....) (Tallone 2009, p. 23-25).
Nella parte 4.2.4, vediamo come la traduttrice ha affrontato le difficoltà terminologiche che
comportano le numerose specie di caffè in Italia.

Panettone (paragrafo 42)
Sempre stando nel tema del cibo, notiamo un’allusione al panettone. Nell'opera di Benni, i
fratelli Di Bella, che accompagnano Renzo il playboy alla discoteca Tico-Tico a Castel San
Pietro, hanno mangiato così tanto panettone e bevuto così tanto vino che non possono più
pagare il conto. Non vedono che una sola soluzione: fuggire dalla discoteca.
Il panettone viene mangiato spesso in Italia, soprattutto nel periodo di Natale. Infatti, secondo
i Flamigni, nati pasticcieri artigianali nel 1930 e oggi producenti dominanti italiani di tra
74
l'altro panettone, pandoro e torrone, il panettone è di origine milanese e ha poi conquistato
tutta la penisola, diventando il simbolo del Natale. È indubbiamente uno dei dolci italiani più
noti all'estero e rappresenta benissimo l'adorazione degli italiani per le ricorrenze.5
Per tradurre anche questo concetto, la traduttrice ha tentato di applicare un approccio
adeguato che esaminiamo nella parte 4.2.4 della tesi.

Fiuggi (paragrafo 36)
In contrasto con quello che vuol fare credere nei suoi racconti, Renzo il playboy non si può
permettere i cocktail costosi nella discoteca Tico-Tico e decide allora di ordinare un bicchiere
d'acqua della marca Fiuggi.
Il complesso termale della città di Fiuggi, situato nel Lazio, possiede delle acque benefiche i
cui fini curativi risalgono ai tempi antichi: Acqua Fiuggi ha infatti delle proprietà diuretiche
che stimolano inoltre le capacità depurative del rene. L'acqua è facilmente reperibile in gran
parte dei supermercati e farmacie in tutto il paese. Per di più, attualmente Acqua Fiuggi sta
conquistando alcuni paesi stranieri come, ad esempio, la Canada, la Russia e la Gran
Bretagna.6
L'acqua Fiuggi è un riferimento culturale italiano poco conosciuto in Belgio, quindi il
traduttore deve trovare una strategia per trasporlo in modo comprensibile per il lettore
neerlandofono. Osserviamo i metodi applicati nella parte 4.2.3 di questa tesi.
5
Flamigni. (s.d). La nostra storia. [in linea] http://www.flamigni.it/azienda/la-storia/ [21.05.2014]
6 Acqua & Terme di Fiuggi S.U.p.A. (s.d.). Acqua Fiuggi. [in linea]
http://www.acquafiuggi.com/pages/acquafiuggi.html [21.05.2014]
75

Vov (paragrafo 31)
Quando Renzo entra nel Bar Sport nel libro di Benni, egli ordina un Vov, una bevanda
prodotta in Italia. Nel 1845, Vov viene inventato da Gian Battista Pezziol, producente di
mandorlato, per la cui fabbricazione aveva bisogno soltanto del bianco dell'uovo. Mescolando
il rosso dell'uovo, marsala, alcol e zucchero, Pezziol ha prodotto un tipo di liquore simile allo
zabaione. In dialetto veneziano, si usa la parola 'vovi' per indicare le uova: abbreviando la
denominazione è nato il palindromo 'VoV'. Soprattutto negli anni 1960 e 1970, la bevanda è
stata molto popolare in Italia. Il suo successo ha dato vita a numerosi imitazioni e concorrenti;
oggi esiste ancora soltanto lo Zabov. 7
Vista la popolarità del liquore negli anni Settanta, è abbastanza probabile che sia la ragione
per la quale Benni l'ha menzionato nel libro. Il Fernet è un liquore di sapore amaro. Oggi,
l'azienda Fernet Branca è la più grande produttrice di fernet in Italia, basandosi su una ricetta
vecchia di secoli che viene trasmessa di generazione in generazione. La bevanda contiene
numerosi tipi di spezie e erbe provenienti da quattro continenti diversi.8
Poiché il Vov è praticamente sconosciuta in Belgio, il traduttore deve trovare un modo per
risolvere questo problema e rendere il concetto comprensibile per il lettore neerlandofono.
Discutiamo questa strategia nella parte 4.2.2 della tesi.

Peperonata (paragrafo 36)
Arrivato al Tico-Tico, Di Bella jr. decide di ordinare una coca-cola con whisky e una
peperonata. La peperonata è un piatto di origine meridionale a base di peperoni che si può
servire sia caldo che freddo, rendendolo adatto ad ogni stagione. Rinviamo alla parte 4.2.4
dove diamo più spiegazioni sull'approccio impiegato dalla traduttrice.
7
Abruzzo2000. (1998). Vov, traditional Italian liqueur. [in linea]
http://www.italyheritage.com/traditions/food/vov.htm [21.05.2014]
8
Fernet-Branca. (s.d.). I segreti di Fernet-Branca. [in linea] http://www.fernetbranca.com/#section_2_1
[22.05.2014]
76

Aglio, olio e peperoncino (paragrafo 17)
La pasta e, soprattutto, gli spaghetti all'aglio, olio e peperoncino sarà sicuramente una delle
ricette più semplici e comuni della cucina italiana. Nella parte 4.2.4 vediamo come la
traduttrice ha trasposto questo piatto tipico.

La Luisona (paragrafi 44 - 45)
Essendo uno degli elementi chiavi in tutta la storia, sia nel libro che nel film, la Luisona ha
meritato tutto un capitolo nel libro e un ruolo di protagonista nel film. In realtà, la cosiddetta
Luisona è "la decana delle paste", più specifica "una pastona bianca e nera, con sopra una
spruzzata di granella in duralluminio", che è quindi molto simile ad una brioche e che si trova,
secondo le informazioni della storia, già dal 1959 nella bacheca delle paste del Bar Sport.
Secondo l'autore, quel bar è sostanzialmente il prototipo dei bar dei paesini di provincia, dove
la bacheca è "puramente coreografica", dato che le paste sono "ornamentali, veri e propri
pezzi di artigianato" (Benni 1976, p. 13). Siccome la Luisona, dopo una quindicina d'anni, fa
parte dell'ambiente fisso del Bar Sport, lei viene considerata di gran pregio per il bar. Gli
avventori conoscono la Luisona così bene che possono trarne delle previsioni del tempo
guardando il colore della crema. Accorgendosi di un cliente che accenna ad afferrare la
famosa Luisona, gli avventori si lasciano prendere dal panico. Tirano tutti
contemporaneamente un gran respiro di sollievo quando poi la Luisona non viene mangiata.
La Luisona è entrata nell'immaginario collettivo di numerosi italiani, tra cui il cabarettista e
uomo politico Beppe Grillo. Infatti, egli ha proposto nel suo blog di organizzare un vero e
proprio Luisona Day in occasione del trentesimo compleanno del libro e,
contemporaneamente, della pasta. Numerose organizzazioni letterarie in tutto il mondo hanno
organizzato delle conferenze sugli scritti di Stefano Benni.9 Grazie al successo dell'iniziativa è
stata organizzata un secondo Luisona Day nel 2009. 10
9
Fabio Poli. (2009). Il Luisona Day. [in linea] http://www.stefanobenni.it/luisona/ [15.05.2014]
10
Beppe Grillo. (2006). Il Luisona Day. [in linea] http://www.beppegrillo.it/luisona_day.php [15.05.2014]
77

Agip (paragrafo 32)
Secondo le bugie di Renzo il playboy, i fratelli Di Bella ricoprono una funzione molto
importante nel settore del petrolio, ma in realtà sono semplicemente due benzinai presso
l'Agip. Fondata nel 1926, l'Azienda Generale Italiana Petroli (Agip) è una catena di stazioni di
servizi in Italia che ha effettuato anche delle ricerche nel campo del petrolio. Nel 1953, il
governo italiano ha fondato l'Eni, l'Ente Nazionali Idrocarburi, che ha il compito di continuare
le ricerche e lo sviluppo dell'Agip.11
Siccome l'Agip non esiste all'estero, abbiamo di nuovo a che fare con un riferimento culturale
italiano (attualmente) poco conosciuto in Belgio. Osserviamo nella parte 4.2.2 come procede
il traduttore a trasporre questo elemento in modo riconoscibile per il lettore.

Sestrière (paragrafo 43)
In Benni, il playboy sostiene – mentendo – di avere un appuntamento con una svedese a
Sestrière, ma in realtà, secondo la storia, egli ha passato tre giorni coperto da neve sul tetto
della Giulietta dei fratelli Di Bella. Nel film, invece, il barista Onassis invita il tecnico ad
andare a pescare a Sestrière.
Con la sua altitudine di 2035 metri, Sestrière è il comune più alto d'Italia e quindi il luogo per
eccellenza per passare una vacanza sulla neve o per fare una bella camminata. Sestrière è
molto nota anche all'estero grazie all'immagine che ha conquistato ospitando con successo
grandi eventi sportivi: la Coppa del Mondo di Sci, i Mondiali di Sci nel 1997 e le Olimpiadi e
Paralimpiadi Invernali di Torino 2006. 12
11
Eni S.p.A. (s.d.) Eni. [in linea]
http://www.eni.com/en_IT/company/company.shtml?home_2010_it_tab=navigation_menu [15.05.2014]
12
Comune di Sestrière. (s.d.) [in linea] http://www.comune.sestriere.to.it/it/intro.aspx [17.05.2014]
78

La nazionale (paragrafo 4)
La nazionale è una marca italiana di sigarette. Soprattutto in passato, fumare era molto
comune in Italia – come nel resto d’Europa - visto che si poteva fumare quasi dappertutto:
negli uffici, nei negozi di generi alimentari, nei bar e nei ristoranti, ecc. Nel 2003 è entrata in
vigore una legge antifumo che ha stabilito il divieto di fumare in tutti i luoghi pubblici al
chiuso, a eccezione dell'introduzione di apposite sale fumo.13
Stefano Benni menziona regolarmente la presenza di sigarette: Bovinelli, i fratelli Di Bella e
anche il tecnico sono tutti fumatori. Tuttavia, la descrizione di questi personaggi non è
sorprendente, dato che in passato, gli italiani fumavano tanto. Effettivamente, sulla base di sei
ricerche condotte tra il 1949 e il 1983, il medico Carlo La Vecchia (1986) ha rilevato due
tendenze che riguardano il numero di sigarette fumate ogni giorno e la prevalenza di fumare
in Italia. Infatti, tra il 1949 e il 1983, il numero di fumatori maschili si è ridotto dal 71,4% al
45,6%, però, il numero di sigarette fumate al giorno è cresciuto. Negli anni Sessanta, si è
notato un forte aumento di fumatrici in Italia e anche il numero di sigarette consumate al
giorno fra le donne è cresciuto in modo considerevole (La Vecchia 1986, p. 274).
4.2
Commenti generali
Come hanno affermato Delia Chiaro (2010b) e Patrick Zabalbeascoa (2005), la traduzione
dell'umorismo non è affatto semplice. Infatti, il traduttore deve tenere conto di così tanti
elementi culturali e linguistici che ogni tanto non riesce a trovare un termine perfettamente
equivalente che abbia lo stesso impatto nel lettore della traduzione. Quando il traduttore si
trova in una tale situazione, si vede costretto ad applicare una strategia di traduzione che
permette di fornire una soluzione accettabile. Adesso analizziamo alcuni problemi traduttivi
che la traduttrice ha dovuto affrontare, giustificando le sue soluzioni proposte facendo
riferimento alle strategie suggerite dagli studiosi.
13
Parlamento italiano. (16 gennaio 2003). [in linea] http://www.normattiva.it/urires/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2003;3 [26.05.2013]
79
4.2.1
Strategia della compensazione
Ogni tanto il traduttore non può fare che optare per una traduzione più neutra, sebbene la
parola nel testo originale possieda chiaramente una sfumatura umoristica o ironica. Infatti,
come ha rivelato Zabalbeascoa (2005), il traduttore deve tener conto di numerosi aspetti
linguistici, testuali e culturali prima di poter trasporre l'umorismo della cultura sorgente alla
cultura d'arrivo.
Nel caso in cui il traduttore non riesca a tradurre un elemento in modo ottimale, egli può fare
appello alla strategia della compensazione, grazie alla quale è possibile arrivare ad un impatto
analogo senza utilizzare l'espressione esatta nel testo sorgente. Elementi appartenenti alla
lingua sorgente possono apparire altrove nella traduzione per cui non si perdono l'impatto, la
funzione o l'intenzione. (Zabalbeascoa, 2005, p. 193)
Secondo Katrien Lievois (2011), la scomparsa delle ambiguità dell'ironia rispetto al testo
originale viene generalmente considerata come una perdita. La creatività, invece, è
usualmente considerata la prova di un'ottima padronanza linguistica e culturale e della volontà
di trasferire al meglio il testo di partenza al testo di arrivo con lo scopo di permettergli di
superare i confini linguistici. Ecco perché regolarmente il traduttore si autorizza ad
aggiungere delle allusioni laddove non sono presenti nel testo originale. Facciamo qualche
esempio:
Paragrafo 31
"Diamo di seguito un esempio di una serata di playboy da bar così com'è realmente avvenuta,
e come è stata poi raccontata."
Traduzione:
"Het volgende verhaal van de playboy van de bar is een mooi voorbeeld: eerst krijgen we te
horen wat er zich werkelijk heeft afgespeeld en nadien de (lichtjes) bijgewerkte versie."
Si nota che la traduttrice ha aggiunto una sfumatura ironica, usando la parola "lichtjes" tra
parentesi, che denota chiaramente l'ironia.
80
Paragrafo 32
"Si parte stretti come acciughe in un concerto di peti orrendi, nei quali si distingue il maggiore
dei Di Bella che prima di ogni flatulenza urla: "Sentite questa!"."
Traduzione:
"Als sardientjes in een blik luisteren ze in de wagen naar een concert met verschrikkelijke
winden waarbij de oudste van de Di Bella’s letterlijk en figuurlijk de toon zet. Elke wind
wordt dan ook luidkeels aangekondigd met een: “Luister hier eens naar!” "
La traduttrice ha caricato questa frase di una vena ironica supplementare aggiungendo
“letterlijk en figuurlijk de toon zetten” (dare il tono in senso letterale e figurato). Nel testo
originale, invece, non si nota l'umorismo in questa parte della frase.
"Si va ai quaranta per risparmiare benzina e perché il tergicristallo non funziona. Si arriva al
Tico-Tico a mezzanotte."
Traduzione:
"(...) om benzine te sparen bereiken ze de Tico-Tico pas rond middernacht aan een
weerzinwekkende snelheid van veertig kilometer per uur."
Aggiungendo la parola "weerzinwekkend", la traduttrice rende la frase leggermente più
umoristica, poiché è chiaro che una velocità di quaranta chilometri all'ora è molto lenta e per
niente così veloce come sostiene Renzo il playboy. L'espressione "weerzinwekkende
snelheid" viene usata in neerlandese quando si parla di una velocità altissima, quindi usandola
in questa situazione, la traduttrice ha sottolineato l'ironia.
Queste aggiunte sono però particolarmente utili per compensare gli elementi umoristici persi
durante il processo di traduzione che elenchiamo adesso:
81
Paragrafo 11
"(Il tecnico) guarda sempre con un occhio chiuso per il fumo e con uno spiraglio dell'altro,
rosso come brace e leggermente lagrimoso."
Traduzione:
"Hij draait zijn hoofd altijd één kant op en houdt één oog gesloten voor de rook en het andere
half open, dat vuurrood ziet en wat traant."
In italiano esistono le parole lagrimoso e lagrimoso, che hanno lo stesso significato. È chiaro
che in questo caso Benni ha optato per lagrimoso, visto l'uso dialettale della 'g' nella regione
di Bologna (cfr. assimilazione, p. 63). Al contrario della parola 'tennico' (tecnico), la quale la
traduttrice ha tradotto con 'espert' (expert) (cfr. 4.1), quest'elemento si perde purtroppo nella
traduzione.
Paragrafo 35
"La maschera, convinta, sta già staccando il biglietto, quando passa una bionda modello
Benetti con minishort rossi e calza nera."
Traduzione:
"Net op het moment dat de buitenwipper klaarstaat om het ticketje af te scheuren, komt er een
atletisch gebouwde blonde dame voorbij met een rood minishortje en zwarte nylons."
Stefano Benni fa letteralmente riferimento al giocatore calcistico Benetti che è di corporatura
molto robusta. La traduttrice assume che Benetti sia sconosciuto per gran parte del pubblico
neerlandofono e ha di conseguenza optato per una generalizzazione (cfr. Grit, 3.4.2).
Paragrafo 42
"Intanto i sette amici di Di Bella hanno mangiato nove panettoni e bevuto venti bottiglie di
giovesello."
82
Traduzione:
"In de tussentijd hebben de zeven vrienden van de Di Bella’s negen panettone’s en twintig
flessen wijn achter de kiezen."
Il giovesello è una specie di vino per cui non abbiamo ritrovato ricorrenze altrove, quindi
supponiamo che Benni l'ha inventata per fare allusioni a un tipo di vino esistente, vale a dire il
Sangiovese, proveniente dall'Emilia Romagna; alternativamente si tratta di un vino locale di
produzione particolarmente ridotta. Anche in questo caso si può dire che la traduttrice abbia
optato per una generalizzazione, traducendo "venti bottiglie di giovesello" con "twintig
flessen wijn". Infatti, ella presume che il lettore neerlandofono non conosca il Sangiovese e ha
scelto una soluzione più trasparente.
La traduttrice si è basata sugli approcci proposti da Katrien Lievois e Patrick Zabalbeascoa a
cui abbiamo accennato prima, tentando di rimediare alla perdita di alcuni elementi umoristici
usando soluzioni creative.
4.2.2 Strategia della descrizione
Allo scopo di rispettare lo skopos originale dell'autore, la traduttrice ha provato a fornire una
traduzione trasparente infarcita dell'umorismo mantenendo nel migliore dei modi gli elementi
tipicamente italiani che mettono inoltre l'accento sul sentimento unitario degli abitanti del
Belpaese. Sebbene la traduzione sia preferibilmente destinata ad un pubblico di lettori
neerlandofoni che hanno familiarità con la cultura italiana, la traduttrice ha conservato svariati
riferimenti culturali corredandoli di una descrizione (cfr. Grit 3.4.2) e rendendo così la
traduzione accessibile a tutti i lettori neerlandofoni. In seguito, facciamo sette esempi di
questa strategia traduttiva:
Paragrafo 10
" (...) cercando di attaccare un bottone su Anastasi."
83
Traduzione:
" (...) terwijl hij met de pendelaars een gesprek probeert aan te knopen over Anastasi, een
speler van Juventus."
Paragrafo 32
" (...) due fratelli napoletani benzinai dell'Agip."
Traduzione:
" (...) twee pomphouders bij tankstationketen Agip."
" (...) puntare verso il Tico-Tico di Castel San Pietro."
Traduzione:
"(...) zetten ze koers naar discotheek Tico-Tico in het gehucht Castel San Pietro."
Paragrafo 31
"Ragazzo, un Vov," chiama, e comincia a raccontare."
Traduzione:
" Hij roept: “Kerel, voor mij een Vov-likeurtje,” en begint zijn relaas te doen. "
Paragrafo 4
" Scendeva, vestito nella sua tuta blu, col metro di legno in tasca e la nazionale in bocca."
Traduzione:
" Hij vertrok in zijn blauwe overall met een vouwmeter in zijn zak en een nazionale, een
populair type sigaret zonder filter, in zijn mond."
84
Paragrafo 19
"Quando lo tirarono fuori, il professore era in preda a una grave crisi isterica, e dovette stare a
letto due settimane a semolino e libri di Pirandello."
Traduzione:
" Wanneer ze hem er uiteindelijk uithaalden, bleek de professor een zenuwinzinking te
hebben opgelopen, waardoor hij twee weken lang aan zijn bed gekluisterd was en aangewezen
op griesmeelpapjes en de boeken van Pirandello."
Paragrafo 21
"Spesso appariva al bar un po' alticcio, declamando la Gerusalemme liberata."
Traduzione:
"Regelmatig kwam hij een beetje aangeschoten aan in de bar terwijl hij Jeruzalem Verlost van
Torquato Tasso opzei."
Nei sette casi appena citati, la traduttrice ritiene che i concetti italiani non siano abbastanza
conosciuti presso i lettori neerlandofoni e per mantenere la comprensibilità del testo d'arrivo,
ha spiegato brevemente gli elementi stranieri nel testo stesso, evitando allo stesso tempo di
dover ricorrere a note a piè di pagina. Infatti, Venuti (1998) sostiene che l'uso di queste note
renda il testo più esclusivo, visto che in generale vengono utilizzate soltanto in un contesto
accademico, escludendo in questo modo diverse classi sociali della popolazione.
4.2.3 Strategia dell'adattamento
La terza strategia specifica usata dalla traduttrice è quella dell'adattamento (cfr. Grit 3.4.2).
Paragrafo 36
"Renzo ordina una Fiuggi".
85
Traduzione:
"Renzo bestelt dan maar een San Pellegrino".
La traduttrice ha adattato l'elemento straniero del testo sorgente optando per San Pellegrino
invece di Fiuggi. Infatti, ella ritiene che l'acqua Fiuggi sia poco conosciuta presso i lettori
neerlandofoni mentre si vede l'acqua San Pellegrino in quasi tutti i negozi belgi e olandesi.
Per di più, al contrario di svariati dei loro concorrenti, entrambi le acque sono abbastanza
costose e vengono ritenute benefiche. La San Pellegrino è quindi un'alternativa molto
accettabile.
Paragrafo 19
"Il professore rispondeva secco: "studi la grammatica e torni a offrirmelo a ottobre"."
Traduzione:
"De professor antwoordde droogjes: “studeer eerst grammatica en bied me er nog eentje aan
in september." "
In Italia, dipende dall'università se l'anno accademico comincia a settembre oppure a ottobre.
Siccome in Belgio e nei Paesi Bassi l'anno accademico inizia di solito a settembre, la
traduttrice ha optato per settembre invece di ottobre. Questa scelta può giovare leggermente
alla comprensibilità del testo destinazione.
Traducendo i brani di Stefano Benni, per rispettare le intenzioni di Stefano Benni che
abbiamo già ampiamente discusso, la traduttrice ha ovviamente optato al più possibile per
l'estraniamento del testo (cfr. Schleiermacher e Joosen e Vloeberghs 3.4.2) , aggiungendo
ogni tanto delle spiegazioni supplementari allo scopo di favorire la comprensibilità e la
leggibilità.
86
4.2.4
Strategia della trascrizione
Nel caso in cui il traduttore ritenga che un termine sia abbastanza conosciuto per il lettore o
che non sia necessario spiegarlo, ad esempio perché potrebbe infastidire il lettore e quindi
togliergli il piacere della lettura, il traduttore può propendere per la trascrizione.
Paragrafo 36
"Di Bella jr. ordina una coca-cola con whisky e peperonata."
Traduzione:
" Di Bella junior bestelt een whisky cola en een peperonata."
Siccome è facile dedurre dal contesto che si tratta di un piatto italiano, la traduttrice ha optato
per l'estraniamento. Sapere che cosa costituisce esattamente una peperonata, in questo caso
non è un plusvalore per il lettore . Anzi, spiegare il termine può essere inopportuno e togliere
il piacere della lettura.
Paragrafo 17
"II professor Piscopo era un signore distinto, con una bella barba sale e pepe e i baffetti aglio
olio e peperoncino."
Traduzione:
"Professor Piscopo was een voorname heer met een mooie zout- en peperbaard en een
snorretje met aglio, olio en peperoncino."
La pasta all'aglio, olio e peperoncino è un piatto che si conosce anche all'estero e che si vede
regolarmente al menù nei ristoranti italiani al di fuori dall'Italia. Siccome la traduttrice crede
che il termine sia abbastanza conosciuto e riconoscibile all'estero, ha scelto di non tradurlo in
neerlandese.
87
Paragrafi 1 e 2
"Il carabiniere beve anche lui caffè, spesso corretto."
Traduzione:
"Ook de carabiniere drinkt koffie, vaak een corretto."
"Dopo due ore riprende il caffè, lo scalda e ve lo serve espresso."
Traduzione:
" Twee uur later neemt hij de koffie weg, warmt hem terug op en serveert hem als espresso."
I numerosi tipi di caffè che esistono in Italia possono avere delle implicazioni terminologiche
notevoli per il traduttore. In questo caso, la traduttrice ha deciso di trascrivere i realia
(corretto, espresso), poiché l'uso di queste parole non presenta una difficoltà per il lettore
neerlandofono.
Elencate tutte le strategie specifiche usate, si vede chiaramente che la traduttrice ha dovuto
avvalersi di diverse strategie traduttive per affrontare i riferimenti culturali che sono presenti
in Bar Sport. Traducendo un testo capita spesso che il traduttore si imbatte in una questione
difficile, dipendentemente dal genere e l'argomento del testo, però l'insieme dell'umorismo,
gli stereotipi, i realia e i riferimenti culturali hanno costituito una sfida ardua per la traduttrice.
5
CONCLUSIONE
In questa tesi abbiamo trattato l'opera Bar Sport (1976) di Stefano Benni, individuandone
diversi aspetti sociologici e traduttologici, facendo venire alla luce anche i legami tra i diversi
aspetti.
In primo luogo abbiamo esaminato le ragioni per le quali l'opera ha ottenuto un successo così
grande in Italia: infatti, diversi italiani sostengono di riconoscersi o di riconoscere un
conoscente nei personaggi descritti con molta precisione da Stefano Benni, il che suscita uno
spirito di corpo tra i lettori italiani.
88
Il nostro quadro teorico si compone di quattro parti. Abbiamo iniziato questo quadro
osservando l'umorismo in quanto concetto generale. In seguito, ne abbiamo esaminato tre
caratteristiche specifiche, vale dire l'ironia, gli stereotipi e i realia, analizzandole in quanto
elementi appartenenti sia al campo della sociologia che a quello della traduttologia. Benni ha
sfruttato soprattutto gli stereotipi esistenti sull'Italia, faccendone per così dire il meccanismo
di fondo di Bar Sport e suscitando umorismo grazie a molteplici riferimenti ironici.
Infine abbiamo applicato il quadro teorico alla nostra traduzione verso il neerlandese
esaminando alcuni capitoli di Bar Sport per quanto riguarda i concetti culturali tipici
dell'Italia presenti libro e nell'omonimo film di Massimo Martelli (2011) nonché le strategie
traduttive impiegate dalla traduttrice.
Bar Sport è un'opera infarcita di umorismo, grazie alla presenza dell'ironia, degli stereotipi e
dei realia che Benni descrive minuziosamente. Di conseguenza, non è affatto sorprendente
che questi elementi abbiano causato dei problemi alla traduttrice, che ha dovuto impiegare
diverse strategie per risolvere questa questione complessa, valutando le conseguenze di ogni
decisione per il lettore. Infatti, traducendo i capitoli del libro, la traduttrice ha voluto
mantenere lo skopos dell'autore, vale a dire suscitare umorismo tramite l'ironia, gli stereotipi e
i riferimenti culturali. Per questo la traduttrice ha optato in genere per un approccio
esotizzante, conservando così al più possibile gli elementi legati alla cultura italiana. Il lettore
neerlandofono, tuttavia, in generale non è così familiarizzato con la cultura italiana che il
lettore italiano, quindi la traduttrice gli ha voluto facilitare leggermente il testo avvalendosi di
diverse strategie traduttive. È però evidente che più si è familiarizzati con la cultura italiana,
più si capisce l'umorismo del libro. La traduttrice ha tentato di mantenere l'equilibrio
riguardante le spiegazioni dei riferimenti culturali, allo scopo di essere sufficientemente
d’aiuto il lettore inesperto, ma di non colmare il lettore familiarizzato di commenti superflui.
In un breve arco di tempo di un anno è impossibile esaminare profondamente tutti gli aspetti
che riguardano l'umorismo, gli stereotipi, i realia e l'ironia in Bar Sport al livello sociologico e
traduttologico. Questa tesi potrebbe quindi costituire la base di una ricerca sociologica futura
in cui il ricercatore possa fare il confronto tra gli stereotipi esistenti sull'Italia, prima dal punto
di vista degli italiani, poi da quello degli stranieri ci sono tante differenze o molte similarità?
89
Questi stereotipi sono conformi alla realtà culturale italiana? Un'opzione per un'eventuale
ricerca futura traduttologica (e sociologica) potrebbe essere la traduzione dei brani di Bar
Sport non trattati in questa tesi e l'analisi dell'umorismo, gli stereotipi, i realia e l'ironia in
quella parte del libro. È possibile anche fare il paragone tra l'umorismo e il linguaggio in
diversi libri di Stefano Benni. Possiamo quindi concludere che i libri e la creatività di Benni
possono dare lo spunto per svariate ricerche future in diversi campi scientifici.
6
BIBLIOGRAFIA
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Denken over vertalen. Tekstboek vertaalwetenschap (pp. 197-211). Utrecht: Vantilt.
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