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Atti sezione scientifica congressuale
Comitato organizzatore scientifico:
Marco Rosetti
Agostino Montalti
Relazioni ad invito
Sabato 3 settembre, sala A.
Vermi ed altre prelibatezze, come allevare in modo semplice il cibo vivo.
Stefano Valdesalici
Pag.4
1
Aspetti riproduttivi e gestionali nell’ambito dei progetti di conservazione
delle specie ittiche a rischio d’estinzione.
Dott. Alessio Arbuatti, Dott.ssa Sonia Amendola, Prof. Augusto
Carluccio
Pag.7
I Ciclidi del Madagascar, dall’ambiente naturale all’allevamento in
acquario.
Dott. Francesco Zezza
Pag.10
A seguire: meeting italiano allevatori amatoriali discus
Domenica 4 settembre, sala A.
Filtro anossico: la vera rivoluzione della filtrazione per il laghetto.
Dott. Franco Prati
Pag.12
Alla scoperta dei Ciclidi del Centro America: ambiente ecologia e specie
principali.
Gianni Ghezzi
Pag.12
2
I pesci d’acquario e di lago nella Medicina Veterinaria preventiva
d’urgenza.
Dott.ssa Maddalena Iannaccone
Pag.13
Zambia: alla scoperta di un nuovo Nothobranchius sp. .
Stefano Valdesalici
Pag.16
Caridine e neocaridine, biolgia ed allevamento in acquario.
Christian Ghia, Sebastian Prati
Pag.19
Come alimentare i pesci d’acquario. L’importanza di una specifica
alimentazione per il benessere dei pesci ed evitare l’inquinamento in
acquario.
Dott. Giuseppe Mosconi
Pag.20
3
Sabato 3 settembre, sala A.
VERMI ED ALTRE PRELIBATEZZE, COME ALLEVARE IN MODO
SEMPLICE IL CIBO VIVO.
Stefano Valdesalici
Presidente AIK, Associazione Italiana Killifishes
[email protected]
Gli ambienti acquatici d’acqua dolce sono ricchi di vita. La piramide alimentare parte dall’energia
solare e dai minerali, dei quali piante, batteri e organismi unicellulari si alimentano. Questi
produttori primari sono consumati dai produttori secondari come insetti, crostacei e piccoli
vertebrati come i nostri pesci. L’alimentazione occupa un ruolo decisivo per il benessere dei nostri
pesci, oggigiorno esistono moltissimi alimenti di produzione industriale (fiocchi, liofilizzati,
surgelati,…) che incontrano perfettamente le loro esigenze nutrizionali. Ciò nonostante i pesci nelle
nostre vasche non possono scegliere cosa mangiare quindi possiamo allevare cibo vivo sia per
dargli qualche cosa di diverso dal solito, integrando al meglio la loro dieta, ma anche per divertirci
nell’allevamento di strani animaletti. Un esempio interessante, quelli che allevano Killi annuali
sono abituati ad alimentare i loro pesci con larve di zanzara surgelate anche se in natura
Nothobranchius e Austrolebias si cibano principalmente di piccoli crostacei (dafnie, copepodi,
ostracodi,..) e solo in misura molto minore da larve di Zanzara. Quindi cerchiamo di informarci al
meglio magari leggendo qualche pubblicazione scientifica su cosa effettivamente i nostri pesci
mangiano in natura Si possono allevare molti tipi di animali, ovviamente ognuno con le sue
esigente,
che
possono
essere
dell’ottimo
cibo
vivo
per
i
nostri
pesci.
In riferimento anche alle tecniche di allevamento c’è da fare una prima divisione tra quelli terrestri
ed acquatici (acqua salata e acqua dolce). Terresti:
-
Micro vermi
Banana worms probabilmente: Radopholus similis o Pratylenchus goodeyi
Wolter worms probabilmente: Caenorhabditis elegans
Micro worms: Panagrellus redivivus
-
Grindal e vermi bianchi
4
Grindal worms Enchitraeus bucholtzi
White worms Enchitraeus albidus
-
Moscerini della frutta
Drosophila sp.
Tra gli invertebrati allevabili in acqua salata vanno ricordati:
-
Artemia sp.
Copepodi marini
Nitokra lacustris
Tigriopus californicus
-
Rotiferi marini
Brachionus plicatilis
Tra gli invertebrati allevabili in acqua dolce, i principali sono:
-
Infusori
Paramecium sp.
-
Anguillole dell’aceto
Turbatrix aceti
-
Alghe unicellulari
Clorella sp.
-
Dafnia
Ceriodaphnia dubia
Moina macrocopa
Dafnia magna
-
“Gammarus”
5
Hyalella azteca
-
“Tubifex”
Dero sp.
Tubifex sp.
Bibliografia:
HOLST
A.
(2011)
Tubifex
med
mere.
Sks
killibladet
2:3-6
HOLST A. (2010) Mexikanske ferskvandstanglopper Hyalella azteca. Sks killibladet 4:3 -7
LEGGETT R. & J. R. MERRICK (1987) Australian native fishes for aquariums. J.R. Merrick
Publications,
Artarmon,
N.S.W.
241
pp.
McCOURT C. (2010) Culturing mexican gammarus shrimp (Hyalella azteca) Bka killi news
539:138-140
6
ASPETTI RIPRODUTTIVI E GESTIONALI NELL’AMBITO
DEI PROGETTI DI CONSERVAZIONE DELLE SPECIE
ITTICHE A RISCHIO D’ESTINZIONE.
Dr. Alessio Arbuatti, Dr.ssa Sonia Amendola, Prof. Augusto Carluccio
Sezione di Ostetricia, Ginecologia e Riproduzione Animale, Dipartimento di Scienze Cliniche
Veterinarie, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Teramo.
[email protected]
Gli ecosistemi acquatici sono ambienti spesso poco conosciuti dal grande pubblico ma allo stesso
tempo sono quelli sui quali gravano maggiormente le azioni antropiche che causano l’estinzione
delle specie ospitate. Si calcola che tra il 1970 ed il 2007 si sia perso il 27% delle specie marine ed
il 28% di quelle che popolano le acque dolci(1); molte di queste appartengono alle Classi degli
Osteitti (pesci ossei) e dei Condroitti (pesci cartilaginei). A fronte delle 1147 specie ittiche
minacciate registrate negli elenchi scientifici quali la IUCN Red List(2), solo 15 specie e 3 generi
godono di una protezione legislativa internazionale riguardante il loro commercio (CITES)(3). Il
rischio d’estinzione, più o meno imminente, richiede l’immediata attivazione d’interventi di
conservazione e salvaguardia degli ecosistemi e delle popolazioni selvatiche. Tra i pesci d’acqua
dolce quelli che godono di una maggiore protezione internazionale appartengono a quelle specie
che hanno anche un valore economico commerciale elevato, in quanto sfruttate a fine alimentare.
Arapaima gigas(4,5) (Schinz, 1912), Pangasianodon gigas(6,7) (pesce gatto gigante del Mekong)
(Chevey, 1931) e gli storioni(8) (Acipenseriformes), sono tutti animali di grandi dimensioni cacciati
nei paesi d’origine per l’utilizzo delle carni, delle uova (storioni) o anche della pelle (Arapaima
gigas) per i quali oggi si stanno attuando progetti di allevamento in cattività. In alcuni casi alle
tecniche sperimentali di riproduzione in cattività vanno affiancati anche progetti di salvaguardia dei
biotopi naturali, come nel caso di Pangasianodon gigas, e di Probarbus jullieni (Saubage, 1880)(7).
Tra le altre specie il cui commercio internazionale è strettamente regolamentato, ve ne sono alcune
di importante interesse scientifico tra le quali il Neoceratodus forsteri (Krefft, 1870) o “pesce
polmonato australiano” il cui areale di distribuzione è limitato a pochi corsi d’acqua nel
Queensland(9). In questa specie la riproduzione in cattività a fine commerciale è concessa dal
Department of Environment and heritage, esclusivamente ad un allevamento e tutti i soggetti nati in
condizioni controllate sono microchippati (Allflex ISO compliant FDX-B passive internal
transponder –PIT-) ed il loro genoma è depositato per il riconoscimento soggettivo(10). Tra quelle di
elevato interesse ornamentale, solamente Scleropages formosus (Müller & Schlegel, 1844) gode di
una sufficiente protezione. E’ dunque facile notare come la maggior parte delle specie d’acqua
dolce non goda di una tutela nell’ambito del commercio internazionale, bensì è sottoposta
solamente a norme legislative nazionali o addirittura regionali, che non ne garantiscono una
sufficiente protezione. La situazione non migliora di certo spostandosi negli ecosistemi marini,
infatti la pressione della pesca sta drasticamente riducendo le popolazioni di squali in tutti i mari del
mondo, a causa del “finning”, ossia la cattura di esemplari ai quali vengono asportate le pinne per
7
poi essere rilasciati in acqua. Nonostante si pensi sempre ai paesi del Sudest asiatico come gli unici
importatori di prodotti derivati dagli squali, va evidenziato che l’Italia occupa un poco onorevole 4
posto a livello di importazioni mondiali(11). Solo Il genere Pristis spp. (pesci sega), lo squalo bianco
(Carcharodon carcharias) (Linnaeus, 1758), lo squalo balena (Rhincodon typus) (Smith, 1828) e lo
squalo elefante (Cetorhinus maximus) (Gunnerus, 1765), sono legalmente protetti. Nell’ ambito
marino ornamentale, la situazione si presenta fortemente differenziata con gravi problemi di
conservazione delle specie di barriera specie in nazioni quali le Filippine, dove l’intenso
sfruttamento ed il diffuso utilizzo del cianuro, stanno causando il: “bleaching”, ossia lo
sbiancamento delle barriere coralline ed il successivo depauperamento della fauna marina(12). Si
rende dunque fondamentale incrementare il commercio dei soggetti riprodotti in cattività di
provenienza europea o nordamericana e finanziare progetti di riproduzione in cattività delle specie
maggiormente richieste ma per le quali riproduzione non vi sono tecniche standardizzate.
All’interno della filiera riproduttiva un ulteriore campo di ricerca che necessita un notevole
sviluppo è quello inerente l’utilizzo di nuove specie costituenti il phytoplankton e lo zooplankton
marino utilizzabili per l’alimentazione delle prime fasi di vita libera dell’avannotto(13), come
dimostrato nell’allevamento in condizioni controllate di Zebrasoma flavescens (Bennet, 1928)(14).
Bibliografia e Sitografia
1) WWF Living Planet Index, 2008, http://assets.wwf.org.uk/downloads/lpr_2008.pdf (consulto,
Giugno 2011)
2) IUCN Red List http://www.iucn.org (consulto, Giugno 2011)
3) CITES- Convenzione di Washington http://www.cites.org (Consulto, Giugno 2011)
4) O. Mueller. Arapaima gigas, market study. Current status of Arapaima global trade and
perspectives on the swiss, french and UK markets. Biocomercio Perù and the Peruvian Export
Promotion Agency, pp. 1-49, 2008.
5) Various authors. Sustanaible trade of Arapaima gigas in the Amazon region report. FUNBIO,
Rio De Janeiro, pp. 1-16, 2006.
6) Lopez, A. (Comp.). MWBP working papers on Mekong Giant Catfish, Pangasianodon gigas.
MWBP. Vientianne, Lao PDR. 2006.
7) MGCWG Conservation strategy for the Mekong giant catfish Pangasiaondon gigas. Mekong
Giant Catfish Working Group Report 5, 2008. http://www.aquaticresources.org/mekongcatfish.html
8) Various authors. Ramsar declaration on global sturgeon conservation. 9-13 maggio 2005,
Ramser, Iran, 2005.
9) Australia Gov. Nationally threatened species and ecological communities, 2011.
http://www.environment.gov.au/biodiversity/threatened/publications/pubs/lungfish.pdf
8
10) http://www.ceratodus.com/lungfish.html (Consulto, Giugno 2011)
11) www.sharkalliance.com (consulto, Giugno 2011)
12) Rubec PJ, Cruz F, Pratt V, Oellers R, Lallo F. Cyanide-free Net-caught fish for the marine
aquarium trade. SPC Live Reef Fish Information Bullettin N.7, Maggio 2000.
13) Olivotto I, Holt GJ, Carnevali O. Advances in marine ornamentals: breeding and rearing
studies. In Coral reefs threats and restoration, Cap.1, Nova Science Publisher, 2009.
14) Laidley CW, Calman CK, Rietfors MDC, Kline MD, Martinson EW. Development of captive
culture technology for the yellow tang (Zebrasoma flavescens). Accomplishment record, center for
tropical and subtropical aquaculture pp. 21-22. Waimanalo and Honolulu , Hawaai U.S.A., 2010
9
I CICLIDI DEL MADAGASCAR DALL’AMBIENTE
NATURALE ALL’ALLEVAMENTO IN ACQUARIO.
Dr. Francesco Zezza
Associazione Italiana Ciclidofili (AIC- 30RM)
-Il Madagascar (nascita geologica)- Il Madagascar, la quarta isola al mondo per estensione, nasce,
per le teorie più accreditate, da quel movimento geologico comunemente conosciuto come “Deriva
dei continenti”. Il processo inizia circa duecento milioni di anni fa e, geologicamente, si concretizza
col distacco dell’attuale Madagascar e connessa nascita del Canale del Mozambico dall’odierna
Africa. L’evoluzione geologica del Madagascar consta di una fase “erosiva” cui segue una seconda
fase in cui compaiono movimenti tettonici di rilievo uniti a fenomeni di metamorfismo
(trasformazione della struttura rocciosa a causa di cambiamenti di temperatura e/o pressione o per
infiltrazione di fluidi). Oggi l’isola risulta, quindi, divisa in due aree principali: le zone costiere nate
appunto dall’erosione del materiale roccioso preesistente e le zone interne formate da rocce ignee
(per infiltrazione – dal nucleo centrale della terra - di materiale magmatico con temperature
misurabili anche in migliaia di gradi) e, appunto, metamorfiche. -Il Madagascar (biodiversità)- Le
forme di vita originarie presenti in Madagascar hanno due origini: erano presenti “in situ”, in forma
arcaica, prima del distacco dal continente africano, oppure sono discendenti da ancestrali “specie
esploratrici” che, ad onta del braccio di mare esistente tra il Madagascar e l’Africa (ancora intesa
come Gondwana), raggiunsero l’isola in tempi successivi. Tutte si sono sviluppate lungo peculiari
sentieri evolutivi sfociati in una sorprendente biodiversità ma anche in una marcata fragilità di tutto
l’ecosistema che ne è risultato. Caratteristico del Madagascar è il persistere di specie “primitive”
(dal punto di vista evolutivo) che, in altri ambienti, sono state sostituite da specie più evolute: una
sorta, quindi, di peculiare “evoluzione alternativa”. Si ritiene che circa il 95% delle forme di vita
oggi presenti in Madagascar sia endemico. Venendo alla attuale fauna dulciacquicola si osserva (ad
esempio con l’analisi di campioni fossili) che alcune delle specie attuali specie erano presenti in
Madagascar prima del distacco dall’Africa e che solo col tempo la “barriera marina” è divenuta un
ostacolo insormontabile dando il via ad una specifica speciazione. Come conseguenza, ancora oggi,
molte specie malgasce vivono in ambienti eurialini (sovente caratterizzati da gradienti di salinità
elevati e passibili di variazioni anche rilevanti). -I ciclidi del Madagascar, in Natura- L’attuale
situazione malgascia non è rosea (per l’ambiente naturale, per la sua salvaguardia in generale ma
non solo); tornando alla fauna ittica le minacce sono almeno: 1) Situazione generale economica
“compromessa” tale, comunque, da rendere difficile “fare salvaguardia”; 2) Distruzione/modifica
radicale (ed estensiva) dei biotopi originari per: disboscamento esasperato, prelievo idrico (a scopi
irrigui) incontrollato, modifiche dovute alla pressione antropica; 3) Pesca incontrollata (in termini di
quantità/dimensione del pescato); 4) Introduzione di specie alloctone (a scopo edule e/o ludico)
concorrenti, a livello trofico e/o di siti e comportamenti riproduttivi, con quelle locali. -I ciclidi del
Madagascar, in vasca- La mia esperienza (sette anni circa) basata specie nella prima fase su
10
esemplari “di cattività” (ma provenienti da pesci raccolti, in tempi vicini, in natura quindi con
bagaglio genetico qualitativamente elevato ed esente da “tare”) si è concentrata sulle tre specie che
seguono.
Paratilapia sp.: la specie più nota. L’aggressività intra/interspecifica è relativa: una coppia è
gestibile anche in vasche non enormi, sono nuotatori modesti e dalla crescita lenta. Sembra abbiano
(geneticamente) una aspettativa di vita abbastanza breve (in relazione alla taglia). Preferisco vasche
relativamente luminose, essendo in natura attive all’alba ed al tramonto quando sfoggiano loro
colori migliori. Accettano ogni tipo di cibo senza difficoltà, ma è possibile la predazione verso pesci
più piccoli presenti in vasca.
Paretroplus damii: ho ricevuto, da JCN in persona, sei pesci di taglia minuta che, quando “pronti”,
sono stati inseriti in vasca con le (già più grandi) Paratilapia polleni (scelta obbligata ma di certo
sub-ottimale) i rapporti fra i gruppi sono spesso stati tesi. Oggi, potendo, opterei per un
“monospecifico” (adeguato) con 6/10 esemplari. Questi pesci crescono lentamente, riproducono di
rado e … “vivono in eterno”, così sembra si sia espresso su di loro il Dr. Paul Loiselle. Posso
aggiungere che i miei pesci, trasferiti in un’altra vasca, hanno deposto con soddisfazione rendendo
disponibili all’allevamento molti piccoli.
Paretroplus dambabe: hanno la stessa origine dei P. damii ed hanno subito la stessa trafila. L’aver
sottovalutato l’aggressività intraspecifica (dimostratasi elevata) e la taglia finale (impegnativa anche
per una vasca capiente) mi ha fatto perdere tutto il gruppo, benché fosse stato separato dagli altri, in
età ancora sub-adulta. Avvisato di cosa attendermi ammetto di aver sottostimato le problematiche.
Un’esperienza sfortunata il cui rammarico è aggravato dal fatto che sono tra le specie maggiormente
a rischio e con minore disponibilità per l’allevamento.
Attualmente (2011) allevo solo una coppia di Paratilapia sp. (di “non sicura” classificazione) cui
dedico ogni possibile attenzione. Spero, prima o poi, di essere gratificato dalla loro riproduzione.
ATTENZIONE! Questi splendidi pesci, sfuggenti e sussiegosi, possono … “generare dipendenza”!
-I ciclidi del Madagascar, prospettive future- La situazione è critica: il genere Paratilapia
(secondo C.A.R.E.S.) passa, per gradi successivi, da AR (a rischio in natura) sino a VU
(vulnerabile, da intendersi come a rischio di estinzione in un futuro molto prossimo) a seconda delle
specie. Quella dai paretroplini (e di molti altri generi, ciclidi o meno, endemici dell’isola) non si
discosta di molto nonostante tutti gli sforzi messi in atto dalle associazioni protezionistiche.
Purtroppo. Anche se addentrandosi in zone del Madagascar (e ce ne sono ancora) poco conosciute si
hanno ritorni in merito al reperimento, in natura, di nuove popolazioni precedentemente
sconosciute. Possiamo solo augurarci che vengano “gestite” meglio!!!
Bibliografia:
“The Endemic Cichlids of Madagascar” a cura di J.C, Nourissat e P. D Rham.
11
Domenica 4 settembre, sala A.
FILTRO ANOSSICO: LA VERA RIVOLUZIONE DELLA
FILTRAZIONE PER IL LAGHETTO.
Dott. Franco Prati
ALLA SCOPERTA DEI CICLIDI DEL CENTRO AMERICA:
AMBIENTE, ECOLOGIA E SPECIE PRINCIPALI
Gianni Ghezzi
Titolare negozio “Le Onde”, Ofanengo (Cr)
12
I PESCI D’ACQUARIO E DI LAGO NELLA MEDICINA
VETERINARIA PREVENTIVA E D’URGENZA
Dr.ssa Maddalena Iannaccone
Medico Veterinario specialista in patologia delle specie acquatiche – consulente per animali esotici.
“Il mondo degli animali esotici”, Via San Martino 67/r 16131, Genova.
sito web www.veterinariaesotici.com
Questa relazione é dedicata a coloro che si interessano di acquariofilia in maniera non
professionale. Il suo scopo é quello di informare gli appassionati su parte delle possibili
applicazioni della Medicina Veterinaria sui pesci, pazienti sui quali, fino a non molto tempo fa, si
riteneva di poter fare poco o nulla. In essa verranno descritte parte delle possibili azioni che il
Veterinario competente potrà decidere di mettere in atto. Non é né un protocollo né una guida,
perché sarà il Medico che “secondo scienza e coscienza” valuterà quale sarà la miglior cosa da fare.
In Medicina, sia essa umana che animale, quando si parla di Medicina Preventiva ci si riferisce a
tutte quelle azioni che é opportuno mettere in essere onde evitare l’insorgenza si patologie in
genere. Nella Medicina dei Pesci questo concetto é ancora più importante: vivendo noi in un
ambiente completamente diverso dal loro potremmo accorgerci con grave ritardo di una situazione
ambientale degenerativa (come ad esempio una errata ossigenazione dell’acqua). Fare Medicina
Preventiva vuol dire innanzitutto “sapere cosa guardare, saper cogliere i particolari e valutare per
tempo le situazioni di stress”. Si dovrà quindi partire dall’acquisizione di conoscenze di base, sia
per quanto attiene le attrezzature, sia per quanto concerne le specie animali e vegetali che si vanno
ad introdurre nell’acquario/laghetto che vorremo realizzare. Infine, ma non ultimo, ci si dovrà
informare sulle persone che possono esserci di valido aiuto: fornitori, manutentori, veterinari
specialisti, ecc… che ci potranno aiutare sia nella realizzazione che nella gestione del nostro
acquario/laghetto. Sostanzialmente le cose da osservare bene e all’occorrenza descriverle nei
minimi dettagli sono:
-
il comportamento del singolo individuo e come e’ inserito sia nel gruppo che nell’ambiente;
la presenza di lesioni o anomalie di qualsiasi genere;
la pigmentazione;
il respiro e quindi il nuoto che non deve presentare comportamenti che non siano propri
delle specie che stiamo esaminando e sulle quali ci saremo preventivamente informati.
Anche il gruppo nel suo insieme và osservato con attenzione: notando se all’interno di esso gli
animali interagiscano o qualcuno resta isolato e notando come rispondono agli stimoli provenienti
dall’esterno: somministrazione del cibo, luce, rumori. Ovviamente le forme, le cubature, le
apparecchiature del nostro impianto (acquario o laghetto o vasca esterna che sia) saranno sempre
13
realizzate in funzione delle specie e della quantità di animali e piante che vorremmo introdurvi. Se
il nostro impianto è all’ esterno dovrà essere realizzato in maniera da proteggerlo da aggressioni
fisiche e chimiche provenienti appunto da fattori esterni quali “violente ed improvvise variazioni
termiche, inquinamento ambientale, arrivo o aggressioni da parte di ospiti incompatibili o
inaspettati (uccelli e predatori in genere). Molto importante è predisporre di mezzi ed
apparecchiature che ci consentano di intervenire il più velocemente possibile sugli animali. In
talune specie e in alcune circostanze è consigliabile ricorrere a vaccinazioni ed
immunostimolazioni. Enorme importanza nella Medicina Preventiva assume la quarantena che,
molto semplicemente, consiste in una serie di procedure alle quali i pesci devono essere sottoposti
in ambiente a parte prima di essere introdotti nella loro definitiva sistemazione. Per mancata
quarantena anche un solo ospite introdotto in un ambiente di individui sanissimi può provocare
delle vere e proprie stragi. A volte può capitare che, nonostante le migliori intenzioni, qualcosa è
sfuggito o si è commesso un errore: “qualche ospite galleggia, qualche altro respira a fatica…”.
Cosa fare? Per prima cosa evitare di somministrare cibo. Contattare immediatamente il proprio
consulente Veterinario stando possibilmente vicino all’ acquario/laghetto in maniera da fornire il
massimo delle indicazioni possibili rispondendo con la massima chiarezza alla richiesta di
particolari che verrà dallo specialista e in attesa del suo arrivo:
•
•
•
•
•
•
rimuovere gli animali deceduti e conservali tra 2° C e 8° C,
verificare il funzionamento delle apparecchiature,
controllare i parametri fisico-chimici dell’ acqua,
allestire una o più vasche d’ emergenza,
approntare attrezzature sia per l’ eventuale trasferimento degli ospiti sia per effettuare
eventuali cambi d’ acqua,
raccogliere il materiale organico presente in vasca.
Lo Specialista al suo arrivo osserverà l’impianto e gli animali eventualmente sottoponendoli a visita
medica e valuterà i dati raccolti dal proprietario e se lo riterrà opportuno provvederà ad eseguire
nuovi esami tra i quali esami del sangue, esami del raschiato branchiale, esame bioptico, esame del
muco, dando quindi le prime disposizioni di emergenza: spostamenti, cambi d’ acqua, fermo pompe
ed altri fattori. Se lo riterrà opportuno procederà all’ esecuzione degli esami autoptici e in base all’
analisi complessiva dei dati acquisiti disporrà la terapia definitiva.
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Foto.1: prelievo bioptico su Carassius auratus in anestesia. Foto2 : preparazione di un esemplare di Carassius auratus
per esecuzione di Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)
In situazioni particolari potrebbe disporre ed eseguire o far eseguire esami speciali: microbiologici
ed istologici su prelievi bioptici (Foto 1) ecografie, radiografie, endoscopie, risonanza magnetica ed
eventualmente TAC (Foto 2).
Bibliografia e Sitografia
1) STOSKOPF M. “Fish Medicine” Vol I-II, Second Edition, (2010) Paperback Edition
2) WOO P.T.K., editor “Fish Diseases: Diagnosis and disorders” (2006) London, UK.
3) E. NOGA “Fish Disease: Diagnosis and treatment” (2000) Iowa State University Press/Ames
4) ROBERTS R J, editor. “Fish pathology” 2nd ed. (1989) London, England: Bailliere Tindall;
5) GHITTINO P., “Tecnologia e patologia in acquicoltura”, Vol. I: Tecnologia e Vol. II:
Ittiopatologia,Tipografia E. Bono, Torino 1983.
6) ALBORALI L., CARBONI A., Guida pratica di acquacoltura e ittiopatologia, Riv. Selezione
Veterinaria, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell' Emilia-Romagna, Brescia
7) ZOONOSI ITTICHE (a cura di Claudio Ghittino)
http://www.antropozoonosi.it/Ittiche/ZoonosiIttiche_file/frame.htm
15
ZAMBIA: ALLA SCOPERTA DI UN NUOVO
NOTHOBRACHIUS SP.
Stefano Valdesalici
Presidende AIK. Associazione Italiana Killifishes
[email protected]
Al genere Nothobranchius (Peters 1868) appartengono circa 50 specie diffuse nelle aree tropicali e
subtropicali dell’Africa, dal Sudan al Sud Africa e dal Chad alle isole di Zanzibar e Mafia in
Tanzania. Tutte le specie conosciute sono annuali e vivono in pozze o acquitrini che si formano
durante la stagione delle piogge. Infatti sotto forma di adulti sono presenti solo quando è presenta
acqua nella pozza. Nel restante tempo rimangono nel terreno secco sotto forma di uova. Le uova
dormienti, che in natura possono rimanere all’asciutto per mesi (perfino anni), presentano nel loro
sviluppo degli stadi di arresto chiamati diapause. Quando è presente abbastanza acqua nella pozza
le uova schiudono, gli avannotti crescono in modo straordinario diventando adulti nell’arco di
alcune settimane, a questo punto si riproducono depositando/fecondando nel fondo un uovo alla
volta. In Zambia si conoscono circa 400 specie di pesci e 4 specie di Nothobranchius:
Nothobranchius symoensi (Wildekamp, 1978)
Nothobranchius kafuensis (Wildekamp & Rosenstock, 1989)
Nothobranchius rosenstocki (Valdesalici & Wildekamp, 2005)
Nothobranchius boklundi (Valdesalici, 2010)
Il Viaggio ha previsto 3 voli (Bologna-Francoforte-Johannesburg-Lusaka), per una durata di 24 h
,per raggiungere lo Zambia. durante questo viaggio di ricerca scientifica il gruppo percorrerà un
itinerario di circa 3000 km in meno di una settimana, riuscendo a scoprire una nuova specie di
Nothobranchius a nord del lago Mweru Wantipa. Questa nuova specie è stata descritta come
Nothobranchius oestergaardi (Valdesalici & Amato, 2011). Il gruppo di ricerca è composto da:
Giuseppe Amato Italiano Importatore di pesci tropicali e profondo appassionato di Nothobranchius,
Jørn Boklund Danese In pensione appassionato di Nothobranchius (nel 2009 è già stato in Zambia e
ha scoperto Nothobranchius boklundi (Valdesalici, 2010), Kaj Østergaard Danese ex dipendente
dell’ ambasciata di Lusaka, cacciatore, appassionato della natura e anche di Nothobranchius e
Stefano Valdesalici Italiano appassionato di killifish e ricercatore freelance amatoriale. Al fine di
poter campionare al meglio i differenti biotopi acquatici, l’itinerario pè stato suddiviso in più tappe
successive.
16
- Lusaka-Kasama
-Kasama-Ndole Bay Lodge/Lago Tanganica
Lacustricola matthesi, Barbus sp. Kneria sp. Neolebias sp.
-Ndole Bay Lodge
Ciclidi
-Ndole Bay Lodge-Nchelenge/Lago Mweru
Lacustricola mueroensis, Barbus sp. Ctenopoma sp. e nuova specie di Nothobranchius in un
acquitrino sul fiume Mwawe, descritta quest’anno come Nothobranchius oestergaardi (Valdesalici
& Amato, 2011).
-Nchelenge – Kasanka National Park
Lungo il percorso: Lacustricola matthesi, Nothobranchius rosenstocki, N. symoensi. Il Kasanka è
famoso per la più grande migrazione di mammiferi al mondo, che non è quella del Serengeti-Masai
Mara ma la migrazione di pipistrelli da frutta (Eidolon helvum). I biologi e i ricercatori hanno
tentato di spiegare il motivo di questa migrazione di massa che arriva a toccare i 10 milioni di
pipistrelli e gli studi sono ancora in corso. Una di quelle meraviglie non ancora completamente
spiegate del pianeta.
-Kasanka NP
Barbus haasianus, Ciclidi, Lacustricola matthesi + visita al parco con antilopi puk
-Kasanka NP Kipiri Mposhi , vicino a Kipiri Mposhi
Barbus kersteni, B. bifrenatus, B. multilineatus, Lacustricola katangae.
-Kipiri Mposhi – Lusaka
Lungo il percorso deviazione in una proprietà privata (vicino a Lukanga Swamp) con Giraffe e
palude con Lacustricola johnstoni , L. huteraui e Nothobranchius kafuensis.
-Lusaka – South Luangwa National Park – Lusaka.
Località tipo di Nothobranchius bocklundi.
Bibliografia:
SEEGERS, L. 1997. Killifishes of the World. Old World Killis II. Verlag A.C.S. MorfeldenWalldorf, Germany, 112 pp.
VALDESALICI, S. (2010): Nothobranchius boklundi (Cyprinodontiformes: Nothobranchiidae): a
17
new annual killifish with two male colour morphs from the Luangwa River basin, Zambia. Aqua,
International Journal of Ichthyology 16: 51-60.
VALDESALICI, S. & AMATO, G. 2011. Nothobranchius oestergaardi (Cyprinodontiformes:
Nothobranchiidae), a new annual killifish from Mweru Wantipa Lake drainage basin, northern
Zambia. Aqua, International Journal of Ichthyology 17:111-119.
VALDESALICI, S. & WILDEKAMP, R.H. 2005. A new species of the genus Nothobranchius
(Cyprinodontiformes: Nothobranchiidae) from Luapula River basin, Zambia. Aqua, International
Journal of Ichthyology 9: 89-96.
WILDEKAMP, R. H. 1978. Redescription of Nothobranchius brieni Poll, 1938 and the description
of three new Nothobranchius species (Pisces, Cyprinodontidae) from the provinces of Shaba, Zaire.
Revue Zoologie Africaine 92: 341-354.
WILDEKAMP, R.H. 2004. A world of killies. Atlas of the oviparous cyprinodontiform fishes of
The world. Volume 4. Mishawaka, Indiana, 398 pp.
WILDEKAMP, R. H. & ROSENSTOCK, J. 1989. Anmerkungen zu den Nothobranchius-Arten
Sambias, mit der Beschreibung von Nothobranchius kafuensis spec. nov. (Cyprinodontiformes,
Nothobranchiinae). Die Aquarien und Terrarien Zeitschrift (DATZ) 42: 413-419.
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CARIDINE E NEOCARIDINE, BIOLOGIA ED
ALLEVAMENTO IN ACQUARIO
Christian Ghia, Sebastian Prati
Shrimpsandmosses.com, Via Torino 25, 27045 Casteggio (PV), Italia
[email protected]
Con l’avvento dei nano acquari, gamberetti appartenenti alla Famiglia delle Atyidae, più
precisamente ai Generi: Caridina, Neocaridina e Paracaridina, hanno iniziato a diffondersi sempre
più insistentemente nel mercato acquariofilo. Tale diffusione spesso però è accompagnata da scarse
conoscenze relative alla biologia degli stessi e di conseguenza si registrano insuccessi che portano
poi in molti casi a distanziarsi dall’allevamento dei crostacei. Gli esemplari di Caridina spp.,
Neocaridina spp. e Paracaridina spp. presenti attualmente negli acquari di molti appassionati, sono
originari dell’est asiatico (Indonesia, Cina, Vietnam, Taiwan e Giappone) e provengono da habitat
molto diversi tra loro per caratteristiche chimico-fisiche (da pH 6, 21°C, 50 µs per i gamberetti
acidofili a pH 8, 31°C, 90 µs per i gamberetti provenienti da Sulawesi) .A livello di anatomia
esterna i tre generi trattati risultano essere molto simili, tuttavia il dimorfismo sessuale non risulta
evidente in tutte le specie, ma vi sono delle caratteristiche anatomiche che permettono la sicura
sessuazione degli esemplari. I gamberetti sono caratterizzate da due tipi diversi di riproduzione: la
riproduzione di tipo primitivo e la riproduzione di tipo specializzato. La riproduzione di tipo
primitivo comporta uno sviluppo larvale in più fasi comprendendo anche uno stadio planctonico in
ambiente salmastro/marino; la riproduzione di tipo specializzato invece non prevede stadi larvali
dato che essi avvengono direttamente all’interno delle uova dalle quali al momento della schiusa
escono piccoli gamberetti già sviluppati ed autosufficienti. Durante l’accrescimento i gamberetti
effettuano svariate mute che permettono lo sviluppo della massa corporea, onde evitare problemi di
exuviazione e conseguente morte degli esemplari è importante fornire loro un corretto apporto di
sali minerali attraverso appositi integratori (se necessari). Caridine, neocaridine e paracaridine in
ambiente naturale hanno un alimentazione prevalentemente vegetariana, in acquario risultano essere
onnivore è dunque importante fornire loro una dieta variata e bilanciata, evitando alimenti
eccessivamente proteici. L’allevamento dei gamberetti è alla portata di tutti se vengono rispettati i
parametri chimici richiesti dalle singole specie, oggigiorno in aiuto agli appassionati sono presenti
sul mercato appositi fondi in grado di stabilizzare i parametri chimici dell’acqua su valori
appropriati all’allevamento. La grande variabilità cromatica che caratterizza molti gamberetti ha
permesso di selezionare molteplici varietà di colorazione delle stesse specie, generando degli
standard di colorazione utilizzati per valorizzare e classificare sulla base della colorazione alcune
specie. La creazione di nuove varietà cromatiche sfrutta principalmente la comparsa casuale di
mutazioni e più recentemente l’incrocio di diverse varietà o specie filogeneticamente molto vicine
tra loro. L’estenuante ricerca di nuove varietà di colorazione per contro sta lentamente portando alla
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scomparsa dei ceppi cosiddetti puri, i quali proprio a causa della scarsa reperibilità soprattutto in
Europa diventano sempre più ricercati.
Bibliografia:
1) Dorothy Bliss (1985). Biology of Crustacea: Integument, pigments, and hormonal processes
vol.9, Academic Press.
2) Talbot H. (1960). The physiology of crustacean vol. 1: metabolism and growth, Academic
Press .
3) Rita S. W. Yam and David Dudgeon (2005). Genetic Differentiation of Caridina cantonensis
(Decapoda:Atyidae) in Hong Kong Stream, Journal of the North American Benthological
Society, Vol. 24, No. 4, pp. 845-857.
4) Rita S. W. Yam and David Dudgeon (2006). Production Dynamics and Growth of Atyid
Shrimps (Decapoda:Caridina spp.) in 4 Hong Kong Streams: The Effects of Site, Season,
and Species, Journal of the North American Benthological Society, Vol. 25, No. 2, pp 406416.
5) Shinohara Motoyuki, Yamanoi Hideo, Jikihara Haruko (1996). On the Ecology of
Neocaridina denticulata inhabit the Fresh Waters of Northern Region of Okayama, Bulletin
of the Fisheries Experiment Station Okayama Prefecture.
6) Von Rintelen K and Y-X Cai (2009). Radiation of endemic species flocks in ancient lakes:
Systematic revision of the freshwater shrimp Caridina H. Milne Edwards, 1837 (Crustacea:
Decapoda: Atyidae) from the ancient lakes of Sulawesi, Indonesia, with the description of
eight new species. The Raffles Bulletin of Zoology 57, pp. 343-452.
20
COME ALIMENTARE I PESCI D’ACQUARIO.
L’IMPORTANZA DI UNA SPECIFICA ALIMENTAZIONE
PER IL BENESSERE DEI PESCI ED EVITARE
L’INQUINAMENTO DELL’ACQUARIO
Dr. Giuseppe Mosconi
Medico Veterinario, docente di “Acquariologia”. Corso di Laurea in Acquacoltura ed Igiene delle
produzioni ittiche. facoltà di medicina Veterinaria UNIBO, sede di Cesenatico.
[email protected]
La scelta di un mangime è determinante per la vita non solo dei pesci, ma dell’intero acquario. Lo
sviluppo corporeo, l’armonia delle forme, l’intensità della pigmentazione e la predisposizione degli
animali acquatici all’accoppiamento, sono condizionati dalla qualità del mangime somministrato.
La qualità degli alimenti forniti è, quindi, più importante della quantità. Specificità dell’alimento:
le differenze anatomiche, che presenta l’apparato digerente nelle varie specie di pesci, sono alla
base delle loro differenti attitudini alimentari. I pesci vegetariani presentano un lungo intestino
privo di stomaco, specializzato nella digestione di un alimento ricco di fibra e con un modesto
contenuto proteico. I pesci carnivori presentano, invece, uno stomaco che consente di trattenere un
alimento ad elevato contenuto proteico, digerendolo lentamente. L’intestino è corto. I pesci
onnivori presentano caratteristiche intermedie, qui l’importanza cade sulla composizione
aminoacidica e degli acidi grassi. Nei così chiamati “ pesci d’acqua fredda “, manca lo stomaco ed
il metabolismo è più basso rispetto a quello degli altri pesci tropicali; elementi caratterizzanti il
mangime per questi pesci: elevata digeribilità, basso tenore di proteine, fibra e grassi di origine
vegetale a basso punto di fusione. Formulazione di un Mangime - Mangime semplice ► un solo
ingrediente -- Mangime composto ► svariati ingredienti -- Mangime completo ► i vari
ingredienti che lo compongono, bilanciati nella giusta quantità, soddisfano le esigenze nutritive
della specie cui è destinato.
• Un mangime semplice non potrà MAI considerarsi completo.
• Un mangime composto non è detto possa essere completo.
La composizione chimica di un mangime può essere suddivisa nei seguenti gruppi di sostanze:
Proteine, Lipidi,
Carboidrati ,
Fibre,
Sostanze minerali. Le proteine costituiscono la
maggior parte della materia organica del corpo degli animali ; queste sono composte
dall’associazione di 20 diversi aminoacidi, 10 dei quali detti “essenziali”: Acido aspartico, Acido
glutammico, Alanina, Arginina, Cisteina, Cistina, Fenilalanina, Glicina, Idrossiprolina,
Isoleucina, Istidina, Leucina, Lisina, Metionina, Prolina, Serina, Tiroxina, Treonina, Triptofano,
Valina. Si tratta di elementi chiave indispensabili per la sintesi della nuova proteina; se
nell’alimento manca anche un solo aminoacido essenziale, quest’ultimo non può essere sostituito da
un altro, per cui la sintesi delle proteine che lo richiedono non può avvenire, con il conseguente
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arresto della funzionalità dell’organo richiedente la proteina o della crescita. La creazione di una
nuova proteina è condizionata dalla quantità dell’aminoacido essenziale che si trova in quantità
minore rispetto all’esigenza dell’organismo. La mancata sintesi di una proteina, dovuta alla
carenza di un aminoacido essenziale comporta l’inutilizzazione di tutti gli altri che saranno, quindi,
espulsi creando inquinamento. La qualità del mangime è determinante sull'inquinamento
dell'acqua. Un mangime non adatto viene digerito solo parzialmente e la parte non digerita non fa
altro che inquinare l'acqua. Se per fini energetici si utilizzano le proteine, si libera ammoniaca che è
un nutriente per batteri e alghe. Occorre particolare attenzione alla quota di energia non proteica. I
pesci, per un’alimentaz. incompleta e affaticati dall’inquinamento deperiscono ammalandosi. Se nel
mangime o nell’alimento mancano o c’è carenza anche di un solo aminoacido essenziale,
compaiono specifiche patologie: se, ad esempio, manca il Trioptofano i pesci manifestano scoliosi e
lordosi, se la Metionina è carente c’è aumento della mortalità neonatale e ritardo nella crescita, se
manca la Lisina viene favorito l’attacco di ectoparassiti e si presentano lesioni alla pelle. In
mancanza di aminoacidi essenziali si verifica comunque inquinamento e immuno depressione. Di
norma il mangime per pesci ornamentali adulti contiene dal 30 al 35 % di proteine soprattutto di
origine vegetale. Nel caso di larve o giovanili le percentuali possono giungere al 55% di proteine.
Come regola generale va ricordato che le esigenze proteiche diminuiscono, in termini percentuali,
con il progredire del ciclo di sviluppo del pesce. E’ importante considerare il valore biologico delle
proteine e la biodisponibilità degli aminoacidi. Valore biologico di una proteina = rendimento di
utilizzazione di quella proteina. Più è elevato, minore sarà l’inquinamento. Connessione tra
proteine e grassi: le proteine ingerite non sono completamente utilizzate dai pesci per la crescita; dal
5 al 15% si perde nelle feci mentre parte degli aminoacidi assorbiti viene catabolizzata (“bruciata”)
per ottenere energia; ciò avviene soprattutto nei carnivori non in grado di ben utilizzare ai fini
energetici gli amidi e gli zuccheri. Questo processo genera “ scorie azotate “ costituite in prevalenza
da ammoniaca, eliminata attraverso le branchie che insieme alle feci contribuisce ad elevare il
carico inquinante in acquario. Recentemente si sta assistendo ad un incremento delle percentuali di
grasso utilizzato nei mangimi per pesci d’acquario, soprattutto da parte di quelle aziende la cui
ricerca deriva dal settore acquacoltura. In altre parole si aggiungono più grassi per risparmiare
l’utilizzo delle proteine che costano di più, questo con la finalità di un migliore sfruttamento della
razione alimentare ed un più elevato incremento carneo delle specie ittiche allevate. I lipidi: i grassi
rappresentano un importante fattore nell’alimentazione dei pesci ornamentali, poiché costituiscono
la fonte energetica subito utilizzabile o accumulabile in appositi siti corporei. A seconda della
lunghezza della catena distinguiamo acidi grassi a catena corta ed a catena lunga. Gli acidi grassi
che possiedono uno o più doppi legami (etilenici), conferiscono una particolare reattività e vengono
denominati insaturi o polinsaturi ( P.U.F.A. ). Ogni tipo di grasso possiede un proprio punto di
fusione (passaggio dallo stato solido a quello liquido), per cui differenziamo grassi ad alto punto di
fusione (solidi alla temperatura ambiente) e grassi a basso punto di fusione (restano liquidi anche a
basse temperature). Più è basso il punto di fusione, migliore è l’utilizzo del grasso: i più importanti
sono l’acido oleico (C18:1W9), l’ac. linoleico (C18:2W6), l’ac. linolenico (C18:3W8) e l’ac.
arachidonico (C20: 4W6). Si tratta di acidi grassi che sono tutti liquidi a temperatura ambiente
(basso punto di fusione). La digeribilità degli acidi grassi diminuisce con l’allungamento della
catena e, a parità di lunghezza, l’assorbimento intestinale aumenta con il grado di insaturazione. Ac.
Grassi essenziali: i pesci non possiedono un corredo enzimatico idoneo a modificare i grassi che
ingeriscono, per cui è necessario somministrare con la dieta alcuni acidi grassi mono o polinsaturi
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della serie C18, C20 e C22, poichè risultano indispensabili alle funzioni vitali degli ospiti
dell’acquario e, per questa ragione, vengono chiamati acidi grassi essenziali. I fabbisogni di acidi
grassi essenziali differiscono da specie a specie ed in generale si osserva che i pesci d’acqua dolce
richiedono l’Ac. Linoleico o l’Ac. Linolenico o entrambi, mentre quelli marini l’EPA e/o il DHA.
La qualità di un mangime si valuta, dunque, dalla presenza abbondante di acidi grassi essenziali di
facile digeribilità e soprattutto non ossidati. Contenuto di grassi nei mangimi: i mangimi
appositamente formulati per i pesci d’acquario contengono dal 2,8% al 9% di grassi, la differenza è
giustificata dalla destinazione del mangime. Gli avannotti, ad esempio, necessitano di tenori
analitici dei grassi più elevati, minori quantità di grasso necessitano invece i pesci da fondo, i pesci
vegetariani, quelli da laghetto ed i pesci specificatamente carnivori: la maggioranza, quindi, dei
pesci allevati in acquario. Stesso mangime x pesci da reddito e pesci d’acquario ? Non dobbiamo
confondere le esigenze energetiche ed alimentari dei pesci d’acquario con quelle dei pesci da
reddito, prodotti per l’alimentazione umana, dove l’indice di conversione dei mangimi in carne
risulta essere il parametro guida nella formulazione delle diete animali. In acquario l’attività
motoria è modesta, la velocità di accrescimento è un parametro non richiesto, la temperatura è
garantita dal termostato che riduce i dispendi di energia; i nostri beniamini sono accuditi per poter
essere allevati a lungo in acquario, i loro tempi di accrescimento non scadono con la macellazione
dopo alcuni mesi di vita. Utilizzando mangimi destinati ai pesci da reddito o alimenti troppo ricchi
di lipidi, i pesci d’acquario accumulano progressivamente grassi, tendendo a diventare obesi
compromettendo così la corretta funzionalità di svariati organi. “Mangime buono da morire” Per i
pesci d’acquario e per i rettili si devono utilizzare ac. grassi con basso punto di fusione per evitare
che, variando la temperatura, i depositi di grasso diventino solidi. Gli animali a sangue caldo
immagazzinano acidi grassi ad alto punto di fusione, che i pesci non possono utilizzare e che quindi,
si depositano nel fegato di questi ultimi. Mangimi formulati con grassi contenuti nelle carni di
animali a sangue caldo e/o irranciditi, sono dannosi per i pesci poiché causano degenerazione grassa
e ceroide al fegato. I grassi che derivano dalle carni degli animali a sangue caldo hanno un elevato
punto di fusione, quelli che derivano dal pesce azzurro, contengono, invece, grassi a basso punto
di fusione. A differenza degli animali a sangue caldo, i pesci ed i rettili devono utilizzare solo grassi
a basso punto di fusione. Errori dietetici o cattive abitudini alimentari, come la somministrazione di
carni derivate da animali a sangue caldo e l’eccesso proteico, sono le più frequenti cause di
malessere dei pesci d’acquario e delle tartarughe. Principali cause di patologie nutrizionali:
alimentazione carente come quantità, ma soprattutto come qualità (aminoacidi e acidi grassi
essenziali, vitamine, minerali); errori nella conservazione del mangime (ossidazione lipidi, perdita
vitamine); presenza di fattori antinutrizionali nella dieta; sovralimentazione proteica e lipidica.
Sintomatologia di una alimentazione inadeguata: spesso si tratta di patologie ad andamento cronico
con crescita rallentata e nanismo: inappetenza, appetito capriccioso, letargia, esoftalmo, aumento
dell’incidenza di malattie infettive per minore risposta immunitaria, turbe nel comportamento,
lesioni delle mucose. Il quadro anatomo-patologico mostra steatosi epatica, degenerazione lipoidea
(ceroide) del fegato, versamenti addominali (ascite), anemia, iperplasia del tessuto adiposo con
atrofia degli organi, occlusione intestinale, enterite con presenza di essudato catarrale nel tratto
gastro-enterico che porta a diarrea mucosa biancastra. Riduzione dell’attività riproduttiva, con
mancata trasmissione al sacco vitellino di nutrizionali essenziali: problemi idrostatici nelle larve
(non si alzano dal fondo).
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Bibliografia:
Bibliografia disponibile presso l’autore.
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