Le Mans, a tutta velocità
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Le Mans, a tutta velocità
cha agence backtoMotoGP #5 Sul circuito Bugatti, sede del Gran Premio di Francia 2015 ed anche delle prove Michelin, l’indomani della gara, si trova la curva più veloce di tutto il Campionato. I piloti vi arrivano a circa 315 km/h, in piega (!) per frenare molto forte e piazzare la loro moto nella chicane seguente. Si tratta di un concatenamento di curve molto istruttivo... Le Mans, a tutta velocità backtoMotoGP Nascosto L’abituale punto di vista degli spettatori a Le Mans è, evidentemente, quello dal lato destro. Per via del contratto in corso con un’altra marca, quest’anno Bib s’è nascosto, ma pazienza… nel 2016, verrà il suo turno e speriamo che sia per un bel pezzo. backtoMotoGP In quest’occasione, Michael Laverty, che non aveva più girato dal mese di febbraio (foto), è tornato con un indubbio piacere in sella ad una MotoGP. Se a Jerez, dopo il GP di Spagna, Michele Pirro era stato il solo a scendere in pista, Randy de Puniet e Michael Laverty hanno, invece, condiviso il circuito di Le Mans, all’indomani del Gran Premio di Francia. La volta dell’Aprilia e della Suzuki backtoMotoGP Rispettivamente piloti collaudatori della Suzuki e dell’Aprilia, Randy e Michael hanno convalidato le nuove mescole e confermato i progressi realizzati dai tecnici della Michelin dal mese di febbraio. «Entrambi non avevano più girato per noi dalle prove di Sepang, in Malesia» ha rivelato Piero Taramasso. «Il loro ritorno è stato per noi un incoraggiamento, poiché hanno dichiarato d’aver trovato un miglior equilibrio tra l’anteriore ed il posteriore. Randy de Puniet s’è subito sentito a suo agio e fiducioso, anche se abitualmente gira su una moto equipaggiata con pneumatici diversi, nel mondiale Superbike. Ha trovato la Suzuki più maneggevole ed ha girato su un ritmo abbastanza vicino a quello dei piloti ufficiali della Suzuki, alla vigilia». Se il francese ed il britannico hanno potuto convalidare alcune mescole su turni di guida piuttosto lunghi, non hanno invece potuto provare quelle che i tecnici della Michelin avevano approntato per condizioni climatiche un po’ più calde. «Il cielo è rimasto nuvoloso e non abbiamo mai superato i 27° di temperatura d’asfalto – racconta Piero – e c’era anche un po’ di vento. Queste condizioni non ci hanno consentito di collaudare tutte le versioni di pneumatici che avevamo portato a Le Mans». La prossima sessione di prove si svolgerà sul circuito del Mugello, all’indomani del Gran Premio d’Italia. Questa volta, con i piloti ufficiali in azione. RIGORE ED APPLICAZIONE backtoMotoGP Tra tecnici degli pneumatici e le varie squadre, la relazione di fiducia deve essere perfetta. Richard Rodrigues, che qui vediamo prendere accuratamente le sue note, fa tutto il possibile affinché la relazione con la Suzuki sia la migliore possibile. backtoMotoGP La pressione in questione Durante una sessione di prove, il tecnico della Michelin interviene sulla moto del suo pilota quando questi entra in pista e, poi, quando ritorna ai box. Ad ogni volta, vengono minuziosamente controllate temperatura e pressione degli pneumatici. «Questi due parametri sono correlati tra di loro», spiega Piero Taramasso. «Più la pressione aumenta, più il contatto al suolo si riduce e maggiore è la propagazione di calore sul battistrada. Sotto questo aspetto i nostri pneumatici funzionano diversamente da quelli dei nostri concorrenti». È anche per questa ragione che pressione e temperatura vengono controllate sia a freddo sia a caldo. «Le squadre ‘giocano’ con questi valori in funzione dello stile di guida del pilota, della ripartizione delle masse della moto, del circuito, delle condizioni e della temperatura della pista», prosegue Piero. Evidentemente, ci sono valori minimi da rispettare per non compromettere la durata e la sicurezza degli pneumatici. Lo scarto tra l’anteriore ed il posteriore è dell’ordine di 1 Kg. PIERO TARAMASSO AL TIMONE backtoMotoGP Da sinistra a destra: Nicolas Potinière, chimico, Clément Cordoliani, tecnico assegnato all’Aprilia, Alice Cadalen, chimico e Piero Taramasso. Non è di certo il tipo che si metterebbe in mostra o sul piedistallo. Quando gli viene chiesto di parlare del suo lavoro e della sua implicazione nello sviluppo degli pneumatici MotoGP Michelin, Piero Taramasso preferisce parlare del ruolo degli uomini dell’ombra, ovvero di coloro senza i quali tutto ciò non sarebbe stato possibile. «Se il nostro lavoro sul campo di gara si svolge nelle migliori condizioni, è perché c’è gente a Clermont-Ferrand che lavora giorno e notte per sviluppare i nostri pneumatici», sostiene il responsabile della gestione delle attività motociclistiche della Michelin. A 48 anni, questo cuneese sa bene cosa significhi il termine umiltà. La sua posizione nell’organigramma della marca di pneumatici francese l’ha raggiunta passo dopo passo, attraverso diversi servizi ed occupando varie funzioni. Un percorso che, oggi, fa di lui uno strenuo difensore del collettivo. Armato d’un diploma tecnico, entra nel 1989 a far parte della Michelin nello stabilimento di Cuneo, dove si occupa del controllo qualità degli pneumatici che vi sono fabbricati. Tre anni dopo, viene trasferito in Francia. Raggiunge il centro sviluppo di Clermont-Ferrand, divenendo collaudatore dei prodotti per vettura. Nel 1998, nuovo ‘trasloco’. Questa volta deve attraversare l’oceano, in direzione degli USA. Piero integra il centro tecnologico di Greenville, in Carolina del Sud. Ritorno a Clermont nel 2001 per prender parte all’avventura della competizione in F1, poi transita per il servizio acquisti prima di ritrovarsi, nel 2008, al servizio competizioni moto. Diventa in un primo tempo responsabile della parte fuoristrada, prima d’esser nominato, nel 2012, da Nicolas Goubert a capo dell’attività motociclistica. Se il programma MotoGP è, oggi, la priorità per la Michelin, Piero Taramasso non sottovaluta per questo i Campionati nazionali di Superbike, il Supermotard mondiale od anche il fuoristrada. «Cerco d’essere un po’ ovunque – confida il cuneese – ed ho la fortuna d’avere al mio fianco eccellenti tecnici, che ci permettono d’affrontare queste differenti sfide». Ed in tutto ciò… la MotoGP? «È molto importante poiché i GP hanno una grande visibilità. Dopo una lunga assenza, ci sono molte attese nei nostri confronti, ma non c’è pressione. Abbiamo sufficienti conoscenze ed esperienza per lavorare con serenità». backtoMotoGP UN PO’ DI STORIA La prima vittoria d’una scelta radiale completa deve essere messa all’attivo di Randy Mamola, a fine stagione 1984, anche se è stato Freddie Spencer a conquistare la prima vittoria del Radial posteriore in occasione della seconda corsa a Misano. LA RIVOLUZIONE DEL RADIALE LA RIVOLUZIONE DEL RADIALE backtoMotoGP Nel 1984, gli pneumatici Michelin a carcassa radiale fanno la loro apparizione in corsa. «Per la Michelin il radiale consentiva di dominare la qualità della superficie di contatto al suolo. Ha funzionato perché Freddie Spencer sfruttava al 100% il potenziale della sua moto», spiega Pierre Dupasquier, boss della competizione all’epoca. Jean Hérissé, il «suo» tecnico, si ricorda che Freddie voleva motricità. «La soluzione era quella allargare lo pneumatico, ma in tal modo s’incrementava il peso», sottolinea Jean. «Non aveva una velocità eccezionale in curva, ma consentiva di riaccelerare molto presto e molto forte». Da quel momento, il Radial diventa un’evidenza. Dopo aver mancato il primo Gran Premio della stagione 1984, Freddie conquista la prima vittoria del Radial posteriore in occasione della seconda corsa, a Misano. La prima vittoria d’un treno completo di Radial va invece messa all’attivo del suo connazionale Randy Mamola, a fine stagione. L’americano s’impone battendo sul filo di lana Raymond Roche, al Mugello... È proprio nell’84 che Raymond Roche disputa la sua migliore stagione in GP, classificandosi sul podio del Campionato, alle spalle di Lawson e di Mamola. «Quella vittoria avrebbe dovuto premiare Raymond, che ha enormemente contribuito alla messa a punto del radiale anteriore. Era il solo pilota a correre calzandolo sempre, a causa della sua reputazione di ‘grande frenatore’», ricorda Jean Hérissé. «A Le Castellet, Raymond aveva superato Freddie all’esterno, nella curva di Signes! Non appena tornato ai box, Freddie m’aveva chiesto d’affidare lo sviluppo degli pneumatici anteriori a Raymond Roche», continua Jean. «Se gli pneumatici andranno bene a lui, andranno bene pure a me…», aveva dichiarato Spencer. Il radiale s’è imposto contemporaneamente al periodo del dominio di «Fast Freddie» sui circuiti… backtoMotoGP IL RADIALE AL SERVIZIO D’UN PILOTA FUORI DAL COMUNE Soprannominato Fast Freddie od anche «E.T.» Spencer ha conservato per 30 anni il primato di più giovane Campione del mondo! È stato battuto solo da Marc Marquez nel 2013. 20 anni contro 21... Dopo aver fatto qualche apparizione nel 1981 in sella alla Honda 500 NR 4 tempi a pistoni ovali, Freddie Spencer inizia la sua carriera in 500 cm3 nel corso della stagione 1982, sotto la direzione d’Erv Kanemoto. La sua folgorante carriera è legata a doppio filo alla Michelin ed al Radial. «Per un pilota, quel che conta è l’aderenza, la reattività e la durata. Il Radial costituiva un grande passo in avanti sotto tutti e tre questi aspetti», dichiara Freddie. «La prima cosa che ho constatato col Radial posteriore è stata la stabilità in piega all’angolo massimo. Alla riapertura del gas, in accelerazione, c’era meno movimento e la motricità era migliore. Di colpo, però, lo pneumatico anteriore si muoveva di più», ricorda il pilota della Louisiana. «Mi piaceva il Radial perché mi permetteva di migliorare quelli che già erano i miei punti di forza. Avevo una migliore sensazione della zona di contatto dello pneumatico col suolo! Potevo dare gas prima, il che costituiva la mia principale preoccupazione in gara». Vincitore con 2 punti di vantaggio su Kenny Roberts (Yamaha) nel 1983, autore d’una stagione 84 parzialmente deludente, nella quale s’è alternato tra il V3 ed il nuovo V4, Freddie Spencer si lancia, nel 1985, in un’avventura impossibile, correndo nelle categorie 250 e 500 cm3. Firma una doppietta storica che lo fa entrare nella leggenda. Sotto la spinta dei piloti americani, i Gran Premi sono definitivamente entrati in un’era moderna… Mentre con l’impulso della Michelin, il Radial ha permesso di far progredire sia il pilotaggio sia le moto. • 1983: Campione del mondo 500 cm3 su Honda • 1985: Campione del mondo 250 cm3 e 500 cm3 su Honda 1985. L’ANNO DI TUTTI I SUCCESSI backtoMotoGP Tra queste due immagini ci sono 250 cm3 di differenza. Sono le due categorie che Freddie Spencer ha osato affrontare insieme e con successo nella stessa stagione... Ci si immagina difficilmente quello che ciò possa rappresentare in termini di pressione, concentrazione e fatica. Ci si chiede ancora come abbia fatto... LO PNEUMATICO RADIALE IN GRAN PREMIO backtoMotoGP Ottobre 1982: prima apparizione del radiale in una sessione di prova ad Imola, con Marco Lucchinelli sulla Honda 500 NS. Dicembre 1982/gennaio 83: prime prove con la HRC, a Rio de Janeiro (Brasile). Marzo 1984: prima apparizione in corsa del Radial (anteriore e posteriore) alla 200 Miglia di Daytona. Freddie Spencer corre con la 500 NSR 4 cilindri (versione con gli scarichi sopra al motore ed il serbatoio del carburante sotto). Aprile 1984: circuito di Misano, seconda gara stagionale. Prima vittoria di Freddie Spencer sulla 500 NSR 4 cilindri. Pneumatico posteriore radiale. Settembre 1984: prima vittoria d’un insieme completo anteriore/posteriore radiale. Al Mugello, Randy Mamola supera Roche nell’ultimo giro. Corrono entrambi su NS 3 cilindri HRC, con una soluzione radiale completa. Nel 1984, le squadre Suzuki Gallina, GB (Rob McElnea) ed Honda France (Raymond Roche) utilizzano tutte il Radial. Nel 1985, le Cagiva e le Chevallier adottano il Radial, che fa la sua comparsa nella 250 cm3 alla HRC e sulle Yamaha del Team Venemotos. Nell’Endurance, il Radial è utilizzato dalla Honda France ed al SERT, in versione 18’’. . L’ANGOLO DEL TECNICO Sperimentato innanzitutto in competizione (il Radial s’è imposto per la primissima volta nel Trial, con Gilles Burgat, Campione del mondo 1981), lo pneumatico Michelin Radial venne presentato nella sua versione commerciale nel 1987. Gli Michelin A&M59 X corrispondevano alle esigenze dettate dall’evoluzione delle prestazioni delle moto di grossa cilindrata, che avevano evidenziato i limiti degli pneumatici di concezione tradizionale, in particolare per quello che concerneva il riscaldamento. Il Radial offriva un guadagno in termini di peso e di riduzione delle temperature di funzionamento, il che consentiva l’adozione di mescole battistrada più morbide (e quindi una migliore aderenza in curva). Com’era già accaduto con l’arrivo del Radial nel settore automobilistico, la Michelin venne imitata da tutti i grandi produttori di pneumatici, che passarono alla tecnologia radiale. backtoMotoGP Barry Sheene 1977 Kewin Schwantz 1993 UN ALBO D’ORO DI TUTTO RISPETTO Con 360 vittorie in MotoGP e 26 titoli mondiali, 12 titoli e 269 vittorie nel mondiale Superbike, e 14 titoli nel Campionato del mondo Endurance, oltre ai successi in vari campionati nazionali in Europa, la Michelin dimostra da sempre la sua capacità a proporre pneumatici il cui equilibrio delle prestazioni è senza compromessi: costanza, competitività e polivalenza sono caratteristiche sempre riunite negli pneumatici Michelin. Freddie Spencer 1985 Valentino Rossi 2002