L`altra faccia di Twitter

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L`altra faccia di Twitter
L’altra faccia di Twitter
Di Maria Novella De Luca, La Repubblica – 8 gennaio 2013
È come una frustata, altro che cinguettio. Soprattutto se in quei 140 caratteri digitati in fretta,
velocemente, c'è un matrimonio che va in pezzi, un pettegolezzo che fa male, un amore che finisce,
quel particolare di vita privata che lanciato in pasto ai follower e poi re-twittato all'infinito, diventa
un'ombra, un dolore da cui non ci si libera più. Benvenuti nel lato oscuro di Twitter, quello delle liti
familiari e degli insulti in broadcasting, delle faide personali e dei sentimenti traditi, del (nuovo)
bullismo che da Facebook emigra nella sfera assai più ignota del microblogging, ed entra nella vita
degli adolescenti, ne plasma azioni, emozioni, reazioni. Basti pensare a Carolina, suicida a 14 anni,
due giorni fa, perché, sembra, dileggiata senza tregua su Facebook, e poi la rabbia dei suoi
compagni che chiedono per lei giustizia via Twitter, con l'hashtag #RipCarolina. E il tweet diventa
una vera e propria caccia ai bulli, chi sa parli, chi ha visto denunci. Un salto di qualità che va oltre
le liti politiche, gli "schizzi" di fango della campagna elettorale, la relazione spezzata via tweet tra
Demi Moore e Ashton Kutcher, la fine del matrimonio altrettanto planetario tra Heidi Klum e il
cantante Seal, annunciato appunto con un tweet.
O il pettegolezzo tutto italiano, assai meno star system e, a dire il vero, abbastanza malinconico, con
cui a Capodanno Michela Rocco di Torrepadula, moglie di Enrico Mentana, ha fatto sapere con un
"cinguettio" ai (molti) follower del marito che lui, Mentana, aveva abbandonato figli e famiglia
l'ultimo dell'anno per andare ad una festa di amici ricchi&famosi.
Dal pubblico al privato, la metamorfosi di Twitter, 500 milioni di utenti attivi nel mondo, due
milioni in Italia, è soltanto all'inizio. Dalle primavere arabe al Papa che punta ad una nuova
evangelizzazione dell'Occidente con @Pontifex, dal giornalismo sociale dei 140 caratteri che negli
ultimi anni ha raccontato guerre, massacri e svelato verità nascoste, oggi su Twitter sembra
prevalere, invece, il cinguettio del lato personale, oscuro, a volte inconfessabile. Spiega Michele
Sorice, docente di Comunicazione Politica alla Luiss di Roma: «In realtà Twitter non è nato come
luogo dell'impegno, in America, all'inizio, ma come comunicazione intima, spontanea, alternativa
agli sms. La scoperta che con i tweet si potevano poi organizzare manifestazioni, creare catene di
opinioni, rivoluzioni appunto, è una conseguenza della velocità e della forza del mezzo. Che a
differenza di Facebook arriva in un istante ad un enorme numero di persone, non prevede richieste
di amicizia, e forma in tempi brevissimi un gioco stellare di interconnessioni». Ma la sua brevità e
la sua immediatezza, così come la sua impermanenza sulla rete, «facilitano la logica dell'insulto,
della frase lapidaria lanciata senza pudori, nell'illusione di essere protetti dallo schermo della realtà
virtuale e dell'anonimato».
Ed è questo nuovo "gioco", questa comunicazione bruciante e itinerante, «i tweet si possono inviare
da uno smartphone, mentre la fruizione di Facebook è ancora oggi molto legata al desktop», precisa
Michele Sorice, ad aver aperto la strada ad un utilizzo "corsaro" di Twitter. Non solo per
"abbattere" uno sfidante politico (come non ricordare il tweet di Valérie Trierweiler, compagna di
Francoise Hollande, per boicottare la campagna elettorale di Ségolène Royale, ex moglie del
premier francese), ma anche per denigrare un marito, un collega di lavoro, una ex amante.
Un gioco che sembra affascinare sempre di più gli adolescenti, i veri grandi fruitori della Rete,
pronti lentamente a cercare nuove strade alternative al pur amatissimo Facebook. Matteo Lancini,
docente di Psicologia all'università Bicocca e attento osservatore delle relazioni tra i giovanissimi e
la tecnologia, dice che il cambiamento è in atto. «Da una ricerca su duemila teenager che abbiamo
appena concluso, abbiamo notato dati sorprendenti sulla diffusione di Twitter, che è al terzo posto
tra gli account citati dagli adolescenti. Al primo posto c'è sempre Facebook, seguito da Youtube, ma
al terzo posto, nominato dal 20 per cento dei ragazzi, c'è Twitter. Ed è un fenomeno da seguire con
attenzione - avverte Lancini - perché la possibilità di moltiplicare a dismisura la propria popolarità
attraverso un tweet, è una tentazione narcisistica fortissima per un ragazzo».
E per questa generazione cresciuta con l'italiano sincopato degli sms, i 140 caratteri potrebbero
rappresentare da una parte, addirittura, un allargamento della comunicazione. Nello stesso tempo
«con un tweet, sapendo che arriverà ad una platea sterminata, si può rovinare una persona, un
amico, una compagna di classe». Il principio del bullismo appunto, che su Twitter potrebbe trovare
terreno fertile, ancor più che su Facebook. Dice Lancini: «L'atto del bullismo "vive" della platea che
ha di fronte. I bulli vogliono essere guardati. Per questo postano, pubblicano e diffondono le
immagini dei loro gesti. Su Twitter tutto questo garantisce una popolarità illimitata. Per questo gli
adulti dovranno essere vigili».
Un tweet può fare anche un male cane. «Con 140 caratteri diffondi una meravigliosa frase di Oscar
Wilde - ragiona Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e fondatrice di "Movimento bambino" - ma puoi
anche distruggere una persona. Un pensiero breve è duro e sintetico per eccellenza, è una frustata. E
un adolescente, di fronte ad un suo segreto messo in piazza, può soccombere, arrivare anche a gesti
estremi. La platea di Twitter è sconfinata, secondo la polizia postale è addirittura più pericoloso di
Facebook».
È questa infinita moltiplicazione del messaggio a rappresentare il lato oscuro dei cinguettii, che
all'opposto sono stati un formidabile veicolo di mobilitazione sociale. È vero, i tweet si diffondono
in un attimo e altrettanto velocemente scompaiono dalla Rete. Ma ci vuole poco perché la Rete si
trasformi in territorio ostile. Pensiamo ad Andrea, il "ragazzo con i pantaloni rosa" che si è ucciso a
Roma soltanto poche settimane fa, perché deriso su Facebook da un gruppo di coetanei: sei gay, sei
gay... E poi due giorni fa Carolina, 14 anni, presa in giro e perseguitata su Facebook, «uccisa dai
bulli» gridano oggi i suoi amici su Twitter, questa volta utilizzato come mezzo di indignazione
sociale, ma anche per scoprire chi erano e quanti erano quanti erano gli stalker di Carolina.
Commenta amara Maria Rita Parsi: «Non è soltanto un problema di adolescenti, anzi. È che oggi la
realtà virtuale è il luogo dove si manifestano i sentimenti, quelli buoni, quelli cattivi, dove si
regolano i conti, come se si avesse troppa paura di incontrarsi, di dirselo guardandosi negli occhi
che non ci si ama più. Cosa devono fare allora i ragazzi: invece di vedersi, toccarsi, litigare,
abbracciarsi, risolvere così i propri conflitti, si nascondono dietro Facebook, Twitter...». Con il
rischio di farsi ancor più male.
È l'altra faccia dei social network, la parte oscura. E Twitter, che sarà la nuova grande frontiera
della Rete, non sfugge alla contraddizione, nonostante l'incredibile diffusione dal 2006, anno della
nascita negli Stati Uniti, ad oggi. A differenza di Facebook, aggiunge Paolo Ferri, esperto di nuovi
media e società digitali, «Twitter non è un social network elettivo, ma un microblogging, cioè un
luogo di autopubblicazione, con un'enorme capacità di diffusione, ma senza controlli e con un serio
problema sulla verifica dell'autenticità dei suoi iscritti». Un uso non ancora regolato insomma, che
lascia spazio a "troll" e ad "haax", cioè nomi e profili falsi, a cui si devono spesso campagne
denigratorie inventate ad arte, in particolare nelle battaglie politiche.
«Per adesso Twitter non è ancora quotato in borsa - spiega Paolo Ferri - proprio perché non dà
sufficienti garanzie sull'autenticità del numero dei suoi utenti. È come se il fenomeno sia un po'
esploso tra le mani dei suoi stessi creatori. E da un punto di vista di contenuti, queste maglie larghe
fanno sì che per brevità e velocità Twitter possa diventare luogo deputato per pettegolezzi e
cattiverie da inviare in Rete». La versione 2.0 dell'antica gogna, ma ben protetti dallo schermo della
realtà virtuale e dall'idea dell'impunità? Il rischio c'è. «Bisogna ricordare però che le conseguenze ci
sono e si può querelare o essere querelati per un tweet ritenuto diffamatorio».
L'immagine è quella della fionda: la pietra che vola, colpisce, fa male, un messaggio di 140 caratteri
che viene lanciato, moltiplicato, re-twittato come le voci di una folla. Una folla che oggi,
utilizzando la parte solare di Twitter chiede giustizia per Carolina che aveva soltanto 14 anni, e ha
scelto di morire. Sgomento e incredulità tra i suoi coetanei. «Carolina vive. Molto più del bullismo.
Ragazzi denunciate chi vi rende la vita impossibile, ci sono passata anche io. Twittate, retwittate.. ».