BEELab QUADERNI Behavioural and Experimental Economics Lab
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BEELab QUADERNI Massimo Tagariello Facoltà di Economia Università degli Studi di Firenze Quaderni Didattici 03/2007 Gennaio 2007 BEELab – Behavioural and Experimental Economics Lab http://www.beelab.unifi.it/ Behavioural and Experimental Economics Lab Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici Abstract Il meccanismo della contribuzione volontaria per la costituzione di beni pubblici e i dilemmi sociali rappresentano uno dei più vivaci campi di discussione e sviluppo dell’economia comportamentale. L’evidenza sperimentale ha mostrato che i soggetti non rispettano le previsioni della teoria, manifestando comportamenti cooperativi in contesti in cui invece risulterebbero ottimali strategie opportunistiche e, in definitiva, invalidando l’ipotesi di perfetto free-riding. Dopo aver esposto brevemente alcuni fattori che influiscono sulla cooperazione per la realizzazione di beni pubblici, concentreremo l’attenzione sulla contribuzione determinata da ragionamenti strategici, altruismo ed errori di comprensione, descrivendo tre esperienze sperimentali che cercano di isolare tali componenti. Infine, attraverso un esperimento da noi condotto, che ripercorre ed aggiorna quello di Andreoni (1995), vengono evidenziati gli effetti di tali variabili. I risultati ottenuti sono in linea con quelli dell’esperimento originale; inoltre i dati ottenuti da un trattamento aggiuntivo consentono di raffinare in parte l’analisi e di indicare possibili direzioni di sviluppo. Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici INDICE INDICE I. Considerazioni generali pag. 3 1. Introduzione pag. 3 2. Fattori rilevanti per la cooperazione pag. 6 II. Calore, Altruismo, Gentilezza e Confusione pag. 11 1. L’esperimento di J. Andreoni (1995) pag. 11 2. L’esperimento di D. Houser e R. Kurzban (2002) pag. 15 3. L’esperimento di T. R. Palfrey e J. E. Prisbrey (1997) pag. 17 III. Esperimento “Beni Pubblici” pag. 20 1. Contesto sperimentale pag. 20 2. Disegno sperimentale pag. 20 3. Risultati pag. 25 4. Conclusioni e suggerimenti sperimentali pag. 35 APPENDICE pag. 39 BIBLIOGRAFIA pag. 43 RINGRAZIAMENTI pag. 47 2 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI I. Considerazioni generali 1. Introduzione Il meccanismo di contribuzione volontaria per la costituzione di beni pubblici interessa scienza delle finanze e teoria dei giochi. Con questa espressione si allude a contesti in cui sono i singoli individui – volontariamente – a finanziare la produzione di un bene di pubblica utilità, destinando per la sua produzione una parte delle proprie risorse, che altrimenti potrebbero essere impiegate in qualche forma alternativa di investimento privato. Nella situazione standard in cui il rendimento marginale dell’investimento nel bene pubblico è inferiore a quello dell’investimento privato alternativo, la teoria economica suggerisce che individui razionali (i.e. massimizzanti il proprio payoff) abbiano come strategia dominante quella di non cooperare, indipendentemente dalle decisioni altrui. Si parla in questo caso di free-riding. Adottando un comportamento da free-rider, i soggetti intendono usufruire dei vantaggi connessi al bene pubblico – in ragione della caratteristica di nonescludibilità, per cui non si può impedire il consumo dello stesso a nessuno, nemmeno a coloro che non ne hanno sostenuto i costi di produzione – pur non avendo contribuito, o avendo contribuito solo in piccola parte, alla sua realizzazione. Sul piano collettivo, invece, la soluzione paretianamente ottimale è che tutti elargiscano la totalità delle risorse a disposizione, cioè che venga prodotto il livello massimo di bene pubblico: in questo modo, ogni agente riceve un beneficio dal bene pubblico superiore a quello ottenuto se compie free-riding. La teoria dei giochi etichetta classicamente questo tipo di situazioni, in cui l’interesse individuale è in contrasto con l’interesse collettivo, con l’espressione “dilemma sociale”. Dunque, secondo la teoria economica classica, imperniata sul concetto tradizionale di homo economicus, nei contesti di contribuzione volontaria l’equilibrio di Nash cui si approda è di tipo non-cooperativo, in cui nessuno contribuisce e il bene 3 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI pubblico non viene prodotto (esito di perfetto free-riding): una soluzione evidentemente inefficiente per la collettività1. L’analisi sperimentale ha invece dimostrato che tale ipotesi forte di freeriding è da considerarsi errata: un certo grado di cooperazione tra gli agenti esiste. Gli esperimenti – riproducendo elementari meccanismi di contribuzione volontaria – hanno messo in luce che i soggetti elargiscono buona parte della loro dotazione iniziale di risorse e si avvicinano all’ottimo paretiano in risposta a motivazioni strategiche e a propri impulsi emotivi: come suggerito in Thaler (1996), occorrerebbe ripensare questo ambito economico senza l’homo economicus, ma con un più completo homo psychologicus (o homo economicus maturus, accogliendo la definizione data da Ottone, 2001). I primi esperimenti alla ricerca di una spiegazione per la cooperazione sono stati condotti, verso la fine degli anni ’70, da scienziati sociali (Dawes, McTavish e Shaklee, 1977; Marwell e Ames, 1981), non da economisti. I risultati sperimentali però non hanno mai mostrato una contribuzione totale da parte dei soggetti, esito che buona parte della teoria psico-sociologica – che insisteva su aspetti quali altruismo, correttezza ed identificazione con il proprio gruppo – aveva predetto. Successivamente, gli economisti hanno cercato di capire quali fattori determinino l’equilibrio osservato tra freeriding e cooperazione. Gli esiti di tali studi non hanno permesso di sostenere né l’idea forte di free-riding, né quella di perfetta cooperazione2. Lo schema base di un esperimento standard di contribuzione volontaria può essere riassunto formalmente come segue. Ci sono due beni, uno privato l’altro pubblico, e un campione di N individui. Ogni individuo i = 1,…,N ha 1 L’analisi formale relativa ai beni pubblici ha avuto inizio con il lavoro di Samuelson (1954), il quale elaborò le condizioni che conducono ad un’efficiente livello di offerta. 2 Per un’esauriente rassegna dei principali esperimenti condotti dal 1972 al 2002, e dei relativi risultati, si consulti il prospetto in Finocchiaro (2005), pp. 485-487, mentre per gli esperimenti degli anni successivi si rimanda ai rispettivi articoli citati in bibliografia. 4 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI una certa dotazione di bene privato, wi. Il bene pubblico è prodotto a partire da quello privato secondo una certa funzione di produzione y = g(c), dove c rappresenta il totale delle contribuzioni al bene pubblico. Chiamiamo xi la quantità di bene privato che l’i-esimo individuo trattiene per sé, cosicché la singola contribuzione può essere scritta come ci = wi – xi, e c = ∑i=1,..,N ci. Ogni agente viene infine remunerato proporzionalmente ad una data funzione di payoff Ui(xi,y). Un caso particolare, alla base delle prove di Isaac, Walker e Thomas (1984) e ampiamente utilizzato nella ricerca sperimentale successiva, è quello della contribuzione variabile simmetrica lineare. Esso è descritto dalle funzioni, entrambe lineari, y = g(c) = (α/N)c 3, e Ui(xi, y) = pxi + y, con α/N pari al payoff marginale individuale della scelta contributiva, p corrispondente al rendimento marginale di un’unità di bene privato, e M = α/(pN) al saggio marginale di sostituzione tra investimento in bene privato e bene pubblico [M = (∂Ui/∂c) / (∂Ui/∂xi)]. Una variante significativa di tale schema sperimentale prevede l’introduzione di una soglia di realizzabilità del bene pubblico, per cui g(c) = 1 se c ≥ C, e g(c) = 0 altrimenti, con C pari alla quantità minima indispensabile di contribuzione, per ragioni tecnologiche o istituzionali, alla realizzazione del bene pubblico4. I parametri α, N e p sono fissati in modo da generare una situazione di dilemma sociale, per cui dal lato individuale conviene “investire” sul bene privato, mentre dal lato dell’interesse di gruppo converrebbe devolvere interamente le risorse a disposizione: in sostanza, α/N < p < α. Alcuni esperimenti hanno indagato le risposte contributive quando α/N > p, cioè 3 Il denominatore della frazione, N, può essere considerato come un modo per tenere in considerazione l’eventualità di congestione all’interno del gruppo. Infatti, al crescere della dimensione del gruppo, diminuirà il profitto individuale derivante dalla scelta di contribuire al bene pubblico. 4 Molti sperimentatori, tra i quali Bohm (1972), hanno assunto tale modello di riferimento. 5 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI quando la strategia dominante per gli agenti è la totale contribuzione (Saijo e Nakamura, 1995). Parametrizzando alcuni fattori e lasciandone variare altri, gli sperimentatori hanno cercato di comprendere cosa fa aumentare e cosa invece deprime la cooperazione. Nel prossimo paragrafo, passiamo in rassegna alcuni dei principali risultati ottenuti. 2. Fattori rilevanti per la cooperazione Numerose variabili possono incidere sul comportamento degli agenti. Alcune di esse riguardano le caratteristiche esogene dell’esperimento, come il numero o il sesso dei soggetti, l’entità degli incentivi alla cooperazione, la presenza o meno di soglie e ripetizioni, l’iniziale struttura informativa. Altre variabili coinvolgono caratteristiche più difficili da controllare, come il grado di altruismo, di lealtà o amicizia in un gruppo. Una terza categoria riguarda invece variabili che definiscono il contesto normativo entro il quale si svolge l’esperimento: per esempio, se è ammessa la comunicazione tra soggetti, e di che tipo, e così via5. Alcuni tra questi fattori hanno un effetto forte, evidenziato sperimentalmente, sul tasso di contribuzione; altri (la maggior parte) hanno un impatto debole, spesso non significativamente diverso da 0; taluni, infine, hanno un effetto sconosciuto, o perché non sono stati ancora approntati meccanismi sperimentali capaci di svelarli, o perché su di essi non c’è evidenza univoca. Il primo, intuitivo elemento capace di influire sulla cooperazione è il saggio marginale di sostituzione tra bene pubblico e privato. Numerosi esperimenti hanno mostrato una sua correlazione positiva con il livello di contribuzione (si vedano ad esempio Isaac, Walker e Thomas, 1984, Brandts e Schram, 5 Nell’handbook di Ledyard (1995), da cui ho abbondantemente attinto nell’elaborazione di questa introduzione, le caratteristiche esogene prendono il nome di ambientali, quelle inerenti la sfera etica e psicologica dei soggetti sistemiche, quelle che delineano il quadro normativo entro il quale ci si muove istituzionali. 6 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI 2001, in cui si definisce in ogni periodo una completa funzione di contribuzione, oppure Goeree, Holt e Laury, 2002). Relativamente al numero di agenti l’evidenza sperimentale non è univoca. In molti casi all’aumentare della numerosità sembra corrispondere una diminuzione della contribuzione (i soggetti considerano un comportamento non cooperativo più difficilmente rintracciabile), ma si hanno anche risultati di segno contrario: ad esempio Palfrey e Prisbrey (1997) giustificano con la presenza di motivazioni altruistiche, proporzionali al payoff del gruppo, il fatto che al crescere della numerosità seguano maggiori contribuzioni. L’esistenza di soglie può altresì essere decisiva. Più la soglia contributiva necessaria per la realizzazione del bene pubblico è grande, maggiore è il tasso di contribuzione. Nel contempo, però, aumenta anche la frequenza dei casi in cui la soglia non viene raggiunta e dunque il bene non viene realizzato. Conseguenze analoghe emergono anche se la soglia si riferisce al numero minimo di contribuenti richiesto. Altri fattori importanti sono: esperienza dei soggetti, ripetizione6 e apprendimento. Come evidenziato ancora in Palfrey e Prisbrey (1997), chi ha già fatto parte di un esperimento con contribuzione volontaria tende a cooperare meno di chi vi si trova per la prima volta: è probabile che i primi commettano meno errori di valutazione riguardo alla propria strategia dominante. Analoghi ragionamenti per la ripetizione: se non sono previste soglie, si nota che il tasso di contribuzione diminuisce con il passare dei turni di scelta. Risultati sperimentali con piccoli gruppi hanno mostrato che dopo circa 10 round decisionali ci si è molto avvicinati all’equilibrio non cooperativo di free-riding. La forte influenza che la ripetizione ha sulle contribuzioni è una delle regolarità sperimentali più robuste (vedi anche 6 Per “ripetizione” bisogna intendere una sequenza di decisioni all’interno dello stesso gruppo, mentre per “esperienza” si indica una sequenza di decisioni simili prese in gruppi differenti. Se la composizione dei gruppi varia ad ogni round (come avverrà nel tentativo da noi condotto), l’esperimento si configura come una sequenza di decisioni singole, e chiamerà in causa, più propriamente, l’esperienza. 7 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI Isaac, McCue e Plott, 1985) e può essere spiegata da forme di apprendimento da parte dei soggetti (c’è bisogno di più di una sola interazione per cogliere gli incentivi al free-riding). Discorso a parte merita la comunicazione. Con essa si allude alla possibilità per i soggetti di scambiarsi informazioni sui propri comportamenti reciproci, in modo da poter pervenire ad un equilibrio più soddisfacente per tutti. Se esiste un unico equilibrio in strategie dominanti, come nel dilemma del prigioniero, la comunicazione dovrebbe avere chiaramente un ruolo molto piccolo, mentre è determinante nei giochi di coordinamento. Esistono, ovviamente, vari livelli di comunicazione (Dawes, McTavish e Shaklee, 1977, nel loro esperimento ne avevano rinvenuti addirittura quattro). I dati sperimentali mediamente sembrano sostenere l’ipotesi teorica che quanto più essa è estesa, tanto maggiore è il livello di contribuzione, in gruppi di ampiezza limitata (con maggiore numerosità l’effetto non è stato invece determinabile). Se, in aggiunta, esiste per i partecipanti la possibilità di accertare ex-post la veridicità delle comunicazioni altrui, si vede che addirittura il tasso di contribuzione progressivamente aumenta, pur in presenza di ripetizione. Una eventuale eterogeneità dei payoff e delle dotazioni dei singoli agenti sembra influire in misura proporzionale al grado di informazione che ognuno ha dei benefici e delle risorse altrui. Lo schema che sembra emergere (Marwell e Ames, 1981; Kim e Walker, 1984; Palfrey e Prisbrey, 1997) è che, con ripetizione, l’eterogeneità diminuisce il tasso di contribuzione, sempre che vi sia completezza di informazione. A sua volta, la perfetta informazione conduce ad una minor contribuzione rispetto all’informazione incompleta, a meno che non ci sia omogeneità. Notevole peso hanno poi, nelle scelte individuali, fattori di difficile identificazione, come l’amicizia e la solidarietà di gruppo. Gli esperimenti condotti dimostrano che meccanismi tesi a sviluppare un senso di identità di gruppo aumentano il tasso di contribuzione (Brown-Kruse e Hummels, 8 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI 1993): i contribuenti privilegiano gli esponenti della propria “comunità”, piuttosto che far beneficiare del bene pubblico membri esterni. Innescare tale spirito di appartenenza mediante questionari e sondaggi che spingano i soggetti a incontrarsi, parlare, imparare gli uni dagli altri (community treatment) ha mostrato effetti contributivi rilevanti, soprattutto con bassi rendimenti del contributo, mentre con rendimenti elevati l’impatto è scarso (bassi rendimenti marginali ed alto rischio si corrispondono: se il rischio è basso, c’è anche meno bisogno di fiducia). Altre variabili esogene possono svolgere un ruolo più o meno importante in questo contesto, ma sulla loro correlazione con la cooperazione non c’è generale accordo. Non è ancora chiaro, per esempio, se e in che modo conti il sesso o l’età degli agenti (per Brown-Kruse e Hummels, 1993, i tassi sono più alti per gli uomini, per Hu e Liu, 2003, sono donne e anziani a contribuire di più). O ancora, se soggetti forti di conoscenze di teoria economica siano maggiormente inclini al free-riding rispetto agli altri: si è sostenuta l’idea che le contribuzioni fossero significativamente minori tra gli studenti di economia (Marwell e Ames, 1981; Hu e Liu, 2003), ma la questione rimane aperta. Anche particolari forme di comportamento strategico possono incidere sulla cooperazione: in particolare, l’alta contribuzione di un soggetto può sia costituire la segnalazione della propria generosità nei confronti degli altri agenti, in modo da stimolarne strategicamente la cooperazione (signaling), sia essere la risposta alle decisioni altrui osservate nei turni precedenti (si parla in proposito di “other regarding” behavior). Su questi due fattori si incentrerà parte della trattazione dei capitoli II e III. Infine, un breve cenno sull’efficacia cooperativa di alcuni strumenti istituzionali. Si potrebbe ritenere che prevedere decisioni sequenziali (e non simultanee), con completa informazione sulle scelte precedenti, oppure consentire la loro revisione – permettere quindi di aggiustare le proprie contribuzioni in tempo reale in base a cosa hanno fatto gli altri – abbia 9 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO I - CONSIDERAZIONI GENERALI effetti positivi sul livello di contribuzione. In realtà, la frequenza delle reazioni punitive è estesa al punto da rendere l’applicazione di tali strumenti poco favorevole alla cooperazione. Qui si entra però nell’esteso campo della reciprocità e della ritorsione, che meriterebbe ben più ampio approfondimento: a tal proposito, vedi Fehr e Schmidt (1999), Fehr e Gächter (2000), Nikiforakis (2006). Qualcosa di simile avviene in presenza di un diritto di veto dei soggetti riguardo alle contribuzioni altrui: un soggetto è spinto ad essere maggiormente generoso, usufruendo eventualmente del veto qualora ritenga che gli altri non lo siano stati abbastanza (Smith, 1977). Se da una parte la cooperazione cresce, la percentuale di “successi” (i.e. non ci sono veti, si contribuisce, e il bene pubblico viene prodotto) si riduce: anche tale strumento risulta essere pressoché inefficace per una maggiore cooperazione. Ultima variabile – presa in considerazione, tra gli altri, da Hoffman, McCabe, Shachat e Smith (1994) – è la cosiddetta moral suasion, la tendenza degli sperimentati a prendere le decisioni che essi ritengono gli sperimentatori si aspettino da loro. Questo aspetto è proprio di ogni esperimento e può essere acuito se si danno anche indicazioni più o meno dirette su quello che sarebbe il comportamento “giusto” da tenere: il suo effetto risulta comunque estremamente difficile da rintracciare. 10 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” II. Calore, Altruismo, Gentilezza e Confusione La spiegazione delle deviazioni sperimentali dalle previsioni della teoria può essere ricondotta, superando l’aspetto puramente economico della cooperazione, alla dimensione etico-sociale degli individui. Molti tentativi sono stati fatti – e molte definizioni sono state date – al fine di cogliere quantitativamente tali componenti comportamentali, cercando di inserirle in un sistema di preferenze che contemplasse, oltre all’interesse monetario immediato, anche i benefici (o gli svantaggi) di natura non economica connessi alla contribuzione: in particolare, un vivace filone di letteratura cerca di capire se e quanta cooperazione sia dovuta a comportamento strategico o a preferenze altruistiche delle persone, e in quale misura essa sia invece da attribuire ad errori di comprensione (Brandts e Schram, 2001; Ferraro, Rondeau e Poe, 2003; Hu e Liu, 2003; Russell, Bjørner e Clark, 2003). In questo capitolo, accennerò a tre esperimenti emblematici che provano a gettare luce su questo argomento, inquadrandolo da angolazioni lievemente diverse. 1. L’esperimento di J. Andreoni (1995) Il lavoro sperimentale di Andreoni (1995) si basa su due ipotesi principali che potrebbero spiegare la mancanza di free-riding all’interno del laboratorio. In primo luogo, i soggetti potrebbero avere inclinazioni alla cooperazione che essi importano dall’ambiente circostante e che influenzano il loro comportamento: molte sono state le definizioni alternative proposte per catturare questo fattore, tutte inerenti concetti di benevolenza o costume sociale, che prese nel loro complesso possiamo denominare “gentilezza”; una seconda ipotesi è che invece i soggetti non comprendano bene i reali incentivi che hanno di fronte, per scarsa chiarezza delle istruzioni, inadeguatezza dei compensi monetari, o semplicemente per 11 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” incapacità o disinteresse nel dedurre le proprie strategie dominanti: questa possibilità prende il nome di “confusione”. Il disegno di Andreoni, partendo dallo schema standard del gioco sui beni pubblici/dilemma sociale, prevede due distinte condizioni: nella prima, gli individui vengono pagati in proporzione agli effettivi guadagni ottenuti durante la sessione sperimentale (Regular condition); nella seconda, si viene remunerati con una somma prestabilita in base alla classifica dei guadagni accumulati (rank) tra i vari componenti del gruppo (chi ha ottenuto il miglior payoff nel gruppo viene pagato con la somma più alta, il secondo con la seconda somma più alta, il terzo con la somma più bassa): questa viene definita Rank condition. In essa, chi contribuisce meno di tutti ottiene il payoff più alto (è mantenuta dunque la strategia dominante del free-riding)7. Con questo espediente Andreoni assume di aver eliminato – o almeno fortemente attenuato – gli incentivi alla cooperazione: se infatti un agente coopera, incrementa i guadagni dei suoi compagni, “regalando” loro, di fatto, posizioni in classifica (e payoff) più favorevoli8. Dal momento che qualcuno dovrà pur arrivare primo ed essere remunerato di conseguenza, nessuno avrà interesse a cooperare. Un’altra possibilità è che un diffuso interesse verso l’uguaglianza possa portare i soggetti a scegliere identiche contribuzioni, in modo da ottenere il medesimo piazzamento nel rank e ricevere le stesse retribuzioni: ma la scelta focale per tale obiettivo sembrerebbe costituita proprio da contribuzioni nulle. Secondo Andreoni, non essendo la 7 In esperimenti che prevedono il free-riding come unica strategia dominante, l’unica possibilità di errore consiste nel cooperare, anche solo in minima parte; in situazioni in cui esistono invece equilibri contributivi non nulli, gli errori possono andare in un senso o nell’altro, spesso portando, nell’aggregato, ad un bilanciamento. Nel primo caso, l’errore risulta distintamente più “visibile”: è possibile che esso costituisca fonte di distorsione per questo tipo di esperimenti, spingendoli verso il rifiuto della teoria stessa (i.e. che vi sia completo free-riding). 8 Detto in altri termini, se l’esperimento con pagamento standard costituisce un gioco a somma positiva, quello con pagamento secondo ranking rappresenta inevitabilmente un gioco a somma zero, in cui si guadagna (denaro) a scapito degli altri (che perdono posizioni): l’interesse si è spostato dal guadagno assoluto a quello relativo. 12 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” cooperazione in questa condizione imputabile a “gentilezza”, essa sarà residualmente attribuita a “confusione”, nonostante anche nella Rank condition certi agenti possano decidere di cooperare in virtù di ragionamenti puramente altruistici e disinteressati: nello schema originale, le due voci “confusione in senso stretto” e “contribuzione disinteressata” sono dunque inscindibili. Andreoni confronta quindi i tassi di contribuzione relativi ad entrambe le condizioni per un arco di dieci periodi. In realtà, i due trattamenti non sono direttamente comparabili, non solo perché prevedono modalità di pagamento differenti, ma anche perché la Rank condition fornisce ai soggetti l’informazione aggiuntiva delle proprie posizioni relative nella graduatoria dei guadagni sperimentali (il che, da un lato, può acuire l’attenzione dei soggetti sugli incentivi e diminuirne parzialmente la confusione a riguardo; dall’altro, può aumentare il senso di competizione tra i soggetti, limitando la tendenza all’aiuto reciproco). Pertanto Andreoni introduce una terza condizione (RegRank condition), in cui i pagamenti avvengono nel modo usuale, ma che nel contempo fornisce le informazioni circa il rank dei propri guadagni individuali: sarà tale condizione ad essere confrontata con la Rank per stimare l’impatto disaggregato di “gentilezza” e “confusione”. Più precisamente, il contributo nella Rank è attribuito esclusivamente a “confusione” mentre dal confronto (RegRank – Rank) emerge la contribuzione dovuta alla sola “gentilezza”; quindi il contributo in Regular viene attribuito a “confusione” per una quota corrispondente al contributo nella Rank e a “gentilezza” per una quota corrispondente alla differenza dei contributi tra RegRank e Rank. Sull’eventuale quota rimanente (la contribuzione nel trattamento Regular è di norma superiore a quella nella RegRank in virtù di una minore incidenza degli aspetti competitivi) non si hanno indicazioni definitive: Andreoni sceglie di attribuirne, arbitrariamente, una metà ad ognuno dei due fattori esaminati. 13 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” L’esperimento prevede che i gruppi, di 5 membri ciascuno (per un totale di 40 soggetti a trattamento), vengano ridisegnati ad ogni iterazione in maniera casuale, così da evitare che qualche soggetto possa essere influenzato dalla “reputazione contributiva” dei compagni. Ogni agente è a conoscenza di tutti i parametri, tranne che dei guadagni individuali degli altri soggetti, che costituiscono informazione privata. I risultati mostrano, come previsto, che i soggetti nella Regular condition sono più cooperativi di quelli nella RegRank, e che questi ultimi sono più cooperativi dei soggetti nella Rank, sia con riguardo ai livelli medi di contribuzione, sia al numero di free-riders per ogni round decisionale9. Dall’analisi dinamica (round dopo round) delle differenze esposte sopra, Andreoni individua un livello di “confusione” inizialmente molto alto, che declina però nel tempo, bilanciato da un andamento dapprima crescente, e in seguito calante, del grado di “gentilezza”: l’effetto composito è che il livello di cooperazione rimane costante per la prima metà dei periodi, per poi diminuire nel finale. Facendo una media grossolana per tutti i soggetti in tutti i periodi, risulta che “gentilezza” e “confusione” sembrano influenzare con lo stesso peso la decisione se contribuire o meno al bene pubblico. Inoltre, sembra possibile spiegare la flessione della cooperazione nelle ultime decisioni non solo e non tanto in termini di meccanismi di apprendimento e comprensione degli errori (cioè di diminuzione della confusione), ma anche e soprattutto in termini di “tentativi frustrati di gentilezza”: la mancanza di atteggiamenti reciproci di generosità ha portato alcuni “cooperatori condizionali” a contribuire di meno nel finale (come 9 La significatività delle differenze nelle contribuzioni medie tra le diverse condizioni è stata testata mediante test U di Mann-Whitney (con distribuzione normale), ordinando i dati per soggetto: risultano tutte significative ben al di sotto del 5%. Inoltre, emerge che le percentuali inerenti alla RegRank condition si collocano molto vicino a quelle della Rank, se si considera il livello medio di contribuzione, mentre si collocano a metà strada tra Regular e Rank se si osserva la quota di free-riders presenti: le informazioni sul rank, cioè, sembrano influire più sul tasso di contribuzione che sul numero di contribuenti. 14 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” detto, l’andamento della “confusione” è costantemente decrescente, mentre la “gentilezza” è dapprima crescente, poi decrescente). I risultati ottenuti risentono di alcune semplificazioni, come ad esempio ripartire a metà tra le due categorie la quota di cooperazione aggiuntiva evidenziata dal confronto (Regular – RegRank). Inoltre, l’intero schema sperimentale – per ammissione stessa dell’autore – potrebbe essere distorto in favore del rinvenimento di un grado di confusione più elevato che nella realtà, poiché nella Rank si interpretano come “confusione” le effettive scelte altruistiche dei soggetti. 2. L’esperimento di D. Houser e R. Kurzban (2002) Sulla scia dell’esperimento di Andreoni si inserisce il tentativo di Houser e Kurzban (2002) di separare gentilezza e confusione quali determinanti delle mosse contributive degli agenti. Il fine è sempre lo stesso: ideare una condizione tale da ridurre al minimo gli incentivi alla cooperazione, e interpretare le differenze tra di essa e il meccanismo standard come effetto della sola gentilezza. L’esperimento è costituito da due trattamenti. Nel trattamento standard (Human condition), tutti e quattro i membri sono persone. In un secondo trattamento (Computer condition) ogni gruppo è formato da un solo essere umano e da tre computer10. L’idea è che nella Computer condition i soggetti non possono giovare né a se stessi né ad altri con contribuzioni pubbliche: tutta la cooperazione viene dunque attribuita a confusione nella Computer condition, e a confusione e a motivazioni di carattere psicologico e sociale nella Human condition. Assumendo che la 10 La contribuzione pubblica aggregata da parte dei computer costituisce ¾ della contribuzione aggregata media osservata per quel round nella Human condition, arrotondata all’unità più vicina. I soggetti umani sanno che gli altri membri sono computer, e sanno che le contribuzioni da parte di questi ultimi sono totalmente indipendenti dalle loro azioni: per limitare la possibilità che interpretino erroneamente il non costante andamento delle contribuzioni dei computer come una risposta alle loro decisioni, tali contribuzioni vengono addirittura rivelate all’inizio di ogni periodo. 15 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” confusione sia la stessa in entrambe le condizioni11, la differenza nelle contribuzioni medie tra il trattamento con umani e trattamento con computer fornisce una stima delle motivazioni altruistiche (un analogo disegno con giocatori virtuali è stato portato avanti da Ferraro, Rondeau e Poe, 2001). Come nell’esperimento di Andreoni, i risultati indicano che le mosse cooperative osservate nell’esperimento standard sono frutto per metà di “confusione” e per metà di “gentilezza”. Entrambe le condizioni, inoltre, mostrano una diminuzione significativa della cooperazione via via che passano i round: una diminuzione molto più evidente nella Computer condition che nella Human. Ne consegue che il tradizionale decremento cooperativo cui si è soliti assistere nel gioco classico dei beni pubblici si spiega quasi esclusivamente con la riduzione nel tempo della confusione (Andreoni aveva invece rimarcato l’importanza di “tentativi frustrati di gentilezza”). Dunque, seppur con risultati lievemente diversi (in Houser e Kurzban, 2002, i soggetti sembrano nel complesso più disponibili alla cooperazione), i due tentativi sembrano approdare alla medesima tesi: ferma l’ipotesi piuttosto stringente che “gentilezza” e “confusione” siano i soli fattori determinanti per la cooperazione, essi risultano egualmente importanti per spiegarne l’esistenza in contesti in cui invece converrebbe il free-riding. Da una parte, allora, dobbiamo ricorrere a modelli comportamentali che contemplino la componente di gentilezza presente nei soggetti, dall’altra dobbiamo fare attenzione a tutti gli aspetti metodologici e istituzionali che possano generare confusione. 11 In realtà questa è una semplificazione, dal momento che nella Computer condition ci può essere minore confusione, visto che sapere in anticipo le contribuzioni degli altri tre membri del gruppo può comportare minore difficoltà a capire come ci si debba muovere. 16 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” 3. L’esperimento di T. R. Palfrey e J. E. Prisbrey (1997) Il lavoro di Palfrey e Prisbrey (1997) si propone di discernere, tra le motivazioni psico-sociali che inducono a contribuire, l’importanza specifica di due componenti non monetarie delle funzioni di utilità dei soggetti: il “calore”12 e l’altruismo, che gli esperimenti precedenti inglobavano nella categoria di “confusione”. Con “calore” si intende la quota addizionale costante di utilità che un individuo ottiene per il semplice fatto di aver contribuito (gi), una sorta di beneficio morale per essersi messi “a posto con la coscienza”, tanto maggiore quanto più grande è la contribuzione fatta. L’altruismo riflette invece l’utilità addizionale che l’agente consegue dall’aumento del bene pubblico, ovvero dall’aumento del payoff degli altri soggetti: formalmente, tale funzione di utilità è modellata come una combinazione convessa del payoff individuale e del payoff collettivo. Palfrey e Prisbrey (1997) basano la propria analisi su una classificazione proposta da Andreoni (1990) il quale, dopo aver premesso che tanti fattori – oltre a “calore” ed “altruismo” – possono comunque giocare un ruolo importante nelle decisioni degli agenti, ha definito come puramente egoista un’utilità funzione solo del bene privato “trattenuto” e della propria contribuzione, per cui l’individuo è motivato a cooperare solo in virtù del suddetto “calore”; viceversa, come puramente altruista una funzione di utilità i cui argomenti sono unicamente il bene privato e la quantità complessiva di bene pubblico raggiunta, indipendentemente dalla propria contribuzione. Tenuti costanti gli altri fattori, si è in presenza di altruismo se le contribuzioni crescono al salire del rendimento marginale del gruppo (α/N), mentre è presente l’effetto “calore” se le contribuzioni aumentano al crescere delle differenza tra rendimento marginale privato e di gruppo (pi 12 “Calore” è la traduzione italiana alquanto approssimativa del termine inglese “warmglow”, che esprime l’idea della felicità scaturita dal semplice atto di contribuire al bene pubblico, indipendentemente dagli effetti che esso ha sul totale delle contribuzioni e sull’utilità degli altri soggetti. 17 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” α/N). Andreoni suggerisce che spesso le due motivazioni siano compresenti nel comportamento degli agenti, dando origine così ad un modello di altruismo impuro (vedi anche Goeree, Holt e Laury, 2002). Nell’esperimento di Palfrey e Prisbrey (1997) pi non è costante, ma variabile da soggetto a soggetto e da periodo a periodo, secondo una distribuzione casuale uniforme nota a tutti: a volte esso è inferiore ad α/N (costante), cosicché in alcuni casi la strategia dominante per l’agente è contribuire l’intera dotazione (vedi ancora Saijo e Nakamura, 1995). In questo modo, è possibile capire meglio l’entità degli errori di comprensione dei soggetti (noise13), che adesso possono andare nelle due direzioni opposte: contribuire troppo o contribuire troppo poco. Tenendo conto di tali errori, i due sperimentatori misurano per ogni soggetto le funzioni di contribuzione rispetto a fattori quali, appunto, “calore” e altruismo. Secondo un primo modello di analisi, un soggetto contribuisce se (pi – α/N) < g mantiene per sé se (pi – α/N) > g è indifferente se (pi – α/N) = g Si definisce q la frazione di volte in cui i soggetti non si attengono a tale schema di comportamento (q è dunque un indicatore di noise). Si cerca poi quel particolare valore di g che minimizza q: il risultato sembra suggerire che, a livello aggregato, esista un effetto di “calore” statisticamente significativo, anche se di modesta entità. 13 Palfrey e Prisbrey definiscono più precisamente il “noise” come la percentuale di comportamenti incongruenti con le strategie dominanti per le funzioni di utilità proposte. Ne individuano in particolare tre tipologie: lo splitting, i.e. suddividere le risorse a disposizione tra investimento pubblico e privato, quando invece comunque converrebbe contribuire l’intero ammontare dell’endowment o non contribuire affatto; l’ostilità (spite), per cui non si coopera nel caso in cui α/N > pi, evidentemente per la presenza di un beneficio connesso all’atto di non contribuire; il sacrificio, nel caso in cui chi contribuisce sacrifichi più di quanto l’intero gruppo guadagni (es. N = 4, α/N = 3, pi = 13). 18 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO II - “CALORE”, ALTRUISMO, “GENTILEZZA” E “CONFUSIONE” Un secondo approccio utilizza invece un modello probit, in cui la variabile dipendente binaria è l’effettiva contribuzione dei soggetti14, e i regressori sono (pi – α/N), α/N stesso, oltre ad una costante. La probabilità di contribuzione è data dalla trasformazione cumulativa normale della funzione lineare delle variabili indipendenti del modello, assumendo in partenza come funzione di utilità Ui = (α/N) ∑j=1,…,N cj + gici + pi(wi – ci) + βi[(N-1)(α/N)∑j=1,…,N cj + + ∑z≠i [gzcz + pz(wz – cz)]] con gi e βi termini rispettivamente del “calore” e dell’altruismo per l’individuo i (anche se in una prima elaborazione si considerano uguali per tutti gli individui). Dalla manipolazione algebrica dei coefficienti di regressione si è in grado di stimare i valori di g e β: il primo risulta significativamente diverso da 0, il secondo no. Anche operando con valori eterogenei per “calore” e altruismo, cioè diversi da individuo a individuo, il risultato non cambia: l’altruismo sembra svolgere un ruolo trascurabile per la decisione dell’individuo, mentre il “warm-glow” risulta molto più significativo. 14 Nel caso vengano messe a disposizioni risorse divisibili, la variabile dipendente assumerà valore 1 quando si contribuisce più della metà dell’endowment, 0 altrimenti. 19 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” III. Esperimento “Beni Pubblici” 1. Contesto sperimentale L’esperimento si è tenuto il 7 Dicembre 2006 presso il Polo delle Scienze Sociali dell’Università di Firenze ed ha coinvolto 24 studenti, provenienti da varie facoltà (per lo più Economia e Commercio, ma anche Ingegneria e Medicina), informati dell’evento tramite e-mail, manifesti e passaparola. Sono stati ripartiti in 4 gruppi di 6 persone, e ogni gruppo è stato destinato ad uno specifico trattamento sperimentale (Regular, Rank, RegRank e Cooperative). Ogni sessione si è aperta con un prologo in cui sono state impartite le istruzioni ai partecipanti, sia su carta15, sia oralmente: per tale fase è stato impiegato un lasso di tempo compreso tra i 10 e i 15 minuti. La fase sperimentale vera e propria, composta da quindici round decisionali (tre di prova più dodici effettivi) è durata in media 20 minuti, comprensivi del pagamento finale: globalmente, è stata rispettata la previsione di mezz’ora per ogni trattamento, per una durata complessiva di poco più di un’ora. 2. Disegno sperimentale I primi tre trattamenti ricalcano le condizioni ideate nell’esperimento originale da Andreoni: 1) il trattamento Regular ripropone il tipico schema del gioco sui beni pubblici; 2) il trattamento Rank introduce in più il sistema del pagamento secondo la graduatoria dei risultati sperimentali ottenuti ad ogni round; 3) il trattamento RegRank costituisce la via di mezzo tra i primi due, con informazione sulla graduatoria dei risultati sperimentali, ma pagamento standard, cioè proporzionale ai risultati stessi e non fisso. Tale modalità intermedia è introdotta per ovviare all’impossibilità di confrontare 15 Una copia delle istruzioni è inclusa in Appendice. 20 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” direttamente i primi due trattamenti, diversi sia dal punto di vista dei pagamenti che delle informazioni offerte. Ipotizziamo che nel trattamento Rank gli incentivi alla “gentilezza” vengano meno, trattandosi di un gioco a somma zero. Imputiamo così la contribuzione che comunque si osserva in questa condizione da un lato a confusione in senso stretto, intesa come mancata comprensione degli incentivi economici, dall’altro ad atteggiamenti disinteressati che spingono ad offrire per il bene pubblico, o perché la propria utilità è connessa ai guadagni degli altri agenti (altruismo), o perché un individuo trae beneficio dal semplice fatto di contribuire al bene pubblico (“calore”). Come detto, seguendo lo schema originale è impossibile distinguere queste due componenti all’interno della generica categoria di “confusione”. Oltre alle motivazioni esposte per la Rank condition, nelle Regular e RegRank altre possibili variabili possono spiegare la cooperazione. In primis, il già citato signaling: visto che sono previsti pagamenti standard, un soggetto può contribuire (segnalando dunque la propria “gentilezza”) sperando di coinvolgere e stimolare i compagni alla contribuzione, in modo da avvicinarsi alla situazione di ottimo paretiano, e guadagnare tutti di più. Può inoltre influire la reciprocità (other-regarding behavior), che – come anticipato nel capitolo 1 – significa modellare le proprie scelte in base ai comportamenti precedenti dei compagni. Sono proprio tali fattori, nel loro insieme, ad emergere dalla differenza (RegRank – Rank), e ad essere operativamente definiti da Andreoni “gentilezza”. Infine, la differenza (Regular – RegRank) segnala l’effetto delle informazioni riguardanti il rank: possederle acuisce il senso di competizione tra gli agenti, riducendo la cooperazione (la competitività è dunque un ulteriore fattore di influenza, stavolta in negativo). Ricapitolando, se il livello contributivo nella Rank viene attribuito a “confusione in senso stretto” e “comportamento altruistico” (che confluiscono inscindibilmente nella definizione operativa di “confusione” 21 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” data da Andreoni), nella RegRank la cooperazione può essere spiegata, in aggiunta, dall’”offerta interessata” determinata da comportamenti strategici di segnalazione e da reciprocità: l’insieme di queste ultime voci, dato dalla differenza (RegRank – Rank), prenderà il nome di “gentilezza”. Dalla differenza (Regular – RegRank), si coglie infine l’impatto negativo sulle contribuzioni della competitività, che in parte dissipa la confusione e in parte diminuisce la propensione a cooperare. Le modifiche apportate rispetto allo schema originale consistono nel diverso numero di partecipanti ad ogni sessione (sei, di volta in volta suddivisi casualmente in due gruppi di tre persone), agli incentivi per le scelte di investimento, nonché alla scala ed entità dei pagamenti. L’equazione di riferimento per la scelta contributiva nel gioco dei beni pubblici è Guadagnoi (in gettoni) = p(w – ci) + (α/N)∑i=1,2,3 ci con p = rendimento marginale dell’investimento privato; w = dotazione iniziale; ci = contribuzione all’investimento pubblico da parte del soggetto i; α/N = rendimento marginale dell’investimento pubblico; N = numero di agenti nel gruppo. Nei tre trattamenti citati fin qui, p = 1, w = 60 (gettoni), α/N = 0.7 16, mentre la graduatoria nell’esperimento Rank assicura i seguenti pagamenti: Posizione in graduatoria 17 Gettoni guadagnati “1” “2” “3” 120 60 0 16 Tutti i parametri dell’esperimento sono noti ai soggetti, mentre rimangono confidenziali le informazioni sulle decisioni e i payoff individuali. Andreoni e Petrie (2004) hanno specificamente indagato l’effetto della confidenzialità nell’esperimento dei beni pubblici, mostrando come l’identificazione dei soggetti e delle loro scelte altera gli incentivi economici del gioco. 17 L’ammontare di tali valori è del tutto arbitrario: sembrano i valori giusti per innescare tra i compagni dello stesso gruppo una competizione che li spinga a focalizzarsi sui propri incentivi individuali (è da vedersi in quest’ottica la scelta di non dare niente all’ultimo classificato). 22 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” Abbiamo dovuto necessariamente modificare anche l’entità dei pagamenti finali. Nei trattamenti Regular e RegRank ogni gettone accumulato vale alla fine mezzo centesimo di euro, nel trattamento Rank 2/3 di centesimo di euro, e nel trattamento Cooperative 2/5 di centesimo di euro: ciò per rendere le diverse condizioni sperimentali equivalenti sul piano delle possibilità di guadagno. In effetti, i pagamenti alla fine sono stati abbastanza simili tra i vari trattamenti. La media è stata (show-up fee escluso) di 6 € nella Regular, 4.80 € nella Rank, 4.94 € nella RegRank e 6.86 € nella Cooperative Condition con una media complessiva per soggetto di 5.65 €. Lo show-up fee è stato di 2,50 €. La nostra novità sperimentale è l’introduzione di un quarto trattamento (Cooperative), in cui (α/N) = 1: per ogni agente è indifferente la scelta tra investimento pubblico e privato, rimanendo comunque invariata la condizione di ottimalità paretiana, che cioè tutti contribuiscano l’intera dotazione. Con questo trattamento si cerca di isolare, all’interno della categoria “confusione”, le due componenti di “confusione in senso stretto” ed “altruismo”. Infatti, potendo indifferentemente scegliere tra progetto pubblico e progetto privato, aventi entrambi lo stesso rendimento marginale individuale, non sembra aver più senso parlare di errata comprensione degli incentivi da parte degli agenti: la quota di “confusione” registrata per questo trattamento è dovuta dunque alle sole offerte disinteressate degli agenti. Se tale valore è negativo, significa che siamo in presenza di altruismo “al contrario”, che chiamiamo spite. Dalla differenza tra “confusione” della Regular e altruismo della Cooperative, infine, rinveniamo la confusione in senso stretto presente nella condizione Regular. Nel prospetto seguente sono riassunte le influenze sulla contribuzione delle diverse variabili di interesse dell’esperimento. In aggiunta allo schema originale di Andreoni, crediamo di poter isolare per la Regular condition la componente effettivamente dovuta a cattiva comprensione degli incentivi. 23 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” Influenze sulla cooperazione delle diverse variabili nei diversi trattamenti. Regular RegRank Rank Cooperative Incentivo Economico (strategia 18 dominante) 0 0 0 0 - 60 Competitività19 = ↓ ↓ = Segnalazione / Offerta interessata20 ↑ ↑ = ↑ Altruismo / Offerta disinteressata ↑ ↑ ↑ ↑ Confusione in senso stretto ↑ ↑ ↑ = 18 Nei primi tre trattamenti la strategia dominante per gli individui è dare 0. Nella Cooperative condition, invece, tutti i valori compresi tra 0 e 60 gettoni sono strategie dominanti (in senso debole). 19 L’ipotesi fatta è che ci sia competitività solo in presenza delle informazioni sul rank. 20 Questa voce ingloba anche la reciprocità. 24 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” 3. Risultati Analizziamo anzitutto le contribuzioni medie al bene pubblico elargite dagli agenti sotto i vari trattamenti. In primo luogo, emerge – com’era lecito attendersi – che mediamente si contribuisce di più nella Cooperative Condition, poi nella Regular, quindi nella RegRank e infine nella Rank: si nota in particolare che Cooperative e Regular sono ben aldilà del 60% di contribuzione (i.e. 36 gettoni), mentre la Rank è poco sopra il 25%, con la RegRank in una posizione sì intermedia, ma spostata verso la scarsa contribuzione. Tabella 1 - Percentuali di contribuzione al bene pubblico per round. Round REGULAR 65.3 I 81.9 II 55.6 III 56.9 IV 76.4 V 56.1 VI 56.9 VII 46.1 VIII 61.1 IX 73.6 X 79.2 XI 62.5 XII 54.2 XIII 48.6 XIV 56.9 XV 62.09 Media RANK 45.8 55.6 38.9 23.6 22.2 37.5 18.1 19.4 20.3 18.9 35.0 13.1 11.9 24.7 14.4 26.63 REGRANK 63.9 65.3 54.7 48.6 46.4 32.5 40.0 36.4 29.2 40.3 41.4 31.7 13.9 23.6 21.4 39.29 COOPERATIVE 68.1 71.1 55.3 71.4 70.8 73.1 69.4 66.7 70.8 60.0 71.4 68.6 70.3 64.7 71.7 68.23 Organizzando i dati per round e sottoponendoli ad un test di Wilcoxon per somme di ranghi, emerge che le contribuzioni medie tra i trattamenti Regular e RegRank, RegRank e Rank, Regular e Cooperative sono statisticamente diverse tra loro, con p-value molto bassi. Se invece si aggregano i dati per soggetto (come ha fatto Andreoni nella sua analisi) e si 25 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” applica un test Mann-Whitney a una coda21 per somme di ranghi, emerge che solo la differenza tra Regular e RegRank è significativa al 10% (p-value del 3.3%), mentre la differenza tra RegRank e Rank ha p-value del 14.9%, e quella tra Regular e Cooperative un p-value del 23.6%22. I trattamenti 1 e 4 sono accomunati peraltro dal fatto di non presentare una significativa correlazione negativa con il passare dei round: è vero che i picchi contributivi si presentano, rispettivamente, nel II e nel VI round, ma anche nel finale i livelli si mantengono alti, abbondantemente sopra il 50% della dotazione iniziale. I trattamenti 2 e 3, viceversa, hanno un andamento molto più conforme all’aspettativa di diminuzione progressiva: il tasso di contribuzione nella Rank condition parte quasi al 50%, ma dal VII round in poi supera il 30% in una sola circostanza; la RegRank condition inizia oltre il 60% mentre la media degli ultimi sette turni è inferiore al 30%23. Ripercorrendo l’analisi di Andreoni, il passo successivo è calcolare l’impatto della “confusione” intesa come quota della contribuzione Regular pari alla contribuzione Rank, e della “gentilezza”, intesa come quota della 21 Ad una sola coda (e non a due) in quanto testiamo le ipotesi che la contribuzione media Regular sia superiore alla RegRank, che la RegRank sia superiore alla Rank e, infine, che la Cooperative sia superiore alla Regular. 22 Nel primo caso si sono presi round per round i valori assoluti delle differenze tra le contribuzioni medie dei due trattamenti, che successivamente sono stati ordinati e a cui è stato assegnato un rango: nell’ipotesi nulla che le contribuzioni nei due trattamenti siano uguali, la somma dei ranghi relativi alle differenze positive dovrebbe uguagliare la somma dei ranghi per le differenze negative. Nel secondo caso, quello originale, il test è condotto invece prima calcolando la contribuzione media per ogni soggetto nei dei due trattamenti presi in considerazione, e assegnando ad ognuna un rango: sotto l’ipotesi nulla di nessuna differenza tra le condizioni, la somma dei ranghi dovrebbe essere uguale tra i due diversi trattamenti. Per maggiori informazioni sulla teoria sottostante i test, vedi Daniels (1990). 23 Regredendo la contribuzione media sul numero di round si ottiene (x = round, y = % di contribuzione): Regular: y = -0.007x + 0.6768 (R2 = 0.0807); Rank: y = -0.0207x + 0.4315 (R2 = 0.5083); RegRank: y = -0.0296x + 0.6298 (R2 = 0.7961); Cooperative: y = 0.001x + 0.6743 (R2 = 0.0083). 26 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” contribuzione Regular pari alla differenza (RegRank – Rank), e valutarne l’andamento round dopo round: i dati relativi alle medie24 calcolate per ogni round sono riassunti in tabella 2. Tabella 2 – Valori percentuali di "confusione" e "gentilezza" per round. Round I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV Media Rank / Regular 70.1 67.9 70.0 41.5 29.1 66.8 31.8 42.1 33.2 25.7 44.2 21.0 22.0 50.8 25.3 42.9 24 (Regrank-Rank) / Regular 27.7 11.8 28.4 43.9 31.7 -8.9 38.5 36.9 14.6 29.1 8.1 29.8 3.7 -2.3 12.3 20.4 A causa del basso numero di soggetti in ogni trattamento, le medie calcolate per round risultano avere un’elevata volatilità ed è quindi più difficile, rispetto a quanto avveniva in Andreoni (1995), rilevare delle regolarità nell’andamento dei dati 27 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” Figura 1 - Andamento comparato “Confusione” e “Gentilezza”. 80.0 "Confusione" 70.0 "Gentilezza" % contribuzioni nella Regular 60.0 50.0 40.0 30.0 20.0 10.0 0.0 -10.0 0 1 2 3 4 5 6 7 -20.0 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Round Come evidenziato dalla figura 1, confusione e gentilezza hanno andamenti differenti tra loro: se la prima mostra un trend decrescente (significativo all’1%), la seconda varia in modo erratico, presentando un coefficiente per il regressore “round” negativo, ma significativo solo al 10%25. Sembra legittimo affermare che la “confusione” declini in modo sensibile, in virtù di meccanismi di apprendimento che la spingono da un livello iniziale superiore al 70% fino al 25% finale (seppure spesso tra due valori bassi si inserisca un picco elevato di confusione, ad indicare che tali 25 Sempre con regressione lineare OLS, otteniamo le seguenti equazioni (x = round, y = % of Regular): Confusione: y = - 2.763 x + 64.872 (0.814) (7.371) R2 = 0.458, Statistica-t = -3.394, p-value = 0.0048 Gentilezza: y = - 1.396 x + 31.525 (0.720) (7.700) R2 = 0.154, Statistica-t = -1.940, p-value = 0.0744. 28 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” meccanismi sono comunque complessi e non seguono un ordine temporale sequenziale), mentre è molto più arduo azzardare deduzioni per la “gentilezza”: è vero che la media dei primi otto round è doppia rispetto a quella degli ultimi sette (26.3% contro 13.6%), ma è altrettanto vero che ad un basso livello di gentilezza, talvolta addirittura negativo (in questi casi, gli agenti nella Rank condition hanno contribuito di più di quelli nella RegRank!), fa subito seguito un picco elevato, seguito a sua volta da un valore contenuto e così via. A parziale spiegazione di tale fenomeno, sembra esistere una qualche reciprocità tra gli individui: essi cercano di compensare livelli di scarsa contribuzione con scelte decisamente cooperative, salvo poi spesso constatare che la propria contribuzione è superiore alla media delle contribuzioni altrui, e sacrificare nuovamente la gentilezza nel turno successivo. Evidentemente, ogni volta il saldo tra le operazioni “contribuire di più” / “contribuire di meno”, in termini di gentilezza, è leggermente negativo. A conferma di ciò, abbiamo regredito linearmente per ogni soggetto la variazione di contribuzione tra round t e round t+1, Δci , sulla differenza nel round t tra il livello medio di contribuzione degli altri due compagni di gruppo e ci (∑j≠i cj /2 - ci): è emersa – per tutti i soggetti, in tutti i trattamenti – una correlazione positiva tra le variabili26, indice di un atteggiamento più o meno cooperativo a seconda che il proprio contributo nel round precedente sia stato al di sotto o al di sopra delle contribuzioni medie altrui. I partecipanti alla contribuzione volontaria confrontano dunque il proprio apporto al bene pubblico con quello degli altri, spesso con l’intento di eguagliarlo: è il già citato “other-regarding behavior”, per cui le persone sono tanto più propense a contribuire al bene pubblico, quanto più 26 Il coefficiente di regressione OLS è risultato significativamente diverso da 0 al 10% per ogni soggetto, salvo che in cinque casi: di questi, quattro hanno p-value attorno al 15%, mentre nell’ultima circostanza, nella Cooperative condition, un individuo ha sempre offerto 0, indipendentemente dalle variazioni del regressore. La regressione è stata effettuata considerando solo i turni effettivi e non quelli di prova. 29 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” gli altri contribuiscono, e viceversa (vedi anche Rabin, 1993 27; Fischbacher, Gächter e Fehr, 2001; Croson, Fatas e Neugebauer, 2005). Sarebbe interessante cogliere l’impatto che questa componente specifica ha all’interno della “gentilezza”: un obiettivo che esperimenti futuri potranno certamente raggiungere. Aggregando i dati per tutti i round, si vede che in media la “confusione” ha un peso più che doppio rispetto alla “gentilezza” (42.9% contro 20.4%) sul tasso di contribuzione della Regular. Test a due code operati sulla normale standardizzata mostrano che la percentuale relativa alla “confusione” è significativamente diversa da 0 al livello 2% (z = 2.35, p-value = 1.88%) ma non è significativamente diversa da 50 (z = -0.39, p-value = 69,66%); la percentuale della “gentilezza”, invece, non è significativamente diversa né da 0 né da 50 (con p-value, rispettivamente, del 16.76% e 34.22%), complice una deviazione standard superiore alla media stessa. Dai calcoli sinora è sempre rimasta fuori la differenza (Regular – RegRank), vale a dire la differenza di contribuzione dovuta a possedere o meno le informazioni sulla propria posizione nella graduatoria dei guadagni. Concordemente con l’esperimento originale, questa categoria – genericamente definita “altro” – viene ricondotta per metà a “confusione”, e per metà a “gentilezza”: rispetto alla Regular condition, gli agenti RegRank sono spinti dallo spirito di competizione innescato da tale classifica ad essere più attenti agli incentivi al free-riding (minore confusione in senso stretto, dunque minor contribuzione), e a diminuire in generale la loro predisposizione verso il prossimo (minore gentilezza)28. 27 Addirittura Rabin ha ipotizzato comportamenti mutual-max e mutual-min dei payoff materiali degli altri, a seconda che questi ultimi in precedenza avessero cooperato in misura sufficiente o meno. 28 Non c’è nessun motivo decisivo per aver adottato questa procedura, se non attenersi all’analisi originale di Andreoni: si potrebbe del tutto legittimamente attribuire la quota di “altro” per intero a “confusione”, aumentandone così l’importanza sperimentale relativa. 30 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” Così facendo, i valori di “confusione” e “gentilezza” sono modificati come elencato dalla tabella 3 e visualizzato nella figura 2. Tabella 3 - "Altro" e i nuovi valori percentuali di “confusione” e “gentilezza”. Round I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV Media (Reg-RegRank) “Confusione” + / Regular 1/2 “Altro” 2.1 20.3 1.6 14.6 39.3 42.1 29.7 21.0 52.2 45.2 47.7 49.3 74.4 51.4 62.4 36.7 “Gentilezza” + 1/2 “Altro” 71.2 78.0 70.8 48.8 48.7 87.9 46.7 52.6 59.3 48.3 68.1 45.6 59.1 76.5 56.5 61.2 28.8 22.0 29.2 51.2 51.3 12.1 53.3 47.4 40.7 51.7 31.9 54.4 40.9 23.5 43.5 38.8 Figura 2 – “Confusione” e “Gentilezza” considerato anche "altro". "Confusione" + 1/2 "altro" % contribuzioni nella Regular 100.0 "Gentilezza" + 1/2 "altro" 90.0 80.0 70.0 60.0 50.0 40.0 30.0 20.0 10.0 0.0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Round 31 9 10 11 12 13 14 15 16 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” Adesso, gli andamenti sono speculari (in quanto additivi al 100%), e non evidenziano un trend significativo: i coefficienti OLS di regressione rispetto ai round sono molto prossimi allo zero, e non presentano livelli di significatività effettiva accettabili29. Aggregando un’ultima volta i dati, si ha che la “confusione” influisce sulla cooperazione della Regular condition per il 60% circa, la “gentilezza” per il rimanente 40%. Facendo nuovamente un test a due code sulla normale standardizzata, si ritrova che la media per la “confusione” è statisticamente diversa da 0 con livello di significatività dell’1% (z = 4.58, p-value = 0.000%) ma non diversa da 50 (z = 0.84, p-value = 40,1%), analogamente alla media per la “gentilezza”, diversa da 0 con livello di significatività dell’1% (z = 2.90, p-value = 0,38%) ma non diversa da 50 (z = -0.84, pvalue = 40,1%): nel complesso, quindi, non possiamo rigettare le conclusioni di Andreoni («confusione e gentilezza contano entrambe al 50%»), anche se i nostri agenti hanno mostrato di essere un po’ più confusi e un po’ meno gentili. Ancora con riferimento ai trattamenti Regular, Rank e RegRank, l’altra faccia dell’analisi prende in esame la frazione di free-riders per round (e quindi, per differenza, la quota di agenti che contribuiscono qualcosa), per vedere – in perfetta analogia con i procedimenti descritti finora – l’impatto di “confusione”, “gentilezza” e “altro” non più sul tasso, bensì sulla scelta contributiva. L’esperimento originale assumeva proprio questi dati per 29 Confusione: Gentilezza: y = - 0.684 x + 66.681 (0.707) (6.959) R2 = 0.052, Statistica-t = -0.968, p-value = 0.3506 y = 0.684 x + 33.319 (0.707) (6.959) R2 = 0.052, Statistica-t = 0.968, p-value = 0.3506. 32 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” operare i calcoli di cui sopra: a differenza nostra, però, Andreoni poteva contare su 40 soggetti per trattamento, noi solamente su 6! I risultati che abbiamo rinvenuto a riguardo non sono pertanto significativi, essendo troppo poche le persone a disposizione: le percentuali si assomigliano un po’ tutte tra i vari trattamenti. Ciò nonostante emerge che il numero di freeriders è mediamente più grande nella Rank condition, poi nella RegRank, e infine nella Regular, mentre la Cooperative si attesta sui valori della Regular30. Il test di Wilcoxon per somme di ranghi non ha permesso di rigettare l’ipotesi nulla che le percentuali di free-riders siano le stesse confrontando coppie di trattamenti, peraltro con p-value altissimi31. Rimangono da valutare i dati inerenti l’ultima condizione, quella cooperativa. Il confronto, come esposto in precedenza, deve avvenire con i valori della Regular condition (affine sia sul piano delle informazioni fornite che dei pagamenti), in modo da separare per la Regular le due componenti che in Andreoni sono inglobate alla voce “confusione”: altruismo e confusione in senso stretto. Nella Regular il tasso di contribuzione medio è il 62.09%, a sua volta imputato per il 38.8% a “gentilezza” e per il restante 61.2% a “confusione”: ciò vuol dire che, immaginando di avere a disposizione 100 gettoni in una situazione in cui la strategia ottimale individuale è dare 0, ogni individuo ne contribuisce in media 62.09, di cui 24.09 per segnalazione/offerta interessata, e 38 per altruismo più confusione in senso stretto. Assumiamo invece che nella Cooperative condition la strategia individuale da cui si parte (diciamo pure quella ritenuta più equa) 30 Per vedere tutti i dati dell’esperimento è possibile consultare il sito www.beelab.unifi.it, dove la tesina è stata inserita con tutte le analisi e i test condotti. 31 Se analizzassimo anche noi questi dati, troveremmo che l’impatto della “confusione” è quasi totale (92.44%), mentre la “gentilezza” si attesta al 7.44%. La categoria “altro” è praticamente nulla (0.11%), poichè le percentuali nella Regular e nella RegRank condition sono pressoché sempre uguali. Sembrerebbe dunque che la confusione influisca di più sulla scelta se contribuire o meno, rispetto a quanto non faccia sul tasso di contribuzione, una volta che si è già deciso di contribuire. 33 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” sia dare il 50% dell’intera dotazione32: su 100 gettoni, ogni soggetto, neutrale ai due tipi di investimento, ne contribuisce “di base” 50. In questo caso la confusione in senso stretto può manifestarsi con errori sia verso l’alto che verso il basso e risulta quindi naturale ipotizzare che, in media, essa abbia effetto nullo. Quindi ciò che il soggetto elargisce in più rispetto al 50% sarà imputato a “segnalazione/offerta interessata” e ad “altruismo”: ricaviamo il primo valore dalla Regular (seguendo tre procedure alternative), e otteniamo il secondo residualmente, con la possibilità che sia negativo, in modo che il computo totale sia pari al livello contributivo medio della Cooperative condition (68.23%). Infine, dalla quantità di “confusione” calcolata per la Regular sottraiamo la quota di altruismo rinvenuta, in modo da isolare la contribuzione della Regular imputabile alla sola confusione in senso stretto. In prima istanza, si potrebbe pensare che non ci siano ragioni per cui le motivazioni che spingono i soggetti a compiere segnalazione/offerta interessata siano diverse tra i due trattamenti. In tal caso, si riporta nella Cooperative il valore di “gentilezza” ottenuto nella Regular: con 100 gettoni a disposizione, se ne contribuiscono mediamente 68.23, di cui 50 “di base”, 24.09 per segnalazione/offerta interessata (stesso valore della Regular) e, per differenza, -5.86 per altruismo. Il valore negativo suggerisce che si sono verificati comportamenti ostili, opposti all’altruismo: gli individui, invece che essere mossi da disinteressata generosità verso il prossimo, sono propensi ad “osteggiarlo”, nonostante una contribuzione più bassa non sia per loro vantaggiosa. Tale risultato non deve sorprendere: ad esempio, in Saijo e Nakamura (1995) si trova che la differenza tra piena contribuzione e livello effettivo di contribuzione, quando p < α/N, è maggiore o uguale alla 32 L’assunzione è sicuramente azzardata: seppur possa sembrare verosimile a livello vagamente intuitivo, non c’è nessuna ragione teorica per cui debba essere così. Un possibile esperimento in grado di ricercare le strategie “di partenza” degli individui è suggerito nel paragrafo 4 di questo Capitolo. 34 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” corrispondente differenza tra livello osservato di contribuzione e free-riding, quando p > α/N. I due ricercatori ne hanno dedotto che ci sono soggetti la cui priorità non è l’ammontare totale dei guadagni ricevuti, ma il ranking tra di loro. Il connesso livello di confusione in senso stretto nella Regular è così elevato, pari a 38 – (-5.86) = 43.80 gettoni su 100. Una seconda strada consiste nel riportare nella Cooperative il valore dimezzato della “gentilezza” nella Regular: si potrebbe infatti pensare che essendosi dimezzato l’intervallo di scelta per gli individui (si è supposta come strategia di partenza 50 su 100 – non più 0 –, dunque la scelta avviene nell’intervallo [50,100]), anche il livello di segnalazione/offerta interessata sia la metà. In questo caso, fatta ancora una volta 100 la dotazione iniziale e 68.23 la contribuzione media, i 18.23 gettoni in più rispetto al 50% di base si ripartiscono in 12.05 di offerta interessata (la metà rispetto alla Regular), e in 6.18 di altruismo, che così facendo risulta positivo: sembra dunque che gli agenti cooperino anche perché trovano beneficio dal fatto di contribuire alla causa comune e/o migliorare la situazione degli altri. La confusione in senso stretto che ne deriva per la Regular condition è pari a 38 – 6.18 = 31.82 gettoni su 100. Una terza e ultima possibilità assegna alla Cooperative il livello relativo di “gentilezza” della Regular (e non , come nel primo caso, quello assoluto). Ciò vuol dire che, nella Cooperative, i 18.23 gettoni in più rispetto ai 50 di partenza sono imputati a segnalazione/offerta interessata per il 38.8%33 (7.07 gettoni), e residualmente per il 61.2% ad altruismo (11.16 gettoni), nuovamente positivo. La confusione in senso stretto nel trattamento Regular è pari a 26.84 gettoni su 100. 33 I.e. la stessa proporzione di “gentilezza” del caso standard, che in quel caso veniva però riferita al valore medio di contribuzione di 62.09 gettoni su 100. 35 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” 4. Conclusioni e suggerimenti sperimentali Il presente esperimento va visto in una duplice ottica: da un lato, come riproposizione, almeno in una sua parte, della prova originale di Andreoni del 1995; dall’altro, come tentativo di andare un poco oltre, cioè isolare l’influenza specifica che altruismo (inteso come offerta disinteressata) e confusione in senso stretto hanno sul tasso di cooperazione degli agenti in un contesto standard (Regular) di contribuzione volontaria ai beni pubblici. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’esperimento si è rivelato soddisfacente e sufficientemente coerente con i risultati del lavoro originale. Il secondo ambito è invece di ben più incerta definizione, poiché i dati sperimentali sono molto pochi e perché si ottengono risultati sensibilmente diversi a seconda di come essi sono interpretati e analizzati. Tuttavia, proprio la seconda parte fornisce lo spunto per ulteriori approfondimenti sperimentali: in sostanza, esperimenti condotti in un contesto più idoneo del nostro (più persone, compensi monetari più allettanti) e dai meccanismi ulteriormente raffinati, potranno dirci in futuro qualcosa di più significativo sulle variabili che abbiamo studiato. In primo luogo, la riduzione del comportamento cooperativo dei soggetti a due soli fattori esplicativi, per quanto generici e a loro volta comprensivi di voci diverse (vedi tabella 1), è la prima grande semplificazione del nostro modello. Una volta accettata tale assunzione, però, notiamo che la “confusione” (altruismo più confusione in senso stretto) conta più della “gentilezza” (segnalazione/offerta interessata) nell’influenzare la quota da destinare al bene pubblico, ma che entrambe sono fondamentali per capire perché i soggetti si allontanano dalla strategia dominante del free-riding. E’ dunque fondato il suggerimento di Andreoni di tenere in considerazione entrambe le componenti, sia mediante nuovi modelli teorici che incorporino fattori come altruismo, reciprocità e competitività nelle funzioni di utilità 36 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” individuali, sia attraverso una rinnovata attenzione ai meccanismi di contribuzione che possono innescare confusione (in senso stretto). Il loro andamento comparato (figura 134) conferma inoltre che l’esperienza abbassa col tempo il tasso di cooperazione: ciò avviene più per effetto del declino della “confusione” che della “gentilezza”. Non sembra infine esserci alcun effetto tipo “finale di partita”, dal momento che in molti casi le contribuzioni finali dei soggetti sono addirittura più alte della media dei round precedenti. Contestualmente, abbiamo verificato nel comportamento degli individui la presenza di un qualche fattore di reciprocità, incorporato verosimilmente dentro la voce “gentilezza”: il nostro esperimento non è stato in grado di quantificarlo esattamente, né di distinguere al suo interno le tante altre variabili, sociali e psicologiche, che lo compongono. Indagini future potranno fare molta più chiarezza su questo aspetto. Anche il tentativo di isolare, nella Regular condition, l’altruismo e la confusione in senso stretto poggia su alcune ipotesi alquanto arbitrarie: in primo luogo, è stato arbitrario aver supposto che in condizioni di indifferenza tra pubblico e privato gli agenti scelgano una specifica strategia di partenza. A tal proposito, potrebbe essere eseguito un esperimento ad hoc in cui ogni individuo è in gruppo con dei computer, che offrono somme casuali (si veda ancora Houser e Kurzban, 2002): così, l’effetto segnalazione verrebbe meno, l’altruismo sarebbe nullo, la confusione in senso stretto assente, e si potrebbero rintracciare le strategie “di partenza” ritenute ottimali dagli agenti. Seconda incognita è come considerare la “gentilezza” nei due diversi trattamenti, Regular e Cooperative. In base alle diverse chiavi di 34 La figura 2 non evidenzia alcun trend temporale significativo, dal momento che il calo di “confusione” e “gentilezza” è compensato dall’aumento della competitività round dopo round (che giustifica l’aumento col tempo della categoria “altro”). 37 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici CAPITOLO III - ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” interpretazione adottate, i valori di confusione in senso stretto e di altruismo per la Regular condition sono molto diversi: tra le tre procedure presentate, sembra plausibile supporre che la “gentilezza” incida, nella Regular e nella Cooperative, con lo stesso peso relativo. A questo riguardo, futuri trattamenti sperimentali potrebbero rintracciare in via diretta tale quota percentuale di altruismo: si tratta di allestire altre tre condizioni, tutte accomunate dalla caratteristica di avere p = α/N = 1 (quindi, condizioni cooperative) in cui, come sopra, una rappresenta il gioco standard, una quello in cui si viene pagati secondo il rank, e una terza intermedia. Nell’ipotesi che la competitività connessa al possesso delle informazioni sul rank non incida sul tasso di cooperazione – ipotesi a sua volta da verificare – la contribuzione nella condizione Cooperative-Rank sarebbe attribuibile al solo altruismo, mentre nella condizione Cooperative-RegRank essa sarebbe imputabile ad altruismo più segnalazione/offerta interessata: dal confronto tra i due trattamenti potremmo di nuovo trovare i valori di “gentilezza”, da paragonare a quelli ottenuti seguendo il nostro modello indiretto. 38 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici APPENDICE - ISTRUZIONI PER LA RANK CONDITION APPENDICE ISTRUZIONI PER L’ESPERIMENTO “BENI PUBBLICI” (RANK CONDITION) Ciao, e grazie per essere venuto. Se sei arrivato puntuale all’esperimento, hai già guadagnato 2,50 €. Questo esperimento è uno studio delle decisioni di investimento individuali e di gruppo. Le istruzioni sono semplici. Se le segui attentamente e prendi buone decisioni di investimento, potresti anche guadagnare una discreta somma di denaro. Esso ti sarà pagato, in contanti, alla fine dell’esperimento. OPPORTUNITA’ DI INVESTIMENTO Sarai assegnato ad un gruppo di 3 persone: gli altri 2 membri del gruppo saranno anch’esse persone che siedono in questa stanza, nelle tue identiche condizioni. Ad ognuno verrà data in dotazione di volta in volta una certa quantità di “gettoni” (sempre la stessa), che provvederai ad investire tra due differenti opportunità di investimento. Tutti i gettoni devono essere investiti. La prima forma di investimento è di tipo INDIVIDUALE: si tratta semplicemente di “mettere da parte” i gettoni che decidi di impiegare in questo modo. Il tuo risultato, relativo a questa forma di investimento, coinciderà quindi con i gettoni che hai accantonato. La seconda opportunità di investimento è invece COLLETTIVA. La quantità di gettoni che deciderai di destinare a questo investimento contribuirà alla realizzazione di un bene pubblico (utopisticamente, pensa di poter contribuire alla realizzazione di un giardinetto con tanto di fontana a Novoli), di cui beneficeranno tutti i membri appartenenti al tuo gruppo, oltre a te stesso, naturalmente. In questo caso il risultato del tuo investimento dipenderà dal numero totale di gettoni che tu e gli altri 2 membri del gruppo investite nel progetto pubblico, vale a dire dalla quantità e qualità di bene pubblico che riuscirete a realizzare, e di cui riuscirete ad usufruire: più il gruppo investe nel bene pubblico, più ogni membro ottiene da questo tipo di investimento. Ogni gettone investito nel bene pubblico da parte di un qualunque membro del gruppo, farà ottenere 0,7 gettoni a tutti i componenti del gruppo, non solo alla persona che lo ha investito. Non importa chi investe i gettoni: ognuno beneficerà da ogni gettone investito nel bene pubblico, che lo abbia investito lui stesso oppure no. 39 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici APPENDICE - ISTRUZIONI PER LA RANK CONDITION Esempio. Supponi di non investire alcun gettone nel progetto pubblico, ma che gli altri due membri del gruppo abbiano investito un totale di 100 gettoni. In tal caso, il tuo risultato dall’investimento pubblico ammonterà a 70 gettoni (0,7 x 100), ma anche ogni altro membro del tuo gruppo avrà ottenuto un risultato di 70 gettoni. Esempio. Supponi di aver investito 20 gettoni nel progetto pubblico, e che gli altri due membri del gruppo abbiano investito un totale di 30 gettoni. La somma fa 50 gettoni. In questo caso, il tuo risultato dall’investimento pubblico ammonterà a 35 gettoni (0,7 x 50), come per ogni altro membro del tuo gruppo. Esempio. Supponi di aver investito 80 gettoni nel progetto pubblico, ma che gli altri due membri del gruppo non abbiano investito alcunché in esso. In questo caso, il tuo risultato dall’investimento pubblico ammonterà a 56 gettoni (0,7 x 80), ma anche ogni altro membro del tuo gruppo avrà ottenuto lo stesso risultato. FASI DI INVESTIMENTO All’inizio di ogni round ti verrà data una dotazione di 60 gettoni. Tutti gli altri membri del gruppo avranno la tua stessa dotazione. Il tuo compito è decidere quanti gettoni investire nell’investimento individuale e quanti in quello collettivo, digitando il numero di gettoni che intendi destinare al progetto pubblico (i gettoni destinati all’investimento individuale saranno calcolati di conseguenza), senza sapere quello che contemporaneamente gli altri membri del tuo gruppo stanno decidendo. Sei libero di destinare anche tutti i gettoni ad uno solo degli investimenti. Ti preghiamo di non comunicare a nessuno le tue decisioni e di non reagire verbalmente in alcun modo agli eventi che accadono durante l’esperimento. La sessione si compone di 15 round (3 di prova e 12 valevoli per guadagnare). Quando tutti i tuoi compagni avranno preso la loro decisione, ti verrà mostrato sullo schermo: a) il numero totale di gettoni investiti nel bene pubblico dal tuo gruppo. b) il risultato (in gettoni) dei tuoi investimenti per quel round. (per il calcolo di tale risultato vd. tabella sotto) c) la tua posizione nella graduatoria dei risultati degli investimenti per quel round: “1” significa che in quel round hai ottenuto il risultato più alto nel gruppo, “2” che hai ottenuto il secondo risultato più alto, “3” che hai totalizzato il risultato più basso (in caso di pareggio, ti verrà mostrata la posizione più alta). Il tuo guadagno effettivo, ad ogni turno, dipenderà dalla graduatoria dei risultati degli investimenti tra membri dello stesso gruppo: se la tua posizione è “1” avrai guadagnato 120 gettoni; se la tua posizione è “2” avrai guadagnato 60 gettoni; se la tua posizione è “3” non avrai guadagnato alcun gettone. Riassumendo, per il calcolo tuo guadagno effettivo verrà prima calcolato il risultato dei tuoi investimenti, poi sarà determinata la tua posizione in graduatoria ed infine assegnati i gettoni corrispondenti a tale posizione: 40 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici APPENDICE - ISTRUZIONI PER LA RANK CONDITION A) Risultato investimento = # gettoni “trattenuti” + 0.7 ∑i=1,2,3(# gettoni investiti nel progetto pubblico)i B) Determinazione della posizione in graduatoria (“1”, “2” o “3”) C) Gettoni guadagnati in base al tuo posto nella graduatoria dei risultati Posizione in graduatoria “1” “2” “3” Gettoni guadagnati 120 60 0 Se due persone ottengono lo stesso risultato – occupano cioè la stessa posizione nella graduatoria – guadagneranno una somma di gettoni media. Esempio. Supponi che due investitori abbiano ottenuto entrambi il livello più alto di risultati: sono entrambi primi in classifica; la posizione comunicata loro è “1” ed ognuno guadagna la media dei gettoni destinati al primo e al secondo classificato, ossia (120+60)/2 = 90 gettoni. Esempio. Supponi invece che tutti e tre gli investitori abbiano ottenuto lo stesso risultato: in questo caso la posizione comunicata a tutti è “1” ed ognuno guadagna la media dei gettoni destinati al primo, secondo e terzo classificato, ossia (120+60+0)/3 = 60 gettoni. Tutte le informazioni riguardanti le tue decisioni e i tuoi guadagni sono strettamente confidenziali. PAGAMENTO Dopo l’ultimo round ti verrà corrisposto il valore totale dei gettoni che hai accumulato nel corso dell’intero esperimento. PER OGNI GETTONE GUADAGNATO VERRANNO CORRISPOSTI 2/3 CENT. DI EURO (0,0067 € ca.) I PAGAMENTI SARANNO ARROTONDATI AL DECIMO DI EURO PIU’ VICINO IL TUO GRUPPO La composizione del tuo gruppo cambierà ad ogni round secondo un meccanismo di combinazione casuale. In nessun momento le identità degli altri componenti del gruppo ti saranno svelate, né la tua sarà svelata a loro. Adesso hai completato le istruzioni. Se hai qualche domanda, alza pure la mano. Anche mentre l’esperimento è in corso, non esitare ad esplicitare i tuoi dubbi, che cercheremo subito di chiarire. 41 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici APPENDICE - ISTRUZIONI PER LA RANK CONDITION Ricordati però di non lasciar trapelare nulla delle tue decisioni o dei tuoi risultati: qualcuno potrebbe approfittarne! Se è tutto chiaro, puoi dar inizio all’esperimento. Rimani concentrato per qualche minuto e…in bocca al lupo! 42 Fattori di Cooperazione nella Contribuzione Volontaria ai Beni Pubblici BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA ANDREONI J., “Impure altruism and donations to public goods: a theory of warm-glow giving”, Economic Journal, pp. 464-477 (1990). ANDREONI J., “ Cooperation in public goods experiments: kindness or confusion?”, American Economic Review, No. 4, pp.891-904 (1995). ANDREONI J., PETRIE R., “Public goods without confidentiality: a glimpse into fund-raising”, Journal of Public Economics 88, pp. 1605-1623 (2004). BOHM P., “Estamating demand for public goods: an experiment”, European Economic Review 3, pp. 111-130 (1972). BRANDTS J., SCHRAM A., “Cooperation and noise in public goods experiments: applying the contribution function approach”, Journal of Public Economics 79, pp. 399-427 (2001). 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Massimo 47