Se nel TELEFILM si parla di cancro

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Se nel TELEFILM si parla di cancro
TELEVISIONE
Se nel TELEFILM
si parla di cancro
di Fabio Turone
Corbis
Il dilagare di serie ispirate a temi
e ambienti medici ha moltiplicato
le informazioni sanitarie veicolate dalla
televisione. L’effetto sul telespettatore
può essere ottimo, come
dimostrano anche alcuni studi
hi si appassiona per le no che l’influenza della televisorti dei protagonisti di sione sulle conoscenze e sui
una soap opera o di un comportamenti della popolatelefilm spesso finisce per zione può essere molto forte, e
dimenticare che si tratta di per- segnalano anche alcuni esempi
virtuosi in cui
sonaggi di fantasia, perché le Le vicende degli telefilm di succesvicende – comeroi TV sono so come E.R.
in prima
prese ovviamente
vissute con Medici
linea o Grey’s Anaquelle che riguardano la malattia e partecipazione tomy hanno contribuito a diffonla morte – sono
raccontate con dettagli realisti- dere pratiche e atteggiamenti
ci e in modo convincente. Per positivi in tema di prevenzione
questo, negli ultimi anni, oncologica.
medici e sceneggiatori in molti
Paesi si sono posti il problema INFLUENTE NEL
di rappresentare sul grande e BENE E NEL MALE
soprattutto sul piccolo scherLa prestigiosa rivista medica
mo le situazioni critiche – per inglese Lancet Oncology, che ha
esempio quelle in cui si affron- dedicato molto spazio all’argota un tumore – con responsabi- mento, cita come esempio
lità ed equilibrio.
chiave un episodio della fortuOra alcuni articoli apparsi nata serie americana Curb Your
sulle riviste mediche conferma- Enthusiasm, scritta dagli stessi
C
autori di Seinfeld (in Italia per
ora trasmessa solo sul canale
satellitare Jimmy).
Il protagonista Larry David
– uno degli autori, che nella
serie interpreta se stesso – è al
funerale di un conoscente
morto per un linfoma di
Hodgkin, e si dichiara stupito:
“Guardavo sempre la serie Cinque in famiglia (che in Italia è
stata trasmessa sui canali
Mediaset) e Charlie, il fratello
più grande, aveva l’Hodgkin
‘buono’” spiega perplesso all’amico Jeff, che saggiamente gli
risponde: “Se fossi in te, non
andrei in giro a dire che c’è un
Hodgkin buono sulla base di
Cinque in famiglia”.
“Quel telefilm ha colpito
nel segno” scrive Lancet Oncology, sottolineando come questo possa avere effetti molto
negativi, se la rappresentazione
della realtà di una malattia è
lacunosa o del tutto errata, ma
anche positivi.
È quello che è accaduto nel
2001 in Gran Bretagna, quando nella storica serie inglese
Coronation Street – trasmessa
ininterrottamente fin dal 1960
– una delle protagoniste, Alma
Baldwin, viene fatta morire per
un tumore della cervice uterina. Consapevoli del fatto che la
morte della loro amata Alma
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Grazia Neri
Corbis
avrebbe potuto forse essere evi- spettatrici, ad agire rapidamentata se lei non avesse saltato il te per tutelare la salute propria
regolare Pap-test, molte e quella delle persone care.
migliaia di telespettatrici si
sono recate dal medico nell’an- IL PUBBLICO IMPARA
no successivo alla messa in DAI PROPRI EROI
onda (ben 14.000 solo nelle
Lo stesso è accaduto quanregioni nordoccidentali della do nella serie americana Grey’s
Gran Bretagna, secondo uno Anatomy (vista de 38 milioni di
studio pubblicato sul British telespettatori solo negli Stati
Medical Journal).
Uniti) è stata presentata una
Ed è anche quello che è poi giovane ventenne incinta i cui
successo, con qualche variante, primi sintomi di tumore del
con diversi episoseno erano stati
di di altre serie Le serie televisive inizialmente attrimolto amate in che parlano di buiti proprio alle
Gran Bretagna,
della
medici hanno vicissitudini
tra cui quella
gravidanza, per
che, secondo un enorme successo cui la madre dà la
sondaggio radiocolpa della malatfonico, è stata il momento più tia al bambino non ancora
triste in assoluto nella storia nato.
delle soap opera, la morte per
Grazie alle spiegazioni delle
un tumore terminale di Ethel eroine della serie, le telespettain Eastenders: storie di cancro trici hanno scoperto i delicati
che, seppure raffigurate con equilibri che governano il rapqualche dettaglio poco realisti- porto tra ormoni e alcuni tipi
co (in genere perché i tempi di tumore.
della diagnosi o della progresI dati raccolti da una ricerca
sione della malattia vengono innovativa condotta su un altro
accelerati per esigenze di copio- episodio della stessa serie (pubne) lasciano un segno talmente blicati a metà settembre) dimosignificativo da indurre i tele- strano che le informazioni che i
spettatori, e ancor più le tele- finti medici si scambiano sullo
Doctor House
e il suo staff
14 Fondamentale dicembre 2008
LA RICERCA CONTINUA
La ‘città dell’anima’ che salva vite in Africa
Se nei Paesi occidentali l’idea della televisione come veicolo di messaggi educativi suscita qualche
perplessità, in Sudafrica il progetto di educazione sanitaria basata su una fiction ha avuto un enorme
successo: la telenovela Soul City (Città dell’anima) va in onda da 13 anni ed è oggi vista da oltre 34
milioni di telespettatori, circa il 70 per cento della popolazione, con le sue trame in cui le vicissitudini
di salute dei personaggi hanno ampio spazio (essendo in Africa, la fanno da padroni temi come HIV,
tubercolosi e violenza domestica).
Il successo è tale che a breve la serie – realizzata da esperti di salute pubblica e finanziata con 18
milioni di euro dal governo britannico – sbarcherà in altri otto Paesi africani.
Alla base di questa ricetta di successo c’è un attento e scrupoloso lavoro preparatorio, che coinvolge
la popolazione: un gruppo di ricercatori locali incontra cittadini ed esponenti delle associazioni e
discute con loro dei temi che stanno loro a cuore, che poi gli sceneggiatori trasformano in
sceneggiature realistiche.
Il risultato c’è stato: secondo diversi studi pubblicati da riviste mediche e scientifiche, tra gli spettatori
della soap opera sono decisamente calati i comportamenti a rischio, e di converso le abitudini sane si
sono diffuse più che nel resto della popolazione.
“La strategia che c’è dietro i programmi di educazione e intrattenimento di maggior successo
consiste nel mettere insieme scienziati e artisti cosicché ciascuno impari il linguaggio dell’altro”
spiega Doug Storey, della Johns Hopkins University di Baltimora. “Via via che una sceneggiatura si
sviluppa, occorre che sia sempre corretta dal punto di vista scientifico”.
Ma un ingrediente importante della ricetta sarebbe nel tono scelto: “La soap non è moraleggiante”
spiega Melinda Simmons, del ministero britannico che ha finanziato l’iniziativa. “Soul City non
fornisce nessuna conclusione prefabbricata, semplicemente racconta molto bene storie di gente
normale”.
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schermo con i finti pazienti
vengono recepite con attenzione dal pubblico a casa: i ricercatori della Fondazione americana Kaiser Permanente hanno
concordato con gli sceneggiatori di Grey’s Anatomy di inserire in un episodio la storia di
una donna con virus HIV che
scopre di essere rimasta incinta,
alla quale i medici prospettano
una terapia profilattica che le
potrebbe permettere di avere
un figlio sano con il 98 per
cento delle probabilità. Hanno
poi interpellato un campione
di telespettatori sia prima sia
dopo la messa in onda di quell’episodio, scoprendo che circa
la metà di loro aveva acquisito
correttamente le nozioni fondamentali.
Certo, non sempre le trame
sono sufficientemente verosimili, e non sempre c’è un’attenta supervisione medica, ma
nel complesso la situazione
appare incoraggiante, soprattutto perché parlare di cancro
in televisione aiuta a trasformare un’idea, fino a pochi
anni fa paralizzante, in un
fatto della vita da affrontare
con decisione e a viso aperto.
“I produttori e gli autori sono
diventati più responsabili”
spiega a Lancet Oncology Martin Ledwick, responsabile dell’informazione ai pazienti
della charity inglese Cancer
Research UK, commentando
il panorama televisivo. “Se la
gente vede che un personaggio
che amano è colpito da un
cancro e combatte la malattia,
è un messaggio positivo quello
che portano a casa”.
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