trail running webzine

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SPIRITOTRAIL
TRAIL RUNNING WEBZINE
N° 4 - LUGLIO 2008
speciali
LAVAREDO ULTRA TRAIL
100 KM DEL PASSATORE
cronache
GRPT
NEMEA-OLYMPIA
MYWOK 100
personaggi
ENRICO VEDILEI
materiali a confronto
SCARPE DA TRAIL RUNNING
interviste
MONICA CARLIN
e FRANCESCA NARDI
concorso
FOTO DEL MESE
anteprima gare
TRAIL DEL BANGHER
CAMIGNADA
calendario
LE GARE DA LUGLIO A DICEMBRE
FOTO di COPERTINA: Sotto le pareti nord delle Tre Cime
di Lavaredo
© SIMONE BROGIONI
REDAZIONE
Simone Brogioni, Matteo Grassi, Gualtiero Linetti,
Stefano Michelet, Cristina Murgia, Maurizio Scilla,
Leonardo Soresi, Francesco Zanchetta.
Hanno collaborato:
Gerardo Langone, Norberto Salmaso, Tite Togni, Enrico
Vedilei, Marco Vendramel.
I vostri contributi saranno molto graditi.
Scriveteci a: [email protected]
Prima di scrivere questo breve editoriale ho voluto rileggere il racconto di Norberto Salmaso sul suo particolarissimo Passatore, che in 34
ore lo ha portato da Firenze a Faenza attraverso sentieri e boschi.
In questo pezzo, che trovate a pagina 20, c’è l’essenza del trail: uno
sport che non ammette punti d’arrivo, dove l’avventura, l’amore per
la natura, il rispetto e la solidarietà sono valori essenziali. Proprio di natura e di rispetto si parla su questo numero della webzine, con un’ironica denuncia rivolta a tutti coloro che gettano rifiuti sui percorsi di
gara, dimostrando di aver poco a che fare con lo spirito trail. Solo
un’azione pedagogica umile e costante da parte di tutti noi potrà
portare questi personaggi a capire la stupidità di certi gesti, e magari
un giorno a denunciarli a loro volta. Perché trailer non si nasce soltanto ma lo si diventa, così come ci racconta Enrico Vedilei nel suo viaggio lungo 30 anni di corsa e di emozioni. Emozioni che ritroviamo nel
racconto di Maurizio “Micetto” Cenci della sua Lavaredo Ultra Trail,
la corsa dolomitica che si è trasformata in un rendez-vous tra gli amici
del forum di www.spiritotrail.it e che ha visto il sabato precedente la
gara la premiazione dei vincitori della speciale classifica riservata ai
partecipanti ai trail autogestiti.
In un’atmosfera familiare, molti utenti hanno avuto la possibilità di conoscersi di persona e di scambiare quattro chiacchiere a voce e non
solo tramite tastiera. Perché il forum è sì importante per mantenere
un contatto quotidiano con i “compagni di trail”, ma ritrovarsi faccia
a faccia... ha sempre un sapore particolare. Tutti insieme, tutti uguali: tapascioni e top runner, come evidenzia in maniera simpatica la
doppia intervista alla campionessa Monica Carlin e alla trailer senza
pretese, ma con enorme passione, Francesca Nardi.
Infine, una piccola nota di rammarico. Abbiamo creato Spirito Trail
perché sentivamo l’esigenza di un punto d’incontro, seppure virtuale, tra gli appassionati di uno sport che sta raccogliendo sempre più
consensi. Siamo contenti di aver creato un gruppo di persone che
partecipa attivamente a quella che amiamo definire una “redazione aperta”, per la realizzazione di questo prezioso “gioiellino”. Ma il
movimento del trail running è in crescita, e si affaccia lo spettro del
mero business, lontano dal nostro modo di pensare. Il pezzo d’attualità di Leonardo Soresi vi spiegherà nel dettaglio ciò che probabilmente avrete letto nell’articolo apparso sul mensile “Correre” di questo
mese: gli organizzatori dell’Ultra-Trail du Mont Blanc rivendicano il potere assoluto sul marchio “Ultra-Trail”, pretendendo di dettare regole
anche in Italia. Mi auguro di cuore che tutti si risolva nel migliore dei
modi e che il signor Poletti e i suoi collaboratori si siano resi conto del
loro scivolone. Comunque vada, noi saremo qui a raccontarvi gli sviluppi della vicenda e a condividere con voi non solo le emozioni e le
gioie, ma anche quei piccoli fastidi che, purtroppo, stanno intaccando anche questa nostra isola sempre più popolata.
Simone Brogioni
CRONACHE...
TRAIL AUTOGESTITI:
tutti vincitori!
A cura della redazione
Foto © Simone Brogioni
S P I R I T O T R AI L [ L UG L I O ] - 3
S
abato 21 giugno, primo giorno
d’estate e vigilia della Lavaredo
Ultra Trail, alla Villa Gregoriana
di Palus San Marco (BL), luogo di partenza e arrivo della corsa cadorina, si
sono svolte le premiazioni del primo
anno di Trail Autogestiti. L’occasione era quella giusta: alla “LUT” erano
presenti quasi tutti gli utenti del forum
di Spirito Trail, dove i Trail Autogestiti
prendono vita. Così, nella sala riunioni popolata da oltre 200 persone in
attesa del briefing tecnico pre-gara,
Simone Brogioni e Matteo Grassi hanno avuto l’occasione di presentare
al “popolo trail” questa iniziativa che
ha riscosso fin da subito un lusinghiero
gradimento. I vincitori della classifica
dei Trail Autogestiti 2007/2008 sono risultati coloro che hanno partecipato
al maggior numero di eventi. Nessuna
somma dei tempi quindi, né posizioni
in graduatoria, come è nella natura di
questi incontri.
Stefano
Michelet,
organizzatore
dell’Ecomaratona dei Cimbri e “pioniere” dei Trail Autogestiti, è stato
chiamato a premiare i primi tre uomini classificati: Gabriele “mudanda”
Bortolotto, trionfatore con 5 presenze,
Matteo “emme” Grassi e Maurizio” mi-
Foto © Simone Brogioni
cetto” Cenci con 4 presenze. Emilio
Baldoni, in rappresentanza del Prosecco Bortolotti che ha contribuito senza
dubbio a rafforzare lo... “spirito” trail,
ha premiato invece la prima donna:
Elisa Betti, con 4 presenze all’attivo.
Durante la cerimonia sono stati anche
ringraziati i promotori dei Trail Autogestiti organizzati nell’ultima stagione:
Stefano Michelet e Gianni de Polo “i
Cimbri”, Roberto Scandiuzzo, Giovanni “Giocai” Paoletti (Prealpi Venete),
Giovanni Lolli, Stefano “Ste” Bartolini e
Gerardo “Jack” Langone (Apennino
Tosco-Emiliano), Andrea “Chiocciola”
Olivi (Cinque Terre), Maurizio “Maudellevette” Scilla (Alpi Occidentali), oltre
a Matteo “emme” Grassi (Prealpi Venete) e Simone Brogioni (Dolomiti).
Ma... cosa sono i Trail Autogestiti?
Nati l’autunno scorso in alternativa alle
gare o alle non competitive, che in
quel periodo scarseggiano, i TA sono
veri e propri TRAIL, ma senza struttura
organizzativa e senza costi di partecipazione, appunto AUTOGESTITI, ovvero l'anello di congiunzione tra un allenamento e una gara.
Fra gli scopi dei TA non c’è tanto l’alle-
namento in sé, quanto piuttosto la scoperta dei luoghi. Chi li organizza studia
scrupolosamente e attentamente gli
itinerari per far scoprire la bellezza dei
diversi territori (riserve e parchi, ambiti
monumentali, luoghi storici) invogliando a partecipare anche persone provenienti da diverse aree geografiche.
I TA si organizzano sul forum di spiritotrail.it, ma non fanno riferimento a
un gruppo “chiuso” o “precostituito”,
sono anzi un’importante occasione di
incontro e ritrovo fra appassionati dello stesso sport.
Non dimentichiamo infine il “terzo
tempo”, altro ingrediente fondamentale dei TA, cioè la condivisione finale
del ristoro che, naturalmente, viene
anch’esso autogestito!
Non ci sono regole scritte, ma tutti insieme si cerca di rispettare alcuni principi.
Chi organizza dovrebbe:
- evitare di sovrapporre più TA nella
stessa data, a meno che non siano in
regioni distanti
- proporre itinerari alla portata di tutti
(salvo eccezioni, che vanno opportunamente segnalate)
- descrivere nel forum, o in altro spazio
web, le caratteristiche del percorso,
S P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 4
Foto © Francesco >checo< Zanchetta
Foto di Riccardo >riczac< Zaccaria
sua lunghezza, il dislivello, l’altimetria,
il tempo di percorrenza previsto e le
eventuali difficoltà
- descrivere o fornire i riferimenti sulle
caratteristiche ambientali, storico-artistiche, paesaggistiche...
- redigere un elenco dei partecipanti
e mantenere i contatti
- informare sulle condizioni meteo previste
- segnalare eventuali punti di ristoro e
i servizi presenti in zona (alla partenza,
all’arrivo e lungo il percorso)
- consigliare l’attrezzatura e le riserve
idrico-alimentari
- stabilire il luogo e l’orario del ritrovo,
verificare la presenza dei partecipanti
- guidare il gruppo o eventualmente,
tramite alcuni aiutanti, guidare più
gruppi dall’inizio alla fine del percorso.
Chi partecipa dovrebbe
- verificare di essere nelle condizioni
di affrontare il Trail (ciascuno è direttamente responsabile di sé stesso, a
lui la libera scelta di assicurarsi contro
eventuali infortuni)
- rimanere in gruppo
- onorare il terzo tempo!!! ;-)
Senza la pretesa di aver inventato nulla, se non forse il nome, siamo convinti
che il “movimento” dei TA con tanto
di calendario e di classifica stia diventando una importante realtà nel panorama del Trail in Italia.
Questi i prossimi TA in programma:
- 25.07 Notturna Prato-Bocca di Rio
(Prato, PO)
- 16.08 Full Moon Camignada Trail (Misurina-Auronzo, BL)
- 05.10 Valle Siciliana del Gran Sasso
(Isola del Gran Sasso, TE)
- 12.10 Ranjese Race (Vittorio Veneto,
TV)
- 02.11 Colline del Prosecco D.O.C.
e, ancora in fase di definizione:
- 5 Bivacchi (agosto - BL)
- Gattone Race (MO)
- Piccole Dolomiti e Pasubio (VI).
Tutte le informazioni sono nella sezione “Trail autogestiti” del forum di www.
spiritotrail.it.
A sin. un’immagine delle premiazioni
(Foto di Luca Baradello)
S P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 5
CRONACHE...
LAVAREDO ULTRA TRAIL
>>una grande esperienza <<
Testo di Maurizio >micetto< Cenci
Foto di Belinda Sorice
N
on voglio dilungarmi sulla giornata di sabato, dove ho raggiunto Villa Gregoriana (sulle
Dolomiti) insieme ad Elisa, una amica
alla quale ho dato volentieri uno strappo per arrivare al luogo di partenza
della gara. Giornata dedicata al ritiro
pettorali e alle strette di mano a vecchi amici e a tanti altri che incontravo
per la prima volta, devo dire tutti simpaticissimi e sorridenti. Passiamo invece direttamente al giorno della gara.
Ore 7.59: sono teso, il mio obiettivo è
come ho sempre detto arrivare entro il tempo massimo di 10 ore, cosa
a mio dire non facile visto il tipo di
corsa: 53 km, dislivello positivo 3300 m
(tra cui 2500 m concentrati nei primi
24 km), e se togliamo 8,5 km di discesa, 2,5 piani, rimangono 2600 metri di
dislivello in 13 km, praticamente una
media di 19,5% a km! Accipicchia.
Dopo una parte centrale abbastanza normale di su e giù, dal 35° km in
poi è stato un nuovo supplizio, altri
500 metri di dislivello che salivano
costantemente senza darti un metro
di respiro prima della discesa finale.
Ma partiamo dall’inizio… meno tre,
meno due, meno uno: ore 8, via! Ma
dove vanno ‘sti pazzi, siamo solo all’
inizio e questi tirano già… Primo chilometro abbastanza piatto, servirà per
allungare un po’ questa marea di 500
pazzi che non sanno a cosa vanno in-
contro; cominciamo a salire, e più
vai avanti più il terreno davanti
a te si alza, passiamo il primo ruscello e
qui i soliti che hanno paura di bagnarsi
le scarpette intralciano un po’ il passaggio. Pian piano raggiungiamo una
malga, e fino qui eravamo in sottobosco perciò ancora non capivamo
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in che guaio ci stavamo per cacciare, con il sole che avrebbe picchiato
sopra la testa più avanti. Da qui un
km che ti fa rifiatare un attimo, poi di
nuovo su verso il rifugio città di Carpi.
Salita dura fatta in gran parte in compagnia di Riccardo, ma lungo questo
tratto ciò che mi ha distratto di più
sono stati dei fantastici massi giganteschi sparsi sul terreno su cui erano
cresciuti alberi stupendi (che meraviglia). Arriviamo al rifugio, ci guardiamo
indietro: un paesaggio…spettacolare.
Finalmente si scende, qui provo a lanciarmi come so fare io (la discesa è la
mia specialità), ma non riuscirò a correre veloce come avrei voluto a causa di uno stiramento alla coscia destra
che mi trascino dietro da mesi e mi impedisce di allungare la gamba come
vorrei, comunque scendo bene per
tutti e 8 i km superando di continuo.
Finita la discesa si ricomincia a sa-
lire (siamo al 16° km), mi metto a
camminare mangiando la prima
barretta e zuccheri per non arrivare al punto di finire le energie.
Ricominciano i ruscelli, bevo acqua
fresca e riparto; ecco che arriva
anche Giovanni che avevo passato in discesa, riempie la borraccia
e via, mi passa e… chi lo rivede più.
Ora c’è il bivio per Val di Cengia: da qui
in poi la salita si farà sempre più dura e
ad ogni ruscello ci salto dentro, bevo,
bagno il cappellino e mentre gli altri
cercano di non bagnarsi i piedi io invece li immergo sempre per rinfrescarli.
La salita si fa sempre più dura, ora si
sale in un continuo zig zag sempre più
pendente, siamo sotto il sole e c’è
caldo e afa. Uffa, non ne posso più…
mi passa anche Elisa e le dico: ecco
quella che non va, che non la finisce…
le faccio un incitamento e da quel
momento anche lei non la rivedrò più.
Molti dei miei amici e compagni uno
alla volta mi passano, ma non importa, il mio obiettivo è finirla entro il
tempo massimo e ci devo riuscire.
Una cascatina, si beve ancora acqua
fresca ma la strada non molla, anzi.
Eccoci finalmente in val di Cengia…
Scusatemi, ma qui un minuto devo
fermarmi: non perché sono morto
(anche se lo sono), non per mangiare qualcosa (anche se lo faccio), ma
per ammirare la meraviglia che mi è
apparsa davanti: VAL DI CENGIA…
Da qualunque parte ti giri è un quadro, una poesia di colori, un’atmosfera da favola… Ti sembra di essere
in un luogo da cartoni animati, non ti
sembra vera eppure c’è; è la zona più
bella che ho mai visto nella mia vita
e sarà difficile batterla. Ripartiamo, il
tempo sull’orologio scorre inesorabile e io non posso sprecarne troppo.
Un altro paio di km e sono sotto le Tre
Cime che tutto il mondo ci invidia.
Passo attraverso due muri di neve,
ne mangio un po’ e via. Finalmente il
punto più alto l’ho raggiunto e non mi
fermo un secondo, parto subito in discesa verso un’altra malga dove c’è
un altro ruscello di acqua fresca limpida: faccio un’altra degustazione e via.
Su verso l’altra forcella e adesso si
scenderà fino al lago di Misurina, prima su un sentiero stretto e sdrucciolevole poi su un percorso più corribile.
Ahimé, qui scopro che il mio problema alla coscia è molto più grave del
previsto e nelle discese non riesco ad
allungare la gamba, perciò da qui
alla fine potrò correre solo con passi
corti, ma così facendo velocità non se
ne fa molta e perderò molto tempo.
Finalmente siamo al lago, km 34:
da qui in poi mi avevano detto
che sarebbe stato più semplice…
Non mi fermo, sono in ritardo e non
voglio perdere il mio ritmo lento ma regolare. Arrivo a malga Misurina dove
hanno detto che fanno un’ottima polenta e salsiccia! La tentazione è forte
ma poi opto per continuare. Ultima
fontana, una grande bevuta e si risale, una salita continua che non molla
un metro (accipicchia a chi ha detto
che da Misurina in poi era semplice).
Caldo, fatica, sudore, fame, sete si
fanno sentire tutti assieme, ma non
mollo, se vogliono che mi fermi mi devono abbattere a cannonate. Ancora su: ecco la cima, grazie a Dio. Ora
un saliscendi leggero su di un sentiero
ghiaioso stretto dove corri a stento ti
porta ad un’ultima salitella: hurrah,
le salite sono finite, ora si scende!
Si scende! Sì, ma da dove?! Ci sono
solo strapiombi, si scende da un ghiaione praticamente verticale, quelli davanti a me scendono quasi seduti, o
tenendosi due a due piedi di traverso
pian piano. Penso: io devo scendere,
mi butto, faccio tutto il ghiaione corS P I R I T O T RA IL [LU GLIO] - 7
rendo saltando giù dritto, puntando
solo i talloni, schiena indietro. Però ora
mi ritrovo con le scarpe piene di sassi,
le tolgo, le svuoto e riparto e vedo che
quelli che scendevano di sedere o
passetto dopo passetto sono ancora
a metà, vuol dire che la mia tattica ha
fruttato nonostante i sassi nelle scarpe.
Da questo punto in poi, gli ultimi 13
km sono solo di discesa, prima un po’
sconnessa poi corribile; si torna nel sottobosco, almeno così il sole non ti picchia in testa e il caldo si sente meno,
ma forse perché sono stanco il caldo
non sembra scendere, la coscia continua a non lasciarmi correre come
vorrei, ma da qui fino al traguardo
correrò sempre, non mi fermerò nemmeno un metro, non vorrei che il fermarmi mi bloccasse la gamba, e allora… forza Maurizio, fai vedere chi sei!
Ad alcuni questo tratto non è piaciuto, a me invece è servito a ripensare
ai tratti passati nelle prime 8 ore, e nei
miei pensieri tornavo alla prima salita, alla Val di Cengia, alle Tre Cime,
al lago di Misurina, ai freschi ruscelli
dove inzuppavo i piedi per sentire un
po’ di frescura, alla malga con polenta e salsiccia, alla discesa che c’era
e non c’era… e i km sono scorsi via in
un lampo. Però anche l’orologio correva. Sottopasso, il prato finale, ultimo
km, e qui come al solito non riesco
a trattenere le lacrime (è più forte di
me). Sto per arrivare, ormai il traguar-
do è lì e nessuno me lo può più togliere. Lo vedo: sì, è lo striscione! Alzo le
braccia: eccomiiii! E’ finitaaaaaaa!!
Ore 9’15”54, ben sotto le 10 ore e nonostante la mia coscia acciaccata.
Medaglia, un abbraccio, il saluto di
chi c’era; arriva l’amico Luciano, si
complimenta, gli chiedo di portarmi
subito all’ambulanza, ho un bisogno
immediato di ghiaccio per la mia coscia che nonostante tutto ha tenuto
botta; intanto vedo amici che parlano, ridono, e nonostante siano distrutti si vede la soddisfazione sui loro
volti, vengo anche a sapere che già
al 24° km a Forcella Lavaredo c’erano più di 100 ritirati. Peccato, mi metto
nei loro panni e sento il loro dispiacere nell’aria, ma era veramente dura.
Ora basta, ho già detto troppo e
poi non riesco più a vedere lo schermo del computer mentre scrivo: il
ripensare al percorso, ai colori, ai
profumi, agli angoli meravigliosi, alla
fatica, alla gioia di avere tagliato il
traguardo mi sta facendo lacrimare gli occhi e appannare la vista.
Grazie a tutti gli amici nuovi e vecchi
e a tutti quelli che lungo il percorso mi
hanno incitato, gridando il mio nome
di battaglia che avevo scritto dietro
al mio zaino (MICETTO), i vostri “vaaaaiiii Micetto” sono serviti come se
mi aveste passato una bibita fresca.
P.S. grazie SIMONE per questa bellissima gara, dura più del previsto ma
piena di emozioni forti che mi sono
gustato, come dice Gabriele, “Piano piano, lentamente” fino alla fine.
P.S. ottima organizzazione. Ho trovato zero code per il pettorale, zero
code per la doccia calda finale, zero
code per la buonissima cena serale che non mi aspettavo compresa
nell’iscrizione, con primo, secondo,
tanta frutta e del fresco cocomero.
Sul percorso pochi segnali ma tutti sistemati nella posizione più opportuna.
P.S. spero di non avere fatto torti a chi non ho nominato, ma dire
il nome di tutti gli amici nuovi e
vecchi sarebbe stato impossibile.
Una sola nota negativa: la maleducazione di alcuni concorrenti che,
incuranti del luogo dove eravamo,
hanno gettato lungo il percorso le loro
cartacce, le loro bottigliette e altro.
Sarebbe costata tanta fatica mettersele in tasca e riportarle giù? Io al
traguardo avevo il taschino dei pantaloncini e una tasca dello zaino pieni
di cartacce… E non erano solo le mie.
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OPINIONI PERSONALI...
IUTO di
E...
Testo di Francesco >Checo< Zanchetta
...CHE TUTTI I RESTI DI INTEGRATORI, BARRETTE, ECC. SIANO STATI LASCIATI COME
IMMONDIZIA SUL PERCORSO. NON PUÒ ESISTERE UNA COSA DEL GENERE, CI
DEVE ESSERE PER FORZA UN’ALTRA SPIEGAZIONE.
AZZARDO ALLORA QUALCHE IPOTESI:
1) Il percorso era segnalato male. Per
questo alcuni concorrenti più sensibili ed altruisti hanno pensato bene di
andare in aiuto a quelli che seguivano, lasciando segnalazioni ben visibili
lungo il percorso. Essendo persone
intelligenti e colte, memori di quanto
accadde al povero Pollicino, si sono
premurate di lasciare solo oggetti non
commestibili, assolutamente non biodegradabili, e anche colorati e ben
visibili.
2) Vista la carenza di spazi pubblicitari
sul sito internet della gara, le case produttrici di integratori hanno assoldato
alcuni atleti per lasciare gli involucri,
come dei banner pubblicitari, sparsi
lungo il percorso. Un chiaro invito agli
organizzatori della Lavaredo Ultra Trail
a cedere alle pressanti richieste degli
sponsor del settore.
3) Un'astuta azione di marketing da
parte dell'organizzazione. Visto il gran
polverone che ha suscitato nei mezzi
di comunicazione l'accumulo dei rifiuti
a Napoli, qualcuno ha pensato di cavalcare l'onda e usare il traino mediatico che ne deriva. Della serie: "Parlate
pure male di me, ma parlatene..."; in
definitiva un'ottima pubblicità per la
gara.
4) Basta lamentarsi che gli antichi costruivano le cose perché durassero,
mentre della nostra civiltà dell'informazione non resterà più niente! Per
una volta che c'è qualcuno che si
preoccupa di lasciare materiale archeologico ai posteri, noi anche lo
condanniamo? Male hanno fatto gli
sventati che quegli oggetti hanno raccolto, dovevano lasciarli in sito per i
secoli a venire. Ma agli archeologi del
5000 D.C. nessuno ci pensa? Di questo
passo produrremo in futuro un’intera
categoria di disoccupati. E adesso
tocca rifare tutto daccapo, uffa!
5) Visto che predichiamo tutto questo
amore per la natura, dovremmo portare più rispetto alla natura istintiva del
trailer. Così se gli animali selvaggi marcano il territorio con i loro escrementi,
allora anche il trailer evoluto lascia il
suo segno. Pochi se ne sono accorti,
ma sul percorso c'erano i documentaristi di Quark; noi che siamo 'gnurànt
queste cose non le capiamo, ma a
Piero Angela certi comportamenti non sfuggono! Non meravigliatevi
se nei prossimi trail vedrete qualcuno
fare il bisognino alzando la zampetta,
sarebbe un'ulteriore evoluzione della
specie...
In tutti questi casi è evidente l'intento
più che positivo, vorrei dire lodevole,
di chi ha lasciato i suoi resti lungo il percorso. Per cui è ora di finirla, basta denigrare queste adorabili persone, anzi
dovremmo dare loro un premio speciale. Ecco, propongo: un sacco della
loro mer*a da riportarsi a casa!
S P I R I T O T RA IL [LU GLIO] - 9
ULTRA
&
YOGA
Foto www.drumayoga.it
SCRITTO DA VOI...
Testo di Tite Togni
ORA RIESCO DI NUOVO A MUOVERE LA MANO SINISTRA PER SCRIVERE. A DUE GIORNI DALL’EVENTO, POSSO DIRLO: SOLO
GRAZIE ALLO YOGA HO POTUTO AFFRONTARE LA LAVAREDO ULTRA TRAIL. HO POTUTO PORTARLA A TERMINE CON SUCCESSO
ED AMPIAMENTE ENTRO IL TERMINE MASSIMO (9:08), NONOSTANTE UNA CADUTA ROVINOSA PER LA MIA MANO SINISTRA,
ANCHE PER MERITO DELL’ALLENAMENTO ALLA CORSA DEGLI ANNI PRECEDENTI, E A QUELLO DI MONTAGNA DEGLI ULTIMI MESI.
G
ià 3 anni fa, quando cominciai
ad applicarmi con le tabelle
di allenamento per affrontare la mia prima maratona, ero convinta che lo yoga fosse soprattutto
quello che va oltre (Ultra!) la pratica
specifica, e la curiosità di mettere alla
prova tale disciplina corroborante ed
equilibrante in un contesto durevole e di difficoltà come la maratona,
non solo mi spronò e mi sostenne in
allenamento e in gara, ma continua a
sostenermi nei miei miglioramenti lievi
ma continui, oltre che conservare un
equilibrio tra mente e corpo che non
può che prevenire molti dei piccoli infortuni da sovrallenamento. Da allora,
migliorata di 20 minuti in maratona, mi
sono ritrovata ad aumentare la pratica yogica, sia prima sia dopo la corsa,
e apprezzo la mirabolante capacità
del corpo di passare dalla flessibilità al
potenziamento, allo sforzo, all'allungamento passivo senza traumi ma in maniera calma e senza interventi esterni
(medicamenti o altro)... e con esso la
mente.
Il fatto è che è proprio dell'essere umano spostare i limiti: l'importante è farlo
con misura, ossia ascoltandosi sempre,
e questa pratica, la consapevolezza,
è un esercizio difficilissimo se non si è
abituati, ma è il dono principale dello
yoga, sin dai primi istanti.
Quindi fu naturale, dopo tante gare su
asfalto, apprezzare maggiormente la
natura e la sua varietà principale, la
montagna... anche perché è estremamente allenante, oltre che scenograficamente ricca e, tra un allenamento
e l'altro, mi ritrovai iscritta alla seconda
edizione della Lavaredo Ultra Trail di
domenica 22 giugno 2008. Non solo
sarebbe stata la mia prima Ultra, ossia
una distanza superiore ai 42 della maratona, ma ancora oggi faccio fatica
a realizzare che il dislivello totale è di
oltre 3000 metri! In pratica 3 salitone di
1000 metri che duravano non meno di
un'ora ciascuna, più tutte le discese
Foto © Belinda Sorice
S P I R I T O T RA IL [LU GLIO] - 1 0
impervie, più tutta la corsa appena il
terreno lo permetteva. Ho ancora la
sensazione che definirei "visione da elicottero": le 3 cime che si avvicinano e
poi si abbassano, poi si rialzano e poi
si abbassano e poi si rialzano, prima
di riatterrare. L'unica differenza è che
erano i piedi, le gambe e tutto il corpo
che mi spostavano la visione, con tutto
il consumo energetico e mentale che
un "lungometraggio" così comporta...
E, come e più di un pilota, si impara
ad applicare un altro principio yogico,
che è quello insito nella stessa parola
sanscrita originale: YUG = unione (degli opposti), ma anche disciplina, controllo del corpo come veicolo primario
per la mente. E' bastato infatti che mi
rilassassi un attimo durante la corsa
per ritrovarmi stesa a faccia in giù con
una mano sanguinante e un taglio
profondo. Tuttavia, anche in questo
caso sento che lo yoga mi è venuto
in aiuto: l'abitudine della pratica ad
ascoltare lo sforzo e a respirarci sopra
mi ha permesso di non cedere alla
paura, al dolore e quindi di ritrovare le
forze per alzarmi e riprendere la corsa
con mente chiara, fino in fondo.
9 ore, 8 minuti.
11a donna, 162a su 400 concorrenti.
i podisti che ne possono usufruire anche come prevenzione per gli infortuni
e sogno di correre un giorno una maratona "benefica" a favore del grande
mondo dello Yoga.
Come per tutte le imprese umane portate a termine, quindi, non posso che
continuare a ringraziare dentro di me
e anche esternandolo, lo yoga, nella
forma originale del primo grande codificatore, Patanjali coi suoi Sutra (Aforismi), nonché il suo grande, fedele studioso e diffusore BKS Iyengar anche e
soprattutto negli insegnamenti e nelle
correzioni di tutti gli insegnanti formati alla sua scuola, della quale faccio
parte a mia volta. Per questo motivo
mi prodigo a diffondere un programma di yoga ad hoc per la corsa per
LINKS
www.iyengaryoga.it
www.bksiyengar.com
www.yogaforrunners.com
www.tite.it
www.yogajournal.it
www.ultratrail.it
In viaggio
dentro di sé
oto:
Testo di Francesco >Checo< Zanchetta
Foto © www.naturaosta.it
L
eggendo questa lettera, immagino qualcuno avrà storto il naso:
che c’entra lo yoga con il trail?
Anch’io sento lo yoga come qualcosa
di distante, che arriva da un’altra cultura, ma nello stesso tempo credo che
qui ci possa stare.
C’è chi, figlio dell’italica cultura contadina o del lavoro fisico in senso lato,
si è formato una solidità mentale nel
duro lavoro in condizioni difficili, chi
con altre esperienze sempre fisiche.
Resistere a lavorare alle due del pomeriggio sotto il sole di luglio tempra
il corpo, ma soprattutto la mente, che
ha come unica possibilità di uscita il
viaggio dentro di sé, per far passare
il tempo mentre le braccia lavorano,
per uscire indenni dalla giornata. Giorno dopo giorno questi “viaggi” della
mente diventano abitudine, portano
alla riflessione sempre più profonda, a
capire sé stessi e il mondo che ci circonda, e ad un pensiero autonomo
(non si diceva forse: “Contadino, scarpe grosse ma cervello fino...”?).
Quando viene meno (per fortuna)
l’emergenza della sopravvivenza e la
vita si fa più comoda, rimane quel bisogno di ritrovare certe sensazioni che
solo lo sforzo fisico prolungato ci può
indurre, e quindi cerchiamo la forma
di fatica più semplice e naturale: la
corsa.
Ora che la vita si è fatta meno faticosa
e lavoriamo seduti ad una scrivania,
non ci deve far meraviglia se qualcuno cerca certi traguardi mentali con
sistemi “alternativi” tipo yoga, training
autogeno o altro. In fondo quello che
la nostra cultura ha fatto uscire dalla
porta sta rientrando dalla finestra.
Alla fine, anche se partiti da esperienze completamente diverse, ci ritroviamo poi tutti assieme allo stesso punto
di arrivo: muovere il corpo per far viaggiare la mente.
S P I R I T O T RA IL [LU GLIO] - 1 1
®
BASTERÀ una
ad UCCIDERE
lo SPIRITO TRAIL?
Testo di Leonardo >leosorry< Soresi
(L’articolo riprende quanto apparso a pag. 20 del numero di luglio del mensile CORRERE)
LO SCORSO 22 MAGGIO GLI ORGANIZZATORI DELLA LAVAREDO ULTRA TRAIL (LUT) HANNO RICEVUTO LA SEGUENTE MISSIVA DA PARTE DI MICHEL POLETTI, DIRETTORE DELL’ULTRA-TRAIL TOUR DU MONT BLANC®, CON CUI VENIVANO DIFFIDATI
DALL’UTILIZZARE LA DENOMINAZIONE “ULTRA TRAIL”.
Gentili signori,
vi contattiamo a causa di diversi problemi di estrema importanza.
Come sempre ben specificato in ogni nostro documento e comunicazione, Ultra-Trail® è un marchio legalmente depositato che non può essere utilizzato senza nostra esplicita autorizzazione.
Inoltre, conformemente alla definizione della Federazione Francese di Atletica, un ultra-trail è
una corsa di minimo 80 km.
Nello stato attuale delle cose non possiamo autorizzarvi ad utilizzare “Ultra-Trail”, o una qualsiasi
forma derivante dalla dicitura stessa, come nome della vostra corsa e vi chiediamo quindi di
cambiarne il nome.
Siamo inoltre estremamente sorpresi che sia stato creato un campionato italiano di ultra-trail
che comporta un’unica prova. Oltre al fatto che la vostra corsa non è un ultra-trail, la creazione
di un tale campionato senza la concertazione con altri organizzatori italiani di trail ci sembra
assolutamente contrario allo spirito con cui vengono organizzati i trail in Europa e lo deploriamo
vivamente.
Infine abbiamo potuto constatare che utilizzate il nostro logo di “Course qualificative 2009” sul
vostro sito senza esserne stati autorizzati.
Vi chiediamo di cancellare urgentemente questo logo dal vostro sito, insieme a tutte le comunicazioni che indicano la vostra corsa come qualificante 2009.
La vostra corsa non potrà essere dichiarata qualificante e voi non potete utilizzare il nostro logo
fino a quando i punti sopraesposti non saranno risolti.
Distinti saluti.
Michel Poletti
Direttore di Corsa
ULTRA TRAIL TOUR DU MONT BLANC®
I
n pratica, l’organizzazione dell’UTMB
ha registrato presso tutti i paesi CEE
il marchio “Ultra-Trail®”: d’ora in
poi chi vorrà organizzare una gara
di ultratrail dovrà chiedere l’esplicita
autorizzazione per poterlo utilizzare.
Come se la New York City Marathon
avesse registrato il termine “Marathon”, o il Passatore quello di “Ultramaratona” e andassero a negare il
permesso alle altre gare che a loro
dire non possiedono le caratteristiche per essere definite come tali.
Da sempre nel mondo del podismo, sia
italiano sia internazionale, con il termi-
ne “ultra” si è denominata ogni corsa
che va al di là dei fatidici 42 km e 195
metri. In Italia si parla di ultramaratone,
in America di ultrarunning. Nella stessa
Francia è nata perfino una rivista per
chi supera la distanza della maratona,
che guarda caso si chiama “ULTRAfondus”… Poletti invece sostiene che
per poter utilizzare il termine "Ultra-Trail"
la gara deve come minimo essere di
80 km, “conformemente alla definizione della Federazione Francese di Atletica (FFA)”. Dimenticandosi però che
la Lavaredo è una gara italiana e che
quindi la FFA non ha alcuna autorità
al di fuori dei confini francesi. Poletti
va poi oltre, permettendosi di criticare l’operato della IUTA (Italian Ultra
and Trail Association) che ha deciso
di istituire nel 2008 il primo campionato
italiano di ultra trail su una prova unica, assegnandolo proprio alla LUT. Di
certo tutti i trailers italiani si augurano
che nei prossimi anni il campionato
venga esteso a più prove in modo da
essere davvero significativo, ma sinceramente lascia esterrefatti che sia
un organizzatore francese a ritenersi autorizzato a sollevare il problema.
S P I R I T O T RA IL [LU GLIO] - 1 2
La diffida è caduta come un fulmine
a ciel sereno per gli organizzatori della
LUT, dato che proprio l’organizzazione
dell’UTMB aveva inserito la LUT fra le
corse qualificanti per la partecipazione
all’edizione 2009 (come verificabile
dal sito ufficiale dell’UTMB, dove la
LUT figura ancora tra le corse che
assegnano un punto).
Ad una successiva richiesta di
spiegazioni da parte degli organizzatori
della gara dolomitica, Michel Poletti
ha così risposto.
Gentile signor Brogioni,
la ringrazio per la sua mail alla quale rispondo anch’io punto per punto per chiarezza.
È vero che normalmente si parla di ultra per competizioni al di sopra dei 42.195 km, ma questo termine si applica generalmente a tutte le corse a piedi di lunga distanza, su strada o sentiero.
Per quanto riguarda il termine “trail”, viene abitualmente utilizzato per le corse di lunghezza tra 30 e
70 km, mentre il termine “ultra” è riservato alle corse più lunghe. Questo è vero in Francia, ma anche
in numerosi altri paesi (Italia, Svizzera, Spagna, Grecia, Ungheria...). È molto importante che l’appellativo “Ultra-Trail” sia il più armonizzato possibile. La definizione della Federazione Francese di Atletica
rispetta l’attuale uso constatato in Europa ed è per questo che, per semplicità e coerenza, noi applichiamo una regola identica.
In allegato alla presente può trovare la documentazione della registrazione del marchio Ultra-Trail in
tutti i paesi della comunità europea.
La nostra intenzione non è di vietare ad altre corse di chiamarsi “Ultra-Trail”, ma di assicurare che
queste corse siano coerenti con l’Ultra-Trail du Mont Blanc.
Per questo motivo una corsa non può chiamarsi Ultra-Trail se non a determinare condizioni molto
importanti:
• corsa di più di 80km con al massimo il 15% di strada asfaltata ed un dislivello positivo di almeno
2000 mt, in autonomia completa o semi autonomia;
• rispetto dell’ambiente;
• nessun premio in denaro.
Per queste ragioni non possiamo permettere che voi utilizziate il termine “Ultra-Trail” (o un suo derivato) e vi domandiamo di cambiare urgentemente il nome della vostra corsa.
Per quanto riguarda il campionato italiano d’ultra trail, vi abbiamo semplicemente fatto parte delle
nostre riflessioni, ma, essendo organizzatori francesi, ci rendiamo conto che non è nostro compito
discuterne in dettaglio. Lascio quindi la questione ad Alberto Motta, che riceve in copia questa mail,
vice-presidente dei Trailers du Mont-Blanc (associazione che organizza l’Ultra-Trail du Mont-Blanc) ed
organizzatore del Gran Trail Valdigne, affinché prosegua questa discussione con lei o con la IUTA.
Riguardo alle corse qualificanti 2009, lei ha ricevuto il questionario, ma non la risposta di conferma
e l’autorizzazione ad utilizzare il nostro logo. La sua corsa appare nell’elenco delle corse qualificanti
con la dicitura “ND” (non determinata). Abbiamo constatato che ad oggi il logo è stato tolto dal sito
della sua corsa e vi ringraziamo. Quando il punto per il riconoscimento della sua corsa verrà risolto,
potremo rivedere la questione insieme.
Il nostro desiderio, ma anche la nostra responsabilità, è di vegliare, vista la notorietà acquisita ormai
dall’Ultra-Trail, affinché l’immagine dell’ultra-trail rimanga coerente.
È il motivo per cui ci siamo rivolti a lei. Sappia che anche noi siamo degli appassionati e che rispettiamo e conosciamo l’impegno ed il lavoro che organizzare una manifestazione di trail comporta.
Cordialmente
Michel Poletti
Direttore di Corsa
ULTRA TRAIL TOUR DU MONT BLANC®
Come andrà a finire? Ci troveremo
con gare costrette a coniare nuovi
termini quali “Super-Trail” o “MegaTrail”? Intanto due vittime ci sono già
state: i primi a farne le spese sono tutti i
partecipanti alla Lavaredo, cui è stato
“congelato” il titolo di “Course qualificative UTMB 2009” e che forse non potranno utilizzarla per iscriversi alla prossima edizione dell’UTMB. Dall’altro a
uscirne con le ossa rotte è l’ esprit trail,
che i cugini francesi in questi anni han-
no tanto sbandierato con aria di superiorità. Simone Brogioni e gli altri volontari del CAI di Auronzo organizzano la
LUT senza guadagnarci un solo euro,
senza aiuti da parte degli enti locali e
senza sponsor. Lo fanno spinti solo da
pura passione, da amore per le Dolomiti, con l’unico scopo di far divertire
500 appassionati di trail running. È bastata invece una ® a mostrare come
anche in questo nostro mondo, che
credevamo incontaminato, il denaro
è importante e una gara non è più solo
una festa ma un’azienda che deve
produrre utili e fatturato. Come trailer
non finirò mai di ringraziare Michel e
sua moglie Catherine Poletti per aver
creato l’UTMB, non solo una gara fantastica, ma un autentico sogno per i
podisti di tutto il mondo. Qui però hanno commesso un grave errore: l’UTMB
è già nella storia di questo sport, e non
ha certo bisogno di nascondersi dietro
un marchio per garantirsi un futuro.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 1 3
CRONACHE...
GRAN RAID
delle PREALPI
TREVIGIANE
Una prima edizione da ricordare
Testo di Leonardo >leosorry<Soresi
Foto di Carlo Lamonato
VA IN ARCHIVIO LA PRIMA EDIZIONE DEL GRAND RAID DELLE PREALPI TREVIGIANE E LA SENSAZIONE FORTE CHE MI
HA LASCIATO DENTRO È QUELLA DI AVER PRESO PARTE AD UNA GARA CHE SI RITAGLIERÀ UN POSTO IMPORTANTE NEL
PANORAMA DEI TRAIL ITALIANI.
L
’idea alla base del Raid è semplice: una traversata completa del
crinale delle Prealpi Trevigiane
da ovest a est, con partenza da Segusino e arrivo al Lago Morto in Val
Lapisina, transitando su quelle “terre
alte” dove la vita contadina e montanara ha lasciato segni indelebili ma,
ahimé, ormai ignorati dai più. Un territorio dalle grandi bellezze naturali,
abbandonato ormai da alcuni decenni in conseguenza dei mutamenti
socio-economici intervenuti in tutto il
nord-est e che solo lentamente viene valorizzato dal turismo locale delle seconde case e degli agriturismi.
Le premesse atmosferiche non potevano essere peggiori: settimana da
incubo con continui piovaschi che
avevano allentato il terreno e una
giornata in cui Giove Pluvio ha risparmiato i trailer ma in compenso ha regalato un nebbione fitto fitto che ha
nascosto il percorso per quasi tutti i 59
km. La concomitanza di questi due
fattori avrebbero stroncato parecchie gare più blasonate, ma il merito
del Running Team di Conegliano, organizzatore dell’evento, è stata proprio quella di offrire un’organizzazione
davvero professionale che è riuscita a
far passare in secondo piano le pes-
sime condizioni atmosferiche. Molti
della squadra organizzativa avevano
partecipato per anni alla preparazione della Treviso Marathon e il risultato
si è visto: segnalazione del percorso a
dir poco eccezionale, senza la quale
oggi staremmo ancora contando i dispersi nella nebbia al Col de Moi. Assolutamente fuori dall’ordinario anche
la presenza dei volontari della Protezione Civile e del Soccorso Alpino, che
sorvegliavano ogni punto pericoloso
e ogni bivio in cui gli atleti avrebbero
potuto sbagliare direzione: come hanno scritto in tanti sul forum, le loro tute
gialle e rosse apparivano dal nulla
S P I R I T O T R A IL [LU GLIO] - 1 4
come angeli custodi, rassicurando
non poco chi temeva di smarrirsi.
Non conoscevo affatto la zona in
cui si è corso, e con le condizioni di
visibilità che abbiamo incontrato
posso dire di non conoscerla ancora. Eppure, anche adesso che
sono passate un po’ di settimane
dalla gara, continuo a rimanere meravigliato dall’aver trovato
affascinante il percorso. In parte
il merito di questa sensazione è
stato della nebbia stessa, che ha
trasportato come d’incanto questo angolo della provincia di Treviso in piena Irlanda. Silenzi irreali
rotti solamente da qualche rumore ovattato. L’impossibilità per lo
sguardo di spaziare verso l’orizzonte nascosto da un muro bianco di
brume che ti spinge a guardarti
dentro. Concorrenti che appaiono dal nulla e nel nulla scompaiono dopo poco, giusto il tempo
di una battuta o uno scambio di
occhiate per rassicurarsi a vicenda.
Di tanto in tanto, per brevi istanti, la
visibilità migliorava, lasciando intuire quanto il paesaggio che si apriva
ai due lati del sentiero fosse davvero
bello. Bastava un po' di vento o un'improvvisa apertura del sole e subito ti
si apriva anche il cuore! Laghi alpini,
pascoli verdi, boschi di scuro smeraldo, e un sentiero giallo che si perde
in lontananza: cosa può volere di più
un trailer? Ogni volta che tutto questo
appariva per pochi secondi prima di
scomparire nuovamente inghiottito
dalla nebbia, non potevo fare altro
che ripromettermi di tornare il prossimo anno, per una seconda edizione
che già fin d’ora si annuncia come
uno degli eventi principali del 2009.
La gara
Fabio Caverzan si conferma l’atleta
da battere su queste distanze. Dopo
la vittoria alla prima edizione della
Lavaredo Ecomarathon, l’atleta di
Monfumo, classe 1968, ha vinto anche
questa prima edizione del Grand Raid
delle Prealpi Trevigiane. Se il successo
alla Lavaredo 2007 non era però mai
stato in discussione, questa volta Caverzan ha dovuto lottare sino alla fine
per staccare il friulano Andrea Moretton: dopo 6h e 40’ di gara il distacco
tra i due è stato di appena 51 secondi!
Combattutissima anche la lotta per il
gradino più basso del podio, con Ivan
Geronazzo che è riuscito a staccare il nazionale italiano di 24 ore Ivan
Cudin di soli 34 secondi. In campo
femminile vittoria di Daniela Da Forno
in 8h 04’ davanti a Francesca Nardi (8h 43’) e Monica Penzo (8h 55’).
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di Francesco >Checo< Zanchetta
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ui a Segusino alle sei di mattina sembra di stare a un
convegno di astrofili; tutti a
scrutare il cielo: pioverà, non pioverà, su in alto ci cucinerà il sole?
Incerti sul nostro destino (arrosto o bagnomaria?) ci spostiamo di qua e di
là per le formalità pre-partenza, passando possibilmente dal buffet: meglio prendersi avanti col lavoro, no?
Partiamo preoccupati per il tempo, ma
il clima è buono; vecchi amici e nuove conoscenze che finalmente, dopo
mesi di chat e forum, possiamo vedere di persona. In fondo è come un appuntamento al buio. Infatti certe facce non corrispondono un granché con
l’identikit dell’avatar e si scopre quanto abbiamo barato sulle foto. Diciamo
che siamo tutti “simpatici” e giovanili…
La salita è lunga e ci porta sempre di
più verso le nuvole. A un certo punto
inizia anche a piovermi sui piedi; bestia
come si suda! Meglio rallentare va’!
Tenui raggi di sole illuminano la vallata,
la visibilità è di pochi metri ma quassù si
vede lo stesso il mare, un mare di narcisi
che ci profuma l’aria, per chilometri e
chilometri. Peccato che il sole non sia
uscito ad ammirarsi questo spettacolo!
Dopo aver saltellato felici come fanciulli sui ripidi pascoli e le scivolose rocce arriviamo al Prato del Litigio (Praderadego), dove troviamo un allegro
ristoro. Chiedo della grappa al mirtillo,
ma mi rispondono ridendo di provare
al prossimo. Me ne vado brontolando
che: “non ci sono più i ristori di una volta”. Diciamo che un grappino ci avrebbe se non altro dato un po’ di coraggio: Infatti, subito dopo, l’erta del Col
de Moj ci fa da biglietto da visita per
come sarà il resto della giornata: dura…
n
no
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Ormai abbiamo macinato diversi saliscendi e l’aria all’improvviso si fa frizzantina e festosa, siamo al S. Boldo,
ed esce anche il sole. Si cominciano a
incontrare persone che ci fanno delle foto, cerco di assumere un aspetto dignitoso e mi sistemo i capelli.
Le distanze ormai si misurano a fette
di crostata (ma perché le hanno tirate fuori dopo quaranta chilometri?) e
mi ritrovo ai piedi del Visentin con lo
stomaco e la nebbia sempre più pesanti. In certi posti non si vedono le
frecce e ci chiamiamo a vicenda per
confermarci la via giusta, finché non
ci si perde di udito; di vista ci siamo già
persi da tempo. In cima stavolta niente croci ma torri di ripetitori che sembrano basi lunari; segno dei tempi?
Ora sto meglio e scendendo riprendo
un’andatura più veloce, mentre la discesa si fa più impegnativa e costante.
…
Pausa perché la discesa è molto lunga.
Finalmente il lago!
I saliscendi del lungolago sono microscopici in confronto alle asperità che
abbiamo affrontato finora, ma dopo
sessanta chilometri sono altrettanto micidiali. Penso che in questo tratto sono
avvantaggiati i numerosi veneziani oggi
in corsa; salite altezza ponti sui canali.
ARRIVOOOOooooo…..o?!?!?
No, ancora un po’, ecco, adesso…
No, ma che razza di scherzi sono questi? Ci fanno annusare l’arrivo e poi
ce lo spostano sempre più in là?
ECCOLO, finalmente!
Bella corsa oggi, complimenti agli organizzatori!
Peccato non sia uscito anche il sole,
perché questa giornata sarebbe piaciuta anche a lui.
Ma perché da queste parti sopra ogni
collina ci fanno o una chiesa o una croce? E questa è anche corazzata! Mah…
S P I R I T O T R AI L [ L UG L I O ] - 16
CRONACHE...
] IL
PASSATOR Testo di Matteo >emme< Grassi
A
Stefano Pelloni, brigante gentiluomo, per dirla col Pascoli:
"il Passator cortese”, è intitolata una delle più importanti e famose
corse di ultramaratona del mondo, la
"100 km del Passatore” che da Firenze,
piazza della Signoria, attraversa l’Appennino tosco-romagnolo, scollinando
al passo della Colla di Casaglia (913
m), e scende a Faenza in piazza del
Popolo. Anche se l’epiteto “Passatore” non ha nulla a che fare con le sue
imprese e men che meno con la corsa
(il soprannome viene dal mestiere del
padre che faceva il traghettatore), il
suo mito, così forte e sentito nella tradi-
CORTESE [
zione popolare, viene ogni anno rievocato nei suoi valori di libertà e riscatto
da centinaia di impavidi corridori che
sudano e soffrono lungo le strade di un
così duro e selettivo percorso.
La gara si è svolta per la prima volta
nel 1973 e da allora è stato un crescendo di popolarità e di risultati sportivi. Basti pensare che giusto lo scorso
31 maggio, in campo femminile la
manifestazione è stata dominata da
Monica Carlin che ha siglato il record
della manifestazione in 7:39:42, ovvero quasi metà tempo rispetto a quello
della prima edizione.
Ma perché mai la rivista Spirito Trail si
interessa al Passatore che è una corsa
interamente su strada?
Per due motivi. Primo perché è una
manifestazione che ha fatto la storia del nostro sport; secondo perché
il Passatore vogliamo raccontarlo in
maniera inusuale, dando spazio sì alla
manifestazione ufficiale, seppure vista
dalle retrovie, ma anche mettendo in
luce i suoi lati ignoti, nascosti, lasciando intravedere un Passatore ufficioso,
autogestito, e chissà, magari anche
un po' bandito!
Foto © Piri 2006
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 1 7
Confessioni
di un malandrino
Testo di Marco Vendramel
…..io non sono cambiato,
il cuore ed i pensieri son gli stessi
sul tappeto magnifico dei versi
voglio dirvi qualcosa che vi tocchi.
Buonanotte, la falce della luna
si cheta mentre l'aria si fa bruna
dalla finestra mia voglio gridare
contro il disco della luna.
La notte è così tersa
qui forse anche morire non fa male…..
(A. Branduardi )
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 1 8
©Norberto Salmaso
F
Questa corsa mi emoziona per quello
che mi dà e per quello che si prende.
Si prende il mio tempo, le mie energie, le ore di sonno, ma mi regala un
percorso incredibile, che anche se
lo conosco a memoria ogni volta mi
meraviglia; una notte magica, incontri
incredibili e altrettanti personaggi, calore della gente e la voglia di tornare.
Tornare su queste strade che una volta sono state percorse da Stefano Pelloni, il Passatore, un bandito, un uomo
che al buio attendeva i viandanti, le
carrozze per derubarli e forse ancora
oggi ci aspetta per toglierci le ultime
energie.
Scrivere di questa corsa forse è un po’
anacronistico; tante sono le Ultra che
popolano il calendario e i nostri sogni,
in posti più esotici, con più chilometri e
montagne da salire.
Ma questa corsa, con i suoi 36 anni
di storia, continua ad incantarmi; ero
bambino e ne sentii parlare, vidi le
facce di chi era tornato, quegli occhi
stregati dalla corsa e dalla voglia di riprovare.
Poi cresci, forse, e la corsa piomba oppure ritorna nella tua vita: corse, corsette, maratone, il Passatore.
Ed eccomi qua un’altra volta, nuovi
amici coinvolti per correre o per
accompagnarci
pedalando,
lo
stesso entusiasmo, lo stesso timore di
sempre.
Basta parlare, si parte, si corre, si sale;
Fiesole, cima tre croci, discesa, Borgo
S. Lorenzo, si torna a salire e inizia ad
imbrunire verso il passo della Colla e
poi via in discesa con un rosario di paesi che si accendono al passaggio di
ogni centista.
Ultimo ristoro, 95° km, in lontananza le
luci di Faenza.
Qualcuno più stanco di me è seduto
su un cippo: strani scherzi fa la stanchezza. E strano personaggio: mantello e cappellaccio, mi fermo, lo guardo, questa barba è inconfondibile; il
Passatore.
Anche quest’ anno da buon malandrino si è preso tutto quello che poteva
e ci ha lasciato solo una gran voglia di
tornare sulle sue strade.
© Photosprint Cesenatico - Asd 100 km del Passatore
irenze, Piazza della Signoria, fine
maggio, un rituale ormai consolidato negli anni, una consuetudine alla quale non so più rinunciare.
La 100 km del Passatore, il Passatore
per chi non è più alla sua prima edizione, per me “La Corsa”.
Consapevolezza, preparazione, concentrazione, scoramento, pazzia.
Cento chilometri di asfalto, di caldo,
di gambe pesanti, di sorrisi, incoraggiamenti. Cento chilometri lunghi un
anno, che si srotolano con il passare
delle ore, poche per i primi, un’eternità per chi a Faenza arriva che è già
giorno.
Una gara, una corsa, meglio sarebbe
dire un viaggio, e non solo per i chilometri percorsi, ma per quello che attraversi, giorno e notte, caldo e freddo,
luce e buio, voglia di smettere, voglia
di correre, di camminare, di imprecare, di parlare con tutti o di lasciare che
la crisi ti attraversi silenziosa come te.
Una corsa che segue una strada che
sembra disegnata da un ubriaco, che
attraversa paesi che a cercarli sulla
carta si fa fatica, per unire due piazze, due città che questa corsa rende
indissolubili.
Non sono in grado di fare una relazione tecnica della corsa, del percorso:
la corsa per me è emozioni e il Passatore ne è un concentrato.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 1 9
IL lungo SENTIERO
da Firenze a Faenza
Testo e foto di Norberto Salmaso
L
a 100 km del Passatore l’avevo
già corsa nel 2004 e rifare la stessa
strada non mi convinceva affatto.
Decisi allora di lanciare una sfida agli
amici Salem, Katia e Scuka: da piazza
della Signoria di Firenze a piazza del
Popolo di Faenza; io per sentieri (e in
autosufficienza), loro sul percorso ufficiale (io avrei avuto un vantaggio di
3 ore, visto che sarei stato costretto a
bivaccare di notte, data l’impossibilità
di orientarmi al buio, lungo i sentieri).
Riprendo in mano le vecchie carte topografiche e mi studio il percorso, ma
mi manca il tratto di collegamento
tra Firenze e Borgo S. Lorenzo. Chiamo allora la comunità montana del
Mugello… ma la risposta è negativa,
quand’ecco che, per caso, trovo in
una libreria la carta che mi manca.
E’ fatta! Il collegamento c’è ed è
più semplice di quello che pensavo,
sentieri CAI e SOFT (sorgenti Firenze
trekking), rimane solo da battezzare
questa nuova avventura con il nome
TRANS TRAIL del PASSATORE (circa 50
km fino alla Colla di Casaglia e altri 60
fino in piazza a Faenza, con dislivello in
salita di circa 2600 m).
Alle 12 in punto, in piazza della Signoria a Firenze, la cornice di turisti stempera la tensione della mia partenza.
Carta alla mano e via alla ricerca del
sentiero n°7 del CAI, che, ben segnato, mi porta presto in cima al crinale
del monte Ceceri, dove Leonardo da
Vinci fece i suoi primi esperimenti e
tentativi sul volo umano. Mi volgo indietro e in lontananza tra i tetti della
città scorgo la cupola del Duomo di Firenze, ”da là sono partito”. Prendo poi il sentiero CAI
n° 2 che mi porta sulla cima del
Pratone (702 m) con un panorama a 360° mozzafiato e poi
giù in discesa al Passo Vetta le
Croci (500 m), dove il rumore
delle auto che aspettano l’arrivo del 1° centista si fanno sentire. Sono le 15.30 e i miei amici
sono partiti da poco.
Risalgo tra prati, tratti di strada
asfaltata e una bella pineta, poi
giungo al convento di Monte Senario
(800 m) dove il panorama è grandioso
e a picco su Borgo S. Lorenzo (sentiero
n° 1 e n°7 della SOFT). Il sentiero, non
ben segnato, mi costringe a un fuori
pista ad “azimut” finché sbuco in località Faltona dove incontro, per caso,
quello stesso centista che mi ha fatto
la foto di rito alla partenza. La gioia è
grande, tant’è che ci facciamo fare
un’altra foto tutti e due assieme.
Seguo per un po’ il tracciato asfaltato
della corsa, non c’è alternativa purtroppo per attraversare la valle del
Mugello. Sono le 20.00 quando in località Madonna dei tre Fiumi lascio la
strada e mi immetto nel sentiero CAI
34. È molto ripido e procedo camminando, mentre cala l’imbrunire, in un
bel bosco di castagni secolari, ma ad
un tratto un branco di cinghiali sbuca
dal grigiore della boscaglia: mi sale
l’adrenalina. Grido per spaventarli e
farli fuggire.
Ore 21. E’ buio quando il mio GPS segna 40 Km e inesorabilmente si spegne (le batterie hanno un’autonomia
di 12 ore). E’ buio pesto e non c’è luna
mentre avanzo a fatica nel pantano
col rumore della mia pila a dinamo
che rompere il silenzio che mi attanaglia. Finalmente qualche rombo d’auto sale dalla valle, così capisco che il
passo è vicino. Una luce improvvisa e
una ripida discesa: ecco il Passo della
Colla di Casaglia (900 m).
Qui è un continuo vociare di incitamenti ai corridori, di auto di assistenza,
di moto ecc.
Ore 22.00. Sono provato quando entro nel rifugio, curioso di vedere se ci
sono i miei tre amici centisti perché,
come d’accordo, chi arriva ultimo al
bar “paga da bere”. Ma non ci sono
ancora. Allora mi siedo e mi faccio
portare 2 piatti di pastasciutta. Finalmente alle 22.30 arrivano e brindiamo
con un caffè d’orzo. Loro proseguono
nel buio del passo, io invece cerco un
riparo per dormire nel sacco a pelo.
Stanco e carico di emozioni mi addormento profondamente.
Mi sveglio alle prime luci dell’alba, con
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 0
il cellulare che segna le 4.30. Riparto.
Nella bellissima faggeta c’è un silenzio totale, ancora ombre nel buio, e
ho difficoltà ad intravedere il segnale
del CAI. Perdo l’orientamento e... un
attimo di smarrimento, indeciso proseguo, poi torno indietro. Mi fermo,
controllo la carta, decido di ritornare
sul crinale dove avevo visto l’ultimo
segnale, quand’ecco un rumore che
si avvicina sempre più. Vedo tre moto
da trial che avanzano lentamente. Mi
precipito a fermarli e a chiedere informazioni. I tre cacciatori mi rassicurano
e mi indicano la via.
Sale la luce e dal crinale il panorama
sui boschi e le valli sottostanti è a perdita d’occhio. Mentre si alza il vento,
con facili saliscendi e salti di roccia,
giungo al convento di Lozzole sopra il
borgo di Marradi dove un cartello riporta la scritta: “FREE RIDER“, adrenalina pura per il mio “spirito trail”.
Faccio rifornimento e riparto, solo che,
per la fretta di vedere cosa c’è più in
là, ad un incrocio di crinali sbaglio direzione e sono costretto a una variante
di circa 6 km in più. Ritrova la via, ma
la riperdo su una traccia non ben se-
gnata e la ritrovo infine grazie ad una
guardia forestale, là forse per caso, o
no, chissà… (forse un miraggio?).
Giungo in località Fontana Moneta sui
sentieri di una mia esplorazione di anni
addietro ed “è fatta”, mi dico: da qui
a Faenza conosco il sentiero. Pimpante raggiungo l’unico punto di ristoro sul
crinale, il ristorante “Croce Daniele” e
via con il mangia e bevi: pasta e acqua.
Da qui fino a Faenza proseguo sempre
in leggera discesa sul sentiero CAI 505
tra ginestre, boschi e rare case, finché
ai calanchi di Brisighella ricompaiono i
segni noti dell’antropizzazione: campi
coltivati, case, strade asfaltate, rumori
di trattori, moto.
Ecco un bar, dal nome curioso “Il Manicomio”, dove ancora una volta trovo ristoro per la mia fatica. Ma Faenza
è a soli 10 km.
Cammino tra gli affilati sentieri quando con grande stupore trovo davanti
a me due anime vive, proprio lì, sospese tra i “vuoti” dei calanchi: il mio professore delle superiori Gianni Sandin,
grande escursionista, e sua moglie, di
Padova… che stupore nel ritrovarsi,
che emozione…
Giungo infine a Faenza camminando e appagato, giusto allo scoccare
delle ore 21, ovvero 34 ore dopo la
partenza da Firenze, stanco ma felice
e arricchito delle forti emozioni che
un’avventura, un Trail, può regalare.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 1
Se il Passatore
diventa Trail
Testo e foto di Gerardo >Jack< Langone
M
i ha instillato la voglia uno
sportivo a 360 gradi.
Nel maggio 2006, nella notte
della 100 Km Firenze-Faenza, sulle rampe che salgono alla Colla l’amico Giovanni Bagnoli, vedendo la mia fatica,
cerca di rinfrancarmi parlando di trekking, viaggi, boschi e mi dice: “Pensa
come sarebbe bello fare un percorso
dalla Colla fino a Faenza tutto fuoristrada!”. Giovanni pratica quasi tutti gli
sport con rara maestria; avete presente quelli che se gli dai una bicicletta
impennano per 2 km e sembra così facile? Si buttano in discesa come pazzi,
sui rollerblade ti fumano, così come in
bici da corsa... Ecco, lui è così, e quindi
ci siamo cullati per qualche settimana
sul percorso e poi dall’aprile del 2007
abbiamo iniziato a provare il percorso
dividendolo in piccoli pezzi. Il sentiero
utilizzato è il 505, quello che i soci CAI
di Faenza percorrono in 2 giorni nella
famosa “Sgambata dei crinali": logico
quindi che la nostra motivazione fos-
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 2
se di percorrere tutto l’itinerario in un
giorno solo. Non esistevano ancora i
TA (Trail autogestiti), così l’avevo chiamato “Passatore trail edizione di prova”: era l’ottobre 2007. Eravamo in 18,
di cui 3 nazionali della 100 km, pensate
che nel gruppo eravamo in 10 ad aver
già concluso il famoso Passatore su
strada e di questi in 6 lo avevano fatto in meno di 10 ore. Si parte dalle prime colline faentine e attraverso stretti
sentieri ricavati sui calanchi si arriva al
rifugio del Parco naturale del Carnè,
dove si può vedere il mare distante
40 km; da lì per sentieri più agevoli si
raggiunge Cà di Malanca, località
divenuta famosa durante il secondo
conflitto mondiale e si arriva alla loca-
lità di Croce Daniele, secondo punto
di ristoro. Si prosegue per il Passo Carnevale, percorrendo per la maggior
parte del tempo single track, un continuo saliscendi immersi nei boschi. Poi
ancora per la Chiesa di Lozzole, dove
si gode del panorama su ampi sentieri
in cresta e dove si possono ammirare le rigogliose colline toscane fino al
Passo della Colla di Casaglia. Km totali
circa 50/58 dipende dalle varianti che
si scelgono. Si tratta di un percorso vario come fondo e come paesaggio.
Pur non essendo ad altezze elevate,
il dislivello positivo pone il
Passatore Trail tra
quei percorsi
di media du-
rezza, e se non ci credete provate a
chiederlo ai trailers di Spirito Trail che
hanno partecipato al TA del Passatore
Trail che si è svolto lo scorso 18 maggio
2008!
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 3
CRONACHE...
NEMEA - OLYMPIA
TRAIL RACE
all’origine
dello spirito
olimpico
Testo di Leonardo Soresi >leosorry<
Foto di Jan Vandendriessche IAU
Q
uando si parla di ultrarunning e
di Grecia, la prima parola che
viene in mente è senza dubbio
“Spartathlon”, la classicissima gara che
ormai da 24 anni vede in competizione gli ultramaratoneti più forti del mondo. Ben pochi sanno che esiste anche
un’altra gara sul suolo ellenico che ha
mosso i primi passi nel 2001 e che da
allora è cresciuta incessantemente: si
tratta della Nemea-Olympia, una corsa di 180 km, sul percorso che attraversa il Peloponneso da est ad ovest.
A crearla fu Auguste Lespinas, un ultramaratoneta francese particolarmente
affezionato alla Grecia, dove aveva
corso diverse edizioni della Spartathlon, raggiungendo il traguardo di Sparta in ben cinque occasioni. La sua duplice passione per il mondo ellenico e
per lo sport lo portò ad approfondire la
storia delle olimpiadi
antiche, e i suoi studi
culminarono addirittura nella pubblicazione del libro
“12 secoli di Giochi a Olimpia”.
Nel suo testo Lespinas aveva raccolto tutte le
informazioni che aveva trovato
sui Giochi dell’antichità che si erano
tenuti ad Olimpia dal 776 a.C. fino al
393 d.C. Auguste era rimasto affascinato soprattutto dalle motivazioni e
dai rituali che stavano dietro ai giochi
olimpici e così nella sua mente nacque l’idea di creare una gara che celebrasse e facesse rivivere lo spirito delle Olimpiadi. Se nell’atletica leggera
lo spirito olimpico era stato sacrificato
al denaro e alla commercializzazione
verso cui si sono orientate le Olimpiadi
moderne, Lespinas
era
convinto
che nell’ultramaratona sopravvivesse una scintilla del sacro fuoco delle
sport che tre millenni prima riusciva
ad unire tutte le polis della Grecia,
interrompendo perfino le guerre.
Lespinas, grazie ai suoi studi, sapeva
benissimo che Olimpia aveva detenuS P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 4
to il monopolio dei giochi pan-ellenici
solamente per duecento anni e che
nel sesto secolo avanti Cristo, altre tre
città avevano lanciato i loro giochi
(Delfi, Isthmia e Nemea). La sua idea
fu dunque quella di un percorso che
andasse da una di queste tre città fino
alla culla delle Olimpiadi. La scelta ricadde su Nemea, nella valle dell’Argolide, famosa perché Ercole vi compí
la prima delle sue 12 fatiche: a Nemea
viveva una terribile belva (Leone di
Nemea) che devastava la regione
intorno all'omonimo santuario. Il leone
di Nemea era una bestia ferocissima
e invulnerabile. Ercole lo uccise serrandolo e quindi stritolandolo nella morsa
delle sue potenti braccia. Poi cercò di
scuoiarlo, ma il ferro non intaccava le
pelle della fiera, e per avere la pelliccia si servì degli artigli della belva stessa. Indossò poi quella pelle che lo rese
invulnerabile a sua volta. Il precedente mitologico era proprio quello che
serviva per convincere definitivamente Lespinas: gli atleti che avrebbero
portato a termine la Nemea-Olympia,
con il loro sforzo avrebbero portato a
termine una vera e propria “fatica di
Ercole”. Fu così che nel 2001, accompagnato da altri quattro ultramaratoneti, Lespinas provò la traversata del
Peloponneso, partendo dall’antico
stadio di Nemea, nella valle dell’Argolide, e arrivando allo stadio di Olimpia.
Spronato dal successo della prova
del 2001, Lespinas creò la “Associazione Internazionale Corse Podistiche
Grandi Distanze AETHLIOS”, che dal
2002 organizza la Nemea-Olympia
Trail Race con cadenza biennale.
La gara è definita una gara di trail, poiché per 80 km il tracciato abbandona
l’asfalto e si getta su sentieri e strade
forestali per superare le creste montuose del Peloponneso (la gara presenta
infatti un dislivello complessivo positivo
di 3.800 metri). Nel corso della prova
gli atleti attraversano 19 centri abitati,
dove sono situati i ristori: in alcuni tratti
la distanza fra un check-point e l’altro
è particolarmente grande (in un caso
tocca addirittura i 22 km)
per cui agli atleti è fatto
obbligo portare con sé
almeno 500 ml d’acqua.
lo di Olympia: per tutti loro il premio,
nel rispetto dello spirito di Lespinas, è
stata solo una corona di foglie di olivo, lo stesso “kotinos” che veniva dato
ai vincitori delle olimpiadi antiche.
Purtroppo Lespinas non ha potuto assistere al successo della sua creazione:
è morto il 14 gennaio di quest’anno
nella sua abitazione di Parigi. Chissà se
prima di chiudere gli occhi per sempre,
nella sua mente siano passate le immagini dei luoghi e dei volti delle persone
incontrate sui quei meravigliosi 180 km
che da Nemea portano ad Olimpia.
Dei 47 finisher il primo è risultato Topher Gaylord, presidente di The North
Face e ultramaratoneta per hobby,
La Nemea-Olympia proprio per la sua bellezza e
per la passione che Lespinas vi ha profuso, è cresciuta di anno in anno:
dai cinque partecipanti
del 2001 si è passati agli
80 di questa quarta edizione. Quest’anno inoltre
sono stati ben 47 gli atleti
capaci di riuscire a mettere piede sul sacro suoS P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 2 5
che di anno in anno si sta avvicinando
ai vertici della disciplina. Gaylord ha
condotto la gara sin dall’inizio, sfruttando i risultati di una preparazione
invernale basata più su allenamenti
corti ad alta intensità che su lunghissimi lenti. A seguirlo nella prima parte
è stato solamente lo spagnolo Eusebio
Bochons, già secondo nell’edizione
2006 e sesto nell’ultima Spartathlon,
che però ha pagato a caro prezzo
la sua condotta di gara, crollando
nella seconda metà e dovendosi accontentare del nono posto. Opposta
invece la tattica di gara del tedesco
Jan Prochaska, che dopo il 100° km è
uscito allo scoperto portandosi decisamente in seconda posizione e rosicchiando km dopo km il vantaggio costruito da Gaylord, senza però riuscire
a completare la rimonta. All’arrivo allo
stadio di Olimpia solo 15 minuti hanno
separato i due concorrenti, mentre il
terzo, il greco Dimitris Petroliagkis, è
giunto al traguardo con quasi tre ore
di distanza. Da sottolineare anche che
sia Gaylord (17:35:11) sia Prochaska
(17:50:48) hanno stabilito le due migliori prestazioni di sempre, abbattendo il
record del percorso fatto segnare nel
2002 dal tedesco Varnicek (19:32:39)
In campo femminile l’esperta tedesca Elke Streicher, nazionale di 24 ore,
ha avuto gioco facile sulla svizzera
Emilia Rais, giungendo al traguardo
in 22 ore e 35’, togliendosi anche la
soddisfazione di essere sesta assoluta.
Nemea-Olympia Trail Race 180 KM
CLASSIFICA GENERALE MASCHILE
1. Topher Gaylord (Usa) 17:35:11
2. Jan Prochaska (Germania) 17:50:48
3. Dimitris Petroliagkis (Grecia) 20:11:47
4. Loukas Konstas (Grecia) 21:12:23
5. Trond Sjavik (Norvegia) 21:43:31
6. Jozsel Csato (Romania) 22:46:23
7. Claude Molet (Francia) 22:59:14
8. Eusebio Bochons (Spagna) 23:27:02
9. Bernard Mouillour (Francia) 23:51:15
10. Jean-Claude Paroli (Francia) 24:09:03
CLASSIFICA GENERALE FEMMINILE
1. Elke Streicher (Germania) 22:35:44
2. Emilia Rais (Svizzera) 25:54:03
3. Ria Buiten (Olanda) 26:53:18
Il podio maschile
S P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 2 6
PARERI DEI CONCORRENTI
Topher Gaylord (Usa) –
1° assoluto
“Che gara incredibile! Non riesco
ancora a comprendere come mai
sia pressoché sconosciuta, e che si
parli solo della Spartathlon. Perché
la Nemea-Olympia è prima di tutto
un’immersione nella cultura greca,
che tanta influenza ha avuto su tutte le culture successive a cui apparteniamo. La gara è solo un di più, un
ricordo meraviglioso di un viaggio altrettanto indimenticabile. Quest’anno poi, con l’imminente inizio delle
Olimpiadi in Cina, l’esperienza è stata
ancora più intensa ed emozionante,
e la gara è stata un vero e proprio
simbolo di amicizia tra le nazioni, proprio come Lespinas avrebbe voluto.
Ho corso ormai una decina di 100 miglia e la Nemea-Olympia era l’occasione buona per fare un passo ulteriore
nella mia avventura di ultramaratoneta, con i suoi 180 km non stop. Non ho
mai fatto delle ultra su asfalto, perciò
ero un po’ spaventato dal fatto che
meno della metà del percorso fosse su
sentiero. Invece è andato tutto per il
meglio: sono partito subito ad un gran
ritmo prendendo la testa della corsa
e rimanendo in solitario per tutti i 180
km. Al 130° km avevo 40 minuti di vantaggio sul tedesco Jan Prochaska che
però stava velocemente recuperando
poiché con il trascorrere della notte la
fatica si faceva sempre più grande.
Negli ultimi venti ho stretto i denti tenendo in mente solo la linea del traguardo. È andata bene perché alla fine
il vantaggio è stato solo di 15 minuti!
Dopo tanti piazzamenti sui gradini più
bassi del podio è stata la mia prima vittoria in una ultra, e quindi non la scorderò mai. Ascoltare l’inno americano
alla premiazione è stata un’emozione che non mi aspettavo così intensa: posso finalmente comprendere
cosa provano gli atleti alle Olimpiadi.”
Luogo: Peloponneso (Grecia)
Percorso: da Olympia a Nemea
Distanza: 180 km
Percorso: 100 km asfalto, 80 km sentieri
Dislivello+: 3.800 m
Partecipanti: 80 concorrenti
Arrivati: 47 atleti (59%)
Note: La gara si tiene con cadenza biennale. È limitata
a 100 concorrenti. Selezione sulla base del curriculum.
Tempi limite: 28 ore con chek-point intermedi
Record della corsa:
17:35:11 (2008) Topher Gaylord
23:30:55 (2004) Haton Chantal
Prossima edizione: Maggio 2010
Costo: 260 €
Sito web: http://nemeaolympiarace.free.fr
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 7
CRONACHE...
MIWOK 100
CALIFORNIA DREAMIN’
Testo di Leoardo Soresi >leosorry<
N
el 2007 le iscrizioni si sono chiuse
in tre giorni. Nel 2008 sono bastati solo 15 minuti. Non stiamo parlando dell’UTMB, bensì della Miwok, la
100 km più amata d’America. Il motivo
di un tale successo è semplice: un percorso a dir poco spettacolare in ogni
metro del tracciato, immerso in una
natura caratterizzata da una varietà
di ambienti e microclimi. Come dice
Rob Byrne che ha partecipato a tutte
le edizioni, sin dalla nascita della gara
avvenuta nel 1996: “Ho corso circa 150
ultra, ma la Miwok è speciale. È impossibile avere un giorno brutto correndo
la Miwok: raccoglie in sé tutte le ragioni per cui uno sceglie il trail running”.
Si potrebbe pensare ad una gara
che si svolge lontano dalla civiltà e
dalle metropoli affollate e rumorose, e invece la Miwok si corre nella
contea di Marin, una riserva naturale dall’altra parte della baia rispetto
alla città di San Francisco. A dividere la giungla di asfalto e cemento
da una natura incontaminata c’è il
Il Golden Gate Bridge
In basso veduta della spiaggia
di Stinson.
Foto di Ed Bodington
Golden Gate Bridge, il ponte di 2700
metri di cemento e acciaio rosso, diventato il simbolo della città stessa. È
proprio dalla costa frastagliata della
Marin County che proviene l’appassionato ethos ambientalista che da
sempre contraddistingue gli abitanti
di San Francisco: basta attraversare
un ponte e dal traffico caotico si passa in una foresta di sequoie immerse
tra nebbie mistiche e brume marine.
La gara parte alle 5.30 del mattino
dalla spiaggia di Rodeo Lagoon, in
prossimità di Sausalito, famosa località turistica adagiata sulla costa più
conosciuta al mondo grazie ai film
hollywoodiani, dove le immense onde
dell’oceano vanno a lambire i piedi dei
concorrenti. Di qui si risale subito sulle
alture di Bunker Hill percorrendo Field
Road. La visione per chi vi è stato è a
dir poco spettacolare: a destra, quasi
a portata di mano, il Golden Gate e la
città di San Francisco, con l’inconfondibile sagoma piramidale della Transamerica Pyramid, il grattacielo più alto
della città. Dall’altro le alture di Mount
Diablo con i suoi 1173 metri, dove il
vento che soffia dall’oceano si diverte
a giocare con la vegetazione verde
smeraldo. A sinistra il monte Tamalpais,
o monte Tam, come viene affettuosamente chiamato da tutti i trail runners
che da San Francisco vengono qui ad
allenarsi. Il Tamalpais, parola che in lingua Miwok significava “Montagna sulla baia”, è alto appena 780 metri ma
è solcato da numerosi canyon dove
crescono foreste di sequoie popolate
da una grande abbondanza di fauna
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 8
selvatica. Alle spalle dei concorrenti
rimane sempre l’immensità dell’oceano Pacifico, le cui onde si frangono
in rumorosi spruzzi contro scogli solitari
che nella luce dell’alba sembrano fatti d’argento. Ma non si tratta che dei
primi km di un percorso che segue per
100 km il ben più lungo California Coastal Trail, un itinerario di oltre 1200 miglia che da San Diego attraversa tutta
la California, rimanendo sempre a ridosso dell’oceano, per arrivare fino ai
confini settentrionali con l’Oregon. 100
km in cui i concorrenti attraversano la
Tennessee Valley, per poi scendere in
picchiata fino a Pirate’s Cove, il Covo
dei Pirati, una insenatura strettissima e
quasi invisibile dove non sembrerebbe
strano incontrare il leggendario capitano Long John Silver. Ma il meglio li
aspetta un po’ più in là, il Muir Woods
National Monuments, la star delle foreste di sequoie che prende il nome
dal pioniere ambientalista John Muir.
La foresta, attraversata dal Reedwood Creek dove nuotano i salmoni e le
trote arcobaleno, è un tripudio di felci,
violette del sottobosco e mirtilli, che
foto di Brian Gaines
crescono all’ombra di alberi secolari che sfiorano i 100 metri di altezza.
“L’anno scorso -dice Byrne- era caduta una sequoia in mezzo al sentiero.
Sembrava che Godzilla fosse uscito
dal mare e fosse venuto a fare un sonnellino tra queste montagne, lasciando la sua gigantesca coda sul sentiero”. Al 57° km i concorrenti arrivano
alle alture di Bolinas Ridge da dove
possono ammirare le Farallon Islands,
che emergono dal mare riflettendo i
raggi del sole come se fossero fatte
di quarzo. Da qui inizia il ritorno fino al
punto di partenza: sì perché la Miwok
è una gara con uno stesso percorso
che serve sia per l’andata sia per il
ritorno. Normalmente è un elemento
che demoralizza i concorrenti e può
sembrare un lato negativo, ma tutti
dicono che il panorama rivisto una seconda volta non è meno mozzafiato
della prima. Inoltre un siffatto percorso dà l’occasione di vedere all’opera
i più forti ultratrailer americani, che
come Scott Jurek, continuano a venire alla Miwok un anno dopo l’altro.
Nel 2007 Lon Freeman aveva stabilito
il record della corsa con un fantastico
8 ore e 9 minuti, che molti dicevano
avrebbe resistito a lungo. Quest’anno
Dave Mackey, che la gara l’aveva
già vinta nel 2005, è partito con l’intento di batterlo, e ha fatto segnare
il fantastico tempo di 7 ore, 53 minuti
e 19 secondi, distruggendo non solo
gli avversari (il secondo è arrivato con
circa mezz’ora di ritardo) ma anche il
record di Freeman. Come si può notare si tratta di tempi molto bassi per una
100 km di puro trail con ben 3000 metri
di dislivello, a significare che il percorso è sempre molto “corribile”, come
conferma anche l’elevata percentuale di finisher (che nelle 12 edizioni
sin qui disputate non è mai scesa al di
sotto del dell’80%). È proprio questo
un altro dei motivi del successo della
gara: ogni anno si presentano al via
infatti anche podisti “da asfalto” che
alla Miwok sentono di poter fare bene
anche senza un allenamento specifico trail. Secondo è giunto Jon Olsen,
già terzo un anno fa, mentre il gradino
più basso del podio è stato occupato
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 2 9
Gli scalini finali per scendere all’arrivo di Rodeo Laggon - Foto di Ed Bodington
dal sorprendente Geoff Roes che vive
tra i ghiacci dell’Alaska e che quindi
non era affatto abituato alle temperature californiane. Grande deluso della
gara è stato Scott Jurek, giunto quarto
in 8 ore e 38’. In campo femminile Kami
Semick ha vinto per il terzo anno consecutivo senza troppe difficoltà in 9 ore
e 15’, davanti a Bev Anderson-Abbs e
alla sorprendente Prudence L’Hereux.
PARERI DEI CONCORRENTI
Dave Mackey (Usa) –
1° classificato
"Avevo scritto sul braccio i tempi di
passaggio di Freeman del 2007, e ho
semplicemente cercato di migliorarli
da un punto di controllo all’altro. Tre
mesi fa è nata mia figlia Ava, così ultimamente non sono riuscito né a dormire né ad allenarmi molto. Ma forse
è per questo che sono arrivato alla
partenza meno scarico del solito.”
più del 2007. Ho pagato molto il caldo lungo il ritorno: non ero abituata a
queste temperature, visto che sono
dell’Oregon e quest’anno di sole
ne abbiamo visto davvero poco!”.
Topher Gaylord (Usa) –
7° assoluto
La linea di partenza della Miwok 100
è qualcosa di straordinario, con tutti i
migliori ultrarunners del Nord America:
Scott Jurek, Dave Mackey, Hal Koerner, Erik Skaden. L’avevo già corsa
nel 1998, ma poi in questi ultimi dieci
anni i miei impegni di lavoro e il fatto
che ormai risiedo in Italia, mi avevano
sempre impedito di tornare. Quella di
oggi è stata una grande giornata per
me: a parte Dave Mackey che è sem-
pre stato irraggiungibile, per molti km
sono stato a ridosso dei primi. Al 60°
km ero addirittura quinto, ma purtroppo è lì che inizia la vera corsa, e negli
ultimi 42 km ho perso due posizioni. Mi
è stata di grande aiuto la compagnia
dei miei fratelli Randy e Peter e del
mio amico Jim Vernon che a turno mi
hanno fatto da pacer dopo il 70° km.
Sull’ultima discesa ho dato l’anima per
provare a superare anche Erik Skaden
ma non ce l’ho fatta: dopo 100 km
sono stati solo 4 secondi a separarci!
Al di là dei risultati e dei tempi, la Miwok
è soprattutto una gara all’insegna della bellezza dei paesaggi e del piacere
che si prova correndo su singletracks
perfettamente tenuti, in cui è davvero facile dimenticarsi della competizione per ammirare il panorama.
Kami Semick (Usa) –
1a classificata
"Avevo intenzione di battere il record
di Ann Trason del 2001 (8h 55’ 59’’)
ma alla fine ci ho messo dieci minuti
S P I R I T O T R AI L [ LU GLIO] - 30
Sito web: www.run100s.com/miwok/
CLASSIFICA GENERALE MASCHILE
1. Dave Mackey (Usa) 7.53
2. Jon Olsen (Usa) 8.24
3. Geoff Roes (Usa) 8.34
4. Scott Jurek (Usa) 8.38
5. Lewis Taylor (Usa) 8:46
6. Erik Skaden (Usa) 8:51
7. Topher Gaylord (Italia) 8:51
8. Mark Lantz (Usa) 9:10
9. Thomas Reiss (Usa) 9:14
10. Sean Meissner (Usa) 9:18
CLASSIFICA GENERALE FEMMINILE
1. Kami Semick (Usa) 9:15
2. Bev Anderson-Abbs (Usa) 9.42
3. Prudence L’Heureux (Usa) 9.47
La vincitrice femminile Kami Semick
Foto di Joe Laddie
Luogo: Sausalito (nella baia di San Francisco, California)
Percorso: da Rodeo Lagoon Beach a Bolinas Ridge e ritorno
Distanza: 100 km
Percorso: 65% sentieri, 30 strade forestali, 5% asfalto
Dislivello+: 3.000 m
Partecipanti: 318 concorrenti
Arrivati: 282 atleti (88%)
Note: Vista mozzafiato del ponte di Golden Gate all’alba e della
baia di San Francisco. Passaggio per Muir Beach e per il Muir
Woods National Monument.
Tempi limite: 16 ore e 30 minuti
Record della corsa:
7:53:19 (2008) Dave Mackey
8:55:49 (2001) Ann Trason
Prossima edizione: Maggio 2009
Costo: 95 $ (circa 73 €)
Foto © Brian Gaines
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 31
IL PERSONAGGIO...
ENRICO VEDILEI
i trent’anni di corsa del “vichingo”
Testo di Enrico Vedilei
Foto archivio Vedilei
S
ono passati 3 giorni da quando
Simone Brogioni mi ha mandato
questo messaggio: “Mi farebbe
molto piacere se tu potessi scrivere
qualcosa su Spirito Trail, che parlassi
delle tue esperienze, sia di gare sia di
allenamenti. Ad esempio, come hai
preparato gare estreme, magari nel
deserto...... Come ti alimenti, che tipo di
abbigliamento usi nelle varie condizioni
ambientali tipo montagna e deserto”.
Bene, sono appunto 3 giorni che
penso a queste frasi e vado spesso a finire sul nome della rivista che
lo deve contenere: Spirito Trail.
Pensando a ciò che devo scrivere, spesso associo “Spirito Trail”
a “spirito libero”, perché i miei
pensieri tornano molto lontano,
quando da ragazzino mi sfidavo.
Mi ricordo ancora la prima
che riuscii a percorrere 1500
prevalentemente in discesa
fermarmi mai, dovevo avere
volta
metri
senza
circa
11 anni, e dopo una giornata nel vigneto dei miei dove facevo di tutto,
dal dare una mano ai miei genitori,
a rincorrere qualche uccellino e perdermi nei giochi che offriva la natura, dopo quella galoppata di 1,5 km
arrivai a casa strafelice, a tal punto
che mi porto ancora dietro il ricordo.
In verità in quel periodo nel mio paesino era tornato un ragazzo dall'Australia che tutte le sere dopo il lavoro
andava a correre e noi ragazzini cercavamo di imitarlo ma non riuscivamo
a correre tanto a lungo, quindi dopo
quella mia galoppata solitaria capii
che forse con la corsa sarei riuscito
a trovare altre risorse per divertirmi.
Dopo più di 30 anni posso affermare che non mi sbagliavo. Ero
già allora uno “spirito libero”.
Per chi non conosce le mie origini, dico che sono nato in un piccolissimo paese di campagna con
appena 200 abitanti e i giochi dei
ragazzini consistevano tutti nel sapersi arrangiare: qualsiasi cosa tipo
albero, ramoscello, pietra, canna di
bambù, fungeva da ipotetico gioco.
Anche andare alla ricerca di fossili e residui della guerra era un gioco;
quelli che disponevano di più risorse
economiche avevano le costruzioni “Lego” oppure qualche soldatino
da mostrare, mentre per la maggior
parte di noi i giochi più comuni erano quelli fatti con le biglie e il pallone.
Eravamo
una
generazione di “spiriti liberi” e tutto questo ha formato il mio carattere.
Dopo pochissimi mesi ero impegnato
già con la mia prima gara di 21km che
attraversava anche il mio paesino.
Non so quanto tempo impiegai, ma mi
sembrò un'infinità, anche se giunsi 17°
assoluto e per un bambino di 12 anni
era già tanto. Lo spirito libero si presentò anche in quella occasione perché
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 32
<< Lo spirito libero si
impossessava sempre
più di me anche perché
questo tipo di gare ti
permette di guardare
sempre meno il
cronometro e di correre
in natura, e per me che
vengo dalla campagna
era come se mi facesse
tornare bambino >>
avevo al seguito tutta la famiglia, con
la mitica A112 Abarth di mio padre, mia
madre che mi sussurrava di rallentare
perché non voleva che soffrissi e mio
fratellino incuriosito dal gesto che stavo compiendo a tal punto che dopo
poco anche lui cominciò a correre.
Non avevo basi su nulla, correvo con
la classica tuta da ginnastica in voga
in quel periodo, quella pesantissima,
inoltre mia madre mi mise anche la
panciera perché aveva paura che un
colpo d'aria mi avrebbe fatto male. La
premura dei genitori non è mai troppa...
Avevo ai piedi un paio di scarpe marchio Mecap, non so che fine abbia
fatto il marchio e sinceramente non
so nemmeno se fosse un marchio famoso, so solo che dalle mie parti erano le classiche scarpe da ginnastica
usate dai ragazzi che conoscevo. Sicuramente non erano state comprate in un negozio specializzato (anche
perché non ne esistevano in zona)
ma al mercato, non avevano nessuna protezione e sicuramente non
rientravano in nessuna classe di va-
lutazione usata in questo millennio.
Malgrado ciò, mi portarono all'arrivo,
e anche se la mente non mi permette
di ricordare, sicuramente in gara mia
madre mi avrà dato da mangiare dei
biscotti fatti in casa da lei e soprattutto acqua, perché 30 anni fa, almeno
dalle mie parti, non esistevano ristori e
quindi ognuno si doveva arrangiare.
Passarono 10 anni di discreto livello
agonistico dove nel frattempo le cose
stavano cambiando, in commercio
si cominciarono a trovare scarpe e
abbigliamento leggermente migliori.
Quando mi informarono che a metà
ottobre a Chieti si sarebbe svolto il
Campionato Italiano Amatori di maratona, anche se usavo non correre in
quel periodo, decisi di sfidarmi ancora.
Senza preparazione, senza sapere
dove sarei andato a sbattere, senza scarpe idonee, mi presentai alla
partenza con un doppio plantare
che pensavo servisse ad ammortizzare un po' di più (dopo 10 km fui
costretto a togliermelo).
Ero in compagnia di un amico e ci fermammo a tutti i
ristori a mangiare e bere, a
tal punto che arrivammo
al traguardo più pesanti
di quando eravamo partiti, tempo finale 3.21.51.
Questa gara fece scattare
in me un'ennesima sfida e
dopo 2 anni mi ripresentai
di nuovo ai nastri di partenza di una maratona, Firenze
1988, tempo finale 2.28.53,
passaggio alla mezza in
1.13.50 dopo aver avuto
una fermata ai box per problemi intestinali.
Dopo questa prestazione cronometrica più volte ho preparato
una maratona come si deve, sempre credendo di stare meglio, ma
ciò non avvenne: quel crono è rimasto la mia miglior prestazione.
Sicuramente quel giorno ho agito d'impulso esagerando anche con il ritmo
iniziale, ma se non avessi osato magari non avrei ottenuto quel risultato.
Devo raccontarvi un aneddoto accadutomi 2 sere prima della maratona.
Da 2 mesi mi ero trasferito per lavoro
a Bologna (forse anche questo per il
mio spirito libero), ed ero alle prime
armi in cucina. Quella sera cucinai il
riso pensando alle porzioni della pasta, ma mi resi subito conto che avevo sbagliato i conti: ne uscirono fuori
7 piatti che mangiai tranquillamente,
e quando a mezzanotte i miei coinquilini fecero la pasta, per scommessa mangiai anche un piatto di quella.
Queste 2 vicende, confermate anche
in futuro, mi hanno fatto sempre sostenere che se stai male puoi stare attento
all'alimentazione quanto vuoi che non
cambia nulla; idem, per aver osato in
una giornata nella quale il mio fisico
stava bene mi ha giovato moltissimo,
mentre se fossi stato prudente, come
molti suggeriscono, magari non avrei
ottenuto ciò. Ancora spirito libero.
Nel 1991 a Bologna Vito Melito organizzò una 50 km in pista; andai a correrla e questo fu il mio
approdo
alle
ultramaratone.
Anche
in
questa
occasione
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 33
stato facile e invece dopo una faticaccia immane, almeno in quel periodo, mi presentai 3° assoluto all'arrivo.
In Perù ho conosciuto ancora un'altra
faccia della medaglia a proposito di fatica e ho cominciato a sconfinare nelle
ultramaratone, completando 260 gare
fra maratone e ultra nel giro di 11 anni.
Nel 1997 Aurelio Michelangeli e Sergio
Rozzi, gli stessi organizzatori dell'Ecomaratona dei Marsi e del viaggio in
Perù, organizzarono la maratona in
grotta dove naturalmente non potevo mancare, anche se a dire il vero
non la preparai, ma dopotutto come
si fa a preparare una gara simile?
Lo spirito libero si impossessava sempre più di me anche perché questo tipo di gare ti permette di guardare sempre meno il cronometro e
di correre in natura, e per me che
vengo dalla campagna era come
se mi facesse tornare bambino.
Negli anni 2000-2003 ho indossato
anche 8 volte la maglia azzurra sulla
100 km e risalgono a questo periodo i
maggiori carichi di lavoro, carichi che
non sono stati mai eccessivi in confronto ad altri atleti azzurri, ma uniti
al lavoro in azienda hanno cominciato a portare degli acciacchi fisici.
partii un po' troppo forte, con un
passaggio
alla
mezzamaratona
intorno a 1.17, maratona 2.40.55.
Comunque chiusi in 3.14.55, e anche
questa resta la mia miglior prestazione
su una 50 km.
Nel 1995 accusai un problema alla
schiena che mi limitò molto ma forse è servito al mio fisico a recuperare un po' di energie e mi ha fatto
conoscere un medico che oltre a
curarmi mi dette delle dritte sull'alimentazione da tenere in gara.
Lo ringrazio ancora adesso perché mi ha consigliato di prendere 1,5 gr. di aminoacidi ogni 5 km
che al mio fisico servono e che mi
permettono, nei limiti del possibile, di non andare in crisi nel finale.
Il 1996 ho seguito lo stesso schema
d'allenamento di Orlando Pizzolato
dato a un mio amico in preparazio-
ne della maratona di Boston, e sicuramente Pizzolato fu l'artefice anche
delle mie molte maratone, almeno
nei primi anni. Questo perché prima
di Boston il programma prevedeva
di correre 2 maratone con gli ultimi 10 km a ritmo gara, che noi eseguimmo alla lettera, e il giorno di Boston non vedevo l'ora di essere al 35°
km, avevo una grinta da far paura.
Risale anche a questo periodo la
consapevolezza che potevi chiedere tutto al fisico che lui te lo dava.
Gare su gare, allenamenti sempre
più mirati alla 100 km con punte di
80-85 km nel fine settimana divisi in
4 sedute (mattina e pomeriggio) a
ritmo gara di 4.15 al km perché pensavo di essere pronto a correre una
100 km intorno alle 7 ore e 10 minuti.
Dopo Boston appresi che in un piccolo paesino della Marsica, a Collelongo, organizzavano una Ecomaratona, e seguendo il mio spirito libero
decisi di iscrivermi. Saggia decisione.
In molti mi consigliarono di non correrla perché mi sarei fatto male, ora nella
Marsica si organizzano più gare di trail
che su strada. Appresi che ai primi 3
assoluti offrivano un viaggio in Perù,
una nazione che avrei voluto visitare,
ma sapevo anche che non sarebbe
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 34
Foto: krakatoasport.com
Comunque il mio spirito libero non
mi ha mai abbandonato e a febbraio del 2003 ho sperimentato anche di correre una 50 km in
grotta e da solo, sempre sotto l'attenta regia di Aurelio Michelangeli.
E' stata una bellissima esperienza, dura
e impegnativa per le scale da salire e
la forte umidità da affrontare, ma anche perché ancora una volta a darmi da mangiare e bere c'erano i miei
genitori, questa volta senza dolcetti di
mia mamma ma solo delle banane,
nonché i miei immancabili aminoacidi, mentre a correre un po' con me
c'era il mio fido scudiero Claudio Bellisario e la mia compagna Luisa Costetti. Lo spirito libero è stato complice anche nel primo incontro che ho avuto
con Luisa perché involontariamente i
nostri discorsi sono andati a finire sulla
natura. Con lei ho condiviso moltissimi
allenamenti in natura e anche parte
degli allenamenti della primavera del
2003, quando improvvisamente il mio
fisico mi ha portato il conto e, anche
se arrampicandomi sugli specchi ho
tentato più volte di risorgere, non c'è
stato nulla da fare: ero arrivato al limite e non potevo tornare più indietro.
Se fino a un mese prima il mio fisico
rispondeva a tutte le sollecitazioni
che gli davo, ora non più. Ho sofferto
molto per questa situazione, ma poi
in me si è ripresentato lo spirito libero
e ho ricominciato ad apprezzare ciò
che facevo e la gioia che mi dava
la corsa, anche se correvo più piano.
Nel 2006 insieme a Luisa abbiamo
preparato la Spartathlon, gara di 246
km con partenza da Atene e arrivo
a Sparta, e per preparare una gara
così lunga abbiamo spesso corso
più ore in montagna o in collina arrivando anche a correre 8 ore e 15.
Quel giorno rimarrà sempre impresso nella mia mente perché
siamo partiti da casa dei miei genitori, a soli 5 km dal mare, e siamo arrivati al punto più alto della
Maiella raggiungibile in auto, a
più di 2200 metri di altitudine. Là
c'è una madonnina che ogni
anno andiamo a trovare, ma
partendo da molto più vicino,
mentre quel giorno ci siamo arrivati da casa e per di più siamo
ridiscesi fino a 15 km da casa.
Quel giorno ho provato anche a
mangiarmi un panino con il prosciutto
acquistato in una baita di montagna
e devo dire che, a parte un piccolo
fastidio iniziale, poi sicuramente mi
è servito per andare avanti. Forse
sono andato troppo in là con la
risposta che dovevo dare a Simone
e
forse non l’ho nemmeno data,
anche se leggendo fra le righe,
qualche consiglio lo si può trovare.
Foto di Belinda Sorice
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 35
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una scusa per riscriv
vostre richieste.
IL giusto GRIP
]guida alla scelta della scarpa trail[
A cura di Gualtiero Linetti >Krom<
MATERIALI...
DA QUESTO NUMERO,
SPIRITOTRAIL INIZIA
UNA SERIE DI COMMENTI,
RECENSIONI E GIUDIZI A
PROPOSITO DELL’ATTREZZO
FONDAMENTALE DEL TRAIL
RUNNING: LA SCARPA.
LA SENSAZIONE CHE SI
PERCEPISCE TRA I TRAILER
È CHE L’AUMENTO
DELL’OFFERTA
DI MODELLI SUL MERCATO
NELL’ULTIMO PERIODO
ABBIA GENERATO QUALCHE
SPIAZZAMENTO.
I
n realtà, infatti, sotto la rassicurante
categoria merceologica A5 (quella
appunto in cui sono comprese le
scarpe da trail) si trova un po' di tutto,
dalla scarpa “da competizione” reattiva, leggera e dalla scolpitura appena
accennata, a quella super-protettiva
con tasselli da fare paura ad un caterpillar, dalle marche più conosciute
a quelle appena giunte da oltreoceano; non è per niente facile scegliere il
modello più adatto alle nostre esigenze o alle nostre caratteristiche. Spesso,
essendo il mercato giovane e ancora
in espansione, perfino il nostro negoziante di fiducia ignora la vera differenza tra di esse e ci propone, magari,
la sola marca di riferimento forte delle
vendite.
Cerchiamo quindi di analizzare le caratteristiche di una scarpa da trail running: conoscendone le caratteristiche
sarà più facile in futuro sapere cosa
cercare, cosa chiedere, quale compromesso accettare.
Regolare la stabilità è il principale
compito di una scarpa da trail. Infatti,
tipicamente, un trail avrà una tale varietà di terreni da non permettere mai
un appoggio regolare, sottoponendo
il piede a carichi di ogni ordine e direzione. Gli inserti atti a svolgere questo
compito possono essere molteplici:
dallo scafo tallonare rigido si arriva ad
interessare il laterale interno fino a coprire l'avampiede, spesso in maniera
congiunta al sistema di allacciatura.
Nella ricerca della stabilità giocano
un ruolo fondamentale anche i sistemi
antipronazione, dai più semplici, con
mescole più dense nel lato interno
dell'intersuola o altri sistemi per modificare l'assorbimento dell'urto di atterraggio, fino a contenitori della pronazione in materia plastica rigida. La
pronazione può essere un fenomeno
normale nel trail running; infatti, all'aumentare della stanchezza e delle ore
di corsa, l'azione, non più fluida e soggetta a urti e appoggi non convenzionali, tende a spostare il baricentro di
appoggio verso l'interno del piede. Va
detto che chi ha problemi di pronazione nella corsa su strada deve cercare
con l'aiuto di un esperto un modello
adeguato al proprio bisogno.
Un altro aspetto fondamentale, legato
alla stabilità di cui costituisce un'estensione in fatto di supporti, è la protezione. Protezione da urti, certo, ma
anche la necessità di un piede che
deve essere solidale, e quindi protetto,
con la scarpa. Alcuni esempi: inserti in
gomma rigida sul bordo tra tomaia e
suola, puntale plastico o rinforzato, al-
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 37
lacciatura coesa con la suola. L'allacciatura deve risultare bella tosta, con
un ancoraggio stabile del piede. Alcuni preferiscono le allacciature rapide, altri quelle classiche a stringhe. Io
sono fra questi ultimi, forse è solo gusto
o opinione personale, ma di fatto la
stringa mi dà sicurezza e difficilmente
cede, cosa che invece mi ha sempre
lasciato perplesso sulle quelle rapide. Sotto la voce protezione inserisco
pure il materiale della tomaia: a volte
traspirante, altre in gore-tex o tecnologie similari. Queste ultime offrono un
indubbio vantaggio in condizioni ambientali di elevata umidità (o di corsa
nell'erba alta, per esempio). Tuttavia,
l'accumulo interno di sudore è sempre
superiore rispetto alle tomaie traspiranti e, inoltre, pioggia battente o piccoli guadi o pozzanghere vanificano
quanto tenuto asciutto.
E veniamo alla tassellatura, il famoso
"grip". La scolpitura, se rilevante, rende al meglio su terreno fangoso o comunque instabile. La reputo decisiva
per l'acquisto di un scarpa: il terreno
instabile è veramente una prerogativa
del trail, e la sicurezza di appoggio e di
spinta su questo tipo di terreno è cosa
da non trascurare.
Ormai tutte le scarpe contengono
nell'intersuola mescole adatte ad
assorbire egregiamente gran parte
dell'urto di appoggio, sia nella zona
del tallone, sia nella zona mediale.
L'ammortizzazione è però, a mio parere, un fattore non discriminante per
una scarpa trail: il terreno, se non roccioso o in asfalto, è in grado di assorbire una parte più o meno significativa
dell'impatto del piede. Naturalmente,
patologie varie o lo stesso peso del
trailer possono valere differenti considerazioni.
Infine il peso. So che molti sono attenti
a questo dato. La mia opinione è che
il peso può rivestire un ruolo principale
solo per certe gare o tipologie di atleti.
Parlando di una ultratrail il significato
del peso decade fortemente: portandosi in giro uno zaino pesante qualche
chilogrammo non vedo come e dove
possano influire poche decine di grammi in più o in meno per una scarpa. Io
non perseguirei, se non in certi casi, la
leggerezza a tutti i costi a discapito di
forza, stabilità, protezione e grip.
Un'ultima cosa: attenzione al numero.
La scarpa da trail deve essere comoda e mai stretta: Per molti trailer, addirittura più grande del consueto: da
mezzo numero fino anche a un numero e mezzo in più. Questo accorgimento attenua il rischio di rottura delle
unghie.
La scelta di una scarpa da trail è spesso quindi un compromesso. L’arricchimento dell’offerta sul mercato non
può che rendere più personale, più
adeguato alle nostre esigenze il modello prescelto, ma va detto che la
ricerca della scarpa ideale è un po’
come la ricerca del graal, infruttuosa
e spesso inconcludente: un compromesso è la giusta via per abbracciare
l’infinita poliedricità del trail running.
E in fondo è forse proprio per questo
che ci piace tanto.
S P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 38
RUCKY
CHUCKY <<
>>THE NORTH FACE
T
he North Face (TNF) è sempre
stato un marchio storico del trail
running, fin dal primo modello
sviluppato appositamente per le 100
miglia americane e denominato appunto “Ultra 100”. Personalmente, pur
apprezzando la costante attenzione
a dir poco maniacale per la qualità
dei materiali, avevo sempre trovato
le loro scarpe eccessivamente pesanti e rigide. Attribuivo questa caratteristica al fatto che fossero state
sviluppate da un’azienda che aveva
il suo core-business nelle attrezzature
per alpinisti e trekker e non nel settore del “running”. Negli ultimi anni
però The North Face, pur continuando ad essere una delle marche preferite dagli alpinisti di tutto il mondo,
ha finito per orientarsi in maniera decisa sul mondo della corsa in natura,
sia per effetto della collaborazione
con Dean Karnazes, che ha influenzato non poco le scelte progettuale
dei tecnici, sia per la nomina a presidente del gruppo di Topher Gaylord,
manager di valore internazionale,
ma allo stesso tempo atleta di primo
piano nelle più importanti competizioni di ultra-trail. Le Rucky Chucky, il
modello di punta della loro collezione 2008, sono senza ombra di dubbio
il risultato più evidente degli sforzi fatti
per rispondere alle esigenze di un podista evoluto che vuole mettersi alla
prova nelle gare di trail running più
lunghe. Si tratta infatti di un modello
che prende il nome dal guado che i
concorrenti della Western States devono attraversare al 125° km di gara:
questo particolare fa già
capire che il modello
è stato concepito appositamente
per le gare di ultra trail.
Leggerezza, reattività, flessibilità sono
gli elementi su cui TNF ha puntato
con decisione, riuscendo finalmente a presentare sul mercato un prodotto che, seppur caratterizzato da
un peso importante, necessario per
assicurare l’ammortizzazione richiesta nelle gare di ultra trail, risulta così
“agile” da assomigliare ad una scarpa da strada, pur offrendo protezione e grip degni dei migliori modelli da
trail. Due sono le novità tecnologiche
incorporate nelle Rucky Chucky: la Xtechnology e il sistema di protezione
Snake Plate. Da un lato TNF ha introdotto il sistema X-Frame™, un elemento strutturale che offre supporto
mediale e laterale alla caviglia, senza limitarne il movimento naturale,
rendendo la scarpa ottima per chi
ha un appoggio neutro o caratterizzato da una leggera pronazione. Il
risultato è quello di un ottimo equilibrio tra stabilità e flessibilità: la scarpa
è davvero reattiva, nonostante un
peso superiore ai 400 grammi dovuto al doppio strato di polimero X-2™
presente sotto il tallone e al cuscinetto plantare necessario per assicurare
l’ammortizzazione sufficiente per correre una 100 miglia.
Davvero sorprendente è poi la nuova tecnologia SnakePlate™, un vero
e proprio esoscheletro a forma di
tela di ragno studiato per alleviare il
doloroso contatto plantare con pietre od oggetti appuntiti sul sentiero.
A differenza dei tradizionali inserti
protettivi, rigidi e pesanti, questo sistema si compone di una lunga, sottile spirale che si attorciglia avanti e
indietro, dall’arco plantare all’avampiede: il risultato è quello di un’ottima
protezione che non sacrifica affatto
la flessibilità.
Per quanto riguarda la “trazione”, la
suola delle Rucky Chucky presenta
un rivestimento in gomma Tenacious
Grip™, che offre una trazione eccellente sia su rocce sia su fango, dando
una costante sensazione di sicurezza
e stabilità anche nelle discese più ripide. Durante il test, le uniche scivolate sono avvenute su grandi lastroni
di roccia bagnati, ma è anche vero
che praticamente nessuna scarpa riesce ad assicurare un grip eccellente in quelle condizioni.
L’unico neo che è stato possibile rile-
vare durante il test è il sistema di allacciatura che è di tipo tradizionale,
per cui prima delle discese più impegnative potrebbe essere necessario
stringere i lacci in maniera più salda,
così da impedire lo scivolamento in
avanti del piede e il contatto delle
dita con la punta della scarpa. Per
alcuni podisti però, anziché rappresentare un difetto, questa caratteristica risulta invece una qualità, dato
che alcuni sistemi di chiusura “evoluti” risultano inutilmente pesanti oppure fragili e quindi facilmente soggetti
a rottura.
In conclusione, le Rucky Chucky sono
un modello davvero riuscito, caratterizzate da una leggerezza e da una
reattività sorprendenti, che farà felici
tutti i trail runners che fra gara e allenamento raggiungono chilometraggi davvero “super”.
S P I R I T O T R A IL [LU GLIO] - 39
Parametri di valutazione
Comfort: il piede percepisce l’interno della scarpa come comodo?
Reattività: la scarpa si muove fluidamente accompagnando il piede dalla fase di appoggio a quella di stacco da terra?
Ammortizzazione: la scarpa è adeguatamente ammortizzata?
Stabilità: la scarpa offre adeguata stabilità in fase di appoggio su un terreno sconnesso? La scarpa è in grado di impedire storte alle caviglie o altri potenziali infortuni?
Grip: La suola è in grado di assicurare sufficiente tenuta, riducendo il rischio di scivolare sia su fondi asciutti sia bagnati?
Protezione: la scarpa protegge il piede negli urti contro rocce, pietre, radici?
Sistema di chiusura: è in grado di impedire al piede di scivolare verso la punta durante le discese?
Peso: qual è il peso della scarpa?
VALUTAZIONE DELLE THE NORTH FACE RUCKY CHUCKY
Comfort:
MOLTO BUONO
Sin dal primo utilizzo risultano estremamente comode e non presentano particolari
rigidità che possono causare vesciche. L’unico appunto è la limitata imbottitura in
materiale spugnoso nella zona del tallone che nelle prime uscite può risultare un
po’ rigida. Ottima invece la traspirabilità e contenuto il tempo di asciugatura.
Reattività:
ECCELLENTE
A differenza di alcuni modelli proposti da TNF negli anni precedenti, la flessibilità è
senza dubbio uno dei punti di forza delle Rucky Chucky. Durante la corsa la sensazione è quella di stare usando una scarpa da strada.
Ammortizzazione:
ECCELLENTE
È stata progettata appositamente per gli ultra trail estremamente lunghi. Il doppio
strato in EVA è presente sia nella zona anteriore sia in quella di appoggio del tallone. Consigliata per qualsiasi distanza per gli atleti di peso inferiore ai 75 kg o per chi
affronta la maggior parte del percorso camminando anziché correre. Per gli atleti
di peso superiore l’utilizzo è consigliato fino agli ultra trail da 80 km.
Stabilità:
MOLTO BUONA
Permette di muoversi in velocità su sentieri sconnessi limitando al minimo gli sforzi
per mantenere l’equilibrio. La scarpa è perfetta per chi ha un appoggio neutro o
leggermente pronatore.
Grip:
ECCELLENTE
La tenuta è ottima sia sui terreni rocciosi sia su quelli fangosi, meno buona su rocce
bagnate. La sensazione durante la corsa è di completa sicurezza. Pur non essendo un grip super aggressivo, è più che sufficiente per superare agevolmente le
difficoltà che si incontrano negli ultra trail. La suola è resistente e non mostra segni
precoci di usura.
Protezione:
OTTIMA
La tecnologia Snake Plate studiata da TNF è davvero molto efficace pur non essendo “invadente”. La scarpa risulta flessibile e leggera e allo stesso tempo ben
protetta.
Sistema di
Chiusura:
BUONO
Nelle discese più ripide è necessario stringere bene i lacci per evitare che le punte
delle dita dei piedi vadano a scontrarsi con la punta della scarpa. Questo è un
versante su cui si possono ancora fare miglioramenti, magari studiando un sistema
di allacciatura più avanzato.
Peso:
MOLTO BUONO
La scarpa, pur con un peso di 414 grammi (versione maschile e misura US9), è
davvero leggera e regala la sensazione di stare correndo con una versione da
strada.
I VOSTRI COMMENTI
TNF Rucky Chucky è una scarpa solida ma a mio parere un po’
troppo secca, con una sensazione di ammortizzazione relativa
se rapportata ad altre calzature concepite per i trail lunghi e
a ritmo passo-corsa. Di contro, proprio in virtù di quanto sopra,
risulta molto reattiva e adatta a chi corre a ritmi buoni (ultimo
tratto della Lavaredo Ultra Trail, per capirci...). Se posso fare un
paragone con una calzatura da strada, tralasciando ovviamente i pesi, è più vicina a una A2 che a una A3, con una sensazione
di essere con l’avampiede vicini al terreno.
Anteriore: pianta del piede adatta a chi è “largo”, tessuto che si
asciuga in fretta e ottima chiusura e tenuta dei laccioli. Il puntale mi sembra un po’ troppo tenero e quindi poco protettivo.
Posteriore: talloniera morbida ma al tempo stesso solida e avvolgente, forse leggermente alta sotto i malleoli (in discesa, per
l’ovvio effetto scivolamento anteriore, può capitare di toccare
in maniera fastidiosa). In sostanza, una scarpa sicuramente da
provare, con la speranza che sia la calzatura che fa per voi.
Eccomi qua, lento come al solito, ma non posso commentare una scarpa senza averci corso sopra almeno 2-300
km, per cui ho aspettato di chiudere il Cromagnon per
esprimere il mio giudizio sulle Rucky Chucky.
Nome: ho sentito di meglio!
Calzata: confermo quanto detto da Vuppauer, larga davanti.
Grip: buono sia in salita sia in discesa.
Stabilità: scarpa molto stabile e ben ammortizzata soprattutto sul tallone.
Allacciamento: non concordo con Vuppauer, io trovo che
si allenti con il passare dei km.
In sintesi, finalmente TNF ha fatto una scarpa adatta a me
da usare sulle lunghe (penso sarà la mia scarpa UTMB), io
peso più di Vuppauer.
Unico neo, comune però a tutte le altre marche: ma è mai
possibile pagare 120 euro per un paio di scarpe??
Roberto >Vuppauer< Chiozzotto – peso 76 kg.
Gabriele >Mudanda< Bortolotto – peso 90 kg
S P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 4 0
>> BROOKS CASCADIA III<<
Recensione di Lorenzo Trincheri
L
e Brooks Cascadia sono il modello di scarpa da trail di maggior
successo prodotta dalla Brooks:
una delle ragioni di questo risultato
è la stretta collaborazione con Scott
Jurek, che oltre ad essere il testimonial del marchio è attivamente coinvolto nello sviluppo tecnologico del
prodotto. Nella primavera del 2008 è
finalmente uscita la Brooks Cascadia
III, che ha subito ricevuto ampi consensi nel mondo del trail, conseguendo anche prestigiosi riconoscimenti, come il Runner’s World “Editor’s
Choice”.
La Cascadia è una scarpa Trail professionale nata dall'esperienza running e dalle specifiche Trail. A differenza di tante scarpe da Trail. la
Cascadia ha una suola unica molto
sicura nei terreni accidentati.
Il Modello Cascadia 3 è caratterizzato dalla nuova mescola per intersuola MoGo (il vecchio modello
altrettanto molto valido nei percorsi
di montagna era però più pesante).
Grazie al MoGo questa scarpa è più
leggera e ammortizzata; non è un
caso che Brooks abbia adottato il
MoGo anche sui modelli da running,
alleggerendo le scarpe ma mantenendo inalterata la stabilità. La Brooks Cascadia III incorpora inoltre altri
sistemi tecnologici che valorizzano la
performance, quali il Dual Pivot Posting System, presente su entrambi i
lati in posizione mediale, che consente di stabilizzare il piede in appoggio,
facendolo rimanere lineare al corpo.
Sulla parte esterna dell' avampiede,
tra la suola e l'intersuola, è presente
invece una membrana chiamata
Ballistic Rock Shield che evita il rischio
di perforazione (ad esempio spine e
in prevalenza pietre appuntite). La
suola è un pezzo unico per consentire robustezza e affidabilità, composta da una speciale mescola a base
di silicio, la HPR (High Performance
Rubber) con derivazione dai pneumatici di F1. Il risultato è un grip elevatissimo anche su superfici bagnate
grazie alla suola tassellata. La Brooks
Cascadia III è il modello che ho usato
per la Marathon des Sables e anche
dopo sette giorni ai piedi in condizioni a dir poco estreme, l'ho trovata
molto confortevole. In conclusione si
tratta di una scarpa da trail che offre un buon ammortizzamento e una
buona protezione, adatta a qualsiasi
tipo di percorso, anche i più impegnativi, che soddisferà le esigenze
del trailer più esigente.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 1
Parametri di valutazione
Comfort: il piede percepisce l’interno della scarpa come comodo?
Reattività: la scarpa si muove fluidamente accompagnando il piede dalla fase di appoggio a quella di stacco da terra?
Ammortizzazione: la scarpa è adeguatamente ammortizzata?
Stabilità: la scarpa offre adeguata stabilità in fase di appoggio su un terreno sconnesso? La scarpa è in grado di impedire storte alle caviglie o altri potenziali infortuni?
Grip: La suola è in grado di assicurare sufficiente tenuta, riducendo il rischio di scivolare sia su fondi asciutti sia bagnati?
Protezione: la scarpa protegge il piede negli urti contro rocce, pietre, radici?
Sistema di chiusura: è in grado di impedire al piede di scivolare verso la punta durante le discese?
Peso: qual è il peso della scarpa?
VALUTAZIONE DELLE BROOKS CASCADIA III
Comfort:
OTTIMO
Eccezionalmente morbide e perfettamente traspiranti, tanto da dare l’impressione di stare usando una scarpa da strada.
Reattività:
MOLTO BUONA
Possono tranquillamente essere utilizzate anche da atleti veloci che cercano una
scarpa precisa, capace di assecondare i cambi di ritmo durante la gara.
Ammortizzazione:
MOLTO BUONA
La nuova mescola MoGo dell’intersuola svolge egregiamente il proprio compito e
non diminuisce il proprio rendimento nemmeno dopo molti chilometri.
Stabilità:
OTTIMA
Il sistema Dual Pivot su entrambi i lati del piede facilita notevolmente il mantenimento dell’equilibrio. La scarpa è rivolta ai corridori neutrali o leggermente pronatori.
Grip:
ECCELLENTE
Protezione:
OTTIMA
Il Ballistic Rock Shield, pur non compromettendo la morbidezza della scarpa, protegge adeguatamente il piede.
Sistema di
Chiusura:
BUONO
Sistema di chiusura classico: nelle discese più ripide può essere necessario stringere bene i lacci per evitare che le punte delle dita dei piedi vadano a scontrarsi
con la punta della scarpa.
Peso:
ECCELLENTE
La scarpa è molto leggera (340 grammi versione maschile e misura US9), e può
anche essere usata in quei trail che prevedono tratti di asfalto.
Ottima la tenuta anche nelle condizioni peggiori.
I VOSTRI COMMENTI
Ho usato le Cascadia III al Grand Raid delle Prealpi Trevigiane e
mi sono trovato bene. Ho avuto soprattutto modo di apprezzarle
nella discesa finale dove hanno tenuto alla grande senza farmi
mai scivolare. Non sono robustissime come altre scarpe e forse
soffrono un po’ dove ci sono sassi appuntiti e rocce scivolose,
ma sono davvero comode e dopo tanti km non è una cosa di
poco conto. Un appunto è che non tengono tanto l’acqua e il
piede si bagna velocemente, in compenso però sono davvero
valide anche per qualche tratto di asfalto. Giudizio: buono.
Roberto >Roby< Scandiuzzo
Forse vado controcorrente, ma io con le Cascadia ho preso
una storta un paio di settimane fa e ancora la sento...
Per me sono sì molto comode... niente vesciche o altro, ma
troppo morbide, non sostengono il collo del piede e personalmente non mi sento a mio agio.
La prima gara che ho fatto e’ stata la maratona di Venezia. È stata un’improvvisata e l’ho corsa con l’unico
paio di scarpe che avevo: le Brooks Cascadia!
Per quanto possa sembrare assurdo, non ho avuto
nessun problema allora e non ce l’ho neppure con il
modello nuovo di cui inizialmente ero un po’ scettica
perché mi sembravano troppo morbide.
Le ho usate per il Cromagnon: in 17 ore di sentieri massacranti non mi hanno mai dato fastidio.
È vero che si bagnano subito, ma altrettanto velocemente si asciugano.
Forse l’unica pecca che hanno è di non avere la punta
rinforzata... ma non si può avere tutto, vero?
Giudizio finale: le mie scarpe da trail per eccellenza!
Roberta >RobyChao< Peron
Elisa Betti
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 2
TNF RUCKY CHUCKY
BROOKS CASCADIA 3
Comfort:
Reattività:
Ammortizzazione:
Stabilità:
Grip:
Protezione:
Sistema di
chiusura:
Peso:
Prezzo:
DATI TECNICI:
CONSIGLIATA PER:
Peso: 414 gr vers. maschile
350 gr. vers. femminile
Prezzo: 120 € (consigliato)
Misure: uomo: da US 7 a 14
donna: da US 5 a 11
Garanzia: 1 anno
Colori: Giallo/rosso
Appoggio: Neutrale o leggermente
pronatore
Atleta < 75kg: Ultra Trail
Atleta > 75 Kg: fino a 80 Km
Atleta veloce: allenamento
Atleta lento: gara o allenamento
Peso: 340 gr vers. maschile
283 gr. vers. femminile
Prezzo: 120 € (consigliato)
Misure: uomo: da US 8 a 15
donna: da US 6 a 12
Garanzia: 1 anno
Colori: Grigio/Arancione
Rosso/bianco/nero
Appoggio: Neutrale o leggermente
pronatore
Atleta < 75kg: Ultra Trail
Atleta > 75 Kg: fino a 80 Km
Atleta veloce: allenamento
Atleta lento: gara o allenamento
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 3
CARLIN vs NA DI
team
monica e francesca a confronto
unning
LE INTERVISTE...
Lorenzo
Zanin R
a cura di Matteo >emme< Grassi
SONO ANCORA DUE DONNE
© GRPTv
LE PROTAGONISTE DELLA
NOSTRA INTERVISTA DOPPIA,
DUE DONNE MOLTO
DIVERSE TRA LORO,
SIA COME PRESTAZIONI
SIA COME APPROCCIO ALLA
CORSA. LA TOP RUNNER
MONICA CARLIN, CON I SUOI
ALLENAMENTI FATTI
DI TABELLE, RIPETUTE E
CARBOGEL; LA PIÙ ISTINTIVA
ANZITUTTO: VUOI PRESENTARTI?
M
i chiamo Monica Carlin, ho 37
anni, sono di Pergine Valsugana, svolgo di professione l’avvocato
civilista e amministrativista a tempo
pieno.
C
iao a tutti! Sono una podista
un po’ indisciplinata, mi chiamo Francesca Nardi, ho 44 anni
(ma non ditelo in giro per favore!)
e quando non sono al mare per
motivi di lavoro, abito a Follina, un
paesino in mezzo alle colline in provincia di Treviso.
FRANCESCA NARDI,
CHE CORRE QUANDO E DOVE
LE PIACE E SI CONCEDE
RICCHI PIATTI DI PASTA
DOPO OGNI GARA.
UNITE DALLA PASSIONE
PER LA CORSA,
MONICA E FRANCESCA
SI RACCONTANO CON
SEMPLICITÀ, REGALANDOCI
LE LORO EMOZIONI
E LE LORO ESPERIENZE…
QUANDO E PERCHÉ HAI INIZIATO A CORRERE? HAI MAI SMESSO PER POI RIPRENDERE?
Ho iniziato a correre con le marce non
Corro perché mi piace, mi soddisfa,
competitive, così… perché mi piacemi rilassa, mi dà un senso di benessere
va, credo verso i dieci/undici anni. Poi,
e libertà. Non ho mai smesso di correvista la passione, non potevo mancare
re (a parte qualche piccola sosta di
alle corse campestri organizzate dalla
qualche giorno per infortuni vari). Non
scuola, dove ho ottenuto anche buoho mai smesso fino ad ora, anche perni risultati (nonostante lo scarso impeché è da pochi anni che mi sono avvigno). Poi ho lasciato tutto in stand-by
cinata alla corsa.
fino all’arrivo della Maratona di Treviso
che ha riacceso in me una passione
mai spenta e mi ha dato modo di realizzare un sogno che credevo sarebbe
rimasto tale.
A CRONOMETRO SPENTO.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 4
© 100km del Sahara
Hai iniziato subito a correre in montagna? E quando a spingerti oltre i 42 km?
La mia prima gara è stata la maratona di Milano del 2004, nel 2005 ho
corso per la prima volta la Pistoia
Abetone, nell’agosto la Mel-Valdobbiadene. Nel 2007 ho ripetuto le due
suddette gare, ho corso l’ecomaratona del Ventasso, l’ultramaratona di Davos e poi la Camignada.
La maratona è stata la mia prima
gara… prima di allora non avevo mai
corso più di un’ora e mezzo.
Per me correre sulle “mie montagne”
è sempre stato naturale, magari senza
misurarmi con chilometri e cronometri.
I miei primi 42 in montagna li ho fatti
solo di recente, partecipando all’ultima edizione dell’Ecomaratona dei
Cimbri.
Parliamo un po’ di allenamento e di gare: ti segue qualcuno oppure sei un corridore fai da te? Ti tieni aggiornata leggendo riviste o libri che parlano di allenamento? Segui delle tabelle?
Io devo essere seguita, altrimenti sono
un po’ scriteriata e non seguo l’allenamento che mi fa migliorare, ma farei
le cose che più mi piacciono e gareggerei tantissimo (un po’ come ho fatto
nel 2006). Attualmente mi allena Marco Boffo, mio compagno di nazionale
ultra. Per questo devo seguire le tabelle. Sì, leggo e mi tengo aggiornata…
se il tempo me lo permette
Sono “tanto” un corridore fai da te!
E... sono un po’ intollerante a tutto
ciò che riguarda tabelle, programmi,
tempi, schemi di allenamento. Non
ho proprio neanche la pazienza di
leggerli! Cerco solo di ascoltare e seguire le esigenze del mio corpo.
Quanti km corri mediamente in una settimana, in un mese, in un anno? E quando stai preparando un’ultra come aumentano i carichi di lavoro?
Circa 150/160 a settimana, anche di
più se sto preparando una 100 km. Per
il chilometraggio in un mese o in un
anno, è subito fatto: basta fare i calcoli. In genere non mi fermo mai durante l’anno.
La preparazione di un’ultra prevede
una fase di potenziamento, un’altra
di lavori di velocità e l’ultima prima di
defaticare, di carico di km.
E’ presto detto: di base 20 km a settimana, quindi 100 in un mese e 1200 in
un anno, e queste sono mediamente
le gare, più qualche corsa durante la
settimana, ma solo quando mi gira.
Ti alleni solo correndo o fai anche palestra, cross training o altri sport di
resistenza?
Palestra, sci alpinismo, sci di fondo,
nuoto, race.
In alcuni periodi riesco ad abbinare la
corsa al nuoto.
Per preparare un’ultra che tipo di allenamenti fai? Ripetute, medio, lungo, lunghissimo? Con che distanze e a che ritmi? E su che terreni?
© Belinda Sorice
Doppi allenamenti, ripetute lunghe,
progressioni lunghe, lunghissimi.
FL 4.20, FM 4.10, RM 3,55, RMM 3,50.
Ripetute? Già mi disturba il nome. Lunghissimo? Lo farò il giorno della gara.
Distanze, ritmi, terreni? A me piace
correre, non voglio stressarmi con tanti
calcoli!
S P I R I T O T R A IL [LU GLIO] - 4 5
Quante gare hai corso nel 2007? Quante maratone e quante ultra?
Nel 2007 20 gare di cui 9 maratone e
5 ultra.
Nessuna ultra, solo un paio di maratone, un’ecomaratona e qualche bella
corsa in montagna.
Raccontaci alcune delle tue esperienze: qual è stata la corsa/gara più bella
che hai fatto? La più lunga, la più dura, la più “strana”?
I mondiali della 100 km in Corea nel
2006, dove sono arrivata seconda in
volata per 4’’ dall’inglese... è stata
un’emozione unica!
La più lunga il Gran Raid delle Prealpi
Trevigiane, 59 km, proprio pochi giorni
fa, il 25 maggio. Di belle ne ho fatte
molte; a me piacciono quelle faticose
e con molta salita.
E quella che non rifaresti?
Ultramaratona di Davos nel 2006: percorso bellissimo, ma nevicava ed era
freddissimo perché c’era bufera… mi
sono letteralmente congelata.
La 100 km del Sahara, non mi ha trasmesso nessuna bella emozione, è stata solo una vera e propria competizione fine a se stessa.
Qual è la gara che stai ancora sognando, il tuo “sogno nel cassetto”?
Coast to coast.
Io ho molti cassetti… La 150 km di Boavista, la 210 a tappe in Madagascar,
una corsa nel “vero” deserto, la maratona dell’Etna. Tutte le corse un po’
particolari e faticose che mi arrivano
all’orecchio diventano per me dei
possibili sogni nel cassetto.
Che gare hai in programma per il 2008 (e quali hai già corso)?
Dopo il Passatore il mo prossimo obiettivo importante sono i Mondiali della
100 km… le altre gare sono in funzione
di detto obiettivo.
Ho corso la 100km del Sahara, la
maratona di Treviso, il Gran Raid, la
Lavaredo Ultra Trail... il resto si vedrà!
Corri da sola o hai compagni di allenamento? E alle gare ci vai da sola?
Corro quasi sempre da sola, perché
non so mai col mio lavoro quando
riesco a liberarmi, corro sempre negli
stessi posti per permettere il controllo antidoping a sorpresa cui anche
quest’anno sono sottoposta.
Tutto da sola. Mi piace correre con il
mio ritmo, e mi disturba adeguarmi a
quello degli altri; a volte trovo qualche
“compagno di viaggio” con cui magari mi trovo bene, ma va benissimo
che sia solo “a volte”.
Ti è capitato di conoscere nuove persone, correndo? Di fare amicizie? O magari
di innamorarti?
Certo che sì! Ho conosciuto un sacco
di persone in gamba!
Sicuramente ho conosciuto un sacco
di gente e ho trovato molti amici, spero anzi di incontrarne ancora tanti…
Parliamo di alimentazione: segui una dieta? Sei sempre attenta a quello che
mangi oppure no? E ti concedi qualche vizio ogni tanto?
Non seguo alcuna dieta…mangio tanto, ma bene, cioè alimenti sani. Non
credo di avere vizi particolari… a parte la cioccolata fondente e il gelato.
La mia alimentazione “è” a base di vizi,
e me li concedo tutti senza sentirmi in
colpa! Scherzi a parte tendo ad avere
un’alimentazione disordinata ma ogni
tanto cerco di mettermi in riga, ascoltando le esigenze del mio corpo.
© Belinda Sorice
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 6
© GRPTv Lorenzo Zanin Runningteam
© 100km del Sahara
Cosa mangi prima di una gara lunga? E durante? E dopo?
Prima carico di carboidrati. Durante
solo carbogel.
Prima di una gara lunga un bel piatto
di riso seguito da pane e marmellata.
Durante scelgo fra quello che trovo a
disposizione, ma evito integratori, gel
e barrette. Dopo, un bel piatto di pasta non me lo toglie nessuno.
Oltre la corsa: hai un diario, un quaderno di appunti, un blog? Tieni traccia o
memoria delle tue corse?
Certo, ho un diarietto e un album del- Nessuna traccia, solo le sensazioni e le
le foto, oltre che il quadernetto dove emozioni che mi rimangono in memoannoto tutti gli allenamenti.
ria.
Come concili la corsa con tutto il resto (lavoro, famiglia...)?
A volte è molto difficile, ma è una sfida
con me stessa…devo sapermi organizzare al 100%.
Per una quasi single che si allena poco
come me non è un gran problema,
basta avere la domenica mattina libera e un po’ di organizzazione. Il lavoro invece mi sta creando qualche
problema che vedrò di risolvere al più
presto… cambiando lavoro!
Hai uno sponsor o ti paghi tutto da sola? Riesci a prendere qualche premio alle
gare? Hai mai quantificato quanto ti costa correre in un anno?
Ho degli sponsor tecnici; ho praticamente sempre preso premi alle gare.
No, non ho mai quantificato la spesa
annua.
Allo sponsor ci sto pensando davvero… Premi sì, quando mancano le specialiste del settore riesco a piazzarmi
anch’io e portare a casa qualcosa. Ai
costi non ci ho mai pensato e nemmeno mi interessa.
Cosa vuol dire per te correre una ultratrail? Cosa ti spinge a fare corse estreme?
Vedere fin dove riesce ad arrivare il
mio fisico…una sfida con me stessa. Lì
devi gareggiare contro te stesso, non
certo contro gli avversari.
Io non considero di correre cose “ultra” o “estreme”, faccio semplicemente quello che mi piace e mi attrae sia
come percorsi sia come durata. Parto
senza tante ambizioni, solo con l’idea
di portare a termine la corsa senza arrivare troppo distrutta al traguardo.
Scusa, ma... perché corri?
Correre regala emozioni bellissime, hai
la consapevolezza di te, col tuo corpo
e la tua mente, ti dà senso di libertà e
ogni volta è una sfida con te stesso…
un alone di magia la circonda. Solo
chi corre può capire.
Aspetta… vado a fare una corsa e poi
te lo dico!
... (tema libero, se ti va di aggiungere qualcosa di te e della corsa tipo i tuoi
risultati o se vuoi ringraziare qualcuno oppure se vuoi raccontare una qualche
esperienza in particolare)
I risultati che ottengo sono frutto della
fatica e degli allenamenti, della forza
di volontà, ma anche della mia famiglia che mi sostiene (mia madre, mio
fratello e tutti gli altri parenti). Li ringrazio, come vorrei ringraziare anche il
mio allenatore che sta ottenendo su
di me buoni risultati e anche i miei
sponsor.
Correre è un’attività che mi riesce
bene per natura, e in questo mi sento
fortunata. Penso che questa mia passione per rimanere tale debba continuare a essere un qualcosa di spontaneo.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 7
FOTO DEL MESE...
Verso il rifugio Lancia - © Marco >ganassa< Dapor
“Spirito Trail” bandisce il 1° Concorso
fotografico “SCATTI… DI CORSA!” sul
tema: “LA CORSA IN NATURA” ovvero
immagini ed emozioni del trail running.
Regolamento
1. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza distinzione di età o nazionalità.
2. Il concorso prevede una sola categoria ma è lasciata la massima libertà
sia nell’interpretazione del soggetto
sia nella tecnica.
3. Ogni autore/autrice può presentare
un massimo di 3 fotografie in b/n e/o
colore. Sono ammesse elaborazioni
digitali.
4. Le opere dovranno avere le seguenti caratteristiche:
• essere esclusivamente in formato
digitale JPG
• essere spedite via e-mail a [email protected]
• essere nominate con cognome e
nome dell’autore e numero progressivo in minuscolo separate
da under_score (esempio: rossi_marco_01.jpg rossi_marco_02.
jpg )
5. Le foto potranno essere accompagnate da una didascalia, una storia,
una poesia per raccontare l’evento
legato al soggetto fotografato.
6. Le foto possono essere state scattate in ogni parte del mondo.
7. Le foto pervenute sono a disposizione della redazione e possono essere
utilizzate senza vincolo alcuno.
8. Gli autori, inviando le foto, dispensano la redazione da qualsiasi onere
presente e futuro, garantendo che
le stesse opere non sono gravate da
qualsivoglia diritto.
9. Le opere dovranno essere di proprietà dell’autore, non sono ammesse
foto non scattate dell’autore
10. Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile.
11. Ogni autore è responsabile del
contenuto delle immagini pervenute
e ne autorizza l’esposizione in internet
sul sito www.spiritotrail.it
12. La premiazione verrà effettuata in
data e luogo da definirsi al termine del
concorso.
13. L’invio stesso delle foto verrà considerato come accettazione del presente Regolamento.
COMMISSIONE
La commissione esaminatrice, presieduta dalla fotografa Belinda Sorice,
è composta dalla redazione della
webzine Spiritotrail. La commissione
deciderà insindacabilmente le opere
da premiare basandosi sui criteri seguenti:
1) QUALITA’ E TECNICA FOTOGRAFICA
2) CREATIVITA’
3) PUNTO DI RIPRESA
L’elenco dei primi classificati verrà
pubblicato online sul sito www.spiritotrail.it. Il vincitore sarà contattato direttamente dalla redazione.
PREMI
Tra le foto pervenute entro il giorno 20
di ciascun mese, la commissione esaminatrice sceglierà la “Foto del mese”
che verrà pubblicata sulla webzine
“Spiritotrail” del mese successivo. Tra
le 6 foto prescelte come “foto del
mese” nel periodo luglio 2008 – dicembre 2008 verrà scelto un vincitore assoluto, la cui foto verrà premiata
con il titolo di “Foto dell’anno”. La foto
dell’anno, oltre ad essere pubblicata
sul numero di dicembre della webzine,
rimarrà esposta per almeno un anno
al seguente indirizzo: www.spiritotrail.it
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 4 8
PREVIEW GARE...
Sulle ORME del BRIGANTE
>>il Trail del Bangher <<
DOMENICA 27 LUGLIO IL PICCOLO PAESE DI
PIEDICAVALLO (PROVINCIA DI BIELLA), ULTIMO LEMBO
DELLA VALLE CERVO RAGGIUNTO DALL’ASFALTO,
SARÀ AL CENTRO DELL’ATTENZIONE IN OCCASIONE
DELLA TERZA EDIZIONE DEL TRAIL DEL BANGHER.
Testo e foto di Maurizio >maudellevette< Scilla
S
in dall'alba il silenzio che accompagna i suoi caratteristici tetti in
pietra e i suoi viottoli, sarà interrotto dallo sciabattare delle scarpette e dal ticchettio dei bastoncini dei
trailers.
Ci troviamo nelle Alpi Biellesi, il prolungamento estremo del contrafforte che
si stacca dal Monte Rosa nei pressi del
Col d'Olen.
La Valle del Cervo è la seconda vallata del Biellese per lunghezza e si estende per 19 chilometri in linea d’aria
dalla Punta Tre Vescovi (2501 m) alle
porte di Biella. Per secoli ha svolto la
funzione di zona di transito di mandrie
e popolazioni provenienti dalle alte
valli del Lys e della Sesia, divenendo
luogo di incontro fra culture ed esperienze comunitarie originali.
Gli atleti percorreranno i sentieri che
furono territorio incontrastato di Pietro
Bangher, brigante che scorrazzava tra
Biellese e Valsesia a cavallo tra l'800 e
il ‘900. Di origini trentine, conosceva
bene il territorio, al punto che per anni
riuscì a sfuggire ai continui tentativi di
cattura. In questo lo aiutarono anche
l'omertà dei contadini del posto, agli
occhi dei quali appariva come un
Robin Hood locale. Non era solo un
bandito: a volte spietato al punto di
incendiare le cascine in cui non poteva ottenere quanto cercato, altre
generoso e solidale con la gente del
posto. Temuto e rispettato, poté circo-
lare impunemente per oltre trent'anni.
Una curiosità: “Al va me an bangher”
è una frase ancora in uso nelle valli
biellesi per definire un ragazzino vivace e discolo.
Il tracciato prevede 27,5 km e ben
2200 m di dislivello positivo, un percorso quindi molto impegnativo sotto
il profilo altimetrico, ma nello stesso
tempo una vera gioia per gli occhi,
essendo completamente immerso in
una natura totalmente preservata:
lungo tutto l'anello non si incontrano
impianti di risalita, tantomeno strade.
Solo la mulattiera accompagnerà gli
atleti per tutto il tempo del loro sforzo.
La partenza avrà luogo presso il ristorante Gatto Azzurro (1030 m); tramite
S P I R I T O T R AIL [LU GLIO] - 4 9
sentiero immerso nel faggeto, gli atleti
giungeranno a Montesinaro dove imboccheranno la mulattiera che porta
a Rassa in Valsesia, via assai praticata
nei secoli scorsi soprattutto dagli abitanti della Valsesia.
Il percorso presenta inizialmente una
modesta pendenza e si svolge nel bosco fitto. Toccato l'alpeggio Le Piane
(3,8 km), l'itinerario prosegue all'aperto, dove la pendenza aumenta, per
passare poi poco lontano dall'Alpe
Finestre (1730 m). Da qui si va poi nel
versante orientale del vallone e ad un
bivio si prende il sentiero a sinistra che
rapidamente porta alla Bocchetta del
Croso (1940 m, 7,2 km). Ora si entra in
Val Sorba (valle laterale della Valsesia), si scende su sentiero immerso nei
rododendri e, attraversato il torrente
Sorba su un bel ponte in legno, si passa nelle vicinanze dell’alpe Toso (1650
m, 8,7 km). Si incontra qui il sentiero
che da Rassa porta al Colle Loo, e lo
si imbocca in discesa. La valle Sorba
è stata modellata a conche e gradini
dai ghiacciai, come attestano i laghi
Lamaccia e 3 Vescovi e i ripiani dell'alpe Prato, Lamaccia, Toso.
Presa dunque la mulattiera, si scende
il gradino pietroso e si raggiunge la
spianata dove si trova una gobba rocciosa alla quale si addossano le baite
dell'alpe Massucco (1528 m).
Si scende ancora e si perviene all'Alpe Dosso (1395 m, 10,4 km): qui im-
boccando a sinistra il sentiero che è
la difficoltà maggiore del percorso,
si inizia a salire su pendenze notevoli
immersi nel bosco. Solo nell'ultimo tratto la pendenza si fa meno aspra e in
breve si raggiunge l'alpe Artorto (1900
m, 13,7 km), posta in un punto molto
panoramico della valle. Abbandonate le baite si continua a salire in un vallone selvaggio sino alla Bocchetta del
Prato (2300 m), dalla quale si gode di
una vista eccezionale sulla sottostante
piana.
Il percorso scende poi all’Alpe Prato
(2200 m), un vasto pianoro contornato dal Monte Cossarello (vie di roccia)
e solcato da un ruscelletto che scorre
dolcemente, un paesaggio da favola!
Con un ultimo strappo si raggiunge il
Colle Loo (18 km), che con i suoi 2450
metri è il punto più alto del percorso, e
si scende dolcemente in terra valdostana nella valle di Gressoney al bellissimo pianoro del Pian dei Loo. Qui si
incontra il sentiero G.T.A. (Grande Traversata delle Alpi): lo si prende andando a sinistra per raggiungere il colle
Loozoney (2395 m, 19,1 km): un tratto
in saliscendi condurrà i trailers al Colle
della Mologna Grande (2365 m, 21,4
km). Di qui si rientra in territorio biellese,
e in breve tempo una ripida discesa
su mulattiera lastricata conduce al Rifugio Rivetti (2150 m, 22 km). Questo
rifugio è per tutti i trailers della zona un
vero punto di riferimento: grazie al ge-
store appassionato sportivo, si respira
un clima di amicizia e convivialità che
lo rende unico.
Il sentiero molto rapidamente perde
quota, passando a fianco dell'alpe
Lavazei prima e dell'Alpe Anval poi; si
continua a scendere nel vallone del
torrente Mologna e si giunge alla fraz.
Le Piane (1290 m) e alla fraz. Montà,
suggestivo gruppo di case rustiche
costruite proprio sull'orlo del pianoro
morenico.
Un ultimo sforzo permette di scendere
in ombra per la presenza di folti alberi
al paesino di Piedicavallo dove a fianco della chiesa è posto il traguardo.
Solo a qualche metro di distanza gli
atleti potranno recuperare le fatiche
con l'ottima "polenta concia" fumante
(polenta con formaggi locali e burro
fuso).
Una gara che ha tutte le caratteristiche per avere il marchio "vero spirito
trail doc".
Info Gara: www.mauscilla.it
info: Giuseppe Bianco 347 6545124
Maurizio Scilla 339 8534127
[email protected]
[email protected]
turismo nel biellese:
http://www.atl.biella.it/on-line/Home.html
http://www.biellaoutdoor.it/home
http://www.vallecervo.it/NEW/ITA/valle.html
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 5 0
PREVIEW GARE...
LA CAMIGNADA
sei rifugi, mille emozioni
Testo e foto di Simone Brogioni
I
l “Giro dei sei rifugi” è una camminata classica, una di quelle che
si fanno con i bimbi per mano e il
sorriso sulle labbra, sotto il sole di agosto, cercando di allontanare ancora
per qualche giorno il pensiero di un
lavoro stressante e di una città caotica che ci attende di lì a pochi giorni.
Avevo nove anni quando i miei genitori
portarono me e mio fratello Leonardo
a fare questa “passeggiata”. Alle 8 del
mattino a Misurina la temperatura era
di poco superiore allo zero. Con il mio
passamontagna giallo e la mia giacca a vento blu scolorita piagnucolavo
in silenzio come “Lucky”, il piccolo dalmata della Carica dei 101: “Ho le mani
gelate… le orecchie gelate… e i piedi
gelati…”. 101, lo stesso numero che
compariva sui segni biancorossi del
CAI lungo il sentiero che saliva verso
il rifugio Auronzo, la prima tappa del
giro, soltanto sfiorata velocemente
per fuggire dal turismo di massa che
invade con migliaia di auto questo
piccolo angolo di cielo. Con gli
anni avrei poi imparato ad amare questo posto, raggiungendolo a
piedi da ogni parte, all’alba o a tarda sera, in qualsiasi mese dell’anno.
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 5 1
Sgomitando tra vocianti casalinghe e
mariti che ostentavano esagerati fiatoni per mostrare un impegno fisico stridente con la semplicità del percorso,
arrivammo al rifugio Lavaredo. La sua
piccola struttura in pietra era più rassicurante, calorosa e degna del titolo di
“rifugio”, rispetto al “grand hotel” Auronzo che ci eravamo lasciati alle spalle. Di fronte a me, gracile bambino di
quarta elementare, Forcella Lavaredo
sembrava irraggiungibile. A suon di
lamenti arrivai in cima, dove un vento
gelido mi riempì gli occhi di lacrime.
Scendendo dalla forcella, il Monte
Paterno alla mia destra provava a
nascondere dei nuvoloni che si facevano sempre più minacciosi. Anche
il rifugio Locatelli ci vide passare di
sfuggita, mentre un nevischio cattivo e pungente mi graffiava il viso. In
quel momento, come in tanti altri negli anni successivi, provai invidia per i
miei amici che a Firenze viaggiavano
in maniche corte, cercando parchi
ombreggiati o piscine per rinfrescarsi.
La salita verso il rifugio Piani di Cengia la ricordo come una delle più
faticose. A testa bassa, premendo
le mani sulle ginocchia, ad ogni curva tentavo di convincermi che quella era l’ultima. Contai una ventina di
ultime curve. I 2.500 metri dei Piani di
Cengia e il nevischio che continuava a cadere dettero il colpo di grazia alle mie mani già semi-congelate. Mia mamma tirò fuori un paio di
calzettoni di lana rossi e me li infilò in
modo da coprirmi mani e braccia.
Ancora oggi mi viene da sorridere quando riguardo le foto che mi
ritraggono con quei ridicoli pseudo-guanti e il volto sofferente di un
bambino che non riesce bene a capire la bellezza della montagna così
tanto propagandata dal babbo.
Il rifugio Piani di Cengia, piccolo gioiello in legno incastrato tra le rocce, fu il
nostro primo punto di sosta. Una procace signora dall’italiano improbabile ci
portò dei canederli che contribuirono
a ridarmi quella carica che mi permise di raggiungere senza sforzo il rifugio
Comici e di guardare con ottimismo
all’ultima salita, quella di Forcella Giralba. Qui mi sembrò di rivivere la mia
breve carriera scolastica. I primi passi
mi riportarono all’asilo nido, per poi iniziare le elementari e arrivare quasi in
cima guardandomi indietro e dicendo: come sono piccoli quelli laggiù!
Arrivato in forcella, a pochi metri dal
rifugio Carducci, ultimo del giro, guardai la Val Giralba che precipitava in
basso verso Auronzo e capii che avrei
rimpianto tutta la salita fatta fino a
quel momento. Non mi sbagliavo.
Faticosa, interminabile, fastidiosa,
maledetta Val Giralba. Così la battezzarono i miei piccoli piedi. Le unghie
battevano contro le punte delle scarpe, le ginocchia scricchiolavano, i
muscoli affaticati cedevano ogni passo di più. E la discesa non finiva mai.
Era sera quando davanti ai miei occhi stanchi e arrabbiati con quella
montagna che in quel momento di
bello non aveva niente, apparvero le
case di Auronzo. Era fatta. Io, piccolo cittadino senza esperienza né allenamento, avevo portato a termine il
temuto e amato “Giro dei Sei rifugi”.
Sei anni dopo mi iscrissi alla “CaS P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 5 2
mignada poi siè refuge”. Stessa sfida, ma da portare a termine nel minor tempo possibile.
Stavolta le sensazioni furono diverse.
Adrenalina, voglia di libertà, cameratismo. Tutto ciò che un adolescente
ricerca dalla vita. E poi… il sole, che
mi fece scoprire vette nascoste e mi
fece innamorare di questa corsa.
Da allora ho partecipato altre sei
volte, migliorando sempre il mio tempo. Ma ciò che più conta è che ogni
volta ho provato emozioni diverse.
Ancora non saprei scegliere tra il cielo
blu scuro di una giornata incredibilmente limpida o la nevicata a Forcella Giralba, con le scarpe da running
che scivolavano sul ghiacciaio. La
Camignada non è solo una corsa. E’
una festa, è condivisione, è un viaggio
tra amici attraverso luoghi incantati. E’
un’esperienza che non si dimentica,
correndo tra le rocce o camminando mano nella mano con chi si ama.
Vivetela, abbracciatela, succhiatela,
fatela vostra. E ognuno dei timbri dei
sei rifugi rimarrà, oltre che sul vostro
cartellino di gara, stampato per sempre nella vostra anima.
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S P I R I T O T R AI L [ L U GLIO] - 5 3
NOTIZIE FLASH...
percorso: partenza ai 1150m di Alagna,
abbandonato l’asfalto il percorso infila la mulattiera
che porta nella valle d’Otro; gli atleti passeranno
dal bellissimo alpeggio di Pianmisura (1780 m)
per proseguire in salita fino al Passo Zube (2870
m), segue la discesa fino all’arrivo della vecchia
seggiovia del Gabiet (1600 m). Qui ricomncia la
salita che porta al punto più elevato del percorso,
il Passo dei Salati (2930 m). Inizia ora la discesa che
prima porta al col d’Olen (2880 m) dove si trova il
Rif. Guglielmina e poi all’Alpe Pianalunga (2020 m);
si affronta quindi la salita che porta alla Bocchetta
delle Pisse (2390 m); qui 7 km di discesa portano
nei pressi del Rif. Pastore (1570 m) passando dal Rif.
Crespi Calderini; un ultimo breve strappo porta ai
1600 m dell’Alpe Bitz dove è posto il traguardo.
- punti forti: percorso all’interno del Parco Naturale
Alta Valsesia, il parco più alto d’Europa.
- i passaggi più spettacolari: Otro e le sue frazioni,
Walzer con baite ed alpeggi centenari; Passo Foric,
Passo Zube, Bocchetta delle Pisse, Rifugio Pastore,
stupenda vista più o meno ravvicinata su tutta la
catena sud del Monte Rosa
- che cosa attira di più il trailer: il paesaggio da
favola e l’organizzazione composta da uno staff
tecnico di atleti attenti alle esigenze dei trailers.
vecchia cabinovia dove i concorrenti, dopo aver
percorso circa 4 km, troveranno il primo ristoro
(1560 m). Si risale la pista Toracchio sino all’arrivo
dello skilift Sole (1636 m). Segue un tratto in discesa,
poi si costeggia il bosco in direzione Mojo dè Calvi
e si risale verso l’arrivo della seggiovia Toracchio.
I concorrenti raggiungeranno poi il punto più alto
della corsa (rifugio Torcole 2000, a 1784 m) per
poi scendere sino all’incrocio con la pista Gremei
per apprestarsi a risalire la pista sino all’arrivo
della seggiovia Gremei 2. Il tratto pianeggiante
in cresta li porterà nella zona delle malghe quindi
in discesa sino al rifugio Gremei (secondo ristoro).
Discesa sulla strada agro-silvo-pastorale sino
alla Rossanella e poi risalita sui 2,5 km e 20% di
pendenza media della mitica Pista del Bosco per
ristorarsi nuovamente al rifugio Gremei (1542 m).
Da qui una leggera salita ed una lunga diagonale
con discesa porterà i concorrenti sulla Costa
Piana, la pista Roccolo e poi la zona degli impianti
di Torcola Soliva. Dopo il 4° ed ultimo ristoro di gara
resteranno da colmare i circa 4 km di discesa
per tornare nuovamente al paese, con arrivo
all’anfiteatro. - punti forti: i due percorsi sono per
buona parte ombreggiati e godono della frescura
del bosco. Il fondo è decisamente sicuro, adatto
anche ai neofiti del trail running e non presenta
tratti esposti o difficoltosi.
- i passaggi più spettacolari: i pascoli alti del
Monte Torcole permetteranno all’occhio del
Trailer di spaziare a 360° sulle vette più alte delle
Prealpi Orobie mentre i passaggi su sicuri crinali
mostreranno il panorama del fondo valle.
- che cosa attira di più il trailer: il contribuire, con la
sua partecipazione, al battesimo di questa prima
edizione del trail e il poter correre nella natura, in
totale sicurezza, a pochi chilometri dalla città.
Lavazé Skyrace Varena Val di
Fiemme (Tn)
Blumon Marathon Piana del Gaver
Bagolino (Bs)
percorso: si snoda nella prima parte attraverso
i sentieri che solcano fitti boschi di abete per
spostarsi poi sulle erte pendici del monte Corno
Nero. Successivamente si scende verso Passo
Occlini lungo il ghiaione della cresta nord prima
di rituffarsi nuovamente lungo i sentieri tracciati tra
pini mughi e pini cimbri che portano verso Passo
Lavazè.
- i passaggi più spettacolari: dal passaggio in
località Pozzi alla successiva salita al corno Nero
ci si trova dentro una cartolina panoramica sulla
valle di Fiemme e su tutta la splendida catena
del Lagorai. Dalla cima una panoramica a 360°
porta lo sguardo dalla valle dell’Adige verso
Bolzano e verso Trento, verso la valle di Cembra e
verso il gruppo del Latemar. Senza dimenticare lo
splendido altopiano di Passo Lavazè, incantevole
d’inverno con le sue piste da sci di fondo ed
altrettanto splendido d’estate con il laghetto dove
si specchiano le cime del Latemar e tutto attorno
i pascoli in fiore.
- che cosa attira di più il trailer: la perfetta
organizzazione con assistenza lungo il percorso
con 4 ristori, consegna e ritiro bastoncini lungo
il tracciato, trasporto sacche dalla partenza
all’arrivo, spogliatoi e docce presso il centro del
fondo, pranzo compreso nel prezzo di iscrizione
e trasporto dei concorrenti con pulmini da Passo
Lavazè al luogo di partenza.
percorso: si parte dalla piana del Gaver presso il
Blumon Break (m 1511), dopo una breve sterrata si
raggiunge il Rif. Nikolajefka, subito uno strappo in
salita attaccando il sentiero n. 26 e un breve tratto
boschivo, poi una corsa a pendenza costante sul
fondovalle passando per il Cassinetto di Blumone
(m 1850) raggiungendo il punto degli ex Ospedali
Militari, proseguendo poi per il Passo del Termine
(m 2334). L’ultimo strappo sul sentiero n.32 ci
congiunge al sentiero n. 1 Alta Via dell’Adamello
(m 2500). Un traversone di circa 2 km ci permette
di raggiungere il Passo di Blumone (m 2633), punto
più alto della gara, in vista del Lago della Vacca.
Si scende quindi, e passato il lago si tocca il Passo
della Vacca (m 2355) e qui inizia una bellissima
discesa a rotta di collo sul sentiero n.19 (attenzione
ai sassi e agli escursionisti!) e in pochi minuti si arriva
alla Malga Cadino della Bianca (m 1840) passando
sotto l’omonima calcarea Corna (Bianca). Da qui
per un più rassicurante sentiero e strada asfaltata si
raggiunge la zona dell’arrivo.
- punti forti : la competizione offre agli atleti
un tracciato con caratteristiche ideali per una
skyrace, il percorso lascia soddisfatti e un buon
ricordo agli atleti partecipanti.
- i passaggi più spettacolari: la zona denominata
“ex ospedali militari” della Prima Guerra Mondiale;
salendo ancora ci si trova al “Passo Termine”, altra
zona molto bella paesaggisticamente; tratto molto
caratteristico è “L’alta via dell’Adamello” a 2600
m di quota. Da segnalare anche lo scollinamento
a “Passo Blumone” quota 2700 m circa, infine
scendendo verso il Lago della Vacca si presenta
agli occhi dell’atleta lo spettacolo del lago stesso
e delle cime che lo circondano.
- che cosa attira di più il trailer: la familiarità
dell’organizzazione, che si impegna ad avere
un occhio di riguardo per tutti gli atleti che si
cimentano in queste difficili e dure manifestazioni
cercando di far sentire anche l’ultimo classificato
orgoglioso della sua prova. Il tracciato ideato
all’interno del parco dell’Adamello dà modo
all’atleta di vivere una giornata di sport a contatto
con una natura incontaminata.
Monterosa Skyrace Alagna Valsesia
(Vc)
distanza: 28 km dislivello: 2450m D+/
2000m DOrganizzazione: Associazione Monterosa
SkyRace
www.parcoaltavalsesia.it
[email protected]
distanza: 18km 1500 m D+
Organizzazione: Associazione Varena
Insieme
http://www.valdifiemme.it/
us.lavaze/ [email protected]
Classic Trail Torcole 2000 Piazzatorre
(Bg)
distanza: 23 km 1950m D+/10km 900m D+
Organizzazione: UPT Piazzatorre http://
www.piazzatorre.eu
uptpiazzatorre@
libero.it
percorso: il percorso di 23 km si sviluppa
addentrandosi sul sentiero sentiero 6 che,
attraverso l’abetaia, conduce sino all’arrivo della
distanza: 25 km 1200 m D+ Organizzazione:
PromoSport Valli Bresciane http://www.
promosportvallibresciane.it/
info@
promosportvallibresciane.it
Alpi Apuane Skyrace Fornovolasco
Gallicano (Lu)
distanza: 25 km 1460m D+ Organizzazione:
gruppo Podistico Parco Alpi Apuane sito
internet: www.runners.it grazianopoli1@
virgilio.it
percorso: dal paese (480 m) si va verso la Foce di
Petrosciana, si prosegue in direzione Monteforato,
Foce di valli, fino ad arrivare al Rifugio del Feo (1180
m). Da qui si affronta una lunga salita che porta
in vetta alla Pania della Croce (1859 m), il punto
più alto della competizione. Si scende dal Vallone
dell’Inferno, e si raggiunge il rifugio Rossi (1609 m),
si prosegue in discesa attraverso il bosco fino a
Piglionico, si percorre una strada asfaltata per circa
2 km e arrivati in località Le Rocchette, si imbocca
un sentiero che porta rapidamente alla Grotta del
Vento e su strada si raggiunge Fornovolasco.
Dolomites Skyrace Canazei (Tn)
distanza: 25 km 1200m D+
Organizzazione: Ski Team Fassa
http://www.dolomiteskyrace.com/
[email protected]
percorso: partenza da Canazei in direzione del
Passo Pordoi (2238 m) per proseguire verso la
Forcella Pordoi (2829 m) e infine raggiungere la
vetta del Piz Boé (3152 m). Il sentiero inzia ora a
scendere passando dal Rif. Boé per entrare poi
nella Val Lasties, raggiungere Pian de Schiavaneis
(1850 m), infine una discesa meno ripida riporta a
Canazei.
- punti forti: quest’anno la gara farà parte degli
SkyGames che concentrano in un unico evento
diverse discipline sportive, dallo skyrunning, alle
prove multisport in abbinamento alla bici e allo
sci-alpinismo, in una spettacolare arena di alta
montagna.
- i passaggi più spettacolari : in vetta al Piz Boè
- che cosa attira di più il trailer: la spettacolarità dei
luoghi e del percorso di gara e le sue caratteristiche
di gara di SkyRace (salita e discesa) raggiungendo
la montagna più alta che sovrasta il paese.
Ecotrailmarathon dei Laghi e Salto
del Cervo Castiglione dei Pepoli
(Bo)
distanza: 42,195km 1030m D+/ 16km (salto
del Cervo) 500m D+ Organizzazione:
Polisportiva Parco dei Laghi http://www.
uispbologna.it/ [email protected]
percorso: dal paese in discesa si va al lago Santa
Maria per poi dirigersi attraverso un vecchio ponte
militare al borgo delle Mogne (600 m), dopo circa
1 km di asfalto, un sentiero si inerpica sulla catena
del Cigno. Arrivati al passo dello Zanchetto sui 1000
m si prosegue per la località Poranceto, si punta
poi al crinale che separa il lago di Suviana dal
Brasimone; si sale al Monte Stagno su un sentiero
panoramico con vista sul Lago di Suviana. Segue un
saliscendi sul crinale che domina gli antichi borghi
di Chiapporato e Fossato, si arriva al punto più alto
del percorso (1283 m) in località Monte Calvi (metà
percorso). Si scende verso una fresca faggeta,
famosa per la splendida fonte che scaturisce dalle
radici di un faggio secolare, corriamo sul confine
che separa l’Emilia dalla Toscana e dopo aver
percorso diversi km su un saliscendi continuo si
ritorna al lago Brasimone, lo si costeggia, si scende,
si passa a fianco del Rifugio Ranuzzi Segni del
CAI e arrivati nel borgo medievale di Casale si
percorrono gli ultimi 2 km in discesa.
- punti forti: la salita di Barbamozza e Caprevecchie
per arrivare al punto più alto (monte di Stagno)
- i passaggi più spettacolari: i panorami sui 3 laghi
e la faggeta
- che cosa attira di più il trailer: conoscere località
antiche, vecchi borghi, correre a contatto con la
natura e assaporare le tradizioni della zona. u
S P I R I T O T R AI L [LU GLIO] - 5 4
CALENDARIO
LUGLIO
(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)
12-13 LUGLIO – Gran Trail Valdigne – 87km/5100m (45Km) - Courmayer (AO) - www.grantrailvaldigne.it
13 LUGLIO - Lavazè Skyrace - 19km/1200m - Varena (Tn) - www.valdifiemme.it/us.lavaze
13 LUGLIO - Vertical Kilometer - Corno d’Aola - Ponte di Legno (BS)
13 LUGLIO - Monterosa Skyrace - 28km/2500m - Alagna Valsesia (VC) - www.parcoaltavalsesia.it
13 LUGLIO - Balconata del Monte Zerbion (FIASP) – 6-12-20-30 km /1500m - Chatillon (AO) - Mario 338-3919800
13 LUGLIO – Ecomaratona del Ventasso - 42Km/1900 - Busana (RE) - www.ecomaratonadelventasso.it
13 LUGLIO - Ultramarathon Gran Sasso d’Italia – 50km su strada – Castel del Monte (AQ) - [email protected]
www.krakatoasport.com
13 LUGLIO - III Trofeo dei BRIGANTI del POLLINO - 14 km (Campionato Regionale di Montagna) - San Severino Lucano (Pz) - www.correrepollino.it/
20 LUGLIO – Transcivetta – 20km/1950m a coppie - Listolade (BL) - www.transcivetta.it
20 LUGLIO - Dolomites Skyrace - 22km/1700m - Canazei (Tn) - www.dolomiteskyrace.com
20 LUGLIO - Marcia del Rifugio - km 6, 12 - Loc. Posa Puner, Miane (TV) - 0438.970970
20 LUGLIO - Blumon Marathon – 25km/1200m – Piana del Gaver, Bagolino (BS) - www.promosportvallibresciane.it
20 LUGLIO – Classic Trail Torcole 2000 – 23km/1950m (km 10/950m) – Piazzatorre (BG) – www.piazzatorre.eu
20 LUGLIO – Eco trail running nel Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello – 0,6-1,5-3-4-8-21km - Montecopiolo (PU) – 0722.78106
20 LUGLIO - Alpi Apuane Skyrace - 25km/1500m - Fornovolasco (LU) - www.cm-garfagnana.lu.it
20 LUGLIO - Trail dei Cento Pozzi (Campionato Italiano TRI Short Trail) - 16Km - Trasacco (AQ) - www.gptrasacco.it
20 LUGLIO - International Belmatt SkyRace - Valformazza (VB)
26/27 LUGLIO - 100 km Rimini Extreme – 100 km su strada – Rimini (RN) - www.golden-club.it
27 LUGLIO - Trail del Bangher - 27km/2200m – Piedicavallo (BI) - www.mauscilla.it
27 LUGLIO – 3 rifugi val Pellice (gara a coppie) – 21,85 km/1600m – rifugio Jervis Torre Pellice (TO) – www.3rifugivalpellice.it
27 LUGLIO - Giir di Mont - 32km/2400m - Premana (Lc) - www.aspremana.it
27 LUGLIO - Roncobello Laghi Gemelli - 22km/1400m - Roncobello (BG) - www.roncobello.com
27 LUGLIO - Giro dei laghi del Bitto - Gerola Alta (SO)
27 LUGLIO – Schwarzsteinlauf-Corsa del Sasso Nero - 6.5km/1451m - S.Giovanni in Valle Aurina (BZ) – www.schwarzensteinlauf.com www.schwarzensteinhuette.com
27 LUGLIO - Ecomaratona dei Laghi (e Salto del Cervo) - 42,195km/1030m (16km) – Castiglione dei Pepoli (Bo) – 051.6022943 333.4773557
27 LUGLIO - Trail del Monte Gallo - 15Km - Monte Gallo (AP)
AGOSTO
(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)
02 AGOSTO - 4^ edizione Corsa in montagna non competitiva al Monte Crabun - 20km / D+ 2365 - PONT S. MARTIN-MONTE CRABUN (AO) 0125-804843 - www.laportadellavallee.com
03 AGOSTO - Camignada - 30Km/1200m - Misurina (BL) – www.camignada.it
03 AGOSTO - Chaberton Marathon - 42km/2800m (22km/1300m) - Cesana Torinese(TO) - www.chabertonmarathon.eu
03 AGOSTO - Pontboset Skyrace - 23km/2000m - Champorcher (AO) - www.atleticteam2000.it
03 AGOSTO - Orobie Skyraid - 85km/5000m a staffetta - Bergamo - www.orobieskyraid.it
03 AGOSTO – Stracaneet Vertical Kilometer - Re, Val Vigezzo (VB) - www.stracaneet.it
03 AGOSTO - Eco Trail dei Monti della Meta - 15Km - Monti della Meta Picinisco (FR) – 348.3349155
03 AGOSTO – Ecotrail Bosco della Ficuzza (circuito Ecotrail Sicilia) – 14 km – Ficuzza (PA) - www.sportactionweb.it/ecotrail
10 AGOSTO - Skyrace Ortles Cevedale - 20km/1300m - Santa Caterina Valfurva (SO) - www.santacaterina.it
10 AGOSTO - Eco Trail Del Gran Sasso - 16Km - Fonte Cerreto Assergi (AQ) – www.smilego.com
10 AGOSTO - Mozzafiato Skyrace - 22km/1800m - Cannobio (VB) - www.mozzafiato-skyrace.it
15 AGOSTO – Ecomaratona della Val d’Arda, Sentiero dei Dragoni – 42km/2000m – Casali (PC) – www.prolococasali.it
17 AGOSTO – Staffetta Alpina Trail - 7 Km a fraz - Scoppito – L’Aquila (AQ) - 328 3312572 www.protezionecivilegrisu.it
24 AGOSTO - VK Trofeo Latemar - Predazzo (TN)
24 AGOSTO - Marcia del Molinetto della Croda - km 6, 12, 21 – Loc. Molinetto della Croda Refrontolo (TV) - 0438.978006 –
24 AGOSTO - Ville d’Aoste Skyrace - 30km/2600m - Aosta (AO) - [email protected]
24 AGOSTO - UltraSkymarathon Red Rock & SkyRace - 42km/2100m - Vezza d’Oglio (BS) [email protected]
24 AGOSTO - Ecotrail della Valle del Sosio (circuito Ecotrail Sicilia) - 12 Km - Palazzo Adriano (PA) – www.sportactionweb.it/ecotrail
24 AGOSTO – Memorial Partigiani Stellina – 8,1km/820m - Susa (TO) - www.atleticasusa.it
24 o 31 AGOSTO (data da confermare) - Skyrace Tre Rifugi - 19km/1800m - Mondovì (CN) - www.trerifugi.it
29-31 AGOSTO – Courmayeur Champex Chamonix, Ultra Trail du Mont Blanc, Petit Trotte a Leon – 96km/5600m, 163km/9400m, 220/17000 (a squadre) Chamonix (Fra) – www.ultratrailmb.com
30-31 AGOSTO - 24 ore di Statte - strada, anello di 700 metri – Statte (TA) - www.marathonstatte.it
31 AGOSTO - Trail dei Rifugi del Velino - 28Km - Forme Rifugio Da Monte (AQ) – 347.8307319
31 AGOSTO – Truoi da scolps, Skyrace delle Dolomiti Friulane - 21Km/1700m - Forni di Sopra (UD) - www.fornidisopra.it
31 AGOSTO - Giro dei 2 Laghi - 12km/800m - Oropa (BI) - www.traildeiparchi.com
31 AGOSTO - Maga Skyrace - 38km/1500m - Oltre il Colle (BG) - [email protected]
31 AGOSTO - Trofeo Kima - 48km/3600m - Valmasino (SO) - www.kima.org
31 AGOSTO - Giro dei laghi di Cancano – 21,095 km – Valdidentro (SO) - www.usbormiese.org
SETTEMBRE
(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)
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Trail dell’Orso Marsicano - 15Km - Ortona dei Marsi (Parco Naz. D’Abruzzo) - www.gsmarsica.it 349 8197577
Ecomaratona del Maniva – 28km/1000m – Passo Maniva, Vagolino (BS) – www.promosportvallibresciane.it
Skyrace Monti Sibillini - 35km/2800m - Forca Canapine (AP) - www.animeverticali.com
Skyrace Trofeo Vette Feltrine - 19km/1700m – Pedavena (BL) - www.trofeovettefeltrine.it
Val Gardena Extreme Marathon - 19km/1500m – Ortisei (BZ) www.atleticagherdeina.it
Bettelmat Skyrace - 30km/1800m - Val Formazza (VB) - www.valformazza.it
Maga SkyMarathon & SkyRace - Oltre il Colle (BG)
S P I R I T O T R AI L [ L U GLIO] - 5 5
CALENDARIO
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- VK Trofeo Marco Vidini - Piani Resinelli (LC)
– Maratona Alpina di Schio – 42km/+2717m,-1838m – Piovene Rocchette (VI) - www.schio.it/ges/maratona.html
- Corri a Madonna Fore - 13 Km - L’Aquila (AQ) - www.smileego.com
- Drei Zinnen, Tre Cime Alpin Marathon - 21km/1500m - Sesto (BZ) - www.trecimemaratona.com
- Skyrace della Rosetta - 20km/1600m a coppie – Rasura (SO) - www.skyracedellarosetta
- SkyRace del Cavallo – 22km/1650m - Aviano (PN) - www.montanaiaracing.it/
– Corsa del contrabbandiere – circa 20km/1000m – Alpe grande di san Fedele d’Intelvi (CO) – www.valleintelvi.it/cai/home.html
- Ecomaratona dei Cimbri - 42km/1700m - Fregona (TV) - www.ecomaratonadeicimbri.it
- Sentiero delle Grigne - 42km/3000m - Pasturo (Lc) - www.gsamissaglia.it
- Ivrea Mombarone - 20km/2000m - Ivrea (TO) - www.amicidelmombarone.it
- Ecotrail di Serre della Pizzuta (circuito Ecotrail Sicilia) - 12 Km Piana degli Albanesi - www.sportactionweb.it/ecotrail
- Trofeo Besimauda Skyrace - 27km/1600m – Peveragno (CN) - www.orizzonteoutdoor.com
- Le Porte di Pietra - 70km/3500m, 30km/1500m - Cantalupo Ligure (AL) - www.gliorsi.org
- Vertical Kilometer Papillon - Courmayeur (AO)
- Vesuvio Vertical Kilometer - Tre Case (NA)
OTTOBRE
(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)
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– Trail del Monte Soratte - 15Km - S.Oreste (Roma) - 329 9189763 [email protected]
– SuperPippo Sorapache (trofeo Terre Alte) - 11,5km/1500m - Posina (VI) – www.lacerniera.it
– Como Valmadrera - 36km/2220m Como (CO) – 0341.550758
– Trail Del Monte Artemisio 9.9Km - Monte Artemisio Velletri (RM) www.atleticaamatorivelletri.it
– Trail dei tre comuni - 5, 11, 18km/1000m, 45km/2000m, 65km/3300m - Albisola Superiore (SV) - www.universalealbadocilia.net
– Alba Fucens Archeo Trail 14Km Parco Archeologico di Alba Fucens (AQ) www.albafucens.it – www.krakatoasport.com
– Ecomaratona del Chianti - 42Km/1500m - Castelnuovo Berardenga (SI) - www.ecomaratonadelchianti.it
- Mediterranean Super Marathon – 50 km su strada – Palermo (PA) - www.palermosupermarathon.com
– Gran Tral Rensen – 70km, 35km/4000m, 1600m – Arenzano (GE) - www.trailarenzano.com
– Lafuma Trail Monte Casto - 42km, 21km/2000m, 900m - Andorno Micca (BI) - www.mauscilla.it www.gsapollone.it
– Edizione Marronando km 6, 12 - Combai (TV) - 0438.970970
- Tributo a Dorando Pietri – 50 km su strada, anello di 5000 metri – Sanremo (IM) - www.sanremorunners.it
- Sentiero la scàlèta – 10km - Località Magno di Gardone V.T. (BS) - www.promosportvallibresciane.it
NOVEMBRE
(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)
02 NOVEMBRE - Etna Skymarathon - 42km/2000m - Nicolosi (Ct) - www.volcanotrail.it
08 NOVEMBRE - 100 km degli Etruschi – Tuscania/Tarquinia (VT) - 100 km su strada - www.italiamarathonclub.it
16 NOVEMBRE - Panoramica della Salute km 6, 12 - Loc. Costa di Vittorio V.to (TV) - 0438.551076
DICEMBRE
(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)
08 DICEMBRE - Marcia dell’Immacolata km 6, 12 – Solighetto (TV) - 0438.83143
11 DICEMBRE - Skyrunning Valli di Lanzo - Lanzo (TO) - 338.2662405
NOTE:
- questo calendario non contempla le corse in montagna Fidal, per le
quali si rimanda al calendario pubblicato su www.fidal.it
- il calendario è stato redatto sulla base dei calendari pubblicati da:
www.trailrunningitalia.it
www.fsa-sky.org/ita
www.fiaspitalia.it/manifestazioni.htm
www.iutaitalia.it/calendari.htm
- le corse non appartenenti a questi calendari sono state inserite sulla
base di conoscenze o segnalazioni
- un ringraziamento particolare a Maurizio Scilla, al cui sito www.
mauscilla.it si rimanda per il calendario dei trail francesi e svizzeri - il calendario sarà aggiornato mensilmente, aggiungendo ulteriori
informazioni o correggendo eventuali errori
- per segnalare nuove gare o eventuali inesattezze scriveteci a
[email protected].
Grazie!
S P I R I T O T R AI L [ L UGLIO] - 5 6