conflitti armati in Africa - Università degli Studi di Milano
Transcript
conflitti armati in Africa - Università degli Studi di Milano
I conflitti in Africa subsahariana Giovanni Carbone Università degli Studi di Milano [email protected] Il fallimento dello stato post-coloniale in Africa Le indipendenze degli anni ‘50 e ‘60: • movimenti anti-coloniali e ‘nazionalismi’ africani • nuovi stati come cardine/motore dei processi di sviluppo • ‘classe politica’ e neopatrimonialismo • competizione per il settore pubblico e instabilità politica interna (versus stabilità dei confini) a) rovesciamento delle istituzioni democratiche b) diffusione delle guerre civili Che tipo di conflitti armati in Africa? a) lotte di liberazione contro regimi razzisti: Rhodesia Sud/Zimbabwe (1965-80), Namibia (1960s-89) anti-coloniali: Angola, Mozambico e Guinea-Bissau (1960s-1975) b) insurrezioni secessioniste (ed etno-religiose) fallimenti: Katanga/Shaba (1960-63) e Biafra (1966-70), Casamance (1982- ), Mali (1990-1995, 2011-2013) Ciad (1979-81) e Sudan (1956-72, 1983-2004) + Centrafrica (2013-14)?: nord arabomusulmano vs. sud non arabo e cristiano/non musulmano successo: Eritrea (1962-91, indipendenza 1993), Sud Sudan (2011) c) movimenti armati riformisti Uganda (1981-86), Rwanda (1990-94), CongoDR (1996-97) Etiopia (1974-91) d) conflitti di ‘warlords’ con controllo su aree/risorse Liberia (1989-97) e Sierra Leone (1991-2002) Somalia (1988-2006): clan warfare e crollo dello stato di origine esterna/ideologica: Angola (1975-2002) e) jihadisti Somalia (2006-…), Nigeria (2009- …), Mali (2011- …) Conflitti recenti (2010‐15): il nuovo fattore religioso Islam majority areas ↑ Christian majority areas ↓ People killed in jihadist conflicts: La crisi in Mali, 2012-2013 La crisi in Mali, 2012-2013 1968-1990 regime militare (Moussa Traoré) 1991 colpo di stato (Lt.Col. Amani Toumani Touré) 1992-2012 democrazia multipartitica (Alpha Oumar Konaré /Amani Toumani Touré) 2012-2013 ribellioni nel nord, dapprima da parte dei tuareg Mouvement National pour la Libération de l'Azawad (MNLA) poi fondamentalisti islamici: Ansar Dine, AQMI, MUJAO e altri 2012 (mar.) colpo di stato (Capt. Amadou Sanogo) 2013 (gen.) intervento militare francese (Opération Serval) contro ribelli 2013 (giu.) accordo di pace con i tuareg (ma nuovi scontri in settembre) 2013 (lug.-ago.) elezioni presidenziali vinte da Ibrahim Boubacar Keita (77,6%) 2015 (nov.) jihadisti al-Morabitoun & AQMI attaccano Radisson Blu Hotel di Bamako (20 morti) Produttori di URANIO (2011, ton,) Kazakhstan 19.451 Canada 9.145 Australia 5.983 4.351 Niger (NON il Mali!) Namibia 3.258 Uzbekistan 3.000 Russia 2.993 US 1.537 890 Ukraine (est.) Source: Il Sole24Ore 030213 (based on World Nuclear Association) La crisi in Mali, 2012-2013 • esclusione minoranze • la democrazia non ha soddisfatto le minoranze / rafforzato lo stato (ma “necessaria alla stabilizzazione”…!) • la democrazia in paesi poveri ha meno probabilità di sopravvivere • fondamentalismo / terrorismo islamico • “la jihad globale radicalizza la gioventù musulmana [e le loro] recriminazioni” • tuareg, jihadisti e trafficanti: reazione alla discriminazione, guerra ideologica o motivazione economica? • intervento esterno: contro il fondamentalismo + protezione miniere uranio nel vicino Niger (26% importazioni francesi [Areva]) • uno stato debole: enorme territorio (1.240.192 km2), confini ‘fittizi’, desertico/no sbocco al mare, poco popoloso (15,8m, i.e. 12,6 ab./km2), diversità etnica, povertà (Pil p.c. $668 nel 2011) Che cos’è una guerra civile? • “quando un’organizzazione ribelle identificabile sfida il governo militarmente e la violenza che ne risulta genera più di 1000 morti in battaglia, di cui almeno il 5% per ciascun lato” (Banca Mondiale 2003) • “(1) combattimenti tra attori di (o pretendenti a) uno stato, e gruppi organizzati non statali che cercano di prendere il controllo del governo, di prendere il potere in una regione o di usare la violenza per modificare le politiche del governo; (2) il corso del conflitto ha prodotto almeno 1000 morti, con una media annua di almeno 100; (3) almeno 100 morti per ciascun lato (inclusi i civili attaccati dai ribelli)” (Fearon – Laitin 2003:76) Guerre civili in Africa: incidenza temporale 1960-2010 guerre civili in Africa in aumento fino all’inizio degli anni ’90 guerre civili in Africa in declino dalla seconda metà / fine degli anni ‘90 N. paesi con guerre civili in corso Fonte: State Failure/Political Instability Task Force Le cause dei conflitti civili la debolezza dello stato come terreno delle ribellioni armate le motivazioni dei ribelli i. ideologie e attori esterni: fine della guerra fredda, fine dei conflitti ii. eterogeneità etnica/religiosa: fine della guerra fredda, inizio dei conflitti iii. risorse materiali: guerra come continuazione dell’economia con altri mezzi iv. esclusione politica ed economica: repressione e discriminazione come fonti dei conflitti greed versus grievance A) ipotesi greed: risorse fonte di conflitto Es. Liberia, Sierra Leone, Angola e Congo DRC nei 1990s: diamanti, oro, coltan e altre risorse “catturate” e commerciate illegalmente per finanziarsi/per benefici privati • i “benefici della guerra”: non semplice disordine, ma un sistema politico-economico alternativo es.: risorse minerarie/naturali, controllo traffici commerciali, saccheggio popolazione, pagamenti per protezione, sfruttamento del lavoro, terra, risorse/ruolo per i militari, aiuti umanitari • non “irrazionale”: il conflitto permette abusi/illegalità che in tempo di pace sarebbero crimini • l’obbiettivo può essere la protrazione del conflitto anziché la risoluzione / vittoria: spiega perché difficile terminare i conflitti “L’opportunità della predazione genera i conflitti” (Paul Collier, WB) A. B. i ribelli sono loot-seekers, probabilità scoppio conflitti legata a: i. risorse naturali (quota export prodotti primari sul Pil) ii. alta percentuale di giovani e bassa diffusione istruzione (i.e. max disponibilità reclute senza alternative) i ribelli non sono justice-seekers: non c’è legame con i. disuguaglianze economiche ii. assenza diritti democratici/pesante repressione politica Critiche all’ipotesi greed: non spiega variazioni/dinamiche temporali presenza/assenza delle materie prime tipi di risorse: “saccheggiabilità” richiede specifiche caratteristiche e.g.: facilmente trasportabili, origine difficile da tracciare, sufficiente controllo di aree limitate/non stabile, no tecnologia distinzione tra effetto sull’inizio e sulla protrazione del conflitto B) ipotesi grievance: esclusione, ingiustizie … ed etnicità Ribellioni armate nascono da rivendicazioni legate ad ingiustizie, e.g.: diseguaglianze nella distribuzione di reddito o terre privazione relativa: frustrazione psicologica da gap tra aspettative e realizzazioni individuali ↓ spesso le privazioni materiali (e politiche) penalizzano individui appartenenti a gruppi con comune identità culturale disuguaglianze orizzontali (tra gruppi) ↓ la dimensione etnica (o religiosa) è spesso parte dei confitti (anche se le guerre civili non sono tutte etniche) Ma la diversità non è in sé causa dei conflitti (non da scontro tra culture/civiltà inconciliabili), infatti: la coesistenza interetnica è di gran lunga più frequente del conflitto il grado di eterogeneità etnica è inversamente correlato all’emergere di conflitti la presenza di un gruppo etnico maggioritario o dominante aumenta il potenziale di conflitto polarizzazione etnica rilevante, più che frammentazione l’etnicità è mutevole, può essere il prodotto più che la causa di un conflitto ↓ conflitti fanno seguito a processi di esclusione e marginalizzazione politica & economica di gruppi diversi Esempi (prevalentemente da ricerca qualitativa)