ferdinando terruzzi - Diario di Abbadia di Montepulciano

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ferdinando terruzzi - Diario di Abbadia di Montepulciano
FERDINANDO TERRUZZI
Via Lago Maggiore – Sarteano-Siena
0578 265825
Sarteano, 15 giugno 2012
Carissimo Girardengo,
non potendo essere presente a questa tua meravigliosa giornata, purtroppo le mie gambe non
reggono più, ho incaricato mio parente Giordano Cioli a mandarti i miei più sinceri auguri per la tua
carriera e per i tuoi festeggiamenti.
Cordiali saluti
Ferdinando Terruzzi
Olimpionico - Londra 1948
Campione del Mondo1952-1953-1954-1956-1957
FEDERAZIONE CICLISTICA ITALIANA
COMITATO REGIONALE TOSCANA
Firenze, 09 giugno 2012
Carissimo Giordano,
ti ringrazio per l’invito, della premiazione di un nostro carissimo ex ciclista professionista
Bernardini Girardengo di Abbadia di Montepulciano e della sua brillante carriera.
Non essendo disponibile alla partecipazione, ti incarico a portare il mio personale saluto e quello
della Federazione, a Bernardini girardengo, all’amministrazione Comunale di Montepulciano per il
gentile pensiero e a tutti i partecipanti.
A presto
IL PRESIDENTE
Riccardo Nencini
GIRARDENGO BERNARDINI (Lello)
Chi non conosce Girardengo Bernardini? Il ciclista più amato dal pubblico e dalle belle donne.
Ammirato anche dai colleghi ciclisti, per la sua simpatia, per la sua goliardia, per la sua bontà e per
quel nome che porta. Tutto era cominciato con Rizieri Bernardini di Abbadia di Montepulciano,
prima carrettiere, poi ferroviere, addetto a un passaggio a livello, sposa Maria Gallastroni e dopo
aver avuto due femmine, finalmente un maschio. Era il 16 gennaio 1928. Rizzieri, grande
appassionato di ciclismo e ex ciclista, aveva vinto una importante corsa a Valiano di Montepulciano
nel 1919, il Giro del Comune di Montepulciano, battendo i più forti dell’epoca, alla nascita del
figlio volle mettere il nome Girardengo, pensando al suo asso del ciclismo Costante. A pochi anni,
Rizzieri, volle metterlo su di una bicicletta da corsa, incitandolo ad intraprendere la carriera di
ciclista. La bicicletta era una passione della famiglia, anche la madre Maria ne aveva una per andare
a lavorare e per la spesa. Girardengo da ragazzo, seguiva le orme e i consigli del padre, lo seguiva
nelle corse, sbirciava lo stile e la classe. A lui sembra di sognare, quando Rizzieri lo fa salire su
quella enorme e pesante bicicletta, ma si stava realizzando una verità. Ma il suo sogno si avvera
solo nel 1947, a 19 anni, subito dopo la guerra, dopo momenti di fame e povertà. Viene cartellinato
nella società sportiva Tempora di Bettolle, guidata da Angiolino Fantacci, una delle più prestigiose
squadre della zona, dove vi aveva corso molti assi del ciclismo nazionale: Bartali, Volpi, Sartini e
Ciolli. Molte le vittorie, con una bicicletta Maino da viaggio, anzi da scuola, la sua prima impresa a
Nottola di Montepulciano, battendo con orgoglio il forte e temuto Gherardi di Firenze, poi vince la
Coppa Traiana nel Valdarno, il Circuito Castelgiorgio, la Coppa Borelli e la Coppa Forno. Il 1949
è l’anno della sua grande svolta. La stampa ne da grande rilievo per la convocazione di Bernardini
nelle selettive per il Campionato del Mondo che si svolgevano a Copenaghen. Nelle selezioni
ottiene buoni piazzamenti, su cinque prove, ottiene un secondo posto a Macerata, un primo posto a
Cento di Ferrara e un altro secondo posto a Foligno battendo i più grossi nomi del ciclismo
nazionale. La sua grande gioia finisce presto, arrivato a Varese, per le convocazioni, si accorge che
il suo nome non c’è nella lista. Bernardini fece tuonare l’amarezza verso il commissario tecnico
della nazionale Cattaneo che lo aveva inserito in una lista secondaria per partecipare al Giro
dell’Austria. Deluso e amareggiato partecipò in Austria, raccolse una vittoria alla prima tappa e si
classifica al terzo posto assoluto nella classifica generale. Aiutò tutti, da Zampini a Meazzo e
Ciolli. Terzo assoluto, ma demoralizzato. «No!!... disgustato. Non bastava andare forte, più forte
degli altri. Contavano di più le amicizie, le conoscenze, le raccomandazioni». Partecipa nel 1949
alla Coppa Bologna, classificandosi al terzo posto dietro al vincitore Benedetti di Pontedera e
all’amico Ciolli. Quando la carriera stà raggiungendo i più alti livelli, parte per il servizio militare
nell’aereonatuica, dove casualmente ritrova un suo compagno di corse, Ciolli del Valdarno.
Bernardini, rientrato dal servizio militare, ottiene molti piazzamenti tra gli Indipendenti, tra cui
un’ottima vittoria nel Giro del Casentino del 1951, battendo il record che fu stabilito da Fausto
Coppi, con la media di 36,520, dove i giornali nazionali ne parlarono a lungo e con grande stupore.
Fu lì che Cino Cinelli, presidente dell'Associazione professionisti, mi disse: "Vediamo quello che
posso fare per te". Finché un giorno gli annunciò: "Va' alla Fiera del ciclo e del motociclo, a
Milano, nello stand della Girardengo. E chiedi di Costante Girardengo». Ci andò, e fu lì che:
«Piacere, Girardengo» gli disse lui, un po' intimidito. «Eh no, Girardengo sono io» gli rispose
l'altro, un po' seccato. «Ma io sono Bernardini Girardengo» gli spiegò lui. «Bernardini di cognome
e Girardengo di nome». «Ah, sì, quel Girardengo» si ricordò l'altro, l'altro Girardengo, il vero
Girardengo, Girardengo di cognome e Costante di nome. «E bravo Girardengo. Ma dimmi,
Girardengo, perché ti chiami Girardengo?». Qui avrebbe parlato per molto tempo a spiegare, ma
quel giorno la vita di Girardengo Bernardini cambiò. Da così a così. Tornò a casa volando, avrebbe
potuto anche fare a meno del treno. Era stato ingaggiato, lui, Girardengo, dalla Girardengo. Pagato
per correre. Professionista. «Una bella differenza: allenarsi a Varazze, prima a proprie spese, poi
metà sue e metà della squadra, a quel punto tutte della squadra». Anche Rizzieri era felice. Altra
vita per Bernardini Girardengo da Abbadia di Montepulciano. La bicicletta: niente più Rossi, ma
Girardengo. I tubolari: niente più un solo paio per tremila chilometri, così appiccicati ai cerchioni
che non li tiravi via neanche con le pinze, ma fornitura regolare della Casa. Bernardini con i
professionisti, gregario del capitano Rik Van Steenbergen, ha un fatto curioso nel Giro d’Italia sul
Passo Sella del 1952 che tutta la cronaca italiana ne mise in risalto. Per la rottura della forcella della
bicicletta, fece gli ultimi cinquanta chilometri, dal Passo Sella a Bolzano, con una bicicletta da
viaggio, fattasi imprestare da una donna, arrivando al traguardo con stupore di tutti e entro il tempo
massimo, per la gioia del cronista che per l’occasione era l’inviato Rai un telecronista senese: Silvio
Gigli che riconoscendolo, con tono d’incredulità e sorpreso dell’accaduto, ne diede notizia con
grande stupore. La sua impresa mise in difficoltà gli organizzatori, perché non credendolo un
ciclista professionista, lo invitarono molte volte, sia la polizia che gli organizzatori, a lasciare la
strada per dar posto ai corridori che sopraggiungevano. I giornali ne parlarono con grande evidenza
e con grande stupore. Bernardini stava sempre vicino a Rik Van Steenbergen, se avesse bucato gli
dava la sua ruota, se aveva sete gli andava a prendere l’acqua. Un giorno, nella tappa ComoGenova, per la fretta, invece di prendere l’acqua dalla cannella, prese l’acqua direttamente dalla
fonte dei lavatoi pubblici. Era insaponata. Rik Van Steenbergen prima la bevve, poi incominciò a
fare le bolle di sapone dal naso. Nella tappa Como-Genova, del Giro d’Italia, l’albergo di Genova si
trovava di fronte ad un stabilimento di confezioni dove a lavorare erano tutte donne. La finestra
della sua camera era all'altezza delle finestre dello stabilimento le cui finestre erano tutte aperte per
far entrare luce. Lui dopo la doccia girava per camera con l'accappatoio senza allacciarlo, e le
lavoranti a quel punto tutte alla finestra a guardare, era un bell’uomo e allora gli atleti attiravano le
ragazze. Bernardini se ne accorse, e con fare indifferente si tolse l'accappatoio, cominciò a girare
nudo per camera, allora le lavoranti tutte alla finestra a guardare e smettendo di lavorare. Quel
giorno successe il finimondo, il principale della fabbrica andò subito a reclamare all'albergo dove
era alloggiato. Allora che Girardengo faceva apposta dando spazio ad un vero siparietto sexi. La
mattina seguente, provate ad indovinare? Nessuna delle lavoranti rimase al lavoro, ma erano tutte
alla partenza e “Lello” fu preso letteralmente d'assalto. Nell’ultima tappa, Bolzano-Milano, gli
dissero che era una schioppettata e che gli bastava una mela, ma, Bernardini aveva fame, urlava
disperato. Coppi lo sentì e si ficcò una mano in tasca e gli regalò una manciata di biscotti. Ogni
tappa era un’avventura. Il Giro d’Italia era finito a Milano, si incominciava mettere insieme i
premi, furono divisi, saltò fuori un milione a testa. Bernardini lo investì immediatamente per
un’Alfa 1900 sport, nera con il tettuccio rosso. Quando tornò a casa, incontrò il babbo: “Scusi, buon
uomo, stà qui Girardengo?”. E lui: “..era qui or ora”. Non lo aveva neppure riconosciuto.
Bernardini, nelle tappe di montagna, si faceva cuocere una frittata di dieci uova e poi le ficcava
dentro a due fettone di pane. Al Giro scoprì la Coca-Cola, mai bevuta prima. Una volta in treno una
signora gli chiede: “Dove siamo”. Bernardini guardò fuori dal finestrino: “A Clhorodont ”. Pensava
che fosse una localita, invece era una pubblicità. Altri tempi dice Bernardini: “…ci si puliva i
denti con la cenere”. Un giorno, in albergo a Milano, salì per la prima volta su un ascensore:
andava su e giù in continuazione con puro divertimento. Un anno, a Varazze, diede un calcio ad un
giornale che svolazzava sulla sabbia. Un urlo echeggiò nella riviera. Perché il giornale copriva il
naso di una donna che faceva le sabbiatura. Risultato: dieci giorni di prognosi. Se Rik Van
Steenbergen vinceva le tappe, Bernardini vinceva qualcos’altro, perché con le miss ci andava lui. E
se ne vantava. Per Bernardini Girardengo da Abbadia di Montepulciano fu il primo e ultimo Giro
d’Italia. Bernardini non voleva sentire la parola “gregario” o “portatore di acqua”. Bernardini si
ritira a 24 anni e incontra l’amore per Anna. Bernardini ottiene un alto riconoscimento con il
“pedale d’oro” da parte delle glorie Toscane degli anni ’50, ottenuto nel 2006 a Montecatini Terme.
Un riconoscimento che lui stesso ha dedicato a Simone, Silvia e Mosè, che, con voce di padre ha
potuto raccontare la propria carriera, la carriera di un piccolo Campione, con il nome di un grande
Campione, come spiegò lui: “Bernardini di cognome e Girardengo di nome”, per gli amici “Lello”
da Abbadia di Montepulciano.
GIORDANO CIOLI
GLORIE DEL CICLISMO TOSCANO
Firenze, giugno 2012
Al Sig. SINDACO DEL COMUNE DI
MONTEPULCIANO
Tramite l'amico Giordano Cioli siamo venuti a conoscenza della premiazione, che il Comune
di Montepulciano dedica a Girardengo Bernardini, corridore ex professionista, che per sua scelta
decise di cessare l'attività a soli 24 anni.
Girardengo è stato un forte corridore, ha vestito la maglia azzurra e tra i suoi successi
ricordiamo il trionfo al giro del Casentino, dove non solo vince, ma batte il record della corsa
detenuto da Fausto Coppi.
Con molto rammarico, non potendo partecipare alla premiazione, causa precedenti e
inderogabili impegni, come pure l'anima delle Glorie del Ciclismo Toscano, Giuliano Passignani,
impegnato a sua volta nelle manifestazioni storiche fiorentine, ci congratuliamo con Girardengo ed
esprimiamo a lui stesso i nostri più calorosi saluti, al Sindaco esprimiamo i nostri complimenti per
la bella iniziativa ed un abbraccio e un caloroso saluto a tutti i partecipanti, a Giordano esprimiamo
i nostri complimenti per tutto quello che fa per il Ciclismo Senese.
Cordiali Saluti
Il segretario delle Glorie del Ciclismo Toscane
Giuliano Passignani
Il Presidente
Roberto Poggiali