Le macchine Olivetti `50-`70 - Parco Scientifico e Tecnologico Galileo

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Le macchine Olivetti `50-`70 - Parco Scientifico e Tecnologico Galileo
Assessorato
alla Cultura
Settore Attività
Culturali
Le macchine Olivetti ’50-’70
collezione
bortolussi
Valentine... e le altre
Le macchine Olivetti ’50-’70
Valentine... e le altre
Le macchine Olivetti ‘50-’70
è un progetto di
Assessorato
alla Cultura
Settore Attività
Culturali
nell’ambito di
in collaborazione con
Direzione della mostra
Mirella Cisotto Nalon
Cura della mostra, ideazione e testi
Massimo Malaguti
Coordinamento ufficio mostre
Fiorenza Scarpa
Segreteria organizzativa
Maria Pia Ferretti
Assistenza amministrativa
Daniela Corsato - coordinamento
Maurizio Bortolami
Loredana Fanton
Franco Zanon
Allestimento
Squadra allestimenti Servizio Mostre
Settore Attività Culturali
Valter Spedicato (coordinamento)
Gianni Bernardi, Antonio Breggion,
Luca Galtarossa, Moreno Michielan,
Franco Paccagnella, Silvano Perin,
Claudio Spinello
Graphic design
Lisa Pravato
Promozione
Patrizia Cavinato
Rocco Roselli
Emanuela Taglietti
Alessandra Zabbeo
collezione
bortolussi
Stampa
Tipografia Tiozzo s.n.c.
Piove di Sacco (PD)
Copyright Comune di Padova - PST Galileo - Scuola Italiana Design
Riproduzione consentita con citazione della fonte
Padova - Febbraio 2013
Immagine in copertina: rielaborazione PST Galileo - SID
da originale di Egidio Bonfante (1970)
Presentazione
Valentine... e le altre racconta, attraverso una selezione delle macchine
Olivetti prodotte negli anni ‘50-’70, la straordinaria stagione creativa e industriale
che interessò il nostro Paese in quegli anni, e che contribuì in maniera sostanziale
alla definizione del “bel design” italiano.
Questo racconto è reso possibile dalla disponibilità dei pezzi della
Collezione Bortolussi, un vero e proprio “giacimento culturale” all’interno del
quale ricercare assieme a questa altre mille storie da raccontare.
Anche questa iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Scuola
Italiana Design – PST Galileo, partner del Comune di Padova per le attività di
sviluppo di MIND - Museo dell’Innovazione e del Design, il più ampio progetto
espositivo che avrà la sua sede prestigiosa nel Castello Carrarese di cui è in
corso il restauro.
Con Valentine... e le altre l’Amministrazione Comunale prosegue quindi
nelle proprie attività di divulgazione e promozione del design industriale, nella
convinzione che questo tema costituisca una importante chiave di lettura e
comprensione del nostro sistema economico e sociale e delle sue prospettive di
sviluppo.
Assessore alla Cultura
Sindaco di Padova
Prefazione
Valentine… e le altre – Le macchine Olivetti ‘50-‘70, dopo Chairs e Il
mondo di Starck, è l’ultima “preview a tema” che precede la grande mostra
dedicata alla Collezione Bortolussi, un’importante raccolta di oltre 2.000 oggetti
di design.
Tra i vari designers presenti nella collezione Bortolussi ritroviamo nomi
e prodotti di fama internazionale, come Ron Arad con la libreria Bookworm,
Gaetano Pesce con la poltrona Up, Bruno Munari con la lampada Falkland,
Ettore Sottsass con la libreria Carlton, assieme a molti altri famosi designers quali
Michele De Lucchi, Achille Castiglioni, Mario Bellini, Marco Zanuso e lo stesso
Philippe Starck, al quale è stata dedicata la precedente mostra “a tema”.
L’Amministrazione Comunale intende valorizzare questo importante
patrimonio di oggetti, così significativi per la storia della società, del costume e
dell’industria, organizzando una grande esposizione che si svolgerà all’interno
del format RAM 2013 e che avrà lo scopo di raccontare come il design, nel corso
degli anni, sia diventato la forma d’arte che ci accompagna nella nostra vita
quotidiana.
Mirella Cisotto Nalon
Capo Settore Attività Culturali
Introduzione
Questa selezione di pezzi dalla Collezione Bortolussi è dedicata al design
delle macchine da scrivere e da calcolo della Olivetti dal 1950 alla fine degli anni
’70.
La produzione Olivetti di quegli anni costituisce un emblema di quella
capacità di sintesi tra “utilità e bellezza” che contraddistinse la grande stagione
del design italiano del dopoguerra. La necessità di coniugare gli aspetti funzionali
dei prodotti industriali a contenuti estetici e formali che li rendessero gradevoli fu
una straordinaria intuizione di Adriano Olivetti, uomo di cultura e imprenditore
visionario che mutò le regole della produzione industriale e del rapporto tra
impresa e società.
Adriano Olivetti comprese infatti che la bellezza dei prodotti industriali,
e delle macchine da ufficio in particolare, era la chiave per aprire le porte del
nuovo mercato di massa a prodotti sino ad allora dedicati a svolgere funzioni
specializzate e eminentemente burocratiche in luoghi austeri e deputati: uffici
pubblici, studi professionali, imprese.
L’evoluzione delle bellissime macchine da scrivere disegnate da Nizzoli,
da Sottsass e da Bellini traduce la visione di Adriano Olivetti: costruire un mondo
di bellezza e qualità tecnologica a portata di tutti. “Una macchina da scrivere in
ogni casa”, perché tutti nel “mondo nuovo” del dopoguerra hanno il diritto e la
necessità di esprimere con ordine, pulizia e chiarezza le proprie idee.
La Lettera 22 risponde a questo bisogno con eleganza ed efficacia: la
portabilità la rende lo strumento ideale per accompagnare con agilità i grandi
cambiamenti in atto negli anni ’50.
Nell’utopia di Adriano Olivetti bellezza e utilità unificano gli obiettivi di
impresa, cultura e società e si esprimono in ogni aspetto del prodotto industriale,
dal design della macchina alla scelta del carattere di stampa. Il font Pica, che trae
origine nel 1785 in Francia, diventa un segno distintivo delle macchine Olivetti,
per la sua leggibilità e flessibilità d’uso.
Se riascoltiamo il discorso di Steven Jobs all’Università di Stanford del
2005 (“stay foolish, stay hungry”), che racconta come proprio i font di scrittura
siano stati tra le ispirazioni fondamentali nel concepimento dei primi “Mac”, e se
osserviamo la ricerca della bellezza che contraddistingue i prodotti della Apple,
possiamo apprezzare sino in fondo quanto anticipatrice e visionaria sia stata
l’utopia di Adriano Olivetti.
Quasi settanta anni fa ad Ivrea, piccolo centro del Canavese, l’Olivetti con
le proprie macchine affermava quel “diritto alla bellezza” che oggi consideriamo
come una caratteristica irrinunciabile dei prodotti industriali.
Massimo Malaguti
Direttore Generale PST Galileo
Indice
Mappa delle macchine
10
I designer Olivetti ’50-’70
12
Le macchine Olivetti ’50-’70
Studio 42
Lettera 22
Divisumma 24
Elettrosumma 22
Lettera 32
Underwood 319
Elettrosumma 23
Valentine
Summa 19
Lettera 35
Divisumma 18
Studio 46
Divisumma 32
Logos 40-AP
Lettera 12
Praxis 20/30
17
19
23
25
27
29
31
33
35
37
39
41
43
45
47
49
9
Lettera 32
1954 1956 1958 1963 1966 1969
1970
Nizzoli
10
Valentine
Underwood319
Divisumma 24
Elettrosumma 23
Elettrosumma 22
Lettera 22
Summa 19
Mappa delle macchine
Lettera 12
Studio 46
Lettera 35
1972 1973 1974 1976 1979 1980
Sottsass
Bellini
11
Praxis 30
Divisumma 32
Divisumma 18
Logos 40-AP
I designer Olivetti
’50-70
’
Marcello Nizzoli
(Boretto, 1887 – Camogli, 1969)
Marcello Nizzoli ha ricoperto un ruolo determinante nella definizione dello
“stile Olivetti”, improntato a una continua ricerca della migliore sintesi tra forma e
funzione.
Le macchine disegnate da Nizzoli, tra cui la Lexicon 80 (1948) e la Lettera
22 (1950), presentano carrozzerie caratterizzate da linee morbide, veri e propri
involucri protettivi modellati sulla meccanica interna. Nizzoli esprime questa
visione progettuale in altri celebri prodotti da lui disegnati, come la macchina da
cucire Mirella per Necchi (1957).
La ricerca sul design condotta da Nizzoli vale alla Olivetti numerosi
riconoscimenti internazionali: il Museum of Modern Art di New York organizza
nel 1952, sull’onda del successo della Lettera 22, la sua prima mostra di prodotti
industriali dedicandola a “Olivetti: design in industry”.
Marcello Nizzoli
Macchina da cucire Mirella
(Necchi -1957)
12
Ettore Sottsass
(Innsbruck, 1917 – Milano, 2007)
Ettore Sottsass, che ha fuso nella sua opera design, architettura e arti
visive, è uno dei grandi protagonisti del design italiano.
Con la Praxis 48 del 1963 conferisce alle macchine Olivetti una dimensione
“architettonica” fatta di linee più squadrate, che contribuiscono a sottolineare la
solidità, le prestazioni ed i contenuti tecnologici dello strumento di lavoro.
Sottsass dimostra anche grande sensibilità per i movimenti artistici e
culturali del tempo: la portatile rosso fuoco Valentine del 1969 divenne una vera
e propria “icona” del pop design.
Ettore Sottsass
Libreria Carlton
(Memphis -1981)
13
Mario Bellini
(Milano,1935)
Mario Bellini, destinato a divenire uno dei più famosi designer italiani
(ha vinto otto volte il Compasso d’Oro ADI), iniziò proprio con Olivetti nel 1963 la
propria attività di progettista industriale.
Il lavoro di Bellini per Olivetti costituisce una sintesi ideale dell’opera di
Nizzoli e di Sottass, di cui raccoglie l’eredità accompagnando l’Azienda nella nuova
dimensione dei prodotti elettronici. La flessibilità d’uso della componentistica
elettronica consente al progettista una maggiore libertà formale: la carrozzeria
non è più solo la copertura di un meccanismo, ma diviene l’interfaccia ergonomica
di funzioni sempre più complesse.
Mario Bellini riafferma la natura eminentemente progettuale del design,
con l’obiettivo di dare una nuova personalità a prodotti che l’elettronica tende a
standardizzare.
La Divisumma 18 del 1973 è l’emblema di questa ricerca: il suo
rivestimento in materiale gommoso, morbido al tatto, costituisce una innovazione
assoluta per uno strumento di calcolo.
Mario Bellini
Mangiadischi GA 45 POP
(Grundig/Minerva -1968)
14
Le macchine
Olivetti ’50-70
’
16
Xanti Schawinsky
(1935)
Studio 42 - 1935
Figini, Pollini e Schawinsky
La Studio 42, uscita nel 1935, è stata inserita in questa selezione perchè
è la prima macchina per scrivere Olivetti che si pone a metà tra le professionali
e le portatili. Le dimensioni sono ridotte grazie all’incassamento del rullo e del
cestello con i martelletti; uno studio ergonomico e formale accurato rende l’uso
della macchina più facile e gradevole.
Alla Studio 42, che richiese 3 anni di lavoro, si dedicarono gli architetti
Figini e Pollini e il pittore Xanti Schawinsky, i primi collaboratori di Adriano Olivetti
nello sviluppo della nuova generazione di prodotti dell’azienda di Ivrea. A Xanti
Schawinsky si deve anche la scelta del font Pica, che verrà usato nel carattere
minuscolo per il marchio Olivetti.
17
Pier Paolo Pasolini
con la Lettera 22
(foto di Dino Pedriali)
18
La Lettera 22
in primo piano
nel francobollo
dedicato a
Indro Montanelli
Lettera 22 - 1950
Marcello Nizzoli
La Lettera 22, uscita nel 1950, è la protagonista dell’esplosione del
mercato di massa delle portatili.
Trasportabilità e ingombro limitato sono il frutto di una progettazione
tecnica estremamente accurata: la tastiera e il rullo sono incorporati nella
carrozzeria (anche se manca il tasto del numero 1, che si forma con la lettera i
maiuscola…), e la macchina è contenuta in una valigetta con maniglia.
Premiata con il Compasso d’Oro nel 1954, la Lettera 22 diviene una icona
dello stile e della cultura degli anni ’50: è la preferita di grandi giornalisti come
Indro Montanelli ed Enzo Biagi. Nel 1959 l’Illinois Technology Institute la premia
come il miglior prodotto in termini di design degli ultimi 100 anni, ed entra a far
parte delle collezioni permanenti del MOMA di New York.
Raymond Savignac
(1953)
19
20
Paul Rand
(1952)
Giovanni Pintori
(1958)
Giovanni Pintori
(1958)
21
2222
Giovanni Pintori
(1948)
Divisumma 24 - 1956
Marcello Nizzoli
Negli anni ’50, l’Olivetti è ormai riconosciuta a livello mondiale come
leader tecnologico assoluto per quanto riguarda la produzione delle macchine
da calcolo.
Questa supremazia è rafforzata dall’uscita nel 1956 di due modelli: la
Tetractys e la Divisumma 24, una macchina tecnologicamente all’avanguardia
che resta in produzione per 15 anni, e di cui verranno venduti più di un milione di
esemplari.
La Divisumma 24 fa le quattro operazioni e viene venduta a 325.000 lire,
mentre la Fiat 500 ne costa 465.000; lo stipendio medio di quegli anni è di 60.000
lire al mese.
23
24
Giovanni Pintori
(1958)
Elettrosumma 22 - 1958
Marcello Nizzoli
Nel 1958 l’Olivetti presenta l’Elettrosumma 22, una addizionatrice derivata
dalla Divisumma 24, di cui mantiene le forme tondeggianti.
Con una velocità di 210 cicli al minuto, l’Elettrosumma 22 era la più veloce
macchina addizionatrice e stampante sino ad allora prodotta. La macchina era in
grado anche di sottrarre e di moltiplicare attraverso un procedimento velocizzato
di somme multiple.
Grazie a quella che veniva chiamata “memoria statica”, l’Elettrosumma
22 poteva inoltre ritenere un importo come totale o sub-totale.
25
26
Paul Rand
(1963)
Lettera 32 - 1963
Marcello Nizzoli
La Lettera 32 uscì nel 1963 come modello successore della Lettera 22,
di cui proseguì il successo presso studenti e giornalisti anche grazie ad alcune
modifiche meccaniche che ne migliorarono le prestazioni.
Tra i personaggi famosi che utilizzarono la Lettera 32 spicca lo scrittore
statunitense Cormack McCarthy, che rimase fedele alla portatile Olivetti per ben
50 anni (dal 1963 al 2009) scrivendo con la 32 tutti i suoi romanzi, le sceneggiature
e la sua corrispondenza.
Ennio Flaiano
con la Lettera 32
27
Walter Ballmer
(1963)
28
Underwood 319 - 1963
Marcello Nizzoli
L’Olivetti acquisì nel 1960 Underwood, la grande azienda Americana
produttrice di macchine da scrivere.
L’azienda continuò a produrre macchine con il nome Olivetti Underwood
(o Underwood Olivetti …). Verso la fine degli anni ’70, il nome Underwood venne
ripreso per caratterizzare alcune macchine prodotte in Spagna, tra cui la 319.
Il corpo e i tasti della macchina sono in plastica, mentre la parte
meccanica interna è in acciaio ed è derivata dalla famosa serie Lettera.
Nonostante le dimensioni della 319 non siano particolarmente contenute, la
macchina è facilmente portatile grazie anche ad una apposita custodia.
Tennessee Williams
al lavoro con la Studio 44
Olivetti Underwood
29
30
Elettrosumma 23 - 1966
Ettore Sottsass
La calcolatrice Elettrosumma 23 presentata nel 1966 deriva
dall’Elettrosumma 20, con capacità e velocità di calcolo aumentate.
Ettore Sottsass innova la linea delle macchine da calcolo di Olivetti
scegliendo un profilo basato su linee maggiormente squadrate, rispetto al design
tondeggiante e antropomorfo di Marcello Nizzoli.
Questa scelta progettuale contribuisce a conferire alla macchina un
aspetto robusto e professionale.
31
Egidio Bonfante
(1970)
32
Valentine - 1969
Ettore Sottsass
Con la Valentine Olivetti rinverdisce il successo di design ottenuto dalla
Lettera 22; dagli anni ’70 la portatile fa parte della collezione permanente del
Museum of Modern Art di New York e del Triennale Design Museum di Milano.
La portabilità della Valentine è sottolineata da una scelta progettuale
eloquente: la parte posteriore della macchina è stata disegnata come “chiusura”
della valigetta, comprensiva della maniglia, sicchè è la macchina a contenere se
stessa.
Il design della Valentine diviene un’icona pop dell’epoca: il poeta
Giovanni Giudici, che fu dirigente Olivetti e autore di alcuni testi delle campagne
pubblicitarie, definirà la Valentine “una Lettera 32 travestita da sessantottina”.
Valentine è interamente in plastica ABS lucida, che ne caratterizza
la leggerezza, con la maniglia per essere trasportata e le due manopole per
l’avvolgimento del nastro gialle.
Valentine è la macchina da scrivere
del “drugo” Alex in Arancia meccanica
di Stanley Kubrick (1971)
33
Michel Folon (1966)
34
Herbert Bayer
Olivetti Divisumma
(1953)
Walter Ballmer (1973)
Summa 19 - 1970
Ettore Sottsass
Nel 1970, in pieno boom delle macchine elettroniche, l’Olivetti immette
sul mercato la calcolatrice elettrica Summa 19.
La Summa 19 punta sui valori della semplicità e della affidabilità, sostenuti
dal design colorato e ispirato ai principi della “pop art”. Ettore Sottsass viene
premiato nel 1970 per questo modello con il Compasso d’Oro, ma il successo
commerciale della macchina è limitato.
“È semplicissima da usare:
l’acquisti dunque chi vuol far
bene i suoi conti, chi non vuol
perdere tempo ne’ denaro”.
35
36
Lettera 35 - 1972
Mario Bellini
La Lettera 35, immessa sul mercato nel 1972, utilizza la stessa meccanica
della Lettera 32.
La carrozzeria della Lettera 35 si distingue da quella delle portatili
precedenti per le sue dimensioni più voluminose.
Verso la fine degli anni ’80 la Lettera 35 venne proposta nuovamente al
mercato nelle versioni Lettera 35L e Italia 90/3; venne prodotta anche in Spagna.
Egidio Bonfante
e Tomislav Spikic
(1977)
37
3838
Egidio Bonfante
(1973)
Divisumma 18 - 1973
Mario Bellini
Nel 1973 viene presentata la Divisumma 18, disegnata da Mario Bellini.
Questa calcolatrice si distingue dal formato tradizionale per la scelta del profilo
allungato, che consente di ridurne le dimensioni complessive.
Ma la personalità della Divisumma 18 emerge in maniera ancora più
evidente grazie alla scelta del colore giallo, davvero inusuale per uno strumento
da ufficio, e per il materiale di copertura, una gomma speciale che rende la
macchina morbida al tatto e che ne contraddice il carattere di “freddo strumento
di calcolo”.
39
40
Titti Campagnoli
(1974)
Studio 46 - 1974
Mario Bellini
La Studio 46 venne prodotta da Olivetti dal 1974 sino ai primi anni ’90.
Dopo la prima versione con carrozzeria in lega metallica magnesioalluminio, ne vennero realizzate altre tre in materiale plastico, indirizzate ad un
pubblico più giovane.
La sua praticità nel trasporto e la sua robustezza ne consentivano l’uso
sia come macchina portatile che come macchina da ufficio.
41
42
Pubblicità Olivetti
Divisumma 32 e 33
(1976)
Divisumma 32 - 1976
Mario Bellini
La Divisumma 32 contribuì a rafforzare il primato di Olivetti quale maggior
produttore mondiale di calcolatrici elettroniche scriventi.
La Divisumma 32 è destinata al calcolo semplice pratico, ma è
caratterizzata da soluzioni tecnologiche e costruttive comunque avanzate, come
la logica basata sull’impiego del monochip della statunitense MOS o l’introduzione
della stampante termica ad aghi.
Il design nuovo e compatto contribuisce inoltre alla facilità d’uso della
macchina.
43
44
La campagna pubblicitaria
per il mercato statunitense,
realizzata da George Lois,
che fece infuriare il Women’s Lib (1972)
Logos 40-AP - 1976
Mario Bellini
Mario Bellini applico per la prima volta a Logos 40 il concetto del piano di
lavoro inclinato a spigoli vivi, che ebbe una influenza determinante nello sviluppo
successivo delle macchine da calcolo da tavolo.
In quegli anni, tra il 1976 e il 1977, Olivetti presenta sul mercato 11 nuovi
modelli di macchine da calcolo, differenziandone la tipologia a seconda dell’uso:
la Logos 40 è destinata al calcolo professionale.
45
46
Lettera 12 - 1979
Mario Bellini
La Lettera 32 aveva rappresentato un punto di arrivo per la tecnologia
delle macchine da scrivere.
La meccanica della Lettera 32 è quindi alla base anche dei modelli
successivi (Dora e De Luxe del 1965, 25 e 35 del 1974), tra cui la Lettera 10 e la
12 del 1979, che si distinguono per il design curato da Mario Bellini.
47
La tecnologia di stampa
a margherita
accomuna i modelli
ET 101 e Praxis 20 e 30
(1978/1980)
48
Praxis 20/30 - 1980
Mario Bellini
La Praxis 30 e 35, uscite nel 1980, sono le prime portatili elettroniche
della Olivetti, e seguono a nemmeno due anni di distanza la presentazione della
ET 101, la prima macchina per scrivere elettronica professionale.
Le Praxis presentano lo stesso meccanismo di stampa a margherita
intercambiabile della ET 101.
49
Tennessee Williams
Indro Montanelli
Pier Paolo Pasolini
Leonard Cohen
Studio 44
Lettera 22
50
Lettera 22
Lettera 22
Ennio Flaiano
Lettera 32
Elio Vittorini
Lettera 22
Papa Pio XII
Studio 42
John Cheever
Lettera 32
Marguerite Duras
MP1
Ralph Ellison
Studio 44
51
Copyright Comune di Padova - PST Galileo - Scuola Italiana Design
Riproduzione consentita con citazione della fonte
Padova - Febbraio 2013
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