Approccio psicocinetico al calcio

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Approccio psicocinetico al calcio
Abstract del libro:
Approccio psicocinetico al calcio
Aspetti neuropsicologici e sensopercettivi
Il ritmo del gioco del calcio moderno richiede velocità di gambe e di pensiero. Non è
più concepibile una formazione dalla “cantera” alle prime squadre dove venga
trascurato e a volte ignorato l’aspetto cognitivo. Per questo motivo il volume
“Approccio psicocinetico al calcio” si presenta come uno strumento conoscitivo di
una formazione integrata dell’atleta, visto e allenato da un punto di vista sensomotorio, cognitivo e affettivo.
Uno dei punti nodali della metodologia risiede nell'ottimizzazione delle risorse.
Questo garantirebbe il passaggio dall’idea di allenamento a quella che è la sua
valenza esponenziale: l’allenabilità. Essa dipende soprattutto da processi
motivazionali, sia orientati al compito sia orientati al Sé. Nel primo caso l’atleta,
possibilmente in autonomia, è teso a mostrare un certo grado di competenza e
padronanza, funzionali a ciò che accade effettivamente in una situazione di partita.
Come esempio citiamo una semplice ricezione che viene “integrata” con un contro
movimento e attacco della ricezione stessa. Oppure anche chiamando il “corto” a
chi trasmette. Eseguita dopo una presa di informazione visiva periferica mentre ci si
è divincolati da un contatto con un compagno di fila, che in quel momento funge da
avversario, ed aver conquistato la “zona luce”. In questo modo la valenza di
quell’allenamento di un semplice gesto tecnico viene amplificato, poiché è
integrato con un lavoro organico con espressioni di forza funzionale, con un lavoro
cognitivo di presa di visione e occupazione di uno spazio “significante”, ecc. Nel caso
dell’orientamento al Sé l’allenabilità si evince nella relazione/confronto con gli altri.
Questa è la sfera prettamente agonistica, probabilmente interpretabile per molti
come quella spinta interiore che determina la motivazione intrinseca che avvicina
all’attività sportiva. Quanto più forti appaiono questi processi motivazionali, viatico
per “l’apprendimento intelligente”, tanto più è ottimizzabile l’allenamento
determinando per l’appunto l’allenabilità di un atleta.
I riferimenti alla pedagogia e alla psicologia sportiva, evidenziati in più momenti
durante la lettura del libro, vengono integrati da argomenti specifici riguardanti la
valutazione funzionale degli atleti, il passaggio dai primi riflessi coordinativi
all’evoluzione delle prassie in una capacità coordinativa specifica in regime di
opposizione richiesta in uno sport di situazione come il calcio. Viene quindi
analizzato il passaggio da uno “schema corporeo” ad un’immagine “operativa” del
corpo, prerequisito essenziale per il controllo del movimento. Dopo quanto
premesso è evidente come il nostro obiettivo ultimo non sia l’allenamento del
muscolo e nemmeno del movimento. La nostra metodologia porta ad una
concezione diversa e ciò che ci interessa è il soggetto che si muove. Questa visione
diviene funzionale e si concretizza dunque in una ottimizzazione del potenziale
psicocinetico dell’atleta. Funzionale vuol dire conoscere la materia e conoscere più
possibile il soggetto, capire quale possa essere lo stimolo allenante specifico per
capacità/qualità, per ruolo, per gesto tecnico (vedi studio sul tuffo laterale del
portiere).
L'approccio metodologico fa sicuramente riferimento al pensiero del padre della
psicocinetica, Jean Le Boulch, per poi articolarsi nei vari studi approfonditi durante
gli anni riferiti alla fisiologia, alla biomeccanica, ma soprattutto alla neuropsicologia
e alle neuroscienze. Il risultato di tali studi è stato quello di ipotizzare come lo sport
moderno in generale presenti una soluzione riduzionistica, “robotizzando l’uomo” in
una concezione dualistica che porta prima di tutto alla svalutazione della sua
dimensione cognitiva e affettiva.
L’approccio psicocinetico non accetta alcuna forma di indottrinamento sul concetto
di corpo. Noi viviamo con il nostro corpo. Il contesto socio-antropologico-culturale in
cui viviamo si fonde con i processi di interiorizzazione, identificazione ed
introiezione, dando vita ad una progressiva presa di coscienza del proprio essere
fisico. La parola addestramento, sempre in agguato quando si parla di attività
sportive, sintetizza ciò che Le Boulch, definisce l’ “anatema devalorizzante”,
ponendo l’accento sulla forma di alienazione che pervade i nostri campi e le nostre
palestre, dove l’uomo è estraneo ai suoi propri movimenti.
Se fosse ancora necessario rimarcare la concezione per la quale psiche e soma non
possono essere disuniti e quindi allenati in maniera autonoma ( sperando forse in un
ipotetico quanto improbabile assemblaggio ) abbiamo introdotto il concetto di
funzione energetica. Con questo termine noi intendiamo la capacità di ottimizzare le
potenzialità di ogni soggetto. Prendiamo ad esempio due termini assonanti come
tensione e attenzione. Nel nostro immaginario è possibile distinguere un consumo
energetico distinto, fisiologico nel primo caso, psicologico nel secondo. In verità
sappiamo perfettamente, ed è probabilmente stato sperimentato da tutti, che ad
uno stato attentivo corrisponde uno stato di tensione muscolare specifico. Lo sa
bene il calciatore che tirando un rigore ed avendo bisogno di concentrazione
dovrebbe lavorare sulla sua respirazione per abbassare il battito cardiaco e trovare
la tonicità adeguata per il proprio fine (stato di eutonia ).
A proposito di attenzione, nel capitolo dedicato alla psicologia dello sport viene
approfondita una metodologia che poggia su sperimentazioni effettuate in vari
contesti ed espresse su campo sia su giocatori di settore giovanile sia giocatori di
prime squadre dilettanti e professionisti. Si è potuti giungere alla conclusione che
l’attenzione nella sua generalizzazione non è altro che una tensione rivolta ad uno
stimolo. Può interessare tutto il corpo o può privilegiare alcuni distretti rispetto ad
altri. Spetta a noi poter usufruire di una opzione e non subire una coercizione. In più
possiamo determinare una modulazione dello stato attentivo e quindi della tensione
muscolare coinvolta. Possiamo anche allenare un tipo di attenzione specifica
fondamentale per i giochi di situazione, come la capacità di selezione.
Partendo dal concetto iniziale, cioè un giocatore di calcio non più considerabile
come essere non pensante, la metodologia esposta si basa sulla convinzione che
percepire, decidere e agire nel più breve tempo possibile sia prerequisito
fondamentale. Pertanto l'ottimizzazione delle risorse (funzione energetica) ed un
training ben definito sulla metaconoscenza dei sistemi attentivi e la loro allenabilità,
in un contesto specifico come quello richiesto dai ruoli del giocatore di calcio, incide
sui tempi di reazione e sui tempi di risposta motoria. Questi ultimi sono il continuum
tra attività coordinative e condizionali, in quanto rispecchiano la velocità percettiva
e di anticipo del giocatore.
Parlando di energia non si può non fare riferimento ad uno stile di vita attento al
reclutamento del “carburante” necessario oltreché alla sua ottimizzazione. Per
questo motivo un capitolo è stato dedicato all'alimentazione, restringendo il campo
a due aspetti: il controllo del peso corporeo e la qualità alimentare nelle varie fasi
della periodizzazione.
Coerenti con una metodologia di insieme come quella psicocinetica, ancora una
volta abbiamo avanzato il concetto dell’importanza del soggetto, evitando una
standardizzazione dietologica “zigzagando” fra certezze e luoghi comuni da
smitizzare.
E' stato tracciato un collegamento tra alimentazione e prevenzione dei traumi,
considerando che hanno tutti in comune un danno a livello cellulare dovuto
all’attività dei radicali liberi, i quali sono frammenti chimici che possono distruggere
i tessuti sani.
Parlando di traumatologia, cui è stato dedicato un capitolo, rimarchiamo come al
centro della metodologia ci sia una fitta programmazione tra i componenti dello
staff. Le statistiche sugli infortuni ci dimostrano come il primo problema dopo il
trauma contusivo diretto sia dovuto al sovraccarico funzionale. Logico pensare che
sia difficile stabilire quando si possa verificare una alterazione patologica. La
migliore prevenzione può realizzarsi per l'appunto attraverso una stretta
collaborazione tra allenatore, atleta, medico sportivo, preparatore atletico.
L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di sensibilizzare gli addetti ai lavori ad
una possibile interpretazione “diversa” nell’ambito delle scuole calcio, nei settori
giovanili e nelle prime squadre sia a livello dilettantistico che professionistico. La
metodologia presentata non si pone né come tesi estremistica né utopistica. La sua
ambizione è quella di fornire una prospettiva dove la teoria e la pratica si ritrovino
non solo nella funzionalità del gesto calcistico, ma anche nel rispetto della
soggettività di ogni calciatore.
LE MOTIVAZIONI
IL RAPPORTO ALLENATORE – GIOCATORE
L’ADOLESCENZA
LA PERSONALITA’
L’ATTEGGIAMENTO COME FORMA DI COMUNICAZIONE
IL GIOCO E L’AGONISMO
CORPO PROPRIO VS ADDESTRAMENTO
CONCETTO DI ENERGIA
TENSIONE E ATTENZIONE
BASE MORFOLOGICA – VALUTAZIONE FUNZIONALE
S.M.B. – SISTEMA SENSOMOTORIO – SISTEMA ESECUTIVO
ABILITA’ MOTORIE – COORDINAZIONE GENERALE
APPRENDIMENTO INTELLIGENTE – TRANSFERT BILATERALE
PROGETTO MOTORIO – COORDINAZIONE ASSOLUTA
FASE IDEOMOTORIA – NEURONI SPECCHIO
COORDINAZIONE SPECIFICA
COORDINAZIONE SPECIFICA IN REGIME DI OPPOSIZIONE
RILEVAZIONI ANTROPOMETRICHE, BIOMECCANICHE, PSICOLOGICHE
ESERCIZIARIO INDIVIDUALE
ETÀ BIOLOGICA – ETÀ CRONOLOGICA
PROGRAMMAZIONE DIVERSIFICATA DEI CARICHI
EQUILIBRIO MONOPODALICO
DISSOCIAZIONE SEGMENTALE
IMPULSIONE DEGLI APPOGGI
ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE
FUNZIONE DI VIGILANZA
PERCEZIONE
ARCHIVIO DATI
CAPACITÀ E VELOCITÀ DI SCELTA
PROGRAMMA MOTORIO
INTERFERENZE
VERIFICA DELLE RISPOSTE
IL LAVORO INTEGRATO
LA CONTINUAZIONE TRA ATTIVITÀ COORDINATIVA E CONDIZIONALE
LA FATICA
LA GINNASTICA RESPIRATORIA
INDIVIDUALIZZAZIONE DEL CARICO IN BASE A:
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potenzialità individuali
ruolo
gesto tecnico specifico
STUDIO SULL’AZIONE PROPULSIVA A CARICO DEGLI ARTI
INFERIORI NEL TUFFO LATERALE DEL PORTIERE
ENERGIA PSICOMOTORIA
CONTROLLO DEL PESO
QUALITÀ ALIMENTARE NELLA FASE PERICOMPETITIVA
IMPOSSIBILITÀ DI TARARE UN CARICO DI LAVORO IN REGIME
ALIMENTARE “MALEDUCATO”
ALIMENTAZIONE E PREVENZIONE DEI TRAUMI
LA PREVENZIONE
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sovraccarico
qualità livello di gioco
campi di gioco
precocizzazione
capacità coordinative
qualità tecnica
didattica cdd, cds,
contromov. /ripartenza
warm up
attività propriocettiva
LA RIABILITAZIONE
L’AUTOEFFICACIA
IL COSTRUTTO DELL’ANSIA
GLI ASPETTI ATTENTIVI GENERALI E
RUOLO-SPECIFICI
LA DIFFERENZA TRA ALLENAMENTO E
ALLENABILITÀ