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rubrica Spondaovest di Roberto Santaniello Piccoli passi europei Un nuovo strumento dell’Europa Tra le misure annunciate dal Consiglio europeo di giugno la creazione di un’unione bancaria è considerata un impegno prioritario in particolare alla luce della situazione della Spagna. L’obiettivo politico è di gettare un ponte tra gli istituti bancari in difficoltà e gli Stati membri fortemente indebitati e spezzare un circolo vizioso. Le proposte riguardanti l’unione bancaria partono dalla necessità di prevedere un supervisore bancario europeo, di istituire un meccanismo comune di garanzia dei depositi ed infine di creare un fondo che possa contrastare le difficoltà bancarie e liquidare gli istituti bancari in grave difficoltà. Secondo queste proposte, ancora non ufficiali, l’attuale autorità bancaria europea, che attualmente sorveglia i sistemi bancari di tutti i 27 paesi comunitari, non dovrebbe più avere questa responsabilità per i paesi dell’eurozona. Questi ultimi dovrebbero essere assoggettati al nuovo supervisore europeo. Il nuovo organismo sarà un’agenzia della Banca centrale europea. L’unione bancaria dovrebbe consentire al cosiddetto “Fondo salva stati” (che prenderà il posto del Meccanismo europeo di stabilità) di ricapitalizzare direttamente le banche. Il Commissario europeo agli affari finanziari, il finlandese Olli Rehn, si è detto molto fiducioso sulle virtù di questo nuovo strumento che dovrebbe diminuire le 6 pressioni che pesano sui debiti sovrani della zona euro. I dettagli del progetto di un’unione bancaria europea sono oggetto di serrate discussioni tra la Commissione europea e la Bce. Una volta presentata la proposta ufficiale da parte dell’esecutivo di Bruxelles, il progetto dovrebbe essere adottato dal Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre prossimo. Sicurezza europea. Obiettivo rafforzamento Il settore della sicurezza in Europa deve prepararsi alle prossime sfide, tra cui spiccano le catastrofi naturali o gli attacchi terroristici. Rafforzare la sicurezza europea è uno dei nuovi obiettivo politici che ha recentemente lanciato la Commissione europea. Un obiettivo così strategico per tutti i cittadini europei richiede innanzitutto il rafforzamento del mercato interno della sicurezza attraverso l’armonizzazione delle norme e delle procedure di certificazione per tutte le tecnologie interessate e il rafforzamento di tutte le sinergie tra la ricerca tecnologica a scopi civili e quella per scopi di difesa. Oltre ad essere un obiettivo generale per garantire il benessere sociale e civile dei 490 milioni di cittadini europei, quello della sicurezza è uno dei settori con il più alto potenziale per la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro nel Vecchio Continente. Il valore europeo di mercato è molto alto ed oscilla tra i 26 e i 37 miliardi di euro, con un livello di occupazione pari a 180.000 addetti. Copre inoltre una larga gamma di attività, dalla sicurezza aerea a quella marittima, dai sistemi informativi anti-terrorismo alla cyber-sicurezza, oggi considerato un settore in velocissimo sviluppo. L’assenza di un brevetto europeo costituisce un grave problema per far funzionare un autentico mercato europeo. I primi passi della strategia di rafforzamento da parte della Commissione saranno costituiti da due proposte legislative destinate a creare un sistema di certificazione armonizzato per le infrastrutture di controllo degli aeroporti e per i sistemi di allarme. Allo stesso tempo, l’esecutivo incoraggerà gli Stati membri a lanciare iniziative simili a livello nazionale che rispettino le norme comunitarie in materia di appalti pubblici. Un grande studio sarà inoltre realizzato per analizzare le implicazioni giuridiche ed economiche della limitazione della responsabilità giuridica dei terzi. Infine, un gruppo di esperti nominato dalla Commissione europea si riunirà almeno una volta all’anno per controllare la messa in opera delle misure proposte ed avanzare nuove misure. Si apre in Europa un nuovo cantiere con grandi potenzialità per il rilancio della crescita economica. Il futuro delle reti di telecomunicazione. La Commissione europea lancia una consultazione on-line Poco filosofico, ma estremamente pratico. È cosi che si presenta il dibattito sul futuro delle reti di telecomunicazioni sul quale il vicepresidente della Commissione europea, Neelie Kroes, ha avviato una consultazione pubblica online che si concluderà il prossimo 15 ottobre, aperta a cittadini, amministrazioni e imprese. La consultazione si compone di poche, semplici, domande, ma cruciali per definire le future priorità d’azione della Commissione europea su temi centrali della east . rivista europea di geopolitica politica delle telecomunicazioni, come la gestione del traffico di rete, la misurazione della velocità e dell’affidabilità delle connessioni o la possibilità, per i consumatori europei, di cambiare provider di rete senza difficoltà. In una parola, per definire la neutralità della rete (in inglese net neutrality). Ed affinché una rete sia autenticamente neutrale, bisogna considerare un insieme di fattori: una rete “neutrale” è quella in cui l’utente non trova barriere o regole arbitrarie imposte da coloro che gli forniscono la connessione. In attesa dei risultati della consultazione pubblica, e in vista di presentare, in autunno, le proposte regolatrici per stimolare gli investimenti nelle nuove reti in fibra ottica, la vicepresidente della Commissione europea e titolare del portafoglio per l’agenda digitale Neelie Kroes ha anticipato il suo “manifesto” per la diffusione della banda larga nel vecchio continente, condividendone con operatori del settore e utenti i capisaldi. Lo ha fatto attraverso un discorso pubblicato il 13 luglio e immediatamente commentato da tutti gli attori coinvolti nel settore delle telecomunicazioni. Le nuove regole annunciate mirano innanzitutto ad assicurare ritorni certi sugli investimenti in infrastrutture per la banda larga, su cui l’Europa è notoriamente in ritardo rispetto ad esempio, agli Stati Uniti e ad alcuni paesi asiatici. Che questa sia una priorità assoluta lo hanno confermato le positive reazioni dei fondi di investimento, come Morgan Stanley e Hsbc, che chiedono rassicurazioni per poter investire nelle nuove infrastrutture in fibra ottica, investimenti più che mai necessari. La Kroes ha infatti stimato un fabbisogno di 270 miliardi di euro per realizzare le nuove reti che dovrebbero portare in tutta Europa l’Internet ultra veloce. Idee chiare anche sul fronte della concorrenza, dove la Commissione promette numero 44 . ottobre 2012 regole più severe per evitare che gli operatori “incumbent” siano avvantaggiati. Inoltre, l’esecutivo vuole operare affinché i margini di profitto non siano distribuiti in modo artificiale, e favorire al contempo una concorrenza basata sulla qualità e sul servizio, oltre che sul prezzo. La Kroes si addentra anche sul terreno dei prezzi delle vecchie reti in rame. La commissaria li vuole più stabili e, soprattutto, ritiene che non debbano essere abbassati. In questo modo non sarà messa a rischio la stabilità degli introiti degli operatori che detengono queste reti. Infine, il terzo pilastro su cui si fonda la strategia di Kroes è rappresentato da una maggiore flessibilità per il prezzo delle reti di accesso di nuova generazione. Le idee della Commissione sono sul tavolo, ora si aspettano gli esiti della consultazione pubblica. Ricerche scientifiche on-line Da sempre uno dei problemi aperti sul terreno della ricerca tecnologica è la gelosia nel diffonderne i risultati. Ancor più se la ricerca è frutto di progetti finanziati dall’Unione europea. Con una raccomandazione di fine luglio, la Commissione ha compiuto un passo importante verso la democrazia della ricerca per rendere accessibili i risultati. Dal 2016 più della metà delle pubblicazioni scientifiche riguardanti ricerche finanziate attraverso fondi pubblici europei dovranno essere diffuse in formato “aperto”. I dati dovranno cioè essere riutilizzabili, liberamente accessibili a tutti, senza restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo. Buone notizie per ricercatori ed imprese che avranno modo di consultare gratuitamente su internet i risultati delle ricerche. L’approccio sarà graduale ma irreversibile, Seguendo la tabella di marcia tracciata dall’esecutivo di Bruxelles, gli open data verranno impiegati in modo gene- ralizzato per le prossime pubblicazioni scientifiche che rientreranno nel quadro di Horizon 2020, il programma quadro dell’Ue per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione. Questo significa che fin dal 2014, anno in cui partirà Horizon 2020, saranno accessibili tutti i risultati della ricerca frutto dei progetti finanziati dall’Unione europea. Con alcune specificità. Gli editori di ricerche scientifiche, per esempio, potranno pubblicare immediatamente online. In questo caso i costi di pubblicazione potranno essere rimborsati dalla Commissione europea. Diverse le scadenze per i ricercatori, che dovranno pubblicare le ricerche al più tardi entro sei mesi, tempo che sale a 12 mesi per gli articoli nel settore delle scienze umane e sociali. Secondo la raccomandazione della Commissione, anche gli Stati membri sono tenuti ad adottare un approccio simile per la ricerca finanziata con i loro programmi nazionali. Incredibili le aspettative, se la democrazia della ricerca verrà raggiunta. Se l’obiettivo verrà raggiunto, l’Ue potrà ricavare circa 87 miliardi di euro annui da reinvestire in ricerca e sviluppo, con possibilità di creare migliaia di nuovi posti di lavoro. Ricercatori, piccole e medie imprese, pubbliche amministrazioni risparmieranno tempo e soldi normalmente spesi in lunghi processi di ricerca di informazioni utili. I risultati di una consultazione pubblica online lanciata dalla Commissione nel 2011 e a cui hanno partecipato 1140 persone tra ricercatori, privati cittadini, rappresentanti delle istituzioni nazionali ed europee, sono inequivocabili. L’84% degli intervistati pensa che l’accesso alla letteratura scientifica sia tutt’altro che ottimale. Da uno studio finanziato dall’Ue è emerso inoltre che attualmente solo il 25% dei ricercatori condivide liberamente i propri dati. . 7