Settembre 2013 parte quattro

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Settembre 2013 parte quattro
Lo Sguardo
Settembre 2013
Lo Sguardo
Settembre 2013
Scritture Private_ospitiamo Eleonora Tisi
Scritture Private_ospitiamo Matteosan Akira
Indossare cicatrici come abiti_
Pioveva. Una pioggia fredda,greve ed uggiosa che avvolgeva la foresta come un umido sudario, offuscando colori e ovattando suoni.
Pioveva. Ermione camminava di fretta, le affusolate dita dei delicati piedi nudi affondanti nella scura e fradicia terra del sentiero poco
battuto. Pioveva, ed il suo cuore tamburellava a ritmo delle gocce che cadendo dal cielo come lacrime sembravano creare una tribale
lamento funebre. Non era stato saggio essere uscita di nascosto per recarsi al laghetto per effettuare i riti e le abluzioni con cui sperava
di poter fuggire dalla sua prosaica e dura realtà quotidiana, ma la speranza del cambiamento era l’unica cosa che le fornisse la forza
di andare avanti. Non era certo abile come era stata sua nonna a prevedere i cambiamenti atmosferici, ma anche per una novizia
come lei, la tempesta imminente era facilmente pronosticabile. Sotto l’assalto indifferente della natura, strani pensieri e sensazioni
la agitavano, il suo corpo pervaso da un misto di calore e gelo che mai aveva provato prima, si sentiva come fluttuare sia fisicamente
che spiritualmente. Pioveva. Improvvisamente, un rumore, un movimento repentino appena fuori dal campo visivo, qualcuno nel
fitto sottobosco, vicino, vicinissimo, ma indefinibile. “Chi è?” Nessuna risposta, solo la pioggia, solo la trenodia da essa creata. “Chi
è?” Nessuno, niente. “Di grazia, chi è? Non spaventatemi, ve ne prego.” Come colta da un cupo la fanciulla presagio di inevitabilità,
fugge, corre disperata, avida della vita che prima tanto disprezzava. Il suolo infido la tradisce, incespica, scivola, mentre rami e rovi la
graffiano, stracciando la sua sottile veste di cotone, esponendo il suo splendido corpo, deliziosamente vulnerabile e perciò ancora più
desiderabile. Calde lacrime rigavano il suo bel viso, prostrata, prega, sperando che le sue suppliche siano ascoltate, solo per una volta,
solo per questa volta. I secondi trascorsero lenti, atrocemente dolorosi , trasformandosi infine in alcuni minuti. Nulla... nulla! Una
gioia euforica le esplose in petto, si sentiva come rinata, la sua fede l’aveva salvata! Mentre si metteva faticosamente in ginocchio, alzò
gli occhi al cielo per rendere grazie. Pioveva. Una sagoma oscura, due occhi orribili in cui bruciano desideri e appetiti innominabili, un
baluginare di qualcosa di corrusco, crudele ed affilato, un verso capace di gelare l’anima. Pioveva. E la pioggia si mescolò al sangue...
Ti ho permesso di vedere le mie cicatrici, prima ancora di
spogliarmi dei vestiti. Prima della pelle, mi sono assicurata di farti
conoscere le mie debolezze.
Una per una, partendo da quelle che ti sarai sentito ripetere da
tante altre ragazze insicure prima di me sino ad arrivare a quelle
più intime e nascoste, che non avevo mai rivelato a nessuno.
Per farmi amare e poter odiare insieme chi me le aveva procurate.
Prima ne hai seguito delicatamente il contorno con le dita e poi, ti ci
sei tuffato, allargandole sempre più. E, ora che te ne sei andato, me ne
ritrovo di nuove e dolorose che pulsano insieme al tempo che scorre.
Il tuo nome e, poi, il silenzio_
Ho pronunciato il tuo nome, ieri sera. Lo pronuncio spesso e lo
immagini anche tu perciò non dovrebbe stupirmi e stupirti.
A quell'amica da cui non mi separo mai neppure per andare a
correre, contro il soffitto le notti durante le quali non riesco a dormire, sempre più frequenti ma non per questo meno difficili da
sopportare, quando sono felice e mi domando per quale motivo
tu non sia al mio fianco.
Ho pronunciato il tuo nome, ma questa volta a lui. A lui che ha
preso il tuo posto nel mio letto e nel sedile passeggero della mia
automobile, ma non è riuscito a prendere posto nella mente, nel
cuore, tra le ossa quando fa freddo e ho bisogno di qualcuno che
mi scaldi, quando mi sento sola e ho bisogno di una voce familiare,
quando mi perdo e ho bisogno di una mano che mi riporti a casa.
Ho fatto il tuo nome e poi sono rimasta in silenzio perché tutto il
resto ha iniziato ad apparire privo di qualsiasi importanza.
Epilogo_ Un vento gelido, tagliente come la lama di un rasoio, urlava nella gola. Lampi e tuoni di furore squarciavano il cielo, un
diluvio terrificante si abbatteva sulla terra. La nera sagoma del castello, abbarbicata sulla cima del monte come un selvaggio e letale uccello
da preda, era illuminata ad intervalli irregolari dai fulmini. Nei suoi vuoti saloni, imperavano il silenzio e la solitudine, un freddo ed un vuoto
dello spirito ancor prima che del corpo. Tuttavia una scia bagnata, grondante, calda si dipanava nell’immenso ventre della costruzione, come
una vena ancora pulsante in un corpo moribondo, morboso, maligno. Giù, nelle profondità delle cripte ove generazioni dei nobili padroni
del maniero riposavano, distesa sull’altare barocco al centro del mausoleo principale, una fanciulla nuda, pallida, esangue, languidamente
abbandonata in un tormentoso deliquio di estasi e sofferenza, provava per la prima volta un orgasmo doloroso e tuttavia totalizzante, il suo
stesso essere fisico e mentale straziato oltre ogni limite, eppure mai così intero, così completo, così... vero. Dietro l’ara, poggiato su di un catafalco ornato con decorazioni squisitamente perfide, un sarcofago di ebano e pietra nera dominava tutto lo sazio della monumentale tomba.
Mentre le candele si infiammavano una ad una, accese da mani invisibili, da esso si leva una figura ammantata di oscurità, piena di potere
ed autorità, bellissima e terribile. Una risata, priva di ogni allegria, una vera e propria beffa a tutto ciò che è considerato sacro, rimbomba tra
le volte marmoree, fra le statue crisoelefantine, fra le lapidi centenarie. Sopra le nubi della procella, stormi di pi pipistrelli oscurano la luna
prede di una gioia frenetica, nelle selve selvagge branchi di lupi ululano, salutando con ardore e timore reverenziale una belva molto più feroce e pericolosa di loro. Nella furia degli elementi, nel tormento della carne pura e dell’’anima innocente, araldo e causa di esse, messaggero
dell’oscurità, il Signore è infine tornato. E pioverà una pioggia rossa, che inonderà il mondo in un oceano di sangue.
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Lo Sguardo
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Intollerante Alimentale_scrive Paolo Aldrovandi
Arrivata a casa mise a posto alcune cose fondamentali, proprio quelle che ti fanno sentire a casa, non saprei di certo
dire quali cose, ma lo fece e il motivo era semplice, lei aveva percepito il salto e il terrore dell’abbandono l’assaliva.
Come avrebbe potuto lasciare la figlia? Come la madre e il marito e tutti? Il salto era alle porte e la sua natura cominciò
a difenderla dalle paure, con una naturale spietatezza che solamente esseri come lei sono in grado di sviluppare. Una
specie di comunicazione arrivò mentre mi preparavo al turno delle ore sei del mattino, una fitta alla nuca, mi trafisse
per un’istante, la sentii scendere lenta lungo le mie vertebre da sembrare una carezza liscia e delicata di una mano mai
sentita prima, era piccola e mi spaventò. Misi il camice verde e uscii dalla tenda con la paura che si era impadronita di
me. Non sviluppai nessun senso di protezione innato, non avevo autodifese, e l’ospedale da campo mi stava lentamente
inghiottendo nel suo turbinio di corse contro al tempo infame.
Lei a Berlino era più forte di me, non doveva più proteggere nessuno, aspettava la sua degna fine in pace, immobile nel
sentimento come una leonessa che abbandona tutto e lascia alle sue spalle il passato, considerando la sofferenza del
gesto, una naturale conseguenza della propria natura felina, infatti nei suoi giorni a seguire, nulla la portava ad avere
una vita insensata e piena di terrore come la mia, anzi, la sua serenità si autoalimentava in modo direttamente proporzionale al dolore che io provavo senza saperne bene il perché, come se qualcosa avesse stabilito che io dovessi soffrire
al suo posto vista la sua condizione di madre. Io ero un’anima persa al mondo, in questa vita ero solo, e considerato il
disastro famigliare nella vita precedente in cui ero un medico, non mi pentii affatto di aver deciso per la solitudine o
comunque per l’assenza di legami; la mia natura di entità a metà, aveva il suo destino macabro già scritto.
Passarono mesi che divennero anni, io rimasi in Africa tre anni come folle stabile del campo ospedaliero, nessuno si faceva troppe domande su di me, le mie due braccia servivano ed ero diventato il più esperto degli usi locali e delle abitudini
dei soldati e dei guerriglieri, oramai la mia esperienza era preziosa. La mia metà intanto tranquillamente si preparava
mentre io rimanevo nel mio perenne interrogativo, talmente quotidiano che non me ne rendevo neppure conto, il mio
viso si pietrificava al risveglio ogni giorno e continuava fino alla sua fine non mostrando ai colleghi le grinze delle mie
preoccupazioni mentali, che mi perseguitavano tutti i minuti. E anche se eravamo in contatto con le nostre vite, gli
anni pesavano sulle mie spalle, arrivate ad un punto di dolore senza confini, proprio quelli che lei doveva superare per
raggiungermi, scaricando per esigenza su me, il dolore che, avrebbero provato tutte le persone alle quali lei sarebbe
mancata un giorno e per sempre.
L’ultimo giorno di questa vita non può, non avere il sapore che l’ Africa mi ha insegnato a gustare in questi anni di attesa.
Il suo salto era pronto, e nel suo disordine mentale preparò delle valige con dentro tutto l’occorrente, e ad un certo punto
si rese conto dell’inutilità del gesto, rientrò nella sua essenza di entità a metà, e rimise tutto a posto accennando un
sorriso a mezz’aria aspettando la sera. Nel mio di disordine invece c’era l’orrore del sangue che mi respiravo, con il caldo
dell’inferno che mi bruciava le tempie, il tutto mescolato alla paura che avevo sul mio destino imminente, trasformando
i miei passi, in mosse sbagliate prima di subire uno scacco, più che matto, oserei definirlo pazzo.
La notte di quella lunga giornata di settembre, fu l’ultimo ricordo che ho di quella vita.
Mi buttai nello stomaco parecchio Gin, innaffiandomi l’anima in versione pre-morte, come se l’essere ubriaco fradicio
potesse salvarmi dalla paura; così, tremando uscii dalla tenda e mi incamminai verso la foresta nera nella notte, mentre
uno strano silenzio mi accompagnava. Il mio salto non tardò ad arrivare, inciampai su un filo che non era parte della
sterpaglia, sentii un sibilo sottile come una lama d’acciaio ed esplosi senza rendermi conto di nulla. A Berlino quella
notte, alcuni rumori la portarono fuori casa, una volta in giardino prese il viale in pigiama, tutto a righe orrizzontali
come anelli colorati, a piedi scalzi nel gelo, e si diresse verso il parco. Il parco era perfetto, tutto curato alla tedesca,
con l’illuminazione, di un girone dantesco in versione kitch, facendolo apparire come un vecchio film in bianco e nero,
lei adorava il cinema, e sorrise, poco prima di saltare. Il lago con le barchette a noleggio e il gelo, furono il suo ultimo
ricordo, entrò camminando severa e scomparve nell’acqua per sempre. (continua...)
Lo Sguardo
Settembre 2013
Design-ami_a cura di Elena Rogna
E’ iniziato il 12 settembre 2013, il Macef, la grande fiera dedicata all’home living, all’arredamento e alla decorazione
per la casa, che continuerà fino a domenica 15 settembre 2013. Tante le novità e i prodotti in esposizione nel grande polo
fieristico di Fiera Milano Rho, che faranno da trend per la prossima stagione invernale.
La manifestazione che si svolge dal 1964 e quest’anno conta 1300 espositori, di cui una buona parte anche stranieri, si pone
nel panorama fieristico con qualche evoluzione, non solo in termini di slittamento, visto che si svolge rispetto al solito, con un
posticipo di una settimana. Tra le diverse modalità di vivere la fiera, troviamo innanzitutto la Via Maestra, che si pone come un
percorso privilegiato attraverso i padiglioni, che evidenzia i punti focali, senza rinunciare ad una coerenza di fondo nei prodotti
e nelle soluzioni proposte, viste però sotto punti di vista alternativi e originali.
I settori in cui è divisa la kermesse sono: Arredo&Decorazione, Tavola&Cucina, Regalo e Bijoux e rappresentano un panorama
piuttosto vario ed eterogeneo per quanto riguarda lo stile e il living dell’ambiente domestico e non solo. A far da cornice al
Macef 2013 di settembre, anche una serie di eventi collaterali incentrati sempre sulla casa e l’home decor, con particolare
attenzione all’artigianato e al Made in Italy con L’Opera Italiana e la sua selezione di prodotti di qualità provenienti dai migliori
brand dello Stivale.
Per quanto riguarda l’arredamento, i must have della nuova stagione non saranno solo pescati dallo stile moderno, ma ci sarà
un ritorno all’antico, al classico e a pezzi che hanno fatto storia e che, in termini di design, non devono mancare tra i collezionisti. Novità al Macef 2013 anche che riguardano il colore e le palette che influenzeranno il settore arredamento nei prossimi
mesi. Si trova un po’ di tutto. L’optical bianco e nero non tramonta mai. Poi spuntano toni più insoliti come il viola melanzana,
il rosa, il grigio e le sue eleganti sfumature, per arrivare al beige e al bianco. Infine, non poteva mancare la sezione dedicata al
giardino e all’Home Garden. Perché il verde è sempre più protagonista all’interno dell’ambiente domestico, non solo in termini
di decorazione, ma anche come sfogo e momento di relax, sia indoor che outdoor. Al Macef di settembre è presente anche un
evento dedicato all’outdoor living, con progetti e installazioni di progettisti e aziende di un certo spessore, accompagnati da
verde studiato, oggetti e complementi appositamente studiati per chi deve allestire e vivere un ambiente esterno come un
giardino, un negozio o un bar. Qui il tema fondamentale è la mancanza di confini netti, ovvero una separazione soft con barriere
trasparenti e quasi impercettibili che permettono la continuazione dell’ambiente indoor, sia in termini di arredo, sempre più
ricco e studiato, che di progetto dell’ambiente stesso, grazie anche all’uso del verde.
WWW.ELENAROGNA.IT
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Lo Sguardo
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Lo Sguardo
Settembre 2013
Lo Sguardo sulla PSICOLOGIA _a cura di Marco Giacobbi
Per aumentare l'autostima non serve altro che una buona determinazione. Senza dubbio
questa proposizione può sembrare riduttiva e sbrigativa a tutti coloro che vivono con un costante senso di insufficienza e di timore verso gli altri e verso il mondo, ciò nonostante in
fondo è proprio cosi.
Per aumentare l'autostima è essenziale che un soggetto inizi un percorso di crescita interiore
grazie al quale può riuscire a dare il giusto valore a se stesso ed alle cose che lo circondano
percependo la realtà in modo più oggettivo. Ho parlato di crescita perché nella maggior
parte dei casi chi soffre di mancanza di autostima ne soffre fin dall'età della formazione, motivo per cui tutta la sua esistenza viene più o meno governata da questa
condizione. Quando la persona, preso atto di questa sua situazione, decide di affrontarla,
può essere il caso di chiedere l'aiuto di uno psicologo o di una persona qualificata che lo
supporti in questo suo cammino; se non si vuole ricorrere all'aiuto di uno specialista può
essere sufficiente quello di un familiare o un amico con cui il soggetto possa tranquillamente
affrontare le sue paure ed i suoi dubbi. I passi per ritrovare l'autostima allo scopo che il la persona possa acquistare la giusta fiducia in se stessa è fondamentale un percorso più o meno
lungo e complesso che partendo dalle piccole cose lo aiuti a cambiare l’idea che ha di se.
Uno dei primi passi che bisogna compiere è quello di cercare di cambiare il modo di pensare,
provando ad esempio a focalizzare l'attenzione non sui limiti ed le carenze ma sui pregi e
sulle attitudini che il soggetto ha e che invece tende spesso a sminuire.
Può essere utile anche cercare di ridimensionare i propri obbiettivi, non in termini
di qualità ma meramente in termini di tempo, un errore comune infatti è quello di
porsi degli obbiettivi troppo lontani e troppo ambiziosi a causa dei quali si vive con
estrema ansia e con un senso di continua frustrazione tutto il cammino che bisogna
seguire per raggiungere le mete prefissate. Il trucco sta nel cercare di scomporre questo
percorso in più obbiettivi (sul mio canale youtube Marco Giacobbi, trovi dei filmati sull’autostima). Bisogna inoltre cercare di concentrarsi il più possibile sul presente, secondo studi
recenti infatti circa l'80 % dei pensieri negativi sono legati a sbagli che si ritiene di aver fatto
in passato o alla paura delle scelte che si dovranno affrontare in futuro, il che oltre ad essere
terribilmente sterile, influenza la vita attuale della persona, per questo motivo ad esempio
si dovrebbe provare a far maggiore attenzione anche alle piccole cose che ci circondano, dal
panorama al sorriso di un estraneo per strada, tutte cose che a causa dei ritmi frenetici, dello
stress e dell'ansia della vita moderna troppo spesso tendiamo a sminuire.
Per chi soffre di scarsa autostima inoltre è necessario cercare di lavorare sul proprio senso
di autocritica pensando che è nella natura dell'essere umano fare scelte sbagliate ed imparando perciò a perdonarsi gli errori passati ed a compiere con maggiore serenità e fiducia le
scelte future (vedi l’articolo sul “permettersi di sbagliare” su www.e-coach.it). A questo scopo
può essere utile cercare di osservare con occhi diversi anche le persone che si ritengono modelli di realizzazione, attraverso un esame più obbiettivo infatti ci si potrà
rendere conto che in fondo la perfezione non è altro che una fabbricazione mentale
dovuta alla concezione contorta della realtà provocata dalla scarsa fiducia che si ha in se
stessi. Durante questo percorso la persona deve cercare anche di liberarsi delle dipendenze
fisiche o psicologiche che fino a quel momento gli servivano per trovare un po' di fiducia in se
stesso, naturalmente il tempo e la complessità del percorso dipendono dalle caratteristiche
personali del soggetto, ma senza dubbio se con la buona volontà e l’intelligenza chiunque
può imparare ad aumentare la propria autostima e vivere meglio con se stesso.
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Lo Sguardo sulla FILOSOFIA _a cura di Linda Perfranceschi
«No è tanto dell’aiuto degli altri che abbiamo bisogno,
quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero
se ne avessimo bisogno»
Epicuro
Sono tante le parole o le espressioni che usiamo ogni giorno senza mai, forse, veramente fermarci a pensare al loro autentico significato e a quanto la loro analisi ci potrebbe
dire della realtà che ci circonda, a cominciare dal perché le usiamo, da quanto le usiamo e soprattutto da come le usiamo. Per Wittgenstein, famoso filosofo del Novecento, la
filosofia non era, in fondo, altro che questo.
Oggi vorrei affrontare, con qualche passaggio di approfondimento, una parola che usiamo spesso, ma che spesso, credo, fino in fondo, diamo un po’ per scontata a livello di
significato. Si tratta della parola fiducia. È complesso definire il significato di questo termine sia perché si tratta di un termine trasversale ovvero che attraversa tutti i settori della
vita di un individuo, privati e pubblici, sia perché è un concetto multidisciplinare nel senso che ciascun settore la definisce e la studia dal proprio punto di vista, dall’economia,
alla psicologia oltre che alla sociologia, alla filosofia e naturalmente alla religione.
La fiducia è un’esperienza di tipo emotivo, non è solo il frutto di un puro esercizio di ragionamento. La fiducia è infatti composta da elementi di natura cognitiva/razionale e
da elementi di natura emozionale e irrazionale. Facciamo leva sui primi elementi quando siamo in una situazione di mancanza di informazioni e abbiamo necessità di andare
oltre la conoscenza posseduta per confrontarci con l’incertezza. L’elemento emozionale prevale quando il processo di fiducia stesso assume i connotati di un vero e proprio atto
di fede basato su profondi legami affettivi e vincoli di appartenenza. L’intensità di queste due componenti è variabile e dipendente da molti fattori interni ed esterni. Quando
miriamo a rintracciare il significato di una locuzione o di una parola, scrivevano Peirce e Wittgenstein, siamo indotti a chiederci quale ruolo e quale portata, quale utilità abbia
nelle nostre vite il fatto di disporre di quella locuzione o parola. E’ significativo il fatto che il termine italiano, così come quello francese confiance, lo spagnolo confianza e in
genere in tutte le lingue neo romanze, derivi da fidere, cioè aver fede, per indicare la credenza o la speranza in una persona o in un evento, fondate su segni o argomenti certi
o comunque molto probabili. Diversamente in termine inglese trust affonda le sue radici anche nel termine true, cioè vero, e in faithful, che ha a che fare, più che con la fede,
con una condizione di lealtà. La fiducia in quanto fede e in quanto lealtà hanno presupposti diversi e quindi il concetto stesso ha diverse implicazioni anche giuridiche.Tutto ciò
per mostrare quanto i termini siano stratificati in una tavolozza di significati di cui ci sfugge la portata alle volte molto complessa, tanto che pensiamo ingenuamente di parlare
allo stesso modo, cioè di indicare concetti o cose diverse usando lo stesso vocabolo. Non è così perché i termini, le definizioni che si trovano nel dizionario, nel nostro linguaggio
divengono parole, suoni che non indicano solo concetti ma che contengono tutto il tessuto di significati di cui è fatta la nostra esperienza e servono a comunicare, a metterci
in relazione con altri. Tutti gli esseri umani riescono a sopravvivere e ad imparare a parlare perché all’inizio della loro vita, da neonati, si affidano a qualcuno che li nutre e,
successivamente, perché credono istintivamente alla verità della parola dell’altro che indica loro i nomi delle cose. Cfr. Perfranceschi, Zamarchi, Ripensare la fiducia: un elemento
centrale per la costruzione della Comunità di Pratica, “Rivista italiana di counseling filosofico”, 7, (2011).
Si impara il linguaggio grazie alla fiducia, a quella primordiale esperienza che, in condizioni normali, ognuno di noi fa quando instaura le prime e più importanti relazioni
della sua vita quella con se stesso e con il mondo che lo circonda. Una sorta di circolo che per ora si chiude, forse, ma che in modo ricorsivo si apre continuamente a descrivere
molteplici realtà ed infinite possibilità di senso.
Lo Sguardo
Settembre 2013
Suoni & Frastuoni _a cura di Olga Annibaletti
DAMON ALBARN È IL CAZZARO DI SEMPRE
Life in Technicolor
È ovvio che questi ragazzotti sul palco sanno ancora starci
benissimo e non hanno alcuna voglia di risparmiarsi oggi
come negli anni Novanta
L’Estate, si sa, è la stagione dei concerti. Che siano free o finanziati dal sudore della fronte (visto anche il caldo),
non importa, ce ne sono per tutti i gusti e io, dopo un weekend mordi e fuggi a Caorle e reduci da una maratona
sull’autostrada, mi sono gustata quello che può essere definito senza ombra di dubbio l’evento dell’anno: i Blur.
Mentre, stremate dall’afa e dalle zanzare meneghine, ci siamo arrese di fronte all’indubbia comodità degli spalti
con poltroncine, constatavamo che ormai i quattro di Colchester di anni ne hanno 45, e a parte una breve parentesi
su quanto siamo invecchiate noi, c’è da dire che questi signori l’età se la portano sul groppone sempre con un certo
stile.
Nonostante la storica rivalità con gli Oasis, i Blur, sono senza dubbio i re di quel Brit Pop scanzonato che anche a
distanza di decenni non appare per nulla datato, e per tutta la durata del concerto ti lasciano con quel dubbio che
ti assale ogni volta che assisti ad una qualunque reunion: è ora di appendere il microfono al chiodo o qualcosa da
dire ancora ce l’hanno? Caro Damon, una risposta ancora non me la sono data ma è certo che quello che ho visto
è entrato diritto nella mia top ten.
Già diverse ore prima dell’inizio erano moltissimi i fan di un po’ tutte le età accorsi all’Ippodromo del Galoppo a
squagliarsi sotto al sole in attesa che aprissero i cancelli, tutti ben consci che la fatica sarebbe stata ampiamente
ripagata.
Si comincia in leggero ritardo ma con il botto: Girls & Boys scalda subito gli animi di tutti i presenti all’interno della
rassegna City Sound, e da subito è ovvio che questi ragazzotti sul palco sanno ancora starci benissimo e non hanno
alcuna voglia di risparmiarsi, oggi come in quegli anni Novanta che li hanno consacrati tra i grandi.
Il live è un susseguirsi di piccole perle rimaste lì, nel cuoricino di quelli che avevano già avuto la fortuna di vederli
e anche di chi, come me, era ben consapevole che era questione di ora o mai più: Popscene, There’s No Other Way,
una Country House fatta dalla prima all’ultima nota in piedi sulle transenne a farsi letteralmente abbracciare dal
pubblico esaltato a mille. Damon Albarn è il cazzaro di sempre e il cuore pulsante della band, Alex James col suo
basso si presenta scalzo e con una tazza di tè così dannatamente British, poi c’è Dave Rowntree sempre sornione
ma non inutile con quella batteria tipica dei brani più tirati, e infine Graham Coxon, granitico e geniale chitarrista,
non si scioglie nemmeno in presenza del mega cartone di latte saltellante ripieno di un fortunatissimo ragazzo
che si aggirava già nel pomeriggio tra la folla come feticcio tributo del video di Coffee and Tv.
Seguono una Tender da brividi, Parklife durante la quale Damon non si capisce se ha fallito un salto o si è lanciato
volontariamente a terra, ma rende ancora più divertente un concerto che è una vera e propria festa e non smette
di coinvolgere i migliaia giunti a Milano un po’ da tutte le parti del Nord Italia per un morso di storia della musica;
To The End letteralmente spaccacuore arriva a far salire ancora di più la febbrile attesa per il finalone messo nelle
sapienti mani di Song 2, super hit e manifesto della band inglese che in un attimo ci scaraventa in un’adolescenza
nostalgica, fatta di maglioni larghi e sogni di vita londinese.
Si vocifera di un nuovo album in arrivo perché, dopo un tira e molla sui progetti futuri, pare che questa serie di date
in giro per l’Europa abbia ridato la voglia di farsi sentire ai quattro folletti del Brit Pop, noi restiamo come sempre
in attesa ma comunque già molto soddisfatti anche così. Ora o mai più dicevo, forse non sarà così ma intanto ho
spuntato un’altra voce nella lista dei must see del mio olimpo personale.
_a cura di Jesse Genovesi
BIANCO | Curiosi, spaesati, pensierosi. Dopo aver ricevuto armamenti e attrezzatura, un candido plotone attende l’inizio della propria missione, ancora oscura ai più. Soldati provenienti da tutto il paese, di qualunque età;
nemmeno donne e bambini vengono risparmiati. Tenenti e caporali si distinguono per buffe maschere e divise demenziali, ma preparativi, conoscenze
e fotografie vengono bruscamente interrotti dal generale, che munito di
microfono, raduna sullo start i suoi uomini e con lo squillo delle house-trombe, apre l’operazione Color Run Milano. ARANCIONE | Increduli, raggianti,
distratti. Le burbe mai avrebbero immaginato: una festa in loro onore. Una
mitragliata di polvere colorata: così dolce, così indolore. Ancora scettica, la
truppa prosegue. BLU | Beati, esultanti, spensierati. È tutto vero. Il “nemico”
colpisce con pallottole celesti timori ed ansie delle matricole; alcune, simulando ferite d’arma, si gettano a terra per far tesoro di quelle munizioni turchesi. I militi continuano la loro marcia gloriosa. GIALLO | Sereni, appagati,
riflessivi. Segni di fatica. Alcuni sembrano indossare un elmetto talmente
resistente da neutralizzare i colpi: i primi combattenti a tornare dalla missione. I più determinati, i più giocosi, paradossalmente i più liberi, prolungano
invece il loro dovere. FUCSIA | Realisti, soddisfatti, di nuovo pensierosi. È la
fine. Tutti tornano alle proprie case, ciascuno con un tesoro diverso: quella
divisa inizialmente nivea, come la più vergine delle tele, dipinta con pennellate di emozioni, di ansie, di problemi; ogni soldato ha vissuto l’esperienza a
suo modo, trovando ispirazione, stili e sfumature nel proprio animo. Un’opera
d’arte, arricchita dal tocco magistrale di compagni d’avventura, che ha avuto
come protagonisti e soggetti loro stessi.
Quanto a voi, se poteste dipingere i vostri giorni,
quali colori usereste?
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foto
&grafico
Lo Sguardo
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Be Original
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Di Kasia Poliwka_ Il regolamento prevedeva l'invio di massimo tre fotografie, in versione
stampata e sul supporto elettronico oppure di un filmato di una durata massimo sette minuti,
entro il 31 luglio 2013. Entro il 16 di agosto il rappresentante del Comune di Sirmione avrebbe
avuto l’incarico di contattare telefonicamente i vincitori dei vari premi. Beh, la mia chiamata è
arrivata lunedì 19 agosto, perchè come si è scoperto dopo, la sottoscritta non ha risposto alla
chiamata del 13. Ho vinto il Primo Premio delle Terme di Sirmione. Ho vinto io. Il conduttore
della serata ha pronunciato il mio nome, sono salita sul palco e alle mie spalle veniva proiettata l’immagine vincitrice della categoria “Sirmione, benessere tutto l’anno”. La mia famigliola di cigni mi ha permesso di vincere il Sirmione Award 2013. Che soddisfazione!
“La vita, a voler che sia bella, a voler che sia gaia, a voler che sia vita,
dev'essere un arcobaleno, una tavolozza con tutti i colori.” _Bini
Ecco il link dove visualizzare integralmente la foto di Kasia Poliwka e trovare tutti i vincitori
per ogni rispettiva categoria: http://www.sirmionebs.it/italian/news.php?idnews=848
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Lo Sguardo
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Lo Sguardo
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Canile San Lorenzo
di Pegognaga
Via Provinciale Est 15 • tel 0376 558704 • mobile 349 355 2499 • www.canilesanlorenzo.it
Nel 1994 nasce il canile San Lorenzo ad opera della famiglia Giovannini. Il canile Intercomunale San Lorenzo è una struttura di accoglienza per i cani
randagi recuperati nei Comuni di: BORGOFORTE • FELONICA • GONZAGA • MOGLIA • MOTTEGGIANA • PEGOGNAGA • QUISTELLO •SAN BENEDETTO PO • SAN
GIACOMO DELLE SEGNATE • SAN GIOVANNI DEL DOSSO • SCHIVENOGLIA • SUZZARA • VIADANA • VILLA POMA. All'interno del Canile operano i volontari della
LAV sede di Mantova, che si occupano della socializzazione, sgambatura, adozioni e controlli post affido dei cani ospiti | [email protected]
Matt | E’ un bellissimo (e la foto lo testimonia)
meticcio di media taglia maschio. Il suo pelo vaporoso e il musetto a punta sanno incantare. Matt è
nato nel 2005, vaccinato e sano. Molto collaborativo, adora il contatto umano, le passeggiate e rotolarsi nell’erba. Bravo al guinzaglio, Matt potrebbe
benissimo convivere con un altro cane femmina,
perché non disdegna la compagnia. Sicuramente
adatto a famiglie dinamiche, che adorano passeggiare e passare del tempo di qualità con il proprio
cane. Difficile trovare un difetto a Matt, perché la
sua allegria e la sua voglia di fare ti travolgono.
Per conoscerlo è sufficiente telefonare ai volontari
339/8864392 ed accordarsi per venire al canile. Ve
lo faremo conoscere in tutto il suo splendore.
Shitzu | E’ un dolcissimo nonnetto entrato in ca-
nile lo scorso inverno. Maschietto, molto buono ed
affettuoso. Al suo arrivo in canile aveva un bruttissimo
tumore all’ano, che è stato operato immediatamente
ed ora Shitzu non ha alcun problema per questa patologia. Cammina tutto storterello, perché le sue gambette da anzianotto fanno fatica. Adora il contatto con
le persone ed adora stare in braccio per osservare tutti
e tutto. La prospettiva di convivenza non è delle più
lunghe ma per chi ha un cuore grande ed un posticino
al caldo nella propria casa, è un atto d’amore immenso. Potete venire a conoscere Shitzu al canile, dove i
volontari ve lo presenteranno, vi permetteranno di
conoscerlo e di innamorarvi di lui. Per informazioni
potete contattare i volontari al numero 339/8864392
Pernigotti Gianluca
vini birre acque
Strada Calliera - Sacca, 22 • Goito MN
mobile 3487040073 • fax 0376604753
Terence | E’ il tipico cagnolino da compagnia. Taglia
medio piccola, buono e solare. Arrivato in canile da circa
un anno e mezzo, si è subito distinto per la sua bellezza
ma nessuno si è soffermato a guardare con il cuore. Nato
nel 2009, Terence ha ancora l’euforia del cucciolone,
sempre pronto a fare qualcosa assieme, a partire per una
passeggiata in campagna, a mettersi davanti per farsi
coccolare e spupazzare. Adatto ad ogni tipo di famiglia,
anche con figli, perché sarebbe una ottima compagnia
nei pomeriggi di studio e compiti. Crescere con un cane
al proprio fianco è una esperienza fantastica. Attualmente convive con altri cani maschi, ma essendo sterilizzato,
apprezzerebbe la compagnia di una femmina giovane ed
allegra come lui. Se Terence vi ha colpito, basta venire al
canile chiamando i volontari 339/8864392 per accordarsi.
Sguardi con la coda
in amichevole collaborazione con
Per le adozioni e per le richieste di aiuto i numeri telefonici sono i seguenti: 347/9339927 – 347/7587816 se non richiamiamo subito è perché siamo oberate di lavoro
e siamo in poche quindi preghiamo le persone di mandarci un sms o ancora meglio utilizzare la casella di posta elettronica: [email protected]
Mi chiamo Mini perchè ero, e sono, il
più piccolo della cucciolata. Ho sofferto
più degli altri la mancanza della mamma e cerco tanto amore e tante coccole
per recuperare quello che mi è mancato.
Sono minuto ma ora mangio come un
leone e diventerò un super gattone! Si
affida con firma modulo adozione e obbligo di sterilizzazione
Per info 3473570620
3479339927
Ursula | E’ una mastodontica femmina di Rottweiler
nata nel 2009. L’inverno scorso deve aver fatto incetta di
pappa ed è ingrassata parecchio, ma servirebbe un po’
di movimento e alimentazione corretta per buttare giù
qualche kilo. Anche perché al suo ingresso in canile, Ursula aveva una brutta zoppia ad un arto anteriore e la sua
spalla non le consente di fare grandi corse. Attualmente
non zoppica in modo vistoso, ma sicuramente il dimagrimento ed una giusta attività fisica le permetterebbero di
tornare in forma. Il problema alla spalla è tuttora presente. Ursula attualmente convive con altri cani sia maschi
che femmine e potrebbe inserirsi con altri cani della sua
taglia abituati alla presenza di altri cani, oppure come
figlia unica. Per conoscere Ursula i volontari vi aspettano
previo appuntamento chiamando allo 339/8864392.
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Io sono Pimpi e dei miei fratellini ero
il più ciccio e morbidone. Ora che sono
cresciuto mi piace tantissimo correre
e saltare e sono diventato il più alto
e snello! Vedete che nasino rosso? Mi
sono appena divertito un sacco! Ma alla
fine dei giochi mi piace prendere tanti
bacini.. Anche a me è mancata la mamma e ora voglio donare e ricevere tanto
tanto affetto! Venite a vedermi. Si affida
con firma modulo adozione e obbligo di
sterilizzazione.
Piggy è un piccolo concentrato di energia
e simpatia! Tre mesi circa, sverminato e
vaccinato. Solo appartamento.
Per info 348 0438317, lasciare un messaggio di testo se non rispondiamo.
È stata smarrita una gattina tricolore 2 sere fa, zona San Giorgio,
via Gandhi; la gattina si chiama
Sissi, ha 4 mesi, dolce ma parecchio
fifona e diffidente verso chi non
conosce, ha cominciato ad uscire
di casa proprio in questi giorni.
Chiunque dovesse vederla, o l’avesse presa scambiandola per un gatto
randagio è pregato di chiamare il
numero 348/9035770 a qualsiasi
ora. È sicuramente estremamente
impaurita e i padroni e il suo fratellino la rivogliono a casa. Aiutateci
in questa ricerca, per favore.
Questi 2 angeli sono arrivati di notte, in fin di vit, soprattutto Angie, la
femminuccia bianca, era al limite della disidratazione e della fame. Avevano solo 2 giornidi vita ed erano stati buttati via. Meno male esistono
ancora persone responsabili e i piccoli sono stati portati al sicuro, da noi.
Per loro cerchiamo un’adozione di coppia in quanto per farsi forza si sono
molto uniti ed ora sono inseparabili! Venite a trovarli, ora hanno 3 mesi e
mezzo e sono stati sverm e vaccinati.
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Lo Sguardo
Settembre 2013
Lo Sguardo
Settembre 2013
Uno Sguardo sullo SPORT _a cura di Denise Izzo e Marco Stoppa
LODI: IL PATRON FIERO E TIFOSO DELLA PROPRIA SQUADRA
Quello del nuovo Mantova è un Presidente a tutto tondo in grado di distinguersi per capacità,
passione e istinto. Un autentico traghettatore di classe della nuova era dei biancorossi.
Il nuovo Mantova nasce sotto la stella di Michele Lodi,
presidente nuovo di zecca, che si sta distinguendo per passione e istinto, tanto che qualcuno lo definisce scherzosamente uno “Zamparini”; a sostegno di questo soprannome
l’esonero lampo dell’allenatore Sala alla fine della seconda
giornata di campionato, che dal suo inizio ha visto violare
le reti biancorosse ben 7 volte. Era dai tempi dell’indimenticato Lori - curiosamente dall’attuale presidente si distingue
solo per una consonante - che non si vedeva un patron così
fiero e tifoso della propria squadra, tanto da sconvolgere
l’intero organico riaccendendo amore e speranza nel cuore
dei tifosi. Dopo il match con il Real Vicenza, partita persa 4
a 1, sono state numerose le dichiarazioni al vetriolo, una
su tutte: ”non sono venuto a Mantova per assistere a
sconfitte come questa” da ciò è maturata appunto la scel-
ta di un cambio di commissario tecnico, seguito da un’approfondita analisi degli obiettivi con la squadra. Lodi però
non è solo attento al campo ma è un presidente a tutto
tondo: durante la partita con il Pavia a seguito del malore di uno dei giocatori avversari, un disguido nell’iter dei
soccorsi ha fatto infervorare gli animi, anche dei tifosi stessi, aprendo l’ennesima discussione sullo stato di sicurezza
all’interno degli stadi, ancora memore della tragedia che
portò al decesso di Morosini, anche se fortunatamente tutto si è risolto nel migliore dei modi, Lodi ha deciso istantaneamente di affidare le eventuali emergenze mediche alla
Croce Verde. Un presidente di cuore e di polso è quello che
da molto tempo i tifosi invocavano per riportare il Mantova
alla gloria che merita e in questo Michele Lodi si sta distinguendo con onore.
IL CAMPIONATO CHE VERRÀ È NATA LA NUOVA SOCIETÀ ASD GOITO VOLLEY
Tra partenze e arrivi, la favola del bel “Dato che una Polisportiva che si occupa di una sola attività sportiva
calcio made in Italy passa attraverso le non poteva più essere tale, abbiamo focalizzato l’attenzione sul solo
stelle del campionato 2013-2014
obiettivo-pallavolo ed è nata l’ASD GOITO Volley.”
Nonostante partenze eccellenti come quelle di Cavani, Jovetich e
Boateng, sono altrettanto numerosi e promettenti gli arrivi, soprattutto in casa Juventus (Tevez e Llorente) e Napoli (Higuain e
Callejon), oltre al Milan che riscalda un’eccellente minestra con il
ritorno di Kakà, insieme all’outsider Fiorentina che si porta a casa
Gomez dal Bayern. È comunque chiaro che l’Italia da molto manca
dai vertici d’Europa ma è altrettanto vero che resta comunque di
grande appeal per un ricambio di sempre altissimo livello: il giro di
affari ammonta a 440 milioni, cifra che in tempi di crisi economica
fa impallidire i più, ma che non toglie comunque smalto alla serie
maggiore che gode ancora di sfegatato tifo. Senza trascurare l’attenzione verso il vivaio di giovani promesse, la Juve si è accaparrata
il top player Tevez, che non brillerà in beltà ma spicca in bel gioco;
non resta a guardare De Laurentiis che sostituisce un Cavani che va
con un Higuain che viene, rendendo semplice un compito difficile
come quello di sostituire un campione come l’attaccante oggi al
Paris Saint Germain, una notevole prova di forza ed una ventata di
rinnovata fiducia per tutto l’ambiente azzurro; la famiglia Della Valle perde Jovetic e Ljajic ma fa il colpaccio con Gomez e non si ferma
qui: Ilicic e Joaquin sposano le ambizioni viola che punta certamente alla testa della classifica; operazione amarcord in casa rossonera
che riporta Kakà a Milanello con stipendio più che dimezzato, cosa
non si fa per amor di maglia! Scaldati dunque i motori il campionato 2013-2014 è ripartito più agguerrito che mai e dopo la pausa per
la partita della Nazionale, che ha visto protagonisti Chiellini e Balotelli su tutti, sono tutti pronti a regalare emozioni e spettacolo con
un occhio all’Europa per riportare il nome dell’Italia tra le grandi.
Di Marco Stoppa_ Così cita la homepage del sito
internet www.goitovolley.it della nuova società
pallavolistica goitese, l’ASD GOITO Volley, ed in effetti
della Polisportiva Oratorio San Luigi Gonzaga, fondata nella metà degli anni Novanta dal compianto Don
Alberto Bonizzi, non era rimasta che la componente pallavolo. Il primo settore sportivo a “sganciarsi”
dalla Polisportiva era stato il calcio che, fondando
l’ASD S.Luigi calcio, avrebbe gestito tutto il settore
giovanile in sinergia con l’ A.C.Goito. Col tempo si era
poi spenta anche la componente legata alle attività
motorie per la terza età, ed era rimasta solamente la
pallavolo vincolata però ad una struttura societaria a
quel punto inadeguata, che non permetteva, tanto
per fare un esempio, neppure l’iscrizione della società
agli elenchi del CONI. L’idea di fondare una nuova società dedita solamente alla pallavolo era così nell’aria
già da un paio di stagioni e forse la scelta definitiva
è maturata allorché lo storico dirigente contabile,
Adelelmo Pozzi, ha deciso di ritirarsi dall’attività.
Da lì alla fondazione del “Goito Volley” con relativa
acquisizione dei diritti sportivi pallavolistici FIPAV il
passo è stato breve. Alle porte della nuova stagione
si presenta quindi una nuova realtà con solide basi
storiche e principi morali ed educativi inalterati, guidata ancora dal presidente Marco Stoppa coadiuvato
da Andrea Dalla Vecchia alla vice-presidenza. Confermato anche lo staff tecnico, supervisionato da Chiara
Tonelli, che consta di Elena Zanini, Daniela Polidori
e Roberto Carazzi. Le squadre militanti nei campionati FIPAV saranno ben cinque: Seconda Divisione,
Under18, Under16, Under14 ed Under12. Alle atlete
impegnate nelle categorie appena elencate si andranno ad aggiungere a partire dal 17 settembre le
giovani promesse del minivolley, che speriamo tornino ad essere numerose come qualche anno addietro.
L’inizio dei campionati è previsto nel mese di ottobre
e la stagione agonistica si protrarrà fino a maggio
del prossimo anno; le gare casalinghe delle nostre
squadre si svolgeranno il venerdì sera (Under 16 e
Seconda Divisione), il sabato pomeriggio (Under14 e
Under12) e la domenica mattina (Under18), sempre
al Palazzetto dello Sport di Via Pedagno.
Uno Sguardo al MOVIMENTO _a cura di Katia La Mantia
Cominciamo un nuovo anno di Movimento dando uno sguardo alle annose problematiche che ci affliggono. Cara vecchia cellulite, sei ancora qui!
Che cos’è la cellulite? Lo strato più esterno della pelle è l’unico visibile per i nostri occhi, ma in realtà ce ne sono molti, ciascuno con la propria funzione e il proprio compito. La cellulite deriva dalle cellule di grasso del tessuto sottocutaneo che
si gonfiano considerevolmente, incollandosi l’una all’altra ed iniziando ad esercitare una pressione sulla pelle,mentre il
tessuto connettivo in cui si trovano non si gonfia. L’effetto che si ottiene esternamente è quella “buccia d’arancia” tanto
odiosa. Non ci soffermeremo qui ad indagare le molteplici cause di questa vera e propria infiammazione delle cellule:
l’età, (lo spessore e la resistenza del tessuto connettivo diminuiscono con l’avanzare dell’età), fattori ereditari, uno stile
di vita poco sano, un Diciamo solamente che solitamente la cellulite compare nei periodi di cambiamento ormonale
(pubertà / gravidanza / menopausa). Cosa possiamo fare?
Molte donne con problemi di cellulite si gettano a capofitto in un intenso programma di attività sportive e si costringono a diete ferree, spesso gettando la spugna proprio quando il lavoro fatto comincia a portare risultati Questo tipo di
approccio d’urto può essere sicuramente d’aiuto, ma non elimina le cause che stanno alla base del problema e sicuramente può essere non adatto a tutti i biotipi o le conformazioni fisiche. Due validi alleati in questa guerra possono essere la pedana vibrante e il trampolino elastico. Una delle cause, infatti, del ristagno adiposo localizzato è sicuramente la
cattiva circolazione sanguigna per questa ragione puntare sulla perfusione sanguigna dei punti in cui si è formata la cellulite è una ulteriore freccia al nostro arco. Naturalmente uno stile di vita sano e una dieta il più possibile povera di grassi
rimangono elementi fondamentali. Come agiamo?
Il trampolino elastico e la pedana vibrante condividono lo stesso modus operandi: contribuiscono a migliorare rapidamente la perfusione sanguigna e a rafforzare i muscoli sottostanti una detta area. Le vibrazioni e l’acceleration training
che si fa con il trampolino elastico assicurano l’allenamento dei muscoli sottostanti alle aree interessate dall’infiammazione, tonificando e rassodando i muscoli; ciò contribuisce a dare un aspetto liscio e sano alla pelle. Si tratta di una
metodica di allenamento che sfrutta le tre forze Accelerazione / Decelerazione / Gravità per tonificare il corpo. Vibrare e
rimbalzare, infatti, sono esercizi specifici che permettono di ottenere, in assenza di gravità all’apice del salto, aumento
della forza di gravità nel momento dell’atterraggio quindi rottura delle cellule con fuoriuscita dell’adipe accumulata
con conseguente ritorno ad una circonferenza della cellula nella norma. La combinazione delle Tre Forze Accelerazione
/ Decelerazione / Forza di Gravità agendo su tutte le cellule del corpo concorre quindi a: ridurre i depositi adiposi,
afforzare il tono muscolare, non affaticare il sistema cardiovascolare.
Naturalmente la mia esortazione è sempre la stessa: non facciamo da soli e senza l’aiuto di un operatore specializzato. La pedana vibrante ha delle serie controindicazioni e non tutti possono utilizzarla. L’aiuto di un nutrizionista è
consigliabile per un serio piano alimentare e soprattutto l’esercizio fisico deve essere sempre guidato
Quindi... forza donne! Il nostro corpo ci chiama!
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