Pianificazione ambientale
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Pianificazione ambientale
UN PIANO PER LA PIANA: IDEE E PROGETTI PER UN PARCO Atti del Convegno FRAMMENTAZIONE AMBIENTALE E CONNETTIVITÀ: DALL’ECOLOGIA ALLA PIANIFICAZIONE AMBIENTALE Aspetti problematici dell’approccio per reti ecologiche Un “arsenale” di concetti ecologici utili al pianificatore Corrado BATTISTI Ufficio Conservazione Natura, Provincia di Roma; via Tiburtina, 691, 00159 Roma [email protected] La frammentazione degli ambienti naturali è attualmente considerata una tra le principali minacce di origine antropica alla diversità biologica. Questo processo, articolabile in più componenti, influenza infatti la struttura e la dinamica di determinate popolazioni e specie animali e vegetali sensibili fino ad alterare i parametri di comunità, le funzioni ecosistemiche e i processi ecologici. E’ stato inoltre dimostrato come, a livello di specie, tale processo costituisca una delle cause dell’attuale elevato tasso d'estinzione a scala globale. Allo scopo di mitigare gli effetti di questo processo sono state recentemente proposte, a livello internazionale, alcune strategie di pianificazione territoriale e di conservazione. La pianificazione delle reti ecologiche rientra nel filone della Connectivity conservation e si pone come obiettivo prioritario quello di fornire agli ecosistemi residui in paesaggi frammentati le condizioni necessarie a mantenere in essi la vitalità in tempi lunghi di popolazioni e specie, con effetti anche a livelli ecologici superiori. Questo settore della pianificazione si avvale delle basi teoriche, e delle recenti acquisizioni, dell'ecologia e della biogeografia. Tale background teorico e conoscitivo ha permesso il superamento dell'approccio “insulare” alla conservazione che focalizzava l’attenzione, in maniera prevalente, su singoli ambiti territoriali da tutelare, quasi fossero "sistemi chiusi" e non dinamici. Le conoscenze acquisite hanno sottolineato, invece, come fosse prioritario indirizzare le strategie su quelle scale spaziali (e temporali) più idonee al mantenimento di popolazioni e specie, comunità, ecosistemi, processi ecologici. Questo cambiamento di scala ha portato ecologi e biologi della conservazione a confrontarsi con le altre discipline del territorio (ad esempio, agronomiche, forestali, urbanistiche) e con quelle forze politiche, economiche, sociali che svolgono un ruolo determinante nelle scelte di pianificazione. Aspetti problematici dell’approccio per reti ecologiche Tale confronto trasversale, benché culturalmente positivo, ha mostrato tuttavia alcuni aspetti critici e punti di debolezza di questo approccio che dovranno essere risolti nel prossimo futuro e che qui si vogliono riassumere sinteticamente. 9-10 maggio 2008 – Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino, Università di Firenze 1 UN PIANO PER LA PIANA: IDEE E PROGETTI PER UN PARCO Atti del Convegno Enfasi sugli aspetti strutturali del paesaggio e non sulla funzionalità ecologica in relazione a determinati target. Ovvero, si focalizza l’attenzione sulla geometria degli «oggetti» territoriali nello spazio (sistemi lineari automaticamente definiti «corridoi», aree poligonali di grande estensione designate come aree core) senza valutarne l’effettivo ruolo funzionale. Questo può rappresentare un primo livello precauzionale di analisi ma andrebbe contemplato nel piano un approfondimento sugli aspetti legati alla funzionalità ecologica di specie, comunità, processi. Selezione di target e indicatori in modo non oggettivo. La scelta dei target viene attuata, in molti casi, su una base non oggettiva. Ad esempio, le specie selezionate, sensibili alla frammentazione e ai disturbi a scala di paesaggio, sono target che rappresentano solo sé stessi o possono essere inquadrati anche come indicatori più generali di sensibilità alla frammentazione? La loro sensibilità alla frammentazione è tale solo a scala di paesaggio o è nota anche per altre scale? In che misura queste specie fungono da surrogato anche per altre specie, comunità, processi? La selezione di un sistema di aree funzionali a queste specie che ricaduta può avere su altre specie in termini di conservazione? Quanto queste specie sono «ombrello» o «focali» per altre? In realtà, spesso le specie vengono scelte (senza considerarne l’eventuale ruolo di indicatore), perché: a) carismatiche («bandiera»), in grado di coinvolgere emotivamente l’opinione pubblica; b) di interesse conservazionistico per se (senza nessuna implicazione sul ruolo di indicatore verso altre specie, comunità, processi); c) oggetto di studio da parte del gruppo di ricerca che viene chiamato a far parte della progettazione della rete ecologica. Uso dei dati come alibi per avviare ulteriori trasformazioni territoriali. La definizione su carta di ambiti specifici, necessaria per il pianificatore che deve caratterizzare i settori territoriali oggetto di norme e indirizzare le scelte e le destinazioni d’uso, può costituire un alibi per facilitare l’ulteriore trasformazione di quei settori che non rientrano nelle aree primarie di rete ecologica (es., core areas). Ciò può rivelarsi pericoloso perché spesso sono carenti le informazioni sul ruolo ecologico di alcuni ambiti territoriali per determinate specie e comunità, nel ridotto tempo disponibile dettato dalle scadenze dei piani (si pensi alle successioni vegetali: un coltivo abbandonato, apparentemente con scarsa rilevanza naturalistica al momento attuale, può evolvere nel tempo verso una serie di habitat idonei a molte specie differenti); Uso del termine «rete ecologica» in modo improprio. Tale termine viene utilizzato spesso per comprendere più argomenti e approcci legati al territorio e al sistema ambientale. Esso è formato da due parole «rete» e «ecologica» che sono attualmente di ampio dominio in molte discipline. Senza una acquisizione delle problematiche di base tale concetto rischia di tramutarsi 9-10 maggio 2008 – Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino, Università di Firenze 2 UN PIANO PER LA PIANA: IDEE E PROGETTI PER UN PARCO Atti del Convegno in un passe-partout, comprendente molte attività che, per contenuti e obiettivi, sono eterogenee fra loro, sottraendo risorse a progetti di conservazione della natura. In linea con quanto sopra riportato, va denunciato l’uso improprio del termine «rete ecologica» in capitoli di bilancio di Enti pubblici che comprendono al loro interno argomenti differenti tra di loro che per nulla, o solo lontanamente, riguardano effettivi progetti di conservazione; Problemi legati al confronto tra più discipline. Gruppi di ricerca differenti affrontano l’argomento con approcci molto diversi tra di loro, dipendenti dai relativi ambiti di provenienza disciplinare. Ciò è evidente in seno alle scienze ecologiche (si pensi agli approcci di un ecologo animale, di un ecologo vegetale, di un ecologo del paesaggio) e nelle scienze urbanistiche. Difficoltà di valutare la loro efficacia. E’ stato sottolineato come, ogni qualvolta si pianifica secondo reti ecologiche, non vengano definiti chiaramente gli obiettivi e gli indicatori, rendendo impossibile una valutazione dell’efficacia di questo strumento. La complessità dei sistemi naturali enfatizzata dagli ecologi rappresenta l’elemento principale di contrasto tra approccio urbanistico e lo stesso approccio ecologico. La «pianificazione fisica del territorio» (land planning, regional planning) intesa come la «regolamentazione, mediante la redazione di piani, delle destinazioni del territorio, ossia della distribuzione spaziale e temporale delle attività entro un’area geografica prestabilita» deve portare nella redazione di piani a definire ambiti con confini netti e zonizzazioni che possono non tenere conto della complessità insita nei sistemi ambientali. In sintesi la rete ecologica viene interpretata dagli ecologi come un paradigma cui riferirsi ogni qualvolta si agisce sul territorio. La schematizzazione secondo la lettura core-buffer-corridor può rivelarsi estremamente semplicistica e deterministica ed esistono dubbi sul fatto che singoli configurazioni paesistiche possano essere in grado di risolvere o mitigare i differenti e complessi problemi ecologici derivanti dalla frammentazione, alcuni dei quali irreversibili su più specie, intere comunità ed ecosistemi. Il pianificatore necessita, al contrario, di un riscontro pragmatico in termini di ambiti territoriali da mettere a sistema, il tutto finalizzato alla redazione di specifiche cartografie redatte entro tempi prestabiliti corredate da indicazioni riguardanti norme, vincoli, destinazioni d’uso. Possiamo dire che la «rete ecologica» coincide per un pianificatore con un design (corredato dalle necessarie informazioni) e per un ecologo con un paradigma. L’ecologo difficilmente vede in un design unico e rigido la possibilità che esso soddisfi le necessità ecologiche di una ampia gamma di specie, 9-10 maggio 2008 – Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino, Università di Firenze 3 UN PIANO PER LA PIANA: IDEE E PROGETTI PER UN PARCO Atti del Convegno comunità e processi. La tabella che segue riassume, in modo schematico, le differenze di approccio tra discipline ecologiche ed urbanistiche: Approccio ecologico Approccio urbanistico Scopo generale della strategia: Scopo del piano: definizione di ambiti conservazione di specifiche componenti territoriali a diverso regime di tutela, norme, della biodiversità indirizzi, destinazioni d’uso Enfasi su complessità Riduzionismo verso semplificazioni operative Approccio prevalentemente analitico Approccio prevalentemente sintetico Necessità di tempi lunghi per analizzare i Necessità di tempi ristretti (scadenze di legge) processi e la complessità Lettura in chiave deterministica e Lettura prevalentemente deterministica stocastica Enfasi su dinamismo spazio-temporale Enfasi sulle caratteristiche strutturali e di degli ambiti territoriali stabilità degli ambiti territoriali da sottoporre a specifica normativa e destinazione d’uso Difficoltà a definire confini netti su carte Enfasi su poligoni e perimetri (design) (patterns dinamici) Ecosistemi e paesaggi come sistemi Ecosistemi e paesaggi come sistemi chiusi aperti (ambiti da perimetrare e destinare a usi/norme) Rete ecologica come paradigma Rete ecologica come design Specie-specificità (difficoltà di definire Design di rete onnicomprensivo: un design di rete onnicomprensivo): approccio pattern-oriented approccio species-oriented Difficoltà a definire confini netti su carte Enfasi su poligoni e perimetri (design) (patterns dinamici) Spazi a connotazione ecologico- Spazi a connotazione amministrativa funzionale Laddove un ecologo enfatizza la complessità dei sistemi, la specificità nelle risposte da parte di organismi e processi differenti, la stocasticità ambientale e il dinamismo temporale, un urbanista deve ricondurre il tutto a cartografie e documenti che enfatizzino i limiti spaziali della rete, la definizione di ambiti (individuati, perimetrati, zonizzati) ove indirizzare le azioni e le norme 9-10 maggio 2008 – Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino, Università di Firenze 4 UN PIANO PER LA PIANA: IDEE E PROGETTI PER UN PARCO Atti del Convegno previste. Tutto ciò, sia per formazione professionale, sia per gli obblighi istituzionali legati alle necessità di un Ente che deve pianificare nello spazio territoriale di competenza e con una tempistica legata alle scadenze politiche di presentazione del piano. Nel prossimo futuro sarà assolutamente necessario investire nella risoluzione di questi aspetti che rendono ancora debole l’approccio di rete ecologica comportando, a cascata, conseguenze gravi sulla conservazione di specie, ecosistemi, paesaggi. Un “arsenale” di concetti ecologici utili al pianificatore Il confronto interdisciplinare è anche l’occasione per trasferire concetti di grande utilità dal settore ecologico a quello della pianificazione. Tale background disciplinare può rappresentare un vero arsenale di strumenti concettuali utile perché restituisce significato a questo settore. Ad ogni livello gerarchico dell’ecologia è possibile, indagando a fondo lo studio del processo di frammentazione, ottenere set di concetti da utilizzare per spiegare quanto avviene in determinati ambiti territoriali sotto studio. A livello di popolazione i concetti di metapopolazione, source/sink, lag effect (effetto ritardo), crowding effect (effetto ‘affollamento’), determinismo/stocasticità, Minimum viable population, struttura spaziale, habitat compensation e habitat supplementation, sono utili per inserire l’ambito di indagine e i target in un quadro di riferimento e a meccanismi di causa-effetto. A livello di comunità, i parametri di struttura e dinamica (ricchezza, diversità, equiripartizione, dominanza) possono essere di grande utilità per inquadrare le biocenosi di ambienti frammentati. Attraverso elaborazioni come le curve diversità/dominanza e i k-dominance plots è possibile ottenere informazione sullo stress subito da set (assemblages) di specie, ad esempio in relazione ad un disturbo a scala di paesaggio come la frammentazione. Le analisi di turnover e di Beta-diversità costituiscono possibili ulteriori strumenti di indagine a livello di comunità. Una delle definizioni più eleganti del processo di frammentazione è quella che inquadra questo processo come “una alterazione dei patterns ambientali in seguito a un set di disturbi articolati con un proprio regime nello spazio”. Essa, oltre a farci rileggere un mosaico ambientale come un “mosaico di disturbi” consente di affiancare la teoria della frammentazione con la teoria dei disturbi. Pertanto, se la frammentazione ambientale a scala di paesaggio è in realtà un fenomeno complesso risultante da un set di disturbi è possibile analizzarla secondo anche questa nuova chiave di lettura. L’analisi dei disturbi è una disciplina ricca di riferimenti concettuali che possono essere utili alla pianificazione di rete ecologica e alla gestione di siti in paesaggi frammentati. 9-10 maggio 2008 – Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino, Università di Firenze 5 UN PIANO PER LA PIANA: IDEE E PROGETTI PER UN PARCO Atti del Convegno Bibliografia di riferimento ANDRÉN H., 1994. Effects of habitat fragmentation on birds and mammals in landscapes with different proportions of suitable habitat: a review. Oikos, 71: 355-366. BATTISTI C., 2003. Habitat fragmentation, fauna and ecological network planning: Toward a theoretical conceptual framework. Italian Journal of Zoology, 70: 241-247. BATTISTI C., ROMANO B., 2007. Frammentazione e Connettività. Dall’analisi ecologica alle strategie di pianificazione. Città Studi, Torino, 441 pp. BATTISTI C., 2008. Le specie ‘focali’ nella pianificazione del paesaggio: una selezione attraverso un approccio expert-based. 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