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con il contributo Comune di Lecco Culture, Identità e Autonomie della Lombardia Lecco città del Manzoni La Collezione di mons. Franco Longoni nei Musei Civici di Lecco Orari da martedì a domenica: 9.30 – 17.30 chiuso: il lunedì, 25 e 26 dicembre, 1 gennaio La invitiamo INGRESSO LIBERO all’inaugurazione della mostra Sistema Museale Urbano Lecchese Sabato, 21 novembre alle 18 www.museilecco.org [email protected] Villa Manzoni Via Guanella, 1 Tel. 0341 481.247-249 Fax 0341 369251 La Collezione di mons. Franco Longoni nei Musei Civici di Lecco A cura di Gian Luigi Daccò e Barbara Cattaneo Palazzo Belgiojoso Corso Matteotti, 32 Tel. 0341 481.248 LECCO, Villa Manzoni via Guanella, 1 Torre Viscontea Piazza XX Settembre, 3 Tel. 0341 282396 LECCO, Villa Manzoni via Guanella, 1 I Promessi Sposi costituiscono un caso particolare nella storia della letteratura in quanto da sempre si è ricercata l’ identificazione reale dei luoghi in cui si svolge il romanzo: l’individuazione dei cosiddetti “luoghi manzoniani”. Solo alcuni altri grandi libri godono di questo privilegio. come è il caso della ricostruzione dei viaggi di Ulisse descritti nell’Odissea o dei luoghi di Merlino, del ciclo di Re Artù, nella Forêt di Brocèliande . Già pochi anni dopo l’uscita della prima edizione dei Promessi Sposi, nel 1827, gli eruditi locali si dedicarono al riconoscimento della casa di Lucia, di don Abbondio, del palazzotto di don Rodrigo, di quello dell’innominato, e più in generale del paesaggio manzoniano. Subito la voce popolare aveva identificato a Lecco tutti i luoghi descritti, e Manzoni stesso ai curiosi chi gli domandavano ulteriori ragguagli sull’argomento rispondeva divertito: “Cercate, cercate…”. La prima indicazione dei “luoghi manzoniani” conosciuta risale al 1830 in una stampa colorata con Veduta di Lecco, disegnata da Federico Moja e incisa da Luigi Viganò e Antonio Lanzani in cui vengono identificati con numeri e didascalie il “palazzo del Caleotto un tempo di ragione e soggiorno del Manzoni, il palazzotto di Don Rodrigo in Pomerio, la parrocchia di Don Abbondio il convento di Fra Cristoforo”. Subito dopo nel 1836 Giacomo Mattarelli e Antonio Lanzani riproposero una nuova edizione con un disegno differente, ma con la medesima indicazione dei “luoghi manzoniani”, dove i due personaggi in primo piano sembrano mostrarli al visitatore, come si trattasse di una mappa turistica. Per tutto l’800 la fortuna figurativa dei Promessi Sposi fu immensa e il paesaggio manzoniano fu più volte interpretato da grandi artisti anche per l’ accezione del “pittoresco “propria dell’estetica romantica. Il borgo di Pescarenico fu uno dei soggetti più ricorrenti e privilegiati anche a livello nazionale come le due versioni di Gerolamo Induno del 1862 di cui una, famosissima, con la neve. Una delle più importanti collezioni dedicata ai “luoghi manzoniani” fu quella di mons. Franco Longoni, acquistata dal direttore dei Musei Civici di Lecco, Gian Luigi Daccò, direttamente dagli eredi del sacerdote nel 1983. La collezione è costituita da 57 dipinti e 9 disegni raffiguranti paesaggi lecchesi e luoghi legati al romanzo manzoniano di autori locali o operanti nel territorio nei primi decenni del XX secolo. Il nucleo principale comprende 20 opere di Luigi Zago, 11 di Iginio Maffia e 9 di Guido Gennai, cui si aggiungono 5 tele di Luigi Pizzi ed altre di Edoardo Fumagalli, Mario Bezzola, Guido e Donato Frisia, Biagio Milanese, Lucio Todeschini, due importanti quadri di Orlando Sora con Pescarenico e Olate e la Madonna con Bambino di Andrea Fleissner, detta la Madonna del Ponte. Mons. Franco Longoni, attivo nella Resistenza nel nostro territorio con mons. Alessandro Macchi, mons. Oldani, Don Enrico Assi, Don Luigi Mangili, Don Antonio Bassi, fu nominato rettore del Collegio Volta a Lecco dal 1936 al ’56 e poi prevosto di Merate dal ’56 al ’72. Durante gli anni di rettorato, oltre all’aspetto educativo, prestò grande attenzione alla strutture ricreative e culturali facendo realizzare il cinema, la palestra e l’officina meccanica; commissionò le decorazioni della chiesetta del collegio, rinnovò la raccolta di scienze naturali e ricostruì la biblioteca. Grande appassionato di Manzoni, raccolse una serie di opere d’arte, esposte nel collegio, con il preciso intento di documentare i luoghi dei Promessi Sposi attraverso la loro rappresentazione, identificandone ognuno con un passo del romanzo. Dietro ad ogni opera pose una didascalia con la citazione del brano più consono al soggetto rappresentato e l’indicazione stessa del capitolo da cui era tratto. Realizzò così una cospicua raccolta di tele cui aggiunse cartoline e fotografie dagli anni Trenta ai Sessanta del secolo scorso che documentavano non solo i luoghi, ma anche le manifestazioni legate a Manzoni, come cortei, sfilate in costume e gruppi folkloristici, nonché varie serie di cartoline rappresentanti gli episodi più famosi e conosciuti dei Promessi Sposi. Le opere, risalenti agli anni Trenta - Quaranta, testimoniano come l’interesse iconografico del romanzo fosse ancora vivo a distanza di un secolo e continuasse ad incuriosire artisti e autori del territorio che vi soggiornavano in vari periodi. Il nucleo più cospicuo è quello di Luigi Zago (1894 - 1952), pittore soprattutto paesaggista, che realizzò nel 1928 per il decennale della Vittoria della Prima Guerra Mondiale, un’importante esposizione sui luoghi della guerra, proposta poi a Roma nel ’32 con un gruppo di dipinti di alta montagna e ancora per il ventennale della Vittoria eseguì il suo più importante ciclo pittorico dal titolo “Dal Timavo all’Adamello”. Prima del suo trasferimento a Buenos Aires nel 1949, soggiornò a Lecco per dedicarsi anche in questo caso alla rappresentazione di luoghi, quelli tipici del lago e dei monti, nei quali riconoscere i topoi del romanzo manzoniano. Attraverso l’uso particolare della tempera su cartone e la tecnica della veduta dall’alto, dipinse una serie di quadri dai colori tenui, nei quali viene colta la rasserenante tranquillità della natura e del paesaggio in contrasto con le tumultuose vicende del romanzo. Il secondo gruppo di opere è di Igino Maffia (1875 - 1924); diplomatosi nel 1896 all’Accademia di Brera, espose numerose volte nel lecchese e comasco realizzando anche una serie di delicati acquerelli sul paesaggio della Brianza e dei laghi di cui alcuni presenti nella collezione Longoni. Guido Gennai (1895 - 1976), nativo di San Giminiano visse a Lecco dal 1933, dipingendone i paesaggi; è presente con un gruppo di acquerelli su cartone databili agli anni Trenta - Quaranta in cui, con tratto deciso, ammorbidito dalla fluidità dell’acquerello, propone i siti più conosciuti del romanzo, dal tabernacolo dei bravi, alla casa di Lucia, a Pescarenico di cui riprende un tipico scorcio di Piazza dei Pescatori. Sono presenti anche opere di Luigi Pizzi (1882 - 1947), nipote di Carlo Pizzi, il più importante artista dell’800 lecchese e due rari paesaggi di Mario Bezzola (1881 - 1968) che fu Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Milano. Di notevole rilievo due dipinti di Orlando Sora (1903 - 1981), Pescarenico e Olate, il paese dei Promessi Sposi; nel primo, dalle tonalità brune, è raffigurata in primo piano l’Adda in cui si specchiano le casette del quartiere, nel secondo uno scorcio di strada in salita che porta alla chiesa del rione di cui s’intravede il campanile. Di notevole interesse è infine la Madonna con Bambino di Andrea Fleissner (1807 - 1876) ascrivibile alla prima metà del XIX secolo, detta Madonna del Ponte, in quanto in origine posta nella cappelletta sul Ponte Vecchio. L’opera, un olio su tavola massiccia, fu sostituita, in quanto ormai poco leggibile, tra il 1890 e il 1899 da un affresco di Casimiro Radice di uguale soggetto. Nel 1910 per ragioni di viabilità la cappelletta fu demolita, l’affresco staccato e ceduto agli eredi. Attualmente fa parte della Galleria Comunale d’Arte della Città di Lecco. B.C.