d`Italia - POLI.design

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d`Italia - POLI.design
turismo
LA RIVISTA DELL’OSPITALITÀ ORGANO UFFICIALE FEDERALBERGHI
d’Italia
N. 19 Febbraio 2015
Breakfast
SODDISFARE
LE ASPETTATIVE
Digital Marketing
METASEARCH
E NUOVI
INTERMEDIARI
SPECIALE
SIA GUEST
HOTEL
DESIGN
Hotel Straf a Milano • Report Salone del Mobile
Protagonisti: Silvia Giannini • Highlights
Nira Montana • Hotel Mezzatorre
Scenari e tendenze • Bar Code 2015 • Highlights
HOTEL DESIGN
Scenari
e tendenze
Le strutture per l’ospitalità diventano sempre più
“mete” e non solo “luoghi di servizio” alla sosta,
e molteplici sono le forme di ospitalità che si stanno
affermando, anche al di là dei modelli tradizionali
DI FRANCESCO SCULLICA*
In alto, progetto CONDIVISION HOTEL
di Fabrizio Bassetta, Erica Billi,
Matteo De Paoli, Andrea Farnelli,
Chiara Grassi, Elena Rossato
HOTEL DESIGN
V
iaggiare è ormai diventato un sempre
più diffuso modo di concepire
la nostra quotidianità, per ragioni di
lavoro, svago, piacere e, in generale,
incontro e relazione con altri contesti
e individui. La tipologia alberghiera più strutturata,
con riferimento allo scenario internazionale ma
anche italiano, è chiamata quindi a una nuova
concezione del sistema dei suoi spazi-servizi.
Hotel Design Solutions
Il Corso di Alta Formazione in Hotel Design Solutions. Progettare
una struttura ricettiva di successo è organizzato da POLI.design, Consorzio
del Politecnico di Milano. Il Corso, patrocinato da AIPi Associazione
Italiana Progettisti d’Interni, nasce per indagare le nuove dinamiche
che influenzano le scelte dei fruitori e come il progetto delle aree comuni
interne ed esterne possa determinare il successo di una struttura ricettiva.
La partnership tra la componente universitaria e il mondo delle aziende
e delle professioni garantisce la qualità della formazione attraverso
un approccio teorico pratico, sempre aggiornato, immediatamente
spendibile nella professione. www.polidesign.net/it/Hotel-Solutions
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Turismo d’Italia
I nuovi Public Hotel
Negli ultimi decenni gli spazi comuni, soprattutto
per quanto riguarda gli hotel urbani, si sono sempre
più aperti a una clientela esterna, che ha fatto
diventare l’hotel e i suoi spazi poli significativi
per eventi di vario tipo e luoghi di incontro
privilegiato fra persone, aziende, enti. Questi spazi
si sono configurati quindi come importanti ambiti
di promozione e comunicazione per i settori
del design, della moda e dei brand, della pubblicità,
dell’editoria, della comunicazione e dei “new
media”, ma anche di questioni inerenti la vita
politica e sociale. Gli spazi comuni – contrapposti
a quelli più privati, e insieme a quelli di servizio
(the back of the house) – possono quindi essere
sempre più aperti al pubblico esterno, ma anche
versatili e flessibili nella loro organizzazione
funzionale. In certi casi, per esempio, in zone
caratterizzate da alti valori immobiliari, il sistema
degli spazi comuni può essere di dimensioni
limitate, ed emerge in particolare la necessità
di una flessibilità di uno stesso ambito per molteplici
esigenze e in momenti diversi della quotidianità.
Lo spazio “Hall-Lobby” e quello “Lounge-Bar”
diventano sempre più integrati e fra loro
Le camere diventano
epicentri esperienziali
Dall’alto, in senso orario: Progetto OUR HOTEL di Ekaterina Darmaeva, Alessandro Laterza,
Manuela Maestroni, Nicole Peduzzi, Alejandro Perren, Silvia Risari, Vania Rossini; progetto
HOTEL BOTTIATT di Mattia Capano, Flavia Invernizzi, Pietro Pedranzini, Federico Turelli
e Alessandro Vergot; progetto HOTEL BOCÖR di Elisa Bianchino, Domenica Costa, Enrico
Maria Costantini, Erminio De Monaco, Vittorio Pieroni, Christian Pirini
interconnessi, mentre quelli per la ristorazione
sono spesso caratterizzati da una specifica
offerta enogastronomica verso il pubblico
esterno e non solo verso gli ospiti dell’hotel.
Anche gli spazi benessere stanno diventando
non solo una presenza costante e spesso rivolta
all’esterno, ma anche presenza “diffusa”
all’interno della struttura ricettiva (ad esempio
camere e suite specificamente dedicate
al benessere), oltre quindi la loro localizzazione
e compartimentazione in alcune aree dell’hotel.
Ma la vocazione “pubblica” degli spazi comuni
non dovrebbe però colludere o interagire
negativamente con gli ospiti residenti nell’hotel
e con le loro esigenze. In certi casi potrebbe
essere utile, quindi, avere zone comuni riservate
esclusivamente agli ospiti interni, sfruttando
aree specifiche (ad esempio quelle vicine alle
camere/spazi privati) o predisponendo interi
piani o parti di un complesso ricettivo.
A proposito delle camere, negli ultimi decenni
questi spazi sono stati oggetto di grande
sperimentazione progettuale, al pari delle zone
comuni dell’hotel, in contesti e in tipologie
di alberghi fra loro molto diversi. Si è quindi
ormai superato un concetto storico che vedeva
la camera rivestire un ruolo marginale rispetto
agli spazi comuni. Al contrario, la camera ha
saputo conquistarsi un ruolo sempre maggiore
all’interno dell’albergo. In particolare, per l’ospite
di un urban hotel e per il turista “bleisure”
(business+leisure) la camera costituisce
un importante “epicentro” esperienziale rispetto
alla fruizione degli spazi alberghieri nel loro
complesso, svolgendo anche un ruolo
di comunicazione/informazione e di racconto
della città, della realtà esterna in cui l’hotel è
collocato, rivelandone aspetti peculiari che
riguardano la sua storia, l’attualità, il costume,
“i fatti” accaduti.
Dalla camera si può quindi conoscere
maggiormente la città e il contesto, e ciò non
soltanto “virtualmente” – attraverso nuovi servizi
tecnologici (per esempio specifiche App che
potrebbero essere offerte all’ospite in arrivo) –
ma anche mediante quelli che sono
tradizionalmente gli elementi caratterizzanti
l’interior design: dall’articolazione dello spazio,
ai materiali di finitura, agli elementi e accessori
di arredo, fino alla presenza di oggetti e opere
di design, artigianato e arte.
Se dalle finestre delle camere di un hotel
tipicamente urbano (per esempio negli schemi
tipologici a torre molto diffusi nelle grandi
megalopoli internazionali) si può spesso godere
di viste “spettacolari” sulla città e sul territorio
circostante, altre finestre “virtuali” potrebbero
consentire di osservare, ma anche di interagire,
con zone lontane ma caratteristiche del contesto,
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HOTEL DESIGN
o di fruire di eventi/spettacoli che vanno in scena
all’interno di teatri, piazze e di altri edifici o spazi
interni alla stessa struttura ricettiva.
La tecnologia, quindi, da sempre presenza
fondamentale nell’hotel, può ancora giocare
un ruolo fondamentale, non solo nel risolvere
servizi di tipo tradizionale offerti al viaggiatore
(interfaccia con le zone di accoglienza,
ristorazione, benessere), ma anche permettendo
al visitatore “in breve transito” di poter vivere
la città e il luogo in cui si sta trattenendo più
in profondità, a complemento dell’esperienza
di “fruizione diretta” degli spazi, edifici e servizi
esterni.
Progetti accessibili
Accanto a una fruizione della camera come
“lente” di ingrandimento virtuale, o come
esempio di “realtà aumentata” con riferimento
al contesto di riferimento, la camera d’hotel
dovrà poi continuare quella che è stata da
sempre la sua mission originale: ospitare il cliente
al meglio durante un momento molto delicato
della sua sosta dedicato al riposo, al relax,
alla cura del corpo e all’intimità dell’incontro
fisico e/o psicologico con chi condivide con lui
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quell’alloggio temporaneo. In questo senso negli
ultimi anni è emersa soprattutto la tendenza
a “spettacolarizzare” e a “teatralizzare” anche
lo spazio della camera, al pari di molti degli spazi
comuni dell’hotel, andando in certi casi a scapito
di una fruizione “umana”, globalmente
accessibile e “inclusiva” della camera stessa come
di molti altri spazi della macchina albergo.
Ma all’interno di uno stesso target di riferimento
molteplici possono essere le diversità di una
persona: in base al genere, all’età, fino
all’insorgenza di disabilità temporanee
o permanenti. Inoltre, molto diverse possono
essere anche le condizioni di un utente che
si trovi ad arrivare in un hotel e, in particolare,
all’interno di una camera: fisicamente e
psicologicamente provato dopo un lungo
viaggio, oppure più rilassato e riposato, più
aperto e disponibile a scoprire il suo nuovo,
temporaneo alloggio per un periodo breve
o lungo che sia. La progettazione per l’utenza
ampliata, orientata a risolvere le differenti
problematiche di diversi ospiti, dovrebbe quindi
diventare un elemento centrale, sia nella
progettazione e gestione della camera così come
in quella di tutti gli altri spazi che caratterizzano
le strutture ricettive nelle loro diverse
declinazioni e forme. L’utente/ospite dell’hotel,
in particolare, dovrà ritornare a essere il centro
di interesse da parte dei progettisti e dei gestori,
anche andando al di là delle classificazioni
convenzionali dell’ospitalità e dei diversi target
di riferimento. In particolare, il dato normativo –
per esempio quello che riguarda l’accessibilità
dei portatori di disabilità – dovrebbe essere
assunto “in anticipo” rispetto allo sviluppo
del progetto, e dovrebbe porsi come spunto
per definire scelte progettuali realmente
innovative e rispondenti alle necessità “reali”
dell’utenza, evitando soluzioni “ghettizzanti”
e “stigmatizzanti”.
Nuovi format ospitali
Ma torniamo ancora al tema degli spazi privati.
Nuove tipologie di alberghi, come i Boutique/
Design Hostel, ibridazione fra la tipologia
del Boutique/Design hotel e quella dell’ostello,
stanno mettendo in crisi il concetto di spazio
privato, anche in conseguenza della crisi
che il “privato” sta vivendo nell’epoca della
condivisione, fenomeno sociale più globale,
riscontrabile anche negli spazi alberghieri.
Molte interessanti esperienze hanno dato vita
a spazi privati “ibridi” nei quali più persone
possono convivere, e dove le dimensioni
del privato, individuale o di coppia, si può
restringere a “bozzoli”, anche ipertecnologici,
all’interno di più ampie camerate. Ovviamente
queste soluzioni possono soddisfare determinate
categorie di utenti, ma anche particolari
condizioni di fruizione: ad esempio un target
giovane che si muove in gruppo e che desidera
aumentare la propria rete di conoscenze “reali”
anche attraverso il soggiorno in hotel. Tutto ciò
evidenzia come la “camera/spazio privato” sia
anch’essa in evoluzione e che molteplici siano
le forme e i menu di spazi per l’alloggio degli
ospiti, anche all’interno di una stessa struttura,
in funzione delle esigenze dell’utenza.
Le camere tradizionali per una persona
o una coppia o una famiglia non scompariranno,
ma si arricchiranno di servizi e forme sempre più
personalizzate, come tutto il sistema hotel.
Accanto alle camere più tradizionali e alle suite
nelle loro diverse declinazioni, si configureranno
altri spazi, più ibridi, che concorreranno
ad arricchire i “menu esperienziali” proposti
da ogni albergo ai nuovi viaggiatori e ospiti. * Francesco Scullica,
architetto, dottore
di ricerca in Architettura
degli interni, svolge
attività didattica,
di ricerca e consulenza
presso il Politecnico di
Milano, con particolare
riferimento al settore
dell’ospitalità. Presso
POLI.design-consorzio
del Politecnico di Milano
è direttore scientifico
di master e corsi
di formazione fra cui
il Master Interior Design
(in collaborazione
con SPD-Scuola Politecnica
di Design) e i corsi Hotel
Design Solutions e Design
for Wellness & Spa.
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