Relazione Tecnica (dimensione: 1Mb)

Transcript

Relazione Tecnica (dimensione: 1Mb)
Lavori Pubblici
Difesa del suolo
Assetto del Territorio
Piazza Amendola, 29 - 53100 Siena
www.provincia.siena.it
Variante al Piano Territoriale di Coordinamento per
l’individuazione delle zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale
Relazione tecnica
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
1
INDICE
1.Introduzione……………………………………………………………………………………….…....….3
2. Cosa è l’energia geotermica (alta, media e bassa entalpia)………………………………..……..3
2.1 La geotermia ad alta entalpia. Come funziona una centrale geotermoelettrica……………….…..3
2.2 La geotermia a bassa e media entalpia…………………………………………………….………….4
3. Il sistema geotermico nella Provincia di Siena…………………………………………….……….4
3.1 Il “Graben di Siena”………………………………………………………………………………………4
3.2 Il flusso di calore………………………………………………………………………………………….6
4. La Regione Toscana in materia di energia geotermica…………………………………………...9
4.1 Un obiettivo di trasparenza……………………………………………………………………………...9
4.2 Protocolli ed Accordi in materia di geotermia………………………………………………….…..….9
4.3 Attività di studio e ricerca………………………………………………………………………………..9
5. Contenuti della Variante………………………………………………………………………….……10
5.1 Perché la Variante al PTC 2010…………………………………………………………………. ….10
5.2 Riferimenti normativi……………………………………………………………………………………11
5.3 Il quadro conoscitivo disponibile………………………………………………………………………11
5.4 Possibili effetti ambientali………………………………………………………………………………14
6. La disciplina del PTC vigente e della sua Variante……………………………………………….14
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
2
1.Introduzione
Il sottosuolo della Provincia di Siena dispone, a profondità variabili da poche centinaia di metri a 23 chilometri, di un elevato potenziale geotermico che da tempo, e solo in piccola parte, viene utilizzato sia per la produzione di energia elettrica (Campi di vapore di Radicondoli e del versante orientale del M.Amiata), sia per scopi curativi e turistico-balneari (impianti di Rapolano Terme, Sarteano, S.Casciano dei Bagni, Bagni Vignoni, Terme di Petriolo, Bagni di S. Filippo, etc.).
In seguito al periodo della crisi petrolifera, si è fatto sempre più vivo l’interesse verso le cosiddette
energie rinnovabili quali energia solare, eolica, biomasse, e l’energia geotermica (energia ad alta
entalpia) che caratterizza gran parte del territorio italiano ed in particolare la fascia tirrenica delle
regioni Toscana, Lazio e Campania per le sue peculiari condizioni geologiche che la rendono privilegiata.
Nel frattempo è emersa anche l’importanza dell’energia geotermica a bassa e media entalpia, non
utilizzabile per la produzione di energia elettrica ma più adatta ad uno sfruttamento locale poiché le
acque calde non possono essere utilmente trasportate a grandi distanze.
2. Cosa è l’energia geotermica (alta, media e bassa entalpia)
L’energia geotermica è la forma d’energia dovuta al calore contenuto all’interno della sfera terrestre. Tale calore si manifesta con l’aumento progressivo della temperatura delle rocce con la profondità, secondo un gradiente geotermico, in media, di 3°C ogni 100m di profondità. Alcune zone
presentano gradienti più alti della media (9°-12°C ogni 100m), a causa di anomalie geologiche o
vulcaniche.
L’energia termica accumulata nel sottosuolo è resa disponibile tramite vettori fluidi (acqua o vapore), naturali o iniettati, che fluiscono dal serbatoio geotermico alla superficie spontaneamente (geyser, soffioni, sorgenti termali) o erogati artificialmente tramite perforazione meccanica (pozzo geotermico).
In Italia esistono due principali aree geotermiche in sfruttamento ad alta entalpia: LarderelloTravale/Radicondoli e Monte Amiata, entrambe posizionate nella Toscana meridionale.
Dopo il primo esperimento di sfruttamento geotermico portato avanti a Larderello nel 1904, il primo
impianto per la produzione di energia elettrica (da 250 kW) fu messo in opera nel 1913, e la produzione elettrica da fonte geotermica è da allora aumentata continuamente fino al valore attuale di
810 MW di potenza installata (782 MW di potenza efficiente)
I serbatoi geotermici utilizzati nelle aree di Larderello-Travale/Radicondoli e del Monte Amiata sono
due: un serbatoio superficiale all'interno di livelli cataclastici delle rocce carbonatiche-evaporitiche
delle unità Toscane il quale produce un vapore surriscaldato, ed un serbatoio più profondo, molto
più esteso, caratterizzato da un sistema di rocce metamorfiche fratturate posto ad una profondità
maggiore di 2 m. All'interno del serbatoio profondo del campo di Larderello-Travale/Radicondoli a
vapore-dominante (mentre nell'area dell'Amiata è ad acqua dominante) si riscontrano valori di 20
MPa e 300-350°C a 3 km.
2.1 La geotermia ad alta entalpia. Come funziona una centrale geotermoelettrica
Dai pozzi il vapore, tramite vapordotti (tubazioni in acciaio coibentato), viene trasportato alla centrale geotermoelettrica per essere immesso nella turbina (una macchina ruotante che trasforma
parte del contenuto energetico del vapore in energia meccanica). È poi compito del generatore di
corrente, o alternatore, trasformare l'energia meccanica di rotazione della turbina in energia elettrica.
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
3
All'uscita della turbina il vapore passa nel condensatore, dove una pioggia di acqua fredda proveniente dalle torri di refrigerazione lo raffredda, condensandolo. Una frazione del fluido così ottenuto
viene reintrodotta nel sottosuolo mediante appositi pozzi di reiniezione. Il rimanente evapora nelle
torri di refrigerazione ed è immessone nell'atmosfera.
La reiniezione permette di mantenere in equilibrio l'ecosistema grazie alla restituzione di parte delle sostanze estratte; inoltre, restituendo parte del fluido, si riesce a prolungare l'efficienza del serbatoio.
Dalla centrale geotermoelettrica escono quindi gli acquedotti che portano i fluidi al sistema di reiniezione ed i conduttori elettrici che portano l'elettricità alla stazione di trasformazione.
2.2 La geotermia a bassa e media entalpia
Oltre alla geotermia ad alta entalpia, coltivata, soltanto in Toscana, per la produzione di energia
elettrica esiste, ed è molto più diffusa, la geotermia a bassa e media entalpia, che sfrutta il sottosuolo come serbatoio di calore.
Nei mesi invernali il calore viene trasferito in superficie, viceversa in estate il calore in eccesso
presente negli edifici, viene dato al terreno. Questa operazione è resa possibile dalle pompe di calore. Impianti di questo tipo non necessitano di condizioni ambientali particolari, infatti non sfruttano
né le sorgenti naturali d'acqua calda, né le zone in cui il terreno ha temperature più alte della media a causa di una particolare vicinanza con il mantello.
Ciò che questa tecnologia sfrutta è la temperatura costante che il terreno ha lungo tutto il corso
dell'anno. Normalmente, già ad un metro di profondità, si riescono ad avere circa 10-15°C. A questo punto si utilizza la pompa di calore che sfrutta la differenza di calore fra il terreno e l'esterno
per assorbire calore dal terreno e renderlo disponibile per gli usi umani. Più questa differenza è
alta, migliore è il rendimento. La pompa di calore per funzionare necessita di energia elettrica. In
condizioni medie per ogni Kw elettrico consumato si ottengono 3 Kw termici.
3. Il sistema geotermico nella Provincia di Siena
La Provincia di Siena risulta a questo proposito particolarmente favorita per l’alto numero e la specifica distribuzione delle manifestazioni idrotermali nel suo territorio, con ubicazione spesso vicina
ad aree urbanizzate.
Gli studi effettuati nel passato, condotti dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di
Siena, hanno permesso di dare una prima valutazione del potenziale geotermico del cosiddetto
“Graben di Siena”.
3.1 Il “Graben di Siena”
Il Bacino neogenico di Siena non ha mai destato grandissimo interesse in campo geologico data la
sua apparente uniformità stratigrafico-tettonica e la presenza di una pressoché totale copertura
sedimentaria pliocenica che, fino ad oggi, ha impedito una qualsiasi ipotesi di raccordo strutturale
tra le formazioni affioranti in corrispondenza dei suoi margini, occidentale ed orientale.
L’assetto strutturale della zona, come del resto quello di tutta la Catena appenninica, è sostanzialmente il risultato di più fasi deformative comprese tra il Cretaceo e il Quaternario. Il corrugamento
della catena si è verificato in seguito ad una tettonica in regime compressivo che ha portato alla
sovrapposizione anomala di successioni sedimentarie depostesi in bacini diversi. In questo tratto di
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
4
catena si hanno infatti unità liguri, unità austro alpine, unità toscane e unità umbro-marchigiane,
che si sormontano l’una sull’altra. In Toscana tale corrugamento, iniziato nell’Oligocene, si è esaurito nel Tortoniano superiore (circa 8-7 milioni di anni fa); successivamente ad un regime a carattere compressivo è seguito uno a carattere distensivo con conseguente “rilassamento” della crosta
superiore e creazione di numerose depressioni tettoniche orientate NW-SE e NNW-SSE (Fig.1).
Fra queste, notevole sviluppo longitudinale (circa 300 km) presenta la lunga depressione tettonica
che, dalla Valle del Serchio, si estende verso SE, lungo la Valle dell’Elsa, la Valle dell’Arbia, l’alta
Val d’Orcia e l’alta Val di Paglia fino a congiungersi, all’altezza del Lago di Bolsena, con quella della Val di Chiana-Val di Tevere. Detta depressione tettonica è suddivisa in segmenti da strutture
sollevate trasversali; ciascun segmento costituiva un bacino a sé stante con collegamenti spesso
precari con i bacini adiacenti e con un’evoluzione tettonica – paleogeografica indipendente. Le
strutture sollevate, che rappresentano delle vere e proprie soglie, si trovano normalmente in corrispondenza o in prossimità di linee tettoniche regionali che tagliano trasversalmente la lunga depressione. Pressoché nel tratto intermedio di quest’ultima si viene a collocare il Bacino di Siena.
A seguito della formazione delle depressioni tettoniche, illustrate in figura, è iniziata, alla fine del
Tortoniano, la deposizione di sedimenti continentali e marini (Neoautoctono), localmente anche
molto potenti (da L’Energia geotermica in Provincia di Siena, 1987).
La presenza nel Bacino di Siena di dislocazioni rigide a componente prevalentemente verticale,
ovvero di faglie dirette orientate principalmente in senso appenninico (NW-SE, NNW-SSE), danno
origine ad un diffuso termalismo che caratterizza parte del territorio provinciale, vedi la zona di Rapolano Terme, mentre dislocazioni rigide lungo piani sub verticali e con rigetto a componente prevalente orizzontale detta “Linea dell’Arbia” evidenziano alcune manifestazioni naturali di sorgenti
termali quali l’Acqua Borra ed esalazioni gassose (area a NE di Castelnuovo Berardenga).
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
5
Fig.1 – Distribuzione dei principali bacini di sedimentazione in Toscana nel Pliocene e nel Quaternario (da
“L’energia geotermica in Provincia di Siena”, 1987)
3.2 Il flusso di calore
Dallo studio svolto dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena, in convenzione
con l’Amministrazione Provinciale di Siena, nel 1987 e dal quale si estraggono alcuni elementi della presente relazione, dal titolo “L’energia geotermica in Provincia di Siena: studi e ricerche per
l’individuazione e lo sfruttamento non elettrico dei fluidi a medio-bassa temperatura per il territorio
comprendente i comuni di Siena, Castelnuovo Berardenga, Asciano e Rapolano Terme” emergono
alcune considerazioni di seguito riportate.
Le operazioni di misura di flusso di calore, effettuate nel settore settentrionale del Bacino di Siena,
fanno parte della serie di indagini geologiche, idrogeologiche e geofisiche volte alla valutazione
delle locali risorse geotermiche. In particolare hanno avuto lo scopo di acquisire informazioni sullo
stato termico del sottosuolo attraverso l’estrapolazione in profondità dei gradienti di temperatura
misurati in pozzi perforati ad hoc, profondi da 100 a 150 m.
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
6
L’area esaminata nel citato studio (Fig.2) , immediatamente a ESE di Siena, è localizzata nella parte settentrionale di una fascia allungata in direzione circa N-S, compresa tra le grosse anomalie
termiche positive di Larderello-Travale a NW e del Monte Amiata-Bolsena a SE. La struttura del
sottosuolo è piuttosto complessa e costituisce nell’insieme un “basso strutturale” (Bacino di Siena)
rispetto alle dorsali della Montagnola Senese ad Ovest e di Rapolano ad Est. Queste dorsali, dove
affiorano rocce permeabili, consentono l’infiltrazione di acque meteoriche con alimentazione degli
acquiferi (da “L’energia geotermica in Provincia di Siena”, 1987).
Fig. 2 – Stato termico del sottosuolo della Toscana a Sud del F.Arno e del Lazio settentrionale: temperature previste al tetto del serbatoio geotermico (da “L’energia geotermica in Provincia di Siena”, 1987)
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
7
L’area, dal punto di vista idrogeologico, è caratterizzata da:
-
un complesso di copertura costituito da argille del Pliocene inferiore e da formazioni scarsamente permeabili appartenenti ai complessi di facies ligure ed austroalpina interna, di età
cretaceo-eocenica;
-
un potenziale serbatoio costituito da formazioni carbonatiche mesozoiche della Serie toscana non metamorfica, permeabili principalmente per fratturazione;
-
al di sotto un complesso di formazioni filladiche e quarzitiche appartenenti al basamento
metamorfico caratterizzato da bassa permeabilità secondaria.
Nella figura 3 si riporta una sezione interpretativa dello stato termico del sottosuolo ricostruita lungo una trasversale con direzione OSO-ENE passante a circa 10 km a SE di Siena, ripresa dalla
pubblicazione “Il Graben di Siena” (1982).
La ricostruzione dell’assetto strutturale delle varie unità geoidrologiche e la conoscenza delle caratteristiche litologiche delle formazioni di copertura consentono di utilizzare le misure di flusso di
calore per valutare la distribuzione della temperatura nel sottosuolo dell’area studiata, almeno fino
al tetto del potenziale serbatoio.
Si ottiene un andamento delle isoterme che nella parte centrale della struttura è praticamente parallelo all’andamento del tetto del potenziale serbatoio. Nella parte orientale del bacino invece le
isoterme tendono ad inflettersi verso il basso.
Nella parte centrale della struttura il flusso di calore sembra essere controllato principalmente dalla
profondità del tetto del serbatoio geotermico, a cui corrisponde praticamente l’isoterma di 100 °C.
Sul margine orientale della sezione si nota un raffreddamento del serbatoio, probabilmente connesso con la circolazione delle acque meteoriche che dalle aree di assorbimento della struttura
Trequanda-Rapolano si infiltrano verso le parti più profonde del bacino.
Fig.3 –Sezione interpretativa dello stato termico del sottosuolo (da “Il Graben di Siena”, 1982)
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
8
4. La Regione Toscana in materia di energia geotermica
4.1 Un obiettivo di trasparenza
La geotermia, tra le rinnovabili programmabili, è sicuramente quella che presenta un maggior impatto ambientale, sia per l’odore di idrogeno solforato che si sprigiona nell’aria (come nelle aree
termali), sia per la presenza variegata e diversa di gas contenuti nel vapore estratto, sia per
l’imponenza delle centrali e l’impatto delle tubazioni a cielo aperto che si dipanano tra i pozzi.
La Toscana ha due aree di sviluppo della geotermia: quella storica, situata attorno a Larderello,
dove l’attività geotermoelettrica, pur non esente da problemi, è parte del tessuto economico, produttivo, sociale e culturale di quei territori, e quella “nuova” (lo è relativamente, visto che le prime
attività risalgono alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso) dell’Amiata, il cui serbatoio geotermico presenza differenze sostanziali da quello tradizionale, come un’emissione pressoché doppia di anidride carbonica ed una forte emissione, a Bagnore, di ammoniaca. Tanto che questo tipo
di attività si scontra con resistenze politiche e sociali.
Da qualche anno la Regione Toscana si è impegnata a studiare, in modo particolare, l’area
dell’Amiata al fine di rispondere a problematiche sollevate nel corso di procedimenti amministrativi
relativi alla realizzazione di nuove centrali. Per questo motivo ha ritenuto opportuno completare e
dare sistematizzazione alla pubblicazione, nel sito ufficiale della Regione stessa, degli atti oggetto
di questi studi, affinché chiunque possa rendersi conto delle attività svolte e dei risultati ottenuti.
Allo stesso tempo, per assicurare una gestione complessiva delle problematiche connesse alla
geotermia e per meglio definire i rapporti con il gestore unico delle otto concessioni geotermoelettriche presenti sul territorio toscano, il 20 dicembre 2007 è stato siglato a Roma, presso il Ministero
dello Sviluppo Economico, un Protocollo d’Intesa denominato Accordo Generale sulla Geotermia,
da parte del Presidente della Regione Toscana, dell’Amministratore Delegato di Enel, di 15 Sindaci, dei Presidenti di 5 Comunità Montane e delle Province di Pisa, Siena e Grosseto.
4.2 Protocolli ed Accordi in materia di geotermia
- Protocollo d’Intesa del 20 dicembre 2007 – Accordo Generale sulla Geotermia
- Accordo attuativo del Protocollo d’Intesa del 20 dicembre 2007, firmato nell’ottobre 2008 dalla Regione
Toscana e dagli amministratori degli enti locali firmatari del Protocollo
- Accorto attuativo del Protocollo d’Intesa del 20 dicembre 2007, firmato il 20 aprile 2009 dal Presidente della Regione Toscana e dall’Amministratore Delegato di Enel
Sul Protocollo d’Intesa del 20 dicembre 2007 è intervenuto il garante della concorrenza, la cosiddetta antitrust, sia con una segnalazione al Parlamento ed al Governo, sia con una successiva lettera indirizzata alla
Regione Toscana con cui chiarisce la regolarità degli accordi assunti con il citato Protocollo.
4.3 Attività di studio e ricerca
A seguito di uno studio commissionato all’Associazione Edra di Roma dal titolo Rilievo geostrutturale preliminare dell’apparato vulcanico del monte Amiata (studio preliminare aprile 2006, studio definitivo del 16
novembre 2006, lettera conclusiva del marzo 2007), a conclusione del quale si sollevavano una serie di
problematiche da approfondire, la Regione Toscana ha deciso di bandire uno studio che esaminasse le problematiche connesse allo sfruttamento geotermico sull’Amiata.
E’ stata l’Università degli Studi di Siena a condurlo, essendo risultata vincitrice del relativo bando di gare. I
ricercatori senesi hanno presentato quindi, nell’ottobre 2008, il loro lavoro dal titolo Studio geostrutturale,
idrogeologico e geochimico dell’area amiatina nel quale giunge a conclusioni diverse da quelle dello studio di Edra.
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
9
Tre tecnici regionali hanno presentato agli Assessori Bramerini e Betti, che lo avevano sollecitato, un rapporto dal titolo osservazioni sullo studio dell’università di Siena sull’area del monte Amiata in rapporto
allo sfruttamento geotermico in cui formulano critiche al lavoro dei ricercatori senesi, propendendo per
tesi diverse dalle loro. A tali osservazioni c'è stata un risposta dell’Università di Siena.
Circa lo studio dell’Università di Siena è intervenuto anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia –
Ingv che, sia pur con alcuni distinguo, ha ritenuto corrette le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori senesi.
Altri studi:
Progetto MAC-GEO - Indagine geochimica ed isotopica delle sorgenti termo- ed oligo-minerali dell’area amiatina. Rapporto specifico sugli aspetti di geochimica dell’area amiatina
Progetto GEOTERMIA - Progetto di ricerca epidemiologica sulle popolazioni residenti nell'intero bacino geotermico toscano – ARS Toscana – Agenzia regionale di sanità
BILANCIO IDRICO AMIATA - Adattamento e implementazione del modello idrologico MOBIDIC per il bilancio
dei
bacini
idrografici
e
dell'acquifero
del
Monte
Amiata
Relazione finale (dicembre 2011).
5. Contenuti della Variante
5.1 Perché la Variante al PTC 2010
La necessità di procedere con una variante al P.T.C.P., conseguente alla sua revisione nasce dal
fatto che, nella fase delle osservazioni alla revisione adottata nel Marzo 2010, l’ufficio regionale del
Genio Civile aveva fatto un’osservazione in cui si chiedeva di individuare le zone di protezione
ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale costituite dagli ambiti dei bacini imbriferi relativi alle aree di ricarica della falda, ai sensi dell’art. 18, comma 3 della L.R. 38/2004. Si
chiedeva inoltre che il P.T.C.P. stabilisse obiettivi e parametri riferiti alla compatibilità tra le varie
forme e modalità di utilizzazione della risorsa.
In seguito a tale osservazione, impossibilitati a rispondere con dati concreti in tempi utili, al fine di
dare comunque una risposta immediata, sono state individuate nella disciplina del P.T.C.P. approvato le seguenti norme di salvaguardia (art. 10.1.6.):
- l’utilizzo di acque fredde sotterranee estratte dalle aree di ricarica dell’acquifero geotermico regionale deve essere limitato al solo utilizzo idropotabile e solo se non esistano valide alternative.
Tali zone di ricarica sono quasi completamente inglobate nelle aree sensibili di classe 1;
- non sono ammesse ulteriori ricerche né sfruttamento delle acque termali e dei gas ad esse associati (prevalentemente CO2) al fine di non mettere in crisi la risorsa termale attualmente in uso autorizzato;
- i Comuni non rilasciano alcuna nuova concessione di ricerca né nuovi permessi di sfruttamento
delle risorse minerali e termali.
La variante in oggetto pertanto dovrà dare risposte concrete a quanto previsto dalla normativa vigente in materia e da quanto indicato nelle misure di salvaguardia del P.T.C.P. di recente approvazione.
La Provincia di Siena si trova attualmente nell’impossibilità di svolgere studi di dettaglio che andrebbero ad interessare aree di dimensioni regionali e che comporterebbero costi troppo onerosi e
confida sul fatto che gli enti sovraordinati possano svolgere, in futuro, studi finalizzati ad approfondimenti conoscitivi di carattere appenninico (dimensione territoriale dell’acquifero geotermico profondo),
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
10
Nella presente Variante le zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente
e termale, in attesa di approfondimenti di carattere idrogeologico, in linea con quanto disposto
dall’art. 94 del D.Lgs 152/2006 e s.m.i. per le aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, vengono individuate con criterio geometrico, partendo dalle aree di concessione termale autorizzate (alla data di adozione della presente Variante) e viene
individuata intorno a queste una zona con raggio di 5 km rispetto ai perimetri delle aree di concessione della risorsa termale.
La scelta del raggio di 5 km rispetto ai perimetri delle aree di concessione è stata determinata considerando tale dimensione la più adeguata a tutelare le zone circostanti l’area attualmente interessata da pozzi o sorgenti captati e utilizzati a fini termali, prendendo a riferimento le caratteristiche
idrodinamiche degli acquiferi termali e basandosi anche sulla estensione dell’intero territorio provinciale.
Tali contenuti consisteranno pertanto nell’elaborazione di una cartografia apposita con
l’indicazione delle aree suddette (Tav. ST_IG_2 – Carta delle zone di protezione ambientale della
risorsa idrica minerale, di sorgente e termale) e nella integrazione normativa della disciplina del
PTCP vigente.
5.2 Riferimenti normativi
- LEGGE REGIONALE 3 GENNAIO 2005 N. 1"Norme per il governo del territorio"e s.m.i.;
- LEGGE REGIONALE 12 FEBBRAIO 2010, N. 10. “Norme in materia di valutazione ambientale
strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza e
s.m.i.;
- LEGGE REGIONALE 27 LUGLIO 2004, N. 38 “Norme per la disciplina della ricerca, della coltivazione e dell’utilizzazione delle acque minerali, di sorgente e termali” e s.m.i.;
- Decreto del Presidente della Giunta Regionale 24 MARZO 2009, N.11/R “Regolamento di attuazione della legge regionale 27 luglio 2004, n. 38.
e relativa normativa nazionale e comunitaria di riferimento e sovraordinata.
5.3 Il quadro conoscitivo disponibile
Il Quadro conoscitivo del PTC Provinciale vigente prevede principi di tutela delle risorse idriche
sotterranee tramite l’introduzione del concetto di vulnerabilità degli acquiferi sotterranei classificati
secondo il loro grado di permeabilità/sensibilità, che sono oggetto di disciplina nel PTCP vigente
(art.10.1.1), così come le Aree di salvaguardia delle opere di captazione destinate al consumo umano ed all’uso termale (art. 10.1.5)
La Regione Toscana monitorizza le concessioni termo-minerali (di seguito elencate) ed i permessi
di ricerca di acque termo minerali, che ha fornito in formato digitale per la redazione della presente
Variante, e collabora con i Comuni al rilascio dei permessi di ricerca e di coltivazione fornendo
l’assistenza tecnica richiesta.
Dall’analisi degli elementi citati si ottiene un quadro conoscitivo di partenza che può permettere di
individuare le aree del territorio provinciale oggetto della variante, con i criteri indicati nel paragrafo
precedente.
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
11
Concessioni termo minerali in essere, nel territorio della Provincia di Siena
Comune
Concessione mineraria
Comune di Castiglion d’Orcia
Bagni San Filippo
Comune di San Quirico d’Orcia
Bagno Vignoni
Comune di San Quirico d’Orcia
Bagno Vignoni – ampliamento
Comune di Rapolano Terme
Bagni Marii
Comune di San Casciano dei Bagni
Sorgente S.Casciano
Comune di Rapolano Terme
Antica Querciolaia
Comune di Radicondoli
Bagni delle Galleraie
Comune di Monticiano e Civitella
Bagni di Petriolo
Comune di Montepulciano
S.Albino La Vena
Comune di Chianciano Terme
S.Elena
Comune di Chianciano Terme
S.Elena – ampliamento
Comune di Chianciano Terme
Fucoli
Comune di Chianciano Terme
Compendio Terme Chianciano
Comune di Chianciano Terme
Bagni di Chianciano
Comune di Chianciano Terme
Poggio Alaggia
Comune di Sovicille
Santa Caterina
Comune di Castelnuovo Berardenga
Torrente Ambra
Comune di Murlo/Monticiano
Locanda del Ponte
Comune di Monticiano
Bagni di Petriolo – ampliamento
Comune di San Giovanni d’Asso
Loc. Bagnacci
Comune di Poggibonsi
Cinciano
Grazie ai dati conoscitivi disponibili e applicando il metodo indicato per la definizione delle aree
oggetto della Variante al PTC si è attenuta la “Tav. ST_IG_2 – Carta delle zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale”, riportata di seguito.
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
12
Tav. ST_IG_2 – Carta delle zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale”
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
13
5.4 Possibili effetti ambientali
Per le zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale, è necessario effettuare una accurata previsione degli impatti ambientali. Le interrelazioni del Piano con
l’ambiente e con le attività antropiche o settori di governo, determinano degli impatti ambientali.
Nel caso specifico la variante non darà luogo a trasformazioni dirette dell’ambiente ed è volta principalmente all’introduzione di misure vincolanti e cautelative che prevedono criteri di mitigazione
del rischio nelle zone individuate. Lo scopo è quello di non mettere in crisi la risorsa termale attualmente in uso autorizzato.
La variante, che si occupa di pozzi e sorgenti a bassa entalpia, i cui effetti sono legati per lo più al
sottosuolo e al sistema delle acque sotterranee, ha la finalità specifica di razionalizzare la realizzazione di nuove perforazioni e di nuovi prelievi di acque termali che insistono sui serbatoi esistenti.
Si tratta di una misura cautelativa che non altera lo stato attuale e tendenziale delle risorse: la natura dello sfruttamento della risorsa termale, infatti, non comporta prelievi tali da compromettere i
livelli delle superfici di falda e creare un sovrasfruttamento delle risorse.
Le disposizioni della variante al piano troveranno di regola attuazione attraverso il loro recepimento
nella pianificazione territoriale e urbanistica ordinaria dei comuni. È semmai a questo livello di dettaglio che le azioni previste dal piano potranno essere sottoposte a valutazione degli effetti.
6. La disciplina del PTC vigente e della sua Variante
Di seguito viene riportato il testo dell’articolato della revisione del PTC approvato con Delibera di
Consiglio Provinciale n.124 del 14.12.2011, pubblicato sul BURT n.11 (Parte II) del 14.03.2012.
10.1.6 I corpi idrici termali (testo vigente)
1. Le aree afferenti ai corpi idrici termali sono individuate dalla Provincia nell'ambito del PTCP, ovvero con apposita variante ad esso, come zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente, e termale per assicurare e mantenere le caratteristiche qualitative delle acque
minerali, di sorgente e termali oggetto di sfruttamento, sulla base di specifiche caratteristiche idrogeologiche, così come definito dall’art. 18 comma 1 lett. b e del comma 3 della LRT 38/2004 e
successive modifiche ed integrazioni.
2. I Piani Strutturali comunali, ai sensi dell’art. 19 della LRT 38/2004 e successive modifiche ed
integrazioni. dovranno individuare apposite aree di valorizzazione ambientale da sottoporre a specifica disciplina finalizzata alla tutela ed alla salvaguardia urbanistico-ambientale dei territori nei
quali sono inseriti gli stabilimenti termali.
3. I Comuni, ai sensi della LRT 38/2004 e successive modifiche ed integrazioni. dovranno provvedere al rilascio della concessione di coltivazione, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di
pianificazione territoriale e di tutela paesaggistica, tenendo conto in particolare:
- delle esigenze di approvvigionamento delle acque potabili, nel rispetto di quanto previsto
dall’articolo 97 del D.Lgs 152/2006;
- delle determinazioni della competente Autorità di bacino relative al bilancio idrico dell’area territoriale interessata.
4. Fino all’adozione della variante di individuazione delle zone di protezione ambientale, di cui al
primo comma del presente articolo e comunque non oltre 6 mesi dall’approvazione del presente
PTCP, sull’intero territorio provinciale vigono le seguenti norme di salvaguardia:
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
14
- l’utilizzo di acque fredde sotterranee estratte dalle aree di ricarica dell’acquifero geotermico regionale deve essere limitato al solo utilizzo idropotabile e solo se non esistano valide alternative.
Tali zone di ricarica sono quasi completamente inglobate nelle aree sensibili di classe 1;
- non sono ammesse ulteriori ricerche né sfruttamento delle acque termali e dei gas ad esse associati (prevalentemente CO2) al fine di non mettere in crisi la risorsa termale attualmente in uso autorizzato;
- i Comuni non rilasciano alcuna nuova concessione di ricerca né nuovi permessi di sfruttamento
delle risorse minerali e termali.
Di seguito viene riportata la proposta della modifica della disciplina oggetto della presente Variante
al PTC 2010.
10.1.6 I corpi idrici termali (testo con modifiche proposte)
(In corsivo le aggiunte, barrate le frasi eliminate)
1. Le aree afferenti ai corpi idrici termali sono individuate dalla Provincia nella Tav. ST_IG_2 –
Carta delle zone di Protezione Ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale nell’ambito del PTCP, ovvero con apposita variante ad esso, come zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale per assicurare e mantenere le caratteristiche qualitative delle acque minerali, di sorgente e termali oggetto di sfruttamento, sulla base di
specifiche caratteristiche idrogeologiche, così come definito dall’art. 18 comma 1 lett. b e del comma 3 della LRT 38/2004 e successive modifiche ed integrazioni.
Le zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale, in attesa di approfondimenti di carattere idrogeologico, in linea con quanto disposto dall’art. 94
del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii. per le aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, sono state individuate con criterio geometrico, partendo dalle aree di concessione termale autorizzate (alla data di adozione della presente Variante) e individuando intorno a queste una zona con raggio di 5 km rispetto ai perimetri
delle aree di concessione stesse.
Nell’ambito della perimetrazione delle zone di protezione ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale sono da applicarsi le prescrizioni di cui al comma 4, riferite
alla compatibilità tra le varie forme e modalità di utilizzo della risorsa.
2. I Piani Strutturali comunali, ai sensi dell’art. 19 della LRT 38/2004 e successive modifiche ed
integrazioni dovranno individuare apposite aree di valorizzazione ambientale da sottoporre a specifica disciplina finalizzata alla tutela ed alla salvaguardia urbanistico-ambientale dei territori nei quali
sono inseriti gli stabilimenti termali.
3. I Comuni Gli enti competenti, ai sensi della LRT 38/2004 e successive modifiche ed integrazioni dovranno provvedere al rilascio della concessione di coltivazione, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di pianificazione territoriale e di tutela paesaggistica, tenendo conto in particolare:
- delle esigenze di approvvigionamento delle acque potabili, nel rispetto di quanto previsto
dall’articolo 97 del D.Lgs 152/2006;
- delle determinazioni della competente Autorità di bacino relative al bilancio idrico dell’area territoriale interessata.
4. Fino all’adozione della variante di individuazione delle Nelle zone di protezione ambientale, di
cui al primo comma del presente articolo e comunque non oltre 6 mesi dall’approvazione del presente PTCP, sull’intero territorio provinciale vigono le seguenti norme di salvaguardia prescrizioni:
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
15
- l’utilizzo di acque fredde sotterranee estratte dalle aree di ricarica dell’acquifero geotermico regionale deve essere limitato al solo utilizzo idropotabile e solo se non esistano valide alternative.
Tali zone di ricarica sono quasi completamente inglobate nelle aree sensibili di classe 1;
- gli enti competenti i Comuni non rilasciano, all’interno delle zone di protezione ambientale,
alcuna nuova concessione nuovi permessi di ricerca né e nuove concessioni di coltivazione delle
risorse minerali e termali ai Comuni interessati e agli altri soggetti solo qualora già titolari di
concessione;
- non sono ammesse ulteriori ricerche né e sfruttamento delle acque termali e dei gas ad esse associati (prevalentemente CO2) sono concesse, all’interno delle zone di protezione ambientale,
ai Comuni interessati e agli altri soggetti solo qualora già titolari di concessione, al fine di
non mettere in crisi la risorsa termale attualmente in uso autorizzato;
- nel caso in cui le zone di protezione ambientale presentino estensione intercomunale, valgono le prescrizioni di cui al comma 3 dell’art. 10.1.5. Nel caso in cui la zona di protezione
ambientale, individuata con i criteri di cui al punto 1., interessi anche Comuni esterni al territorio provinciale, questa Amministrazione avanza la richiesta di recepimento delle zone di
protezione ambientale, individuate nella Tav. ST_IG_2 – Carta delle zone di Protezione Ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale e della relativa disciplina
all’interno degli strumenti di pianificazione della provincia confinante e dei relativi Comuni
interessati;
- qualora venga rilasciata una nuova concessione di coltivazione, l’estensione della nuova
area di protezione ambientale generata non deve avere dimensioni inferiori ai 5 Km così
come sopra determinati, ma se supportata da adeguati studi di carattere geologico, che
permettano di superare il limite meramente geometrico, può essere modificata in estensione; all'interno della nuova area vige la disciplina del PTC di cui al presente articolo.
- gli Enti competenti sono quindi tenuti ad inoltrare alla Provincia, entro 60 giorni dal rilascio della nuova concessione, l’individuazione cartografica della nuova zona di protezione
ambientale generata. L’Amministrazione provinciale prenderà atto della nuova perimetrazione senza che questo costituisca variante al P.T.C.P., neanche ai fini della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e della VI (Valutazione d’Incidenza), in virtù delle risultanze
delle valutazioni svolte;
- le richieste di concessione e di permessi di ricerca avanzate anteriormente alla data di
pubblicazione dell’adozione della presente variante al PTC, sono fatte salve dalla presente
disciplina.
- le presenti norme e le relative zone di protezione individuate nella Tav. ST_IG_2 – Carta
delle zone di Protezione Ambientale della risorsa idrica minerale, di sorgente e termale,
benché vigenti ed applicabili dalla data di pubblicazione della relativa adozione, saranno
comunque recepite dalle singole amministrazioni nell’ambito dei propri strumenti di pianificazione e atti di governo del territorio.
Geol. Benedetta Mocenni
Servizio Assetto del Territorio
Amministrazione Provinciale di Siena
16