Nanoparticelle: loro misure e tumori
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Nanoparticelle: loro misure e tumori
Nanoparticelle: loro misure e tumori Antonio Pietroiusti Università Tor Vergata Roma Spresal ASL ROMA D 21/01/2013 Background I nanomateriali rappresentano un gruppo eterogeneo di particelle con almeno una dimensione inferiore a 100 nanometri. Sono oggi prodotti anche intenzionalmente e trovano crescenti applicazioni nell’industria e in medicina Nanoparticelle: raffronti dimensionali Molecules Ultrafine Viruses Respirable Bacteria Eukaryote PM2.5 PM10 Nanoparticles 1 nm 10 nm 100 nm 1 µm 10 µm Definizione nanomateriale “Materiale naturale, incidentale o intenzionalmente prodotto che contiene nanoparticelle come tali o aggregate o agglomerate e in cui il 50% o piu’ delle particelle ha almeno una dimensione inferiore a 100 nm” (Commissione Europea, Ottobre 2011) Varie fonti di nanomateriali… Naturali Incendi boschivi Antropogeniche Incidentali Motori a combustione Ingegnerizzate Dimensioni e forma controllate Eruzioni vulcaniche Inceneritori Metalliche Virus Motori a getto Non metalliche Fasi di passaggio gas/particolato Fumi di saldatura Nanosfere, nanotubi …Rischi diversi Nanomateriali naturali: esposizione occasionale, di elevate quantità, di nanomateriali prevalentemente carboniosi. Nanomateriali incidentali: esposizione a particolato composito ed eterogeneo Nanomateriali ingegnerizzati: esposizione a nanomateriali relativamente omogenei, con proprietà fisico-chimiche controllate Nanomateriali rilevanti per l’esposizione umana -Nanomateriali lavoro correlati (Lista OECD) CNTs, Fullereni, Ossido di Alluminio, Dendrimeri, Biossido di Titanio, Ossido di Zinco, Ossido di Cerio, Ferro, Argento, Oro, silice, biossido di silicio -Nanomateriali consumo-correlati (Lista RIVM) Biossido di Titanio, Ossido di Zinco, Ossido di Cerio, Ossido di Alluminio, Idrossiapatite, Argento Lavoratori esposti a nanomateriali in Gran Bretagna Attività Lavorazione Metalli Farmaceutica Altro Vernici Pigmenti/coloranti Cemento Università Compagnie che producono NM N Lavoratori 600.000 57.000 50.000 28.000 11.000 4000 1000 1000 Prodotti sul mercato contenenti nanomateriali Mercedes CLS-class Wilson Double Core tennis balls Eddie Bauer Ruston Fit NanoCare khakis Wyeth Rapamune immuno-suppressant 3M Adper Single Bond Plus dental adhesive Smith & Nephew Acticoat 7 antimicrobial wound dressing Kodak EasyShare LS633 camera Laufen Gallery washbasin with Wondergliss Samsung Nano SilverSeal Refrigerator Hummer H2 NanoOpto subwavelength polarizing beam splitter/combiner NM ad alta probabilità di venire a contatto con il consumatore Creme da sole Prodotti per l’igiene orale Prodotti farmaceutici da banco Carburanti Rivestimenti vari Prodotti per la pulizia Varie forme di nanomateriali Nanotubi di Carbonio Parete singola o multipla Diametro pochi nm, lunghezza fino a parecchi micron Biopersistenti L’Uomo è stato quindi da sempre a contatto con i nanomateriali, ma a differenza del passato oggi la possibilità di contatto è aumentata ed è inoltre possibile misurarli. Valutazione dell’esposizione 9 Obbiettivi 8 7 6 Monitoraggio 5 Strategie 3 4 2 1 0 0 5 10 15 Nanomateriali Cosa misurare? Morfologia Area di Superficie Stabilità Dimensioni Aggregazione/Ag glomerazione Carica di superficie Numero Problemi nella valutazione dell’esposizione a nanomateriali Non c’è tuttora consenso sul parametro più valido da utilizzare nelle misurazione dei nanomateriali. I parametri maggiormente presi in considerazione (massa, numero ed area di superficie) presentano limiti significativi nel caso dell’esposizione a nanomateriali. Le nanoparticelle non hanno praticamente massa Bordo di una singola particella di 10 micron Gruppo di nanoparticelle d 10 nm Una nanoparticella di 10 micron pesa un bilione di volte più di una nanoparticella di 10 nm Valutazione gravimetrica? Filtro standard da 37 mm Le particelle più grandi possono interferire fortemente con la valutazione Concentrazione numerica Cruciale per stabilire se ci si trovi di fronte ad un’esposizione a nanomateriali (def. Commissione Europea). Limiti: notevolissime fluttuazioni spaziali e temporali Valutazione dell’area di superficie Probabilmente il parametro che più di tutti è correlabile con gli eventuali effetti tossici, ma l’attendibilità può essere ridotta da fenomeni di aggregazione/agglomerazione che si verificano In prossimità della zona di respiro del lavoratore Approccio multiplo L’approccio teorico migliore consiste probabilmente nella contestuale valutazione dei tre fattori più importanti: massa, numero, area di superficie. Ma anche questo approccio ha I suoi problemi Problemi pratici Non sono disponibili strumenti per il personal sampling. Nessuno degli strumenti disponibili è in grado di misurare con sufficiente accuratezza i parametri multipli necessari per una attendibile valutazione. Costi elevati. Problemi pratici Non sono disponibili limiti di esposizione Universalmente accettati. (Recentemente il NIOSH ha proposto dei limiti di esposizione specifici per il biossido di titanio in forma nanometrica e per i nanotubi di carbonio) Approccio sequenziale: Nanoparticle Emission Assessment Technique (NEAT) Alla luce dei limiti su esposti il National Institute of Occupational Health and Safety ha proposto una strategia di misurazione con obiettivi limitati, di tipo semiquantitativo, tesa a valutare essenzialmente se vi sia dispersione di nanomateriali in un dato contesto lavorativo. NEAT Strategia di campionamento • Iniziale ispezione del luogo di lavoro per identificare eventuali fonti di nanomateriali; • Valutazione in assenza di attività lavorativa (valore background) • Campionamento ambientale delle fasi del ciclo produttivo a rischio con apparecchi portatili • Se differenza con background >20/25% ulteriori indagini con apparecchiature più complesse per valutazioni più approfondite NEAT: Step 1:Confronto tra background e valore misurato Strumentazione: uso concomitante di condensation counter particle e di optical counter particle NEAT: Step 1:Gradiente superiore al 20% Implementazione di misure (es. sistema di ventilazione) idonee a ridurre l’emissione di nanomateriali in ambiente di lavoro NEAT: Step 1:Nuova misurazione Gradiente inferiore al 20%: non necessarie ulteriori indagini. Gradiente ancora superiore al 20%: Step 2. NEAT: Step 2: Definizione nanomateriali presenti Strumentazione: uso apparecchiature statiche (Es. Electric low pressure impactor- ELPI) che consentono migliore definizione e possibilità di raccoglieri i materiali su filtri per analisi TEM o SEM. RISCHI DEI NANOMATERIALI Proprietà specifiche dei nanomateriali 1. Rapporto superficie/volume: area superficiale estremamente estesa; 2. Elevato numero di atomi in superficie (Una particelle di 300 nm ha il 5% degli atomi in superficie, una di 30 il 50%); 3. Capacità di accesso all’interno delle cellule e di superare le barriere biologiche; 4. Adsorbimento di proteine e lipidi in vivo e in vitro; 5. Capacità di trasporto attraverso gli assoni dei neuroni Estesa area di superficie 1. Aumento superficie di contatto con membrane biologiche; 1. Aumentata reattività degli atomi di superficie Nanomateriali: interazioni biologiche La tossicità dei nanomateriali non è legata solo alle loro caratteristiche strutturali, ma un ruolo importante è giocato anche dalla loro interfaccia biologica, cioè alle modifiche di superficie che intervengono quando i nanomateriali interagiscono con strutture subcellulari e biomolecole (protein corona e lipid corona). plasma membrane bio-corona NP NP lysosome NP NP new bio-corona endocytosis at synthesis in living organism NP biological barrier(s) exocytosis Proprietà non specifiche dei nanomateriali 1. Aspetto simil fibroso 2. Biopersistenza 3. Carica elettrica di superficie 4. Instabilità chimica in mezzi biologici Vie patogenetiche finali Stress ossidativo Genotossicità Infiammazione Stress ossidativo Sbilanciamento tra la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e la capacità della cellula di neutralizzarle. Un moderato livello di ROS è necessario per molte funzioni cellulari. Stress ossidativo L’eccessiva produzione di ROS causa danno a varie componenti cellulari, inclusi proteine, lipidi e DNA, e inoltre induce l’attivazione della cascata infiammatoria. Nanomateriali e cancro Stress ossidativo, alterazioni genotossiche e infiammazione cronica sono vie patogenetiche note di cancerogenesi Carcinogenicità dei nanomateriali: un fenomeno generale? L’ipotesi che le dimensioni nanometriche siano di per sé un fattore di rischio per la carcinogenicità è supportata da studi sperimentali in cui sono state generalmente usate dosi estremamente elevate di nanomateriali. Carcinogenicità dei nanomateriali: un fenomeno generale? Gap da colmare: -Studi epidemiologici -Prove in vitro e in vivo di carcinogenicità -Approccio di correlazione struttura/attività Carcinogenicità dei nanomateriali: studi epidemiologici Quasi inesistenti (prove indirette da nanomateriali incidentali, quali quelli contenuti negli scarichi diesel). Carcinogenicità dei nanomateriali: prove in vivo e in vitro -Differente caratterizzazione dei nanomateriali utilizzati -Differenti dosaggi e vie di somministrazione -Differenti specie animali -Differente disegno sperimentale Carcinogenicità dei nanomateriali: correlazione struttura/attività Approccio estremamente complesso per i nanomateriali, dato l’enorme numero di variabili da considerare. Promettente l’approccio di tossicologia computerizzata. Nanomateriali e cancro: stato dell’arte Solo alcuni tipi di nanoparticelle sono in grado di indurre stress ossidativo, infiammazione e genotossicità, che rappresentano note vie patogenetiche per lo sviluppo del cancro. Carcinogenicità dei nanomateriali: standardizzazione Sulla base di questo background vari Organismi internazionali quali MAK, SCENHIR, SCCS, EPA e NIOSH raccomandano una valutazione individuale dei singoli nanomateriali Nanomateriali e cancro: una classificazione pragmatica -Ad elevata carica di superficie (Es NiO2) -Biopersistenti granulari a bassa tossicità (TiO2) - Biopersistenti similfibrosi (Es CNT) - A bassa tossicità (Es SiO2) Nanomateriali ad elevata carica di superficie -Aumentata interazione con le membrane biologiche e le proteine con carica opposta -Modello di riferimento: quarzo Nanomateriali biopersistenti granulari a bassa tossicità -Ridotta clearance dei macrofagi alveolari (overload, mancato raggiungimento dimensioni critiche) -Diretto effetto cito-tossico (aumentata area di superficie, aumentata reattività) -Forma anatasica probabilmente più reattiva Nanomateriali biopersistenti similfibrosi -Biopersistenza -Paradigma della fibra -Fagocitosi frustrata -Materiale di riferimento: asbesto. Biossido di titanio: studi epidemiologici Tra il 1927 e il 2000 è stata valutata in oltre 15.000 lavoratori di 11 industrie europee la possibile correlazione tra esposizione a biossido di titanio e neoplasia polmonare, ma non è stata rilevata correlazione. (Boffetta, 2004) Biossido di titanio: studi epidemiologici Analoghi risultati sono stati rilevati in due studio di coorte statunitense in cui complessivamente oltre 5000 lavoratori esposti sono stati seguiti per almeno trent’anni. (Chen e Faerwheather, 1988; Fryzek, 2003). Biossido di titanio: studi epidemiologici Gli studi riportati non contengono dettagli sulle dimensioni del biossido di titanio e non è quindi possibile in base ad essi trarre delle conclusioni definitive sulla carcinogenicità del biossido di titanio di dimensioni nanometriche. Biossido di titanio: studi inalatori cronici (> 1 anno) in animali L’inalazione di biossido di titanio di dimensioni micrometriche a dosi da 5 a 250 mg/m3 causava rari tumori polmonari nel gruppo più esposto, mentre l’inalazione di biossido di titanio di dimensioni nanometriche a basse dosi (10 mg/m3) causava frequenti tumori polmonari con incidenza analoga a quella degli scarichi diesel, che sono classificati come carcinogeni dalla IARC. (Heinirich, 1995; Warheit e Frame, 2006) Biossido di titanio: studi inalatori cronici (< 1 anno) in animali In questi studi non sono state osservate neoplasie polmonari, ma solo alterazioni Infiammatorie e fibrosi. Sebbene tali alterazioni siano risultate qualitativamente simili sia per la forma micrometrica che per quella nanometrica, quest’ultima è in grado di determinarle a concentrazioni 5-10 volte più basse (Baggs, 1997; Bermudez, 2004; Hext, 2005). Biossido di titanio: studi di instillazione intratracheale L’instillazione di 30 mg di biossido di titanio di dimensioni nanometriche induceva tumori nel 50% degli animali, mentre la dose doppia di dimensioni micrometriche nel 21%. La percentuale di tumori indotta dal biossido di titanio nanometrico era simile a quella indotta da 5 mg di quarzo. (Borm, 2004). Biossido di titanio: meccanismi patogenetici -Ridotta clearance dei macrofagi alveolari (overload, mancato raggiungimento dimensioni critiche) -Diretto effetto cito-tossico (aumentata area di superficie, aumentata reattività) -Forma anatasica probabilmente più reattiva -Possibile effetto genotossico diretto o secondario a stress ossidativo Biossido di titanio: problemi aperti -Dose soglia (mancano studi ben condotti dose/risposta) -Trasferibilità dei dati all’Uomo (diversi meccanismi di clearance polmonare, diverse capacità antiossidanti) -Carcinogenesi per altre vie. Recente rilievo di alterazioni genotossiche indotte da nano titanio dopo somministrazione orale (Troullier, 2009). Carcinogenicità del biossido di titanio: conclusioni Pochi studi hanno fin qui indagato gli effetti carcinogenetici del titanio nel lungo periodo. Sebbene sia gli studi inalatori che quelli di instillazione intra-tracheale suggeriscano un effetto pro-carcinogenetico, tale effetto non trova riscontro negli studi epidemiologici. Peraltro, del tutto recentemente (2011) il NIOSH ha definito la forma nanometrica del biossido di titanio un potenziale carcinogeno occupazionale Forma nanometrica del biossido di titanio: la posizione del NIOSH Il limite OSHA per la polvere totale di biossido di titanio è di 15 mg/mcubo. Il NIOSH raccomanda un limite di esposizione di 2.4 mg/mcubo per la forma fine (frazione respirabile) del biossido di titanio e di 0.3 mg/mcubo per la forma nanometrica (parte della frazione respirabile con diametro inferiore a 100 nm) in termini di TWA per 10 ore al giorno per 40 ore di lavoro a settimana. Il NIOSH ha definito la forma nanometrica del biossido di titanio quale potenziale carcinogeno occupazionale mentre ci sono dati insufficienti a tutt’oggi per classificare la forma fine del biossido di titanio quale potenziale carcinogeno occupazionale. Current Intelligence bullettin NIOSH Aprile 2011 Forma nanometrica del biossido di titanio: la posizione del NIOSH Queste raccomandazioni rappresentano livelli che si stima che possano ridurre il rischio di cancro del polmone nel corso della vita al di sotto dell’ 1/1000 nei lavoratori esposti. Carcinogenicità dei nanotubi di carbonio I nanotubi di carbonio di lunghezza maggiore di 15 micron presentano similarità strutturali con l’asbesto, che è un carcinogeno di classe 1. Nanotubi di carbonio: studi epidemiologici Non esistono studi epidemiologici Nanotubi di carbonio: studi inalatori di durata> 1 anno Non esistono studi inalatori di tale durata Nanotubi di carbonio: studi inalatori di durata< 1 anno Non sono stati riportati tumori, ma: -Capacità di raggiungere la pleura e di persistervi a lungo -Capacità di indurre infiammazione, granulomi e fibrosi -Capacità di indurre stress ossidativo e alterazioni genotossiche (Shvedova, 2008; Li, 2007; Ma-Hock, 2009) Nanotubi di carbonio: studi di instillazione intra-tracheale Risultati analoghi agli studi inalatori Nanotubi di carbonio: studi di iniezione intraperitoneale -Mesoteliomi (Takagi, 2008; Muller, 2009) -Granulomi (Poland, 2008) Le lesioni erano simili a quelle indotte da Asbesto. Nanotubi di carbonio: studi in vitro E’ stato riportato che i nanotubi di carbonio inducono sulle cellule mesoteliali alterazioni del tutto simili a quelle prodotte dall’esposizione all’asbesto, anche se tali studi non sono stati condotti fino allo sviluppo della neoplasia vera e propria Nanotubi di carbonio: conclusioni Sebbene i dati relativi alla carcinogenicità dei nanotubi di carbonio siano del tutto insufficienti, le rilevata analogie con i meccanismi patogenetici dell’asbesto rendono necessaria l’esecuzione di studi ben condotti, finalizzati a chiarire in particolare il loro potenziale effetto sulle cellule mesoteliali. Nanotubi di Carbonio: la posizione del NIOSH Il NIOSH raccomanda un limite di esposizione di 7 µg/mcubo (misurati con il NIOSH method 5040) in termini di TWA per 8 ore al giorno per 40 ore di lavoro a settimana per 50 settimane l’anno per 45 anni. Appena al di sopra di questo limite è stato calcolato un aumento del rischio del 10% di sviluppare fibrosi polmonare. Sulla base dei dati disponibili il rapporto tra esposizione a nanotubi di carbonio e cancro deve considerarsi dubbio. Current Intelligence bullettin NIOSH Novembre 2011 Classificazione dei nanomateriali: problemi aperti Esistono tuttora molte lacune nella valutazione del potenziale carcinogenetico dei nanomateriali per decidere di conseguenza sulla loro classificazione. Il più importante dei problemi è quello di definire la differenza di comportamento tra materiale nanometrico e materiale micrometrico. Classificazione dei nanomateriali: scenari E’ verosimile che sostanze chimiche non carcinogene in forma micrometrica (“bulk form”) lo siano in forma nanometrica. Differenti forme nanometriche di una stessa sostanza potrebbero avere un diverso potenziale carcinogeno ed essere di conseguenza classificate differentemente. O ancora, una sostanza classificata in classe 3 nella “bulk form potrebbe essere classificata in classe 1 o 2 nella forma nano. Conclusioni Non vi sono prove definitive che i nanomateriali possano causare neoplasie nell’Uomo, ma è verosimile che ciò sia possibile, come del resto osservato per vari materiali di uso occupazionale nella loro “bulk form”. Finchè non si disporrà di una legislazione ad hoc, è buona norma limitare quanto più possibile l’esposizione di lavoratori e consumatori a tali materiali.