Vita e morte ai tempi del colera Trentino – Giuseppe Raspadori, 5

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Vita e morte ai tempi del colera Trentino – Giuseppe Raspadori, 5
Vita e morte ai tempi del colera
Trentino – Giuseppe Raspadori, 5 novembre 2009
Se non muori, l’influenza è lieve”; “nei vaccini, a parte i rischi non ci sono pericoli”; “il
mercurio non c’è (nel vaccino) e se c’è è poco”: queste le certezze scientifiche. I medici, fifty-fifty,
sono divisi. Da sei mesi, poi, un turbinio di dichiarazioni: “Chiuderemo le scuole, si diceva a luglio,
no è tutto sotto controllo, sono pronti quaranta milioni di vaccini, non c’è da allarmarsi, è una normale
influenza, è sufficiente lavarsi le mani, le vittime saranno meno dell’altra volta, sono a rischio solo le
persone tra gli otto mesi e i 62 anni, in Tv si celebra in diretta il rito del primo vaccino: l’assessore
porge il braccio alla puntura del medico provinciale, coraggio ce la possiamo fare, è pronta una task
force, in Puglia vengono consegnati i primi 1000 vaccini di 24 milioni, a Napoli ne servono di più, in
Trentino aspettiamo l’otto novembre, Martina è morta davvero per “n1h1”, ma in compenso dai 18
morti conteggiati ne vanno tolti due che sono deceduti sì, ma forse a causa del sovrappeso.”, ed io, 64
anni e 95 chili? Questo clima da avanspettacolo non permette a nessuno di capire la gravità effettiva di
questa epidemia globale oggi in arrivo, la pandemia. Nulla di nuovo sotto il sole: tutto succede con la
stessa superficiale ed allegra demagogia con cui, via via, sono stati macinati mille altri temi della vita
e del vivere in comune: il rispetto dell’altro, le pari dignità, la solidarietà, la lealtà, l’onestà, la
giustizia, il rispetto della legge e delle istituzioni, etc. Ne mancavano due, i due più importanti, per
completare l’opera di distruggere qualsiasi coordinata nella mente delle persone: l’amore e la morte,
Eros e Thanatos, i cardini della vita.
Eccoci serviti: prima l’uno, poi l’altro, di seguito sono stati presi e sbattuti nel siparietto
dell’imbecillità e dello svilimento farsesco. Trasformati, il primo, nel piacere della prostituzione, il
secondo in numeri da lotto sbrodolati ogni sera in un ciarpame di dichiarazioni contraddittorie. Ma la
“presenza” così vicina di Martina, 11 anni, di Bolzano, vittima confermata dell’influenza H1N1, e
l’apprensione oggi di mille altri genitori, ti fa comprendere che, al di là della ridda sconsiderata di
numeri e di annunci che da sei mesi ci piovono addosso, è in corso, consapevolmente o no, la
mortificazione e la rimozione dell’ultima dimensione dell’esistenza di cui ci si poteva prendere beffa:
l’esistenza del dolore, la paura della morte. Il modo marionettistico con cui si parla di pandemia,
rimuovendo l’esistenza della morte vera e del dolore che colpirà alcuni è l’ineluttabile conseguenza
della pervasiva cultura cabarettistica che va per la maggiore.
Nel mixer della beceraggine mancava solo Lei per il gran finale, Lei, la morte. Chissenefrega, il
dolore colpirà la solitudine di qualcuno, un fatto privato, no? Non dobbiamo perdere l’allegria, tutto è
sotto controllo, siamo il club degli ottimisti, cuor contento il ciel l’aiuta.
Allo stesso modo abbiamo visto trattare Eros, il sesso e il desiderio cioè, come se fosse normale
appaltarlo a un giro di escort trans ruffiani e cocaina? Il bel mondo dei vip da invidiare ed imitare, un
modello di piacere da vivere in sedicesimo, semmai, con 30 o 50 euro, lungo la Brennero. Ma il
peggio trova sempre l’audience, l’applauso da bettola, il compiacimento indulgente.
Eppure in ballo ci sta come si incontrano uomini e donne, la forza delle pulsioni, la qualità delle
emozioni, la capacità di costruire relazioni, mica cose da poco. Irridere tutto questo significa
distruggere i riferimenti essenziali ai percorsi della propria identità e portare il piacere ed il dolore
all’ammasso dei consumi facili. Ormai siamo suonati, ko: un popolo dentro il punching ball della
demagogia. Inebetiti assistiamo inerti, forse non ci meritiamo altro. I ciarlatani dell’identità nazionale
possono brindare e trafficare come vogliono coi dati di un consenso ormai privo di qualsiasi pretesa e
ragionamento critico.
Sta andando in onda l’ultimo atto del menù della manipolazione delle menti.
L’affondo di una irresponsabile regia, di cui siamo corresponsabili, ci propina come fiction
finale “eros e morte”, le dimensioni fondamentali della vita, sottoforma di prostituzione e pandemia
suina. A giorni alterni sesso da strapazzo e strapazzo della vita. E poi? E noi? non abbiamo proprio
niente da dire?