Storia dei Cavalieri Templari - Cavalieri Templari

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Storia dei Cavalieri Templari - Cavalieri Templari
BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
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AI MARTIRI TEMPLARI uccisi per la
cupidigia di un Re e l’indifferenza di
un Papa “Diplomatico”.
Morti sui roghi e durante le torture
colpevoli solo di non aver avuto nulla
da confessare.
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Introduzione
La presente monografia ha lo scopo di guidare, tutti coloro che desiderano
accostarsi alla storia del glorioso Ordine dei Cavalieri Templari, senza l’impegno di un
voluminoso trattato.
Tali cenni storici hanno il privilegio di indirizzare il lettore in una seria riflessione
obbiettiva sul processo storico dell’Ordine (1307 – 1312), sulla sovranità dell’Ordine
del Tempio di Gerusalemme e sulla legittima continuità storica sino ad oggi.
Aspetti questi ultimi che pochi storici affrontano. Infatti fiumi di inchiostro sono
stati consumati per parlare e straparlare dei Templari dalle origini 1118 sino alla loro
soppressione, dovuta alla Bolla Papale di Clemente V 1312, e la condanna al rogo del
XXII Gran Maestro Jacques de Molay, il 18 marzo 1314, ma nulla più.
Quando, l’Ordine successivamente, invece, ha contribuito alla conquista del nuovo
mondo, insieme ai grandi navigatori Portoghesi e Spagnoli.
Ci sarà sempre un Templare che porterà avanti l’Ordine con giustizia, fede e carità
cristiana, come nelle sue origini guidato dal nostro motto che è:
“Non Nobis Domine, Non Nobis, Sed Nomini Tuo Da Gloriam”.
Comm. Don Domenico Arigò
“Balì per la Sicilia – O.S.M.T.H.”
Messina: 27 maggio 2013
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CENNI STORICI SULL’ORDINE DEI CAVALIERI TEMPLARI
DALLE ORIGINI AD OGGI
La società medievale era divisa in ordini:
- Gli uomini di chiesa, coloro che pregavano;
- I nobili o cavalieri, coloro che combattevano;
- I lavoratori, coloro che producevano ricchezza;
- I servi della gleba che, essendo schiavi, non contavano.
Tale suddivisione era molto rigida. Questi gruppi non potevano mischiarsi e
ognuno doveva rispettare gli obblighi inerenti alla sua categoria.
Per quanto interessa l’argomento che stiamo trattando ci soffermeremo sulla
seconda categoria: la nobiltà.
L’elevata mortalità infantile costringeva le famiglie ad avere molti figli, nella
speranza che almeno uno riuscisse a sopravvivere per perpetuare il casato ed
ereditarne i beni. Nei nuclei dove la sopravvivenza era maggiore, la legge del
“maggiorasco” assegnava tutto al primogenito maschio: titolo, terre, denaro, onori e
cariche. Le femmine servivano per creare alleanze o venivano parcheggiate, volenti o
nolenti, in convento; il secondogenito o cadetto, era avviato all’uso delle armi, per
essere pronto a succedere al fratello maggiore in caso di morte prematura; il terzo
figlio era destinato alla chiesa per dare, in quel campo, il suo contributo al prestigio
della casata. Gli altri figli, se ce n’erano, si dividevano tra la pratica delle armi e il
convento.
Ma che succedeva quando il cadetto, divenuto cavaliere, doveva prendere il suo
posto nella società? La sua situazione era piuttosto tragica: non aveva un titolo, né
terre o concessioni feudali che gli consentissero di vivere.
Nelle loro vene scorreva il sangue dei barbari conquistatori che avevano distrutto
l’Impero Romano: Goti, Vandali, Longobardi, Franchi e Normanni. Fondendosi con i
Latini si erano civilizzati e convertiti al cristianesimo.
Nessuno riusciva a tenerli a freno, erano altezzosi e arroganti, consapevoli,
sebbene poveri, di appartenere ad una casta esclusiva.
La Cavalleria si presenta come una casta supernazionale, i cui membri non
avevano patria, né dovevano fedeltà a persone, ma ad un’etica morale avente come
valori fondamentali l’onore, il coraggio, la ricerca delle supreme verità politiche e
spirituali.
Da questa categoria di cadetti vennero, in massima parte, coloro che si fecero
Templari.
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L’Ordine del Tempio, infatti, rispose alle esigenze di questi giovani ed essi, grati,
gli dedicarono tutte le loro energie e ciò che sapevano fare di meglio: combattere e
produrre. Tutti, giovani e meno giovani, trovarono una risposta alle loro aspettative:
- un ideale a cui dedicarsi;
- l’avventura, rappresentata dalla conoscenza di luoghi lontani e dalla guerra in
Terrasanta o contro i Mori in Spagna e Portogallo;
- un capo indiscusso a cui obbedire;
- un Ordo, cioè un Ordine a cui appartenere, nel preciso senso medievale di “posto
nella società”;
- una famiglia, che sostituiva quella che li aveva scacciati;
- la Regola, una forma di vita disciplinata;
un prestigio che aumentava, nei Cavalieri, la Nobiltà del casato e nobilitava gli
altri, che ne erano privi;
- La sicurezza economica.
Nel Tempio non entrarono solo i Cavalieri, ma anche uomini liberi che venivano
dal ceto borghese, mercantile e artigianale.
Il Tempio fece di costoro la spina dorsale dell’Ordine.
Dopo la I^ Crociata – 1099, Gerusalemme era il nuovo mondo, flotte di pellegrini,
commercianti, affaristi si recavano in Terrasanta, non avendo questi nessuna
protezione durante il tragitto da Jaffa dove con le navi sbarcavano, sino ad arrivare a
Gerusalemme venivano quasi sempre derubati dai predoni che imperversavano nella
zona.
Si sentiva la necessità di costituire una milizia armata a difesa dei pellegrini. A
tale scopo nove Cavalieri alla guida di: Ugo di Payns,(nome tradotto da alcuni autori
come “Ugo dei Pagani”, sposato con la scozzese Caterina St. Clair o Sinclair, una
delle famiglie più in vista d’Europa),Geoffrey de Saint-Omer, Goffredo Bisiol, Andrea
di Montbard, Pagano di Montdidier, Arcibaldo di St. Amand, Gondemaro, Rossal e
Rolando, si riunirono e diedero vita al più grande e glorioso Ordine Cavalleresco che la
storia abbia mai scritto, col titolo iniziale di “Poveri Cavalieri di Cristo”.
Dopo anni di questo servizio reso in silenzio e con grande amore e coraggio Re
Baldovino I, primo Re di Gerusalemme, concesse a questi Cavalieri, che nel frattempo
erano diventati numerosi, in segno di riconoscenza, la sua vecchia residenza che
sorgeva nel luogo del vecchio Tempio di Salomone. Da questo palazzo, quelli che in
origine erano conosciuti come – Poveri Cavalieri di Cristo – furono detti “Cavalieri del
Tempio – o semplicemente – Templari”.
All’inizio, questo nuovo Ordine venne guardato con sospetto da molti ecclesiastici
europei, poiché contrastava una millenaria tradizione cristiana che si opponeva alla
guerra. Ma già la crociata sanzionata dal Papa aveva creato un compromesso tra
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guerra lecita e illecita giustificando agli occhi di tutti un tipo di guerra considerata
“Santa”, perché combattuta contro gli “Infedeli” nemici di Cristo. Machiavelli non era
ancora nato ma, già allora, il fine giustificava i mezzi.
Le crociate, hanno avuto inizio e pubblicizzate, al grido “D i o
lo v u o l e”.
Ciò che più sconcertava era l’unione, nella figura del Templare, due realtà distinte
e separate della società medievale: il monachesimo e la cavalleria. Il diavolo e
l’acquasanta. Il Templare era allo stesso tempo l’uno e l’altro.
Rompendo la rigida tradizione che voleva le due categorie isolate l’una dall’altra, i
Templari diedero vita ad un Ordine unico nel suo genere. Erano frati perché
pronunciavano i voti monastici di obbedienza, castità e povertà, ma non erano preti,
quindi non potevano dire messa, né somministrare i Sacramenti. Nello stesso tempo
erano guerrieri perché pronunciavano un quarto voto che li impegnava a difendere con
le armi la Terrasanta, le strade, i pellegrini ed a combattere i nemici della fede
cristiana.
La diffidenza iniziale venne ben presto abbandonata, perché essi erano
indispensabili per mantenere in piedi il regno crociato ed il Re di Gerusalemme
Baldovino I° non faceva che ripeterlo all’occidente cristiano.
In chiave moderna potremmo dire che i templari sono stati per circa due cento anni,
i caschi blu in terrasanta.
Nel 1128, Baldovino I° mandò Ugo, primo Gran Maestro dei Cavalieri del
Tempio, in Europa per reclutare crociati e portare lettere al Papa ed ai Sovrani, nelle
quali elogiava l’opera dei Templari. Il Papa convocò un concilio a Troyes, dove
l’Ordine fu riconosciuto ufficialmente.
Questo avvenimento produsse tre effetti:
- Le donazioni (tutti dai più grandi ai più piccoli strati sociali vollero donare
qualcosa a questo nuovo Ordine);
- L’affidamento di beni da parte dei pellegrini durante la loro assenza per il
pellegrinaggio;
- La necessità di creare strutture in Europa che amministrassero il patrimonio
così rapidamente acquisito ed in grado di far fronte ai bisogni di quanti si
rivolgevano a loro.
I Templari divennero una vera e propria polizia della strada, le loro precettorie,
commenderie, o case o domus templare, punteggiavano a distanze regolari gli
itinerari più usati (circa ad una giornata di marcia tenuto conto del passo dei più
deboli, vecchi, bambini e donne) erano considerati punti di sosta privilegiati e
rifugi sicuri ed inviolabili. Le pattuglie templari facevano costantemente la spola
tra una casa templare e l’altra e molto spesso i pellegrini ed i viandanti preferivano
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allungare il percorso, pur di raggiungere i tratti che sapevano pattugliati dai
Templari.
Viaggiare nel Medioevo era estremamente pericoloso, non c’era alcuna
protezione sulle strade, i guadi erano difficoltosi, i pochi ponti esistenti in pessimo
stato di conservazione e soprattutto vie e campagne erano infestate da banditi e
soldati di ventura che derubavano e uccidevano quanti incontravano.
Pochi avevano conoscenze geografiche, i più, nella loro vita, si erano spostati al
massimo sino alla città più vicina o avevano lasciato il borgo natio per andare a
qualche fiera o mercato nelle immediate vicinanze.
Ma il coraggio e la fede li spingeva ad attraversare, in moltissimi casi, l’Europa
intera.
I Templari giunsero provvidenziali e supplirono a tutte queste mancanze:
facendo da guida agli sperduti, fornendo scorte e ricoveri a chi transitava,
controllando i guadi, riattivando e consolidando i vecchi ponti romani o
costruendone di nuovi e difendendo pellegrini e viandanti dai malviventi.
Nel 1147 Papa Eugenio III concesse ai Templari di portare sul mantello, in
alto a sinistra, il simbolo della croce rossa. Era la croce del pellegrinaggio armato a
Gerusalemme, la “crociata”: portarlo sempre significava esser “crociati per sempre”.
L’insegna Templare – presto ripetuta anche sugli scudi -.
I Templari portavano capelli rasati, barba lunga (il che, nel XII secolo, non era
affatto consueto per gli occidentali, salvo penitenti e pellegrini) e avevano il
divieto sia di prender bagni all’uso orientale, sia di cacciare, escluso il leone, che
pare fosse ancora presente in Siria-Palestina.
L’Ordine ottenne ampi privilegi con la bolla << Omne Datum Optimum >>,
di Papa Innocenzo II, del marzo 1139, che stabiliva che esso dipendeva
direttamente dalla Santa Sede, che l’elezione del Maestro sarebbe stata diritto
esclusivo dei monaci (senza alcuna interferenza esterna), che i Templari avrebbero
avuto sacerdoti propri, che avrebbero potuto godere dei diritti fiscali connessi ai
beni che venivano loro donati, che avrebbero altresì il diritto di far questue e
raccogliere elemosine, e i “sacerdoti” cioè i monaci-templari, non ubbidivano ai
Vescovi, ma solo al Gran Maestro, e/o al Papa.
Altre bolle ampliarono i diritti e le prerogative del Tempio, in genere a scapito
delle Chiese locali e quindi con poca gioia dei Vescovi: in tal modo l’Ordine divenne
un formidabile strumento nelle mani delle aspirazioni monocratiche del Papa sulla
Chiesa latina.
Il governo dell’Ordine ebbe sede a Gerusalemme fino al 1187, quando la città
fu riconquistata dai musulmani; poi ad Acri, fino al 1291, quando dovette
spostarsi per la stessa ragione; infine a Cipro, isola donata ai Templari, dal Re
Riccardo Cuor di Leone, per gli aiuti ricevuti dai Templari.
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La ramificazione delle case dell’Ordine in Oriente e in Occidente, i privilegi che
lo rendevano praticamente immune da pretese giuridiche tanto ecclesiali quanto
locali, la forma di coraggio e di rettitudine dei monaci-cavalieri recò una
straordinaria ricchezza immobiliare. Lo sfruttamento delle risorse ad essa collegate
e l’accorto uso di capitali affidati al Tempio consentirono l’avvio di una vera e
propria attività bancaria, che fu la prima del genere in Europa.
Grazie alle case dell’Ordine “Domus Templare”, era possibile trasferire somme
senza spostare concretamente il danaro liquido, ma affidandosi semplicemente a
lettere di cambio che i Templari accettavano di gestire e di onorare.
Senza dubbio, in ciò, fu importante che l’Ordine vivesse in Terrasanta a stretto
contatto con i mercanti delle città marinare italiane, che avevano continuamente
problemi ed esigenze del genere.
L’Ordine era molto ricco. Le donazioni provenivano da quanti entravano nel
Tempio, da quanti anche provvisoriamente vi si associavano, ma anche da chierici e
da laici per vari motivi. Non meno vari i tipi e le entità di tali donazioni: intere
proprietà complete degli annessi diritti, castelli, dimore rustiche, diritti di
riscossione d’imposte varie, lasciti più o meno consistenti in danaro, perfino
oggetti, soprattutto armi e beninteso animali, non solo cavalli da guerra.
Oltre alle donazioni, v’erano i lasciti testamentari – di solito a fronte della
concessione del diritto di esser sepolti nei cimiteri dell’Ordine – e le elemosine. Le
donazioni pro-anima potevano essere anche consistenti, e comportavano l’obbligo
dei membri dell’Ordine di pregare per il donatore: una sorta di assicurazione sulla
vita eterna. In Spagna, Siria e Palestina le donazioni erano particolari, castelli,
anzitutto, ma anche territori da conquistare, il che costituiva un incentivo alla
guerra.
La ricchezza dell’Ordine era rigorosamente finalizzata a uno scopo: la difesa
della Terrasanta. Dall’Europa, che, per il Tempo, era l’oltremare, partivano
regolarmente verso il Levante guerrieri equipaggiati, cavalli, armi, materiale
bellico; fortezze e guarnigioni si mantenevano con una quota fissa, la responsio,
pari a un terzo della produzione dei beni dell’Ordine. I prodotti agricoli venivano
accuratamente commercializzati; ai proventi di tale attività si deve aggiungere
l’entità dei canoni corrisposti dai contadini.
Accanto a questa densa attività in campo fondiario, l’Ordine ne aveva
sviluppata una sotto il profilo finanziario: non diversamente dagli altri Ordini
militari, ma in modo forse più sistematico. La tendenza molto netta, nell’Ordine,
era di convertire in danaro liquido ogni tipo di canone e di diritto. Inoltre la
sicurezza delle case templari – a doppio titolo: come fortezze militarmente
custodite e come case difese da speciali forme di privilegio spirituale, che rendeva
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particolarmente grave il profanarle – era nota al punto che chierici, laici e perfino
sovrani se ne servivano per custodirvi i loro beni più pregiati.
Il Tempio agiva come un vero e proprio banchiere, alla fine del Duecento la sede
di Parigi gestiva una sessantina di conti corrispondenti ad altrettanti depositi di
illustri personaggi francesi, tra i quali il Re. Il danaro veniva anche fatto fruttare
e , insomma, si può parlare a tutti gli effetti di una corretta attività creditizia.
Lo storico Matteo Paris diceva che i Templari erano “orgogliosi e avari”.Da che
cosa veniva questo orgoglio? Veniva soprattutto dal fatto di non essere più degli
spostati, dei cittadini di seconda categoria, costretti ad elemosinare un ingaggio in
guerra, un lavoro di seconda scelta o di essere tartassati e umiliati da chi magari
era meno capace e valoroso di loro, ma aveva avuto solo la fortuna di nascere
primogenito.
Il Tempio era la loro famiglia e la loro casa. Dava a tutti coloro che lo
servivano, in qualsiasi veste, sicurezza e prosperità sino alla morte. Il loro orgoglio
era legittimo, perché sapevano di far parte di un élite, un gruppo esclusivo che tutti
invidiavano e temevano e la cui ricchezza consentiva ai suoi uomini di guardare
dall’alto in basso tutti gli altri.
Quella che per alcuni era considerata l’avarizia dei Templari, era al contrario
parsimonia. In una società dedita allo spreco, alle gozzoviglie e che s’indebitava
sino al collo per inbandire banchetti puntagruelici e feste sfarzose in ogni
occasione, l’oculata amministrazione templare, nemica di ogni spreco, veniva
scambiata per avarizia.
Ma era proprio il non sprecare nulla che favoriva l’arricchimento dell’Ordine.
Coloro che entrarono nel Tempio, dopo il 1140, abbandonarono la vecchia
mentalità feudale, appresero che ottenere terre e lasciarle incolte non era
produttivo, che possedere case vuote non era utile, che i commerci e le attività
artigianali erano redditizi. E la ricchezza era potere. Si guardarono intorno e si
giudicarono, ogni uomo del Tempio aveva particolari doti che potevano essere
sfruttate al meglio, applicarono così una filosofia, l’uomo giusto al posto giusto.
Ogni Templare venne impiegato nel ruolo più congeniale alle sue capacità
innate e dove poteva dare il meglio di sé.
Gli spostamenti da un incarico all’altro o da una Domus ad un’altra servivano
ad aumentare l’esperienza dei singoli, mettendoli in grado di assolvere, con
competenza, più compiti.
Anche i Normanni, padroni della Sicilia e dell’Italia meridionale, contagiati dai
cugini della Normandia, concessero subito ai Templari di erigere case nei loro
domini insulari e continentali.
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Secondo gli storici, la prima sede italiana dell’Ordine del Tempio, fu quella di
Messina, fondata nel 1131. Pochi anni dopo sorgevano quelle di Roma, Milano,
Treviso e via via tutte le altre.
A differenza dell’Inghilterra, della Francia, della Spagna, in Italia i Templari
non avevano sedi in fortezze, ma grandi sedi cittadine con chiese aperte al popolo,
case-forti in punti strategici, complessi di edifici strutturati su pianta quadrata nei
borghi e nei paesi e piccole case con preminenti caratteristiche agricole. Tutti i
porti, soprattutto quelli frequentati da crociati e pellegrini, avevano il loro
insediamento templare, Messina era l’ultimo avanposto prima di arrivare in
Terrasanta, quasi tutti gli eserciti che si recarono lì a combattere, passarono dal
porto di Messina, come il Re Riccardo Cuor di Leone, come anche i maggiori
dignitari dell’Ordine.
Dalla seconda metà del XII secolo, l’Ordine disponeva anche di navi sulle quali
faceva circolare merci e pellegrini: in porti come Marsiglia e Brindisi la loro
attività nautica era notevole.
La vita quotidiana, in una qualunque commenda templare, stando agli statuti
dell’Ordine, era molto semplice. Le privazioni erano limitate, com’è logico per un
Ordine che ospitava dei combattenti, si indossava vestiario adatto a difendersi sia
dal freddo sia dalla calura, si facevano due pasti completi al giorno tranne che nei
periodi di digiuno, si mangiava carne tre volte alla settimana. La preghiera
occupava gran parte della giornata di un Templare.
La storia dell’Ordine dei Templari in Terrasanta è tutta un’epopea di eroismo e
di sacrificio; la riconquista di Ascalonia (1153) la difesa di Gaza (1171), la
battaglia di Tiberiade (1187), l’eroico sacrificio di Damiotta (1219) le battaglie di
Aleppo e al –Mansourah (1221) ed il martirio di Sephet (1262) e di S. Giovanni
d’Acri (1291), furono le gemme della gloriosa corona di questa milizia consacrata
in difesa della fede.
Anche in Europa, vi furono atti di eroismo dell’Ordine del Tempio, in
Portogallo, durante il secolo XII° per riconquistare la terra Lusitana dal dominio
Islamico; per tali imprese l’Ordine venne ricompensato con la concessione di vasti
territori donati dalla Regina Teresa (1114 – 1128) dal figlio Alfonso I° (1128 –
1185) e dal suo successore Sancio I° (1187 – 1211).
In meno di due secoli l’Ordine Templare si espanse enormemente e divenne una
vero e proprio Stato, ricchissimo e potentissimo.
Numerose Bolle di Papi, colmarono l’Ordine di benefizi e gli concessero
privilegi. I Re ed i Principi nominarono l’Ordine proprio banchiere, riscuotendo i
tributi e ad essi affidavano le proprie ricchezze quando partivano per la guerra.
Era chiamato da tutti i Sovrani per la difesa dei propri territori, ed in cambio
ricevevano ricche elargizioni e numerosi beni. Ad un certo momento della propria
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storia, l’Ordine possedeva 150.000 adepti con circa 15.000 Cavalieri, 900 Domus
Templari sparse nel mondo, mentre il suo tesoro oltrepassava i 150.000.000 di
fiorini d’oro…
Dominavano Parigi, col famoso Castello del Tempio, vera roccaforte nel cuore
della Francia. I migliori Castelli di Spagna, Portogallo, Germania, Austria,
Inghilterra, Francia, Italia, etc. gli appartenevano.
Era padrone di oltre 10.000 tra case e castelli e di innumerevoli tesori d’arte e
di oggetti d’argento e d’oro. Dal Re Riccardo Cuor di Leone, ebbero in dono, con
potere sovrano, l’Isola di Cipro. Fondarono città e castelli, cominciando, però a
suscitare l’invidia dei potenti.
Dopo la ritirata dei Crociati da San Giovanni d’Acri, i Templari spostarono il
loro Gran Magistero nell’isola di Cipro.
Nel 1305, il Papa Clemente V, ordinò ai Cavalieri Templari e ai Cavalieri di
San Giovanni, oggi Cavalieri di Malta, a entrambi di spostare le proprie sedi a
Parigi, solo i Templari ubbidienti al papato hanno accattato, col senno di poi, si
può affermare che il complotto re di Francia e papato aveva avuto inizio.
Le immense ricchezze accumulate, stimolarono l’odio e la cupidigia di Filippo
IV detto “il Bello”, re di Francia. Avendo questi fatto elevare al massimo soglio
Pontificio l’Arcivescovo di Bordeaux (Francia), Bertrand de Goth, “Papa Clemente
V” che per la prima volta nella storia del papato, spostò la santa sede, da Roma ad
Avignone (Francia), sede papale che durò circa ottanta anni, poi ritornò a Roma.
Il re di Francia, sperando nell’appoggio papale, iniziò una campagna denigratoria
contro i Templari ed applicò sui loro beni in Francia imponenti balzelli, violando
così le immunità concesse ai Templari, dai papi in passato.
FILIPPO IV° DETTO “IL BELLO”
È il Re che scomunicato, scomunicava a sua volta la Fiandra per mezzo
dell’Arcivescovo di Senlis. È il Re che aveva piegato ai suoi voleri il clero di
Francia, imprigionandone i rappresentanti, ordinandone l’espulsione dal regno e
la confisca dei beni. È colui che, dispregiando le formidabili armi spirituali di cui
sino allora aveva disposto solo la Chiesa, se ne serviva a sua volta per colpire
ecclesiastici e laici. È il Re che aveva fatto vigilare tutti i porti, i valichi e le vie di
accesso al suo regno, per impedire che gli giungesse la Bolla di scomunica.
Filippo escluse i sacerdoti dall’amministrazione della giustizia, riservando ai
suoi ufficiali la facoltà di punire; in tal modo tolse alla Chiesa uno dei suoi più
importanti strumenti di potere del quale si valeva per colpire l’eresia. Limitò
l’aumento di proprietà da parte degli ecclesiastici. Le sue innovazioni infersero un
colpo mortale al feudalismo, alla Cavalleria, al Pontificato, misurandosi ora con
gli ecclesiastici ora con i nobili, ai quali sottrasse le terre e ridusse i dirittti:
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affrontò cattolici ed ebrei, sostituendo alla tirannide religiosa quella di un nuovo
signore, il re, derivante il suo potere direttamente da Dio.
È significativo notare come le prime dicerie contro l’Ordine iniziarono a
circolare in Francia alla fine del 1305, dopo che Filippo il Bello, trovandosi in
grave dissesto finanziario, aveva richiesto con urgenza a tutti gli amministratori
reali l’invio immediato delle tasse e dei tributi alla Corona; tali richieste
portavano le date del 20 settembre e 4 ottobre 1305.
Purtroppo, dopo due secoli di vita sempre in crescendo, nel momento del
maggior bisogno, nell’Ordine venne a mancare il punto fermo della filosofia
templare: l’uomo giusto al posto giusto.
Il disegno di Filippo il Bello fu favorito da due fattori determinanti: la
presenza, a capo dell’Ordine, di Jacques de Molay uomo di capacità e qualità
nettamente inferiori a quanti lo avevano preceduto; la perdita di un gran numero
di effettivi di veterani dell’Ordine, caduti nelle ultime battaglie in Terrasanta, e
sostituiti da giovani, i quali si trovarono ad occupare incarichi di elevata
responsabilità, senza la necessità di riferirsi ad esempi viventi.
Il giorno 13 ottobre 1307 Filippo IV° fece arrestare contemporaneamente,
all’insaputa del Papa, tutti i Templari francesi, sottoponendoli immediatamente a
torture disumane, segregazione e interrogatori allo scopo di estorcere confessioni
che consentissero di pretendere dal Papa la condanna e la soppressione
dell’Ordine.
Le torture subite dai Cavalieri Templari furono in tutta la Francia spaventose,
a decine morirono durante le torture, colpevoli solo di non aver nulla da
confessare, altri dissero tutto quello che gli aguzzini del Re, volevano che
dicessero.
I processi celebrati dalle Commissioni pontificie fuori di Francia, in tutti i
paesi europei, dimostrarono che i Cavalieri erano innocenti dalle mostruose accuse;
l’adorazione che essi – secondo Filippo il Bello – avrebbero rivolto all’idolo
Baphomet si rivelò un’invenzione: nessun Cavaliere fu condannato.
Papa Clemente V, non aveva fatto altro che andar ripetendo ai contemporanei
che l’<<amatissimo figlio>> (il Re Filippo IV) non perseguitava i Templari per
avidità, così tutto era perfettamente in ordine, i documenti accuratamente allegati
agli atti, che anche i posteri potessero sapere del giusto verdetto che aveva colpito
i Templari.
Clemente V, in un ultimo tentativo di salvare la sua immagine di Papa, indisse
un concilio delle massime autorità ecclesiastiche europee, a Vienne nel Delfinato,
demandando loro la responsabilità del verdetto: qui la maggioranza assoluta,
tranne i Cardinali francesi, si pronunciò per l’innocenza e l’assoluzione
dell’Ordine. Filippo il Bello, informato per tempo di quanto stava per accadere, si
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presentò al Concilio con la sua armata. E i Cardinali cedettero condannando
l’Ordine. Era il 22 marzo 1312. Affiancato dal Re, Clemente V pronunciò la
sentenza che scioglieva l’Ordine del Tempio per via amministrativa , senza
tuttavia alcuna condanna, “non senza amarezza e tristezza di cuore, non per via
di giudizio, ma per decisione apostolica”.
A soffrire il maggior danno per la soppressione dell’Ordine, al di là dei
templari, fu senza dubbio la chiesa, soprattutto il papato. I membri del concilio,
ritornando nelle loro rispettive sedi, diffusero l’amara notizia che il Papa era
succube del Re di Francia.
La gente apprese la dura realtà: un papa debole aveva sacrificato all’avidità di
un re un intero ordine.
Quando il 18 marzo del 1314, di fronte ai Cardinali e alle massime autorità
francesi, Jacques de Molay proclamò a gran voce l’innocenza dell’Ordine
accusando il re di avere estorto false testimonianze con la tortura, Filippo il Bello
scavalcando l’autorità papale lo mandò, la sera stessa, al rogo.
La tradizione vuole che Jacques de Molay, legato al palo e già avvolto dalle
fiamme, abbia gridato: “Clemente V, giudice iniquo e crudele carnefice, io ti
ingiungo di presentarti, entro quaranta giorni, davanti al tribunale di Dio, e tu
Filippo, re ingrato e ambizioso entro un anno!”.
Trentasette giorni dopo, il Papa moriva.
Il 29 dicembre 1314, nove mesi e dieci giorni dopo il Re Filippo, che aveva
disonorato i Cavalieri del Tempio, incontrava la morte più ignobile per un
cavaliere: rimaneva ucciso per una caduta da cavallo.
Molti nobili si astennero dall’assumere le difese dell’Ordine perché sperarono
che, una volta esso estinto, fosse loro possibile recuperare le donazioni fatte dai
loro antenati e, nonostante l’intransigenza del Papa, il tesoro dei Templari
costituì una fonte alla quale attinsero tutti: chi vi attinse direttamente, chi
tramite l’Ordine di S. Giovanni (oggi Cavalieri di Malta).
La Chiesa Cattolica Apostolica Romana, sa bene che all’Ordine Templare è
stato fatto un torto, sa anche che, col pretesto della Santa Inquisizione,
mandarono al rogo centinaia di innocenti.
Proprio un periodo nero da cancellare dalla storia della Chiesa Cattolica,
vittima dell’oscurantismo.
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BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
Da: “ENCICLOPEDIA CATTOLICA” VOL. XI – CITTA’ DEL VATICANO –
ANNO 1949
…d’altra parte si sa con certezza che i prigionieri subirono spaventevoli torture. Il
frate Ponsard de Gisi <<confessò che era stato collocato in una fossa, le mani legate
dietro la schiena così strettamente che spicciò il sangue fin dalle unghie…protestando
che, se fosse ancora sottoposto alla tortura, avrebbe rinnegato tutto quello che aveva
detto e detto tutto ciò che avrebbero voluto>>.
I sergenti reali non trovarono un solo esemplare della pretesa regola segreta che
proclamasse l’eresia e i costumi infami e neppure alcun esemplare degli idoli, ai quali i
loro accusatori pretendevano che i Templari rendessero un culto idolatro. Senza
dubbio Filippo il Bello voleva la perdita dei Templari, perché sempre a corto di denaro,
bramava le loro ricchezze. Ad ogni modo, egli esercitò su Clemente V tale pressione,
che questi soppresse l’Ordine senza tuttavia condannarlo.
Guglielmo Mollat
Durante i processi “Farsa” contro l’Ordine dei Cavalieri Templari:
In Germania al Concilio di Magonza 1310, l’Arcivescovo avendo ricevute
disposizioni severe dal Pontefice Clemente V, convocò i padri per emettere una
sentenza di condanna, quando improvvisamente Ugo Waltgraff o Conte di Silvestro
irruppe nel concilio insieme con altri 20 Fratelli Templari vestiti dei loro bianchi
mantelli crociati e sotto i mantelli le armi.
Il Conte affrontò con voce ferma il presidente del Concilio protestando, contro
le persecuzioni di cui egli e i suoi si sentivano fatti ingiustamente oggetto: “O Presule
di Magonza – furono le sue parole – vedo che oggi vi siete riuniti per votare a duri
supplizi e per togliere di mezzo con sofferenze di ogni genere me ed i Fratelli che sono
con me, tutti soldati del Tempio Santo, irrorato del nostro sangue e a lungo difeso e
conservato per la Cristianità.
Sappi però, e riferiscilo al tuo clero qui presente, che troppo ingiustamente si
procede contro un Ordine Santo e tanto utile alla Cristianità e che, a nome mio e dei
miei Fratelli immeritatamente perseguitati, ci appelliamo al Pontefice che sarà eletto
prossimamente a successore dello spietato ed iniquo tiranno Clemente, e a lui ed a
tutto il mondo Cristiano proveremo la nostra innocenza”.
Pietà e paura portarono all’assoluzione, dei Templari.
(da: dossier Templare – M. Lo Mastro)
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BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
L’Ordine godeva di una giurisdizione del tutto autonoma essendo stato
affrancato da ogni potere temporale e spirituale che lo rendesse suddito d’altro
sovrano. Infatti il Concilio di troyes, tenutosi sotto il pontificato di Onorio nel 1128,
riconobbe l’Ordine, la Bolla <<Magnus Ordo in Ecclesia>> di Papa Alessandro III,
datata 18 giugno 1163, decretò lo svincolo dell’Ordine dalla sudditanza verso
qualsivoglia Sovrano temporale, mentre la Bolla <<Dignus esse conspicimus>> del
Pontefice Clemente IV, dell’8 giugno 1265 sollevò il Tempio anche da ogni sovranità
ecclesiastica, proibendo ad ogni ecclesiastico <<di pronunziar ogni e qualsiasi
sentenza di scomunica o di interdizione contro i Templari>>.
Il Gran Maestro veniva riconosciuto quale Principe dell’Ordine. Sudditi
istituzionali dell’Ordine i Cavalieri.
I fini dell’Ordine non erano soltanto spirituali, ma anche temporali, cioè
politici, militari, civili, etc., ed a questo fine l’Ordinamento Templare si fondava su di
un’assoluta Sovranità, e disponeva degli strumenti necessari all’autodeterminazione
nella più assoluta indipendenza. Dalla Regola Francese si apprende come avesse
facoltà di dichiarare la guerra e fare la pace (R. F. art.85), e dalla Regola Latina come
esso reggesse sovranamente i suoi domini (R. L. Cap. II).
Del resto l’origine dell’Ordine non è dipesa affatto dalla volontà della Santa
Sede.
Furono i nove Cavalieri guidati da Ugo de Payns, motu proprio, a congregarsi,
ed il Re di Gerusalemme Baldovino I gli riconobbe, ed assegnò loro il Tempio di
Salomone.
In effetti che i Cavalieri del Tempio di Gerusalemme non si siano affatto sentiti
lesi nella loro Sovranità dalla Bolla di Clemente V, è cosa certa, ma solo danneggiati e
gravemente, da un atto d’ostilità politica che comportò, oltre al martirio dei Cavalieri
arsi sui roghi, o morti durante le torture, la perdita di quasi la totalità dei beni
materiali.
-ILLEGALE fu che l’inchiesta contro l’Ordine venne condotta da funzionari del Re
e dall’Inquisizione di Francia. Il procedimento era già stato avviato dal Pontefice.
Il grande inquisitore non aveva alcun diritto d’immischiarsi in un atto d’ufficio
del Papa.
-ILLEGALE fu la detenzione dei Templari. Il grande inquisitore di Francia non
aveva alcun mandato per mettere sotto accusa intere province dell’Ordine e
imprigionarne i membri.
Il Gran Maestro e le massime autorità del Tempio non erano sudditi del Re, erano
dignitari di una istituzione sovrana.
La condotta del Re fu una violazione del diritto di proporzioni inaudite.
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BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
-ILLEGALE fu che il Pontefice tollerasse la condotta di Nogaret Ministro del Re.
Bandito da tre Papi, questi era uno scomunicato, estromesso dalla Chiesa. Come mai
gli fu concesso, a nome proprio della Chiesa, di arrestare il Gran Maestro d’un ordine
e, colmo dei colmi, con l’accusa di eresia? Nei confronti di questo delatore
dell’Inquisizione Clemente V non ebbe neppure una parola di protesta.
Clemente V si comportò illegalmente non procedendo mai personalmente
all’interrogatorio del Gran Maestro Molay. Il Papa tornò sempre ad insistere che era
stato il Gran Maestro stesso a riconoscere la colpevolezza dell’Ordine. Perché però
rinunciò a interrogare di persona un testimone di tale importanza, sebbene attribuisse
tanto peso alle sue affermazioni?
-ILLEGALE fu la violazione del diritto degli accusati a vedersi concedere dei giudici
imparziali. Clemente V nella sua commissione nominò dei nemici dichiarati
dell’Ordine.
Non era certo nell’interesse di giudici compromessi come Aycelin di Narbona o
l’Arcivescovo di Bourges che la verità venisse accertata obiettivamente.
-ILLEGALE fu lo stesso tribunale pontificio a Parigi, perché limitò la sua inchiesta
alla sola Francia benchè si dovesse stabilire la colpevolezza di tutto l’Ordine, sparso
in tutto il mondo Cristiano.
-ILLEGALE fu l’ingerenza dei funzionari del Re nell’inchiesta pontificia. Che ci
facevano Nogaret e Plaisians, due ministri del Re, nel palazzo vescovile?
-ILLEGALE fu la repressione d’ogni tentativo di difesa nel contesto del Concilio di
Vienne, nonché l’arresto dei sette Templari che si presentarono nella cattedrale per
patrocinare l’Ordine. Anche se Clemente era da tempo deciso a sopprimere l’Ordine per
via amministrativa, avrebbe dovuto concedere ai Templari una qualche forma di
difesa, tanto più che era stato lui stesso a invitarli al Concilio. La Chiesa intesa come
comunità dei fedeli, aveva diritto a sentire entrambe le campane, quella degli
accusatori e quella degli accusati. “Audiatur et altera pars!”
-ILLEGALE fu la maniera in cui si procedette per quanto riguardava i beni dei
Templari.
L’altissima richiesta d’un milione di lire tornesi supera certamente il valore delle
proprietà trasferite. La donazione di centomila lire tornesi che il Re fece al Pontefice
a vicenda conclusa per l’incomodo sostenuto equivale, in pratica, a corruzione. Lo
stesso dicasi per la somma che il Papa riscosse dai Cavalieri di Malta, dopo aver dato
a loro parte dei beni dei Templari.
Infine fu ILLEGALE anche la condanna del Gran Maestro da parte del regio
consiglio della corona. Come poteva un tribunale dello Stato mettere a morte il
massimo esponente d’un ordine sovrano? Il Re s’arrogò anche in quest’occasione
diritti ecclesiastici, scavalcando il capo della Chiesa, il sommo giudice della cristianità,
in un crescendo di mancanza di riguardo, di disprezzo.
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BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
Una sentenza della Chiesa emessa in un ambito così privo di validità legale non
può continuare a sussistere. Basterebbero i ventimila Cavalieri che l’ordine perse nelle
crociate ad esigere che si tuteli l’onore di quest’istituzione: ma naturalmente sono
soprattutto le vittime di quest’ingiusto processo ad aver diritto a una riabilitazione.
I rappresentanti del clero, soprattutto Papa Clemente V e i suoi cardinali,
vescovi e inquisitori francesi, si macchiarono di grandissime ingiustizie nel processo ai
Templari.
Il più grande assassinio giudiziario del medioevo reclama giustizia; un crimine
simile, perpetrato ai danni di migliaia d’innocenti, non può cadere in prescrizione.
Soprattutto il Sant’Uffizio, in quanto erede dell’inquisizione, avrebbe il dovere
di abrogare l’antica ingiustizia.
UN AGUZZINO AL SERVIZIO DEL RE:
Guglielmo di Nogaret condusse tutto l’”affaire” dei Templari. Nato verso il
1260 a Saint-Felix-de-Caraman in Linguadoca, insegnò diritto all’Università di
Montpellier. Entrato nell’amministrazione del regno come giudice, svolse la parte
principale della sua carriera a Parigi, dove divenne assai presto valido e fedele
consigliere per gli affari religiosi di Re Filippo IV il Bello.
Fu lui che preparò l’atto di accusa contro il papa Bonifacio VIII, e ancora
Nogaret schiaffeggiò Bonifacio VIII, Nogaret fu inviato ad Anagni, nell’estate del
1303, per chiamare il papa a comparire davanti a un concilio.
Scomunicato, Nogaret proseguì nel suo impegno per ottenere la rimozione delle
sanzioni ecclesiastiche che lo colpivano e soprattutto per arrivare alla “damnatio
memoriae” del papa. Naturalmente fu anche incaricato di preparare il dossier contro
l’Ordine del Tempio, basandosi sulle accuse di Esquieu de Floyran. Prevedendo gli
indugi del nuovo papa Clemente V, convinse il re a procedere all’arresto dei Templari.
Spesso presente agli interrogatori, in particolare a quelli del Gran Maestro Giacomo de
Molay, Nogaret ispirava terrore. Egli mise tanto più accanimento in questo processo,
in quanto considerava l’Ordine uno strumento al servizio del papa che poteva creare
ostacoli al potere reale.
Nogaret, sostituito come consigliere del re da Enguerrand de Marigny, rimase
comunque guardasigilli fino alla propria morte, sopravvenuta probabilmente nel 1313,
prima dell’esecuzione di Giacomo de Molay.
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BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
CONTINUITA’ STORICA DELL’ORDINE DEL TEMPIO
Presso l’Archivio Nazionale di Parigi, con collocazione <<A.B. XIX, carteggio
da 125 a 158>>, si conserva il “Decreto di trasmissione dei poteri”, assiame al
Cartulario dell’Ordine, la spada ed altre reliquie di Jacques de Molay, Gran Maestro
dell’Ordine stesso. Detto decreto di trasmissione dei poteri risulta concesso da Jacques
de Molay a tale Jean Marc Larmenius, Commendatore di Gerusalemme e primate
dell’Ordine.
Jean Marc Larmenius, risulta fuggito alla cattura assieme a quattro
Luogotenenti generali portando con sé il “Cartulario”, nonché aver convocato, in
seguito, il Capitolo Templare ed esserne stato Gran Maestro.
È bene ricordare che i Cavalieri appartenenti all’Ordine avevano vincoli di
consanguineità con le migliori famiglie d’Europa.
La tradizione Templare è Cavalleresca e Militare, e se il popolo ricorda l’Ordine
e lega ad esso ogni leggenda, le varie casate nobiliari vantano con orgoglio qualche
loro parente, vicino o lontano, che in difesa dei pellegrini in Terra Santa onorò il loro
nome per altruismo e per coraggio, iniziò a trapelare la voce, mantenuta <<segreta>>
meglio dire riservata che l’Ordine non si era spento.
Ecco dunque il riformarsi di una forza a fianco degli scampati; non indossano il
bianco mantello, non sventolano il loro vessillo che conservano nel segreto, ma si
prodigano con valore e coraggio come i leoni del passato. Gli storici, o meglio i cronisti
di allora, troppo presi dai grandi eventi dimenticarono le vicende Templari, ed i
Templari apprezzarono e gradirono il muro di silenzio che li circondava.
Il Gran Maestro Jean Marc Larmenius (o de Larmény) nel tempo di dieci anni,
eseguì il compito affidatogli dal suo predecessore de Molay.
Unì le fila dei Cavalieri percorrendo chilometri e chilometri alla ricerca dei
Fratelli, dopo dieci anni giunto a sentir venir meno le sue forze riunì il Consiglio che
elevò al grado di Gran Maestro il Commendatore Francesco Tommaso Teobald
d’Alessandria (1324-1340).
Il nuovo Gran Maestro, nel corso del suo incarico intraprese contatti con
Filippo VI di Valois, assurto nel 1328 al trono di Francia.
Nel 1340 fu eletto Gran Maestro Arnauld de Braque (1340-1349) che nel 1346
nominò Cavaliere anche il famoso Bertrand du Guesclin affidandogli il comando di un
gruppo di Templari. Ma se molto sappiamo del de Braque che fissò nuovamente la
Sede dell’Ordine a Parigi, nonché del du Guesclin, poco ci è dato conoscere del Gran
Maestro Jean de Clermont, quelle poche notizie di archivio non ce lo presentano quale
un militare, ma, quale filantropo e Dio sa quanto era necessaria la presenza di soccorsi
al popolo ed anche al Clero dissanguato dalla politica fiscale.
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BALLIVATUS
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O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
I Cavalieri Templari senza squilli di trombe o suono di fanfare, silenziosamente
e profondamente operarono come gli antichi fratelli con grande lealtà e coraggio a
maggior Gloria di Dio. Si è da più parti scritto che il Gran Maestro Bertrand du
Guesclin (1357-1381) era un analfabeta, non sapesse né leggere né scrivere, né apporre
la propria firma.
Ma viva Dio la storia e gli archivi militari ci presentano il Gran Maestro dei
Templari nella sua splendida figura di Cavaliere, egli riformò l’esercito francese sul
modello inglese, sia in ordine ad una più razionale organizzazione, che ad un più
moderno armamento. Vinse Carlo II Re di Navarra, ritolse agli Inglesi alcune basi
strategiche e li sconfisse a La Rochelle.
Fu combattente e Cavaliere leale, alla morte di Carlo V <<il saggio>>, gli
Inglesi che pure gli rendono omaggio, erano ridotti a Cais. Nel corso dell’assedio a
Chateauneuf-Randon, il 13 luglio 1381 proprio mentre la città stava arrendendosi il
Gran Maestro dei Templari e Gran Connestabile di Francia, colto da malore morì. Gli
inglesi che difendevano la città, con un gesto degno dell’antica Cavalleria, uscirono
dalla città per deporre sul Cavaliere del loro valoroso ed eroico nemico le chiavi della
città.
Nel 1894 un convegno tenutosi a Bruxelles decise la costituzione di una
Segreteria internazionale dei Templari, dopo di che mancano notizie precise fino al
1934, quando la segreteria trasmise poteri a un Consiglio di Reggenza, sempre con
sede a Bruxelles.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale l’Archivio di Bruxelles fu inviato in
Portogallo al Gran Priore della provincia Lusitana, Antonio Campello Pinto de Sousa
Fontes. Questi fu nominato, nel 1942, Reggente e Guardiano dell’Ordine, che assunse
la denominazione di Sovrano Ordine Militare del Tempio di Gerusalemme.
I nuovi Templari, accentuando il tradizionale spirito aristocratico dell’Ordine,
promossero studi araldici e genealogici, dichiararono fedeltà assoluta alla Santa
Chiesa Cattolica Apostolica Romana schierandosi, politicamente, su posizioni
fortemente conservatrici in nome dell’<<Ordine>> e della <<tradizione>>. Poiché i
nuovi Statuti ammettevano la trasmissione ereditaria dei titoli e delle onorificenze,
nel 1960 la Maestranza fu assunta da Don Fernando de Sousa Fontes, figlio di Don
Antonio.
L’Ordine Internazionale dei Cavalieri Templari è stato retto sin dalle sue
origini su regole severe e Statuti generali, gli attuali Statuti (1990), emanati dalla
Grande Maestranza Portoghese, sono una revisione in chiave moderna dei precedenti
del 1705.
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SICILIAE
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Gli Statuti si basano sui seguenti punti essenziali:
1° L’istituzione del Regno di N. S. Gesù Cristo nella società; Rafforzamento della
religione cristiana; la difesa dell’ordine sociale; la pratica delle opere di misericordia,
beneficenza e carità.
2° La propagazione delle nobili tradizioni della Cavalleria.
3° La protezione degli studi storici, araldici e genealogici.
Dalla fondazione dell’Ordine 1118 ad oggi 2013, si sono succeduti n. 51 Gran
Maestri oltre 10 Reggenti.
L’Ordine è Sovrano Indipendente ed Internazionale, la sede dell’Ordine è
stabilita dalla nazionalità del Gran Maestro.
Oggi nel mondo si contano oltre duecentomila Templari.
Il nucleo maggiore risiede in Portogallo, seguito dalla Spagna, dall’Italia,
Inghilterra, Francia, Scozia, Germania, Svizzera, Belgio, Olanda, America del Sud e
Nord, Medio Oriente.
A San Paolo del Brasile, i Templari, come in altri paesi del mondo, hanno
strutture di accoglienza per: l’infanzia, anziani, indigenti e ospedali.
Oggi in tutti i paesi del mondo, i Cavalieri Templari, forti della loro fede in Dio,
celebrano le investiture e consacrazioni dei nuovi Cavalieri, con grandi cerimonie
pubbliche in chiese e cattedrali cattoliche, Preti, Vescovi, ne riconoscono la fede e
sorvolano sulla bolla di sospensione provvisoria dell’Ordine, molti prelati da ogni
parte del mondo sono Cavalieri Templari, anche in Italia abbiamo prelati Tempalri, la
Santa Sede di Roma ne è informata e consapevole.
In Italia, essendo l’influenza della Santa Sede più vicina, molti prelati
applicano severamente, ancora oggi, la Bolla del 1312 forse, più per un atavico timore
dell’enorme potenza rappresentata dai Templari dominatori e innovatori, che da una
realtà attuale ben diversa dal passato. Altri riconoscono giustamente che l’Ordine è
costituito da Cavalieri Cristiani puri e autentici e permettono le cerimonie di
investitura di nuovi Cavalieri e la loro consacrazione in Chiese e Cattedrali.
Con la salita al massimo soglio pontificio di Papa Giovanni Paolo II°, (il Papa
venuto dall’Est), possessore di una visione ampia degli obblighi spettanti alla Chiesa e
che più di tutti, cerca di riparare alle ingiustizie che, nei secoli la Chiesa con il suo
potere ha determinato. Conseguenzialmente molte sedi dell’Ordine hanno chiesto alla
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Santa Sede, con maggior forza e vigore, la revisione, da molto tempo attesa, al torto
subito con il processo storico, ai Templari (1307 – 1312).
Nell’aprile del 1994, una delegazione di Templari Tedesco-Austriaca si recarono
in udienza da Papa Giovanni Paolo II, questi promise di formare una commissione
composta da un Cardinale e quattro Storici, per rivedere gli atti processuali.
I Cavalieri Templari dell’epoca della sede di Roma, S. E. Rocco Zingaro,
tramite il fratello Templare, Don Carlo Gualtieri, illustre avvocato, presentarono in
quegli anni una memoria in Vaticano dal titolo “Riabilitazione legittima dei
Templari: ritardo ingiustificato”.
Il riavvicinamento tra la Chiesa Cattolica e l’Ordine Internazionale dei
Cavalieri Templari, con la riapertura totale dei rapporti, non può che essere positivo
per entrambe le istituzioni.
Oggi più che mai la Chiesa e la società hanno bisogno di difensori della fede,
della moralità e delle istituzioni e i Templari sono in grado di assicurare tutto questo.
Oggi i Templari siciliani sono impegnati nella sfera sociale, senza frontiere e
senza preferenze politiche, diremo meglio apolitiche, impegnati nel settore degli aiuti
umanitari e nella promozione di iniziative di carattere culturale.
Nella città di Messina, vi sono le sedi del “Priorato della Sicilia”, S.E. Don
Silvano Villante, e il “Balivato per la Sicilia” guidato da S. E. Don Domenico Arigò,
con un centinaio di Cavalieri, in obbedienza alla Grande Maestranza Portoghese.
Il Balivato di Sicilia, oggi, ha dato una svolta decisiva su come intendere lo
spirito dell’Ordine, così come è dettato dagli Statuti generali, non una casta riservata
a pochi, isolata dal contesto sociale, ma operativa sul territorio Siciliano, pronta ad
interessarsi attivamente di problemi sociali e filantropici.
Porre l’Ordine all’attenzione della collettività, farlo conoscere per quello che è
realmente, un grande e glorioso Ordine fondato sulla fede in Dio e l’amore in Cristo,
carità Cristiana verso chi soffre, giustizia verso gli oppressi e gli indifesi.
I Templari sono Cavalieri di fede, carità, giustizia; solo con le azioni sociali
emergono e si possono apprezzare tali doti, tenerle nei propri cuori serve solo allo
spirito di chi li possiede, il donarle è amore verso gli altri.
Si racconta che quando il mondo era immerso nel caos, nel vizio, nella disonestà,
nel malaffare, nella corruzione, Dio, irritato, prese una persona ogni mille e la nominò
Cavaliere, ristabilendo l’ordine.
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Questa storia ve l’abbiamo raccontata così come ci è stata tramandata e ci piace
credere sia vera.
Fra tanto caos e tanto peregrinare attraverso i tempi più o meno burrascosi; fra
tanta ingiustizia e prepotenza; una cosa ci rallegra e ci tiene ancora uniti sotto il
Sacro simbolo della croce patriarcale rossa che è l’insegna gloriosa del Tempio, la
fratellanza templare che ci perviene attraverso i secoli, nitida e immutata, la
coscienza di essere Templari, non per sfoggiare una croce o una decorazione, ma perché
questo sentimento proviene dal più profondo del nostro cuore e ci dice di andare
avanti, sempre più avanti alla ricerca di quella verità che sta alla base del nostro
motto che è:
“Non Nobis Domine, Non Nobis, Sed Nomini Tuo Da Gloriam”.
“Non a Noi Signore, Non a Noi, Ma Solo a Te Va la Gloria”.
Nel resto della Sicilia, Palermo, Catania, Siracusa, Agrigento, Ragusa, Enna,
Caltanissetta e Trapani, vi sono gruppi di Templari più o meno numerosi, che portano
avanti con ottiche contemporanee e spirito antico, animati da amore umanitario,
l’Ordine.
Gruppi di Cavalieri Templari sono sparsi su tutto il territorio nazionale,
citiamo: Fra Giorgio Cencetti d’Agliaia, uomo di fede e di grande conoscenza storica
dell’Ordine, che ha diretto sino a qualche anno fà la Precettoria Fiorentina.
La Precettoria Fiorentina per prima ha riallacciato i rapporti con la Chiesa
Cattolica, inserendo nel loro capitolo dei rappresentanti. La Sede Templare fiorentina,
per il territorio di sua pertinenza, applica una selezione rigidissima nell’accogliere i
nuovi Cavalieri, questi debbono superare un tirocinio di circa due anni prima di poter
essere insigniti del titolo di Cavaliere.
Frà Gerardo Capece, Gran Balì per L’Italia, e già Cancelliere del Gran Priorato
D’Italia, nei decenni in cui l’Ordine era retto, dal Gran Priore S.E. Don Sebastiano
Bianca, un Cavaliere di altri tempi, che ha governato L’Ordine del Tempio in Italia
dal 1961 al 1999, anno del suo ricongiungimento col nostro Signore Gesù, a governato
l’Ordine con amore, dedizione, lealtà alla Grande Maestranza Portoghese De Sousa
Fontes , e tradizione Cavalleresca.
Frà Gerardo Capece, uomo mite e di alta cultura storica e cavalleresca, ha
saputo aggregare tutti i Cavalieri e Dame della Campania, divenendo così una delle
sedi più numerose del Sud Italia.
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BALLIVATUS
SICILIAE
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Il dolore e l’amore sono l’asse del mondo noi proponiamo in primo luogo ca
carità e la pietà, e subito dopo la giustizia, dove si commetterà ingiustizia, i Templari
agiranno.
***********************************
I GRANDI MAESTRI DELL’ORDINE SOVRANO E
MILITARE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME
O. S. M. T. H.
1 Fra Ugo di Payns
2 Fra Roberto do Craon
3 Fra Everardo di Barres
4 Fra Bernardo di Trémelay
5 Fra Andrea di Montbard
6 Fra Bertrando di Blanquefort
7 Fra Filippo di Nablus
8 Fra Oddone di Saint-Amand
9 Fra Armando di Toroga
10 Fra Gerardo di Ridford
11 Fra Roberto di Sablé
12 Fra Gilberto Erail
13 Fra Filippo di Le Plessiez
14 Fra Guglielmo di Chartres
15 Fra Pietro di Montaigu
16 Fra Armando di Périgord
17 Fra Riccardo di Bures
18 Fra Guglielmo di Sonnac
19 Fra Rinaldo di Vichiers
20 Fra Tommaso Berard
21 Fra Guglielmo di Beaujeu
22 Fra Tibaldo Gaudin
23 Fra Giacomo de Molay
24 Fra Jean Marc Larménius
25Fra Francesco Tommaso Théobald d’Alexandrie
23
1118 - 1136
1136 - 1149
1149 - 1152
1152 - 1153
1153 - 1156
1156 - 1169
1169 - 1171
1171 - 1179
1180 - 1184
1185 - 1189
1191 - 1193
1194 - 1200
1201 - 1209
1210 - 1219
1219 - 1232
1232 - 1244
1244 - 1247
1247 - 1250
1250 - 1256
1256 - 1273
1273 - 1291
1291 - 1293
1294 - 1314
1314 - 1324
1324 - 1340
BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
26 Fra Arnaldo di Braque
27 Fra Giovanni di Clermont
28 Fra Bertrand du Guesclin
29 Fra Bernard II° Conte d’Armagnac
30 Fra Jean III° Conte d’Armagnac
31 Fra Jean IV° d’Armagnac
32 Fra Giovanni di Croy
R -Fra Bernardo Imbault
33 Fra Roberto di Lenoncourt
34 Fra Galeazzo di Salazar
35 Fra Filippo di Cabot
1340 - 1349
1349 - 1357
1357 - 1381
1381 - 1392
1392 - 1419
1419 - 1451
1451 - 1472
1472 - 1478
1478 – 1497
1497 – 1516
1516 - 1544
36 Fra Gaspard de Saulx et de Tavannes
37 Fra Henry de Montmorency
38 Fra Charles de Valois Duca d’Angoulenne
39 Fra Jacques Rouxel de Grancey et de Medavy
40 Fra Jacques Henry de Durfort Duca de Duras
41 Fra S.A.R. P.pe Philippe Duca d’Orleans
42 Fra P.pe Louis Auguste de Bourbon Duca de Maine
43 Fra P.pe Louis Henry de Bourbon P.pe de Condé
44 Fra P.pe Louis François de Bourbon de Conty
45 Fra Louis Hercules Timolèon de Cassè
R. Fra Claude Lathieu Radix de Chevillon
46 Fra Bernard Raymond Fabré-Palaprat
D. Fra Charles Antoine Gabriel, Duca di Choiseul
47 Fra Carlo Luigi Le Pelectier, Conte d’Aunay
48 Fra Bernardo Raimondo Fabrè-Palaprat
R. La Commissione esecutiva, del Gran Convento
centrale e primitivo dell’Ordine.
R. La Commissione esecutiva del Convento Generale
1544 - 1574
1574 - 1615
1615 - 1651
1651 - 1681
1681 - 1705
1705 - 1724
1724 - 1737
1737 - 1741
1741 - 1776
1776 - 1792
1792 - 1804
1804 - 1813
1813
1813 – 1827
1827 – 1837
1837 – 1838
1838
R. Fra Carlo Fortunato Giulio Guiques, Conte di moreton e di Chabrillan 1838 - 1840
R .Fra Giovanni Maria Raoul
1840 – 1850
R. Fra Narciso Valleray
1850 – 1866
R. Fra Angelo Gabriele Massimo Vernois
1866 – 1892
R. Fra Giuseppe Pèladran
1892 – 1894
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BALLIVATUS
SICILIAE
O.S.M.T.H. – G.M. de Sousa Fontes
R. Segretariato Internazionale dei Templari eletto dal Convento Generale 1894 –1934
R. Consiglio di Reggenza
1934 -1935
R. Fra Teodoro Covias
1935
49 Fra Emile Clèment Isaac Vandenberg
1935 – 1942
50 Fra Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes
1942 – 1960
51 Fra Fernando Campello Pinto Pereira de Sousa Fontes
1960 -
R. = Reggente
D. = Dissidente
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