Timpa di Leucatia Invito - Comune di Sant`Agata Li Battiati

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Timpa di Leucatia Invito - Comune di Sant`Agata Li Battiati
che sgorga da altre sorgenti poco accessibili o ancora sconosciute. Le acque
scorrono in superficie per circa un centinaio di metri fino all'altezza dei
ruderi dell'acquedotto benedettino. Qui, attraverso una caditoia, l’acqua in
parte confluisce nel canale di gronda, ma gran parte di essa scompare nel
sottosuolo per riaffiorare, dopo diversi chilometri, tra gli scogli di Ognina e
Cannizzaro. E’ davvero straordinaria la varietà di specie animali di vertebrati
e invertebrati che popolano la Timpa di Leucatia. Tra i vertebrati spiccano tra
tutti gli Uccelli. E’ facile, infatti, avvistare il Gheppio (Falco tinnunculus)
mentre fa lo “spirito santo”, durante il quale si mantiene fermo in aria a
osservare il suolo in cerca di prede. Percorrendo i ruscelli della zona umida è
frequente udire il canto melodioso dell’Usignolo di fiume (Cettia cetti) e
della Capinera (Sylvia atricapilla), notare in volo il Cardellino (Carduelis
carduelis), l’Occhiocotto (Sylvia melanocephala) e la Ghiandaia (Garrulus
glandarius). Tra i rapaci notturni, il Barbagianni (Tyto alba) e l’Assiolo (Otus
scops), a tutti noto col nome di “Chiù”.
Purtroppo, gli Uccelli
della Timpa di Leucatia
devono fare i conti con dei
predatori assai più temibili
di quelli naturali: gli
“uccellatori”, che, nascondendosi all’interno di rozzi
capanni di canne, fanno
scattare le loro micidiali reti
in precedenza distese lungo
i corsi d’acqua oppure
sull’erba delle radure, nei
pressi delle quali collocano una piccola gabbia con un uccellino che fa da
richiamo. E’, questa, una barbara tecnica di caccia, praticata da persone prive
di scrupoli che, dopo averli catturati, rivendono nei mercati rionali gli
uccelletti sani catturati, mentre abbandonano per terra agonizzanti quelli
con fratture alle ali o alle zampe.
Nell’ambiente umido della Leucatia vivono due specie di Anfibi: la “buffa”,
vale a dire il Rospo (Bufo bufo), e la “larunchia”, che è il nome dialettale del
Discoglosso (Discoglossus pictus). Tra i Rettili, invece, sono molto diffuse le
“Zazzamite”, ossia il Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus) e il Geco
comune (Tarentula mauritanica); il “Tiraciatu”, cioè il Gongilo (Chalcides
ocellatus tiligugu) e la “Serpi niura”, che è il Biacco (Hierophis viridiflavus), un
innocuo serpente spesso confuso con la vipera. I Mammiferi sono presenti
con la “Baddottola”, cioè la Donnola (Mustela nivalis); la “Taddarida”, tra cui il
Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus); la Crocidura (Crocidura sicula)
spesso scambiato per topolino; il Topo domestico (Mus domestica), il Topo
selvatico (Apodemus sylvaticus) e il Ratto nero (Rattus rattus) e, infine, il
Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus).
Ricca la fauna d’invertebrati, tra cui maggiormente presenti sono
sicuramente gli Insetti, quali Ortotteri (cavallette), Odonati (libellule), Ditteri,
Coleotteri e, soprattutto, un centinaio di specie di Imenotteri Apoidei
appartenenti a sette famiglie con due endemismi siciliani e altrettanti della
fauna italiana. I Crostacei sono presenti con il Porcellino di terra (Isopodi
terrestri del genere Armadillidium), i Gamberetti di fiume (Anfipodi dei
generi Asellus e Gammarus) e l’ormai raro Granchio d’acqua dolce o di fiume
(Potamon fluviatile), quest’ultimo un tempo assai diffuso e ricercato dagli
abitanti del quartiere per scopi culinari. Recenti ricerche hanno permesso di
accertare un’elevata densità delle popolazioni dei generi Asellus e Gammarus. Ecologicamente ciò ha un significato importante, perché l’abbondanza
dei Gammarus indica una leggera contaminazione del corso d’acqua,
mentre un’alta densità della popolazione di Asellus indica un elevato grado
di inquinamento delle acque. Le acque della Leucatia sono risultate
lievemente contaminate, ma ottime dal punto di vista chimico-fisico.
L’ACQUEDOTTO DEI BENEDETTINI
SICILIA
Tra il 1593 e il 1597, i monaci benedettini acquistarono due aree nella zona
della Licatia, da tempo immemorabile ritenuta un autentico serbatoio idrico.
In questo sito, nel 1644, sotto la direzione dell’Abate Mauro Caprara,
s’iniziarono i lavori per la costruzione della casa di villeggiatura e convalescenziario (oggi, villa Papale) e di un imponente acquedotto che attraversava quasi
tutta la città. Quell’altura ricca di vegetazione e acqua purissima, da cui era
anche possibile ammirare tutto il panorama della Catania seicentesca, doveva
servire ai monaci cassinesi sia come ricovero dei confratelli anziani e malati, sia
come fonte di una cospicua rendita dall’utilizzo di quelle acque.
Ultimati i lavori, nel 1649, l’acquedotto consentì, per la prima volta, ai
cittadini catanesi l’approvvigionamento idrico senza dover più ricorrere al
fiume Amenano e alla gurna d’Anicito (il lago di Nicito), oltre che alle cisterne e
ai pozzi privati. Gli stessi monaci, che nella seconda metà del XVI secolo
avevano scelto di abbandonare il sito originale per trasferirsi e stabilirsi
all’interno delle mura della città, riuscirono così nell’intento di consolidare
ancora di più i legami col potere politico cittadino, stipulando un accordo col
Senato catanese, che, in cambio dell’acqua, s’impegnava a effettuare le
eventuali opere di manutenzione dello stesso.
L’acquedotto che si dipartiva dalla Leucatìa si sviluppava lungo un percorso
quasi parallelo all’odierna via Leucatia fino ad arrivare al Tondo Gioeni, dopo
aver alimentato ben dieci mulini, da cui il convento ricavava circa 656 onze.
Ancora oggi, all’interno del Parco Gioeni, si conserva la struttura muraria di
uno degli originali mulini alimentato dall’acqua che scorreva a pelo libero, ad
eccezione di qualche tratto chiuso. Da qui, la grandiosa saja benedettina
continuava il suo percorso fino al “Piano delle forche” (oggi, piazza Cavour), così
denominata per la presenza di un patibolo.
Nella vasta piazza, l’acquedotto, che alimentava un lavatoio pubblico
funzionante sino alla fine dell’800, si biforcava: un ramo proseguiva per andare
ad alimentare il parco dei principi di Biscari, dove oggi c’è la villa Bellini, mentre
l’altro ramo attraversava vari quartieri per confluire poi nella “Botte dell’acqua”
(all’altezza dell’attuale numero civico 727 di via Plebiscito, nei pressi del
deposito dei bus dell'Amt), cioè nel vano a cupola che serviva a dividere le
acque necessarie al cenobio benedettino ubicato alla Cipriana (piazza Dante)
da quello destinato al fabbisogno degli abitanti della città.
L’acquedotto, al quale in seguito furono aggiunte anche le acque del Fasano
e di Cibali, fu utilizzato dalla città fino a tempi recenti per l’irrigazione di orti e
giardini. Ancora nell’immediato dopoguerra, alcuni dei mulini del tratto
superiore erano in funzione, ma più tardi, con l’urbanizzazione della città,
avvenuta intorno al 1957-1958, non vi fu più la necessità di una sua utilizzazione e cadde in disuso.
I ruderi dell’imponente acquedotto benedettino sono tutt’oggi visibili
all’interno della zona umida e all’inizio di via Tito Manlio Manzella. Altri spezzoni dell’acquedotto resistono da oltre tre secoli e mezzo all’interno del Parco
Gioeni, nella parte alta di via Caronda e in piazza Montessori.
L’AMBIENTE UMIDO DELLA TIMPA DI LEUCATIA
La Timpa di Leucatia è il lungo costone lavico verde che si estende
dall’ambiente umido sottostante la Villa Papale sino a monte San Paolillo.
L’ambiente umido della Timpa di Leucatia è dovuto all’affioramento di
numerose sorgenti di acque dolci provenienti dall’Etna, in seguito al contatto
tra le lave dei Centri alcalini eruttivi antichi, risalenti a 135-80mila anni fa, e le
argille marnose del Siciliano: le acque sotterranee si riversano su una larga
fascia compresa tra il territorio comunale di S. Agata li Battiati e quello di
Catania scorrendo verso valle. In passato, fu una preziosa risorsa idrica che
favorì la formazione di insediamenti umani sin dalla preistoria. Ne fruirono,
infatti, le popolazioni dell'Età del Bronzo, che lasciarono numerose testimonianze della loro presenza nelle tante gallerie di scorrimento lavico di Barriera e
Canalicchio. Le copiose acque di falda della Leucatia defluiscono a valle, in
parte negli antichi resti di canalizzazioni (saje), in parte scorrendo liberamente
sul terreno, formando ruscelli, piccole cascate, persino laghetti.
Qui state censite un centinaio di specie vegetali. Là dove la presenza d’acqua
è costante per l’intero periodo dell’anno si rinvengono diverse specie vegetali
utilizzate dall’uomo in campo farmaceutico, erboristico, alimentare, cosmetico,
come la Menta d’acqua (Menta aquatica), usata per la preparazione di dentifrici,
collutori, bevande, infusi per la cura di infiammazioni delle vie aeree; il Crescione (Nasturtium officinale), una pianta assai ricercata per le sue proprietà
farmaceutiche (è un buon diuretico ed espettorante) e per quelle culinarie,
perché si presta alla preparazione di salse e mangiato come insalata dà un'eccezionale carica di vitamine e minerali; il Garofanino d’acqua (Epilobium
hirsutum), utilizzato per curare dermatiti, faringiti, infiammazioni della bocca; il
Sedano d’acqua (Apium nodiflorum), le cui foglie sono mangiate crude in
insalata oppure cotte insieme ad altre verdure, mentre nella medicina popolare
il decotto di tutte le parti o della sola radice è considerato un buon diuretico e
antinfiammatorio dei reni e delle vie urinarie; la Lenticchia d’acqua (Lemna
minor), una minuscola Angiosperma Monocotiledone della famiglia delle
Aracee che forma piccoli tappeti verdi; l’invadente Ipomea (Ipomoea indica),
una pianta dai vistosissimi fiori viola originaria dell’America tropicale, inselvatichita in Sicilia.
Là dove lo scorrimento dell'acqua causa l'impantanamento del terreno si
sviluppa l'esile Cannuccia di palude (Phragmites australis), i cui fusti sotterranei
(rizomi) sono ricoperti da uno strato di una ventina di centimetri di acqua e
fanghiglia, ma i fusti (culmi) possono svettare e superare i 4 metri di altezza.
All'apice, il culmo presenta una pannocchia di colore bruno o violaceo lunga
fino a 40 cm. Questa pianta è stata a lungo raccolta per realizzare stuoie e
cannicci, per l’alimentazione del bestiame e come materiale di lettiera nelle
stalle.
Assieme alla Cannuccia è presente pure l’infestante Canna comune o
domestica (Arundo donax), con il fusto che può raggiungere e superare i 6 m di
altezza. Fino a pochi decenni addietro, il fusto era usato per realizzare i tetti
delle case (“cannizzo”), canne da pesca, bastoni da passeggio e come supporto
per piante rampicanti, la vite e il pomodoro.
E, ancora, nell’ambiente umido della Licatia è presente, nei tratti in cui
l’acqua forma pozze più profonde, l'elegante Tifa (Typha latifoglia), pianta
caratterizzata da una pannocchia color ruggine lunga una trentina di centimetri. Il suo rizoma è utilizzato a scopo alimentare per la sua ricchezza in amido,
mentre le foglie sono usate per impagliare fiaschi. In Sicilia, le infiorescenze
erano un tempo usate per “calafatare”, cioè impermeabilizzare le botti del vino.
Le sorgenti affioranti alla base della Timpa danno vita a un breve corso
d’acqua che scende lungo l’impluvio coincidente all'incirca con la linea di
confine tra i Comuni di S. Agata li Battiati e di Catania.
E' davvero cospicua la portata d’acqua del corso principale: 30-50 litri il
secondo nei mesi estivi, 80-120 nei mesi invernali, senza considerare la quantità
d’acqua che si disperde nel sottosuolo prima che giunga nel collettore e quella
PROGRAMMA
PROGETTO
TUTELA, CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE
DELLA TIMPA DI LEUCATIA
Ore 10,00 - ACCOGLIENZA
Ore 10,15 - INTERVENTI:
Dott. Luigi Savarino
Biologo - Consulente del Distretto Lions 108 Yb
per l’Area “Ecologia – Ambiente – Energia”
Prof. Giuseppe Sperlinga
Presidente Associazione Stelle e Ambiente
Interventi dei Presidenti dei Clubs
Ci è gradito invitare la S.V. e gentile Consorte
all’inaugurazione e consegna delle opere
realizzate alle Città
di Catania e di Sant’Agata Li Battiati
Prof. Pietro Privitera
Dirigente Scolastico Istituto Tecnico Regionale
Prof.ssa Angela Maria Scandura
Dirigente Scolastico I.I.S. “F. Eredia” - Catania
Dott. Alberto Lunetta
Resp. Relazioni esterne Base Americana Sigonella
Notaio Maria Grazia Tomasello
Presidente IV Circoscrizione - Distretto Lions 108 Yb
Avv. Carmelo Galati
Sindaco di Sant’Agata Li Battiati
Avv. Raffaele Stancanelli
Sindaco di Catania
Consegna di un riconoscimento alla
dott.ssa Maria Cristina Litrico per la Tesi di Laurea
“Timpa di Leucatia: Valorizzazione degli Aspetti
Naturalistico-Culturali e Proposta di Itinerario Turistico“
Ore 12,00 - CONCLUSIONI
Dott. Antonio Pogliese
Governatore del Distretto Lions 108 Yb - SICILIA
R.S.V.P.
Luigi Savarino - Cell. 339 7595452
Silvana Grasso - Cell. 380 3077101
I PRESIDENTI
CATANIA HOST
Ettore Toscano
CATANIA ETNA
Paolo Amato
CATANIA BELLINI
Ciro Mosca
CATANIA EST
Rino Puleo
CATANIA STESICORO C.
Alessandro Pittari
CATANIA PORTO ULISSE
Tullio Pepe
CATANIA RIVIERA IONIO
Francesco Noto
CATANIA AGORA’
Luigi Savarino