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Spett.le Istituto Italiano Donazione
Con il presente documento Planet Life Economy Foundation Onlus desidera
candidarsi come Testimonial dell’iniziativa “Il Giorno del Dono 2016”,
inviando il racconto di un progetto di solidarietà portato avanti nella comunità
di Daloa (Costa d’Avorio) e rendendosi disponibile a comunicare la propria
adesione attraverso i materiali di comunicazione forniti da IID, al fine di diffondere i valori della solidarietà
e della cultura del dono.
IL DONO – L’esperienza condotta dalla nostra socia
Anna Rosa Galbiati
Qual è un dono sincero?
Quello per il quale non ci si attende nulla in cambio.
(Prasnottaramàlikà)
Ho accolto con piacere l’invito a raccontare la mia esperienza
vissuta recentemente in Costa d’Avorio, sia per presentare le
mie impressioni su questo grande Paese con tutte le sue
contraddizioni, sia perché altri possano trarne stimolo per
avvicinarsi e conoscere le preziose differenze che ci
arricchiscono e ci uniscono.
Anna Rosa Galbiati circondata dai
bambini di Issia
Perché in Costa d’Avorio? Da più di dieci anni tengo un corso
d’italiano per stranieri presso la Biblioteca del mio paese e tre
anni fa si presentarono tre giovani sacerdoti ivoriani della
Diocesi di Daloa, che mi espressero il desiderio di apprendere qualche nozione d’italiano. Le lezioni, seguite
con grande interesse ed entusiasmo, divennero, in seguito, piacevoli conversazioni e scambi di reciproche
conoscenze ed esperienze. Il loro soggiorno in Italia durò un mese, poi rientrarono in Costa d’Avorio. Con
mia grande sorpresa, dopo appena quindici giorni, ricevetti una “invitation” dal Vescovo di Daloa,
Monseigneur Maurice Konan Kouassi. Il Vescovo mi invitava in Costa d’Avorio per assistere ad
un’importante cerimonia religiosa, l’investitura di nuovi sacerdoti ivoriani.
Senza alcuna esitazione e riserva accettai di buon grado, mi attivai per ottenere il visto, preparai tutta la
documentazione sanitaria necessaria e… m’imbarcai. Arrivai di notte all’aeroporto di Abidjan, dove mi
attendeva un sacerdote, che mi fece da accompagnatore per tutto il periodo in cui
rimasi in Costa d’Avorio. La mia permanenza nel paese africano durò circa un
mese. Percorsi migliaia di chilometri su strade polverose e rosseggianti, alcune
impraticabili per via delle profonde buche causate dalle bombe lanciate durante la
recente guerra civile, che provocò morti e devastazioni e i cui segni erano
evidenti ovunque. Ebbi modo di ammirare le bellezze del Paese, attraversando
immense piantagioni di caffè, di cacao e di banane, senza vedere un’anima, in un
silenzio assoluto. Facevamo delle brevi tappe per riposarci, quando vedevamo un
Donna ivoriana in una
villaggio e gli abitanti ci accoglievano ospitali e curiosi, offrendoci quel poco
piantagione di cacao
che avevano… una bottiglia di acqua minerale, per loro una ricchezza!
I “cherubini”più
piccoli, sdraiati
all’esterno della scuola
Durante il faticoso itinerario, visitai la scuola “les petits chérubins” di
Issia, un edificio consistente in due sole stanze; il resto era un cumulo di
macerie, il risultato del passaggio della guerra. Sul pavimento di terra
battuta erano seduti circa un centinaio di bambini, mentre all’esterno, sotto
un cielo cocente, stavano sdraiati i più piccoli. Non c’erano banchi, sedie,
toilette e le insegnanti disponevano di un esiguo materiale, non sufficiente
per soddisfare le esigenze di tutti i bambini. Rimasi toccata dalla povertà di
quella scuola e sorpresa dalla bellezza di quelle creature così sorridenti e
felici con il loro “nulla”.
Durante la permanenza ad Issia, visitai l’Ospedale della cittadina, anch’essa
provata dalla furia della guerra e rimasi sconvolta dalle condizioni spaventose in
cui si trovava l’edificio. Non era un ospedale, ma un insieme di logore celle, con
letti arrugginiti, senza materassi, senza lenzuola, senza servizi igienici e
soprattutto… senza acqua! Inconcepibile e terrificante! Esiste un pozzo a cisterna,
ma offre acqua soltanto nel periodo delle grandi piogge e in estate è
completamente secco. Il Direttore dell’Ospedale lavora da vent’anni in queste
Le pessime condizioni
condizioni, senza alcun aiuto e, nonostante la penosa situazione, si prodiga con
dell’ospedale
un entusiasmo ammirevole, per non dire eroico. Ebbi modo poi di osservare con
i miei occhi la bellezza dei luoghi, la dignità delle donne, la bellezza dei
bambini, l’ospitalità genuina, il modo di vivere sereno e pacifico, senza stress e
ansie. Notai anche le contraddizioni di questo Paese, ricco di risorse, sfruttate da pochi a danno della
popolazione povera.
Ritorno in Italia. Quando tornai in Italia, carica di emozioni e di nostalgia, pensai che dovevo fare subito
qualcosa: la mia visita in Costa d’Avorio, pur se breve, non era stata una vacanza di svago e nemmeno un
tour da turista passiva e inerte; in me era cambiato qualcosa, anzi molto. Ancora sotto le vibrazioni delle forti
emozioni vissute, scrissi alcune pagine sulla mia esperienza ivoriana e le raccolsi in un piccolo libretto da
dare ad amici e conoscenti, con la finalità di raccogliere dei fondi da inviare in Costa d’Avorio.
Contemporaneamente proposi alle insegnanti delle scuole mio paese di poter proiettare foto e filmati agli
alunni delle loro classi per sensibilizzarli e avvicinarli alla difficile realtà dei loro coetanei africani.
Insegnanti, genitori e alunni accolsero con interesse l’iniziativa e con grande generosità accettarono di
donare materiale scolastico, giochi e strumenti da inviare alla scuola di Issia. Si raccolsero ben 50 colli di
materiale, a testimonianza di come la proposta del “dono”, lanciata da una persona, possa diventare una
catena umanitaria di doni, che rivela la sensibilità di chi coglie il messaggio.
L’invito alla serata
organizzata da PLEF
Intervento della Fondazione PLEF. Un pomeriggio, durante un’iniziativa
culturale ebbi la fortunata occasione di conoscere il Presidente della
Fondazione PLEF, Emanuele Plata, con il quale intrattenni un’interessante
conversazione. Essendo io ancora elettrizzata dalla mia recente esperienza
ivoriana, gli parlai del progetto che avevo in mente per poter dare un aiuto
concreto alla gente dei villaggi in cui ero stata. Colsi nel presidente una
particolare attenzione e un desiderio di conoscere a fondo la mia
esperienza, tanto che ne derivò una fruttuosa collaborazione grazie alla
quale riuscimmo a realizzare una parte importante del progetto. PLEF, per
raccogliere fondi da destinare alla comunità ivoriana, dapprima promosse
incontri con Banche, Società, Enti pubblici e Privati, raccogliendo
espressioni di elogio e di condivisione, ma senza ricavare alcun aiuto
concreto. Allora decise di organizzare a Milano una “cena ivoriana”, con
tanto di cuoca e menù tipici del paese, prevedendo anche uno spettacolo di
danza e musica con le performances di musicisti provenienti da diversi
paesi africani. Grazie a questa serata fu raccolta una discreta cifra che,
aggiunta ai bonifici inviati per il Progetto, permise di concretizzare alcuni
importanti interventi.
Primo intervento: invio materiale scolastico alla Scuola di Issia.
Tramite la collaborazione con imprese di servizio e di trasporto,
seguimmo la procedura, molto lunga e onerosa come tempi e costi,
ma tutto il materiale arrivò intatto. Fu di molto aiuto la presenza in
loco di un referente di fiducia, Père René, che seguì tutto l’iter dello
sdoganamento.
Il secondo intervento: la ricostruzione della Scuola di Issia. Due
anni fa la Scuola di Issia, già dissestata, fu completamente rasa al
suolo da un nubifragio estivo, per cui PLEF ritenne prioritario un
intervento di ricostruzione.
La distribuzione dei materiali
ludico-pedagogici ai bambini
Il crollo dopo il nubifragio (a sx) e la ricostruzione (a dx)
La costruzione delle toilettes
Sempre grazie alla collaborazione del referente di fiducia ivoriano, si ebbero i preventivi e si procedette
all’invio di fondi per la ricostruzione, che richiese tempi lunghi. In un secondo tempo si inviarono fondi
anche per la costruzione di toilettes, allora inesistenti.
I pochi fondi a disposizione del Progetto Daloa, hanno permesso di portare a termine un’opera fondamentale:
la ricostruzione della Scuola di Issia, che permetterà alle nuove generazioni di crescere culturalmente e di
migliorare le loro condizioni di vita. La cultura è il Dono più prezioso che si possa offrire ed è garanzia di
cambiamento.
Il PLEF ambisce a continuare con il “progetto Daloa” e il prossimo obiettivo che si prefigge è quello di
donare un pozzo all’Ospedale di Issia e un’ambulanza che permetta di raggiungere i malati nei villaggi
più sperduti nella foresta. Per raggiungere questo obiettivo conta ancora sulla generosità degli amici e degli
animi sensibili, che fino ad oggi hanno creduto e sostenuto il progetto. Il bello sarà che gli abitanti dei
villaggi di Daloa riceveranno un dono, ma non conosceranno mai il volto del donatore. Questa è la vera
essenza del donare.
Cielo, come il tempo fugge! Come i piaceri son corti!
Ma il ricordo trattiene così profondamente nel mio cuore i begli istanti,
che sono ancora vivi e palpitanti in me, o Daloa!
Io ho impresso nei miei occhi
la tua terra rossa come lava bruciante,
le tue infinite distese di foreste sulle quali i pensieri planano,
il tuo cielo grigio e brumoso,che nasconde sotto il suo mantello
le pene e le speranze della tua umanità abbandonata.
Oh, ancora gli occhi dei tuoi bambini scintillanti come stelle,
penetranti come spade affilate,
che mi guardano, mi giudicano e mi chiedono:
“Sei venuta, hai visto, che farai tu per noi?”
“O mie dolci innocenti Creature,
gli ultimi anni della mia vita li offro a voi;
le mie azioni, i miei pensieri, le mie giornate intere
saranno dedicate alla vostra futura felicità.
Come in uno specchio i vostri desideri si rifletteranno in me”.
E tu, Daloa, prendi nelle tue mani la tua storia e il tuo futuro.
Daloa, madre sacra, offri il tuo seno opimo e fruttuoso ai tuoi figli.
E che nessuno osi più profanare la tua terra in avvenire!
Anna Rosa Galbiati