"Conserva Logistic Solutions s.r.l."

Transcript

"Conserva Logistic Solutions s.r.l."
Immissione delle acque meteoriche di dilavamento
ricadenti nell'area di un opificio destinato a deposito
con annessi uffici, localizzato in via delle Fresi,e n.6 nel
Comune di Modugno (BA).
PROGETTO:
"Conserva Logistic Solutions s.r.l."
COMMITTENTE:
dott. geo[ qI)l:NLVc;t <F)ILL)l
GEOLOGO
ELABORATO
RELAZIONE GEOLOG ICA E IDRO
STUDIO TECNICO DI GEOLOGIA
doti. geo/. Gianluca Fal/acara
Via isonzo n°25 - Bitonto - Bari - 70032
ce/I. 3393718478, email: geofa/[email protected]
Documento riservato
a termini di legge con divieto di riprodurlo e renderlo noto a terzi
Studio Geologico-Tecnico dott. geo/. Fallacara Gianluca, via Isonzo n.25 Bitonto· BA·
Tel.: 08013718515- 3393718478, e-mail: [email protected]
PREMESSA
Nella presente relazione si riportano i risultati dello studio geologico e
idrogeologico eseguito nel Comune di Modugno (BA), al fine di
verificare, su incarico del committente "Conserva Logistic Solutions
s.r.l.", le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del sito interessato
dalla Immissione delle acque meteoriche di dilavamento ricadenti
nel! 'area di un opificio destinato a deposito con annessi uffici, localizzato
in via delle Fresie n.6 .
L'indagine ha comportato, un rilevamento geologico dell'area d'interesse
e delle zone limitrofe, volto al riconoscimento e alla caratterizzazione dei
litotipi presenti ed ad una parametrizzazione fisico-meccanica dei litotipi
presenti nella successione stratigrafica locale; in particolare si è
proceduto ad una serie di accertamenti attraverso:
~
Esame ed inquadramento dell'intervento nel contesto dello
strumento urbanistico vigente (pericolosità e fattibilità).
~
Analisi dei documenti cartografici esistenti:
~
Caratteri della successione litostratigrajìa del sito,·
~
Definizione della distribuzione areale dei litotipi, il loro stato di
alterazione.fessurazione e degradabilità
nonché un primo
giudizio qualitativo sulle loro caratteristiche geomeccaniche ;
~
Lineamenti geomorfologici della zona e analisi dei processi
morfogenetici in atto o potenziali:
~
Caratteri idrogeologici generali e del sito e la fattibilità
del! 'opera in relazione alla profondità di rinvenimento della
falda.freatica ed alla sua vulnerabilità.
Il presente studio geologico ed idrogeologico è stato condotto in
ottemperanza alla normativa relativa allo smaltimento delle acque
meteoriche, ai sensi del REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre
2013, n. 26 ("Disciplina delle acque meteoriche di dilavamento e di
prima pioggia"(attuazione dell'art.113 del 01.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed
ii.).
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1. IL SITO INDAGATO
Il lotto oggetto di studio è ubicato a NW dal centro del Comune di
Modugno ad una distanza di circa 1.4 Km; è posto in via delle Fresie n.6,
1'area ricade nel F 0 177 II NW "S.Spirito" della Carta Topografica
d'Italia ed è posta ad una quota di+ 77.0 m. s.l.m, dista circa 6.0 km dal
mare ; il lotto è riportato al catasto dei terreni del Comune di Modugno ai
Fg.11 p.lle 941-506-507 e Fg.14 p.lle 238-239-1401-1404, ha una
superfìcie totale dilavante al netto delle aree a verde di circa 28000. Omq.
Le coordinate geografiche del sito sono:
• 16°45'57.52" longitudine est da Greenwich;
• 41°05'37.6?1' latitudine nord.
Per quanto riguarda le coordinate UTM, il sito è ha coordinate:
>-
33T
648784.47 m E
4550492.63 m N
Nelle figure in allegato si riportano:
- stralcio IGM in scala 1: 25000 con indicazione del lotto studiato(fig. 1);
- stralcio carta tecnica (fig. 2)
- stralcio catastale (fig. 3);
- stralcio foto aerea (fig. 4).
2. Riferimenti normativi e legislativi
I1 presente studio geologico ed idrogeologico è stato condotto in
ottemperanza al REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013, n.
26 ("Disciplina delle acque meteoriche di dilavamento e di prima
pioggia"( attuazione dell'art.113 del 01.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed ii.).
Il presente Regolamento disciplina ed attua quanto previsto all'art. 113
del 01.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed ii.
Le acque meteoriche non disciplinate dalla presente normativa non sono
soggette a controlli, vincolì o prescrizioni derivanti dalla parte terza del
D1.gs. n. 152/06 e ss.mm. ed ii.
In coerenza con le finalità della Legge Regionale n. 13/2008, g_
obbligatorio il riutilizzo delle acque meteoriche di dilavamento
finalizzato alle necessità irrigue, domestiche, industriali ed altri usi
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consentiti dalla legge, tramite la realizzazione di appositi sistemi di
raccolta,
trattamento,
ed
erogaz10ne,
previa
valutazione
delle
caratteristiche chimico- fisiche e biologiche per gli usi previsti. Ai fini
del riutilizzo le acque meteoriche di dilavamento, tranne i casi delle
acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne per le fattispecie
di cui al Capo Il della presente disciplina, non sono soggette al rispetto
dei limiti di cui al DM 185/03 e riportati nella Tab. l dell'allegato 1 del
Regolamento Regionale n. 8 del 18 aprile 2012.
L'obbligo di riutilizzo vige per nuovi edifici ed installazioni, e comunque
per coloro che, alla data di entrata in vigore del presente Regolamento,
siano sprovvisti di autorizzazione ovvero non abbiano presentato
comunicazione ai sensi del successivo art. 15. La disciplina di cui al
presente comma si applica altresì alle istanze di rinnovo delle
autorizzazioni in essere.
Nel caso in questione rientriamo nella disciplina dell'Art.5 dell'attuale
regolamento (Disciplina e trattamento delle acque meteoriche di
dilavamento e{fèttuate tramite altre condotte separate).
Le acque meteoriche di dilavamento di cui al presente articolo, in
alternativa alla separazione delle acque di prima pioggia, possono essere
trattate in impianti con funzionamento in continuo, sulla base della
portata stimata, secondo le caratteristiche pluviometriche dell'area da cui
dilavano, per un tempo di ritorno pari a 5 (cinque) anni.
L'Autorità competente al rilascio dell'autorizzazione o alla ncez1one
della
comunicazione
allo
scanco
potrà
richiedere,
m
funzione
dell'impatto e dell'estensione delle superfici di raccolta anche un
trattamento di disoleazione delle acque di prima pioggia .
Le
acque
di
prima
pioggia
provenienti
da
superfici
scolanti
impermeabilizzate di lotti edificatori, cosi come individuati dai piani
urbanistici esecutivi, destinati alla sola residenza e localizzati in aree
sprovviste di fognatura separata, possono non essere sottoposte a
trattamento così come indicato nel comma 1 di codesto articolo ed
avviate al recapito finale, fermo restando sia l'obbligo di riutilizzo di cui
all'art. 2 comma 2 del presente Regolamento e sia la sicurezza idraulica e
geomorfologica delle aree interessate.
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E' fatto divieto di immettere nella fogna nera le acque meteoriche di
dilavamento provenienti da superfici di cui ai commi 1 e 4 del presente
articolo,come già sancito dal regolamento di igiene e sanità pubblica dei
Comuni in relazione alle disposizioni contenute nella L.R. 36 del 20/7/84
e ss. mm.
11.
E dalla Deliberazione di Giunta Regionale n. 3 819 del
06. l 0.1984.
Ai sensi del Regolamento Regionale n. 12 del 16 gmgno 2011, gli
scarichi delle acque meteoriche di dilavamento nei corsi d'acqua
episodici, naturali ed artificiali, sul suolo e negli strati superficiali del
sottosuolo non possono avvenire a meno di 200 (duecento) metri dalle
opere di captazione di acque sotterranee destinate a consumo umano.
11 titolare dello scarico delle acque meteoriche di dilavamento fuori dalla
pubblica fognatura, di cui all'art. 5 del presente regolamento, per
superfici scolanti superiori a 5.000 (cinquemila) mq, è tenuto a richiedere
I'autorizzazione all'Autorità competente prima della realizzazione delle
opere.
11 titolare dello scarico delle acque meteoriche di dilavamento fuori dalla
pubblica fognatura, di cui all'art. 5 della presente disciplina, per superfici
scolanti inferiori a 5.000 (cinquemila) mq, è tenuto ad inoltrare alla
Provincia competente apposita comunicazione, prima della realizzazione
delle opere. L'autorità competente nel termine di 90 (novanta) giorni
potrà imporre eventuali prescrizioni.
Allo scopo si precisa che tale zona rientrante nel Comune di Modugno
non è dotata di fogna bianca, per cui le acque meteoriche di dilavamento
saranno trattate (grigliatura, dissabbiatura e disoleazione) con impianto
con funzionamento in continuo cosi come previsto dall' Art.5 comm.2,
raccolte e riutilizzate ad uso irriguo e interno aziendale, il troppopieno
sarà smaltito negli strati superficiali del sottosuolo tramite pozzi
assorbenti anidri .
Si riportano alcuni elementi da affrontare nella relazione geologica ed
idrogeologica:
~
stralcio corografico 1:25.000 con indicazione del punto di scarico,
anche con coordinate UTM;
4
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~
una sezione idrogeologica, anche schematica, da cui si possono
trarre i rapporti stratigrafici in riferimento allo strato saturo del
sottosuolo;
>-
la definizione del franco di sicurezza tra il punto più basso cui si
immette o scarica l'acqua meteorica ed il massimo livello di
escursione della falda (Livello Statico);
>-
valutazione della capacità di assorbimento e percolazione del
sistema di smaltimento rispetto alle portate da smaltire;
>-
indicazione dei pozzi eventualmente presenti nelle v1cmanze e
rispettive distanze dal punto di scarico o immissione.
Inoltre è stata posta particolare attenzione alla posizione del sito m
relazione alla possibilità dell'esistenza nell'area di regimi vincolistici e
di tutela (P AI, vincoli idrogeologici, vincoli geologo-urbanistici locali
ecc). Per quanto riguarda gli indirizzi di tutela del territorio nella fig. 5 si
riporta lo stralcio della cartografia dove vengono individuati gli ambiti
estesi.
Per quanto riguarda il rischio idraulico, il Piano di Bacino Stralcio per
l'Assetto Idrogeologico (P.A.I), approvato in data 30.11.2005 dalla
Regione Puglia, redatto e finalizzato al miglioramento delle condizioni di
regime idraulico ed alla riduzione degli attuali livelli di pericolosità,
cartografa parte dell'area oggetto di studio, facente parte del Comune di
Modugno, con ambiti definiti come zone a rischio di alluvionamento.
Le zone strettamente legate agli impianti di trattamento e immissione
sono fuori da ogni perimetrazione.
Lo stralcio di tale piano viene riportato nella fig . 6.
3. GENERALITÀ
SUL TERRITORIO
Il territorio indagato ricade nella bassa-media Murgia e costituisce
l'estrema propaggine che pian piano si raccorda alla fascia costiera. Si
configura allungato in direzione NE-SW, dai contorni piuttosto irregolari.
Quasi ovunque affiorano strati di rocce calcaree e calcareo-dolomitiche
del Cretaceo a giacitura, ove debolmente inclinata ove suborizzontale,
per ampi tratti sottostanti una modesta copertura di terreno agrario e/o
colluviale; altrove le rocce calcaree sono ricoperte da esegui lembi di
calcareniti e/o di sabbie limose di età quaternaria.
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3.1 SCHEMA GEOLOGICO GENERALE E STRATIGRAFIA
In questo paragrafo vengono descritti i caratteri litostratigrafici,
sedimentologici e strutturali dell'unità affiorante, secondo quanto
raccolto dalla campagna d'indagini e secondo quanto é stato possibile
osservare in corrispondenza di tagli naturali e/o artificiali.
L' assetto
geologico
del
territorio
indagato
è
caratterizzato
dall'affioramento di unità formazionali di età differente e di ambiente
marino
o continentale che vengono a contatto lungo superfici
trasgressive, discordanti o paraconcordanti, di solito evidenziate da
cambi di pendenza m corrispondenza di appena pronunciati orli
morfologici.
Morfologicamente l'area considerata, facente parte della regione costiera
pugliese corrisponde ad una parte del rilievo murgiano, presenta caratteri
tipici ed è costituita da una serie di terrazzi marini plio-pleistocenici
posti a quote diverse e disposti parallelamente all 'attuale linea di costa e
degradanti verso il mar Adriatico. Tali ripiani digradano mediante
scarpate alte al massimo poche decine di metri.
Gli elementi morfologici minori, quali rilievi e depressioni, sono
frequentemente da mettere in relazione a strutture tettoniche tipo pieghe e
piccoli "Graben" o "Horst".
La configurazione geologica di questa zona del territorio murgiano non si
discosta dallo schema regionale per quanto riguarda i rapporti
intercorrenti tra le diverse litofacies.
Ad un basamento calcareo e calcareo dolomitico di età cretacea s1
sovrappongono depositi trasgressivi di età quaternaria sia di origine
continentale che marina. I sedimenti carbonatici mesozoici sono
rappresentati da calcari bioclastici, calcari micritici e calcari dolomitici
laminati e/o massivi ad assetto monoclinatico con blande pieghe a largo
raggio. Questi sedimenti costituiscono una potente serie sedimentaria
denominata "calcari delle Murge" della quale fa parte il calcare di Bari
che costituisce il substrato dell'area in esame. Sul substrato calcareo
poggiano
depositi
trasgressivi
calcarenitici
riferibili
a
più
fasi
sedimentarie e a depositi sia litorali che continentali. Tali sedimenti si
sono deposti in ambiente di piattaforma carbonatica poco profondo
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moderatamente agitato con apporti terrigeni scarsi e soggetti ad alta
attività biologica. Essi sono costituiti da facies calcaree massicce e
grossolane poggianti in discordanza angolare sul basamento calcareo.
L'area presenta un certo numero di solchi erosivi denominati " lame" a
interpluvi quasi piani che si allungano perpendicolannente alla linea di
costa. Nelle zone limitrofe al lotto d'intervento i principali corsi d'acqua
aventi regime torrentizio sono "Lama Sinata" di tipo A-E riportata al
numero progressivo 592 (cartografia Putt/Puglia idrografia superficiale) e
"Lama e/o Modugno" di tipo E riportata al numero progressivo 591
(cartografia Putt/Puglia idrografia superficiale).
In genere tali solchi erosivi sono diretti verso NE anche se ci sono casi in
cui sono diretti da Est a Ovest. In molti casi il loro corso mostra brusche
deviazioni o anse inegolari. I solchi maggiori hanno in genere il fondo
piatto, assai esteso con fianchi mediamente inclinati e ricoperto da
depositi continentali di facies alluvionale, costituiti da limi sabbiosi e
argillosi, a volte ciottolosi. L'età di questi depositi è associabile
all'Olocene. Questi alvei testimoniano la presenza di linee di impluvio, a
volte relitte, fonnatesi durante il Quaternario e coincidenti, spesso, con
accidenti strutturali presenti nel substrato. I solchi sono generalmente
asciutti, solo in caso di copiose precipitazioni essi raccolgono e drenano
le acque ruscellanti in superficie.
Nella figura 7 si riporta lo stralcio delle caratteristiche geomorfologiche
dell'area.
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3.2 DESCRIZIONE DEI CARATTERI TETTONICI GENERALI DELL'AREA
La regione presenta uno stile nel complesso assai semplice; infatti la
successione cretacea forma un'estesa struttura monoclinalica interessata
da blande pieghe e da faglie dirette, sulla quale poggiano i
depositi
terziari e quaternari in assetto suborizzontale. Le direttrici principali di
tali strutture sono orientate prevalentemente in direzione NW-SE; esse si
sviluppano cioè parallelamente alla dorsale appenninica. Le strutture
disgiuntive risultano impostate su più antiche ed attenuate deformazioni
plicative con prevalenti direzioni EW e WNW-ESE. La più importante di
queste corrisponde ad un'anticlinale con culminazione lungo il margine
ad1iatico estesa da Andria a Ostuni.
L'andamento generale degli strati si configura come una monoclinale
immergente a sud-ovest, solo a tratti complicata da deboli episodi
plicativi e disgiuntivi, man mano che si procede verso la linea di costa.
L'area è caratterizzata da una struttura a pieghe blande, ad assi diretti da
est ad ovest come l'anticlinale osservabile tra Bitonto e Ruvo di Puglia.
Le pieghe presentano avvolte distorsioni e sono attraversate da numerose
faglie, variamente dirette. Le faglie possono essere individuate solo in
modo indiretto in corrispondenza di brusche variazioni dell'assetto degli
strati o di particolari allineamenti visibili nelle foto aeree. Assai di rado
l'immersione e l ' inclinazione possono essere direttamente rilevate nella
maggior parte dei casi l'andamento sul terreno indica che si tratta di
faglie subverticali.
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3.3
CARATTERIZZAZIONE
GEOLOGICA
LOCALE
E
ASSETTO
STRATIGRAFICO DELL'AREA INDAGATA
rl territorio di Modugno(Bari) ricade nel foglio 177 "Bari" della carta
geologica d'Italia, in tale foglio affiorano i termini del gruppo dei calcari
delle Murge, essenzialmente neritici e complessivamente riferibili al
cretaceo. Su di essi poggiano in trasgressione calcari arenacei, arenaceoargillosi o detritici grossolani più o meno cementati indicati con il
termine di "Tufi delle Murge" e riferibili al pleistocene marino. Sul
fondo dei solchi erosivi sono osservabili depositi alluvionali.
3.3.1 LA SUCCESSIONE STRATIGRAFICA LOCALE:
i.
Gruppo dei calcari delle Murge
Questo gruppo comprende l'intera sene dei calcari cretacei affioranti
nell'area. Si tratta di un potente complesso sedimentario prevalentemente
detritico in genere stratificato. Tenendo conto dei diversi rilevamenti
effettuati nel corso degli anni si è ritenuto opportuno suddividere tale
complesso in diverse unità litostratigrafiche tra cui il calcare di Bari.
Il calcare di Bari :esso è costituito da una potente serie di strati o banchi
calcarei subordinatamente dolomitici. I calcari più frequenti sono detritici
(talora si tratta di vere calcareniti a grana assai fine biancastre o più
raramente grigio chiare, giallastre o rosate con abbondanti microfaune).A
varie altezze sono osservabili "/ivelli"(strati o gruppi di strati)di calcari
biostromali con rudiste, gasteropodi, ecc. Le dolomie, generalmente in
banchi sono di solito grigiastre, subsaccaroidi.
n
calcare è formato in prevalenza da calcari finemente detritici,
regolarmente stratificati, intercalati a calcari organogeni, calcari coroidi,
o più spesso a fini calcareniti nastriformi. I calcari detritici nella parte
superiore assumono un aspetto a lastre ( calcari comunemente indicati a
chiancarelle ).
Alcuni fra i "livelli" con macrofaune sono seguibili sul terreno talora per
molti chilometri; questi livelli in ordine cronologico sono:
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);;>
Livello "Corato" :è costituito da pochi banchi di calcare bianco
o rosato a grana fine , in qualche caso ceroide;contiene grossi
lamellibranchi (Toucasia cf. carinata,ecc).Presenta, al letto, un
banco di calcare giallastro a Orbitoline. Affiora poco sopra la
base della parte esposta del Calcare di Bari tra Corato e
Bisceglie. Il livello è stato datato al Barremiano-Aptiano.
);;>
Livello "Palese'·' : comprende strati di calcari detritici a piccole
Toucasie (lamellibranchi) e piccoli gasteropodi, alternati a strati
di calcari detritici con Orbitolinidi(Coskinolina). Separato dal
sottostante livello fossilifero ("Corato") da un intervallo
stratigrafico di circa 400m, è osservabile oltre che a NO di Bari,
anche nelle zone a NO di Bitonto a Est di Palese e a Sud di
Terlizzi. Il livello è stato datato ali' Albiano.
Tra il livello ''Palese" e quello sovrastante ("Sannicandro") la
serie è prevalentemente costituita da dolomie e presenta nel tratto
superiore un discontinuo livello di breccia calcareo-dolomitica a
cemento dolomitico.
);;>
Livello "Sannicandro ";è costituto da un banco di calcare bianco,
ceroide a Radioliti , Requienidi e altri grossi bivalvi. Il livello
sovrasta quello precedentemente descritto(Palese) di circa 800m.
E' bene osservabile tra Valenzano, Sannicandro, Grumo Appula
e Palo del Colle. E' riferibile al Cenomaniano.
);;>
Livello "Toritto": è una bancata di calcare macroorganogeno
(talora con tracce di stratificazione) a Radiolitidi, Requienidi e
altri lamellibranchi. Nella serie sta circa 200m sopra il livello
"Sannicandro". Si estende ad Ovest di Toritto per almeno 30
Km. Il livello è riferibile al Turoniano.
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Schema stratigrafico dei vari livellifossil{fèri del Calcare di Bari
11
Studio Geologico-Tecnico dott. geo/. Fal/acara Gianluca, via Isonzo n.25 Bitonto - BA Te/.: 08013718515 - 3393718478, e-mail: [email protected]
Il calcare dì Bari affiora con spessori variabili e nella maggior parte dei
casi molto potenti infatti in alcuni casi lo spessore raggiunge i 2000 m.
Nel Suo complesso il calcare di Bari rappresenta un deposito di
piattaforma, ed è prevalentemente di ongme orgamca anche nelle sue
frazioni calcarenitiche.
Complesso calcareo detritico trasgressivo "Tufi delle Murge"
Alcune aree sono coperte talora in discordanza angolare da depositi
trasgressivi di calcari arenaci arenaceo-argilllosi più o meno cementati
spesso giallastri o rossastri con frequenti livelli fossiliferi. Tali depositi
sono noti con il nome di "TUFI". Le loro parti pelitiche possono
diventare predominanti e rispettivamente costituire livelli di marne
argillose.
Depositi alluvionali
Sono depositi costituiti da ciottolami calcarei immersi in abbondante
matrice terrosa derivano da disgregazione e dilavamento dei calcari e
dei Tufi delle J\;furge e si rinvengono essenzialmente sul fondo dei
principali solchi erosivi ed hanno un spessore massimo di circa 2 m.
Nella figura 8 si riportano gli stralci della carta geolitologica e della
sezione geologica schematica .
4 CONSIDERAZIONI CLIMATICHE GENERALI
Gli aspetti climatici della Puglia, sono stati oggetto di numerosi ed
approfonditi studi (Bissanti 1968, 1974). Secondo Bissanti, la stagione
autunnale rappresenta il periodo più piovoso e perturbato di tutto l'anno.
A questa caratteristica non corrisponde però un altrettanto incremento di
piovosità, poiché le piogge tendono ad aumentare già dalla seconda
metà di agosto, per gli occasionali temporali di fine estate. Il clima può
essere definito tipicamente mediterraneo, caratterizzato da un inverno
non eccessivamente rigido, e un lungo periodo secco estivo ed
escursioni medie annue di poco superiori ai 17° C. Nell'ambito della
penisola si possono individuare almeno due sub-regioni con caratteri
abbastanza differenti: il versante ionico con temperature annue più
elevate e precipitazioni più basse ed il versante adriatico che presenta
caratteri esattamente opposti.
12
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4.1 PRECIPITAZIONI
I dati delle precipitazioni medie disponibili, coprono un periodo di
osservazione che va dal 1921 al 1980 ("Precipitazioni in Puglia: mappe
stagionali" di G. Zito & G. Cacciapaglia). Nella tabella I e nella figura si
riportano le medie mensili ed annuali delle precipitazioni. Il valore medio
delle precipitazioni annuo è di 544,5 mm. I massimi dell e precipitazioni
mensili sono concentrati nel semestre set. - feb . (autunno - inverno),
quando cade circa il 67 % delle precipitazioni. Il mese più piovoso risulta
novembre con 70.3 mm, mentre i minimi occorrono nel mese di luglio
(14.9 mm).
mesi
mm
qen
feb
mar
apr
maq
qiu
lug
ago
set
ott
59,3
49,9
48,2
35,9
31 ,6
24,3
14,9
25,7
50 ,2
66,1
70,3
68,1
nov
dic
544,5
ANNO
Tab. 1: Medie mensili e annuali delle precipitazioni (anni di osservaz.: 1921-1980)
precipitazioni medie mensili.
Stazione pluviometrica di Bari Oss. (1884).
Anni di osservazione1921 -1980.
g en feb mar apr mag g iu
lug ago set
mesi
mm
ott
nov dic
13
Studio Geologico-Tecnico dott. geol. Faffacara Gianluca, via Isonzo n.25 Bitonto - BA Te/.: 08013718515 - 3393718478, e-mail: geofa/[email protected]
Nella tabella 2 e nella figura seguente, invece, si riportano le medie
mensili ed annuali dei giorni piovosi relativi agli stessi anni di
osservazione. La media annua dei giorni piovosi è di circa 75 gg. Nel
mese di luglio si hanno i valori minimi (2.0), mentre il massimo numero
di gg. si rileva nel mese di dicembre (9 gg). Questi sono concentrati nel
trimestre nov- gen (25.6 gg, il 34 % riferito all'intero anno).
aa.
8,6
6,6
6,9
mesi
qen
feb
mar
apr
maa
aiu
lug
aqo
set
5,5
4,7
3,2
2,0
2,6
5,0
7,5
8,0
9,0
ott
nov
dic
75,2
tab. 2: Medie Mensili e annuali dei giorni piovosi (anni di osservaz.1921-1980)
ANNO
media mensile dei gg. piovosi.
Stazione pluviometrica di Bari Osservatorio.
Anni di osservazione 1921 - 1980.
9,0
8,0
7,0
6,0
5,0
gg.
4,0
3,0
I
li
I
I
I
I
I
giu
ago
set
ott
nov
dic
mesi
L'andamento annuale è piuttosto regolare.
Nella zona in esame, il regime pluviometrico è di tipo mediterraneo con
estati calde ed inverno freddo-umido. Le precipitazioni sono rilevanti nel
periodo tardo-autunnale ed invernale; prolungata siccità, salvo sporadici
rovesci di notevole intensità e breve durata, nel corso del periodo estivo.
14
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In merito alla distribuzione delle precipitazioni, è doveroso evidenziare
che a seguito di mutazioni climatiche ormai in atto da diversi anni, si
assiste sempre con maggior frequenza a situazioni estreme caratterizzate
da lunghi periodi di siccità, alternati a periodi di forti precipitazioni per lo
più concentrate in brevi periodi di tempo.
5. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE
La circolazione idrica sotterranea dell'intera area è caratterizzata dalla
presenza di due distinti sistemi la cui interazione tende a variare da luogo
a luogo.
Il primo, più profondo, è rappresentato dalla falda carsica circolante nel
basamento carbonatico mesozoico, fratturato e carsificato; il secondo, è
costituito da una serie di falde superficiali che si rinvengono a profondità
ridotte dal piano campagna, ovunque la presenza di livelli impermeabili
vada a costituire uno sbarramento a letto.
La falda profonda rappresenta tuttavia il fenomeno idrologico più
importante della zona. Tale falda carsica tende a galleggiare sulle acque
più dense d'intrusione marina, assumendo una tipica forma a lente
biconvessa con spessori che vanno decrescendo dal centro verso
i
margini ionico e adriatico. La superficie di separazione tra acque dolci ed
acque salate, a differente densità, è data da una fascia di transizione il cui
spessore, anch'esso variabile, cresce all'aumentare della distanza dalla
costa ed è, inoltre, funzione dello spessore dell'acquifero dì acque dolci.
lnterfoc~ia
>alina
Linea di costa
Li\·e Uo freatico
:'\IARE
FALD A
C u n!'o >:tliuo
Piede del ctu1eo
STRATO l:'\IPER)IEABILE
15
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Lo spessore delle acque dolci, che risulta legato da un rapporto di
proporzionalità diretta al carico idraulico, può essere stimato sulla base
della legge di Ghyben-Herzberg esprimibile nella forma:
H = [ Pii I ( Pm - Pii ) ] • h
---+
H;::; 40h
dove H è la profondità dell'interfaccia acqua dolce-acqua salata, Pii è la
densità dell'acqua dolce (:::::: 1.0028 g/cm\ Pm è la densità dell'acqua
marina(:: : : 1.028 g/cm 3) ed h è la quota del livello statico.
Nella pratica, comunque si adoperano formule con coefficienti minori di
40, di solito compresi tra 30 e 35 (in genere H:::::: 33h).
La falda profonda trova direttamente recapito nel Mar Adriatico, verso
cui defluisce con pendenze piezometriche piuttosto modeste (circa
o, 15%0).
La circolazione idrica all'interno dei terreni che costituiscono il substrato
dell'area presa in esame, è condizionata e determinata dalla litologia
degli stessi.
Le rocce calcaree del Creataceo sono dotate di una elevata permeabilità
per fessurazione e carsismo; la quale comporta l'esistenza di una
cospicua falda acquifera cosiddetta "profonda" sostenuta alla base dalle
acque manne.
Nella zona, la mancanza di sorgenti e di corsi d'acqua a carattere perenne
é evidentemente dovuta, oltre che a fattori climatici, ai caratteri geologici
regionali.
I calcari sono permeabili per fratturazione e carsismo. Limitazioni alla
permeabilità possono comunque derivare dalla presenza di zone con
fratture, dì limitata ampiezza, riempite da depositi residuali praticamente
impermeabili, oppure dalla presenza di corpi litici, compatti. Solo a
seguito di copiose precipitazioni, le acque possono scorrere in superficie
per brevi periodi, generalmente incanalate lungo i solchi erosivi (lame).
Scarsa e inesistente, salvo casi
eccezionali, è la circolazione idrica
superficiale; ben più significativa risulta la circolazione idrica della falda
carsica profonda.
Per l'esistenza nel sottosuolo di livelli a bassa permeabilità d'insieme, in
corrispondenza
del livello marino, l'acqua é costretta a circolare in
press10ne.
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L'acquifero trae alimentazione dalle precipitazioni meteoriche, in
prevalenza nei mesi autunno-invernali, che con una media di 544,5
mm/anno si riversano sull'intera superficie. L'assorbimento, in funzione
della permeabilità delle rocce calcaree presenti in affioramento, é
maggiore nei punti interessati da un carsismo più accentuato e reso
evidente dal1a presenza di piccole doline, inghiottitoi, grotte e caverne,
lame.
La falda idrica, a luoghi, si muove sotto un carico piezometrico elevato e
tende a dirigersi verso mare in maniera diffusa attraverso la rete più o
meno continua di fessurazione delle formazioni calcaree.
Anche le lame, che assolvono il compito di smaltimento di intensi
rovesci di acque meteoriche, per la loro conformazione a fondo piatto,
talvolta
esteso
e
coperto
da
lembi
alluvionali,
contribuiscono
all'alimentazione della falda idrica disperdendo nel sottosuolo gran parte
dell'acqua. La distribuzione dei caratteri di penneabilità delle rocce
carbonatiche è legata in gran parte all'attività, distribuzione, intensità ed
evoluzione del fenomeno carsico ipogeo. Chiaramente, l'attività del
fenomeno carsico è variabile in intensità da zona a zona, presentando
comunque uno stadio di avanzato sviluppo. Gli elementi sopra accennati,
riflettendo condizioni litologico-stratigrafiche e tettoniche, danno origine
ad un contesto idrogeologico complesso, e sotto molto aspetti,
difficilmente schematizzabile.
Una delle caratteristiche idrogeologiche fondamentali di questo sistema è
quello di possedere nel suo insieme, e molto spesso, una permeabilità
relativamente bassa e marcatamente discontinua, specie alle profondità
alle quali normalmente si rinviene la falda. Infatti, al di sotto del livello
del mare, la fratturazione è scarsa e discontinua, talvolta praticamente
assente. Solo a luoghi, e senza un ordine ben preciso, in questo sistema
praticamente impermeabile, si rinvengono dei livelli, strati, o banchi
calcarei fessurati e più o meno carsificati.
L'idrografia carsica murgiana è contraddistinta dal fatto che la falda
profonda, in buona parte del territorio, non circola a pelo libero bensì in
pressione e molto spesso a notevoli profondità al di sotto del livel1o del
mare.
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Nella zona circostante il territorio indagato, non ci sono corsi d'acqua
superficiali a carattere continuo, e per questo le precipitazioni
idrometeoriche alimentano direttamente la falda carsica profonda
(calcolando le perdite imputabili per evapotraspirazione).
La disomogeneità della quantità d'acqua che s'infiltra nel sottosuolo
dipende dalla distribuzione differenziata dei piani di fratturazione e
soprattutto dalle sue caratteristiche geometriche quali la frequenza, la
spaziatura, lo sviluppo ecc. Pertanto, nell'ambito di una stessa zona,
caratterizzata da eguali valori dell'altezza di pioggia, la ripartizione della
stessa, in acque di infiltrazione, di ruscellamento e perdite per
evapotraspirazione, risulta sensibilmente irregolare.
La falda profonda, come già sottolineato in precedenza, circola in
pressione e normalmente al di sotto del livello mare, essendo confinata
nella parte superiore da strati rocciosi poco permeabili, a causa del basso
grado di fratturazione e carsismo. Essendo legata essenzialmente a queste
due ultime caratteristiche, la profondità di rinvenimento del tetto
dell'acquifero è sensibilmente variabile da zona a zona ed in maniera
irregolare.
Nella figura 8 è evidenziato l'andamento della superficie piezometrica.
Nel sito indagato il valore è prossimo alla isofreatica di 20 m. s.l.m. E'
chiaro che questa carta costituisce una schematizzazione; in realtà la
situazione riscontrabile è variabile da punto a punto. La forte anisotropia
dell'acquifero è inoltre all'origine delle vie di preferenziale drenaggio che
sono esaltate dalle curve isopieziche e che con tutta probabilità risultano
coincidenti con quei tratti di acquifero caratterizzati da un più alto grado
di permeabilità di insieme.
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Fig. 8: ANDAM ENTO DELLA SUPERFICIE PIEZOMETRICA
-
-
isopiezica (m s.l.m. )
Con riferimento alle modalità di deflusso verso mare della falda, questa
si esplica sostanzialmente in forma diffusa, attraverso l'esistenza di
sorgenti dotate di portate modeste, le cui acque salmastre vengono a
giorno, attraverso giunti di stratificazione e/o di fratturazione presenti nei
calcari mesozoici . E' considerata come superficie di fondo della
circolazione idrica l'ipotetica superficie isoalina oltre la quale le acque
assumono una salinità superiore a 3 gr/l, quel valore in pratica al quale si
ritiene abbia inizio la zona di transizione tra acque dolci ed acque salate.
Nella figura 9 è riportato l'andamento delle isobate della superficie di
fondo della falda.
Questa è stata elaborata assumendo il valore del
rapporto fra la quota della superficie isoalina (tetto della zona di
transizione) e carico idraulico della falda pari a circa 30, per un dato
punto. Il sito ricade nelle aree dove l'acquifero è interessato dalla isobata
prossima a 500 m.
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Te/.: 08013718515 - 3393718478, e-mail: [email protected]
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Aree in cui l'ocqu1fero e lnfeteSSùlo
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~300
•
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Sito indagalo
9: A NDAME NTO DELLE ISOBATE DELLE SUPERFICI DI FO NDO
Stesse considerazioni possono essere svolte visionando la caiia delle
isopache dei terreni costituenti l'acquifero di fondo (vedi figura 1O). Il
sito indagato è compreso tra i valori di 600 m. e 800 m.
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•
Fig. 10: ISOPAC HE (S PESSORI) DELL' ACQU IFERO
La relativamente bassa permeabilità dei terreni acquiferi costringe la
falda ad assumere quasi ovunque forti carichi piezometrici e a defluire
verso mare con le più elevate cadenti piezometriche fino ad oggi
registrate negli acquiferi carsici pugliesi. I valori calcolati variano, infatti,
da un minimo del 0.2 % ad un massimo di 0.8 %. Di nonna essi si
mantengono nell'ordine di 0.4 - 0. 5 %.
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Il chimismo delle acque di falda dipende essenzialmente dalle acque
d'alimentazione. Una diversificazione del chimismo di tali acque, oltre
che a chiare dipendenze da fattori climatici e geografici, è riconducibile
anche al tempo di permanenza dell'acqua nel terreno, prima che essa
raggiunga la zona di saturazione. L'irregolare distribuzione dei caratteri
di permeabilità dell'acquifero è comprovata dalla rappresentazione della
figura 11 che mostra l'andamento nello spazio dei valori di portata
specifica relativi ad alcuni pozzi trivellati nello hinterland di Modugno (i
valori sono compresi tra 2-1 O l/s x m).
LEGENDA
D
D
<2
lt I sec; • m
2 . 10
11 / se c • m
I O . 30 Il I sec .. m
-----
D
30 - 70 lt I sec • m
D
> 70
I
I
I
I
•
I
I
I
I
I
I
I
L------------ - - --------------------- --------------- - - - - - - - ' - - - - -- - - . . . . J------------ -f
Fi
11: DISTRIBUZIONE DELLE PORTATE SPECIFICHE
Da ciò s1 evince come la distribuzione orizzontale e verticale del
contenuto salino delle acque sia, in definitiva, anche funzione del grado
di permeabilità dell'acquifero.
L' area oggetto del presente studio è caratterizzata da valori prossimi
alla iso alina di lg/l (figura 12).
I livelli idrici della falda sono soggetti a vanaz1om imputabili
all'alimentazione e al grado di permeabilità dell'acquifero.
Queste variazioni sono minime man mano che dall'entroterra si procede
verso la linea di costa. In ogni caso, l'entità delle oscillazioni
idrometrografiche, paragonate agli spessori della falda, indicano che si
tratta di un acquifero caratterizzato da un elevato rapporto tra ricarica
stagionale e riserva idrogeologica.
21
lt /sec • m
Sito indagato
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Legenda
CWslribuzionl!! m~ia- del ccncenll!o Rrino dell• acque di
lllts:.d ....U.,,.'"ftG.A
•
Fig. 12: DISTRIBUZIONE DEL CONTENUTO SAllNO NELLE ACQUE DI FALDA
La ricarica si effettua nel periodo tardo autunnale - inverno, mentre dai
mesi di febbraio - marzo s'individua la fase d'esaurimento.
E' da rilevare il fatto come i tempi, con i quali la falda risenta dei processi
d'alimentazione, siano sufficientemente brevi. Questo a conferma di
come il tipo d' infiltrazione sia concentrato, poiché avviene attraverso un
sistema di fonne carsiche superficiali (soprattutto inghiottitoi e doline)
direttamente collegate con il sistema carsico ipogeo.
In conclusione, si ritiene che la falda acquifera profonda, contaminata
dalle acque marine di invasione continentale, sia confinata a profondità
tali e si trovi caratterizzata da peculiarità idrogeologiche particolari, che
la rendono posta in condizioni di grande sicurezza, in riferimento a
ipotetici inquinamenti della stessa.
22
l~l~
(gil)
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5.1
AREE DI SALVAGUARDIA
Ai fini della valutazione delle Aree di Salvaguardia di cui all'art. 94 del
D.Lgs. 152106 per gli scarichi delle acque meteoriche di dilavamento,
sono stati utilizzati sia i dati dei pozzi gentilmente concessi dal1' ex Ente
Irrigazione Puglia - Lucania che da quelli raccolti dal Genio Civile
Ufficio Struttura Tecnica Periferica di Bari e I.S.P.R.A,
la loro
ubicazione è riportata nella fig. 13.
Nella tab.3 si riporta la distanza m metri dei pozzi rispetto al sito
indagato e la loro posizione geografica rispetto allo stesso sito.
Distanza (km)
Direzione
Pozzo
2,2
wsw
I
ESE
3,0
2
tab. 3: distanza e posizione dei pozzi esistenti
Nella tabella 4 si riporta:
• numero del pozzo così come riportato nello stralcio di fig. 13 ;
• numero identificativo corrispondente assegnato ;
• Comune ;
• coordinate geografiche (latitudine e longitudine);
• quota sul Lm.m.
Quota
(m. s.l.m .. )
Identificativo
(codice pozzo)
Comune
I
152978
Bitonto
4 l.087896
16.744527
97
2
151983
Bari
41.089011
16.804530
35
Pozzo
Latitudine
Longitudine
tab. 4: posizione dei pozzi
Invece nella tabella 5 si riportano i dati esistenti circa il :
• numero del pozzo;
• quota sul Lm.m.
• profondità raggiunta dalla perforazione;
• diametro della perforazione;
• livello statico in m s.l.m.;
• portata max in l/s;
• depressione corrispondente alla portata emunta;
Quota
(m. s.1.m.)
Profondità
m d11I p.c
Diametro
mm
Livello statico
m s.1.m.
1
97
90
160
2
35
35
I IO
Pozzo
Portata
max 1/s
Depressione
m
17
2
10
7
IO
2
tab. 5: caratteristiche geometriche ed idrauliche dei pozzi
23
. (J. :
' • (i
...
I•
tìg. 13: ubicazione pozzi e traccia della sezione idrogeologica A-A'.
..... ,..,-
,
.
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Quindi in tab. 6, in base alle caratteristiche idrauliche dei pozzi, si riporta
la tipologia dell'acquifero riscontrato e la tipologia di uso del pozzo.
Pozzo
Quota
(m. s.1. m.)
Livello statico
m s.1.m.
Uso Pozzo
I
97
17
Domestico
2
35
7
Industriale
Tipologia
dell'acquifero
in pressione
in pressione
tab. 6: tipologia dell'acquifero
Dall'esame delle tabelle s1 evmce come l'acquifero che interessa il
territorio indagato sia dotato di variabilità delle sue caratteristiche, che lo
rendono a regime e modalità di deflusso differente anche entro brevi
distanze.
Per quanto riguarda la stratigrafia desunta nel corso della realizzazione
dei pozzi, questa si presenta omogenea per tutti. Dopo uno spessore
modesto di circa 50-150 cm di terreno vegetale si intercetta in maniera
monotona un'alternanza di roccia calcarea compatta a roccia calcarea
fessurata con intrusioni diffuse di terra rossa. Nella fig. 14 si riporta la
sezione idrologica schematica A - A'che ha direzione circa SW - NE, la
cui traccia è presente nella precedente fig. 13.
Il calcolo del coefficiente di permeabilità indispensabile per il
. dimensionamento delle opere disperdenti è stato calcolato (in maniera
indiretta) attraverso la fonnula di HAZEN applicata a materiali granulari
e rocciosi fessurati e/o carsificati.
La permeabilità K dei terreni dipende principalmente dalla dimensione
della sezione dei canali interstiziali (porosità). Poiché il diametro dei pori
di un terreno ad una data porosità aumenta in proporzione alla
dimensione media dei grani ovvero dei canali interstiziali, K aumenta con
il quadrato di un diametro (Dc}, caratteristico della dimensione dei grani:
K = f (A, D)
e
dove:
2
A =n · D e/4·'
De = f( diametro dei grani DIO).
Il coefficiente k ha la dimensione di una velocità ed è pertanto espresso
in metri al secondo. Esso dipende dalle proprietà geom etriche del m ezzo
e da quelle fi siche del liquido che vi scorre. Immaginando un ammasso
24
o
1
2
Pozzo 1
(quota + 97 m}
Sito indagato
(quota+ 77 m}
t
Fig. 14: SEZIONE IDROGEOLOGICA A-A'
3
4km
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costituito da materiale litoide unifonne (ip. di isotropia) di diametro Dc
(m) e liquido di viscosità dinamica
~L
(Kg/m·s) e peso specifico y
(Kg!m\ l'analisi dimensionale, eseguita per 8
=
10 °C, porta a definire
una relazione del tipo:
k =e . o/ . y/µ. (0,7 + 0,03 ·0)
= o,001s1 · o/· 999 Kg/m 3/0,00013
kg·s/m 2 [m/s]
essendo C un coefficiente adimensionale che pone in conto, in modo
globale, le proprietà del mezzo filtrante.
Per la determinazione del valore di K che, come visto è estremamente
complessa, A. Hazen ( l 892), detenninò la seguente legge empirica (0 =
10 °C):
2
k = ( c · D 10)/86400
dove: K[m/s], D1o[mm] e c
~
900 + 1200 a seconda (G. Chiesa, 1994) se
la granulometria è fine (limi, D 10 < O, l O mm) ovvero grossolana (ghiaie,
Dio > 3,00 mm).
Curva di A. Hazen (1892)
O, 12
·r;:::;::;;;:;;;;;::;;;:;;;;;::;;;:;;;;;::;;;:;;;;;::;;;:;;;;;::;;;:;;;;==:==:==:=:--- - - - - ,
Equazione di Hazen T=10°C
O, 1
-
_
_.z=___ _ _ __ ,
k =(1000010 )/86400
2
0,08 ...J__._.:-=~=========~------J
~
t: 0,06
-4---
-
- --
- - - - - - - - - -- - -....J
0,04 -+--- - - - - - - - - - -- - - - ---....J
0,02
+-----~~----------j
_ _ _ __ __ _ _ _ _ _ _ __ _
O(±-::~=:...
o
1
2
3
4
010 (mm)
Dalla
fonnula
di
Hazen e dal grafico
conseguente s1 notano
principalmente due aspetti:
Il coefficiente di uniformità U = D6i D 10 ha una piccola influenza su K.
K diminuisce sensibilmente in caso di presenza, anche minima, di
materi ale fine (argilla, limo).
25
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Per ammassi calcarei fratturati e/o carsificati (permeabilità in grande),
con porosità media compresa tra il 15 % -;- 30 %, ammettendo
cautelativamente un 0 10
=0,15 mm, si ottiene:
4
k = ( l 000 · O, 15 2)/86400 = 2,6 · l 0- m/s
valore competente alla permeabilità di rocce costituenti un acquifero di
tipo carsico fratturato.
I Calcari di Bari sono caratterizzati da una permeabilità secondaria per
fessurazione e carsismo. La conducibilità idraulica nell'insieme può
risultare significativamente minore rispetto a quella di altre sequenze
carbonatiche mesozoiche pugliesi, in relazione a scarsa fatturazione o
alla notevole incidenza dei termini dolomitici e al diffuso intasamento dei
vuoti secondari ad opera dei depositi di terre rosse i valori più frequenti
sono compresi tra 10-2 e 10-5 cm/s e denotano una permeabilità mediobassa.
Il flusso idrico è influenzato da forti anisotropie, particolarmente
significative in senso verticale. Stato di fratturazione e sviluppo dei
fenomeni carsici improntano la circolazione delle acque, determinando
modalità di flusso idrico sensibilmente diverse rispetto ai caratteri
d'insieme
dell ' ammasso.
Nell'entroterra
murgiano
le
magg10n
permeabilità si riscontrano a notevoli profondità, anche a centinaia di
metri al di sotto del livello marino. Lungo la costa, invece, lo stato di
fratturazione più intenso e diffuso, insieme al maggiore sviluppo assunto
dal carsismo, conferiscono all ' ammasso una maggiore permeabilità e, di
conseguenza, una circolazione idrica sotterranea più attiva.
Prove di assorbimento effettuate in altri siti nel comprensorio di
Modugno aventi simili caratteristiche litologiche hanno determinato
valori di K variabili da lx l 0-4 m/s a 1x10-5 m/s (in base alle presenza o
meno di stratificazioni) valori confennatì da letteratura, in fase esecutiva
si effettueranno all'interno dei pozzi di immissione delle prove di
assorbimento per la verifica generale.
Le acque di falda presentano caratteristiche dì salinità tali da subire forti
interferenze con l'acqua marina di invasione continentale a causa della
forte vicinanza alla linea di costa.
I valori della porosità per le rocce calcaree sono variabili e dipendenti dal
grado di fratturazione.
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Si passa da qualche decimo percentuale fino a qualche unità. Anche il
valore della permeabilità è un valore estremamente basso e legato alla
fratturazione dell'ammasso roccioso.
I livelli idrici della falda sono soggetti a vanaz10m imputabili
all'alimentazione ed al grado di permeabilità dell'acquifero.
Tali variazioni sono minime man mano che dall'entroterra si procede
verso la linea di costa.
6. Calcolo della curva di possibilità pluviometrica
Con riferimento all'art 5 comma 2 del Nuovo Regolamento Regionale
del 9 dicembre 2013, n. 26 si effettuerà l'analisi idrologica al fine di
determinare la portata di piena calcolata con un tempo di ritorno di 5
. ,,
anm ...
La determinazione della Legge di possibilità pluviometrica (del tipo h =
atn ) si effettua operando sulla base delle procedure riportate dai Rapporti
di sintesi sulla Valutazione Piene redatti dal CNR-GNDCI.
Il progetto VAPI (Valutazione Piene), redatto dal Gruppo Nazionale per
la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (GNDCI-CNR) è un programma speciale operativo di
valutazione delle portate di piena, corrispondenti ad assegnati periodi di
ritorno, per i corsi d'acqua italiani. Lo studio si propone di utilizzare in
maniera ottimale l'informazione idropluviometrica raccolta dal Servizio
Idrografico ricorrendo a tecniche di analisi statistica su base regionale.
In tal modo esso vuole rappresentare non solo una guida ma anche un
supporto operativo, attraverso l'elaborazione di migliaia di dati idrologici,
a singoli studi e progetti a scala di bacino.
Il Progetto VAPI per la Puglia, redatto dal CNR-GNDCI regionale, si è
basato su una ricerca giornalistica relativa ad eventi alluvionali e
fenomeni
di
piena verificatisi dal
Settentrionale. Si
ha un'analisi
che
192 I al
1985
nella Puglia
prescinde dalla
singolarità
dell'evento, attraverso un modello statistico che fa riferimento alla
distribuzione
TCEV(Two
Component
Extreme
Value)con
regionalizzazione di tipo gerarchico.
Il metodo della regionalizzazione dei dati consente di svincolarsi da
valori singolari o eccezionalì di precipitazione e, pertanto, permette
l'applicazione ragionevole ed oggettiva dei risultati delle elaborazioni su
27
Studio Geologico-Tecnico dott. geot. Faltacara Giantuca, via Isonzo n.25 Bitonto - BA Tet.: 08013718515- 3393718478, e-mail: [email protected]
largo spettro.
In tal modo m territorio Pugliese dal punto di vista del!' approccio
pluviometrico, è stato suddiviso in 6 aree pluviometriche omogenee, per
ognuna delle quali è possibile calcolare la Curva di Possibilità
Pluviometrica sulla base delle seguenti equazioni:
Zona 1:
X
(t,z)= 26.8 t [(0.720+0.00503 z)/3.178]
Zona 2: x (t)= 22.23 t 0 ·247
Zona 3:
X (t,z)=
25.325 t [(0.0696+0.00531
z)/J.178]
Zona 4: x (t)= 24. 70 t 0256
Zona 5 : x (t,z)= 28 _2 t [(0.628+0.0002 zJ/3.178]
Zona 6 : x (t,z)= 33 _7 t [(0488+0.0022z)/3.178]
SUDDIVISIONE DELLE ZONE OMOGENEE
SECONDO IL RAPPORTO Va.Pi.
3
5
6
Il sito oggetto di studio ricade in Zona 4: X(t,z)= 24. 70 t 0 · 256
L'equazione dedotta risulta in funzione del parametro geomorfologico "z"
(quota assoluta sul livello del mare espressa in metri).
A tale equazione, vanno applicati coefficienti moltiplicativi relativamente al
Fattore di Crescita KT (funzione del tempo di ritorno dell'evento di progetto,
espresso in anni), ed al Fattore di Riduzione Areale KA (funzione della
superficie del bacino espressa in kmq, e della durata dell'evento di progetto
espressa in ore).
28
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Per le zone 1-2-3-4 (Puglia Settentrionale)
KT = 0.5648+0.415 lnT
Sostituendo gli opportuni valori in funzione delle variabili di cm sopra, s1
ottiene la curva di possibilità pluviometrica:
h (t)= 30.25 t
0 256
•
CURVA DI POSSIBILTA" PLUVIOMETRICA METODOV~Pi
noNA OMOGENEA 4
B0.00
y
70,00
l
50.00
~
~
i
_....
___.-------
60 ,00
"'
~
=30,249y0,:!56
40 ,00
-
/
.,
~ 30,00
"'
20.00
10.00
0.00
o
5
10
15
20
25
1hni1t.1 (lellò\ I>' ec i111t1uio11~ (11}
7. Calcolo della Portata massima di progetto
Fondamentale ai fini del calcolo della portata è il coefficiente di afflusso,
i cui valori, variano con il clima, in funzione dell'evaporazione, con la
natura del sottosuolo, con la pendenza dei terreni, con il loro grado di
saturazione per precedenti piogge ecc. In pratica però si tiene conto solo
della superficie, trascurando gli altri fattori. I valori, secondo lo schema
analitico adoperato, sono quelli riportati nella seguente tabella.
Superfici
Tetti, terrazze, pavimentazioni in asfalto
Lastricati ben connessi
Lastricati ordinari
Macadam e selciati
Superfici battute
Superfici non battute
Parchi, boschi, giardini, terre coltivate
valori di q>
0.9 - 0.8
0.8 - 0.7
0.7 - 0.5
0.6 - 0.4
0.3 - 0.15
0.2 - 0.1
0.1 - o
tab. 7
29
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Poiché risulta difficile classificare le diverse realtà urbane secondo le
~-
varie tipologie riportate in tab.6, più recentemente sono state proposte
delle relazioni che legano il valore del coefficiente d'afflusso unicamente
1111 di aree impe1meabili del bacino effettivamente connesse
all'aliquota
alla rete di drenaggio, tra queste c'è quella di :
~
Wisner e P'ng (1983) : <p=
0,2(1- lm)+0,9 lm
e quella di :
~ Larcan,Mignosa e Paoletti(l 987):
<p=
<pperrnO-
lm)+ lm
Nella prima fo1mula si assume che il contributo delle aree permeabili sia
pari a 0,2 e che sia pari a 0,9 quello delle aree impermeabili; nella
seconda,invece, il contributo delle aree permeabili è indicato con <ppenn e
andrà valutato in relazione alla natura dei suoli, mentre quello delle aree
impermeabili è posto pari all'unità.
Recentemente il gruppo "Deflussi Urbani ". elaborando i molti dati
sperimentali , è pervenuto a suggerire la formula ,di struttura analoga, ma
meglio calibrata:
~
<p=
<ppenn( 1-
lm)+
cpimp
lm
dove Im è dato dal rapporto tra superficie impermeabile /superficie totale
del bacino.
I valori dei contributi <ppenn e cpimp ,rispettivamente delle aree permeabili
e impenneabili di un bacino, sono da assumere variabili con il periodo di
ritorno T di progetto,secondo quanto riportato nella tabella seguente:
T(anni)
<f>perm
<2
2+ 1
o
>10
<f>imp
0,00 -;- O, 15
0,60 -;- O, 7 5
o, 1o-;- 0,25
0,65 -;- 0,80
O, 15 -;- 0,30
0,70 -;- 0,90
E' importante evidenziare come ,in un singolo bacino, il valore del
coefficiente d'afflusso vada variando, da evento a evento,in funzione di
molteplici elementi , tra cui l'entità delle precipitazioni.
Considerando i dati del bacino e il tempo di ritorno T pari a 5 anm
abbiamo:
<p=
<pperm(l-
lm)+
cpimp
lm = 0+0.7·1= 0,7
30
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Elaborate le curve di possibilità pluviometrica, caratterizzate da valori
costanti di frequenza e quindi di probabilità, occorre scegliere la
frequenza adatta al tipo di opere da progettare.
A tal proposito il neo emanato Regolamento Regionale 9 dicembre 2013,
n. 26 (pubblicato sul BURP n.166 del 17.12.2013) prevede che, "le acque
meteoriche di dilavamento [. ..]. in alternativa alla separazione delle
acque di prima pioggia. possono essere trattate in impianti con
funzionamento in continuo. sulla base della portata stimata. secondo le
caratteristiche pluviometriche del! 'area da cui dilavano. per un tempo di
ritorno pari a 5 (cinque) anni" (cfr art. 5, comma 2, R.R. n.26/2013).
Sulla base di quanto detto si è optato di utilizzate per le verifiche
idrauliche le curve di possibilità pluviometrica con tempo di ritorno Tr =
5 anni .
In particolare la legge di possibilità pluviometrica utilizzata risulta h
=
256
30.25 t 0•
Il calcolo della portata di acqua meteorica per una precipitazione che
segue la legge pluviometrica individuata nel paragrafo precedente
(Tempo di ritorno di 5 anni) si effettua a utilizzando il modello
cinematico lineare o metodo della corrivazione:
Q =e X ltc X A
con:
Q = valore della portata di piena secondo il tempo di ritorno considerato
(Tr = 5 anni);
e = coefficiente di deflusso e ritardo;
le = Intensità Critica in mm/h è data dal
rapporto hc (altezza di pioggia
critica) I te (tempo di corrivazione in ore);
A = superficie impermeabile considerata (mq);
Per il calcolo della portata in sito, è stata fatta una suddivisone in base
alle superfici dilavanti e le relati ve pendenze( la suddivisione delle
superfici è riportata nell'allegato della Relazione Tecnica):
•
Per l'area 1 (sup. dilavante di trattamento 14000 mq- sup.
dilavante di smaltimento compreso il capannone le cm acque non
corrivano sul piazzale ma confluiscono direttamente nella vasca di
31
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riutilizzo 25000 mq) è stato utilizzato con successo un tempo di
corrivazione pari a: te= 2000 sec; per cui in ore sarà te= 0,52 ore
Sostituendo i valori la portata di massima piena da smaltire sarà quindi:
Qmax = 227,71 l/s
Per l'area 2 (sup.dilavante 14000 mq) è stato utilizzato con
successo un tempo di corrivazione pari a: te = 1900 sec; per cui in ore
sarà te = 0,52 ore
Sostituendo i valori la portata di massima piena da smaltire sarà quindi:
Qmax = 132,48 l/s
Nelle tab.8a(Area l),8b(Area 2), sono riportati tutti i valori di progetto
con le coordinate del punto di scarico.
CORD INATE PUNTO SCARICO : 4 l ' 05'32 .60" N- 16' 46 ' 1 5. 13"
200 0
I second i
TEMPO DI CORRIVAZIONE [minuti)
33,33333333
mi nuti
TEMPO DI CORRIVAZIONE [h)
0,555555556
o re
TEMPO DI CORRIVAZIONE [secondi)
SUPERFICIE IMPERMEABI LE
COEFFICIENTE DI DEFLUSSO
ALTEZZA DI PI OGG IA CRITICA [mm]
INTENSITA' CRITICA [m m / h]
~='
25 000
0, 7
'mq
hc =
26,02
mm
le=
46,84
mm / h
819 ,74
0, 23
227 ,71
0,009 1
mc / h
ACQUE DI DILAVAMENTO
PORT ATA MASSIMA DI PROGETTO [mc / h)
Qc =
PORTATA MASSIMA DI PROG ETTO [ mc / s]
=
Qc =
U=
PORTATA MASSIMA DI PROGETTO [lc / s]
coeff udometrico U [l/ s mq}
Qc
>-----~------<
mc / s
l/ s
[l/ s mq]
Tab.8a
32
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CORD INATE PUNTO SCARICO : 41 °0 5'35 .28" N- 16°46'25 . 72 " E
~--1_9_0_0_~/ secondi
TEMPO DI CORRIVAZIONE [secondi]
31,66666667 minuti
0,527777778 ore
TEMPO D I CORRIVAZIONE [m inuti]
TEM PO DI CORRIVAZIONE [h]
~J
SUPERFICIE IMPERMEABILE
COEFFICIENTE DI DEFLUSSO
hc =
ALTEZZA DI PIOGGIA CRITICA [ mm]
le =
INTENSITA' CRITICA [mm / h]
14000
0,7
lmq
25,68
48,66
mm
mm / h
ACQUE DI DILAVAMENT O
PORTATA MASSIMA DI PROGETTO [mc / hl
Qc =
PORTATA MASSIMA DI PROGETTO [mc / s]
Qc =
PO RTATA MASSIMA DI PROGETTO [lc / s]
Qc =
coeff udometrico U [l/ s mq]
U=
476 ,91
0,13
132,48
0,0095
mc / h
mc/ s
II s
[l/ s mq]
Tab.8b
8. Franco di sicurezza
8.1 Generalità
Ai sensi del REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre 2013,n. 26,
Art 3. punto h, la "detìnizione del franco di sicurezza: lo strato di suolo e
sottosuolo posto al di sopra del livello di massima escursione delle acque
sotterraneeOivello statico)che. per sua natura e spessore. garantisce la
salvaguardia qualitativa delle stesse. Il suo spessore minimo deve essere
di 1,5 (uno virgola cinque) m valutato e verifìcato in funzione delle
effettive caratteristiche del sottosuolo".
Essendo la quota media del sito esaminato di 77 m s.l.m., considerato che
il l.s. dell'acquifero può porsi, valutando la media dei pozzi considerati
ma in particolare
considerando
l'analisi puntuale della sezione
idrogeologica, a circa + 15.0 m sJ.m. ed adottando un ulteriore
coefficiente di sicurezza pari a 5.0 m, la profòndità di non superamento
delle opere disperdenti è data da:
prof= quota( trivella)- l.s.(riferito al livello mare)- coeff. di sicurezza
= 77.0-15.0- 5.0 = 57 m
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9. Sistema di smaltimento e prescrizioni tecniche
Le acque meteoriche di dilavamento provenienti dall'insediamento
in
questione, subiranno un trattamento di grigliatura, dissabbiatura e
disoleazione con funzionamento in continuo (cosi come previsto
dall'Art.5 comm.2 del REGOLAMENTO REGIONALE 9 dicembre
2013, n. 26).
Le acque trattate (Area 1) saranno raccolte in una vasca per riutilizzarle
ad uso irriguo e interno all'azienda il troppopieno sarà smaltito negli
strati anidri del terreno tramite pozzi soprafalda.
La progettazione e la realizzazione dei manufatti destinati al trattamento,
devono prevedere e garantire:
a) limitatamente alle immissioni, il trattamento o la raccolta di volumi di
acqua relativi alla portata di piena calcolata con un tempo di ritorno non
inferiore a 5 anni;
b) la tenuta stagna, la resistenza statica ed alle spinte del terreno;
c) la sicurezza per le operazioni di controllo e di svuotamento
periodico;
d) la non interferenza con i manufatti esistenti.
10. Caratteristiche tecniche del pozzo per immissione e moto di filtrazione
Il pozzo assorbente è comunemente definito come un pozzo che consente
l'immissione di acqua dalla superficie in profondità. La realizzazione del
pozzo assorbente è analoga a quella di un pozzo emungente; elemento di
differenziazione è che l'acqua esegue il cammino inverso.
La condizione essenziale per tali opere è la profondità di attestazione
avvenga nella zona insatura sovrastante, al livello della falda.
L'immissione di acqua nella zona insatura si traduce nella formazione di
un cono di immissione, simile ma opposto al cono di emungimento che
si forma a seguito del prelievo di acqua da un pozzo.
In idraulica, il termine filtrazione rappresenta normalmente il complesso
dei fenomeni di moto attraverso un mezzo penneabile.
Tale caratteristica morfologica del materiale, fa sì che il fluido si muova
all'interno di una fitta rete irregolare di canali, di dimensioni minute, tale
sì che il moto risulterà molto rallentato (elevate resistenze riscontrate),
pe1ianto sarà normalmente molto lento. Per ogni punto del liquido, sarà
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possibile rappresentare il livello dell'energia (della piezometrica) dalla
seguente relazione:
Il*="+ p
y
che sarà costante lungo la verticale causa la lentezza del moto.
Se il liquido è in quiete, la quota dell ' energia sarà la stessa per ogni punto
occupato dal fluido, in caso di moto, sarà necessario la presenza di un
gradiente piezometrico nella direzione del moto, per compensare le
perdite di energia dovute alle dissipazioni viscose.
Non essendo possibile lo studio del moto attraverso il singolo filetto
idraulico, sarà necessario una soluzione globale del moto, considerando
contemporaneamente sia lo spazio sede del moto sia quello occupato
dalla particelle di terreno, considerando il tutto come un continuo. Si
potrà pertanto definire la velocità media del fluido attraverso il materiale
poroso dalla seguente relazione:
V=Q
A
Nella quale Q è la portata che attraversa una determina sezione di
materiale di area A.
La legge base, formulata da H. Darcy nel 1856 lega la velocità media del
fluido alla pendenza della piezometrica (i) secondo la seguente relazione:
V=K· i
nella quale il coefficiente K, dipende dal materiale e prende il nome di
coefficiente di penneabilità.
Per i moti di filtrazione, in un sistema di riferimento cartesiano è
possibile esprimere le componenti della velocità come:
V = -k · ()/,
.Y
a;,
V =-k·-
,
d.'\"
al'
che associata all'equazione di continuità, è possibile riscrivere come:
av
__
x
dx
av
<.n··
èh ·
a.:
+--.1 +--= =O
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che soddisfa l'equazione di Laplace:
Dalla soluzione dell 'equazione, per i vari casi in esame, con le relative
condizioni al contorno, e relative semplificazioni,dai dati di portata, e
dalle caratteristiche di penneabilità dei terreni è stato possibile il
dimensionamento dei pozzi sopra falda, come segue:
Coefficiente di permeabilità del terreno K (m/s): 5,5x 10·5
Diametro del pozzo (mm):250
H (m)
e
Q (l/s)
V (m3)
50
138,346
47,56
2,45
Dove:
H=profondità del pozzo perdente (m)
C=coefficiente di Stephens e Neumen
O= orte.te del
erdente l/s
D
A
I
I
I
Il numero dei pozzi assorbenti(N) è dato dal rapporto tra QMax e QPozzo;
dove
Q;\1• •
rappresenta la portata massima calcolata per le superfici
impermeabili e QPozzo rappresenta la massima portata smaltibile dal
pozzo; quindi abbiamo :
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Per l'Area 1 abbiamo:
Q,,., = 227,71 l/s N=227,7 l/47,56=4,78= 5 perforazioni;
Per lArea 2 abbiamo:
QMax = 132,48 l/s N=132,48/47,56=2,78= 3 perforazioni;
In considerazione della situazione geologica prima descritta, per la
perforazione è adatto il metodo della rotazione a distruzione di nucleo
con aria compressa e schiumogeni. Tale metodo consente, inoltre, di
operare più celermente, con la possibilità di ricostruire, con buona
approssimazione, attraverso l'analisi dei detriti di perforazione, la
stratigrafia dei terreni attraversati.
Le perforazioni dovranno spingersi presumibilmente sui 50 m.l dal p.c.,
lasciando un franco di tutta sicurezza con la sottostante falda acquifera
(riferita al livello statico). Il tratto di foro del diametro di 250 mm andrà
rivestito, fino alla profondità dai 3 m ai 5 m, con tubi ciechi di PVC, e
quindi si procederà alla perforazione con foro non rivestito.
Per allungare la vita media del sistema drenante occorrerà predisporre un
piano di manutenzione che preveda la pulizia e/o la sostituzione del
materiale filtrante.
Il dimensionamento delle opere disperdenti è stato fatto secondo formule
di idraulica più appropriate e tenendo conto del regime pluviometrico del
sito in oggetto( dati annali pluviometrici)ma in merito alla distribuzione
delle precipitazioni, è doveroso evidenziare che a seguito di mutazioni
climatiche ormai in atto da diversi anni, si assiste sempre con maggior
frequenza a situazioni estreme, caratterizzate forti precipitazioni per lo
più concentrate in brevi periodi di tempo che potrebbero mettere in crisi i
sistemi disperdenti dimensionati.
Cosi come riportato nell' Art.2 comma 7 del R.R. n.26 2013: "Lo scarico
e /'immissione di acque meteoriche di dilavamento. tranne i casi previsti
al Capo Il del presente Regolamento. non sono soggetti al rispetto di
alcun valore limite di emissione., .
37
Stud;o Geologico-Tecnico dott. geo/. Fallacara Gianluca, via Isonzo n.25 Bitonto - BA Te/.: 08013718515- 3393718478, e-mail: [email protected]
Conclusioni
Gli accertamenti e gli studi effettuati forniscono un quadro abbastanza
preciso della situazione idrogeologica locale.
L'acquifero interessato è quello carsico, il cui livello idrico principale si
rinviene a profondità variabili rispetto alla quota corrispondente al livello
medio del mare, che rappresenta il livello di base della circolazione idrica
sotterranea in tutto l'acquifero.
La falda è frazionata in più livelli in connessione idraulica tra loro, a
diversa produttività.
In
considerazione
delle
caratteristiche
di
penneabilità,
di
immagazzinamento e di dimensione dell'acquifero, così come emerso dai
dati dei pozzi trivellati nel comprensorio di Modugno, è verosimile
affermare che non dovrebbero determinarsi interferenze tali da rendere
incompatibile l'immissione dell'acqua in zona anidra con l'acquifero
stesso.
Inoltre, dall'analisi dei documenti esistenti, dagli accertamenti e studi
effettuati nel territorio di Modugno si può affermare in riferimento
all 'Art. 7 (Zone di rispetto per gli scarichi di acque meteoriche di
dilavamento provenienti da attività non pericolose) del R.R. 9 dicembre
2013 n.26 che:
»
Non sono presenti opere di captazione di acque sotterranee destinate
a consumo umano entro una fascia di rispetto di 200 m dal sito di
imm1ss1one.
In con cl usi o ne non s1 riscontrano particolari condizioni di rischio
idraulico, geologico e della stabilità e non si ravvisa alcuna limitazione
allo smaltimento delle acque meteoriche trattate per cui non ci sono
limitazioni a quanto previsto nel progetto.
Bitonto, 29/07/2015.
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FIG.3: STRALCIO CATASTALE - l :2000
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FG.11
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FG.11
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FG.14
ubicazione intervento
Fig.4:Stralcio foto aerea con individuazione del sito indagato
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0
Doline
Locali
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Inghiottitoi
E
D
Cordoni dunari
Confini Comunali
Ae1oporti
SP
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A
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Lame e gravine
••
Geositi (fascia tutela)
Grolle
Versanti
IZl
Terrltorl costieri
[]
Aree contermini al laghi
••
•
•
El
0
•
F1urrn e torrenti. acque pubbliche
Sorgenti
Reticolo idrografico di connessione della R.E.R.
Vincolo idrogeologico
Boschi
Z one umide Ramsar
Aree di rispetto dei t>oschi
Aree umide
o
••
•
0
Prati e pascoli nalurnli
Formazioni arbusti ve in evoluzione naturale
Aree e riserv e naturali manne
Parchi nazionali e riserve naturali statali
Parchi e riserve naturali regiona li
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ZPS
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SIC
SIC MARE
Fig.5: Stralcio del PPTR
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•
Aree di
ri~[Jello
del parchi e tielle nserve regionali
Immobili e ame di notevole interesse pubblico
Zone gravate da usi civici validate
Zone gravate da usi civici
Zone di Interesse archeologico
a - siti interessati da beni storico culturali
~
~
~
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Rel" tratturi
Paesaggi rurali
t> - aree appartenenti alla rete del tratturi
c - aree a rischio archeologico
0 i t o indagato
Strade panoramiche
•
Cor11 "'~uali
Pericolosità e Rischio
Peric. Idraulica
D
lii
bassa(BP)
alta(AP)
Cartografia di base
iii
media (MP)
LEGENDA
FORME DI VERSANTE
- - Nicchia di distaooo
COfPO di frana
J
Disseaio gravitatlvo
~~ Cono cl detrito
~'.:T?J
Atea lntel'e$$ila da dissesto d!fluso
~
Orlo di scatpata cleimilllnle tonno semlsplanale
Alea a calanchi e foone similari
\
- - Cresta affilar.a
'
~-
-
- - - -
eresia smussata
ASM di displuvio
FORME DI MODELLAMENTO DI CORSO O' ACQUA
\
- - Ripa di amliona
FORME EO ELEME.NTI LEGATI ALL'IOROGAAFIA SUPERFICIALE
- - Colao cracqua
- - Colao cracqua episodico
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Colao cl'acqua olllirerato
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Recapito finale di bacino endOrc<c:o
$org"118
FORME CARSICHE
Fig.7:Ca ratteristiche idrogeomorfologiche
lngreuo di grolla nalural&
Vo<Qgino. lnghloltitoio o pozzo cl crollo
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Dolina
Orlo di depruilooe "'81ca a mQ<lQlogla
Sito indagato
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Casa lJuZZI
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Casa Garnmarol
F. 177 "Bari" della Carta geologica D' Italia
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c asa P~flo'°
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Litologia del substrato
Rocce prevalentemente calcaree o dolomitiche
Rocce evaporitiche (carbonatiche. anidritiche o gessose)
Rocce prevalentemente marnose, marnoso-pelitiche e pelitiche
/
Rocce prevalente mente arenitiche (arenarie e sabbie)
/
/
Rocce prevalentemente ruditiche (ghiaie e conglomerati)
Rocce costituite da alternanze
'
Depositi sciolti a prevalente componente pelitica e/o sabbiosa
Mau J Piet1ato
Depositi sciolti a prevalente componente ghiaiosa
O
Sito indagato
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'LEGEN.DA
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'.ODepositi nrnrini t~rrazzati . in facies
Deposi.tu di tme rosse prodotto di
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calcaren1t1ca (tu1·1delle Murge)
alterazione dei calcari (calcare d1 Bari)
11!1
llllllllllllllllllllllllilillliii!iillliilililllliiilllliilll~r·m.m. ~ca1cari
1
=
/
Sezione geologica schematica
Stralcio carta geolitologica
~ Calcari (Calcare di Bari)
terre rosse (cal cari di Bari)
cavi tà tratturati alternati a
Depositi rnnfinati di terre rosse
'1
Faglia diretta presunta