comune di carpi - Provincia di Modena
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COMUNE DI CARPI COMUNE DI CAMPOGALLIANO COMUNE DI NOVI DI MODENA COMUNE DI SOLIERA DISTRETTO 1 DI CARPI DELL'AZIENDA U.S.L. DI MODENA Il Piano di Zona 2005-2007 del Distretto di Carpi Carpi, Luglio 2005 1 IL PIANO DI ZONA 2005/2007 INDICE PREMESSA 4 I IL CONTESTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 4 II L’ASCOLTO 6 III LA PARTECIPAZIONE COME STRUMENTO DELLA PROGRAMMAZIONE 7 IV L’INTEGRAZIONE COME METODO DI PROGRAMMAZIONE 9 CAPITOLO 1- IL CONTESTO SOCIO ECONOMICO DEL TERRITORIO: ANALISI DEL BISOGNO E DELL’OFFERTA 11 1.1 LA METODOLOGIA UTILIZZATA 11 1.2 ALCUNI DATI DI SFONDO 14 1.3 ANALISI DEI BISOGNI E DEI SERVIZI RIVOLTE A FAMIGLIE E MINORI 17 Bisogni rilevati 17 La rete dei servizi 19 Punti di forza e di debolezza dell’offerta dei servizi 1.4 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI AGLI IMMIGRATI Rilevazione dei bisogni 20 22 22 La rete dei servizi 25 Punti di forza e punti di debolezza dei servizi 25 1.5 I BISOGNI E I SERVIZI RIVOLTI AGLI ANZIANI 27 I bisogni rilevati 27 La rete dei servizi 28 Punti di forza e punti di debolezza dei servizi 29 1.6 I BISOGNI E I SERVIZI RIVOLTI AI DISABILI I bisogni rilevati 30 30 La rete dei servizi 32 Punti di forza e punti di debolezza dei servizi 33 1.7 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI AI GIOVANI 34 I bisogni rilevati 34 La rete dei servizi 36 Punti di forza e punti di debolezza dei servizi 37 1.8 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI ALLE POVERTÀ 39 I bisogni rilevati 39 La rete dei servizi 39 Punti di forza e punti di debolezza 40 1.9 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI ALLE DIPENDENZE E ALTRE FORME DI DISAGIO SOCIALE 41 I bisogni rilevati 41 La rete dei servizi 42 Punti di forza e punti di debolezza 42 CAPITOLO 2 – GLI OBIETTIVI STRATEGICI E LE PRIORITÀ DEL PIANO 44 2.1 IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E APPROVAZIONE DEL PIANO 44 2.2 I SOGGETTI COINVOLTI E IL RUOLO 45 2.3 DEFINIZIONE DELLE PRIORITÀ E DEGLI INDIRIZZI PER LE AREE DI INTERVENTO DEL SISTEMA INTEGRATO 48 2.3.1 Area famiglia e minori 49 2 2.3.2. Area anziani 50 2.3.3. Area disabili 51 2.3.4 Area giovani 52 2.3.5 immigrazione, asilo, lotta alla tratta 53 2.3.6 Area contrasto alla povertà 54 2.3.7. Area prevenzione e contrasto alle dipendenze 55 2.4 GLI OBIETTIVI STRATEGICI 2.4.1 Integrazione come trasversalità delle azioni fra i diversi settori 56 56 2.4.1.1 Le figure di sistema 56 2.4.1.2 Le politiche rivolte ai giovani 59 2.4.2 Integrazione come Modalità di gestione associata dei servizi 60 2.4.3 Integrazione come funzionalità dell’Ufficio di Piano 70 2.4.4 Integrazione come formazione 73 2.4.5 Integrazione come politiche tariffarie e applicazione dell’isee 75 2.4.6 Integrazione come accesso e sportello sociale 78 3 Premessa Il Piano di Zona 2005-2007 si caratterizza per tre scelte di fondo che si inseriscono nel nuovo assetto normativo: Utilizzare l’Ascolto come strategia di partecipazione e come modalità conoscitiva delle specificità dei bisogni dei cittadini nel territorio e dell'articolazione del sistema di offerta, ma anche come percorso di valutazione della capacità di tale sistema di rispondere ai bisogni. Considerare la Partecipazione come corresponsabilità nella definizione e realizzazione della rete dei servizi. Per essere efficace, la partecipazione deve essere al servizio della programmazione e costituirne uno strumento di supporto. Perseguire l’Integrazione come strategia da utilizzare a tutti i livelli: da quello tra pubblico, privato e privato sociale, a quello della relazione tra i Comuni del Distretto, a quello, infine, connesso ai processi socio-sanitari. I. Il contesto normativo di riferimento La Legge quadro 328/2000 favorisce il superamento della politica assistenziale, tipica dei servizi alla persona dell’ultimo secolo, a favore di nuove forme e logiche di welfare. In particolare, i nuovi orientamenti normativi confermano la direzione già presa dalle politiche sociali negli ultimi anni le quali, a partire dalla rilevanza strategica del ruolo della comunità locale, assumono connotazioni differenti ascrivibili ai nuovi modelli di intervento sociale tra cui, i più noti, risultano essere quelli di welfare mix o di welfare di comunità. Tali modelli sembrano meglio coniugarsi alle mutate esigenze della società moderna, ribaltando la logica del vecchio approccio assistenziale a favore di un metodo integrato volto a ricondurre le problematiche sociali all’interno di nuovi scenari e valori. A titolo esemplificativo, non si possono non citare in questa sede i seguenti elementi: il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale e i connessi processi di governance; il già ricordato ruolo della comunità locale quale regista e promotore dello sviluppo locale; il passaggio dalla programmazione per attività alla programmazione per obiettivi; ed altro ancora. Le nuove esigenze della società moderna impongono in altri termini la revisione dei metodi di lavoro e la necessità di intervenire con metodologie coordinate, in grado di integrare i diversi livelli istituzionali e territoriali, e di prevedere interventi complessivi e globali. Rispetto a ciò, la L.328/00 e nello specifico i Psz dimostrano di essere strumenti innovativi ed efficaci, in grado di rappresentare modalità di lavoro basate sul metodo della programmazione partecipata, alla ricerca del coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità locale all’interno dei processi di gestione del territorio e delle esigenze sociali. 4 Il Programma annuale degli interveti e dei criteri di ripartizione delle risorse della Regione Emilia Romagna (2004), relativamente alla progettazione dei Piani di Zona, afferma: “resta prioritario nel processo di pianificazione, il perseguimento dell’obiettivo della partecipazione di tutti i soggetti ed in particolare di quelli del terzo settore, individuando allo scopo strumenti e sedi idonee per il confronto e la concertazione a livello di zona” (Cfr BUR n. 162 del 30/11/2004, p. 6). Tale indicazione conduce ad una duplice riflessione: da una parte, conferma la scelta del percorso di programmazione partecipata utilizzato per la definizione del Piano di Zona del distretto di Carpi 2002-2004. In esso, il coinvolgimento di soggetti pubblici – i registi del processo – cittadini, organizzazioni del terzo settore e soggetti afferenti al privato è risultato fondamentale per condividere le esigenze locali e definire una strategia programmatoria efficace ed efficiente, basata sulla valorizzazione del protagonismo degli attori locali; dall’altra, affida al Piano di Zona del distretto di Carpi 2005-2007 la responsabilità di proseguire in tale percorso di programmazione partecipata, pur nella consapevolezza che si rende necessario individuare modalità di programmazione (prima fase) e di gestione (seconda fase) partecipata di tale Piano; modalità flessibili ed efficaci in quanto adeguate alla realtà e conseguenti ai precedenti processi di partecipazione. A livello istituzionale, il quadro delle responsabilità indica nel ruolo strategico di regia degli enti locali il fondamento dell’intero processo di programmazione. Si conferma la “zona sociale”, ossia il distretto socio-sanitario, quale ambito territoriale cui riferirsi. L’Ufficio di Piano è lo strumento tecnico di supporto allo svolgimento dell’insieme di queste funzioni, nonché alla successiva gestione e valutazione del piano. Il Psz conferma gli obiettivi generali di benessere sociale che costituiscono le finalità più ampie delle politiche regionali entro le quali sono declinate le politiche di settore. Essi sono: • Sviluppo e rafforzamento della coesione sociale; • Promozione dell’agio e del protagonismo dei bambini, ragazzi e giovani • Sostegno alla non autosufficienza e alla domiciliarità, sostegno alle responsabilità familiari e al lavoro di cura. All’interno di questi obiettivi generali, vengono definiti gli obiettivi di priorità sociale: 1. Responsabilità familiari, capacità genitoriali e diritti dei bambini e degli adolescenti 2. Politiche a favore dei giovani 3. Immigrazione, asilo, lotta alla tratta 4. Contrasto alla povertà 5. Prevenzione e contrasto delle dipendenze e di altre forme di disagio sociale 6. Politiche a favore di anziani e disabili 5 Questi obiettivi di priorità sociale rappresentano i cardini del processo programmatorio. Ad essi vengono abbinati i cosiddetti programmi finalizzati. Rispetto al precedente Psz 2002-2004, le suddette indicazioni regionali richiedono una riorganizzazione degli obiettivi di priorità sociale con particolare riferimento all’accorpamento di alcuni obiettivi (il nuovo obiettivo 1 ingloba gli obiettivi 1 e 2 del precedente piano) e all’introduzioni specifica di nuove tematiche quali i giovani e la tratta. II. L’ascolto Le ultime tendenze di politica sociale ci suggeriscono come lo sviluppo economico e sociale di un paese sia determinato e favorito da particolari meccanismi sociali, divenuti ormai, oggetto di numerosi tentativi di definizione teorica, come quelli che afferiscono gli aspetti intangibili e relazionali, chiamati di volta in volta capitale sociale, beni relazionali o socialità spontanea. Il concetto di capitale sociale compare già nel 1800 ed assume diversi significati a seconda del senso cui gli si attribuisce: “L’insieme delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete stabile di relazioni più o meno istituzionalizzate di conoscenza e riconoscenza reciproca” (Bourdieu, 1986); “il capitale sociale è inerente alla struttura delle relazioni tra persone. Non risiede né nei singoli individui, né negli elementi fisici della produzione” (Coleman, 1988); “per capitale sociale intendiamo qui la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo” (Putnam, 1993). Pur assumendo come valide tutte le definizioni fin qui enunciate ci rifaremo più genericamente alla definizione coniata da Gui nel 1995 ossia un bene relazionale che risiede nei rapporti interpersonali di lunga durata e produce benefici sia intrinsechi che strumentali. L’aspetto che in questa sede maggiormente ci interessa è proprio la relazione intesa come la capacità di un territorio di rispondere in modo efficace ed integrato alle necessità dei cittadini. Il precedente Piano di Zona ha rappresentato un’occasione importante per far crescere la comunità locale, per sviluppare processi di partecipazione e collaborazione per migliorare la rete dei servizi, ecco perché con il Piano di Zona 2005-2007 si intende rafforzare questo percorso caratterizzandolo, fin dalle fasi iniziali della programmazione, attraverso la capacità di ascolto, lo sviluppo dei processi di partecipazione e la promozione di reali percorsi di integrazione. Nel precedente Piano di zona sono stati attivati percorsi di partecipazione attraverso gruppi focus (gestiti con metodo Nominal Group Technique) che hanno rappresentato il vero cuore della strategia di partecipazione attivata dal Psz . Si è trattato di una tecnica di ricerca, che consiste in 6 un'intervista rivolta ad un gruppo omogeneo di esperti1, finalizzata all'approfondimento di temi di particolare rilevanza, aspetti problematici o per individuare proposte e piste progettuali. I 6 gruppi focus sono stati il luogo e l'occasione di coinvolgere quanti hanno desiderato portare il proprio contributo alla definizione del Psz. Sono stati promossi tre gruppi tematici - uno sulla domiciliarità, uno sulla povertà e uno sulla famiglia - rispetto ai quali si sono approfonditi aspetti problematici e si sono cercate proposte di soluzione rispetto al tema individuato. Inoltre sono stati attivati 6 tavoli tematici di confronto (reti d'innovazione) in relazione agli obiettivi di priorità sociale, erano costituiti dai soggetti che hanno avuto una funzione nella gestione dei servizi di quel determinato obiettivo e che hanno aderito formalmente al Piano di Zona. In fase di progettazione del Piano di zona si è reso necessario riflettere sul modo in cui è avvenuta la partecipazione nella fase sperimentale oltre alla necessità di ampliare la base conoscitiva e la rete di relazioni con il territorio. Una prima considerazione è stata fatta rispetto ai risultati prodotti dai tavoli tematici e dalle reti di innovazione sociale che sono ampliamente descritti nel Piano attuativo 2004, si rendeva necessario ampliare la capacità di lettura del territorio coinvolgendo non solo i gruppi tecnici di approfondimento delle attività e delle azioni previste all’interno della rete dei servizi (come sono state definite le Reti di Innovazione Sociale) ma anche quei soggetti che difficilmente hanno occasione di comunicare con le istituzioni. Una seconda considerazione è stata fatta rispetto alla necessità di prevedere momenti di ascolto “leggeri” e poco strutturati sia nella forma che nei contenuti. È inoltre importante sottolineare come molte persone contattate abbiano espresso un parere nettamente positivo rispetto al metodo di ascolto scelto ritenendolo più coinvolgente ed efficace rispetto ai tavoli tematici utilizzati nel precedente piano. L’attività di ascolto, come l’abbiamo definita, è la metodologia scelta per raccogliere ed analizzare i bisogni del territorio ed ha avuto una doppia funzione: 1. ha offerto un quadro conoscitivo delle specificità della popolazione residente nel territorio, delle sue problematiche e dell’articolazione del sistema di offerta; 2. ha avviato un percorso di valutazione della capacità del sistema di offerta di rispondere ai bisogni della popolazione residente. L’attività di ascolto, come si vedrà più in dettagli nel capitolo 1 è stata svolta attraverso momenti di ascolto e un questionario semi strutturato somministrato alle organizzazioni di terzo settore. III. La partecipazione come strumento della programmazione Se da una parte il processo della partecipazione è oggi indiscutibilmente il cuore di ogni Piano di Zona, consentendo il coinvolgimento e la valorizzazione di tutte le risorse presenti all’interno della 1 Il termine esperti sta ad indicare la competenza/conoscenza dei soggetti in merito alla realtà indagata. 7 comunità locale, è indubbio che tale processo non possa tuttavia tradursi in un elenco di richieste poste all’ente locale o nel libro dei sogni di un dato territorio. Per essere efficace, la partecipazione deve essere al servizio della programmazione. I processi di partecipazione non possono rappresentare l’ennesimo impegno e l’ennesimo problema per chi oggi gestisce i servizi, ma devono rappresentare uno strumento di supporto alla programmazione. La complicata macchina dei servizi sociali, o se si vuole, il complesso sistema rappresentato dalla rete dei servizi non può oggi farsi carico un ulteriore onere ma deve poter contare sul supporto di tutti, in base alle competenze che ciascuno può fornire, al fine di offrire una buona risposta alle esigenze sociali del territorio. Si tratta pertanto di favorire il coordinamento e la cooperazione tra i soggetti della comunità e di aggregarli attorno ad una unica strategia locale. La creazione di momenti di progettazione cooperativa permette di raggiungere risultati di sistema e di attribuire ad ogni attore un ruolo attivo attraverso l’assunzione di responsabilità e di compiti da svolgere. Metodologicamente, l'attivazione di momenti e strumenti dedicati di carattere ora tecnico ora politico, favorisce la chiara definizione degli obiettivi e conseguentemente il perseguimento e la verifica degli stessi2. Vista l'esperienza positiva di coinvolgimento della cittadinanza si propone per il nuovo Piano di Zona 2005-2007 di mantenere la medesima impostazione potenziando l’attività di ascolto in particolare tentando di raggiungere quei soggetti che sono difficilmente “raggiungibili” . Per ragioni di opportunità e di efficacia si è reso necessario incontrare quei soggetti che non solo svolgono una q qualche forma di rappresentanza della cittadinanza (sindacati o organizzazioni di terzo settore) ma anche quei soggetti che quotidianamente incontrano i cittadini (medici, sacerdoti, operatori dei servizi) che osservano i fenomeni in prima persona. Si propone la sperimentazione della metodologia dell’outreach: una metodologia utilizzata nei processi di progettazione partecipata in ambito anglosassone, che Nick Wates, uno dei maggiori esperti inglesi di urbanistica partecipata, nel suo libro Community Planning Handbook, definisce "andare a consultare le persone piuttosto che aspettare che esse vengano da noi". È una metodologia flessibile che ben si adatta alle esigenze del nostro progetto; si può trattare di conversazioni informali, poco strutturate, non necessariamente capaci di rigorose analisi scientifiche. Spesso forniscono un livello di verità e di comprensione (dei problemi) che può mancare in forme di consultazione più ufficiali e strutturate. Martini definisce la ‘partecipazione’ come la totalità delle forme (personali, formali, informali) attraverso le quali gli individui, i gruppi, le collettività tutelano i propri interessi o contribuiscono al processo di scelta su materie che li riguardano. La partecipazione stessa porta con sé il paradosso del vivere in comunità, ovvero il conflitto. Infatti occorre rinunciare all’idea romantica che la partecipazione crei comunità armoniose, bensì 2 Rispetto a ciò, il Psz 2002-2005 ha previsto i seguenti strumenti: Tavolo politico di programmazione; Tavolo tecnico di programmazione; Focus group (con modalità Nominal Group Technique); Eventi pubblici; Ufficio dei Piani; Reds – Reti di innovazione sociale. Cfr. Distretto di Carpi, Il Piano di Zona 2002-2004, Carpi, 2002. 8 bisogna mettere in conto che da un lato gli interessi in conflitto a volte si escludono e non sempre è possibile trovare soluzioni soddisfacenti per tutti, dall’altro gli interessi individuali o dei singoli gruppi non sempre sono compatibili con gli interessi generali della collettività. L’idea che le amministrazioni pubbliche desiderino fortemente coinvolgere i cittadini nelle politiche pubbliche potrebbe sembrare paradossale in quanto la partecipazione implica una condivisione del potere con i cittadini che potrebbero non essere interessati tale condivisione oppure avere interessi divergenti, ma allo stesso tempo significa coinvolgere i cittadini per evitare di trovarseli contro a decisione avvenuta. «Prima di tutto, si deve riconoscere che l’interesse per soluzioni negoziate e assunte secondo un metodo di concertazione o di deliberazione consensuale, è cresciuto anche per l’indebolimento delle risorse di autorità dello Stato. Oggi sentiamo parlare spesso di tavoli di concertazione, di patti territoriali, di forum di deliberazione, a cui vengono consegnati numerosi processi decisionali, sia a livello politico nazionale che internazionale. Ma questo si verifica non solo per maggior “gusto deliberativo”, ma anche per la crescente complessità tecnica dei problemi in gioco e per la crescente capacità di proporre soluzioni da parte di attori non istituzionali (soggetti economici, tecnici, arbitri e altre figure leader che operano al di fuori delle istituzioni)» (Daniela Ropelato: Forum di dialogo politico “Europa unita – mondo unito: a partire dai cittadini”, Loppiano 2002) Quando una pubblica amministrazione inizia un processo partecipativo senza una reale condivisione/cessione del potere, le possibilità che il processo sia efficace sono molto basse e molto spesso rischia il fallimento. Nei processi partecipativi è evidente che l’atteggiamento della pubblica amministrazione gioca un ruolo cruciale ed è commisurato alla volontà di modificare lo stile di governance in cui i cittadini sono elementi permanenti, integrati al sistema ed essenziali ad esso e non tanto un’azione sporadica e a breve termine. Sta crescendo oggi il dibattito e il confronto sul concetto di democrazia deliberativa che completa e supera il concetto di democrazia rappresentativa, se fino ad oggi i partiti politici hanno avuto l’esclusività della rappresentazione dei cittadini, a fronte di una crescente richiesta di partecipazione da parte dei cittadini, si comincia ad ipotizzare un nuovo modello di proposta e discussione delle politiche pubbliche che recuperi, almeno in parte, il consenso democratico. È qui importate allora mettere in chiaro una questione linguistica: in inglese, to deliberate, ha un significato diverso che deliberare in italiano, vuol dire: esaminare attraverso una discussione i pro e i contro di una scelta, prima di decidere. Il significato italiano mette invece l’accento sul dopo, sul decidere, è evidente allora la differenza fra i due approcci, significa quindi chiarire se chi partecipa al processo ha in una qualche misura anche il potere di deliberare oppure una mera funzione consultiva. IV. L’integrazione come metodo di programmazione Nei confronti delle politiche sociali, territoriali ed economiche, il principio dell’integrazione, risulta da tempo largamente condiviso. L’integrazione rappresenta la condizione necessaria per una 9 omogenea realizzazione ed una equa esigibilità dei diritti di cittadinanza in campo sociale e sanitario, è inoltre il modo per coinvolgere, nel rispetto delle relative competenze, tutti i soggetti (Regione, Enti Locali, strutture pubbliche, private profit e no-profit, associazioni, volontariato, forze sociali) che necessariamente e a vario titolo sono chiamati a svolgere un ruolo rilevante per l’affermazione dei diritti di cittadinanza. Appare anche come l’approccio più adeguato per la rimozione delle principali criticità, che spesso danno luogo ad inefficienza, insoddisfazione degli utenti, presenti nell’ambito della rete territoriale dei servizi e per la realizzazione di ulteriori sinergie tra i vari settori di intervento. Da questo punto di vista si presenta anche come maggiore garanzia per una più elevata qualità ed efficacia dei servizi allo stesso tempo valorizza l’autonomia dei singoli soggetti, ma deve rappresentare una ricchezza e non un vincolo alla crescita di una società più coesa, civile e dinamica. Questi i principi che hanno guidato la predisposizione di questo Piano sociale di Zona impegnando i 4 Comuni e l’Azienda Usl sia a livello Politico (sindaci, assessori e direttore del distretto e suoi delegati) che a livello Tecnico (Funzionari dei 4 Comuni e delegato Azienda Usl) dapprima in una valutazione dello stato dell’arte rispetto al tema dell’integrazione inter e intra comunale e in un secondo tempo nella programmazione dei servizi per il prossimo triennio. 10 Capitolo 1 Il contesto socio economico del territorio: analisi del bisogno e dell’offerta 1.1 La metodologia utilizzata Una prima fase di ascolto è stata principalmente rivolta ad alcuni testimoni privilegiati che per ruolo, professione o competenza conoscono più di altri le diverse realtà del territorio non si era chiamati in quanto rappresentanti e nemmeno era necessario esprimersi su temi definiti e circoscritti, piuttosto è stato molto interessante raccogliere informazioni che solo in un secondo momento sono state sistematizzate. Questi momenti di ascolto sono stati condotti dagli assessori o dai dirigenti di competenza attraverso incontri formali con alcuni gruppi significativi3; complessivamente sono stati ascoltati oltre 250 testimoni. Lo strumento utilizzato è stato una griglia d’ascolto che ha permesso di raccogliere informazioni utili relativamente ai bisogni del territorio e alla rete dei servizi; la raccolta delle informazioni è stata fatta attraverso 6 domande: 1. Quali sono a suo avviso le nuove esigenze e le nuove emergenze del territorio? 2. Quali sono i punti di forza della rete dei servizi? 3. Quali sono i punti di debolezza della rete dei servizi? 4. Secondo lei ci sono fattori che nel presente o nel futuro potrebbero minacciare il benessere della popolazione ? 5. Come valuta l’esperienza di partecipazione avviata dall’ente locale rispetto al precedente Piano di zona? 6. Per il futuro ha idee o modalità operative che potrebbero sviluppare e favorire la partecipazione? Per dettagli si confronti con lo strumento utilizzato in allegato 1 “Griglia per i momenti d’ascolto”. Le risposte sono state elaborate sia a livello quantitativo (quante volte la parola chiave veniva ripetuta dai testimoni privilegiati) sia qualitativo cercando di cogliere il senso e l’aspetto del fenomeno che si intendeva mettere in evidenza. Abbiamo cercato di analizzare gli interventi dei testimoni privilegiati utilizzando una matrice di lettura a doppia entrata in cui in riga abbiamo posto i soggetti indicati dagli obiettivi di priorità sociale e in colonna di volta in volta i bisogni del territorio, i punti di forza e di debolezza della rete dei servizi. 11 BISOGNI/PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA Famiglie Bambini e adolescenti Giovani Immigrati Anziani Disabili Persone fragili in genere Ambito territoriale Campogalliano Gruppo Conferenza sanitaria Campogalliano Auser Campogalliano Circolo La quercia Campogalliano Operatori sanitari (Cup, CSM, Consultorio) Campogalliano Circolo I pioppi Campogalliano Gruppo frazione Panzano Campogalliano Gruppo frazione Saliceto B Campogalliano Parrocchia Campogalliano Campogalliano Comitato genitori Campogalliano Dirigenti scolastici Campogalliano Gruppo Insegnanti Campogalliano Parrocchia Panzano Campogalliano Gruppo giovanile Soliera Gruppo sanitario Soliera Gruppo sicurezza Soliera Istruzione e nidi Novi Gruppo insegnanti scuole primarie Novi Gruppo medici Carpi Dirigenti scuole primarie Carpi Medici rappresentanti di nucleo Carpi/Distrettuale Sindacati Carpi/Distrettuale Cooperazione sociale Carpi/Distrettuale Associazioni di categoria/Unione industriali Carpi/Distrettuale Centro per l'impiego Carpi/Distrettuale Dirigenti scuole superiori La medesima attività di ascolto è stata rivolta all’interno dei servizi che per primi detengono le informazioni rispetto l’utenza e quindi il bisogno soddisfatto e inevaso. Ambito territoriale Campogalliano Gruppo Servizio minori Campogalliano Servizio sociale e amministrativo Campogalliano Ufficio istruzione Campogalliano Servizio anziani e adulti Soliera Servizio istruzione 12 Soliera Servizio sociale Soliera Servizio politiche giovanili, cultura e sport Carpi Ufficio casa e amministrazione Carpi Servizio anziani Carpi Servizio handicap/ adulti Carpi Ufficio immigrazione Carpi Servizio minori In secondo luogo è stato importante prevedere un ulteriore momento di ascolto del territorio con particolare riguardo al mondo dei gruppi organizzati (terzo settore e altri soggetti significativi) che comunque intervengono nel tema della rete dei servizi: APS, Associazioni di volontariato, cooperative sociali, fondazioni, polisportive, parrocchie…) questa fase di ascolto è avvenuta sottoponendo un questionario strutturato4 alle seguenti organizzazioni di cui 81 sono stati restituiti compilati e restituiti. Comune Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Campogalliano Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi Carpi 4 Organizzazioni Circolo Arci Contrada Dei Pio Amici Del Fegato - ONLUS Assoc. Dilettantistica Sportiva Canottieri Mutina Avis Comunale di Campogalliano Centro Sociale Ricreativo C "La Quercia" A.S. I pioppi Circolo ANSPI - Oratorio "Sassola" Auser Volontariato Gli Amici del Cuore Genio Circolo "Al Parco" A. Goldoni Circolo Arci Contrada Dei Pio Centro Sociale Anziani Cibeno Pile L'isola che non c'è Circolo Polivalente La Fontana P.Ass. Croce Blu Di Carpi GAAM - Gruppo Aiuto Allattamento Materno A. C. A. T Unione Sportiva Handicap Carpi- USHAC Gruppo Parkinson Carpi -ONLUS Dechomai Difensore dei diritti del malato Parrocchia di S. Bernardino Realino Comitato Genitori Figli Handicap- Carpi Ass.Naz.Mutaliti ed Invalidi Coordinamento Comunale Centri Sociali e Orti Centro Italiano Femminile Centro Sociale Orti Circolo Anziani "Loris Guerzoni" Parrocchia Madonna della Neve Centro Sociale Anziani "Bruno Losi" Nuova Associazione Educativa Avis Comunale Sezione Danilo Associazione Italiana Sclerosi Multipla -A.I.S.M. ARCI C. Menotti ANPI CEIS Centro di Solidarieta Societa San Vicenzo De A.I.D.O Gruppo Comunale Carpi C.S.A. Graziosi Associazione Culturale Sequence Centro Culturale Charles Peguy Consultorio Dicesano per la Famiglia AGESCI Zona di Carpi Si veda allegato “Questionario” 13 Carpi Carpi Carpi Carpi Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Novi di Modena Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Soliera Movimento della Terza età Comitato locale progetto Chernobyl Gruppo assistenza familiari Alzheimer Spes Circolo Culturale "V.Lugli" Circolo Ricreativo Culturale ARCI Butasu Imago – Roverfotoclub Societa Filarmonica Novese Fotoclubnovese BFI ANSPI Sindacato Pensionati Italiano Caritas Parrocchiale Avis Comunale di Novi di Modena AUSERr sez. di Novi di Modena dipe Admo Sezione di novi di Modena Amo Sezione di Novi Fondazione ANT – Italia Centro Solidarità Anziani Rovereto AVIS Comunale Equiparta di Rovereto ANSPI Associazione Italiana Donatori Organi e Tessuti Parrocchia San Michele Unione Sportiva Novese Ciclistica Novese Circolo ARCI Anziani Rovereto Venite Alla Festa AVIS Comunale di Soliera Poliv. ARCI Soliera Lista D'Attesa PA. Croce blu di Soliera Associazione Dilettantistica FB Pallavolo Soliera Associazione Nazionale Mutilati E Invalidi Civili Gruppo Genitori Figli Con Handicap Gruppo Auser Soliera Circolo Sale d'incontro Auser Comitato Progetto Chernobyl Caritas parrocchiale Soliera 1.2 Alcuni dati di sfondo Innanziattutto occorre precisare che i dati utilizzati in questo capitolo relativamente alla popolazione sono stati forniti dalla Provincia e fanno riferimento al 31.12. 2003 come richiesto dalla Regione per l’approvazione dei Piani di Zona. I dati delle tabelle 1 e 2 ci aiutano a rilevare due caratteristiche demografiche della popolazione della zona sociale: un progressivo invecchiamento e aumento numerico della popolazione. “L’invecchiamento della popolazione rappresenta una importante conquista e al tempo stesso una sfida per la società, che richiede un nuovo approccio integrato che affronti insieme i problemi assistenziali, dell’abitare, del muoversi, dei servizi, della cultura, del tempo libero e del turismo; in sintesi della qualità generale del vivere.” 5 Che quella dei Comuni del distretto sia una popolazione “vecchia” è risaputo; tuttavia gli indicatori demografici attestano caratteristiche della popolazione decisamente meno “vecchie” rispetto la popolazione regionale in genere, l’indice di vecchiaia della zona sociale si attesta intorno al 153,7% mentre tale indice a livello regionale è superiore di circa 30 punti percentuali. 5 Piano sociale e sanitario 2005-2007, Regione Emilia Romagna 14 Tab.1-Popolazione residente al 31.12.2003 per sesso (valori assoluti). Popolazione residente M F Totale 2000 2003 2000 2003 2000 2003 Campogalliano 3.793 3.929 3.878 4.006 7.671 7.935 Carpi 29.536 30.481 32.095 32.835 61.631 63.316 Novi di Modena 5.087 5.297 5.271 5.397 10.358 10.694 Soliera 6.336 6.792 6.566 6.982 12.902 13.774 Totale Zona 44.752 46.499 47.810 49.220 92.562 95.719 Tab.2- Indice di dipendenza (giovanile, anziani e totale) e indice di vecchiaia al 31.12 degli anni 1993 e 2003 (valori %). Indice di dipendenza Indice di dipendenza Indice di Indice di vecchiaia giovanile degli anziani dipendenza totale Campogalliano 1993 18,5 2003 21,3 1993 23,3 2003 25,1 1993 41,8 2003 46,5 1993 125,6 2003 117,8 Carpi 15,5 18,9 25,8 31,2 41,3 50,1 165,9 165,1 Novi di Modena 17,2 19,6 28,2 30,2 45,4 49,8 163,8 154,0 Soliera 17,0 21,0 24,1 27,0 41,0 48,0 141,9 128,4 Totale Zona 16,1 19,5 25,6 30,0 41,8 49,4 158,7 153,7 Provincia di Modena 17,2 19,9 27,2 31,1 44,4 51,0 158,8 156,4 Regione Emilia Romagna 16,0 18,4 29,9 34,3 45,9 52,8 187,1 186,4 Italia 22,5 21,4 23,5 29,0 46,0 50,3 104,1 135,4 Si evidenzia anche una progressiva femminilizzazione della popolazione che interessa sia la popolazione italiana che, oggi in misura sempre maggiore, anche la popolazione immigrata. Tutto ciò, come vedremo, ha ricadute sia in termini di bisogni sociali e sanitari che di risposte dei servizi socio-assistenziali e sanitari. Il Distretto 1 è altresì un distretto a forte presenza di stranieri residenti, con un’incidenza di 6,1% di stranieri residenti ogni 100 abitanti. Si rileva una forte disomogeneità rispetto ai Comuni del distretto, infatti mentre Novi registra circa 8 stranieri ogni 100 abitanti, la percentuale si dimezza se si considera il Comune di Soliera. Cfr. Tabella 3 Tab. 3 - Cittadini stranieri immigrati residenti al 31.12.2003 per sesso (valori assoluti) e incidenza sul totale della popolazione. Cittadini stranieri residenti al 31.12.2003 M Campogalliano F % sul totale popolazione Totale 310 245 555 7,0 2.133 1.685 3.818 6,0 Novi di Modena 497 376 873 8,2 Soliera 322 245 567 4,1 3.262 2.551 5.813 6,1 22.534 19.140 41.674 6,4 Carpi Totale Zona Provincia di Modena 15 Accanto alla contrazione del numero di componenti delle famiglie che si è verificato nell’ultimo decennio è il calo delle nascite ad essersi rivelato uno dei fenomeni più significativi dei mutamenti familiari; anche se sta lentamente ma progressivamente assumendo contorni meno univoci. Infatti se osserviamo la tabella 4 accanto ad un tendenziale aumento del numero di famiglie si assiste ad una ripresa della fertilità; infatti a partire dal 1993 i nati vivi nei 4 Comuni sono progressivamente aumentati in misura costante, quasi a sottolineare un cambiamento che solo in parte può essere spiegato con l'incremento della fertilità relativo alle donne immigrate. Tab. 4 - Numero di famiglie e dimensione media delle famiglie - anni 1993 e 2003. 1993 2003 N° Famiglie Tot. Pop./ Tasso di N° Famiglie Tot. Pop./ Tasso di Famiglie natalità Famiglie natalità (nati/pop.) (nati/pop.) *1.000 *1.000 Campogalliano 2.540 2,7 8,19 3.130 2,5 10,5 Carpi 23.071 2,6 7,62 25.766 2,5 9,3 Novi di Modena 3.647 2,8 6,36 4.092 2,6 9,2 Soliera 4.154 2,8 8,37 5.308 2,6 12,6 Totale Zona 33.412 2,7 7,62 38.296 2,5 9,9 Provincia di Modena 231.490 2,6 7,87 266.081 2,4 9,5 Nel corso dell’ultimo ventennio la situazione sociale complessiva della nostra nazione è profondamente cambiata. L’aumento dell’instabilità coniugale, il calo delle nascite fino al 1995, le trasformazioni dei modi di formazione delle famiglie, l’aumento del tasso di attività della popolazione femminile con le conseguenze che questo produce o almeno reclama sui modelli di divisione del lavoro domestico e di cura, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento della presenza straniera, sono tutti fenomeni che si traducono inevitabilmente in mutevoli percezioni del bisogno e quindi in domande al sistema pubblico. Le previsioni demografiche dell’ufficio statistico della Provincia di Modena affermano che nel prossimo ventennio la speranza di vita alla nascita rispetto al valore iniziale per entrambi i sessi aumenterà di 3.5 anni. Aumenterà inoltre di 0.10 figli circa per ogni donna in età feconda rispetto al valore iniziale e un aumento di 0.5 anni circa dell’età media al parto. Questi dati ci aiutano a comprendere ed in parte a giustificare la percezione dei bisogni del territorio rilevati con una attività di ascolto strutturata che ha permesso di incontrare più di 250 testimoni privilegiati oltre a raccogliere informazioni da più di 90 gruppi organizzati. 16 1.3 Analisi dei bisogni e dei servizi rivolti a famiglie e minori Bisogni rilevati Uno dei bisogni maggiormente rilevati è la difficoltà delle famiglie monoreddito, monogenitoriali e giovani coppie a soddisfare i propri bisogni anche primari come il pagamento dell’affitto o del mutuo oltre alla spesa sanitaria talvolta considerata troppo gravosa sul bilancio familiare. La situazione diviene notevolmente più complessa qualora nel nucleo familiare sia presente un soggetto non autosufficiente. Rimanendo sempre all’interno del nucleo familiare sono evidenti le difficoltà legate all’attività lavorativa sia per coloro che hanno perso il lavoro e faticano ad essere ricollocati, si pensi in special modo ai lavoratori cinquantenni che dopo lunghi periodi di mobilità non trovano altre occupazioni oppure alle donne che patiscono ancora qualche forma di discriminazione a causa della maternità o della difficoltà a conciliare il lavoro di cura con la professione. La tendenza, rilevata anche a livello nazionale, per cui la categoria che porta il peso maggiore in termini di lavoro sia la donna fra i 45 e i 55 anni, è confermata anche dalla percezione dei testimoni privilegiati. Un ulteriore elemento di difficoltà per le famiglie sembra essere il clima conflittuale e l’incapacità talvolta di vivere il ruolo genitoriale con sufficiente serenità. Questo dato spiega anche l’aumento di patologie psichiatriche o disturbi comportamentali dei bambini e dei giovani: eccessiva violenza, difficoltà nelle relazioni, disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento e sempre più spesso disturbi dell’alimentazione come l’obesità o il rifiuto del cibo. Ai servizi sociali del Comune si presentano molte famiglie italiane con gravi problemi economici; famiglie con debiti ingenti, famiglie che non riescono più a “gestire” da sole, i debiti contratti, dato peraltro confermato dal Centro di Ascolto della Caritas che come riportato nel Rapporto delle povertà 2004; “Tali debiti non sono più dovuti solo a mutui per l’acquisto della casa o dell’automobile, sono invece sempre più spesso frutto dell’offerta di “credito al consumo”, cioè “credito per vivere”, per far fronte alle normali spese quotidiane.”6 Più testimoni privilegiati hanno anche evidenziato come la solitudine, considerata fino ad oggi un fenomeno legato alla condizione dell’anzianità, colpisca sempre più spesso i bambini e i minori in genere. Analizzando la frequenza con cui sono ripetute alcune parole chiave si evince come i bisogni delle famiglie siano così composti: 1. Mancanza di denaro 2. Difficoltà a sostenere i costi di una abitazione 3. Mancanza di lavoro 4. Difficoltà a fare fronte ai bisogni sanitari/della non autosufficienza 5. Aumento dei conflitti familiari 6 Osservatorio Povertà Caritas Carpi e Mirandola- Rapporto povertà 2004 17 Rispetto la popolazione minore invece i termini che maggiormente compaiono sono: 1. Disagio relazionale/psichico/del comportamento 2. Solitudine 18 La rete dei servizi Famiglia e minori Interventi e servizi A B C D E H I Carpi Novi Soliera Az. USL Campo Carpi Novi Soliera Az. USL Campo Carpi Novi Soliera Az. USL Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 2 Retta per asili nido 3 Rette per strutture residenziali per minori 4 Rette per strutture semi residenziai per minori 5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali 6 Retta per prestazioni residenziali 7 Contributi economici per i servizi scolastici 8 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 9 Contributi economici per alloggio solo sostegno economico 10 Contributi economici per l'inserimento lavorativo 11 Contributi economici a integrazione del reddito familiare 12 Contributi economici per affido familiare 13 Contributi generici ad associazioni sociali 14 Trasferimenti ad aziende municipalizzate per agevolazioni tariffarie sui trasporti 15 Contributi per l'alloggio fondo sociale per l'alloggio 16 PROGETTO JET 17 CONTRIBUTI PANNOLONI E ALIMENTI PRIMA INFANZIA Strutture G Campo Attività di Servizio sociale professionale 1 Servizio sociale professionale (compresa tutela legale minori) 2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 3 Servizio per l'affido minori 4 Servizio per l'adozione minori 5 CENTRO PER LE FAMIGLIE (attività di mediazione e consulenza psicologica) 6 INTERVENTI DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA' 7 Servizio di logopedia 8 Servizio di neuropsichiatria 9 Figure professionali integrate con il sociale Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali 3 CONTRASTO FORME DI ABUSO 4 CORSI ADOZIONI Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo dei minori 1 Sostegno socio-educativo scolastico 2 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 3 Sostegno all'inserimento lavorativo Assistenza domiciliare a famiglie con minori 1 Assistenza domicilare socio-assistenziale 5 Voucher, buono socio-sanitario 5a Assegno di cura 6 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio Servizi di supporto 1 Mensa (esclusa la mensa scolastica, salvo le agevolazioni alle famiglie povere) 2 Trasporto sociale (escluso il trasporto scolastico, salvo le agevolazioni alle famiglie povere) 3 ufficio casa 4 Progetti specifici di promozione, informazione e prevenzione integrati con i Comuni Trasferimenti in denaro F Presenza servizio Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 1 Asilo Nido 2 Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia 3 Centri diurni 4 Centri diurni estivi 5 Ludoteche / laboratori 6 Centri di aggregazione / sociali 7 BIBILIOTECA 8 CENTRO CULTURALE 9 CENTRI ESTIVI ASILO E MATERNA 10 CENTRI ESTIVI 6/11 ANNI Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali 2 Centri estivi o invernali (con pernottamento) Pronto intervento sociale 1 unità di strada, ecc. Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire l’obiettivo della valorizzazione e del sostegno delle politiche familiari sono diversi e attengono alla capacità di promuovere la libera assunzione delle responsabilità, di sostenere le capacità genitoriali, di promuovere le pari opportunità e la condivisione delle responsabilità tra uomini e donne. In particolare, tra gli altri interventi previsti, si collocano in questa area il Centro per le Famiglie, come strumento di promozione di nuove forme 19 di sostegno ai compiti di cura e agli impegni educativi delle famiglie, l’InformaFamiglia, che svolge attività di informazione e formazione, il Consultorio Familiare gestito dall’Ausl, per la tutela della maternità e la consulenza sanitaria, la Mediazione familiare, volto a sostenere le relazioni affettive. Inoltre, sono rivolti alla valorizzazione delle responsabilità familiari altri interventi quali l’Assistenza economica alle famiglie con minori, i Prestiti sull’onore e Un anno in famiglia, quest’ultima è un’iniziativa relativa alla concessione di un contributo integrativo allo stipendio per le madri e i padri interessati ad usufruire dell'aspettativa facoltativa dal lavoro nel primo anno di vita del bambino. Infine, si prevedono le Spese per contributi e/o esenzione sui servizi scolastici, che fanno riferimento alle rette della scuola materna, comunale, mensa, trasporto. Alle politiche per la famiglia è stata rivolta una grande attenzione attraverso il potenziamento del Centro per le Famiglie a livello distrettuale con interventi sulla genitorialià e sulle adozioni/affidi. Gli interventi attivati dal Distretto sono volti inoltre a consolidare e rafforzare tutte le risposte oggi in essere per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza. Si faccia riferimento per esempio ai Consigli Comunali dei Bambini, ai Contributi per l’affido familiare, al Servizio di adozione e di affido,e ai Contributi economici. Inoltre, si collocano all’interno di tale obiettivo, il Servizio di Neuropsichiatria Psicologica e Riabilitazione dell’età evolutiva dell’Ausl, l’Unità Operativa e Tutela Minori dell’Ausl, i servizi alla prima infanzia con gli Asili Nido, i soggiorni estivi e i centri estivi nonchè l’inserimento di minori in comunità. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come il 67% di esse si rivolge a minori e adolescenti e il 63% si rivolge alle famiglie fornendo prevalentemente servizi di animazione, educazione e assistenza. Punti di forza e di debolezza dell’offerta dei servizi In questo contesto appare significativa l’analisi della rete dei servizi che il Distretto di Carpi ha realizzato per soddisfare i bisogni emergenti, analisi soprattutto qualitativa volta ad identificare i punti di forza e di debolezza dei servizi attivati. Dai momenti di ascolto realizzati a livello distrettuale appare evidente come un punto di forza dei servizi che si occupano di famiglia e minori è la loro personalizzazione, ovvero la loro capacità di relazionarsi all’utenza tenendone in considerazione i bisogni ed adattando le risposte in maniera flessibile e aperta, in particolare questo apprezzamento è diretto al Centro per le Famiglie. Tra i fattori positivi che contraddistinguono i servizi per i minori emerge la loro buona organizzazione, soprattutto in relazione alle strutture educative della prima infanzia e ai servizi para scolastici (servizi relativi all’accoglienza, refezione e trasporto), e la loro capacità di integrazione tra il livello sociale e quello sanitario, non a caso viene citato il Patto per la Scuola; in particolare un gruppo insegnanti afferma “L’efficace sistema di relazione con la Neuropsichiatria e la qualità dei servizi dalla stessa prestati rappresentano un’importante opportunità per la Scuola”. Altro punto di forza è la fruibilità dei servizi come precisa il Gruppo Saliceto di Campogalliano: “(…) scuola, asili nido sono fruibili e rappresentano un importante supporto per i cittadini e le famiglie. Per quantità e qualità siamo oltre la media nazionale”, offerta in termini di varietà di proposte e di aumento degli 20 spazi fruibili non solo attorno al tema della preadolescenza ma anche per quanto riguarda le età inferiori. A questo proposito si afferma anche che lo sviluppo di un territorio educativo inteso come l’attivazione e il coordinamento di occasioni di crescita e apprendimento, anche in ambiente extrascolastico, favorisce un progetto formativo, socialmente condiviso, che possa essere maturato dai giovani nel quotidiano. Tra i nodi critici emerge la scarsa conoscenza della rete dei servizi rivolti alle famiglie presenti sul territorio distrettuale: “Manca un’informazione efficace in relazione alle opportunità del territorio, le famiglie non hanno la piena e compiuta consapevolezza dell’offerta” o ancora “Occorrerebbe favore una maggiore informazione alle famiglie sulle opportunità offerte dai servizi magari attraverso una guida ai servizi”. Rispetto i servizi per i minori, tra i punti di debolezza invece spicca “(…) la diminuita capacità di accogliere le richieste concentrandosi sui casi più gravi e non assolvendo più alla funzione di prevenzione” indicato dal gruppo minori di Campogalliano. A questo ne consegue la consapevolezza dell’entità del bisogno e contemporaneamente l’impossibilità di farvi fronte con interventi adeguati provocando disagio tra chi opera all’interno dei servizi. Oppure un altro fattore preoccupante è dato dal timore di impegnarsi in prima persona: mentre si riesce abbastanza facilmente a creare coesione tra le varie componenti della società attorno a grandi progetti di solidarietà, si fatica ad attivare il singolo cittadino o la singola famiglia su micro progetti di aiuto. Questo scarso impegno è rimarcato ancora dalla seguente affermazione “Le famiglie delegano alla scuola tutto il compito educativo”. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la valutazione dei servizi rivolti alle famiglie e ai minori; come si osserva dallo schema, 25 sono stati i giudizi negativi e 22 quelli positivi espressi nei confronti dei servizi per le famiglie, mentre i servizi per l’infanzia sono valutati decisamente più positivamente avendo raccolto 43 giudizi positivi e solamente 11 giudizi negativi. (Si veda allegato 2) 21 1.4 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti agli immigrati Rilevazione dei bisogni Gli immigrati soggiornanti nei 4 Comuni del distretto alla fine del 2003 erano 5.813 (circa il 6% del totale della popolazione del distretto), soprattutto a causa della regolarizzazione del 2002/3, il numero di permessi di soggiorno è praticamente raddoppiato negli ultimi tre anni. 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1997 1998 CAMPOGALLIANO 1999 CARPI 2000 NOVI DI MODENA 2003 SOLIERA Grf.1 Numero di immigrati per Comune di residenza L’immigrazione tende verso caratteristiche di stabilità comprovate da un costante processo di ricongiunzione familiare e conseguentemente da una crescita della componente femminile che è raddoppiata passando da 1387 unità nel 2000 a 2551 nel 2003 con un incremento maggiore rispetto alla popolazione maschile. Si tratta in particolare di una presenza di giovani donne, nella fascia dell'età fertile, che da un lato ci aiutano a comprendere il progressivo incremento delle nascite di bambini stranieri registrato negli ultimi anni nella regione (16% nel 2003), e dall'altro pongono tendenzialmente una serie di problematiche connesse alla salute sessuale e riproduttiva. Mentre negli anni novanta la maggior parte degli stranieri erano persone sole, oggi la maggioranza vive all’interno di un nucleo familiare. 22 NOVI DI MODENA SOLIERA 600 500 400 300 200 100 0 350 300 250 200 150 100 50 0 1997 1998 1999 femmine 2000 2003 1997 1998 maschi 1999 femmine 2000 2003 maschi CAMPOGALLIANO CARPI 2500 350 300 250 200 150 100 50 0 2000 1500 1000 500 0 1997 1998 1999 femmine 2000 1997 2003 1998 1999 femmine maschi 2000 2003 maschi Anche i dati relativi alla presenza di bambini stranieri nelle scuole risultano essere un chiaro indicatore di stabilizzazione insediativa. Dopo la regolarizzazione, l’analisi delle nazionalità presenti registra una rilevante modifica della situazione: nel Distretto di Carpi, il gruppo continentale più numeroso rimane quello asiatico, seguito dal gruppo africano e dal gruppo europeo. Mentre in tutti i gruppi di provenienza straniera la popolazione maschile supera quella femminile, solamente nel gruppo europeo la popolazione femminile è doppia rispetto a quella dell’altro sesso. Questo mutamento è dovuto soprattutto all’arrivo delle donne dell’est Europa come assistenti familiari. Tab. 5 – Numeri di immigrati per paese di provenienza MASCHI FEMMINE TOTALE % 57 64 121 8.9% EUROPA UE (Unione europea) - Nuovi Stati membri 16 103 119 8.8% EUROPA UE (Unione europea) - Paesi candidati 185 184 369 27.3% EUROPA UE (Unione europea) - Stati membri ALTRI PAESI EUROPEI 265 481 746 55.0% Totale EUROPA 523 832 1355 100 (23.4%) 1.210 828 2.038 35.1% 60 122 182 3.1% AFRICA AMERICA ASIA 1.469 769 2.238 38.0% OCEANIA 0 0 0 0 APOLIDE 0 0 0 0 3.262 2.551 5.813 100% TOTALE CITTADINI STRANIERI RESIDENTI Il processo di regolarizzazione ha accentuato un dato già risaputo: cioè che è il mercato del lavoro il motore fondamentale dell’immigrazione nel distretto di Carpi come in tutta la regione EmiliaRomagna. 23 Notiamo due tendenze prevalenti dell’immigrazione: le donne in special modo provenienti dell’Europa dell’est, risultano attive nei servizi alla persona e gli uomini, prevalentemente africani, attivi nelle industrie soprattutto metalmeccaniche. “Particolarmente interessante risulta la correlazione tra immigrazione e mercato del lavoro su scala provinciale, resa evidente dal confronto tra percentuale di immigrati e tasso di disoccupazione provinciale: la consistenza numerica degli immigrati risulta inversamente proporzionale al tasso di disoccupazione”7 Dalla lettura dei bisogni fatta dei testimoni privilegiati rispetto il fenomeno dell’immigrazione risulta evidente una duplice dinamica: da un lato caratterizzata dalla presenza di immigrati di medio lungo corso e dall’altra la nuova immigrazione che è percepita come inarrestabile e fonte di rischio. La presenza di queste due tipologie di immigrati mette in evidenza come l’immigrazione sia un fenomeno complesso che esprime bisogni altrettanto complessi. Sembra che nel distretto le problematiche che maggiormente interessano la popolazione immigrata siano legate al lavoro; la scarsa conoscenza della lingua accompagnata dal mai risolto problema dell’irregolarità e della pesantezza delle procedure rispetto al permesso di soggiorno, dovute in parte alla legge Bossi-Fini, fanno sì che la condizione degli immigrati sia ancora molto problematica. Anche a livello sanitario sono evidenziate alcune criticità come l’approccio alla maternità e le depressioni che colpiscono prevalentemente gli uomini. Da più parti è sottolineato il fenomeno dei minori non accompagnati e dalle donne sole con minori in situazioni di povertà estrema. Il dato interessante e preoccupante è la percezione che lo straniero sia considerato non tanto una risorsa quanto una minaccia per il benessere della popolazione locale. Infatti la gran parte dei testimoni privilegiati, alla domanda rispetto le minacce che nel futuro potrebbero colpire il benessere del distretto, ha indicato la crisi economica e l’aumento della popolazione immigrata. Un discorso a parte merita di essere fatto per la popolazione di immigrate provenienti dall’est Europa che comincia a delinearsi come il vero fenomeno migratorio del Distretto. In particolare il crescente lavoro di accudimento delle assistenti familiari pone in evidenza come sia importante fare fronte alle molteplici e nuove problematiche aperte, affinchè la scelta di tante famiglie e lavoratrici straniere si esprima in un contesto di sostegno, di collegamento e di opportunità di relazione con la rete dei servizi pubblici sociali e sanitari. Rispetto la popolazione immigrata i termini che maggiormente compaiono sono: 1. Difficoltà linguistiche 2. Difficoltà lavorative 3. Difficoltà di integrazione 4. Difficoltà nella gestione della salute 7 Regione Emilia Romagna “Piano sociale e sanitario 2005-2007” materiali per la consultazione 24 La rete dei servizi Immigrati Interventi e servizi A B C E Presenza servizio Campo Carpi Novi Soliera Az. Usl Attività di Servizio sociale professionale 1 Servizio sociale professionale 2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali 3 Servizi di mediazione culturale Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo 1 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 2 Sostegno all'inserimento lavorativo Servizi di supporto 1 Mensa 2 Trasporto sociale (compreso trasporto scolastico se non incluso nel diritto allo studio) Trasferimenti in denaro F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Buoni spesa o buoni pasto 2 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 3 Retta per prestazioni semi-residenziali 4 Retta per prestazioni residenziali 5 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 6 Contributi economici per alloggio 7 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 8 Contributi generici ad associazioni sociali 9 CONTRIBUTO TRASLAZ. SALME Strutture G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 1 Centri diurni estivi 2 Centri di aggregazione / sociali H Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali 2 Centri estivi o invernali (con pernottamento) 3 Area attrezzata per nomadi I Pronto intervento sociale 1 unità di strada, ecc. Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire tale obiettivo sono volti a promuovere processi di integrazione sul territorio. Ci si riferisce in particolare alle Campagne informative, con le quali si intende fornire informazioni, materiali e supporti sulle opportunità presenti sul territorio a favore della popolazione immigrata, al Centro Servizi Immigrazione, che espleta azioni di orientamento, di gestione del centro di prima accoglienza, di rilascio di Idoneità d’Alloggio e di progettazione distrettuale. Ancora, ritroviamo in questo obiettivo le azioni di Sostegno all’accoglienza, alla integrazione sociale e culturale, le quali fanno riferimento ad interventi di promozione dell’inserimento nel tessuto sociale della popolazione immigrata, i Contributi economici, che sono destinati soprattutto a famiglie di profughi, e infine le Strutture di accoglienza, che sono rivolte sia ad immigrati singoli che a famiglie in grave stato di bisogno. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come il 51.3% di esse si rivolge ad immigrati con servizi prevalentemente di assistenza, tutela e promozione. Punti di forza e punti di debolezza dei servizi In questa fase di ascolto i servizi di prima accoglienza, sia pubblici che privati, sono stati considerati elemento di forza della rete dei servizi soprattutto in relazione alla funzione di 25 mediazione linguistica e culturale. Anche lo strumento delle Borse Lavoro è visto come risorsa presente ed importante. Tra i nodi critici invece di quest’area ritroviamo la difficoltà del lavoro di rete e della poco apertura dei servizi rivolti agli immigrati, con i quali, c’è un’evidente difficoltà a dialogare; il Gruppo Servizi sociali di Soliera evidenzia questo dato “Gli operatori del servizio hanno difficoltà a individuare un corretto canale di dialogo in relazione alle differenti culture di origine dei cittadini stranieri che si rivolgono ai servizi”. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto alla valutazione dei servizi rivolti agli immigrati; come si osserva dallo schema, 18 sono stati i giudizi negativi e 24 quelli positivi. (Si veda allegato 2). 26 1.5 I bisogni e i servizi rivolti agli anziani I bisogni rilevati Come già affermato precedentemente anche il distretto di Carpi è interessato dal fenomeno dell’invecchiamento, al 31.12.2003 la popolazione ultrasessantacinquenne ha raggiunto 19.188 unità (20,05%), la popolazione ultrasettantcinquenne 9.071 unità (9,48%), la popolazione ultraottantenne 5.155 unità. Tab. 6- Numero di anziani per Comune di residenza CAMPOGALLIANO CARPI NOVI DI MODENA SOLIERA Totale distretto 65-69 anni 70-74 anni 75-79 anni 80 anni e oltre 397 3806 592 691 5486 316 3183 501 631 4631 278 2656 444 538 3916 371 3515 617 652 5155 Nei prossimi anni tali fasce aumenteranno sia in termini assoluti che in percentuale sul totale della popolazione. L’invecchiamento è caratterizzato da profondi mutamenti non solo quantitativi ma anche qualitativi, ai quali è necessario porre attenzione a tutti i livelli. Lo stato di salute della popolazione anziana è condizionato dalla presenza di malattie cronico degenerative che caratterizzano in modo permanente le condizioni di salute e la qualità di vita della persona. La presenza di pluripatologie aumenta con l’età e peggiora gli indici di qualità di vita percepita dall’anziano. Le malattie più frequentemente diagnosticate sono, a livello regionale,: artrite/artrosi 67%, ipertensione 50%, malattie cardiovascolari 30%, diabete 10%, ictus 9%, depressione 5%, disturbi vista e udito 3%, la demenza grave 4%, disturbi cognitivi 18 % . I testimoni interpellati hanno rilevato come l’aspetto più problematico rispetto l’anzianità sia la non autosufficienza in termini di accudimento e di mobilità. In alcuni casi il tema dell’accudimento e delle assistenti familiari sono strettamente collegati ed evidenziano una ulteriore difficoltà; con la non autosufficienza e l’affidamento dell’anziano ad una persona straniera esiste il rischio di una chiusura della persona anziana in se stessa, senza la possibilità di parlare o di incontrare altre persone e del conseguente sentimento di solitudine. Le parole chiave maggiormente utilizzate negli incontri di ascolto sono state: 1. Non autosufficienza (difficoltà di mobilità e di assistenza) 2. Solitudine 27 La rete dei servizi Anziani Interventi e servizi A B D E Presenza servizio Campo Carpi Novi Soliera Az. Usl Attività di Servizio sociale professionale 1 Servizio sociale professionale 2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 3 Servizio di Assistenza Anziani, UVG e altri servizi integrati Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali Assistenza domiciliare 1 Assistenza domiciliare socio-assistenziale 2 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari 3 Servizi di prossimità (buonvicinato) 4 Telesoccorso e teleassistenza 5 Voucher, buono socio-sanitario 5a assegno di cura 6 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio 7 SOSTEGNO ALLA DOMICILIARITA' Servizi di supporto 1 Mensa 2 Trasporto sociale Trasferimenti in denaro F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Buoni spesa o buoni pasto 2 Contributi per servizi alla persona 3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 4 Retta per centri diurni 5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali 6 Retta per prestazioni residenziali 7 Contributi economici per servizio trasporti 8 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 9 Contributi economici per alloggio 10 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 11 Contributi economici per affido familiare 12 Contributi generici ad associazioni sociali 13 Trasferimenti ad aziende municipalizzate per agevolazioni tariffarie sui trasporti 14 Oneri a rilievo sanitario ADI 15 Assegno di cura 16 CONTRIBUTI DOMICILIARITA' Strutture G H Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 1 Centri diurni 2 Centri di aggregazione/sociali Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali 2 Centri estivi o invernali (compresi i soggiorni climatici o termali) Per quanto riguarda gli anziani, tra gli innumerevoli interventi si ricordano il SAA - Integrazione sociosanitaria, quale occasione di integrazione socio sanitaria e professionale, il Centro Demenze dell’Ausl, le Iniziative di promozione sociale, l’Assegno di cura, l’Intervento di assistenza domiciliare, il Telesoccorso, l’Erogazione di contributi economici, il servizio Trasporti, I Servizi di pasto a domicilio, pulizie a domicilio e pedicure a domicilio, i Centri diurni, il Collocamento in strutture residenziali, il Collocamento temporaneo in strutture residenziali, il collocamento in Strutture residenziali fuori distretto, che permette infine di soddisfare la sempre più crescente domanda di ingresso in struttura protetta attraverso convenzioni con strutture fuori distretto. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come circa il 74% di esse si rivolge agli anziani con servizi prevalentemente di assistenza, tutela e attività sanitarie. 28 Punti di forza e punti di debolezza dei servizi Dai momenti di ascolto distrettuali sono emersi diversi punti di forza, ma fra tutti emerge quello della buona rete di assistenza domiciliare: “Il servizio di assistenza domiciliare è fornito con personale formato e continuamente aggiornato e questo rende buona la professionalità espressa” cita testualmente il Gruppo Anziani di Campogalliano, e ancora “L’ampia e articolata strutturazione dei servizi in generale e in particolare di quelli per gli anziani garantisce una buona risposta ai bisogni”. Altro aspetto positivo della rete dei servizi messi in atto in questo ambito è dato dalle dimissioni protette che sono ben gestite ed organizzate. Altro punto di forza è da ricercare nella buona articolazione abitativa e residenziale grazie alla presenza di alloggi ERP, di mini appartamenti e di tutte quelle strutture presenti sul territorio che facilitano la domiciliarità delle fasce più deboli e svantaggiate. Anche l’integrazione dei servizi è considerata di significativa importanza soprattutto se si rinforza “(…) l’integrazione tra i diversi servizi in particolare con l’azienda ospedaliera” riporta il Gruppo Medici di Novi. Anche il volontariato è visto come risorsa soprattutto se messo in sinergia con i servizi pubblici e del privato sociale. Dal confronto sono però emersi anche molti punti di debolezza tra cui il più ricorrente nei gruppi di ascolto risulta essere quello dei costi elevati dei servizi offerti: come evidenziano i Sindacati “La domiciliarità è raggiunta a caro prezzo: molti anziani rimangono a casa a causa dei costi elevati delle strutture protette”. Altro nodo critico riguarda il confronto spesso difficile e ostico tra le diverse professionalità coinvolte nella rete dei servizi. Anche l’eccessiva burocratizzazione rischia di incidere negativamente sulla percezione della rete dei servizi sociali e sanitari del territorio. Le Associazioni di Categoria auspicano, da questo punto di vista, “uno Sportello Unico per il Sociale che consenta di evitare il labirinto burocratico in cui sono costretti soprattutto gli anziani”. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la valutazione dei servizi rivolti agli anziani; come si osserva dallo schema sono nettamente positivi (41) e solamente 7 sono quelli negativi. (Si veda allegato 2). 29 1.6 I bisogni e i servizi rivolti ai disabili I bisogni rilevati La disabilità si presenta come un concetto complesso e composito, che è stato oggetto di diverse elaborazioni in relazione al clima culturale e scientifico del momento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha proposto negli anni, in questo settore, classificazioni sistematiche che, a loro volta, hanno subito revisioni successive. In questo paragrafo accogliamo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ci riferiamo al concetto di disabilità come “ogni limitazione della persona nello svolgimento di un’attività secondo i parametri considerati normali per un essere umano” Funzioni e struttura del corpo Attività Partecipazione Fattori di contesto: ambientali personali Lo schema sopra presentato sottolinea come disabilità e funzionamento umano siano il risultato di interazioni continue fra lo stato di salute e i fattori di contesto. Parlare di integrazione sociale delle persone con disabilità implica parlare anche del contesto familiare in cui la persona con disabilità è inserita. Il ruolo della famiglia è, infatti, fondamentale nei molteplici aspetti della vita di una persona con disabilità: dall'assistenza ed aiuto in caso di bisogno fino al livello di socializzazione. Dai momenti di ascolto si evince come il disabile adulto stia ormai invecchiando lasciando spazio alla preoccupazione delle famiglie in merito al lavoro di cura alla morte o alla incapacità dei genitori di accudire il figlio disabile. L’integrazione sociale delle persone con disabilità, obiettivo riconosciuto e perseguito dalle politiche nazionali ed Europee, trova un suo passaggio fondamentale nell’accesso all’istruzione. L’Italia ha pienamente riconosciuto l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nella “scuola normale” già dagli anni '70, assumendosi un ruolo leader, anche in ambito europeo, nelle politiche di istruzione e formazione. Mentre viene evidenziato il buon lavoro dei tutor o degli insegnanti di sostegno si mette anche in evidenza il vuoto che si crea all’indomani del termine dell’attività scolastica. Più testimoni sottolineano la necessità di prevedere momenti informativi per le famiglie con disabili in età post scolare. Rimane tuttavia aperto il tema delle persone non certificate che presentano problemi di apprendimento o di comportamento. 30 L'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia economica sono fattori estremamente importanti per l'integrazione sociale delle persone con disabilità. La legislazione italiana in tema di persone con disabilità ha avuto un’evoluzione significativa con la legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro dei disabili", la cui finalità è “la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”. Il concetto di collocamento mirato è strettamente correlato con la valutazione delle capacità lavorative residue delle persone con disabilità, attraverso un insieme di azioni positive e di soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti di lavoro. Si tratta quindi di un cambiamento di ottica: dalla misura delle capacità perdute si passa alla valutazione di quelle residue. L’impressione dei testimoni privilegiati è quella della non completa efficacia dei collocamenti obbligatori e della conseguente difficoltà di inserimento del disabile nella vita economica e produttiva della società. Le parole chiave maggiormente utilizzate negli incontri di ascolto sono state: 1. Difficoltà nel mondo del lavoro 2. Non autosufficienza - lavoro di cura. 31 La rete dei servizi Disabili Interventi e servizi Presenza del servizio Campo Carpi Novi Soliera Az. Usl A Attività di Servizio sociale professionale 1 Servizio educativo 2 Servizio infermieristico B Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali 3 Gestione pratiche invalidi civili C Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo dei 1 Sostegno socio-educativo scolastico 2 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 3 Sostegno all'inserimento lavorativo D Assistenza domiciliare 1 Assistenza domicilare socio-assistenziale 2 Assistenza domicilare con finalità riabilitativa/educativa 3 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari 4 Servizi di prossimità (buonvicinato) 5 Telesoccorso e teleassistenza 6 Voucher, buono socio-sanitario 7 Assegno di cura 8 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio E Servizi di supporto 1 Mensa 2 Trasporto sociale 3 INFORMAHANDICAP Trasferimenti in denaro F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Buoni spesa o buoni pasto 2 Contributi per servizi alla persona 3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 4 Retta per centri diurni 5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali 6 Rette per laboratori protetti 7 Retta per prestazioni residenziali 8 Contributi economici per servizio trasporto 9 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 10 Contributi economici per alloggio 11 Contributi economici per l'inserimento lavorativo 12 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 13 Contributi economici per affido familiare 14 Contributi generici ad associazioni sociali 15 Trasferimenti ad aziende municipalizzate per agevolazioni tariffarie sui trasporti 16 CONTR. SUPERAMENTO BARRIERE ARCH. 17 CONTR. ADATTAMENTO VEICOLI E AUSILI DOM. 18 Assegno di cura per disabilità acquisite 19 CONTRIBUTI ALLE ASS. SOSTEGNO H NEI CENTRI ESTIVI Strutture G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 1 Centri diurni 2 Centri diurni estivi 3 Ludoteche / laboratori 4 Centri di aggregazione/sociali H Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali 2 Centri estivi o invernali (con pernottamento) I Pronto intervento sociale 1 unità di strada, ecc. Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire tale obiettivo afferiscono al sostegno ai processi di vita indipendente e a favorire la piena tutela dei non autosufficienti. Per quanto attiene alla disabilità, tra gli innumerevoli interventi collocati all’interno di questo obiettivo si citano in particolare il SAP (Servizio di Aiuto alla Persona), a sostegno dell'autonomia della persona, l'InformaHandicap, le iniziative di promozione sociale, l'Assistenza domiciliare, per il mantenimento al domicilio, il servizio Trasporto disabili, gli Ausili, il Servizio Educativo Territoriale (SET), 32 l’Unità Operativa Handicap Adulto dell’Ausl, i Centri socio riabilitativi diurni, il Servizio di inserimento lavorativo, il Laboratorio Matemagica, che offre diverse opportunità di laboratori per l’integrazione sociale e lo sviluppo delle capacità artistiche, manuali ed espressive, i Laboratori protetti, ed altro ancora. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come circa il 50% di esse si rivolge ai disabili con servizi prevalentemente di assistenza, tutela e animazione. Punti di forza e punti di debolezza dei servizi Tra i punti di debolezza emerge lo scarso accompagnamento dei disabili e il loro inserimento lavorativo; appare forte in questo contesto la necessità di mettere a sistema tutti gli attori (servizio pubblico, cooperative sociali, provincia, centro per l’impiego, enti di formazione, sindacati) che compongono il panorama dell’inserimento lavorativo, al fine di aumentare il numero di persone disabili che siano in grado di trovare un lavoro. Appare carente poi un’integrazione dei servizi con la scuola e con i servizi sanitari e una corretta conoscenza delle famiglie che hanno a carico delle persone disabili, cosa che non consente di affrontare in maniera adeguata le emergenze. Tra i punti di forza emerge il buon inserimento nelle aziende grazie all’esperienza del tutoraggio. Spicca anche la buona collaborazione a livello distrettuale dei quattro comuni. La famiglia, in questo contesto, gioca un ruolo strategico: mentre negli anni passati i diversi servizi si occupavano delle famiglie, attraverso modalità di presa in carico “totalizzanti” che rischiavano di ridurre la famiglia a fruitore passivo delle prestazioni, negli ultimi anni la partecipazione delle famiglie è al contrario aumentata così come la consapevolezza ed il potere negoziale delle stesse. Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la valutazione dei servizi rivolti ai disabili; come si osserva dallo schema sono 29 i giudizi positivi e 19 quelli negativi. (Si veda allegato 2) 33 1.7 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti ai giovani I bisogni rilevati In questi anni, grazie anche al sostegno finanziario attivato da alcune leggi (L.R. n. 21/1996, Legge n. 45/1999, Legge n. 285/1997) è cresciuto un panorama di progetti e di interventi promossi e realizzati da Enti Locali, Ausl e Terzo Settore che evidenziano un cambio culturale, un nuovo approccio ai bisogni e alle aspettative dei giovani. Nella maggior parte dei Comuni è stata assegnata la delega per le politiche giovanili, segno di una volontà istituzionale di occuparsi dei giovani attraverso gli strumenti della programmazione territoriale. Si è via via superata la concezione delle “politiche per i giovani” come insieme a sé stante di interventi volti alla realizzazione di spazi aggregativi e al supporto alla creatività giovanile, cui si affiancavano, senza mai dialogare e coordinarsi, le altre politiche degli Enti Locali, anch’esse dirette, almeno in parte, alla popolazione giovanile (istruzione, formazione, cultura, sport, politiche sociali…) e gli interventi e i servizi sanitari. L’approccio ai giovani è stato volutamente trasversale non prevedendo alcun momento di ascolto dedicato espressamente alla categoria giovani. Questa scelta è stata il frutto di una riflessione rispetto alla difficoltà di individuare sul territorio forme di rappresentanza dei giovani che dia la giusta dimensione del fenomeno. Qualsiasi scelta sarebbe risultata parziale e forse poco rappresentativa della problematicità e complessità di questa fascia di età della popolazione. “I giovani, rappresentano anche forti problematicità, ma non sono una somma di problemi; sono una condizione sociale transitoria multiforme e fortemente partecipe dei cambiamenti del sistema sociale, nella sua composizione demografica, nelle prospettive economiche, nell’orizzonte valoriale, nella criticità delle forme di rappresentanza politico-istituzionale. I giovani non sono l’unica condizione a “rischio”, lo condividono con tutte le componenti delle società complesse. Il rischio è la trama quotidiana di sfide, vincoli e risorse con i quali si misura l’agire di ogni membro di una comunità. Il rischio non ha una definizione negativa o positiva a priori, evolve nella negatività dei comportamenti quando il rapporto tra risorse e sfide è inadeguato”8 Obiettivo per il prossimo triennio, non solo delle politiche giovanili, bensì delle politiche sociali, sanitarie, educative, culturali, diventa rafforzare le risorse attraverso l’aumento delle conoscenze, facilitare l’accesso al sistema dei servizi e delle opportunità, migliorare la qualità dell’offerta, coinvolgere nei processi decisionali Per le Istituzioni diventa quindi importante capire se le attività e i servizi costruiti in questi anni rispondono all’insieme delle tematiche che la gioventù si trova oggi ad affrontare: come l’evoluzione demografica che rende più complesse le relazioni tra le generazioni; lo scarto crescente tra la gioventù e la gestione della “cosa pubblica” a livello nazionale ed internazionale con il rischio di un deficit di cittadinanza; l’investimento nella qualità del dibattito sull’avvenire dell’Unione Europea; la promozione di una cittadinanza più riconosciuta. 8 Regione Emilia Romagna – Piano sociale e sanitario 2005-07 materiali per la cosultazione 34 La programmazione dei servizi sanitari e sociali rivolta ai Giovani dovrà affrontare in modo nuovo i problemi emergenti, in un’ottica di comunità tesa ad attivare e valorizzare le risorse presenti e a favorire l’accessibilità ai Servizi e agli interventi a valenza preventiva o di diagnosi precoce, con il coinvolgimento e la valorizzazione dei Giovani stessi nella progettazione. Allora il tema di confronto delle “politiche giovanili” diventa: · come consolidare le risorse dei giovani; · come adeguare il sistema delle tutele alle nuove problematicità; · come promuovere autonomia e responsabilità. L’integrazione delle politiche di settori diversi e dei loro strumenti è strategia fondamentale per realizzare tale obiettivo. Dai momenti di ascolto è risultato come una delle preoccupazioni maggiori sia lo stile di vita adottato da questa generazione rispetto al fumo e al consumo di alcool; sempre più spesso si rilevano disturbi del comportamento (ansia, nevrosi, aggressività) e disturbi dell’alimentazione che colpiscono ragazzi e ragazze in questa fascia di età. Anche l’incertezza del futuro professionale acuisce il loro senso di inadeguatezza rispetto una società non più in grado di fornire sicurezza e stabilità. Le parole chiave maggiormente utilizzate negli incontri di ascolto sono state: 1. Dipendenze (fumo, alcool e droghe sintetiche) 2. Insicurezza 3. Nevrosi (disturbi del comportamento). 4. Disturbi del comportamento alimentare 35 La rete dei servizi Giovani Interventi e servizi A B C D E Presenza servizio Campo Carpi Novi Soliera Az. USL Attività di Servizio sociale professionale 1 Servizio sociale professionale Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali 3 Centri Sociali 4 Centri di aggregazione giovanile 5 Programmi intergenerazionali 6 Attività di informazione e prevenzione nei luoghi di divertimento 7 Attivita' di strada con gruppi informali 8 Informagiovani 9 SALE PROVA E REGISTRAZIONE Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento 1 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 2 Sostegno all'inserimento lavorativo 3 Progetti di servizio civile Assistenza domiciliare 1 Assistenza domiciliare socio-assistenziale 2 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari 3 Voucher, buono socio-sanitario 4 Assegno di cura 5 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio Servizi di supporto 1 Mensa 2 Trasporto sociale Trasferimenti in denaro F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Buoni spesa o buoni pasto 2 Contributi per servizi alla persona 3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 4 Retta per centri diurni 5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali 6 Retta per prestazioni residenziali 7 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 8 Contributi economici per alloggio 9 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 10 Contributi economici per affido familiare 11 Contributi generici ad associazioni sociali Strutture G H I Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 1 Centri diurni Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali Pronto intervento sociale 1 unità di strada, ecc. Il nuovo obiettivo di priorità sociale “Giovani” ha permesso di riorganizzare la mappa dei servizi dedicati a questa fascia di età; si contemplano in questo senso gli interventi di Consulenza psicologica e pedagogica, gli Interventi socio-educativi extrascolastici, quali la gestione di ludoteca e biblioteche per ragazzi, il Centro educativo-ricreativo per adolescenti Hip Hop che fornisce un supporto socio-educativo agli adolescenti e garantisce forme di aggregazione come i Centri Giovani del distretto presenti nei 4 comuni. 36 Si fa inoltre riferimento al Sostegno socio-educativo individuale domiciliare e/o scolastico, l’Unità Operativa di Psicologia Centro per l’adolescenza dell’Ausl, l’inserimento lavorativo di minori a rischio sociale in età lavorativa e il Centro Free entry ora in capo al Comune. Punti di forza e punti di debolezza dei servizi Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la valutazione dei servizi rivolti ai giovani; come si osserva dallo schema, sono 27 i giudizi positivi e 27 quelli negativi. (Si veda allegato 2) Rispetto al tema della valutazione dei servizi riportiamo i risultati di una recente indagine valutativa del processo e dei risultati della comunicazione tra operatori e frequentatori dei Centri .9 La valutazione di processo è stata condotta analizzando la corrispondenza tra gli obiettivi e le tipologie di intervento; la funzionalità degli interventi. I risultati, invece, sono stati individuati ricercando: le reazioni e le motivazioni espresse dagli utenti; il modo in cui l’intervento ha inciso su queste motivazioni e reazioni; gli effetti della comunicazione; il rapporto con il contesto di riferimento. La ricerca ha utilizzato diverse tecniche di rilevazione sia di dati quantitativi che qualitativi. 135 sono i questionari strutturati distribuiti agli adolescenti che frequentano i Centri e 7 le interviste semistrutturate audioregistrate svolte con gruppi di giovani; sono stati intervistati anche 14 adulti tra operatori, responsabili e assessori. Infine, sono state effettuate quattro video-osservazioni delle attività dei Centri per un totale complessivo di circa 20 ore di ripresa. Dall’ampio materiale raccolto i ricercatori hanno evidenziato alcuni nodi critici che i Centri si trovano ad affrontare. Criticità collegate alla crescita e alla maggiore maturità che caratterizza la fase attuale di questi spazi. - I Centri Giovani hanno difficoltà a rinnovare la frequentazione e la proposta tende in alcuni casi ad essere percepita come ripetitiva e poco stimolante; - La frequentazione è ancora prevalentemente maschile e poco propensa all’accettazione della diversità culturale; - Si riscontrano significative difficoltà a promuovere la partecipazione attiva dei giovani, tanto in fase propositiva, quanto in quella gestionale; - La comunicazione oscilla tra forme differenti e contrapposte che a volte creano disorientamento sia nei giovani che negli operatori (es. gestione dei conflitti); - Le risorse umane, strumentali e di idee dei Centri appaiono spesso inadeguate alle nuove aspettative dei giovani. Questi nodi critici, sottolineano i ricercatori, riportano in primo piano la delicata questione del rapporto tra protezione della frequentazione e promozione della partecipazione. Due concetti che 9 Giovani “Analisi degli interventi rivolti ai giovani nel Distretto 1 della Provincia di Modena (Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera)”, a cura di Vittorio Iervese e Viola Barbieri, con la supervisione di Claudio Baraldi (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) 37 non devono essere percepiti in contrapposizione fra loro. Soprattutto nella fase attuale che vede aspettative sempre più alte rivolte ai Centri. In particolare sul piano dell'’innovazione delle forme di comunicazione e su quello di un maggiore coordinamento tra le diverse realtà del territorio. 38 1.8 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti alle povertà I bisogni rilevati Alla luce di quanto emerso dai gruppi di ascolto si è convenuto che ci troviamo di fronte ad una realtà complessa quanto variegata, che vede una grossa frammentazione degli interventi e delle risorse; come ha rilevato il gruppo delle Cooperative sociali “La definizione di povertà è più che mai inattuale”. Disagio Adulti Interventi e servizi Presenza servizio Campo Carpi Novi Soliera Az. Usl A Attività di Servizio sociale professionale 1 Servizio sociale professionale 2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 3 Servizio di psichiatria B Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali C Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento 1 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 2 Sostegno all'inserimento lavorativo D Assistenza domiciliare 1 Assistenza domiciliare socio-assistenziale 2 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari 3 Voucher, buono socio-sanitario 4 Assegno di cura 5 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio E Servizi di supporto 1 Mensa 2 Trasporto sociale Trasferimenti in denaro F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Buoni spesa o buoni pasto 2 Contributi per servizi alla persona 3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 4 Retta per centri diurni 5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali 6 Retta per prestazioni residenziali 7 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 8 Contributi economici per alloggio 9 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 10 Contributi economici per affido familiare 11 Contributi generici ad associazioni sociali 12 BORSE LAVORO 13 APPARTAMENTI SOCIO ASS. Strutture G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 1 Centri diurni 2 Laboratorio protetto 3 Appartamenti protetti H Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali I Pronto intervento sociale La rete dei servizi Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire tale obiettivo sono relativi al sostegno di coloro che presentano problemi di carattere abitativo o economico o presentano patologie sociali e 39 individuali. Tra questi interventi si ricordano in particolare le Campagne informative, sulle tematiche legate alle dipendenze e alla prevenzione, le Iniziative di promozione sociale, per promuovere l’associazionismo e le attività di cooperazione internazionale, i Fondi per l’affitto e gli Alloggi ERP – Case popolari, come strumenti per affrontare i problemi della casa, il Centro Salute Mentale dell’Ausl, il Servizio Tossicodipendenze e Centro alcologico – Centro antifumo dell’Ausl, il Sostegno all’inserimento sociale e all’inserimento lavorativo. Infine, si collocano in questa area interventi quali Strutture, comunità alloggio di pronta accoglienza, e centri residenziali, nonché la gestione del Campo di sosta comunale per nomadi. Relativamente a questa area che è residuale e più generica rispetto alle altre aree di priorità concentriamo l’attenzione in particolare rispetto all’emergenza casa che pare essere uno dei problemi maggiormente rilevati dai testimoni privilegiati. Punti di forza e punti di debolezza Il punto di debolezza rimarcato più volte è quello relativo al problema della casa e in particolare ai costi elevati del mercato immobiliare: problema che riguarda in particolare i nuclei stranieri e quelli monogenitoriali con presenza di lavoro precario. “Le politiche per la casa (soprattutto contributo affitti) vengono sacrificate per mancanza di risorse economiche, al contrario di altri servizi della rete che sono ormai consolidati” è quanto dice un il gruppo dei servizi amministrativi di Campogalliano. 40 1.9 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti alle dipendenze e altre forme di disagio sociale I bisogni rilevati Il fenomeno delle tossicodipendenze e altre forme di dipendenza trova nel Sert un punto di rilevazione importante. I tossicodipendenti seguiti dal Sert nel Distretto 1 nel 2004 sono 186 di cui 2 stranieri; la tossicodipendenza a si presenta fortemente connotata dalla presenza maschile, infatti 154 utenti sono di sesso maschile e 32 di sesso femminile. Rispetto all’età si rileva come la fascia di età maggiormente interessata dal fenomeno sia quella dei 31-40enni. Età 15-20 21-30 31-40 41-50 50 e oltre Totale Nr 6 62 75 43 186 Rispetto la dipendenza da sostanze alcoliche si segnalano 65 utenti del Sert di cui 44 maschi e 21 femmine, di età media leggermente più elevata rispetto i tossicodipendenti; infatti oltre 1/3 (27) è di una età compresa fra i 41 e 50 anni. Sette alcoldipendenti sono stranieri. Età 15-20 21-30 31-40 41-50 50 e oltre Totale Nr 0 3 18 27 17 65 41 La rete dei servizi Dipendenze Interventi e servizi A Attività di Servizio sociale professionale 1 SERT B Integrazione sociale 1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio 2 Attività ricreative, sociali, culturali C Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo 2 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 3 Sostegno all'inserimento lavorativo D Assistenza domiciliare 1 Assistenza domicilare socio-assistenziale 3 Servizi di prossimità (buonvicinato) 4 Telesoccorso e teleassistenza 5 Voucher, buono socio-sanitario 5a Assegno di cura 6 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio E Servizi di supporto 1 Mensa 2 Trasporto sociale Presenza del servizio Campo Carpi Novi Soliera Az. Usl SI Trasferimenti in denaro F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi 1 Buoni spesa o buoni pasto 4 Contributi per servizi alla persona 5 Contribuuti economici per cure o prestazioni sanitarie 7 Retta per centri diurni 8 Retta per altre prestazioni semi-residenziali 9 Retta per prestazioni residenziali 12 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 13 Contributi economici per alloggio 14 Contributi economici per l'inserimento lavorativo 15 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 17 Contributi genericiad associazioni sociali Strutture G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale 3 Centri diurni 6 Centri di aggregazione/sociali H Strutture comunitarie e residenziali 1 Strutture residenziali I Pronto intervento sociale 1 unità di strada, ecc. Punti di forza e punti di debolezza I principali servizi riguardano i progetti e gli interventi di prevenzione primaria e secondaria, le azioni di prevenzione terziaria, gli interventi socio-assistenziali e psicosociali e la tutela, cura e riabilitazione delle persone con dipendenze patologiche. La rete dei servizi per la realizzazione di questo obiettivo settoriale si avvale di 7 strutture residenziali a bassa soglia di accesso per tossicodipendenti con 26 utenti beneficiari (fonte Provincia di Modena), 1 centro antifumo che nel 2003 ha seguito 110 fumatori attivando 6 corsi per smettere di fumare, un centro di ascolto e consulenza per consumatori di sostanze (free entry) , un servizio di inserimento lavorativo che ha attivato 13 borse lavoro e 3 tirocini formativi (progetto Rondine), oltre a 4 progetti di informazione e prevenzione rivolte sia alla popolazione target che alle scuole superiori. Sono inoltre presenti 2 associazioni di volontariato iscritte all’albo regionale che si occupano di dipendenze. 42 Rispetto al tema delle tossicodipendenze riportiamo i risultati di una ricerca intervento di prevenzione primaria in gruppi informali adolescenziali del distretto di Carpi svolta nel 2004.10 Gli intervistati percepiscono una notevole diffusione di sostanze nella propria Comunità (70%). Nello specifico, si userebbe molto tabacco e alcool in modo continuo. I cannabinoidi subito dopo, in modo saltuario ma accettato dalla compagnia di appartenenza. Riferiscono un aumento della diffusione di cocaina, ma esiste una soglia di rifiuto e di non accettazione di questa sostanza da parte di molti intervistati. Raro uso di acidi. Poco menzionati ecstasy ed oppiacei. La sostanza, di solito cannabis, viene offerta, più che cercata, da persone conosciute. I soggetti intervistati riconoscono l’uso di alcool e tabacco e spesso anche di cannabinoidi. È però percepibile una sovrastima della diffusione delle sostanze in altre compagnie e persone, al limite ‘conosciute’, rispetto al proprio gruppo e a persone amiche, per un processo differenziatorio tra in-group ed out-group (Brown). 10 Giovani intervistano giovani, Dr. P. Bertoletti, Dr. G. Martinelli, Dr. F. Ghiretti 43 Capitolo 2 Gli obiettivi strategici e le priorità del piano 2.1 Il processo di elaborazione e approvazione del piano Rispetto al processo di elaborazione del Piano e vista la complessità delle procedure e degli adempimenti richiesti dalla delibera 615/04 è stato necessario compiere una scelta che è andata nella direzione di privilegiare e favorire il coinvolgimento delle istituzioni sia a livello politico (sindaci, assessori, direttore del distretto dell’azienda USL) che tecnico (funzionari e operatori) rispetto al coinvolgimento delle altre parti sociali il cui contributo è stato fondamentale nella fase di analisi dei bisogni. Questa scelta è stata dettata in primo luogo dal nuovo ruolo del Comune che risulta essere “il fondamento dell’intero processo di riforma avviato. I Comuni hanno il compito di progettare, programmare e realizzare il sistema locale dei servizi sociali a rete, assicurando e promovendo il concorso dei soggetti del terzo settore, degli altri soggetti sociali e delle Aziende Pubbliche di Servizio alla Persona”11. In secondo luogo è stato necessario avviare un confronto fra i 4 Comuni rispetto ad alcune competenze che dovranno essere gestite in forma associata per assicurare omogeneità ed efficienza, in un ambito territoriale normalmente più vasto di quello del singolo Comune, definito dalla legge regionale “zona sociale”. Le fasi di elaborazione del Piano, per la sua costruzione, per la gestione, per la definizione dei Programmi attuativi e per il monitoraggio, sono: La fase informativa: Questa prima fase prevede l’attivazione delle procedure per l’individuazione e il coinvolgimento di tutti gli attori, per la definizione dei ruoli di ciascuno di questi e per l’avvio dei tavoli di coordinamento provinciali. Questa fase è rivolta all’interno dell’Amministrazione ma anche alla cittadinanza in genere; è importate attivare un processo partecipativo fin dai primi momenti di progettazione. La Lettera alla città, l’attivazione del sito web e l’organizzazione della conferenza di avvio dei Piani sono stati i principali strumenti utilizzati dal Piano di Zona per sensibilizzare i cittadini rispetto ai processi di programmazione, gestione e valutazione dei Piani di Zona. La fase dell’ascolto: l’analisi dei bisogni è senz'altro essenziale per la successiva definizione degli obiettivi di Piano e svolge una doppia funzione: - offre un quadro conoscitivo delle specificità della popolazione residente nel territorio, delle sue problematiche e dell'articolazione del sistema di offerta; - avvia un percorso di valutazione della capacità del sistema di offerta di rispondere ai bisogni della popolazione residente. 11 Delibera 615/04 44 Ci sembra importante sottolineare come questa fase di ascolto sia stata di supporto alla programmazione, e non tanto la finalità del progetto, è stato quindi importante prevedere modalità “leggere” di ascolto del territorio anche attraverso un questionario e tutto questo ha permesso di raccogliere utili informazioni. La fase della progettazione: In questa fase si definiscono gli indirizzi generali, validi per il triennio, relativi sia al sistema di governo e di gestione, sia alle diverse aree di intervento e ai relativi servizi. Su tali indirizzi verranno poi declinate le linee operative annuali, coerentemente alle indicazioni contenute nel presente programma e nel successivo Piano regionale sociale e sanitario. È opportuno richiamare ancora la finalità della realizzazione del sistema integrato a livello di zona: l’attuale frammentazione territoriale va gradualmente superata per assumere una visione integrata, che abbracci il territorio e il sistema dei servizi nel loro insieme e non sia una pura sommatoria di scelte dei singoli Comuni. La fase dell’approvazione: il Piano di Zona 2005-2007, e relativo Piano Attuativo, verranno approvati nelle opportune sedi istituzionali previste dalla normativa in vigore. In particolare tali documenti verranno valicati dai gruppi consiliari, approvati dai consigli comunali e dall’organo esecutivo dell’Azienda Usl. La fase della verifica: Per ogni anno di vigenza del piano, in prossimità della realizzazione del programma attuativo dell’anno successivo, è necessario procedere ad un monitoraggio e ad una valutazione in itinere del piano, realizzata secondo i criteri e le modalità metodologiche che saranno dettagliate nel Piano regionale. Tali operazioni consentiranno di trarre le indispensabili informazioni e valutazioni per redigere il programma attuativo sulla scorta di quanto realizzato dai territori, in attuazione dei Piani zonali. 2.2 I soggetti coinvolti e il ruolo Per la programmazione del Piano di Zona del distretto di Carpi 2005-2007, sviluppando quanto già realizzato, si propone un modello organizzativo individuando due diversi livelli sui quali si inseriscono strumenti e soggetti diversi. Il primo livello è quello politico al cui vertice si trova il Comitato di Distretto composto dai sindaci dei 4 Comuni e dal direttore del Distretto dell’Azienda USL il cui compito primario è quello di definire la missione del piano di zona. Poi il Tavolo politico/istituzionale (distrettuale o comunale) composto dagli assessori di competenza, che ha invece il compito di definire in modo più puntuale le strategie del Piano dando corpo alle indicazioni del comitato di distretto. Questi organismi si confrontano con il terzo settore, con i sindacati, con le fondazioni e con la società civile secondo quanto stabilito dalla delibera 615/04. 45 Il secondo livello è quello del Tavolo tecnico composto dai dirigenti del Comuni e da un delegato dell’azienda Usl con compiti di “istruttoria tecnica e di supporto decisionale; questo tavolo può articolarsi in tavoli tematici e utilizzare strumenti diversi, per assicurare il coinvolgimento sul piano tecnico di tutti gli interlocutori territoriali in area sociale”12. Il braccio operativo del Piano di Zona è l’Ufficio di Piano indicato dalla delibera 615/04 come “strumento tecnico di supporto allo svolgimento dell’insieme di queste funzioni, nonché alla successiva gestione e valutazione del Piano. Può essere inserito nella struttura organizzativa del Comune capofila e risponde al Comitato di Distretto.”13 Per dettagli rispetto alla composizione, ai ruoli e alle funzioni dell’Ufficio di Piano si veda il capitolo dedicato. Il soggetto che sta al centro dello schema proposto nella pagina seguente è la società civile organizzata intesa come terzo e quarto settore (Fazzi/Borzaga), che partecipano alla definizione dei Piani di zona contribuendo a tutte le fasi della pianificazione; dalla fase conoscitiva alla fase della valutazione nei modi e con gli strumenti previsti dalla legislazione “…concorrono alla definizione del Piano di zona e partecipano all’accordo di programma attraverso protocolli di adesione…” Le organizzazioni sindacali concorrono anch’esse alla definizione dei piani di zona attraverso il confronto e la concertazione sugli obiettivi e sulle linee strategiche da assumere. Si propone di istituire un momento di verifica del Piano di zona a cui partecipano i 4 assessori competenti alle politiche sociali dei Comuni, un delegato dell’azienda USL e tutti i sottoscrittori del Protocollo d’intesa con l’obiettivo di verificare l’impatto sul territorio e gli effetti del Piano di zona. Discorso a parte merita l’Azienda USL che a tutti gli effetti è partner nella costruzione, gestione e valutazione del Piano di zona; a partire dal nuovo ruolo dell’Ente locale, sempre più regista dello sviluppo delle politiche locali, è necessario promuovere e valorizzare i processi di integrazione tra settori e servizi all’interno della pubblica amministrazione, così come allo stesso tempo devono essere sostenuti i processi di integrazione socio sanitaria avviati da tempo dai 4 Comuni e dall’azienda così come dimostrano sia gli incontri fatti dai tavoli/tecnici e politici che dagli accordi di programma allegati a questo piano di zona. 12 Del regionale n. 615/04 “Programma annuale degli interventi e dei criteri di ripartizione delle risorse ai sensi dell’art. 47, comma 3 della LR 12 marzo 2003, n. 2 Stralcio Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali ai sensi dell’art. 27, LR 2/03 – Anno 2004 proposta della Giunta regionale in data 2 novembre 2004, n. 2152. 13 Ibidem 46 Comitato dei sindaci e Direttore del Distretto AUSL Livello politico Schema 1 - MODELLO ORGANIZZATIVO TAVOLO POLITICO INTERCOMUNALE Costituito da: Coordinato da: Funzione: Azioni Note Assessori alle politiche sociali delegato dell'Azienda Usl Assessore alle politiche sociali del Comune di Carpi Indirizzo strategico - politico distrettuale Si confronta con Giunte, Sindacati, Terzo Settore, Privati Possono essere invitati rappresentanti di Ipab, Fondazioni, Istituti scolastici, ecc. TAVOLO POLITICO COMUNALE Costituito da: Coordinato da: Funzione: Azioni Note Assessori alle politiche sociali , istruzione, giovani, casa, sport, cultura, … Assessore alle politiche sociali del Comune Indirizzo strategico - politico comunale Si confronto con Giunte, Sindacati, Terzo Settore, Privati Possono essere invitati rappresentanti di altri assessorati se ritenuto opportuno UFFICIO DI PIANO DISTRETTUALE Costituito da: Soggetti non istituzionali Costituito da: Terzo e quarto settore, sindacati, cittadini e associazioni di rappresentanza e di tutela Funzione: Partecipazione all’analisi dei bisogni, definizioni delle priorità, programmazione dei servizi Livello tecnico TAVOLO TECNICO INTERCOMUNALE Costituito da: Coordinato da: Funzione: Azioni Dirigente alle politiche sociali dei Comuni; delegato dell'Azienda Usl se opportuno Dirigente alle politiche sociali dei Comuni Gestione tecnica della programmazione distrettuale del Psz Si confronto con Dirigenti Ipab, fondazioni…. TAVOLO TECNICO COMUNALE Costituito da: Coordinato da: Funzione: Azioni Dirigenti alle politiche sociali , istruzione, giovani, casa, sport, cultura, … Dirigente alle politiche sociali del Comune Gestione tecnica della programmazione comunale del Psz Si confrontano con dirigenti ipab, fondazioni …. Coordinato da: Funzione: Responsabile dell’Ufficio, operatore con funzioni di segreteria, delegato azienda usl, varie professionalità al l’occorrenza. Dirigente alle politiche sociali del Comune di Carpi Promuovere partecipazione, coordinamento, Programmazione, Monitoraggio 47 2.3 Definizione delle priorità e degli indirizzi per le aree di intervento del sistema integrato L’analisi dei bisogni e dell’offerta nonché gli indirizzi indicati a livello regionale hanno permesso di indicare tre obiettivi strategici che si perseguiranno nel triennio di validità del presente Piano di zona: A. Sviluppare l’integrazione a tutti i livelli B. Favorire l’accesso al sistema degli interventi C. Potenziare la domiciliarità È innanzitutto indispensabile specificare come il macro obiettivo indicato come prioritario da questo piano di zona sia l’integrazione declinata secondo alcune specificità: Integrazione intercomunale che pone al centro alcune questioni e impone una verifica rispetto: alle forme di associazione e gestionali presenti, alle politiche di omogeneizzazione, al tema delle tariffe e l’applicazione dell’Isee. Rispetto a questo tema ci pare importante sottolineare come nel prossimo triennio un obiettivo prioritario sia l’informatizzazione dei servizi sociali che migliorerà notevolmente sia la conoscenza dell’utenza e dell’offerta dei servizi che la comunicazione e la collaborazione fra i comuni del distretto e fra questi e l’azienda Usl. Si vedano i paragrafi 2.4.2 e 2.4.5 Integrazione intracomunale, ossia in che modo in ogni comune si attua l’integrazione fra le politiche sociali e sociosanitarie con le altre politiche (scolastiche, per la formazione, del lavoro, abitative, urbanistiche, per la mobilità per l’ambiente)? Si veda paragrafo 2.4.1 Integrazione socio-sanitaria alla luce della gestione diretta dei servizi sociali locali, non delegando all’A. Usl tale tipo di funzione, per cui il processo di integrazione socio-sanitaria è garantito dalla sottoscrizione di 4 protocolli d’intesa oltre ad alcune azioni di sistema per l’attuazione del piano: l’Ufficio di piano e la formazione comune Si vedano paragrafi 2.4.2, 2.4.3 e 2.4.4 Integrazione comunitaria intesa come capacità dei soggetti che intervengono nella rete dei servizi di collaborare, ognuno nel proprio specifico, per il benessere della comunità. Nei capitoli seguenti declineremo tali macro obiettivi nelle 7 aree indicate dalla delibera regionale 615/04; tali capitoli sono volutamente sintetici come richiesto dalla regione e rimandano per i dettagli agli allegati Accordi di programma e Piani Finalizzati. 48 2.3.1 Area famiglia e minori Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Aiutare le famiglie e conciliare Famiglia e lavoro Sostenere l’Associazionismo familiare Potenziare l’Integrazione socio-sanitaria14 Sostenere la Genitorialità Bisogni Emergenti A. B. C. D. E. F. G. Mancanza di denaro Difficoltà a sostenere i costi di una abitazione Mancanza di lavoro Difficoltà a fare fronte ai bisogni sanitari/della non autosufficienza Aumento dei conflitti familiari Disagio relazionale/psichico/del comportamento dei minori Solitudine dei minori Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Promuovere iniziative in materia di tutela dei minori per le strategie di contrasto e presa in carico delle situazioni di abuso e maltrattamento 2. Prevenzione del disagio e promozione del benessere quotidiano e delle competenze e autonomie dei preadolescenti B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 3. Potenziare le attività del Centro delle famiglie in un’ottica di associazione dei Comuni 4. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITA’ 5. Qualificare gli interventi a sostegno delle adozioni nazionali e internazionali 6. Promuovere l’affidamento familiare l’ accoglienza in comunità 7. Sostenere la genitorialità e la relazione genitori-figli Indicatori di Risultato nel triennio A1. Numero di iniziative svolte a livello distrettuale A2. Numero di scuole/associazioni coinvolte in progetti di promozione B3. Numero di utenti coinvolti per comune B4. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C5. Numero di adozioni attivate e gradimento dell’atiività C6. Numero di affidi attivati C7. Numero di iniziative di auto mutuo aiuto nate sul territorio Da Accordo di programma tra i Comuni di Carpi, Campogalliano, Novi di Modena, Soliera ed Azienda Usl della Provincia di Modena – Distretto 1 per l’integrazione ed il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel settore sociale minori e famiglie 14 49 2.3.2. Area anziani Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Conoscere e monitorare la domanda attuale e È auspicabile ed in fase di implementazione, l’organizzare di potenziale rispetto ai bisogni degli anziani un sistema di punti di informazione alla popolazione anziana Adeguare i servizi ai nuovi bisogni (messa a regime e (sportello sociale informAnziani)diffusi sul territorio, utilizzano la rete informale dei punti di ritrovo degli anziani, le associazioni qualificato l’offerta delle strutture) e le organizzazioni e le strutture informative dei Comuni e Conoscere e supportare le situazioni di solitudine degli dell’Ausl; anziani Potenziare e verificare l’assistenza privata a domicilio Bisogni Emergenti 1. Non autosufficienza (difficoltà di mobilità e di assistenza) 2. Solitudine Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Definire un sistema unico di valutazione del bisogno socio-assistenziale 2. Ottimizzazione dei Criteri di alloggiamento e mobilità per gli anziani utenti 3. Potenziare la personalizzazione dei servizi agli ospiti delle strutture 4. Adeguare i servizi ai nuovi bisogni 5. Apertura 20 posti letto struttura protetta (Soliera) B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 5. Completare la diffusione della carta dei servizi 6. Potenziare le reti di buon vicinato ed il mutuo aiuto 7. Favorire lo sviluppo della figura dell’amministratore di sostegno 8. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali (informanziani) C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ 9. Potenziare la domiciliarità (assegno di cura straordinario) 10. Potenziare gli interventi ADI 11. Conoscere e monitorare la domanda attuale e potenziale 12. Monitorare il percorso assistenziale Dimissioni protette Ospedaliere 13. Accogliere e implementare la normativa regionale relativa al fondo per la non autosufficienza Indicatori di Risultato nel triennio A1. Elenco delle variabili da monitorare A2. Definizione dei criteri e parametri di valutazione A3. Gradimento dei servizi da parte dell’utenza e delle famiglie A4. Ridefinizione delle carte dei servizi B5. Distribuzione della carta dei servizi alla totalità dell’utenza B6. Numero di progetti di mutuo aiuto attivati B7. Attivazione di un corso per amministratore di sostegno B8. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C9. Incrementare il numero di assegni di cura C10. Incrementare il numero di interventi ADI rispetto il terapista della riabilitazione C11. Predisposizione di una ricerca rispetto la domanda potenziale C12. Definizione delle variabili da monitorare C13. Presenza di delibere rispetto il fondo per la non autosufficienza 50 2.3.3. Area disabili Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Ampliamento dell’offerta e della qualità dei servizi rispetto i Centri Diurni socio riabilitativi Sviluppare i Servizi residenziali per adulti Migliorare l’Assistenza domiciliare e servizio educativo territoriale Mettere in rete le opportunità di inserimento lavorativo, formazione, riabilitazione professionale, lavoro in ambito protetto Sostegno alle famiglie, pari opportunità, integrazione sociale e qualità della vita Bisogni Emergenti 1. Difficoltà nel mondo del lavoro 2. Non autosufficienza- lavoro di cura Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Favorire una logica di integrazione tra i diversi soggetti istituzionali e non che operano a favore delle fasce deboli attraverso l’inserimento lavorativo, come strumento di reinserimento sociale 2. Garantire una logica di coordinamento tra i vari settori di intervento per condividere strumenti operativi, risorse e opportunità anche attraverso la figura di sistema 3. Implementare una rete che sul territorio si occupa di inserimento lavorativo per favorire la sinergia degli interventi B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 4. Sviluppo della figura dell’amministratore di sostegno 5. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ 6. Continuare la sperimentazione rispetto la promozione di progetti personalizzati per favorire le condizioni di domiciliarità e le opportunità di vita indipendente dei cittadini in situazione di handicap grave (assegno di sostegno) Indicatori di Risultato nel triennio A1. Attivazione di tavoli di concertazione e di coordinamento delle iniziative A2. Iniziative informative e formative realizzate rispetto la figura di sistema A3. Numero di aziende profit no profit interpellate B4. Attivazione di un corso per l’amministratore di sostegno B5. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C6. Protocolli stesi e condivisi tra servizi sociali e sanitari 51 2.3.4 Area giovani Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Sviluppare un sistema conoscitivo rispetto il tema dell’adolescenza Promozione e prevenzione del disagio giovanile Bisogni Emergenti 1. 2. 3. 4. Dipendenze (fumo, alcool e droghe sintetiche) Insicurezza Nevrosi (disturbi del comportamento) Disturbi del comportamento alimentare Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Implementare l’Osservatorio Distrettuale Politiche giovanili 2. Favorire il confronto e il dialogo dei soggetti istituzionali e non che si occupano di giovani B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 1. Consolidamento e qualificazione dei Centri giovani 2. Potenziare l’attività dello sportello Free Entry ( Individuazione precoce dei soggetti a rischio e facilitare l’accesso ai servizi attraverso l’accompagnamento) 3. Potenziare l’educativa di strada 4. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ Indicatori di Risultato nel triennio A1. Report di valutazione dell’attività dell’osservatorio A2. Attivazione di momenti di confronto fra i soggetti che si occupano di giovani B1. Numero di utenti dei centri giovani B2. Definizione di una scheda di rilevazione dell’utenza B3. Incrementare il numero di interventi dell’educativa di strada. B4. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali 52 2.3.5 immigrazione, asilo, lotta alla tratta Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Potenziamento della funzione di mediazione Consolidamento del rapporto con le associazioni di immigrati e sostegno allo sviluppo di percorsi di partecipazione attiva degli extracomunitari alla vita del territorio. Bisogni Emergenti 1. 2. 3. 4. Difficoltà linguistiche Difficoltà lavorative Difficoltà di integrazione Difficoltà nella gestione della salute Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Mantenere, potenziare e organizzare il servizio di mediazione linguistico culturale per le scuole, i servizi socio-sanitari, le emergenze e il centro per le famiglie B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 2. Sviluppo agenzia per la casa 3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’ 4. Aiuto alle famiglie rispetto il tema della casa Indicatori di Risultato nel triennio A1. Attivazione di percorsi formativi rispetto le culture altre B2. Numero di pratiche attivate B3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C4. Numero di interventi rispetto il tema della casa 53 2.3.6 Area contrasto alla povertà Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Potenziare gli interventi per la casa Potenziare l’inserimento svantaggiati lavorativo per soggetti Favorire l’integrazione socio sanitaria rispetto il tema del Disagio adulti Bisogni Emergenti Emergenza casa Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 1. Accompagnare le famiglie che mostrano l’incapacità di organizzare le spese familiari nel rispetto delle priorità 2. Offrire un servizio anche di segretariato sociale, aiutando le persone a destreggiarsi nel complesso sistema dei servizi pubblici e privati e nei servizi di base offerti alla comunità 3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’ 4. Attivare oltre ai percorsi dell’Erp e alle risorse del Fondo Sociale per l’affitto, strumenti concreti di sostegno del diritto alla casa, anche migliorando l’intervento dell’affitto garantito e costruendo modalità nuove per il reperimento di alloggi sociali 5. Affiancare le famiglie che presentano serie difficoltà a conservare l’abitazione 6. Avvio di progetti di Microcredito Indicatori di Risultato nel triennio B1. Numero delle famiglie in carico rispetto il servizio B2. Predisposizione di una guida per il servizi alle famiglie C3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C4. Numero di servizi nuovi attivati C5. Numero di percorsi di accompagnamento attivati C6. Numero di progetti di microcredito 54 2.3.7. Area prevenzione e contrasto alle dipendenze Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Fattori Critici Costituzione di un Osservatorio di Distretto sulla condizione giovanile Potenziare l’attività di prevenzione e informazione Sportello Free Entry Potenziare la collaborazione fra i soggetti istituzionali e non che agiscono nei confronti dei giovani (politiche di prevenzione) Bisogni Emergenti Abuso di sostanze nei giovani Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 1. Fornire interventi di consulenza e psicoterapia anche breve sia ai ragazzi che ai genitori 2. Potenziare l’attività dello sportello Free entry 3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’ Indicatori di Risultato nel triennio B1. Numero di consulenze attivate B2. Questionario di gradimento rispetto la fruizione dello sportello free entry B3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali 55 2.4 Gli obiettivi strategici 2.4.1 Integrazione come trasversalità delle azioni fra i diversi settori Così come già affermato precedentemente l’integrazione intercomunale rimane un obiettivo strategico da perseguirsi nel prossimo triennio inteso anche come “Il superamento della programmazione settoriale verso una decisa ottica di integrazione, in primo luogo tra l’area sociale e sanitaria, ma anche con l’area educativa, della formazione, del lavoro, culturale, dell’abitare ed urbanistica, così come peraltro, esplicitamente previsto dall’art. 19 della L.R. n. 2/2003. Soltanto un approccio integrato, nell’analisi dei bisogni, nelle scelte delle priorità d’intervento e nell’adozione degli strumenti di governo del sistema, può rispondere in maniera adeguata alla complessità dei problemi oggi in campo.” (Bozza Piano sociale e sanitario 2005-2007) Queste le premesse per descrivere una situazione a livello zonale estremamente eterogenea; è evidente che nei comuni più piccoli (Novi, Soliera e Campogalliano) sia decisamente più semplice integrare le politiche sociali con quelle per l’istruzione ed in generale con gli altri settori anche se in modo non del tutto organico. Discorso più complesso è quello relativo al Comune di Carpi dove a causa della magiore complessità organizzativa risulta difficile comprendere in modo sistematico ed omogeneo le attività svolte in modo integrato tra i diversi settori. Con questo Piano di zona si rileva dapprima la necessità di una maggiore programmazione integrata fra i diversi assessorati e i diversi settori e, in secondo luogo, l’urgenza di mettere in campo strumenti e modalità d’azione concreti per una reale integrazione a livello operativo. 2.4.1.1 Le figure di sistema È una necessità sentita trasversalmente in tutti i settori in special modo rispetto l’inserimento lavorativo dei portatori di handicap e nei servizi rivolti all’infanzia e l’adolescenza dove sia le politiche socio-sanitarie che quelle educative svolgono un ruolo importante; inseriamo in questo paragrafo i progetti riguardanti l’introduzione di due figure di sistema richieste dalla delibera regionale 615/04 che saranno istituite nel corso del triennio di competenza di questo Piano di zona. (Cfr. Scheda Figure di Sistema) In secondo luogo occorre mettere in evidenza come sia urgente cominciare una riflessione sulle politiche giovanili, ossia tutti quegli interventi che hanno come obiettivo il benessere della popolazione giovanile. 56 FIGURA DI SISTEMA: infanzia e adolescenza “Azioni di coordinamento nell’ambito degli interventi di qualificazione scolastica, socio – educativi, socio – assistenziali e socio – sanitari, a favore dell’infanzia e dell’adolescenza” Ambito territoriale: Distretto n° 1- Comuni di Carpi, Novi, Soliera, Campogalliano (Carpi Comune capofila) Obiettivi / risultati attesi - Integrare le diverse aree che si occupano di infanzia, adolescenza e famiglia: educativa, scolastica, sociale, sanitaria, culturale e ricreativa Promuovere il raccordo, l’integrazione, il coordinamento tra i vari progetti che interessano infanziaadolescenza-genitorialità che si realizzano nel territorio Raccordare e coordinare le diverse culture proprie delle aree che affrontano i temi dell’infanzia e adolescenza nella scuola e nel sociale sia nel pubblico che nel terzo settore Elaborare, monitorare, coordinare il Programma territoriale d’intervento per l’infanzia e l’adolescenza (punto 3.3.1 D.C. 615/04) all’interno del Piano di zona garantendo l’integrazione delle azioni, il confronto progettuale e metodologico Migliorare la qualità dell’integrazione scolastica e sociale degli alunni con disabilità, in situazione di disagio e degli alunni stranieri in stretta connessione con le Istituzioni scolastiche, servizi sanitari e sociali. Attivare nuovi canali di comunicazione tra Pubblico e Privato e tra le diverse Istituzioni ed Enti del territorio Sviluppare azioni di sensibilizzazione e di prevenzione sui temi dell’infanzia-adolescenza Azioni previste - Individuazione di una figura esperta nelle tematiche della programmazione integrata, con comprovata esperienza nelle tre aree interessate (educativa, sociale, sanitaria) Inserimento della figura di sistema nell’Ufficio di Piano come referente del Programma territoriale di intervento per l’infanzia e l’adolescenza del piano di Zona Percorso di Formazione della Figura di Sistema ( Formazione regionale) Definizione dei compiti e funzioni in relazione e connessione con l’area educativa- socio-sanitaria e scolastica Partecipazione della Figura di Sistema ai Gruppi Tecnici provinciali in materia di infanzia e adolescenza e al Coordinamento pedagogico provinciale Elaborazione, coordinamento, Supporto attuativo e Monitoraggio del Programma territoriale 2005/2006 attraverso gruppo distrettuale di coordinamento Soggetti/enti cui si rivolge l’intervento Azienda AUSL Istituzioni scolastiche presenti nel Distretto Comuni Distretto n. 1 (Servizi sociali, Politiche scolastiche, coordinamenti pedagogici) Ufficio di Piano Associazioni ed enti del terzo settore Metodologie di lavoro e strumenti previsti - Tavolo di Coordinamento distrettuale politiche per l’infanzia-adolescenza Partecipazione all’Ufficio di Piano Monitoraggio Piano territoriale infanzia e adolescenza Promozione azioni di sensibilizzazione Integrazione e coordinamento tra progetti Tempi di attuazione previsti : 12 mesi dal 1 settembre 2005 al 31 agosto 2006 57 FIGURA DI SISTEMA: integrazione lavorativa “Promozione di una funzione di coordinamento per favorire l’integrazione lavorativa di persone in situazione di handicap e svantaggio sociale”- Anno 2005 Ambito territoriale: Comuni di Carpi, Soliera, Novi, Campogalliano in collaborazione con Azienda USL Distretto 1 di Carpi Obiettivi/risultati attesi Favorire una logica di integrazione tra i vari soggetti istituzionali e non ( Comuni, Centri per l’impiego, USL, cooperazione sociale, istituti di scuola superiore, associazioni di categoria, imprese e centri di formazione) che operano a favore delle fasce deboli attraverso l’inserimento lavorativo, come strumento di reinserimento sociale; Garantire una logica di coordinamento tra i vari settori di intervento (handicap, dipendenze, salute mentale) per condividere strumenti operativi, risorse e opportunità; Implementare la rete che sul territorio si occupa di inserimento lavorativo per favorire la sinergia degli interventi. Azioni previste Le azioni previste nei prossimi mesi sono volte ad individuare la figura di sistema. Con un bando di selezione per titoli si provvederà entro l’anno a selezionare la persona in grado di ricoprire con competenza questo ruolo. Pertanto, l’obiettivo primo del Distretto è quello di dotarsi di questa figura in tempi utili, per intervenire in tutte quelle aree di debolezza, che come zona sociale abbiamo definito nodi su cui costruire gli interventi. L’integrazione lavorativa è da considerarsi un ambito di intervento strategico e trasversale perché il lavoro è uno strumento riabilitativo, risocializzante che favorisce l’integrazione sociale. Spesso si lavora a compartimenti stagni senza condividere risorse e opportunità, ciascuno con la fatica di cercare la postazione lavorativa rispondente ai bisogni dell’utente in carico, senza strumenti utili a favorire l’inserimento lavorativo. Si sono compiuti molti passi in avanti, ma è necessario dotarsi di strumenti utili a favorire la collaborazione e l’integrazione tra enti diversi. Metodologie di lavoro e strumenti previsti Pertanto alla luce di questa situazione si propone: l’attivazione di un tavolo di coordinamento con funzioni organizzative e di programmazione costituito dai rappresentanti dei diversi enti istituzionali e non (Servizi Sociali, Sert, Csm, Centro per l’impiego, Carpi Formazione, la rappresentanza sindacale e di categoria, le coop. sociali); la condivisione dei molteplici strumenti socio-assistenziali e socio-sanitari (borse lavoro, tirocini formativi…), schede di rilevazione delle abilità residue, strumenti di verifica e di valutazione all’interno delle diverse equipe di lavoro specialistiche; il coordinamento delle politiche attive del lavoro al fine di creare percorsi di inserimento lavorativo strutturati; l’attivazione di equipe integrate per la presa in carico congiunta di situazioni di particolare gravità che afferiscono a più servizi; la stesura di protocolli che definiscano ruoli, competenze e compartecipazioni economiche dei diversi servizi istituzionali di fronte alle politiche di inserimento lavorativo; la definizione di un piano di informazione e formazione capillare rivolto agli operatori dei diversi servizi per favorire la cultura dell’integrazione attraverso la condivisione delle diverse problematiche relative all’inserimento lavorativo e dei diversi strumenti di lavoro. Tale figura di sistema deve anche tener conto e recepire, quale strumento di lavoro integrato, il recente protocollo d'intesa della provincia di Modena relativo alla sperimentazione di un progetto finalizzato all'inserimento lavorativo di adulti e minori in difficoltà tramite la definizione congiunta di linee di azione integrata tra i diversi servizi (vedi allegato). Soggetti/enti cui si rivolge l’intervento I destinatari dell’intervento sono tutti quei soggetti appartenenti alle cosiddette “fasce deboli” in carico ai diversi servizi socio-sanitari, svantaggiati sociali non in grado autonomamente di reperire un lavoro, né in grado di reggere i tempi e i ritmi comuni del lavoro o espulsi dall’ambiente lavorativo per comportamenti provocatori e poco idonei. Le attività di cui sopra sono state predisposte tenendo sempre presente la finalità principale della figura di sistema che deve riuscire a sviluppare una maggiore sensibilità ed attenzione sulle problematiche legate all’inserimento lavorativo, ed una maggiore consapevolezza della necessità di cooperare in un’ottica di maggiore integrazione tra sociale e sanitario. A tal scopo non si può prescindere dall’attivazione di sinergie e 58 collaborazioni sul territorio. Considereremo come indicatori dell’attività svolta, non soltanto il numero dei percorsi lavorativi attivati bensì anche le attività formative intraprese dal tavolo di coordinamento. Tempi di realizzazione: Settembre 2005-dicembre 2006 2.4.1.2 Le politiche rivolte ai giovani È opinione diffusa che le politiche sociali in Italia stiano attraversando una fase di disorientamento, è necessario compiere uno sforzo per individuare piste di analisi, interpretazioni ed azioni che possano combinare oggettività ed intenzionalità che caratterizza l’approccio imprenditoriale anche nel campo delle politiche sociali per trovare soluzioni originali a questo disorientamento. Anche nell’ambito delle politiche rivolte ai giovani nella loro attuazione è necessario dunque ragionare ed operare con lucidità, fantasia, empirismo, senso critico, percependo che al rapido mutare si può rispondere attraverso un corale sforzo innovativo, che coniughi pensiero ed azione, capacità di analisi e capacità di scelta, disponibilità al rischio e ponderatezza. “Si pone così il problema di capire quale sia oggi, in Italia, la principale frontiera della innovazione sociale delle politiche rivolte ai giovani. Se gli anni ’80 e ’90 hanno permesso di mettere a punto soprattutto nuovi prodotti, si pensi alle ludoteche, fonoteche, centri di aggregazione giovanili, servizi di informagiovani ad esempio, non v’è oggi un’area di bisogno rispetto alla quale non siano state avviate nuove forme di intervento; vi è dunque un ulteriore passo da compiere ossia mettere a punto un nuovo modo di lavorare per i giovani e con i giovani non tanto per aumentare il numero di servizi da offrire quanto per aumentare il livello di incontro, partecipazione, confronto fra persone e istituzioni diverse.”15 Il Libro Bianco della Commissione Europea intitolato “Un nuovo impulso per la gioventù europea” pubblicato il 21 novembre 2001, nasce per la volontà di promuovere, anche nel campo delle politiche giovanili, una precisa filosofia e metodologia di lavoro; quella della multilvel governance. La strategia da perseguire a tutti i livelli di governo, è finalizzata ad aprire i processi decisionali alla partecipazione di tutti i cittadini europei. In particolare la condizione dei giovani è considerata fondamentale per la costruzione della cittadinanza europea, cioè della sua identità e del suo sistema di diritti e doveri. Occorre quindi cominciare a riflettere su come ripensare una politica giovanile capace di promuovere le relazioni e non solo di includere individui; ecco perché un obiettivo del prossimo triennio sarà quello di coinvolgere i soggetti che lavorano per il benessere dei giovani (prima di tutto a livello istituzionale) per dare corpo a politiche di promozione. 15 Prandini, Melli -I giovani: capitale sociale della futura Europa, FrancoAngeli 2004 59 2.4.2 Integrazione come Modalità di gestione associata dei servizi Ai sensi della legge regionale n. 11 del 26/04/2001 "disciplina delle forme associate e altre disposizioni in materia di enti locali", finalizzata alla gestione di una pluralità di funzioni ed alla riorganizzazione dei servizi su scala intercomunale, viene costituita in data 05/07/2001 l'Associazione intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera. L'obiettivo principale dell'Associazione e quello di perseguire la collaborazione e la cooperazione tra i soggetti pubblici e privati, promuovendo la partecipazione dei cittadini, delle forze sociali, economiche e sindacali16. In particolare, l'Associazione promuove, tra le altre, il perseguimento delle seguenti strategie: "1) esercitare in forma associata le competenze conferite […]; 2) svolgere in forma associata e regolata da apposite convenzioni e atti servizi […]; 4) promuovere il coordinamento e la progressiva uniformazione dei contenuti dei regolamenti dei comuni aderenti; 5) svolgere servizi e funzioni in forma associata in modo subordinato alla stipula di apposite convenzioni"17. Su quest'ultimo punto, infine, si precisa che: "la gestione associata delle funzioni e dei servizi è disciplinata dalle singole convenzioni, che devono stabilire: a) la tipologia di servizi e funzioni oggetto di gestione associata; […]; c) le modalità organizzative di gestione, potendo prevedere anche la costituzione di uffici comuni […]"18. Più in dettaglio il regolamento dell’Associazione intercomunale all’articolo 2 specifica quali sono i servizi gestiti in forma associata: funzioni attinenti il settore sociale - servizi per infanzia e minori - servizi di assistenza anziani - servizi di assistenza sociale (handicap, tossicodipendenti, inabili…) - servizi per l’immigrazione e mediazione culturale funzioni culturali e ricreative - sistema interbibliotecario - coordinamento politiche giovanili (Spazio Giovani) funzione di istruzione pubblica - servizio di coordinamento pedagogico - centro territoriale educazione degli adulti - patto per la scuola funzioni attinenti l’INNOVAZIONE economica - sportello unico per le imprese - servizio di formazione professionale e di orientamento al lavoro - accoglienza informazione e promozione turistica Associazione intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera, Regolamento, art. 2 Finalità. 17 Ibidem 18 Ibidem, art. 3 - Modalità di esercizio delle funzioni e dei servizi 16 60 - analisi occupazionali e settoriali funzioni attinenti la tutela dell’ambiente - progetto valorizzazione “Sponda Sinistra del Secchia” - centro di educazione ambientale A partire da tale quadro normativo, i risultati ottenuti dall'Associazione in questi anni di attività in relazione alla gestione di servizi riguarda anzitutto il livello di coordinamento tenuto per la presa di decisioni di carattere politico relative alle scelte di carattere strategico per l'ente. Rispetto all'integrazione intercomunale, il Psz prevede l'attivazione di un processo di analisi e progettazione che vada nella direzione della ottimizzazione delle risorse pubbliche presenti all'interno del distretto attraverso la cogestione di servizi pubblici da parte dei 4 Comuni. In generale risulta importante consolidare la strategia dell’integrazione rispetto sia gli interventi a valenza sociale che sanitaria; è comunque auspicabile che l’obiettivo di benessere della popolazione sia raggiunto attraverso la sinergia dei diversi assessorati in un’ottica di associazione intercomunale o Unione dei Comuni. Ci è sembrato importante fare il punto della situazione delle azioni messe in campo dall’associazione dei comuni non solamente nel settore delle politiche sociali e socio sanitarie bensì con uno sguardo complessivo nella convinzione che il benessere della popolazione sia un obiettivo che necessita di una analisi e una progettazione comune. 61 62 Stato attuale Forme di associazione (T.U. 267/2000L.R. 11/2001) Ambito territoriale Area di intervento Tipologie di servizi/interventi Obiettivo di fine triennio Strumenti operativi (uffici comuni,...) CONSOLIDAMENTO INNOVAZIONE Ufficio composto da 1 Convenzione per la gestione associata dipendente e una del centro di educazione ambientale collaborazione con la cooperativa La Lumaca Convenzione tra i comuni di Campogalliano, Carpi, Novi di Modena Gestione da parte del gruppo e Soliera per la gestione associata dei zoofilo (canile) e dell’APAC servizi di tutela e controllo della (gattile) popolazione felina e canina 1 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Ambiente 2 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Ambiente 3 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Ambiente 4 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Ambiente Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Istruzione Convenzione per la qualificazione dei servizi per l'infanzia CONSOLIDAMENTO 5 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Istruzione Accordo di programma autonomia e decentramento scolastico CONSOLIDAMENTO 6 7 Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera, Accordo distrettuale di programma sulla integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap CONSOLIDAMENTO Associazione intercomunale -A. Usl 8 Associazione intercomunale 9 Associazione intercomunale 10 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Convenzione per l'attuazione del progetto C.I.V.E.S. (Comunità Integrate Strategie previste da Agenda Verso la Sostenibilità) - Agenda 21 21 locale Convenzione per l’istituzione dell’ufficio CONSOLIDAMENTO Studi di settore per l’impatto intercomunale per la valutazione ambientale dell’impatto ambientale. Istruzione Convenzione per la costituzione di una CONSOLIDAMENTO commissione tecnico collegiale con funzioni istruttorie e di vigilanza sui servizi educativi per la prima infanzia gestiti da soggetti privati Istruzione Istruzione CONSOLIDAMENTO Progettazione comune degli Patto per la scuola interventi scolastici Istruzione C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc Coordinamento intercomunale pedagogico CONSOLIDAMENTO 11 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera 12 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Economia 13 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Economia 14 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Economia 15 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Economia 16 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Sicurezza 17 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Istruzione Formazione agli immigrati Accordo operativo sulle procedure di Sportello Unico per le attività produttive Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Cultura 19 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Politiche giovanili 20 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Ufficio tecnico 21 Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Sociale Convenzione sportello di accoglienza turistica "Informaturismo" CONSOLIDAMENTO Convenzione per la costituzione dell'ufficio vigilanza locali di pubblico spettacolo e trattenimento CONSOLIDAMENTO Convenzione per la gestione associata CONSOLIDAMENTO dell’ufficio delle procedure per l’affidamento degli appalti pubblici e dell’ufficio espropri Sicurezza 18 In accordo con il CFP il Comune di INNOVAZIONE Carpi intende coinvolgere anche gli altri comuni del Distretto rispetto una collaborazione sulle attività formative rivolte alla popolazione immigrata Convenzione Sportello Unico delle CONSOLIDAMENTO imprese Convenzione Polizia Municipale CONSOLIDAMENTO Protocollo d'intesa tra l’Ufficio Territoriale del Governo di Modena e il Servizio Associato di Polizia Municipale tra i Comuni di Campogalliano-CarpiNovi di Modena-Soliera CONSOLIDAMENTO Convenzione per la gestione del CONSOLIDAMENTO Sistema Bibliotecario Intercomunale costituito fra i comuni di Carpi, Campogalliano, Soliera e Novi di Modena e il Centro di Documentazione Provincia Osservatorio distrettuale sulla CONSOLIDAMENTO Azioni di formazione, ricerca e condizione giovanile valutazione Equipe dei referenti delle politiche giovanili Protocollo di intesa con l’Agenzia del CONSOLIDAMENTO Territorio per la costituzione dell'ufficio catastale dell'Associazione A. Reperimento da parte di Accordo per la promozione dell'offerta A di ll i l di i bili d bit ti ( C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc INNOVAZIONE ALLA LUCE DELLE CRITICITA’ EMERSE Acer di alloggi sul mercato privato B. Raccolta da parte dell’ufficio casa del distretto delle domande dei locatari C. Predisposizione delle graduatorie Comune per Comune Novi e Soliera 22 Associazione intercomunale sociale Associazione intercomunale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera sociale Associazione intercomunale A. USL Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Associazione intercomunale 24 26 Sociale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera 23 25 Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera - A. Usl Associazione intercomunale A. USL Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Socio sanitario Socio sanitario • Servizio familiare di di immobili ad uso abitativo (non compresi nell'E.r.p.) CRITICITA’ EMERSE servizio A: 1 referente ACER servizio B: Operatore 4 ore settimanali servizio C: Ufficio casa Centro per le famiglie a carico del mediazione Comune di Carpi anche se alcuni servizi* sono svolti a favore della totalità della popolazione del distretto INNOVAZIONE: Si auspica un accordo dei 4 Comuni rispetto l’utilizzo dei servizi del centro per le famiglie Convenzione per la costituzione di una CONSOLIDAMENTO commissione tecnico collegiale con funzioni istruttorie e di vigilanza sui servizi residenziali e semiresidenziali rivolti alla popolazione anziana, ai soggetti Attività istruttorie e di vigilanza disabili e ai minori gestiti da soggetti sia sui servizi residenziali e privati che pubblici semiresidenziali rivolti alla popolazione anziana, ai Presidente = responsabile del settore soggetti disabili e ai minori del Comune dove ha sede la struttura gestiti da soggetti sia privati 1 esperto area anziani che pubblici 1 esperto area minori 1 esperto area adulti 1 rappresentante USL settore igiene pubblica 1 rappresentante USL settore anziani/handicap Ricerca intervento rispetto le Se prevede di sviluppare le reti di reti di buon vicinato vicinato nei comuni di Carpi e Novi; Convenzione tra Azienda U.s.l. di Modena distretto n.1 di Carpi e Erogazione di attività motorie ALBATROSS per erogazione di attività in acqua a favore di disabili motorie in acqua a favore di disabili gravi motulesi gravi motulesi Erogazione di progetto dell’AS denaro C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc Disciplinare dell’erogazione su sostegno Ufficio di adulto sulle procedure dell’assegno di coordinamento handicap INNOVAZIONE: in prospettiva anche i Comuni di Soliera e Campogalliano potrebbero replicare l’iniziativa. CONSOLIDAMENTO CONSOLIDAMENTO INNOVAZIONE: applicazione del regolamento sulle gravi disabilità acquisite in età adulta - Assegno di cura/ricoveri Introduzione di una figura di sistema Comitato di Distretto 27 Associazione intercomunale e A. USL Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Socio sanitario Servizi relativi a: − Centri diurni socio riabilitativi; − Centri residenziali − Servizio di ass. domiciliare − Servizio educativo − Inserimenti lavorativi − Laboratori protetti − Informahandicap − Assegno di sostegno − Contribuzione economica per la permanenza a domicilio (L. 29) C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc Accordo di programma e conseguenti convenzioni con l'USL del Distretto n. 1 per l'integrazione e il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel settore dell’handicap Collegio dell'Accordo di programma, composto da Sindaci e Direttore del Distretto 1 Ausl (o delegati), Ufficio di Coordinamento dell'Accordo di programma, in capo al Comune capo distretto. UVAR (Unità di valutazione delle abilità residue), composta dagli Assistenti sociali e/o Educatore professionale area disabili dei Comuni e dal Referente Funzione Handicap Adulto e Medico di Medicina Generale del Distretto 1 Ausl, Ufficio di Coordinamento dell'Accordo di programma, composto da Responsabile Servizi CONSOLIDAMENTO dell’esistente Sociali dei Comuni e Referente Funzione Handicap Conclusione del processo di Adulto (o delegati) inserimento degli ospiti nelle nuove strutture INNOVAZIONE di un percorso integrato UVAR fra i servizi sociali e la neuropsichiatria per: la formazione delle famiglie rispetto la presa in carico dei minori disabili fin dalla prima infanzia incontri di formazione e informazione rivolti alle famiglie per la presentazione dei servizi e risorse del territorio per l’orientamento extrascolastico Accordo di programma con l'USL del Distretto n. 1 per l'integrazione e il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel settore sociale minori e famiglie Servizi di: Tutela minori Gestione conflittualità famiglie con minori Prevenzione 28 nelle Collegio dell'Accordo di programma, composto da Sindaci e Direttore del Distretto 1 Ausl (o delegati), Introduzione di una figura di sistema Comitato di Distretto Ufficio di Coordinamento dell'Accordo di programma, composto da Responsabile Servizi Ufficio di Coordinamento dell'Accordo Sociali e dal Coordinatore del Servizi sociali minori e di programma, in capo al Comune famiglie dei Comuni e dal responsabile dell'Unità di capo distretto di distretto Psicologia Area Nord Associazione intercomunale e A. USL Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera A. USL Socio sanitario Prevenzione abuso e Equipe territoriale di maltrattamento (As+psicologo+ educatore) Promozione affido e adozioni Equipe territoriale di II livello I livello Tutela dei minori in famiglie Protocollo d’intesa fra SERT e servizi con dipendenze minori dei comuni 9 Associazione intercomunale e A. USL e Ipab Tenente Marchi-Rossi (Carpi) Ipab Rossi (Novi) Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Socio sanitario Servizi di: Strutture protette RSA CD Cd Alzheimer Centro notturno ADI Assegno di cura Ricoveri temporanei sollievo Dimissioni protette iniziale Mappatura CONSOLIDAMENTO dell’esistente INNOVAZIONE − Costituzione di una equipe per l’affido − INNOVAZIONE di un servizio di counselling per le coppie in crisi senza minori − Monitoraggio e valutazione delle situazioni di emergenza da cui può derivare una − Riflessione sulla necessità di garantire l’intervento delle assistenti sociali nelle emergenze; si potrebbe prevedere una figura (monte ore) di pronta disponibilità sia nel settore sociale che in quello sanitario CONSOLIDAMENTO e inserimento nell’accordo di programma Accordo di programma con l'USL del Distretto n. 1 Area Anziani da verificare la presenza delle ipab CONSOLIDAMENTO dell’esistente INNOVAZIONE: il Piano d’azione per il caldo si allargherà a Piano d’azione per le emergenze Verifica della sostenibilità delle richieste e di Servizio Assistenza Anziani (SAA), rispetto le risorse messe in campo sia responsabile del servizio e 1 dai Comuni che dall’Azienda USL delle amministrativo con funzioni di C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc Comitato Collegio di Verifica dell'Accordo di programma, composto da Sindaci, dal Direttore del Distretto 1 Ausl e dai Presidenti IPAB di Carpi e Novi (o loro delegati), persone fragili Consultorio demenze Centro d’ascolto per le demenze Prevenzione “Stili di vita” Azioni in emergenza caldo 32 Associazione intercomunale e A. USL - ospedale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Associazione intercomunale e A. USL e Ipab Tenente Marchi-Rossi (Carpi) Ipab Rossi (Novi) Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Associazione intercomunale A. USL Socio sanitario Socio sanitario coordinamento fra una pluralità di figure professionali che consentano, tra le altre cose, una gestione integrata delle funzioni sanitarie e sociali al fine di migliorare l'efficacia e la qualità delle risposte; UVG (Unità di valutazione geriatrica), composta dagli un Medico Geriatra un infermiera professionale e dall'Assistente sociale (responsabile del caso) Commissione locale per la valutazione dei costi delle strutture Azioni di prevenzione e Piano Per la Salute (PPS) CONSOLIDAMENTO promozione della salute della Un operatore del Comune un popolazione operatore del distretto Accordo di programma per l’adozione INNOVAZIONE: si veda scheda 2D del piano di zona sperimentale 20022004 Ufficio di Piano (si veda scheda 2D) Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Socio sanitario Attività di valutazione rispetto il percorso socio sanitario della persona con problemi Unità di Valutazione psichiatrica (UVP) psichiatrici CONSOLIDAMENTO dell’esistente INNOVAZIONE: Si prevede di stipulare un accordo e successivamente un protocollo per la gestione degli appartamenti. Appartamenti Regolamento assegno di cura 33 Associazione intercomunale A. USL Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Socio sanitario Erogazione di denaro C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc Equipe UVG Ufficio amministrativo l’assegno che INNOVAZIONE: ntroduzione del nuovo regolamento eroga Piano sociale di zona 2005-2007 C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 69 Piano sociale di zona 2005-2007 2.4.3 Integrazione come funzionalità dell’Ufficio di Piano a. 2002-2004-Fase sperimentale Composizione Durante la Fase sperimentale dei Piano di Zona l’Ufficio di Piano era costituito dai dirigenti dei 4 Comuni (o da loro delegati) dal Rappresentante dell’Usl, dal rappresentante delle Ipab e dal responsabile dell’Ufficio di Piano. A Livello operativo due erano i soggetti impegnati nella gestione dell’Ufficio: Un consulente del Comune per la fase dedicata al Piano attuativo che si è occupato anche al bilancio sociale e del quaderno di fine legistratura; Un operatore del Comune con funzioni di coordinamento delle REDS - Reti di Innovazione sociale (Tavoli tematici) Funzioni specifiche L'Ufficio di Piano aveva la funzione di coordinamento tecnico delle attività previste nel Psz ed era finalizzato alla promozione e gestione dei processi inerenti ai servizi; attivare le Reti d'innovazione e ne seguiva l'andamento; si coordinava e forniva le informazioni al Tavolo politico/istituzionale con il quale si sono attivate dinamiche di scambio di tipo circolare. In particolare è stato compito dell'Ufficio di Piano sviluppare un processo di riflessione sul modello organizzativo rispetto alle questioni di carattere tecnico. L'Ufficio di Piano, ha sostenuto la promozione di iniziative di sensibilizzazione della popolazione sui temi previsti dai Piani per la Salute (miglioramento degli stili di vita) e concordati annualmente con l'Azienda Usl. Coordinamento Il coordinamento politico era a carico dell’Assessore del Comune Capo distretto in accordo con gli altri assessori del distretto e al direttore del distretto 1 dell’azienda USL. Il coordinamento tecnico era a carico dei dirigenti del settore politiche sociali del Comune Capo distretto in accordo con gli altri dirigenti del settore politiche sociali del distretto e un delegato del direttore del distretto 1 dell’azienda USL. b. 2005-Stato attuale Composizione In accordo con le indicazioni della Delibera del Consiglio Regionale 615/2004 e sulla base dell’esperienza maturata nel triennio sperimentale dei Piani di Zona si è ritenuto di strutturare su livelli temporali diversificati; in fase di stesura del Piano di Zona e dei relativi Piani attuativi esso sarà composto da una figura finanziato dai 4 comuni e dall’Azienda Usl; una figura di supporto messa a disposizione del Comune capofila e un consulente; in questa fase il riferimento dell’Ufficio sarà il tavolo tecnico distrettuale (4 capi settore delle politiche sociali dei Comuni del distretto e da un rappresentante dell’A.usl.) C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 70 Piano sociale di zona 2005-2007 In fase di gestione del Piano di Zona l’Ufficio sarà composto dal responsabile del SAA, da una figura di supporto e da esperti attivati su singole tematiche; durante questa fase esso farà riferimento al Comitato di distretto. Funzioni specifiche Le funzioni essenziali individuate sono le seguenti: • Gestione operativa, a valenza tecnica e organizzativa, del percorso per l'elaborazione del Piano di zona: segreteria, supporto organizzativo ai lavori dei tavoli, coinvolgimento e raccordo tra i referenti delle varie aree di intervento e dei diversi soggetti (tra cui anche i rappresentanti del Terzo settore) che partecipano al processo, redazione del piano; • Attività istruttoria per l’integrazione delle azioni delle differenti aree di intervento oltre che con le altre politiche di settore; • Coordinamento e supporto nella gestione e attuazione del Piano; • Collaborazione al monitoraggio e alla valutazione dell'attuazione del Piano e degli impegni assunti dalle parti. Coordinamento Da un operatore dell’Ufficio di Piano con riferimento al Tavolo tecnico Distrettuale in fase progettuale e al Comitato di Distretto in fase di gestione. c. 2007-Obiettivo di fine triennio Composizione Da una figura nuova responsabile dell’Ufficio di Piano finanziato dai 4 comuni e dall’Azienda Usl; una figura di supporto messa a disposizione del Comune capofila, oltre ad una serie di professionalità con funzioni di supporto alle attività dell’Ufficio di Piano rispetto agli obiettivi dell’Ufficio stesso di provenienza sia dal settore sociale che dal settore sanitario. Occorre rilevare l’importanza di questo Ufficio rispetto all’integrazione a livello zonale, sia nei confronti del territorio (soggetti di terzo settore) che fra i Comuni del distretto e l’azienda Usl, soprattutto in riferimento all’introduzione delle due figure di sistema sollecitate dalla delibera regionale con le quali lavorerà in stretto rapporto. Sarà anche importante prevedere l’introduzione di specifiche professionalità sia in riferimento al controllo di gestione che nella raccolta fondi da attuarsi anche attraverso specifiche attività di progettazione europea, essendo l’Ufficio di Piano un soggetto con una disponibilità di risorse molto limitata. Funzioni specifiche Il consolidamento dell’Ufficio di Piano è uno degli obiettivi che la zona sociale si è data nel triennio di riferimento dei Piani di Zona 2005/2007 soprattutto per confermare e rafforzare il ruolo dell’Ufficio rispetto a quattro tematiche: Promuovere partecipazione C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 71 Piano sociale di zona 2005-2007 Coordinamento Programmazione Monitoraggio e valutazione Coordinamento Si prevede una autonomizzazione sempre maggiore dell’Ufficio e una collaborazione più diretta con il Comitato di Distretto. In particolare in previsione dell’applicazione del fondo regionale per la non autosufficienza. Indicatori di risultato nel triennio Gli indicatori di risultato fanno riferimento alle 4 aree indicate: Aree di intervento Indicatore Promozione /Partecipazione Prevedere momenti di ascolto del territorio e dare visibilità al Piano di zona Coordinamento Costruzione del sito dell’Ufficio di Piano Programmazione: Prevedere momenti di confronto tecnici-politici sui temi del Piano di zona Monitoraggio /Valutazione Produrre annualmente un rapporto di valutazione delle azioni previste dal Piano di zona C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 72 Piano sociale di zona 2005-2007 2.4.4 Integrazione come formazione La formazione rappresenta sicuramente uno degli elementi strategici per lo sviluppo del sistema integrato di servizi. In merito a ciò, è ovvio rilevare che i percorsi formativi devono rispondere ad esigenze concrete e specifiche degli operatori laddove tali esigenze rispondono sia a elementi di carattere tecnico, se afferiscono a compiti e mansioni professionali specifiche, sia ad aspetti di carattere metodologico-processuale, laddove si evidenzia la cogente necessità di acquisire competenze 'di tipo manageriale' relative alla gestione di relazioni e processi di tipo complesso e, alle volte, conflittuale. È inoltre necessario avviare dei percorsi strutturati sull'utilizzo delle nuove tecnologie che favoriscano l'introduzione e l'utilizzo in ambito sociale delle opportunità legate all’informatica. In attesa di definire un Piano formativo orientato all'innovazione (processi e tecnologie), che consideri adeguatamente gli elementi prima definiti, e proseguendo i processi formativi già in corso e previsti negli Accordi di Programma, si intendono in questa sede perseguire i seguenti obiettivi e finalità: • Dare continuità alle attività di progettazione di percorsi formativi integrati; • Organizzare momenti formativi per gli operatori delle strutture socio-riabilitative; • Promuovere percorsi di formazione del personale della rete dei servizi per anziani preposti all'assistenza; • Proseguire nel coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale nei processi formativi. Obiettivo di fine triennio Ambito territoriale e ente/i promotore/i Zona sociale/Associazione intercomunale Zona sociale/Associazione intercomunale Zona sociale/Associazione intercomunale Zona sociale/Associazione intercomunale Zona sociale/Associazione intercomunale Zona sociale/Associazione intercomunale Zona sociale/Associazione intercomunale Temi/ambiti della formazione (per area o trasversali alle aree) Stranieri: Elementi per interpretare le culture altre Professionalità coinvolte e enti di appartenenza Indicatori di risultato nel triennio I professionisti del mondo sanitario e sociale locale Documentazione consultabile dei percorsi Povertà: nuove tendenze socio-economiche attuali Dirigenti Assessori e Coordinatori Documentazione consultabile dei percorsi Integrazione: formazione specifica rispetto alle due figure di sistema ASL e Comuni: Dirigenti - Coordinatori –+ Assessori + responsabili (cooperazione e volontariato) addetti a funzioni amm.ve Documentazione consultabile dei percorsi Operatori Protocollo d’intesa operativa assistenti sociali dei comuni Brochure informativa per l’utenza Tutti Certificato individuale di idoneità all’utilizzo Amministrazione: i nuovi processi introdotti dai Piani di zona Trasversale: sportello d’accesso e modalità di collaborazione con i servizi Famiglia e minori: indicazioni rispetto l’erogazione di contributi economici(contributi, prestiti sull’onore…) Trasversale: modalità di utilizzo e implementazione del sistema informativo telematico Vademecum operativo interno C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 73 Piano sociale di zona 2005-2007 Zona sociale/ A. usl Anziani: le demenze 80 MMG, 2 medici specialisti, 2 psicolghe, 2 farmaciste, 15 infermiere+ assitenti sociali dei comuni Zona sociale/ A. usl Trasversale: la Sanità in cammino: Corso di aggiornamento per amministrativi sui percorsi assistenziali sanitari e socio sanitari del proprio territorio. addetti a funzioni amm.ve. Zona sociale/ A. usl Trasversale: convegno: La nuova legge sull'organizzazione ed il funzionameto del SSR. Linee di indirizzo del Piano Sociale E Sanitario 2005/2007 Handicap: "La disabilità motoria acquisita:la rete dei servizi per la riabiliazione sanitaria e sociale" I professionisti del mondo sanitario e sociale locale Zona sociale/ A. usl Zona sociale/ A. usl Minori:iIl Bambino con patologia cronica:aspetti relazionali e socio-assistenziali per il suo inserimento nella comunità Infermieri - asv - medici - tecnici di audiometria - educatori ortottisti - logopedisti - tdr - ass. Soc. Infermieri - asv - medici - tecnici di audiometria - educatori ortottisti - logopedisti - tdr - ass. Soc.) acquisire conoscenze terapeutiche utili alla gestione del paziente demente e sui percorsi diagnostici integrati rivolti al pz ed anche alla famiglia acquisire la capacità informativa e di gestione operativa di procedure integrate, tramite la conoscenze delle attività dei servizi sul territorio, come si sono delineati nella evoluzione verso la presa in carico del paziente/utente. Documentazione consultabile dei percorsi Conoscenza degli aspetti clinico/assistenziali/ relazionali e sociali con particolare attenzione ai percorsi organizzativi nel paziente con diasabilità motoria acquisita utili al suo reinserimento nella comunità. Conoscenza degli aspetti clinico/assistenziali e relazionali utili all'inserimento del bimbo con patologia cronica nella comunità. C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 74 Piano sociale di zona 2005-2007 2.4.5 Integrazione nelle politiche tariffarie e applicazione dell’isee Occorre rilevare che una vera e propria politica di omogeneizzazione delle tariffe fra i 4 comuni non è stata ancora definita considerando la elevata complessità del processo di omogeneizzazione che sarà da completare con gradualità anche in previsione della formalizzazione dell’Unione dei comuni. Rispetto alla disciplina Isee, che tenta di definire l’accesso e la compartecipazione ai costi degli utenti parametrando in modo omogeneo la loro ricchezza, i 4 Comuni dell’Associazione e l’azienda USL si sono impegnati nella sua applicazione sia nei servizi in cui la normativa nazionale ne richiede l’applicazione sia in alcuni servizi a discrezione degli enti locali. Per un approfondimento si confronti la tabella 1. Tab. 1 – Prestazioni e servizi cui si applicano criteri selettivi con e senza Isee Prestazioni nazionali con ISEE Prestazioni locali con ISEE a discrezione dell’ente − Asili nido e altri servizi − Assegno di maternità − Assegno per il terzo figlio − Agevolazioni per servizi − Mensa scolastica di pubblica utilità − Servizi socio sanitari educativi per l’infanzia Borse di studio − scolastiche − Prestazioni del diritto allo − − − − Integrazione al minimo, scolastiche maggiorazione sociale Agevolazioni acquisto delle pensioni, assegno libri scolastici e pensione sociale e Contributi integrativi per ogni altra prestazione il pagamento dei canoni previdenziale domiciliari di locazione − − Assegno e pensione di invalidità civile Assegnazione di posti nei centri vacanza studio universitario − Prestazioni escluse dalla disciplina ISEE Servizi socio sanitari diurni residenziali (Telecom) − Prestazioni con Isee non previsto dalla normativa nazionale di riferimento − Esenzioni tasse − Indennità di Agevolazione per tasse accompagnamento e universitarie assimilati Altre prestazioni locali − Assegni al nucleo familiare Fonte: CTSP, Quarto rapporto sullo stato di attuazione e sugli effetti derivanti dall’applicazione dell’Indicatore della situazione economica, Ministero dell’economia e finanza 2003 L’Isee è stato introdotto nell’ordinamento italiano già da 8 anni, nel 1997, quando la legge finanziaria per il 1998 ha delegato il Governo ad “emanare uno o più decreti legislativi per la definizione … di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che richiedono prestazioni sociali agevolate nei confronti di amministrazioni pubbliche” (art. 59 c.51 della L.449 del 27 dicembre 1997). Un primo importante passo nella definizione dell’istituto è stato il D.Lgs.109/98. Dopo un biennio di sperimentazione, l’Isee è diventato definitivamente operativo con il D.Lgs. 130/2000; a tutt’oggi la normativa non può però dirsi del tutto completata. Dei cinque provvedimenti applicativi previsti dal D.Lgs 130, ancora due mancano all’appello, e certamente rilevante è quello relativo ai limiti dell’applicazione dell’Isee nel caso delle prestazioni di natura socio-sanitaria rivolte a persone con handicap permanente grave, nonché a soggetti ultrasessantacinquenni non autosufficienti. C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 75 Piano sociale di zona 2005-2007 Si ritiene necessario attendere che la Regione Emilia Romagna definisca la propria posizione in merito all’applicazione dell’ISEE nei regolamenti per i servizi rivolti agli anziani; è tuttavia auspicabile che tale utilizzo si riferisca ad un Indicatore della Situazione Equivalente più corretto rispetto all’attuale, visti i limiti che ha dimostrato, così come definito dal lavoro di ricerca “La ricchezza nell’equità” del Professor Bosi. Negli ultimi due anni le novità sul piano normativo non sono particolarmente rilevanti. Nel 2003 quella di maggiore rilievo è l’impiego dell’Isee quale criterio di accesso alla tariffa sociale per la fornitura di energia elettrica ai clienti domestici, con ampliamento quindi dell’applicazione ai servizi delle public utilities (canone mensile di abbonamento telefonico, contributi alle spese connesse alla fornitura del gas per i clienti in condizioni economiche disagiate, gli anziani e i disabili). Sempre nel 2003 è stato emanato il comunicato con cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fissato al 5,04% il valore del tasso di rendimento da applicare in modo figurativo alla componente mobiliare del patrimonio ai fini della determinazione del reddito derivante da attività finanziarie. 19 È tuttavia importante sottolineare come in alcuni servizi in cui non è prevista l’applicazione dell’Isee, se non a discrezione dell’Ente, i 4 comuni convergano nella sua applicazione (la non applicazione dell’Isee in uno o più Comuni, come per esempio nei servizi di “buono taxi”, “prestiti sull’onore” è da ricondursi alla mancanza di tale servizio)e alla prospettiva di consolidare la sua applicazione nel triennio di validità del Piano di Zona. Ancora più rilevante risulta essere la volontà di costruire regolamenti comuni riguardo ad alcuni servizi (cfr tabella obiettivi di fine triennio) rispetto le tariffe e quindi la quota parte di contribuzione degli utenti. Rimane confermato il principio dell’universalismo selettivo ossia un sistema di protezione sociale che, pur garantendo l’universalismo delle prestazioni, introduca criteri di selettività in base alle necessità di ciascuno. Stato attuale Azioni realizzate di omogeneizzazione* Assegno di maternità Contribuzione per il terzo figlio Contributi per l’acquisto della prima casa Buoni libri Ambito territoriale Area di intervento e tipologie di servizio Prestazioni regionali e nazionali con Isee Associazione Minori e famiglie/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Associazione Minori e famiglie/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Comune di Carpi Casa/contribuzione economica Associazione Istruzione/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera “Efficacia selettiva dell’Ise nell’erogazione di prestazioni sociali agevolate nella provincia di Modena” a cura di Bosi, Baldini, Colombini 19 C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 76 Piano sociale di zona 2005-2007 Assegnazione di alloggi popolari Associazione Casa/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Fondo sociale per l’affitto Associazione Casa/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Assegno di cura Associazione Anziani/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Prestazioni odontoiatriche, protesiche Associazione Multiutenza/contribuzione economica ortodontiche intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Borse di studio Associazione Istruzione/contribuzione economica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Prestazioni locali con isee a discrezione dell’ente Asili nido Associazione Istruzione/custodia ed educazione minori intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Scuole materne Associazione Istruzione/istruzione intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Trasporto scolastico Comuni di : Carpi, Istruzione/trasporto scolastico Novi e Soliera Mensa scolastica Associazione Istruzione/mensa scolastica intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera Servizio di Assistenza Domiciliare Comuni di, Carpi, Novi Anziani e disabili/assistenza domiciliare e Soliera Fondo per il sostegno alla domiciliarità Comune di Carpi Anziani/contribuzione economica Comune di Novi Un anno in famiglia Comune di Carpi Minori e famiglie/contribuzione economica Buono taxi Comune di Carpi Anziani e disabili/contribuzione economica Prestiti sull’onore Comune di Carpi Minori e famiglie/prestito denaro Comune di Novi Obiettivo di fine triennio: Sviluppare azioni di omogeneizzazione per un sistema più equo Azioni previste di omogeneizzazione* Definizione di un unico regolamento dell’attribuzione dell’Assegno di cura erogato dall’Azienda Usl (piani finalizzati) Ambito territoriale Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera di Definzione dei criteri Comuni applicativi gestionali comuni Campogalliano, per il Contributo per la Carpi, Novi e Soliera mobilità e l’autonomia nell’ambiente domestico a favore di persone disabili art. Area di intervento e tipologie di servizio Anziani/ Contribuzione economica Anziani e economica disabili/contribuzione C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc Indicatori di risultato nel triennio 1. Dotazione di un regolamento di 2. Applicazione tale regolamento al 100% delle pratiche istruite di tale 3. Verifica applicazione Dotazione dei criteri 1. Applicazione dei 2. criteri al 100% delle pratiche istruite Verifica di tale 3. applicazione 77 Piano sociale di zona 2005-2007 9/10 LR 29 del 97 Definizione di un unico Comuni di regolamento per Campogalliano, l’assegnazione dell’Assegno di Carpi, Novi e Soliera sostegno all’handicap adulto (piani finalizzati) Disabili/contribuzione economica Definizione delle modalità di Comuni di compartecipazione ai costi Campogalliano, delle rette dei centri Carpi, Novi e Soliera residenziali e semiresidenziali da parte delle famiglie Disabili/contribuzione economica Omogeneizzazione dei Comuni di regolamenti per i servizi Campogalliano, residenziali e semi-residenziali Carpi, Novi e Soliera per anziani: Casa Protetta, Servizio di assistenza anziani, Centro diurno, Comunità alloggio Anziani/contribuzione economica 1. Dotazione di un regolamento 2. Applicazione di tale regolamento al 100% delle pratiche istruite di tale 3. Verifica applicazione delle 1. Definizione modalità 2. Applicazione delle modalità al 100% delle pratiche istruite di tale 3. Verifica applicazione 1. Omogeneizzazione dei regolamenti 2. Applicazione di tale regolamenti al 100% delle pratiche istruite di tale 3. Verifica applicazione 2.4.6 Integrazione come accesso e sportello sociale Secondo quanto indicato dall’art. 19 della Legge n 328/2000, nonché dall’art 7 della L.R. n.2/2003, ciascuna zona deve dotarsi di una funzione di sportello sociale, che costituisce quella porta unitaria di accesso al sistema dei servizi indicata dal Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003 Attraverso la funzione di sportello sociale si realizzano azioni di informazione e orientamento in modo unitario e integrato sull’intero territorio della zona, in merito al sistema dei servizi e alle procedure di accesso. Da questo punto di vista lo sportello sociale rende concreta la possibilità per i cittadini di utilizzare i servizi. Esso è lo strumento che, attraverso l’informazione e l’orientamento, aiuta a garantire ai cittadini pari opportunità di accesso al sistema, con una particolare attenzione a chi, per difficoltà personali e sociali, non è in grado di rivolgersi direttamente ai servizi.20 L’accesso al sistema integrato dei servizi deve essere favorito non solo attraverso le attività di informazione ma porre adeguata attenzione anche al servizio di orientamento; Informazione e orientamento sono due funzioni che si legano strettamente. Infatti, l’informazione da sola può risultare scarsamente efficace a fronte della necessità sempre più ricorrente di sostenere le decisioni delle persone e delle famiglie, di fornire strumenti per valutare le diverse alternative a disposizione e identificare la scelta più opportuna. È centrale non solo ciò che viene offerto (l’informazione) ma anche il modo in cui ciò avviene, il processo con cui viene offerta informazione, viene spiegata, ci si mette in relazione, si ascolta, si avvia una chiarificazione del bisogno e della domanda. Altra cosa rispetto all’informazione e all’orientamento è la “presa in carico” da parte dei servizi che rappresenta la fase successiva del percorso intrapreso dall’utente e che comprende la valutazione del bisogno, l’elaborazione e la condivisione di un progetto individualizzato, l’attivazione dei servizi 20 Piano sociale e sanitario 2005-2007 – materiali per l’avvio della consultazione C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 78 Piano sociale di zona 2005-2007 e delle prestazioni conseguenti. La presa in carico è funzione del servizio sociale professionale o dei singoli servizi competenti. La Regione, con il programma di riparto delle risorse dell’anno 2003, ha inteso promuovere lo sviluppo della funzione di sportello sociale, da realizzarsi in raccordo con i punti informativi del territorio. Per questo ha avviato, con apposito bando (D.G.R. n. 2749/2003), una sperimentazione, che ha dato come esito l’approvazione di trentadue progetti sperimentali di sportello sociale (D.G.R. n. 1620/2004) giudicati rispondenti agli obiettivi e alle finalità indicate dalla L.R. n. 2/2003 in materia di accesso. Il Comune di Carpi insieme agli altri comuni del distretto, all’Azienda usl , alle Ipab del territorio e alla cooperativa Sofia ha partecipato ad bando ricevendo il finanziamento per la sperimentazione di uno sportello sociale denominato “Una rete innovativa per l’accesso ai servizi sociali nel distretto di Carpi: sportelli sociali, informazioni agli anziani sul territorio, volontari a domicilio”. Tale sportello sociale sarà ubicato al Piano terra di Via Trento Trieste presso l’Assessorato alle Politiche sociali. Obiettivi - Rendere garantito, facile ed evidente l’accesso al sistema complessivo di interventi socioassistenziali, attraverso la definizione di accessi multicanali (sia fisici che virtuali), semplici, diffusi sul territorio, in grado di fornire informazioni complete ed esaurienti. - Garantire a tutti i cittadini pari opportunità di accesso alla rete, con particolare attenzione a chi, per difficoltà personali e sociali, non è in grado di rivolgersi direttamente ai servizi. - Completare la rete dei punti informativi già presenti sul territorio sulle opportunità e i servizi sociali, attraverso l'attivazione di un nuovo sportello sociale in grado di dare ogni tipo di informazione di primo orientamento e, in secondo luogo, l’avvio di un’attività di “informanziani” attraverso sportelli sia fisici che virtuali, rivolti alla popolazione anziana ed ai caregiver, attività ad oggi mancante nel sistema locale di servizi informativi tematici; - Implementare un punto nodale per il sistema con il compito di collegare in rete gli sportelli territoriali specialistici (centro per le famiglie, informagiovani-quicittà, informahandicap, Centro servizi per l’immigrazione, Urp QuiSanità e il futuro informanziani) e gli altri punti informativi presenti sul territorio (pubblici e privati), di promuovere l’attivazione di ulteriori punti di contatto con i cittadini sul territorio e infine di garantire la strutturazione di un sistema informativo generale che sia omogeneo, integrato, assistito, costantemente mantenuto efficiente e aggiornato. - Avviare modalità più puntuali e organiche per la rilevazione del bisogno, sia potenziale che espresso, per il monitoraggio della domanda, per l’analisi dei dati. Rendere organici e circolari i flussi informativi tra i vari livelli, tra le funzioni di relazione diretta con i cittadini e le funzioni di programmazione e di orientamento strategico. - Valorizzare la partecipazione attiva del volontariato e la capacità di questo nel costruire relazioni sociali nella comunità, funzioni particolarmente significative per una conoscenza diretta dei bisogni e per una informazione efficace e penetrante verso i soggetti più fragili e C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 79 Piano sociale di zona 2005-2007 più in difficoltà nel reperire direttamente le informazioni circa le opportunità e i diritti sociali. - Sperimentare, con la collaborazione del volontariato, nuove modalità di informazione dell’utenza debole, attraverso figure di “informatori” che siano in grado di entrare direttamente in contatto con il potenziale beneficiario di servizi, agendo sul territorio in virtù delle relazioni di socialità costruite nei quartieri, nel vicinato, nei condomini. - Implementare l’informatizzazione del servizio anche consentendo l’accesso agli altri Comuni del Distretto così da facilitare l’accesso alle informazioni un tempo reale. Struttura organizzativa Lo sportello sociale potrà contare su una rete estesa di collaborazioni, che alimenti costantemente un flusso informativo ampio, non frammentato e aggiornato rispetto alle risorse che il territorio offre, anche attraverso la costruzione di un sistema informativo dell’intera rete dei servizi sociali e sociosanitari del territorio di riferimento. Tale sistema è opportuno che sia in condivisione con tutti gli sportelli presenti sul territorio ed eventualmente accessibile anche da parte di altri soggetti che svolgono a vario titolo attività di informazione, orientamento, assistenza. Accanto al luogo fisico in cui sarà ubicato lo sportello sociale saranno attivati presso i centri sociali aderenti, e altri luoghi facilmente accessibili all’utenza, delle postazioni da cui accedere alla rete informatica e quindi alle informazioni. Conterà su personale competente, con un buon grado di conoscenza del sistema dei servizi, sia pubblico che privato, accompagnata a capacità relazionali e di ascolto. È stato individuato un coordinatore dello sportello e si prevede di individuare almeno altri tre operatori di front office supportati da un operatore di back office principalmente impegnato nei colloqui di approfondimento. Per la sua ubicazione fisica (nello stesso stabile dell’assessorato alle politiche sociale con diretto accesso ai servizi specifici) si presume si realizzerà una positiva integrazione e collaborazione all’interno del sistema dei servizi del Comune e della Zona in genere oltre ad una ulteriore facilitazione rispetto al passaggio informazione-orientamento-presa in carico. A fianco dei locali dedicati allo sportello sociale è previsto il funzionamento dello sportello immigrazione con personale specializzato ed in particolare lo sportello sociale potrà avvalersi della professionalità dei mediatori culturali presenti. I soggetti coinvolti Sarà coinvolto il prima battuta il Comune di Carpi che predisporrà il servizio in progressiva collaborazione con gli altri Comuni del distretto e l’azienda Usl del distretto 1. In fase sperimentale gli altri comuni del distretto potranno utilizzare le informazioni e le consulenze dello sportello unico tramite una connessione in rete al portale dedicato, si valuterà in itinere la possibilità di istituire anche a livello locale uno sportello sociale. C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 80 Piano sociale di zona 2005-2007 Si prevede un processo di progressiva integrazione all’interno di un unico “sistema unitario di accesso al sistema di servizi sociali e sanitari” di zona, entro un progressivo adeguamento culturale, normativo ed organizzativo, che occorre perseguire con gradualità. Si dovrà inoltre perseguire una reale integrazione con gli altri punti di informazione e di promozione di servizi specifici sul territorio, raccordandosi con essi (ad esempio con gli "sportelli unici" delle Aziende Usl, gli sportelli settoriali quali ”Informafamiglie”, gli “uffici per stranieri”, gli “informanziani” gli “informagiovani”, i S.A.A.), nonché con le sedi in cui normalmente avviene il contatto con il cittadino che necessita di informazioni (URP, Patronati, “sportello per l’impiego” Sindacati, etc.). In accordo con quanto sostenuto dal Piano sociale e sanitario regionale 2005-2007 con i soggetti più sopra richiamati, e in particolare con gli Sportelli unici delle Ausl, lo sportello sociale deve realizzare una stabile attività di raccordo e reciproca informazione, sui casi seguiti e le iniziative intraprese. È stato siglato un protocollo fra il Comune di Carpi e i centri sociali anziani rispetto la possibilità di collaborare al monitoraggio dei bisogni della popolazione anziana, sono state istallate postazioni informative connesse con l’nformanziani e in generale con la futura banca dati dello sportello unico nei centri oltre, alla definizione di alcuni momenti formativi rivolti ai volontari dei centri sociali per fornire le prime informazioni ed eventualmente orientare gli anziani ai servizi. Un ulteriore protocollo d’intesa sarà siglato con l’ente previdenziale INPS mediante il quale sarà possibile accedere alla banca dati dell’Inps (per il controllo delle posizioni contributive per esempio). Le priorità di accesso In criterio assunto è quello dell’universalismo selettivo; da un lato vi è un riconoscimento “universalistico” che consente ai cittadini portatori di bisogno di beneficiare di certi diritti, dall’altro tale riconoscimento si accompagna alla presenza di risorse scarse, che talvolta non riescono (soprattutto per certi tipi di intervento particolarmente estesi o particolarmente costosi) a coprire per intero il fabbisogno. Per questo è necessario prevedere una gradualità degli accessi, per indirizzare prioritariamente le risorse verso le situazioni caratterizzate da maggiore fragilità sociale e da bisogni di maggiore intensità. Rispetto l’analisi dei bisogni del territorio si identificano alcune situazioni di disagio sulle quali porre maggiore attenzione: • Nuclei familiari monogenitoriali con figli a carico • Dalla presenza nel nucleo familiare di minori in stato di disagio • Dalla presenza nel nucleo familiare di anziani non autosufficienti o con età superiore agli 80 anni • Dalla presenza nel nucleo familiare di portatori di handicap o invalidi (>66%) Gli indicatori di risultato previsti nel triennio C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 81 Piano sociale di zona 2005-2007 - registrazione di tutti gli elementi raccolti presso gli sportelli: numero di accessi, di contatti, tipologia della domanda, del bisogno rilevato, etc. - Analisi periodica (3-6 mesi) dei dati raccolti sulla domanda; - Relazioni periodiche (3-6 mesi)sul bisogno espresso; - Comparazioni tra indicatori es: numero accessi/ num. domande/aree tematiche/bisogni espressi. - Relazioni annuali sulle attività dello Sportello. - Incontri periodici di verifica del comitato di pilotaggio e della rete d’innovazione sociale del piano di zona; - Valutazioni del tavolo politico/istituzionale del Piano di zona; - Incontri di valutazione generale con gli operatori pubblici e gli operatori del terzo settore del settore socio-assistenziale. C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc 82