comune di carpi - Provincia di Modena

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COMUNE DI CARPI
COMUNE DI CAMPOGALLIANO
COMUNE DI NOVI DI MODENA
COMUNE DI SOLIERA
DISTRETTO 1 DI CARPI DELL'AZIENDA U.S.L. DI MODENA
Il Piano di Zona 2005-2007
del Distretto di Carpi
Carpi, Luglio 2005
1
IL PIANO DI ZONA 2005/2007
INDICE
PREMESSA
4
I IL CONTESTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
4
II L’ASCOLTO
6
III LA PARTECIPAZIONE COME STRUMENTO DELLA PROGRAMMAZIONE
7
IV L’INTEGRAZIONE COME METODO DI PROGRAMMAZIONE
9
CAPITOLO 1- IL CONTESTO SOCIO ECONOMICO DEL TERRITORIO: ANALISI DEL BISOGNO E DELL’OFFERTA
11
1.1 LA METODOLOGIA UTILIZZATA
11
1.2 ALCUNI DATI DI SFONDO
14
1.3 ANALISI DEI BISOGNI E DEI SERVIZI RIVOLTE A FAMIGLIE E MINORI
17
Bisogni rilevati
17
La rete dei servizi
19
Punti di forza e di debolezza dell’offerta dei servizi
1.4 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI AGLI IMMIGRATI
Rilevazione dei bisogni
20
22
22
La rete dei servizi
25
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
25
1.5 I BISOGNI E I SERVIZI RIVOLTI AGLI ANZIANI
27
I bisogni rilevati
27
La rete dei servizi
28
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
29
1.6 I BISOGNI E I SERVIZI RIVOLTI AI DISABILI
I bisogni rilevati
30
30
La rete dei servizi
32
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
33
1.7 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI AI GIOVANI
34
I bisogni rilevati
34
La rete dei servizi
36
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
37
1.8 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI ALLE POVERTÀ
39
I bisogni rilevati
39
La rete dei servizi
39
Punti di forza e punti di debolezza
40
1.9 LA PERCEZIONE DEI BISOGNI E DELL’OFFERTA DEI SERVIZI RIVOLTI ALLE DIPENDENZE E ALTRE FORME DI DISAGIO SOCIALE
41
I bisogni rilevati
41
La rete dei servizi
42
Punti di forza e punti di debolezza
42
CAPITOLO 2 – GLI OBIETTIVI STRATEGICI E LE PRIORITÀ DEL PIANO
44
2.1 IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E APPROVAZIONE DEL PIANO
44
2.2 I SOGGETTI COINVOLTI E IL RUOLO
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2.3 DEFINIZIONE DELLE PRIORITÀ E DEGLI INDIRIZZI PER LE AREE DI INTERVENTO DEL SISTEMA INTEGRATO
48
2.3.1 Area famiglia e minori
49
2
2.3.2. Area anziani
50
2.3.3. Area disabili
51
2.3.4 Area giovani
52
2.3.5 immigrazione, asilo, lotta alla tratta
53
2.3.6 Area contrasto alla povertà
54
2.3.7. Area prevenzione e contrasto alle dipendenze
55
2.4 GLI OBIETTIVI STRATEGICI
2.4.1 Integrazione come trasversalità delle azioni fra i diversi settori
56
56
2.4.1.1 Le figure di sistema
56
2.4.1.2 Le politiche rivolte ai giovani
59
2.4.2 Integrazione come Modalità di gestione associata dei servizi
60
2.4.3 Integrazione come funzionalità dell’Ufficio di Piano
70
2.4.4 Integrazione come formazione
73
2.4.5 Integrazione come politiche tariffarie e applicazione dell’isee
75
2.4.6 Integrazione come accesso e sportello sociale
78
3
Premessa
Il Piano di Zona 2005-2007 si caratterizza per tre scelte di fondo che si inseriscono nel nuovo assetto
normativo:
Utilizzare l’Ascolto come strategia di partecipazione e come modalità conoscitiva delle specificità
dei bisogni dei cittadini nel territorio e dell'articolazione del sistema di offerta, ma anche come
percorso di valutazione della capacità di tale sistema di rispondere ai bisogni.
Considerare la Partecipazione come corresponsabilità nella definizione e realizzazione della rete
dei servizi. Per essere efficace, la partecipazione deve essere al servizio della programmazione e
costituirne uno strumento di supporto.
Perseguire l’Integrazione come strategia da utilizzare a tutti i livelli: da quello tra pubblico, privato e
privato sociale, a quello della relazione tra i Comuni del Distretto, a quello, infine, connesso ai
processi socio-sanitari.
I. Il contesto normativo di riferimento
La Legge quadro 328/2000 favorisce il superamento della politica assistenziale, tipica dei servizi alla
persona dell’ultimo secolo, a favore di nuove forme e logiche di welfare. In particolare, i nuovi
orientamenti normativi confermano la direzione già presa dalle politiche sociali negli ultimi anni le
quali, a partire dalla rilevanza strategica del ruolo della comunità locale, assumono connotazioni
differenti ascrivibili ai nuovi modelli di intervento sociale tra cui, i più noti, risultano essere quelli di
welfare mix o di welfare di comunità.
Tali modelli sembrano meglio coniugarsi alle mutate esigenze della società moderna, ribaltando la
logica del vecchio approccio assistenziale a favore di un metodo integrato volto a ricondurre le
problematiche sociali all’interno di nuovi scenari e valori. A titolo esemplificativo, non si possono
non citare in questa sede i seguenti elementi: il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale e i
connessi processi di governance; il già ricordato ruolo della comunità locale quale regista e
promotore
dello
sviluppo
locale;
il
passaggio
dalla
programmazione
per
attività
alla
programmazione per obiettivi; ed altro ancora.
Le nuove esigenze della società moderna impongono in altri termini la revisione dei metodi di
lavoro e la necessità di intervenire con metodologie coordinate, in grado di integrare i diversi livelli
istituzionali e territoriali, e di prevedere interventi complessivi e globali.
Rispetto a ciò, la L.328/00 e nello specifico i Psz dimostrano di essere strumenti innovativi ed efficaci,
in grado di rappresentare modalità di lavoro basate sul metodo della programmazione
partecipata, alla ricerca del coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità locale all’interno dei
processi di gestione del territorio e delle esigenze sociali.
4
Il Programma annuale degli interveti e dei criteri di ripartizione delle risorse della Regione Emilia
Romagna (2004), relativamente alla progettazione dei Piani di Zona, afferma: “resta prioritario nel
processo di pianificazione, il perseguimento dell’obiettivo della partecipazione di tutti i soggetti ed
in particolare di quelli del terzo settore, individuando allo scopo strumenti e sedi idonee per il
confronto e la concertazione a livello di zona” (Cfr BUR n. 162 del 30/11/2004, p. 6).
Tale indicazione conduce ad una duplice riflessione:
da una parte, conferma la scelta del percorso di programmazione partecipata utilizzato per la
definizione del Piano di Zona del distretto di Carpi 2002-2004. In esso, il coinvolgimento di soggetti
pubblici – i registi del processo – cittadini, organizzazioni del terzo settore e soggetti afferenti al
privato è risultato fondamentale per condividere le esigenze locali e definire una strategia
programmatoria efficace ed efficiente, basata sulla valorizzazione del protagonismo degli attori
locali;
dall’altra, affida al Piano di Zona del distretto di Carpi 2005-2007 la responsabilità di proseguire in
tale percorso di programmazione partecipata, pur nella consapevolezza che si rende necessario
individuare modalità di programmazione (prima fase) e di gestione (seconda fase) partecipata di
tale Piano; modalità flessibili ed efficaci in quanto adeguate alla realtà e conseguenti ai
precedenti processi di partecipazione.
A livello istituzionale, il quadro delle responsabilità indica nel ruolo strategico di regia degli enti
locali il fondamento dell’intero processo di programmazione. Si conferma la “zona sociale”, ossia il
distretto socio-sanitario, quale ambito territoriale cui riferirsi. L’Ufficio di Piano è lo strumento tecnico
di supporto allo svolgimento dell’insieme di queste funzioni, nonché alla successiva gestione e
valutazione del piano.
Il Psz conferma gli obiettivi generali di benessere sociale che costituiscono le finalità più ampie
delle politiche regionali entro le quali sono declinate le politiche di settore. Essi sono:
•
Sviluppo e rafforzamento della coesione sociale;
•
Promozione dell’agio e del protagonismo dei bambini, ragazzi e giovani
•
Sostegno alla non autosufficienza e alla domiciliarità, sostegno alle responsabilità
familiari e al lavoro di cura.
All’interno di questi obiettivi generali, vengono definiti gli obiettivi di priorità sociale:
1. Responsabilità familiari, capacità genitoriali e diritti dei bambini e degli adolescenti
2. Politiche a favore dei giovani
3. Immigrazione, asilo, lotta alla tratta
4. Contrasto alla povertà
5. Prevenzione e contrasto delle dipendenze e di altre forme di disagio sociale
6. Politiche a favore di anziani e disabili
5
Questi obiettivi di priorità sociale rappresentano i cardini del processo programmatorio. Ad essi
vengono abbinati i cosiddetti programmi finalizzati.
Rispetto al precedente Psz 2002-2004, le suddette indicazioni regionali richiedono una
riorganizzazione degli obiettivi di priorità sociale con particolare riferimento all’accorpamento di
alcuni obiettivi (il nuovo obiettivo 1 ingloba gli obiettivi 1 e 2 del precedente piano) e
all’introduzioni specifica di nuove tematiche quali i giovani e la tratta.
II. L’ascolto
Le ultime tendenze di politica sociale ci suggeriscono come lo sviluppo economico e sociale di un
paese sia determinato e favorito da particolari meccanismi sociali, divenuti ormai, oggetto di
numerosi tentativi di definizione teorica, come quelli che afferiscono gli aspetti intangibili e
relazionali, chiamati di volta in volta capitale sociale, beni relazionali o socialità spontanea.
Il concetto di capitale sociale compare già nel 1800 ed assume diversi significati a seconda del
senso cui gli si attribuisce:
“L’insieme delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete stabile di relazioni più o
meno istituzionalizzate di conoscenza e riconoscenza reciproca” (Bourdieu, 1986); “il capitale
sociale è inerente alla struttura delle relazioni tra persone. Non risiede né nei singoli individui, né
negli elementi fisici della produzione” (Coleman, 1988); “per capitale sociale intendiamo qui la
fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che
migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune
accordo” (Putnam, 1993).
Pur assumendo come valide tutte le definizioni fin qui enunciate ci rifaremo più genericamente alla
definizione coniata da Gui nel 1995 ossia un bene relazionale che risiede nei rapporti interpersonali
di lunga durata e produce benefici sia intrinsechi che strumentali. L’aspetto che in questa sede
maggiormente ci interessa è proprio la relazione intesa come la capacità di un territorio di
rispondere in modo efficace ed integrato alle necessità dei cittadini.
Il precedente Piano di Zona ha rappresentato un’occasione importante per far crescere la
comunità locale, per sviluppare processi di partecipazione e collaborazione per migliorare la rete
dei servizi, ecco perché con il Piano di Zona 2005-2007 si intende rafforzare questo percorso
caratterizzandolo, fin dalle fasi iniziali della programmazione, attraverso la capacità di ascolto, lo
sviluppo dei processi di partecipazione e la promozione di reali percorsi di integrazione.
Nel precedente Piano di zona sono stati attivati percorsi di partecipazione attraverso gruppi focus
(gestiti con metodo Nominal Group Technique) che hanno rappresentato il vero cuore della
strategia di partecipazione attivata dal Psz . Si è trattato di una tecnica di ricerca, che consiste in
6
un'intervista rivolta ad un gruppo omogeneo di esperti1, finalizzata all'approfondimento di temi di
particolare rilevanza, aspetti problematici o per individuare proposte e piste progettuali.
I 6 gruppi focus sono stati il luogo e l'occasione di coinvolgere quanti hanno desiderato portare il
proprio contributo alla definizione del Psz. Sono stati promossi tre gruppi tematici - uno sulla
domiciliarità, uno sulla povertà e uno sulla famiglia - rispetto ai quali si sono approfonditi aspetti
problematici e si sono cercate proposte di soluzione rispetto al tema individuato.
Inoltre sono stati attivati 6 tavoli tematici di confronto (reti d'innovazione) in relazione agli obiettivi di
priorità sociale, erano costituiti dai soggetti che hanno avuto una funzione nella gestione dei servizi
di quel determinato obiettivo e che hanno aderito formalmente al Piano di Zona.
In fase di progettazione del Piano di zona si è reso necessario riflettere sul modo in cui è avvenuta
la partecipazione nella fase sperimentale oltre alla necessità di ampliare la base conoscitiva e la
rete di relazioni con il territorio.
Una prima considerazione è stata fatta rispetto ai risultati prodotti dai tavoli tematici e dalle reti di
innovazione sociale che sono ampliamente descritti nel Piano attuativo 2004, si rendeva necessario
ampliare la capacità di lettura del territorio coinvolgendo non solo i gruppi tecnici di
approfondimento delle attività e delle azioni previste all’interno della rete dei servizi (come sono
state definite le Reti di Innovazione Sociale) ma anche quei soggetti che difficilmente hanno
occasione di comunicare con le istituzioni.
Una seconda considerazione è stata fatta rispetto alla necessità di prevedere momenti di ascolto
“leggeri” e poco strutturati sia nella forma che nei contenuti.
È inoltre importante sottolineare come molte persone contattate abbiano espresso un parere
nettamente positivo rispetto al metodo di ascolto scelto ritenendolo più coinvolgente ed efficace
rispetto ai tavoli tematici utilizzati nel precedente piano.
L’attività di ascolto, come l’abbiamo definita, è la metodologia scelta per raccogliere ed
analizzare i bisogni del territorio ed ha avuto una doppia funzione:
1.
ha offerto un quadro conoscitivo delle specificità della popolazione residente nel territorio,
delle sue problematiche e dell’articolazione del sistema di offerta;
2.
ha avviato un percorso di valutazione della capacità del sistema di offerta di rispondere ai
bisogni della popolazione residente.
L’attività di ascolto, come si vedrà più in dettagli nel capitolo 1 è stata svolta attraverso momenti di
ascolto e un questionario semi strutturato somministrato alle organizzazioni di terzo settore.
III. La partecipazione come strumento della programmazione
Se da una parte il processo della partecipazione è oggi indiscutibilmente il cuore di ogni Piano di
Zona, consentendo il coinvolgimento e la valorizzazione di tutte le risorse presenti all’interno della
1
Il termine esperti sta ad indicare la competenza/conoscenza dei soggetti in merito alla realtà indagata.
7
comunità locale, è indubbio che tale processo non possa tuttavia tradursi in un elenco di richieste
poste all’ente locale o nel libro dei sogni di un dato territorio.
Per essere efficace, la partecipazione deve essere al servizio della programmazione. I processi di
partecipazione non possono rappresentare l’ennesimo impegno e l’ennesimo problema per chi
oggi gestisce i servizi, ma devono rappresentare uno strumento di supporto alla programmazione.
La complicata macchina dei servizi sociali, o se si vuole, il complesso sistema rappresentato dalla
rete dei servizi non può oggi farsi carico un ulteriore onere ma deve poter contare sul supporto di
tutti, in base alle competenze che ciascuno può fornire, al fine di offrire una buona risposta alle
esigenze sociali del territorio.
Si tratta pertanto di favorire il coordinamento e la cooperazione tra i soggetti della comunità e di
aggregarli attorno ad una unica strategia locale. La creazione di momenti di progettazione
cooperativa permette di raggiungere risultati di sistema e di attribuire ad ogni attore un ruolo attivo
attraverso l’assunzione di responsabilità e di compiti da svolgere. Metodologicamente, l'attivazione
di momenti e strumenti dedicati di carattere ora tecnico ora politico, favorisce la chiara definizione
degli obiettivi e conseguentemente il perseguimento e la verifica degli stessi2.
Vista l'esperienza positiva di coinvolgimento della cittadinanza si propone per il nuovo Piano di
Zona 2005-2007 di mantenere la medesima impostazione potenziando l’attività di ascolto in
particolare tentando di raggiungere quei soggetti che sono difficilmente “raggiungibili” . Per
ragioni di opportunità e di efficacia si è reso necessario incontrare quei soggetti che non solo
svolgono una q qualche forma di rappresentanza della cittadinanza (sindacati o organizzazioni di
terzo settore) ma anche quei soggetti che quotidianamente incontrano i cittadini (medici,
sacerdoti, operatori dei servizi) che osservano i fenomeni in prima persona.
Si propone la sperimentazione della metodologia dell’outreach: una metodologia utilizzata nei
processi di progettazione partecipata in ambito anglosassone, che Nick Wates, uno dei maggiori
esperti inglesi di urbanistica partecipata, nel suo libro Community Planning Handbook, definisce
"andare a consultare le persone piuttosto che aspettare che esse vengano da noi".
È una metodologia flessibile che ben si adatta alle esigenze del nostro progetto; si può trattare di
conversazioni informali, poco strutturate, non necessariamente capaci di rigorose analisi
scientifiche. Spesso forniscono un livello di verità e di comprensione (dei problemi) che può
mancare in forme di consultazione più ufficiali e strutturate.
Martini definisce la ‘partecipazione’ come la totalità delle forme (personali, formali, informali)
attraverso le quali gli individui, i gruppi, le collettività tutelano i propri interessi o contribuiscono al
processo di scelta su materie che li riguardano.
La partecipazione stessa porta con sé il paradosso del vivere in comunità, ovvero il conflitto. Infatti
occorre rinunciare all’idea romantica che la partecipazione crei comunità armoniose, bensì
2 Rispetto a ciò, il Psz 2002-2005 ha previsto i seguenti strumenti: Tavolo politico di programmazione; Tavolo tecnico di
programmazione; Focus group (con modalità Nominal Group Technique); Eventi pubblici; Ufficio dei Piani; Reds – Reti di
innovazione sociale. Cfr. Distretto di Carpi, Il Piano di Zona 2002-2004, Carpi, 2002.
8
bisogna mettere in conto che da un lato gli interessi in conflitto a volte si escludono e non sempre
è possibile trovare soluzioni soddisfacenti per tutti, dall’altro gli interessi individuali o dei singoli
gruppi non sempre sono compatibili con gli interessi generali della collettività.
L’idea che le amministrazioni pubbliche desiderino fortemente coinvolgere i cittadini nelle politiche
pubbliche potrebbe sembrare paradossale in quanto la partecipazione implica una condivisione
del potere con i cittadini che potrebbero non essere interessati tale condivisione oppure avere
interessi divergenti, ma allo stesso tempo significa coinvolgere i cittadini per evitare di trovarseli
contro a decisione avvenuta.
«Prima di tutto, si deve riconoscere che l’interesse per soluzioni negoziate e assunte secondo un
metodo di concertazione o di deliberazione consensuale, è cresciuto anche per l’indebolimento
delle risorse di autorità dello Stato. Oggi sentiamo parlare spesso di tavoli di concertazione, di patti
territoriali, di forum di deliberazione, a cui vengono consegnati numerosi processi decisionali, sia a
livello politico nazionale che internazionale. Ma questo si verifica non solo per maggior “gusto
deliberativo”, ma anche per la crescente complessità tecnica dei problemi in gioco e per la
crescente capacità di proporre soluzioni da parte di attori non istituzionali (soggetti economici,
tecnici, arbitri e altre figure leader che operano al di fuori delle istituzioni)» (Daniela Ropelato:
Forum di dialogo politico “Europa unita – mondo unito: a partire dai cittadini”, Loppiano 2002)
Quando una pubblica amministrazione inizia un processo partecipativo senza una reale
condivisione/cessione del potere, le possibilità che il processo sia efficace sono molto basse e
molto spesso rischia il fallimento. Nei processi partecipativi è evidente che l’atteggiamento della
pubblica amministrazione gioca un ruolo cruciale ed è commisurato alla volontà di modificare lo
stile di governance in cui i cittadini sono elementi permanenti, integrati al sistema ed essenziali ad
esso e non tanto un’azione sporadica e a breve termine.
Sta crescendo oggi il dibattito e il confronto sul concetto di democrazia deliberativa che
completa e supera il concetto di democrazia rappresentativa, se fino ad oggi i partiti politici
hanno avuto l’esclusività della rappresentazione dei cittadini, a fronte di una crescente richiesta di
partecipazione da parte dei cittadini, si comincia ad ipotizzare un nuovo modello di proposta e
discussione delle politiche pubbliche che recuperi, almeno in parte, il consenso democratico.
È qui importate allora mettere in chiaro una questione linguistica: in inglese, to deliberate, ha un
significato diverso che deliberare in italiano, vuol dire: esaminare attraverso una discussione i pro e
i contro di una scelta, prima di decidere. Il significato italiano mette invece l’accento sul dopo, sul
decidere, è evidente allora la differenza fra i due approcci, significa quindi chiarire se chi
partecipa al processo ha in una qualche misura anche il potere di deliberare oppure una mera
funzione consultiva.
IV. L’integrazione come metodo di programmazione
Nei confronti delle politiche sociali, territoriali ed economiche, il principio dell’integrazione, risulta
da tempo largamente condiviso. L’integrazione rappresenta la condizione necessaria per una
9
omogenea realizzazione ed una equa esigibilità dei diritti di cittadinanza in campo sociale e
sanitario, è inoltre il modo per coinvolgere, nel rispetto delle relative competenze, tutti i soggetti
(Regione, Enti Locali, strutture pubbliche, private profit e no-profit, associazioni, volontariato, forze
sociali) che necessariamente e a vario titolo sono chiamati a svolgere un ruolo rilevante per
l’affermazione dei diritti di cittadinanza.
Appare anche come l’approccio più adeguato per la rimozione delle principali criticità, che
spesso danno luogo ad inefficienza, insoddisfazione degli utenti, presenti nell’ambito della rete
territoriale dei servizi e per la realizzazione di ulteriori sinergie tra i vari settori di intervento.
Da questo punto di vista si presenta anche come maggiore garanzia per una più elevata qualità
ed efficacia dei servizi allo stesso tempo valorizza l’autonomia dei singoli soggetti, ma deve
rappresentare una ricchezza e non un vincolo alla crescita di una società più coesa, civile e
dinamica.
Questi i principi che hanno guidato la predisposizione di questo Piano sociale di Zona impegnando
i 4 Comuni e l’Azienda Usl sia a livello Politico (sindaci, assessori e direttore del distretto e suoi
delegati) che a livello Tecnico (Funzionari dei 4 Comuni e delegato Azienda Usl) dapprima in una
valutazione dello stato dell’arte rispetto al tema dell’integrazione inter e intra comunale e in un
secondo tempo nella programmazione dei servizi per il prossimo triennio.
10
Capitolo 1
Il contesto socio economico del territorio: analisi del bisogno e
dell’offerta
1.1 La metodologia utilizzata
Una prima fase di ascolto è stata principalmente rivolta ad alcuni testimoni privilegiati che per
ruolo, professione o competenza conoscono più di altri le diverse realtà del territorio non si era
chiamati in quanto rappresentanti e nemmeno era necessario esprimersi su temi definiti e
circoscritti, piuttosto è stato molto interessante raccogliere informazioni che solo in un secondo
momento sono state sistematizzate.
Questi momenti di ascolto sono stati condotti dagli assessori o dai dirigenti di competenza
attraverso incontri formali con alcuni gruppi significativi3; complessivamente sono stati ascoltati
oltre 250 testimoni. Lo strumento utilizzato è stato una griglia d’ascolto che ha permesso di
raccogliere informazioni utili relativamente ai bisogni del territorio e alla rete dei servizi; la raccolta
delle informazioni è stata fatta attraverso 6 domande:
1. Quali sono a suo avviso le nuove esigenze e le nuove emergenze del territorio?
2. Quali sono i punti di forza della rete dei servizi?
3. Quali sono i punti di debolezza della rete dei servizi?
4. Secondo lei ci sono
fattori che nel presente o nel
futuro potrebbero minacciare il
benessere della popolazione ?
5. Come valuta l’esperienza di partecipazione avviata dall’ente locale rispetto al
precedente Piano di zona?
6. Per il futuro ha idee o modalità operative che potrebbero sviluppare e favorire la
partecipazione?
Per dettagli si confronti con lo strumento utilizzato in allegato 1 “Griglia per i momenti d’ascolto”.
Le risposte sono state elaborate sia a livello quantitativo (quante volte la parola chiave veniva
ripetuta dai testimoni privilegiati) sia qualitativo cercando di cogliere il senso e l’aspetto del
fenomeno che si intendeva mettere in evidenza.
Abbiamo cercato di analizzare gli interventi dei testimoni privilegiati utilizzando una matrice di
lettura a doppia entrata in cui in riga abbiamo posto i soggetti indicati dagli obiettivi di priorità
sociale e in colonna di volta in volta i bisogni del territorio, i punti di forza e di debolezza della rete
dei servizi.
11
BISOGNI/PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA
Famiglie
Bambini e adolescenti
Giovani
Immigrati
Anziani
Disabili
Persone fragili in genere
Ambito territoriale
Campogalliano
Gruppo
Conferenza sanitaria
Campogalliano
Auser
Campogalliano
Circolo La quercia
Campogalliano
Operatori sanitari (Cup, CSM, Consultorio)
Campogalliano
Circolo I pioppi
Campogalliano
Gruppo frazione Panzano
Campogalliano
Gruppo frazione Saliceto B
Campogalliano
Parrocchia Campogalliano
Campogalliano
Comitato genitori
Campogalliano
Dirigenti scolastici
Campogalliano
Gruppo Insegnanti
Campogalliano
Parrocchia Panzano
Campogalliano
Gruppo giovanile
Soliera
Gruppo sanitario
Soliera
Gruppo sicurezza
Soliera
Istruzione e nidi
Novi
Gruppo insegnanti scuole primarie
Novi
Gruppo medici
Carpi
Dirigenti scuole primarie
Carpi
Medici rappresentanti di nucleo
Carpi/Distrettuale
Sindacati
Carpi/Distrettuale
Cooperazione sociale
Carpi/Distrettuale
Associazioni di categoria/Unione industriali
Carpi/Distrettuale
Centro per l'impiego
Carpi/Distrettuale
Dirigenti scuole superiori
La medesima attività di ascolto è stata rivolta all’interno dei servizi che per primi detengono le
informazioni rispetto l’utenza e quindi il bisogno soddisfatto e inevaso.
Ambito territoriale
Campogalliano
Gruppo
Servizio minori
Campogalliano
Servizio sociale e amministrativo
Campogalliano
Ufficio istruzione
Campogalliano
Servizio anziani e adulti
Soliera
Servizio istruzione
12
Soliera
Servizio sociale
Soliera
Servizio politiche giovanili, cultura e sport
Carpi
Ufficio casa e amministrazione
Carpi
Servizio anziani
Carpi
Servizio handicap/ adulti
Carpi
Ufficio immigrazione
Carpi
Servizio minori
In secondo luogo è stato importante prevedere un ulteriore momento di ascolto del territorio con
particolare riguardo al mondo dei gruppi organizzati (terzo settore e altri soggetti significativi) che
comunque intervengono nel tema della rete dei servizi: APS, Associazioni di volontariato,
cooperative sociali, fondazioni, polisportive, parrocchie…) questa fase di ascolto è avvenuta
sottoponendo un questionario strutturato4 alle seguenti organizzazioni di cui 81 sono stati restituiti
compilati e restituiti.
Comune
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Campogalliano
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
4
Organizzazioni
Circolo Arci Contrada Dei Pio
Amici Del Fegato - ONLUS
Assoc. Dilettantistica Sportiva Canottieri Mutina
Avis Comunale di Campogalliano
Centro Sociale Ricreativo C "La Quercia"
A.S. I pioppi
Circolo ANSPI - Oratorio "Sassola"
Auser Volontariato
Gli Amici del Cuore
Genio
Circolo "Al Parco" A. Goldoni
Circolo Arci Contrada Dei Pio
Centro Sociale Anziani Cibeno Pile
L'isola che non c'è
Circolo Polivalente La Fontana
P.Ass. Croce Blu Di Carpi
GAAM - Gruppo Aiuto Allattamento Materno
A. C. A. T
Unione Sportiva Handicap Carpi- USHAC
Gruppo Parkinson Carpi -ONLUS
Dechomai
Difensore dei diritti del malato
Parrocchia di S. Bernardino Realino
Comitato Genitori Figli Handicap- Carpi
Ass.Naz.Mutaliti ed Invalidi
Coordinamento Comunale Centri Sociali e Orti
Centro Italiano Femminile
Centro Sociale Orti
Circolo Anziani "Loris Guerzoni"
Parrocchia Madonna della Neve
Centro Sociale Anziani "Bruno Losi"
Nuova Associazione Educativa
Avis Comunale Sezione Danilo
Associazione Italiana Sclerosi Multipla -A.I.S.M.
ARCI C. Menotti
ANPI
CEIS Centro di Solidarieta
Societa San Vicenzo De
A.I.D.O Gruppo Comunale Carpi
C.S.A. Graziosi
Associazione Culturale Sequence
Centro Culturale Charles Peguy
Consultorio Dicesano per la Famiglia
AGESCI Zona di Carpi
Si veda allegato “Questionario”
13
Carpi
Carpi
Carpi
Carpi
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Novi di Modena
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Soliera
Movimento della Terza età
Comitato locale progetto Chernobyl
Gruppo assistenza familiari Alzheimer
Spes
Circolo Culturale "V.Lugli"
Circolo Ricreativo Culturale ARCI
Butasu
Imago – Roverfotoclub
Societa Filarmonica Novese
Fotoclubnovese BFI
ANSPI
Sindacato Pensionati Italiano
Caritas Parrocchiale
Avis Comunale di Novi di Modena
AUSERr sez. di Novi di Modena dipe
Admo Sezione di novi di Modena
Amo Sezione di Novi
Fondazione ANT – Italia
Centro Solidarità Anziani Rovereto
AVIS Comunale Equiparta di Rovereto
ANSPI
Associazione Italiana Donatori Organi e Tessuti
Parrocchia San Michele
Unione Sportiva Novese
Ciclistica Novese
Circolo ARCI Anziani Rovereto
Venite Alla Festa
AVIS Comunale di Soliera
Poliv. ARCI Soliera
Lista D'Attesa
PA. Croce blu di Soliera
Associazione Dilettantistica FB Pallavolo Soliera
Associazione Nazionale Mutilati E Invalidi Civili
Gruppo Genitori Figli Con Handicap
Gruppo Auser Soliera
Circolo Sale d'incontro Auser
Comitato Progetto Chernobyl
Caritas parrocchiale Soliera
1.2 Alcuni dati di sfondo
Innanziattutto occorre precisare che i dati utilizzati in questo capitolo relativamente alla
popolazione sono stati forniti dalla Provincia e fanno riferimento al 31.12. 2003 come richiesto dalla
Regione per l’approvazione dei Piani di Zona.
I dati delle tabelle 1 e 2 ci aiutano a rilevare due caratteristiche demografiche della popolazione
della zona sociale: un progressivo invecchiamento e aumento numerico della popolazione.
“L’invecchiamento della popolazione rappresenta una importante conquista e al tempo stesso
una sfida per la società, che richiede un nuovo approccio integrato che affronti insieme i problemi
assistenziali, dell’abitare, del muoversi, dei servizi, della cultura, del tempo libero e del turismo; in
sintesi della qualità generale del vivere.” 5
Che quella dei Comuni del distretto sia una popolazione “vecchia” è risaputo; tuttavia gli indicatori
demografici attestano caratteristiche della popolazione decisamente meno “vecchie” rispetto la
popolazione regionale in genere, l’indice di vecchiaia della zona sociale si attesta intorno al
153,7% mentre tale indice a livello regionale è superiore di circa 30 punti percentuali.
5
Piano sociale e sanitario 2005-2007, Regione Emilia Romagna
14
Tab.1-Popolazione residente al 31.12.2003 per sesso (valori assoluti).
Popolazione residente
M
F
Totale
2000
2003
2000
2003
2000
2003
Campogalliano
3.793
3.929
3.878
4.006
7.671
7.935
Carpi
29.536 30.481 32.095 32.835 61.631 63.316
Novi di Modena
5.087
5.297
5.271
5.397 10.358 10.694
Soliera
6.336
6.792
6.566
6.982 12.902 13.774
Totale Zona
44.752 46.499 47.810 49.220 92.562 95.719
Tab.2- Indice di dipendenza (giovanile, anziani e totale) e indice di vecchiaia al 31.12 degli anni 1993 e 2003
(valori %).
Indice di dipendenza Indice di dipendenza
Indice di
Indice di vecchiaia
giovanile
degli anziani
dipendenza totale
Campogalliano
1993
18,5
2003
21,3
1993
23,3
2003
25,1
1993
41,8
2003
46,5
1993
125,6
2003
117,8
Carpi
15,5
18,9
25,8
31,2
41,3
50,1
165,9
165,1
Novi di Modena
17,2
19,6
28,2
30,2
45,4
49,8
163,8
154,0
Soliera
17,0
21,0
24,1
27,0
41,0
48,0
141,9
128,4
Totale Zona
16,1
19,5
25,6
30,0
41,8
49,4
158,7
153,7
Provincia di Modena
17,2
19,9
27,2
31,1
44,4
51,0
158,8
156,4
Regione Emilia Romagna
16,0
18,4
29,9
34,3
45,9
52,8
187,1
186,4
Italia
22,5
21,4
23,5
29,0
46,0
50,3
104,1
135,4
Si evidenzia anche una progressiva femminilizzazione della popolazione che interessa sia la
popolazione italiana che, oggi in misura sempre maggiore, anche la popolazione immigrata. Tutto
ciò, come vedremo, ha ricadute sia in termini di bisogni sociali e sanitari che di risposte dei servizi
socio-assistenziali e sanitari.
Il Distretto 1 è altresì un distretto a forte presenza di stranieri residenti, con un’incidenza di 6,1% di
stranieri residenti ogni 100 abitanti. Si rileva una forte disomogeneità rispetto ai Comuni del distretto,
infatti mentre Novi registra circa 8 stranieri ogni 100 abitanti, la percentuale si dimezza se si
considera il Comune di Soliera. Cfr. Tabella 3
Tab. 3 - Cittadini stranieri immigrati residenti al 31.12.2003 per sesso (valori assoluti) e incidenza sul
totale della popolazione.
Cittadini stranieri residenti al 31.12.2003
M
Campogalliano
F
% sul totale
popolazione
Totale
310
245
555
7,0
2.133
1.685
3.818
6,0
Novi di Modena
497
376
873
8,2
Soliera
322
245
567
4,1
3.262
2.551
5.813
6,1
22.534
19.140
41.674
6,4
Carpi
Totale Zona
Provincia di Modena
15
Accanto alla contrazione del numero di componenti delle famiglie che si è verificato nell’ultimo
decennio è il calo delle nascite ad essersi rivelato uno dei fenomeni più significativi dei mutamenti
familiari; anche se sta lentamente ma progressivamente assumendo contorni meno univoci.
Infatti se osserviamo la tabella 4 accanto ad un tendenziale aumento del numero di famiglie si
assiste ad una ripresa della fertilità; infatti a partire dal 1993 i nati vivi nei 4 Comuni sono
progressivamente aumentati in misura costante, quasi a sottolineare un cambiamento che solo in
parte può essere spiegato con l'incremento della fertilità relativo alle donne immigrate.
Tab. 4 - Numero di famiglie e dimensione media delle famiglie - anni 1993 e 2003.
1993
2003
N° Famiglie Tot. Pop./
Tasso di
N° Famiglie
Tot. Pop./
Tasso di
Famiglie
natalità
Famiglie
natalità
(nati/pop.)
(nati/pop.)
*1.000
*1.000
Campogalliano
2.540
2,7
8,19
3.130
2,5
10,5
Carpi
23.071
2,6
7,62
25.766
2,5
9,3
Novi di Modena
3.647
2,8
6,36
4.092
2,6
9,2
Soliera
4.154
2,8
8,37
5.308
2,6
12,6
Totale Zona
33.412
2,7
7,62
38.296
2,5
9,9
Provincia di Modena
231.490
2,6
7,87
266.081
2,4
9,5
Nel corso dell’ultimo ventennio la situazione sociale complessiva della nostra nazione è
profondamente cambiata. L’aumento dell’instabilità coniugale, il calo delle nascite fino al 1995, le
trasformazioni dei modi di formazione delle famiglie, l’aumento del tasso di attività della
popolazione femminile con le conseguenze che questo produce o almeno reclama sui modelli di
divisione del lavoro domestico e di cura, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento della
presenza straniera, sono tutti fenomeni che si traducono inevitabilmente in mutevoli percezioni del
bisogno e quindi in domande al sistema pubblico.
Le previsioni demografiche dell’ufficio statistico della Provincia di Modena affermano che nel
prossimo ventennio la speranza di vita alla nascita rispetto al valore iniziale per entrambi i sessi
aumenterà di 3.5 anni.
Aumenterà inoltre di 0.10 figli circa per ogni donna in età feconda rispetto al valore iniziale e un
aumento di 0.5 anni circa dell’età media al parto.
Questi dati ci aiutano a comprendere ed in parte a giustificare la percezione dei bisogni del
territorio rilevati con una attività di ascolto strutturata che ha permesso di incontrare più di 250
testimoni privilegiati oltre a raccogliere informazioni da più di 90 gruppi organizzati.
16
1.3 Analisi dei bisogni e dei servizi rivolti a famiglie e minori
Bisogni rilevati
Uno dei bisogni maggiormente rilevati è la difficoltà delle famiglie monoreddito, monogenitoriali e
giovani coppie a soddisfare i propri bisogni anche primari come il pagamento dell’affitto o del
mutuo oltre alla spesa sanitaria talvolta considerata troppo gravosa sul bilancio familiare. La
situazione diviene notevolmente più complessa qualora nel nucleo familiare sia presente un
soggetto non autosufficiente.
Rimanendo sempre all’interno del nucleo familiare sono evidenti le difficoltà legate all’attività
lavorativa sia per coloro che hanno perso il lavoro e faticano ad essere ricollocati, si pensi in
special modo ai lavoratori cinquantenni che dopo lunghi periodi di mobilità non trovano altre
occupazioni oppure alle donne che patiscono ancora qualche forma di discriminazione a causa
della maternità o della difficoltà a conciliare il lavoro di cura con la professione.
La tendenza, rilevata anche a livello nazionale, per cui la categoria che porta il peso maggiore in
termini di lavoro sia la donna fra i 45 e i 55 anni, è confermata anche dalla percezione dei
testimoni privilegiati.
Un ulteriore elemento di difficoltà per le famiglie sembra essere il clima conflittuale e l’incapacità
talvolta di vivere il ruolo genitoriale con sufficiente serenità. Questo dato spiega anche l’aumento
di patologie psichiatriche o disturbi comportamentali dei bambini e dei giovani: eccessiva
violenza, difficoltà nelle relazioni, disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento e sempre più spesso
disturbi dell’alimentazione come l’obesità o il rifiuto del cibo.
Ai servizi sociali del Comune si presentano molte famiglie italiane con gravi problemi economici;
famiglie con debiti ingenti, famiglie che non riescono più a “gestire” da sole, i debiti contratti, dato
peraltro confermato dal Centro di Ascolto della Caritas che come riportato nel Rapporto delle
povertà 2004;
“Tali debiti non sono più dovuti solo a mutui per l’acquisto della casa o dell’automobile, sono
invece sempre più spesso frutto dell’offerta di “credito al consumo”, cioè “credito per vivere”, per
far fronte alle normali spese quotidiane.”6
Più testimoni privilegiati hanno anche evidenziato come la solitudine, considerata fino ad oggi un
fenomeno legato alla condizione dell’anzianità, colpisca sempre più spesso i bambini e i minori in
genere.
Analizzando la frequenza con cui sono ripetute alcune parole chiave si evince come i bisogni delle
famiglie siano così composti:
1. Mancanza di denaro
2. Difficoltà a sostenere i costi di una abitazione
3. Mancanza di lavoro
4. Difficoltà a fare fronte ai bisogni sanitari/della non autosufficienza
5. Aumento dei conflitti familiari
6
Osservatorio Povertà Caritas Carpi e Mirandola- Rapporto povertà 2004
17
Rispetto la popolazione minore invece i termini che maggiormente compaiono sono:
1. Disagio relazionale/psichico/del comportamento
2. Solitudine
18
La rete dei servizi
Famiglia e minori
Interventi e servizi
A
B
C
D
E
H
I
Carpi
Novi
Soliera
Az. USL
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. USL
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. USL
Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie
2 Retta per asili nido
3 Rette per strutture residenziali per minori
4 Rette per strutture semi residenziai per minori
5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali
6 Retta per prestazioni residenziali
7 Contributi economici per i servizi scolastici
8 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
9 Contributi economici per alloggio solo sostegno economico
10 Contributi economici per l'inserimento lavorativo
11 Contributi economici a integrazione del reddito familiare
12 Contributi economici per affido familiare
13 Contributi generici ad associazioni sociali
14 Trasferimenti ad aziende municipalizzate per agevolazioni tariffarie sui trasporti
15 Contributi per l'alloggio fondo sociale per l'alloggio
16 PROGETTO JET
17 CONTRIBUTI PANNOLONI E ALIMENTI PRIMA INFANZIA
Strutture
G
Campo
Attività di Servizio sociale professionale
1 Servizio sociale professionale (compresa tutela legale minori)
2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi
3 Servizio per l'affido minori
4 Servizio per l'adozione minori
5 CENTRO PER LE FAMIGLIE (attività di mediazione e consulenza psicologica)
6 INTERVENTI DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA'
7 Servizio di logopedia
8 Servizio di neuropsichiatria
9 Figure professionali integrate con il sociale
Integrazione sociale
1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2 Attività ricreative, sociali, culturali
3 CONTRASTO FORME DI ABUSO
4 CORSI ADOZIONI
Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo dei minori
1 Sostegno socio-educativo scolastico
2 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare
3 Sostegno all'inserimento lavorativo
Assistenza domiciliare a famiglie con minori
1 Assistenza domicilare socio-assistenziale
5 Voucher, buono socio-sanitario
5a Assegno di cura
6 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio
Servizi di supporto
1 Mensa (esclusa la mensa scolastica, salvo le agevolazioni alle famiglie povere)
2 Trasporto sociale (escluso il trasporto scolastico, salvo le agevolazioni alle famiglie povere)
3 ufficio casa
4 Progetti specifici di promozione, informazione e prevenzione integrati con i Comuni
Trasferimenti in denaro
F
Presenza servizio
Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
1 Asilo Nido
2 Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia
3 Centri diurni
4 Centri diurni estivi
5 Ludoteche / laboratori
6 Centri di aggregazione / sociali
7 BIBILIOTECA
8 CENTRO CULTURALE
9 CENTRI ESTIVI ASILO E MATERNA
10 CENTRI ESTIVI 6/11 ANNI
Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
2 Centri estivi o invernali (con pernottamento)
Pronto intervento sociale
1 unità di strada, ecc.
Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire l’obiettivo della valorizzazione e del sostegno delle
politiche familiari sono diversi e attengono alla capacità di promuovere la libera assunzione delle
responsabilità, di sostenere le capacità genitoriali, di promuovere le pari opportunità e la
condivisione delle responsabilità tra uomini e donne. In particolare, tra gli altri interventi previsti, si
collocano in questa area il Centro per le Famiglie, come strumento di promozione di nuove forme
19
di sostegno ai compiti di cura e agli impegni educativi delle famiglie, l’InformaFamiglia, che svolge
attività di informazione e formazione, il Consultorio Familiare gestito dall’Ausl, per la tutela della
maternità e la consulenza sanitaria, la Mediazione familiare, volto a sostenere le relazioni affettive.
Inoltre, sono rivolti alla valorizzazione delle responsabilità familiari altri interventi quali l’Assistenza
economica alle famiglie con minori, i Prestiti sull’onore e Un anno in famiglia, quest’ultima è
un’iniziativa relativa alla concessione di un contributo integrativo allo stipendio per le madri e i
padri interessati ad usufruire dell'aspettativa facoltativa dal lavoro nel primo anno di vita del
bambino. Infine, si prevedono le Spese per contributi e/o esenzione sui servizi scolastici, che fanno
riferimento alle rette della scuola materna, comunale, mensa, trasporto.
Alle politiche per la famiglia è stata rivolta una grande attenzione attraverso il potenziamento del
Centro per le Famiglie a livello distrettuale con interventi sulla genitorialià e sulle adozioni/affidi.
Gli interventi attivati dal Distretto sono volti inoltre a consolidare e rafforzare tutte le risposte oggi in
essere per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza. Si faccia riferimento per esempio ai Consigli
Comunali dei Bambini, ai Contributi per l’affido familiare, al Servizio di adozione e di affido,e ai
Contributi economici. Inoltre, si collocano all’interno di tale obiettivo, il Servizio di Neuropsichiatria
Psicologica e Riabilitazione dell’età evolutiva dell’Ausl, l’Unità Operativa e Tutela Minori dell’Ausl, i
servizi alla prima infanzia con gli Asili Nido, i soggiorni estivi e i centri estivi nonchè l’inserimento di
minori in comunità.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come il 67% di esse si
rivolge a minori e adolescenti e il 63% si rivolge alle famiglie fornendo prevalentemente servizi di
animazione, educazione e assistenza.
Punti di forza e di debolezza dell’offerta dei servizi
In questo contesto appare significativa l’analisi della rete dei servizi che il Distretto di Carpi ha
realizzato per soddisfare i bisogni emergenti, analisi soprattutto qualitativa volta ad identificare i
punti di forza e di debolezza dei servizi attivati.
Dai momenti di ascolto realizzati a livello distrettuale appare evidente come un punto di forza dei
servizi che si occupano di famiglia e minori è la loro personalizzazione, ovvero la loro capacità di
relazionarsi all’utenza tenendone in considerazione i bisogni ed adattando le risposte in maniera
flessibile e aperta, in particolare questo apprezzamento è diretto al Centro per le Famiglie.
Tra i fattori positivi che contraddistinguono i servizi per i minori emerge la loro buona
organizzazione, soprattutto in relazione alle strutture educative della prima infanzia e ai servizi para
scolastici (servizi relativi all’accoglienza, refezione e trasporto), e la loro capacità di integrazione tra
il livello sociale e quello sanitario, non a caso viene citato il Patto per la Scuola; in particolare un
gruppo insegnanti afferma “L’efficace sistema di relazione con la Neuropsichiatria e la qualità dei
servizi dalla stessa prestati rappresentano un’importante opportunità per la Scuola”. Altro punto di
forza è la fruibilità dei servizi come precisa il Gruppo Saliceto di Campogalliano: “(…) scuola, asili
nido sono fruibili e rappresentano un importante supporto per i cittadini e le famiglie. Per quantità e
qualità siamo oltre la media nazionale”, offerta in termini di varietà di proposte e di aumento degli
20
spazi fruibili non solo attorno al tema della preadolescenza ma anche per quanto riguarda le età
inferiori. A questo proposito si afferma anche che lo sviluppo di un territorio educativo inteso come
l’attivazione e il coordinamento di occasioni di crescita e apprendimento, anche in ambiente
extrascolastico, favorisce un progetto formativo, socialmente condiviso, che possa essere
maturato dai giovani nel quotidiano.
Tra i nodi critici emerge la scarsa conoscenza della rete dei servizi rivolti alle famiglie presenti sul
territorio distrettuale: “Manca un’informazione efficace in relazione alle opportunità del territorio, le
famiglie non hanno la piena e compiuta consapevolezza dell’offerta” o ancora “Occorrerebbe
favore una maggiore informazione alle famiglie sulle opportunità offerte dai servizi magari
attraverso una guida ai servizi”.
Rispetto i servizi per i minori, tra i punti di debolezza invece spicca “(…) la diminuita capacità di
accogliere le richieste concentrandosi sui casi più gravi e non assolvendo più alla funzione di
prevenzione” indicato dal gruppo minori di Campogalliano. A questo ne consegue la
consapevolezza dell’entità del bisogno e contemporaneamente l’impossibilità di farvi fronte con
interventi adeguati provocando disagio tra chi opera all’interno dei servizi. Oppure un altro fattore
preoccupante è dato dal timore di impegnarsi in prima persona: mentre si riesce abbastanza
facilmente a creare coesione tra le varie componenti della società attorno a grandi progetti di
solidarietà, si fatica ad attivare il singolo cittadino o la singola famiglia su micro progetti di aiuto.
Questo scarso impegno è rimarcato ancora dalla seguente affermazione “Le famiglie delegano
alla scuola tutto il compito educativo”.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la
valutazione dei servizi rivolti alle famiglie e ai minori; come si osserva dallo schema, 25 sono stati i
giudizi negativi e 22 quelli positivi espressi nei confronti dei servizi per le famiglie, mentre i servizi per
l’infanzia sono valutati decisamente più positivamente avendo raccolto 43 giudizi positivi e
solamente 11 giudizi negativi. (Si veda allegato 2)
21
1.4 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti agli immigrati
Rilevazione dei bisogni
Gli immigrati soggiornanti nei 4 Comuni del distretto alla fine del 2003 erano 5.813 (circa il 6% del
totale della popolazione del distretto), soprattutto a causa della regolarizzazione del 2002/3, il
numero di permessi di soggiorno è praticamente raddoppiato negli ultimi tre anni.
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
1997
1998
CAMPOGALLIANO
1999
CARPI
2000
NOVI DI MODENA
2003
SOLIERA
Grf.1 Numero di immigrati per Comune di residenza
L’immigrazione tende verso caratteristiche di stabilità comprovate da un costante processo di
ricongiunzione familiare e conseguentemente da una crescita della componente femminile che è
raddoppiata passando da 1387 unità nel 2000 a 2551 nel 2003 con un incremento maggiore
rispetto alla popolazione maschile. Si tratta in particolare di una presenza di giovani donne, nella
fascia dell'età fertile, che da un lato ci aiutano a comprendere il progressivo incremento delle
nascite di bambini stranieri registrato negli ultimi anni nella regione (16% nel 2003), e dall'altro
pongono tendenzialmente una serie di problematiche connesse alla salute sessuale e riproduttiva.
Mentre negli anni novanta la maggior parte degli stranieri erano persone sole, oggi la
maggioranza vive all’interno di un nucleo familiare.
22
NOVI DI MODENA
SOLIERA
600
500
400
300
200
100
0
350
300
250
200
150
100
50
0
1997
1998
1999
femmine
2000
2003
1997
1998
maschi
1999
femmine
2000
2003
maschi
CAMPOGALLIANO
CARPI
2500
350
300
250
200
150
100
50
0
2000
1500
1000
500
0
1997
1998
1999
femmine
2000
1997
2003
1998
1999
femmine
maschi
2000
2003
maschi
Anche i dati relativi alla presenza di bambini stranieri nelle scuole risultano essere un chiaro
indicatore di stabilizzazione insediativa. Dopo la regolarizzazione, l’analisi delle nazionalità presenti
registra una rilevante modifica della situazione: nel Distretto di Carpi, il gruppo continentale più
numeroso rimane quello asiatico, seguito dal gruppo africano e dal gruppo europeo. Mentre in
tutti i gruppi di provenienza straniera la popolazione maschile supera quella femminile, solamente
nel gruppo europeo la popolazione femminile è doppia rispetto a quella dell’altro sesso. Questo
mutamento è dovuto soprattutto all’arrivo delle donne dell’est Europa come assistenti familiari.
Tab. 5 – Numeri di immigrati per paese di provenienza
MASCHI
FEMMINE
TOTALE
%
57
64
121
8.9%
EUROPA UE (Unione europea) - Nuovi Stati membri
16
103
119
8.8%
EUROPA UE (Unione europea) - Paesi candidati
185
184
369
27.3%
EUROPA UE (Unione europea) - Stati membri
ALTRI PAESI EUROPEI
265
481
746
55.0%
Totale EUROPA
523
832
1355
100 (23.4%)
1.210
828
2.038
35.1%
60
122
182
3.1%
AFRICA
AMERICA
ASIA
1.469
769
2.238
38.0%
OCEANIA
0
0
0
0
APOLIDE
0
0
0
0
3.262
2.551
5.813
100%
TOTALE CITTADINI STRANIERI RESIDENTI
Il processo di regolarizzazione ha accentuato un dato già risaputo: cioè che è il mercato del lavoro
il motore fondamentale dell’immigrazione nel distretto di Carpi come in tutta la regione EmiliaRomagna.
23
Notiamo due tendenze prevalenti dell’immigrazione: le donne in special modo provenienti
dell’Europa dell’est, risultano attive nei servizi alla persona e gli uomini, prevalentemente africani,
attivi nelle industrie soprattutto metalmeccaniche.
“Particolarmente interessante risulta la correlazione tra immigrazione e mercato del lavoro su scala
provinciale, resa evidente dal confronto tra percentuale di immigrati e tasso di disoccupazione
provinciale: la consistenza numerica degli immigrati risulta inversamente proporzionale al tasso di
disoccupazione”7
Dalla lettura dei bisogni fatta dei testimoni privilegiati rispetto il fenomeno dell’immigrazione risulta
evidente una duplice dinamica: da un lato caratterizzata dalla presenza di immigrati di medio
lungo corso e dall’altra la nuova immigrazione che è percepita come inarrestabile e fonte di
rischio. La presenza di queste due tipologie di immigrati mette in evidenza come l’immigrazione sia
un fenomeno complesso che esprime bisogni altrettanto complessi.
Sembra che nel distretto le problematiche che maggiormente interessano la popolazione
immigrata siano legate al lavoro; la scarsa conoscenza della lingua accompagnata dal mai risolto
problema dell’irregolarità e della pesantezza delle procedure rispetto al permesso di soggiorno,
dovute in parte alla legge Bossi-Fini, fanno sì che la condizione degli immigrati sia ancora molto
problematica.
Anche a livello sanitario sono evidenziate alcune criticità come l’approccio alla maternità e le
depressioni che colpiscono prevalentemente gli uomini.
Da più parti è sottolineato il fenomeno dei minori non accompagnati e dalle donne sole con minori
in situazioni di povertà estrema.
Il dato interessante e preoccupante è la percezione che lo straniero sia considerato non tanto una
risorsa quanto una minaccia per il benessere della popolazione locale. Infatti la gran parte dei
testimoni privilegiati, alla domanda rispetto le minacce che nel futuro potrebbero colpire il
benessere del distretto, ha indicato la crisi economica e l’aumento della popolazione immigrata.
Un discorso a parte merita di essere fatto per la popolazione di immigrate provenienti dall’est
Europa che comincia a delinearsi come il vero fenomeno migratorio del Distretto. In particolare il
crescente lavoro di accudimento delle assistenti familiari pone in evidenza come sia importante
fare fronte alle molteplici e nuove problematiche aperte, affinchè la scelta di tante famiglie e
lavoratrici straniere si esprima in un contesto di sostegno, di collegamento e di opportunità di
relazione con la rete dei servizi pubblici sociali e sanitari.
Rispetto la popolazione immigrata i termini che maggiormente compaiono sono:
1. Difficoltà linguistiche
2. Difficoltà lavorative
3. Difficoltà di integrazione
4. Difficoltà nella gestione della salute
7
Regione Emilia Romagna “Piano sociale e sanitario 2005-2007” materiali per la consultazione
24
La rete dei servizi
Immigrati
Interventi e servizi
A
B
C
E
Presenza servizio
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. Usl
Attività di Servizio sociale professionale
1 Servizio sociale professionale
2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi
Integrazione sociale
1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2 Attività ricreative, sociali, culturali
3 Servizi di mediazione culturale
Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo
1 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare
2 Sostegno all'inserimento lavorativo
Servizi di supporto
1 Mensa
2 Trasporto sociale (compreso trasporto scolastico se non incluso nel diritto allo studio)
Trasferimenti in denaro
F
Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Buoni spesa o buoni pasto
2 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie
3 Retta per prestazioni semi-residenziali
4 Retta per prestazioni residenziali
5 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
6 Contributi economici per alloggio
7 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare
8 Contributi generici ad associazioni sociali
9 CONTRIBUTO TRASLAZ. SALME
Strutture
G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
1 Centri diurni estivi
2 Centri di aggregazione / sociali
H Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
2 Centri estivi o invernali (con pernottamento)
3 Area attrezzata per nomadi
I
Pronto intervento sociale
1 unità di strada, ecc.
Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire tale obiettivo sono volti a promuovere processi di
integrazione sul territorio. Ci si riferisce in particolare alle Campagne informative, con le quali si
intende fornire informazioni, materiali e supporti sulle opportunità presenti sul territorio a favore della
popolazione immigrata, al Centro Servizi Immigrazione, che espleta azioni di orientamento, di
gestione del centro di prima accoglienza, di rilascio di Idoneità d’Alloggio e di progettazione
distrettuale. Ancora, ritroviamo in questo obiettivo le azioni di Sostegno all’accoglienza, alla
integrazione sociale e culturale, le quali fanno riferimento ad interventi di promozione
dell’inserimento nel tessuto sociale della popolazione immigrata, i Contributi economici, che sono
destinati soprattutto a famiglie di profughi, e infine le Strutture di accoglienza, che sono rivolte sia
ad immigrati singoli che a famiglie in grave stato di bisogno.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come il 51.3% di esse si
rivolge ad immigrati con servizi prevalentemente di assistenza, tutela e promozione.
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
In questa fase di ascolto i servizi di prima accoglienza, sia pubblici che privati, sono stati
considerati elemento di forza della rete dei servizi soprattutto in relazione alla funzione di
25
mediazione linguistica e culturale. Anche lo strumento delle Borse Lavoro è visto come risorsa
presente ed importante.
Tra i nodi critici invece di quest’area ritroviamo la difficoltà del lavoro di rete e della poco apertura
dei servizi rivolti agli immigrati, con i quali, c’è un’evidente difficoltà a dialogare; il Gruppo Servizi
sociali di Soliera evidenzia questo dato “Gli operatori del servizio hanno difficoltà a individuare un
corretto canale di dialogo in relazione alle differenti culture di origine dei cittadini stranieri che si
rivolgono ai servizi”.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto
alla valutazione dei servizi rivolti agli immigrati; come si osserva dallo schema, 18 sono stati i giudizi
negativi e 24 quelli positivi. (Si veda allegato 2).
26
1.5 I bisogni e i servizi rivolti agli anziani
I bisogni rilevati
Come già affermato precedentemente anche il distretto di Carpi è interessato dal fenomeno
dell’invecchiamento, al 31.12.2003 la popolazione ultrasessantacinquenne ha raggiunto 19.188
unità (20,05%), la popolazione ultrasettantcinquenne 9.071 unità (9,48%), la popolazione
ultraottantenne 5.155 unità.
Tab. 6- Numero di anziani per Comune di residenza
CAMPOGALLIANO
CARPI
NOVI DI MODENA
SOLIERA
Totale distretto
65-69 anni
70-74 anni
75-79 anni
80 anni e oltre
397
3806
592
691
5486
316
3183
501
631
4631
278
2656
444
538
3916
371
3515
617
652
5155
Nei prossimi anni tali fasce aumenteranno sia in termini assoluti che in percentuale sul totale della
popolazione. L’invecchiamento è caratterizzato da profondi mutamenti non solo quantitativi ma
anche qualitativi, ai quali è necessario porre attenzione a tutti i livelli. Lo stato di salute della
popolazione anziana è condizionato dalla presenza di malattie cronico degenerative che
caratterizzano in modo permanente le condizioni di salute e la qualità di vita della persona. La
presenza di pluripatologie aumenta con l’età e peggiora gli indici di qualità di vita percepita
dall’anziano. Le malattie più frequentemente diagnosticate sono, a livello regionale,: artrite/artrosi
67%, ipertensione 50%, malattie cardiovascolari 30%, diabete 10%, ictus 9%, depressione 5%, disturbi
vista e udito 3%, la demenza grave 4%, disturbi cognitivi 18 % .
I testimoni interpellati hanno rilevato come l’aspetto più problematico rispetto l’anzianità sia la non
autosufficienza in termini di accudimento e di mobilità. In alcuni casi il tema dell’accudimento e
delle assistenti familiari sono strettamente collegati ed evidenziano una ulteriore difficoltà; con la
non autosufficienza e l’affidamento dell’anziano ad una persona straniera esiste il rischio di una
chiusura della persona anziana in se stessa, senza la possibilità di parlare o di incontrare altre
persone e del conseguente sentimento di solitudine.
Le parole chiave maggiormente utilizzate negli incontri di ascolto sono state:
1. Non autosufficienza (difficoltà di mobilità e di assistenza)
2. Solitudine
27
La rete dei servizi
Anziani
Interventi e servizi
A
B
D
E
Presenza servizio
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. Usl
Attività di Servizio sociale professionale
1 Servizio sociale professionale
2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi
3 Servizio di Assistenza Anziani, UVG e altri servizi integrati
Integrazione sociale
1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2 Attività ricreative, sociali, culturali
Assistenza domiciliare
1 Assistenza domiciliare socio-assistenziale
2 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari
3 Servizi di prossimità (buonvicinato)
4 Telesoccorso e teleassistenza
5 Voucher, buono socio-sanitario
5a assegno di cura
6 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio
7 SOSTEGNO ALLA DOMICILIARITA'
Servizi di supporto
1 Mensa
2 Trasporto sociale
Trasferimenti in denaro
F
Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Buoni spesa o buoni pasto
2 Contributi per servizi alla persona
3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie
4 Retta per centri diurni
5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali
6 Retta per prestazioni residenziali
7 Contributi economici per servizio trasporti
8 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
9 Contributi economici per alloggio
10 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare
11 Contributi economici per affido familiare
12 Contributi generici ad associazioni sociali
13 Trasferimenti ad aziende municipalizzate per agevolazioni tariffarie sui trasporti
14 Oneri a rilievo sanitario ADI
15 Assegno di cura
16 CONTRIBUTI DOMICILIARITA'
Strutture
G
H
Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
1 Centri diurni
2 Centri di aggregazione/sociali
Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
2 Centri estivi o invernali (compresi i soggiorni climatici o termali)
Per quanto riguarda gli anziani, tra gli innumerevoli interventi si ricordano il SAA - Integrazione sociosanitaria, quale occasione di integrazione socio sanitaria e professionale, il Centro Demenze
dell’Ausl, le Iniziative di promozione sociale, l’Assegno di cura, l’Intervento di assistenza domiciliare,
il Telesoccorso, l’Erogazione di contributi economici, il servizio Trasporti, I Servizi di pasto a domicilio,
pulizie a domicilio e pedicure a domicilio, i Centri diurni, il Collocamento in strutture residenziali, il
Collocamento temporaneo in strutture residenziali, il collocamento in Strutture residenziali fuori
distretto, che permette infine di soddisfare la sempre più crescente domanda di ingresso in struttura
protetta attraverso convenzioni con strutture fuori distretto.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come circa il 74% di
esse si rivolge agli anziani con servizi prevalentemente di assistenza, tutela e attività sanitarie.
28
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
Dai momenti di ascolto distrettuali sono emersi diversi punti di forza, ma fra tutti emerge quello della
buona rete di assistenza domiciliare: “Il servizio di assistenza domiciliare è fornito con personale
formato e continuamente aggiornato e questo rende buona la professionalità espressa”
cita
testualmente il Gruppo Anziani di Campogalliano, e ancora “L’ampia e articolata strutturazione
dei servizi in generale e in particolare di quelli per gli anziani garantisce una buona risposta ai
bisogni”. Altro aspetto positivo della rete dei servizi messi in atto in questo ambito è dato dalle
dimissioni protette che sono ben gestite ed organizzate.
Altro punto di forza è da ricercare nella buona articolazione abitativa e residenziale grazie alla
presenza di alloggi ERP, di mini appartamenti e di tutte quelle strutture presenti sul territorio che
facilitano la domiciliarità delle fasce più deboli e svantaggiate. Anche l’integrazione dei servizi è
considerata di significativa importanza soprattutto se si rinforza “(…) l’integrazione tra i diversi servizi
in particolare con l’azienda ospedaliera” riporta il Gruppo Medici di Novi.
Anche il volontariato è visto come risorsa soprattutto se messo in sinergia con i servizi pubblici e del
privato sociale.
Dal confronto sono però emersi anche molti punti di debolezza tra cui il più ricorrente nei gruppi di
ascolto risulta essere quello dei costi elevati dei servizi offerti: come evidenziano i Sindacati “La
domiciliarità è raggiunta a caro prezzo: molti anziani rimangono a casa a causa dei costi elevati
delle strutture protette”. Altro nodo critico riguarda il confronto spesso difficile e ostico tra le diverse
professionalità coinvolte nella rete dei servizi. Anche l’eccessiva burocratizzazione rischia di
incidere negativamente sulla percezione della rete dei servizi sociali e sanitari del territorio. Le
Associazioni di Categoria auspicano, da questo punto di vista, “uno Sportello Unico per il Sociale
che consenta di evitare il labirinto burocratico in cui sono costretti soprattutto gli anziani”.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la
valutazione dei servizi rivolti agli anziani; come si osserva dallo schema sono nettamente positivi
(41) e solamente 7 sono quelli negativi. (Si veda allegato 2).
29
1.6 I bisogni e i servizi rivolti ai disabili
I bisogni rilevati
La disabilità si presenta come un concetto complesso e composito, che è stato oggetto di diverse
elaborazioni in relazione al clima culturale e scientifico del momento. L’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) ha proposto negli anni, in questo settore, classificazioni sistematiche che, a loro
volta, hanno subito revisioni successive.
In questo paragrafo accogliamo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e ci
riferiamo al concetto di disabilità come “ogni limitazione della persona nello svolgimento di
un’attività secondo i parametri considerati normali per un essere umano”
Funzioni e struttura
del corpo
Attività
Partecipazione
Fattori di contesto:
ambientali
personali
Lo schema sopra presentato sottolinea come disabilità e funzionamento umano siano il risultato di
interazioni continue fra lo stato di salute e i fattori di contesto.
Parlare di integrazione sociale delle persone con disabilità implica parlare anche del contesto
familiare in cui la persona con disabilità è inserita. Il ruolo della famiglia è, infatti, fondamentale nei
molteplici aspetti della vita di una persona con disabilità: dall'assistenza ed aiuto in caso di bisogno
fino al livello di socializzazione. Dai momenti di ascolto si evince come il disabile adulto stia ormai
invecchiando lasciando spazio alla preoccupazione delle famiglie in merito al lavoro di cura alla
morte o alla incapacità dei genitori di accudire il figlio disabile.
L’integrazione sociale delle persone con disabilità, obiettivo riconosciuto e perseguito dalle
politiche nazionali ed Europee, trova un suo passaggio fondamentale nell’accesso all’istruzione.
L’Italia ha pienamente riconosciuto l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nella
“scuola normale” già dagli anni '70, assumendosi un ruolo leader, anche in ambito europeo, nelle
politiche di istruzione e formazione. Mentre viene evidenziato il buon lavoro dei tutor o degli
insegnanti di sostegno si mette anche in evidenza il vuoto che si crea all’indomani del termine
dell’attività scolastica. Più testimoni sottolineano la necessità di prevedere momenti informativi per
le famiglie con disabili in età post scolare. Rimane tuttavia aperto il tema delle persone non
certificate che presentano problemi di apprendimento o di comportamento.
30
L'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia economica sono fattori estremamente importanti
per l'integrazione sociale delle persone con disabilità. La legislazione italiana in tema di persone
con disabilità ha avuto un’evoluzione significativa con la legge 68/99 "Norme per il diritto al lavoro
dei disabili", la cui finalità è “la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle
persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”. Il
concetto di collocamento mirato è strettamente correlato con la valutazione delle capacità
lavorative residue delle persone con disabilità, attraverso un insieme di azioni positive e di soluzioni
dei problemi connessi con gli ambienti di lavoro. Si tratta quindi di un cambiamento di ottica: dalla
misura delle capacità perdute si passa alla valutazione di quelle residue.
L’impressione dei testimoni privilegiati è quella della non completa efficacia dei collocamenti
obbligatori e della conseguente difficoltà di inserimento del disabile nella vita economica e
produttiva della società.
Le parole chiave maggiormente utilizzate negli incontri di ascolto sono state:
1. Difficoltà nel mondo del lavoro
2. Non autosufficienza - lavoro di cura.
31
La rete dei servizi
Disabili
Interventi e servizi
Presenza del servizio
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. Usl
A Attività di Servizio sociale professionale
1
Servizio educativo
2
Servizio infermieristico
B Integrazione sociale
1
Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2
Attività ricreative, sociali, culturali
3
Gestione pratiche invalidi civili
C Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo dei
1
Sostegno socio-educativo scolastico
2
Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare
3
Sostegno all'inserimento lavorativo
D Assistenza domiciliare
1
Assistenza domicilare socio-assistenziale
2
Assistenza domicilare con finalità riabilitativa/educativa
3
Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari
4
Servizi di prossimità (buonvicinato)
5
Telesoccorso e teleassistenza
6
Voucher, buono socio-sanitario
7
Assegno di cura
8
Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio
E Servizi di supporto
1
Mensa
2
Trasporto sociale
3
INFORMAHANDICAP
Trasferimenti in denaro
F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Buoni spesa o buoni pasto
2 Contributi per servizi alla persona
3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie
4 Retta per centri diurni
5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali
6 Rette per laboratori protetti
7 Retta per prestazioni residenziali
8 Contributi economici per servizio trasporto
9 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
10 Contributi economici per alloggio
11 Contributi economici per l'inserimento lavorativo
12 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare
13 Contributi economici per affido familiare
14 Contributi generici ad associazioni sociali
15 Trasferimenti ad aziende municipalizzate per agevolazioni tariffarie sui trasporti
16 CONTR. SUPERAMENTO BARRIERE ARCH.
17 CONTR. ADATTAMENTO VEICOLI E AUSILI DOM.
18 Assegno di cura per disabilità acquisite
19 CONTRIBUTI ALLE ASS. SOSTEGNO H NEI CENTRI ESTIVI
Strutture
G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
1 Centri diurni
2 Centri diurni estivi
3 Ludoteche / laboratori
4 Centri di aggregazione/sociali
H Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
2 Centri estivi o invernali (con pernottamento)
I Pronto intervento sociale
1 unità di strada, ecc.
Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire tale obiettivo afferiscono al sostegno ai processi di
vita indipendente e a favorire la piena tutela dei non autosufficienti.
Per quanto attiene alla disabilità, tra gli innumerevoli interventi collocati all’interno di questo
obiettivo si citano in particolare il SAP (Servizio di Aiuto alla Persona), a sostegno dell'autonomia
della persona, l'InformaHandicap, le iniziative di promozione sociale, l'Assistenza domiciliare, per il
mantenimento al domicilio, il servizio Trasporto disabili, gli Ausili, il Servizio Educativo Territoriale (SET),
32
l’Unità Operativa Handicap Adulto dell’Ausl, i Centri socio riabilitativi diurni, il Servizio di inserimento
lavorativo, il Laboratorio Matemagica, che offre diverse opportunità di laboratori per l’integrazione
sociale e lo sviluppo delle capacità artistiche, manuali ed espressive, i Laboratori protetti, ed altro
ancora.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore ha evidenziato come circa il 50% di
esse si rivolge ai disabili con servizi prevalentemente di assistenza, tutela e animazione.
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
Tra i punti di debolezza emerge lo scarso accompagnamento dei disabili e il loro inserimento
lavorativo; appare forte in questo contesto la necessità di mettere a sistema tutti gli attori (servizio
pubblico, cooperative sociali, provincia, centro per l’impiego, enti di formazione, sindacati) che
compongono il panorama dell’inserimento lavorativo, al fine di aumentare il numero di persone
disabili che siano in grado di trovare un lavoro. Appare carente poi un’integrazione dei servizi con
la scuola e con i servizi sanitari e una corretta conoscenza delle famiglie che hanno a carico delle
persone disabili, cosa che non consente di affrontare in maniera adeguata le emergenze.
Tra i punti di forza emerge il buon inserimento nelle aziende grazie all’esperienza del tutoraggio.
Spicca anche la buona collaborazione a livello distrettuale dei quattro comuni. La famiglia, in
questo contesto, gioca un ruolo strategico: mentre negli anni passati i diversi servizi si occupavano
delle famiglie, attraverso modalità di presa in carico “totalizzanti” che rischiavano di ridurre la
famiglia a fruitore passivo delle prestazioni, negli ultimi anni la partecipazione delle famiglie è al
contrario aumentata così come la consapevolezza ed il potere negoziale delle stesse.
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la
valutazione dei servizi rivolti ai disabili; come si osserva dallo schema sono 29 i giudizi positivi e 19
quelli negativi. (Si veda allegato 2)
33
1.7 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti ai giovani
I bisogni rilevati
In questi anni, grazie anche al sostegno finanziario attivato da alcune leggi (L.R. n. 21/1996, Legge
n. 45/1999, Legge n. 285/1997) è cresciuto un panorama di progetti e di interventi promossi e
realizzati da Enti Locali, Ausl e Terzo Settore che evidenziano un cambio culturale, un nuovo
approccio ai bisogni e alle aspettative dei giovani. Nella maggior parte dei Comuni è stata
assegnata la delega per le politiche giovanili, segno di una volontà istituzionale di occuparsi dei
giovani attraverso gli strumenti della programmazione territoriale.
Si è via via superata la concezione delle “politiche per i giovani” come insieme a sé stante di
interventi volti alla realizzazione di spazi aggregativi e al supporto alla creatività giovanile, cui si
affiancavano, senza mai dialogare e coordinarsi, le altre politiche degli Enti Locali, anch’esse
dirette, almeno in parte, alla popolazione giovanile (istruzione, formazione, cultura, sport, politiche
sociali…) e gli interventi e i servizi sanitari.
L’approccio ai giovani è stato volutamente trasversale non prevedendo alcun momento di ascolto
dedicato espressamente alla categoria giovani. Questa scelta è stata il frutto di una riflessione
rispetto alla difficoltà di individuare sul territorio forme di rappresentanza dei giovani che dia la
giusta dimensione del fenomeno. Qualsiasi scelta sarebbe risultata parziale e forse poco
rappresentativa della problematicità e complessità di questa fascia di età della popolazione.
“I giovani, rappresentano anche forti problematicità, ma non sono una somma di problemi; sono
una condizione sociale transitoria multiforme e fortemente partecipe dei cambiamenti del sistema
sociale, nella sua composizione demografica, nelle prospettive economiche, nell’orizzonte
valoriale, nella criticità delle forme di rappresentanza politico-istituzionale. I giovani non sono
l’unica condizione a “rischio”, lo condividono con tutte le componenti delle società complesse. Il
rischio è la trama quotidiana di sfide, vincoli e risorse con i quali si misura l’agire di ogni membro di
una comunità. Il rischio non ha una definizione negativa o positiva a priori, evolve nella negatività
dei comportamenti quando il rapporto tra risorse e sfide è inadeguato”8
Obiettivo per il prossimo triennio, non solo delle politiche giovanili, bensì delle politiche sociali,
sanitarie, educative, culturali, diventa rafforzare le risorse attraverso l’aumento delle conoscenze,
facilitare l’accesso al sistema dei servizi e delle opportunità, migliorare la qualità dell’offerta,
coinvolgere nei processi decisionali
Per le Istituzioni diventa quindi importante capire se le attività e i servizi costruiti in questi anni
rispondono all’insieme delle tematiche che la gioventù si trova oggi ad affrontare: come
l’evoluzione demografica che rende più complesse le relazioni tra le generazioni; lo scarto
crescente tra la gioventù e la gestione della “cosa pubblica” a livello nazionale ed internazionale
con il rischio di un deficit di cittadinanza; l’investimento nella qualità del dibattito sull’avvenire
dell’Unione Europea; la promozione di una cittadinanza più riconosciuta.
8
Regione Emilia Romagna – Piano sociale e sanitario 2005-07 materiali per la cosultazione
34
La programmazione dei servizi sanitari e sociali rivolta ai Giovani dovrà affrontare in modo nuovo i
problemi emergenti, in un’ottica di comunità tesa ad attivare e valorizzare le risorse presenti e a
favorire l’accessibilità ai Servizi e agli interventi a valenza preventiva o di diagnosi precoce, con il
coinvolgimento e la valorizzazione dei Giovani stessi nella progettazione.
Allora il tema di confronto delle “politiche giovanili” diventa:
· come consolidare le risorse dei giovani;
· come adeguare il sistema delle tutele alle nuove problematicità;
· come promuovere autonomia e responsabilità.
L’integrazione delle politiche di settori diversi e dei loro strumenti è strategia fondamentale per
realizzare tale obiettivo.
Dai momenti di ascolto è risultato come una delle preoccupazioni maggiori sia lo stile di vita
adottato da questa generazione rispetto al fumo e al consumo di alcool; sempre più spesso si
rilevano disturbi del comportamento (ansia, nevrosi, aggressività) e disturbi dell’alimentazione che
colpiscono ragazzi e ragazze in questa fascia di età. Anche l’incertezza del futuro professionale
acuisce il loro senso di inadeguatezza rispetto una società non più in grado di fornire sicurezza e
stabilità.
Le parole chiave maggiormente utilizzate negli incontri di ascolto sono state:
1. Dipendenze (fumo, alcool e droghe sintetiche)
2. Insicurezza
3. Nevrosi (disturbi del comportamento).
4. Disturbi del comportamento alimentare
35
La rete dei servizi
Giovani
Interventi e servizi
A
B
C
D
E
Presenza servizio
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. USL
Attività di Servizio sociale professionale
1 Servizio sociale professionale
Integrazione sociale
1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2 Attività ricreative, sociali, culturali
3 Centri Sociali
4 Centri di aggregazione giovanile
5 Programmi intergenerazionali
6 Attività di informazione e prevenzione nei luoghi di divertimento
7 Attivita' di strada con gruppi informali
8 Informagiovani
9 SALE PROVA E REGISTRAZIONE
Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento
1 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare
2 Sostegno all'inserimento lavorativo
3 Progetti di servizio civile
Assistenza domiciliare
1 Assistenza domiciliare socio-assistenziale
2 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari
3 Voucher, buono socio-sanitario
4 Assegno di cura
5 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio
Servizi di supporto
1 Mensa
2 Trasporto sociale
Trasferimenti in denaro
F
Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Buoni spesa o buoni pasto
2 Contributi per servizi alla persona
3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie
4 Retta per centri diurni
5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali
6 Retta per prestazioni residenziali
7 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
8 Contributi economici per alloggio
9 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare
10 Contributi economici per affido familiare
11 Contributi generici ad associazioni sociali
Strutture
G
H
I
Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
1 Centri diurni
Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
Pronto intervento sociale
1 unità di strada, ecc.
Il nuovo obiettivo di priorità sociale “Giovani” ha permesso di riorganizzare la mappa dei servizi
dedicati a questa fascia di età; si contemplano in questo senso gli interventi di Consulenza
psicologica e pedagogica, gli Interventi socio-educativi extrascolastici, quali la gestione di
ludoteca e biblioteche per ragazzi, il Centro educativo-ricreativo per adolescenti Hip Hop che
fornisce un supporto socio-educativo agli adolescenti e garantisce forme di aggregazione come i
Centri Giovani del distretto presenti nei 4 comuni.
36
Si fa inoltre riferimento al Sostegno socio-educativo individuale domiciliare e/o scolastico, l’Unità
Operativa di Psicologia Centro per l’adolescenza dell’Ausl, l’inserimento lavorativo di minori a
rischio sociale in età lavorativa e il Centro Free entry ora in capo al Comune.
Punti di forza e punti di debolezza dei servizi
Il questionario sottoposto alle organizzazioni di terzo settore chiedeva anche di esprimersi rispetto la
valutazione dei servizi rivolti ai giovani; come si osserva dallo schema, sono 27 i giudizi positivi e 27
quelli negativi. (Si veda allegato 2)
Rispetto al tema della valutazione dei servizi riportiamo i risultati di una recente indagine valutativa
del processo e dei risultati della comunicazione tra operatori e frequentatori dei Centri .9
La valutazione di processo è stata condotta analizzando la corrispondenza tra gli obiettivi e le
tipologie di intervento; la funzionalità degli interventi.
I risultati, invece, sono stati individuati ricercando: le reazioni e le motivazioni espresse dagli utenti; il
modo in cui l’intervento ha inciso su queste motivazioni e reazioni; gli effetti della comunicazione; il
rapporto con il contesto di riferimento.
La ricerca ha utilizzato diverse tecniche di rilevazione sia di dati quantitativi che qualitativi. 135
sono i questionari strutturati distribuiti agli adolescenti che frequentano i Centri e 7 le interviste
semistrutturate audioregistrate svolte con gruppi di giovani; sono stati intervistati anche 14 adulti tra
operatori, responsabili e assessori. Infine, sono state effettuate quattro video-osservazioni delle
attività dei Centri per un totale complessivo di circa 20 ore di ripresa.
Dall’ampio materiale raccolto i ricercatori hanno evidenziato alcuni nodi critici che i Centri si
trovano ad affrontare. Criticità collegate alla crescita e alla maggiore maturità che caratterizza la
fase attuale di questi spazi.
-
I Centri Giovani hanno difficoltà a rinnovare la frequentazione e la proposta tende in alcuni
casi ad essere percepita come ripetitiva e poco stimolante;
-
La frequentazione è ancora prevalentemente maschile e poco propensa all’accettazione
della diversità culturale;
-
Si riscontrano significative difficoltà a promuovere la partecipazione attiva dei giovani, tanto in
fase propositiva, quanto in quella gestionale;
-
La comunicazione oscilla tra forme differenti e contrapposte che a volte creano
disorientamento sia nei giovani che negli operatori (es. gestione dei conflitti);
-
Le risorse umane, strumentali e di idee dei Centri appaiono spesso inadeguate alle nuove
aspettative dei giovani.
Questi nodi critici, sottolineano i ricercatori, riportano in primo piano la delicata questione del
rapporto tra protezione della frequentazione e promozione della partecipazione. Due concetti che
9 Giovani “Analisi degli interventi rivolti ai giovani nel Distretto 1 della Provincia di Modena (Campogalliano, Carpi, Novi e
Soliera)”, a cura di Vittorio Iervese e Viola Barbieri, con la supervisione di Claudio Baraldi (Università degli Studi di Modena e
Reggio Emilia)
37
non devono essere percepiti in contrapposizione fra loro. Soprattutto nella fase attuale che vede
aspettative sempre più alte rivolte ai Centri. In particolare sul piano dell'’innovazione delle forme di
comunicazione e su quello di un maggiore coordinamento tra le diverse realtà del territorio.
38
1.8 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti alle povertà
I bisogni rilevati
Alla luce di quanto emerso dai gruppi di ascolto si è convenuto che ci troviamo di fronte ad una
realtà complessa quanto variegata, che vede una grossa frammentazione degli interventi e delle
risorse; come ha rilevato il gruppo delle Cooperative sociali “La definizione di povertà è più che
mai inattuale”.
Disagio Adulti
Interventi e servizi
Presenza servizio
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. Usl
A Attività di Servizio sociale professionale
1 Servizio sociale professionale
2 Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi
3 Servizio di psichiatria
B Integrazione sociale
1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2 Attività ricreative, sociali, culturali
C Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento
1 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare
2 Sostegno all'inserimento lavorativo
D Assistenza domiciliare
1 Assistenza domiciliare socio-assistenziale
2 Assistenza Domiciliare Integrata con servizi sanitari
3 Voucher, buono socio-sanitario
4 Assegno di cura
5 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio
E Servizi di supporto
1 Mensa
2 Trasporto sociale
Trasferimenti in denaro
F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Buoni spesa o buoni pasto
2 Contributi per servizi alla persona
3 Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie
4 Retta per centri diurni
5 Retta per altre prestazioni semi-residenziali
6 Retta per prestazioni residenziali
7 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
8 Contributi economici per alloggio
9 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare
10 Contributi economici per affido familiare
11 Contributi generici ad associazioni sociali
12 BORSE LAVORO
13 APPARTAMENTI SOCIO ASS.
Strutture
G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
1 Centri diurni
2 Laboratorio protetto
3 Appartamenti protetti
H Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
I Pronto intervento sociale
La rete dei servizi
Gli interventi attivati dal Distretto per perseguire tale obiettivo sono relativi al sostegno di coloro
che presentano problemi di carattere abitativo o economico o presentano patologie sociali e
39
individuali. Tra questi interventi si ricordano in particolare le Campagne informative, sulle tematiche
legate alle dipendenze e alla prevenzione, le Iniziative di promozione sociale, per promuovere
l’associazionismo e le attività di cooperazione internazionale, i Fondi per l’affitto e gli Alloggi ERP –
Case popolari, come strumenti per affrontare i problemi della casa, il Centro Salute Mentale
dell’Ausl, il Servizio Tossicodipendenze e Centro alcologico – Centro antifumo dell’Ausl, il Sostegno
all’inserimento sociale e all’inserimento lavorativo. Infine, si collocano in questa area interventi quali
Strutture, comunità alloggio di pronta accoglienza, e centri residenziali, nonché la gestione del
Campo di sosta comunale per nomadi.
Relativamente a questa area che è residuale e più generica rispetto alle altre aree di priorità
concentriamo l’attenzione in particolare rispetto all’emergenza casa che pare essere uno dei
problemi maggiormente rilevati dai testimoni privilegiati.
Punti di forza e punti di debolezza
Il punto di debolezza rimarcato più volte è quello relativo al problema della casa e in particolare ai
costi elevati del mercato immobiliare: problema che riguarda in particolare i nuclei stranieri e quelli
monogenitoriali con presenza di lavoro precario. “Le politiche per la casa (soprattutto contributo
affitti) vengono sacrificate per mancanza di risorse economiche, al contrario di altri servizi della
rete che sono ormai consolidati” è quanto dice un il gruppo dei servizi amministrativi di
Campogalliano.
40
1.9 La percezione dei bisogni e dell’offerta dei servizi rivolti alle dipendenze e altre forme
di disagio sociale
I bisogni rilevati
Il fenomeno delle tossicodipendenze e altre forme di dipendenza trova nel Sert un punto di
rilevazione importante.
I tossicodipendenti seguiti dal Sert nel Distretto 1 nel 2004 sono 186 di cui 2 stranieri; la
tossicodipendenza a si presenta fortemente connotata dalla presenza maschile, infatti 154 utenti
sono di sesso maschile e 32 di sesso femminile.
Rispetto all’età si rileva come la fascia di età maggiormente interessata dal fenomeno sia quella
dei 31-40enni.
Età
15-20
21-30
31-40
41-50
50 e oltre
Totale
Nr
6
62
75
43
186
Rispetto la dipendenza da sostanze alcoliche si segnalano 65 utenti del Sert di cui 44 maschi e 21
femmine, di età media leggermente più elevata rispetto i tossicodipendenti; infatti oltre 1/3 (27) è
di una età compresa fra i 41 e 50 anni. Sette alcoldipendenti sono stranieri.
Età
15-20
21-30
31-40
41-50
50 e oltre
Totale
Nr
0
3
18
27
17
65
41
La rete dei servizi
Dipendenze
Interventi e servizi
A Attività di Servizio sociale professionale
1 SERT
B Integrazione sociale
1 Interventi per l'integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio
2 Attività ricreative, sociali, culturali
C Interventi e servizi educativo-assistenziali e per l'inserimento lavorativo
2 Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare
3 Sostegno all'inserimento lavorativo
D Assistenza domiciliare
1 Assistenza domicilare socio-assistenziale
3 Servizi di prossimità (buonvicinato)
4 Telesoccorso e teleassistenza
5 Voucher, buono socio-sanitario
5a Assegno di cura
6 Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio
E Servizi di supporto
1 Mensa
2 Trasporto sociale
Presenza del servizio
Campo
Carpi
Novi
Soliera
Az. Usl
SI
Trasferimenti in denaro
F Trasferimenti in denaro per il pagamento di interventi e servizi
1 Buoni spesa o buoni pasto
4 Contributi per servizi alla persona
5 Contribuuti economici per cure o prestazioni sanitarie
7 Retta per centri diurni
8 Retta per altre prestazioni semi-residenziali
9 Retta per prestazioni residenziali
12 Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore)
13 Contributi economici per alloggio
14 Contributi economici per l'inserimento lavorativo
15 Contributi economici ad integrazione del reddito familiare
17 Contributi genericiad associazioni sociali
Strutture
G Strutture a ciclo diurno o semi-residenziale
3 Centri diurni
6 Centri di aggregazione/sociali
H Strutture comunitarie e residenziali
1 Strutture residenziali
I Pronto intervento sociale
1 unità di strada, ecc.
Punti di forza e punti di debolezza
I principali servizi riguardano i progetti e gli interventi di prevenzione primaria e secondaria, le azioni
di prevenzione terziaria, gli interventi socio-assistenziali e psicosociali e la tutela, cura e riabilitazione
delle persone con dipendenze patologiche. La rete dei servizi per la realizzazione di questo
obiettivo settoriale si avvale di 7 strutture residenziali a bassa soglia di accesso per
tossicodipendenti con 26 utenti beneficiari (fonte Provincia di Modena), 1 centro antifumo che nel
2003 ha seguito 110 fumatori attivando 6 corsi per smettere di fumare, un centro di ascolto e
consulenza per consumatori di sostanze (free entry) , un servizio di inserimento lavorativo che ha
attivato 13 borse lavoro e 3 tirocini formativi (progetto Rondine), oltre a 4 progetti di informazione e
prevenzione rivolte sia alla popolazione target che alle scuole superiori.
Sono inoltre presenti 2 associazioni di volontariato iscritte all’albo regionale che si occupano di
dipendenze.
42
Rispetto al tema delle tossicodipendenze riportiamo i risultati di una ricerca intervento di
prevenzione primaria in gruppi informali adolescenziali del distretto di Carpi svolta nel 2004.10 Gli
intervistati percepiscono una notevole diffusione di sostanze nella propria Comunità (70%).
Nello specifico, si userebbe molto tabacco e alcool in modo continuo.
I cannabinoidi subito dopo, in modo saltuario ma accettato dalla compagnia di appartenenza.
Riferiscono un aumento della diffusione di cocaina, ma esiste una soglia di rifiuto e di non
accettazione di questa sostanza da parte di molti intervistati. Raro uso di acidi. Poco menzionati
ecstasy ed oppiacei.
La sostanza, di solito cannabis, viene offerta, più che cercata, da persone conosciute.
I soggetti intervistati riconoscono l’uso di alcool e tabacco e spesso anche di cannabinoidi.
È però percepibile una sovrastima della diffusione delle sostanze in altre compagnie e persone, al
limite ‘conosciute’, rispetto al proprio gruppo e a persone amiche, per un processo differenziatorio
tra in-group ed out-group (Brown).
10
Giovani intervistano giovani, Dr. P. Bertoletti, Dr. G. Martinelli, Dr. F. Ghiretti
43
Capitolo 2
Gli obiettivi strategici e le priorità del piano
2.1 Il processo di elaborazione e approvazione del piano
Rispetto al processo di elaborazione del Piano e vista la complessità delle procedure e degli
adempimenti richiesti dalla delibera 615/04 è stato necessario compiere una scelta che è andata
nella direzione di privilegiare e favorire il coinvolgimento delle istituzioni sia a livello politico (sindaci,
assessori, direttore del distretto dell’azienda USL) che tecnico (funzionari e operatori) rispetto al
coinvolgimento delle altre parti sociali il cui contributo è stato fondamentale nella fase di analisi
dei bisogni. Questa scelta è stata dettata in primo luogo dal nuovo ruolo del Comune che risulta
essere “il fondamento dell’intero processo di riforma avviato. I Comuni hanno il compito di
progettare, programmare e realizzare il sistema locale dei servizi sociali a rete, assicurando e
promovendo il concorso dei soggetti del terzo settore, degli altri soggetti sociali e delle Aziende
Pubbliche di Servizio alla Persona”11.
In secondo luogo è stato necessario avviare un confronto fra i 4 Comuni rispetto ad alcune
competenze che dovranno essere gestite in forma associata per assicurare omogeneità ed
efficienza, in un ambito territoriale normalmente più vasto di quello del singolo Comune, definito
dalla legge regionale “zona sociale”.
Le fasi di elaborazione del Piano, per la sua costruzione, per la gestione, per la definizione dei
Programmi attuativi e per il monitoraggio, sono:
La fase informativa: Questa prima fase prevede l’attivazione delle procedure per l’individuazione e
il coinvolgimento di tutti gli attori, per la definizione dei ruoli di ciascuno di questi e per l’avvio dei
tavoli di coordinamento provinciali. Questa fase è rivolta all’interno dell’Amministrazione ma anche
alla cittadinanza in genere; è importate attivare un processo partecipativo fin dai primi momenti di
progettazione. La Lettera alla città, l’attivazione del sito web e l’organizzazione della conferenza di
avvio dei Piani sono stati i principali strumenti utilizzati dal Piano di Zona per sensibilizzare i cittadini
rispetto ai processi di programmazione, gestione e valutazione dei Piani di Zona.
La fase dell’ascolto: l’analisi dei bisogni è senz'altro essenziale per la successiva definizione degli
obiettivi di Piano e svolge una doppia funzione:
-
offre un quadro conoscitivo delle specificità della popolazione residente nel territorio, delle sue
problematiche e dell'articolazione del sistema di offerta;
-
avvia un percorso di valutazione della capacità del sistema di offerta di rispondere ai bisogni
della popolazione residente.
11
Delibera 615/04
44
Ci sembra importante sottolineare come questa fase di ascolto sia stata di supporto alla
programmazione, e non tanto la finalità del progetto, è stato quindi importante prevedere
modalità “leggere” di ascolto del territorio anche attraverso un questionario e tutto questo ha
permesso di raccogliere utili informazioni.
La fase della progettazione: In questa fase si definiscono gli indirizzi generali, validi per il triennio,
relativi sia al sistema di governo e di gestione, sia alle diverse aree di intervento e ai relativi servizi.
Su tali indirizzi verranno poi declinate le linee operative annuali, coerentemente alle indicazioni
contenute nel presente programma e nel successivo Piano regionale sociale e sanitario.
È
opportuno richiamare ancora la finalità della realizzazione del sistema integrato a livello di zona:
l’attuale frammentazione territoriale va gradualmente superata per assumere una visione
integrata, che abbracci il territorio e il sistema dei servizi nel loro insieme e non sia una pura
sommatoria di scelte dei singoli Comuni.
La fase dell’approvazione: il Piano di Zona 2005-2007, e relativo Piano Attuativo, verranno approvati
nelle opportune sedi istituzionali previste dalla normativa in vigore. In particolare tali documenti
verranno valicati dai gruppi consiliari, approvati dai consigli comunali e dall’organo esecutivo
dell’Azienda Usl.
La fase della verifica: Per ogni anno di vigenza del piano, in prossimità della realizzazione del
programma attuativo dell’anno successivo, è necessario procedere ad un monitoraggio e ad una
valutazione in itinere del piano, realizzata secondo i criteri e le modalità metodologiche che
saranno dettagliate nel Piano regionale. Tali operazioni consentiranno di trarre le indispensabili
informazioni e valutazioni per redigere il programma attuativo sulla scorta di quanto realizzato dai
territori, in attuazione dei Piani zonali.
2.2 I soggetti coinvolti e il ruolo
Per la programmazione del Piano di Zona del distretto di Carpi 2005-2007, sviluppando quanto già
realizzato, si propone un modello organizzativo individuando due diversi livelli sui quali si inseriscono
strumenti e soggetti diversi.
Il primo livello è quello politico al cui vertice si trova il Comitato di Distretto composto dai sindaci dei
4 Comuni e dal direttore del Distretto dell’Azienda USL il cui compito primario è quello di definire la
missione del piano di zona. Poi il Tavolo politico/istituzionale (distrettuale o comunale) composto
dagli assessori di competenza, che ha invece il compito di definire in modo più puntuale le
strategie del Piano dando corpo alle indicazioni del comitato di distretto. Questi organismi si
confrontano con il terzo settore, con i sindacati, con le fondazioni e con la società civile secondo
quanto stabilito dalla delibera 615/04.
45
Il secondo livello è quello del Tavolo tecnico composto dai dirigenti del Comuni e da un delegato
dell’azienda Usl con compiti di “istruttoria tecnica e di supporto decisionale; questo tavolo può
articolarsi in tavoli tematici e utilizzare strumenti diversi, per assicurare il coinvolgimento sul piano
tecnico di tutti gli interlocutori territoriali in area sociale”12.
Il braccio operativo del Piano di Zona è l’Ufficio di Piano indicato dalla delibera 615/04 come
“strumento tecnico di supporto allo svolgimento dell’insieme di queste funzioni, nonché alla
successiva gestione e valutazione del Piano. Può essere inserito nella struttura organizzativa del
Comune capofila e risponde al Comitato di Distretto.”13 Per dettagli rispetto alla composizione, ai
ruoli e alle funzioni dell’Ufficio di Piano si veda il capitolo dedicato.
Il soggetto che sta al centro dello schema proposto nella pagina seguente è la società civile
organizzata intesa come terzo e quarto settore (Fazzi/Borzaga), che partecipano alla definizione
dei Piani di zona contribuendo a tutte le fasi della pianificazione; dalla fase conoscitiva alla fase
della valutazione nei modi e con gli strumenti
previsti
dalla
legislazione “…concorrono alla
definizione del Piano di zona e partecipano all’accordo di programma attraverso protocolli di
adesione…”
Le organizzazioni sindacali concorrono anch’esse alla definizione dei piani di zona attraverso il
confronto e la concertazione sugli obiettivi e sulle linee strategiche da assumere.
Si propone di istituire un momento di verifica del Piano di zona a cui partecipano i 4 assessori
competenti alle politiche sociali dei Comuni, un delegato dell’azienda USL e tutti i sottoscrittori del
Protocollo d’intesa con l’obiettivo di verificare l’impatto sul territorio e gli effetti del Piano di zona.
Discorso a parte merita l’Azienda USL che a tutti gli effetti è partner nella costruzione, gestione e
valutazione del Piano di zona; a partire dal nuovo ruolo dell’Ente locale, sempre più regista dello
sviluppo delle politiche locali, è necessario promuovere e valorizzare i processi di integrazione tra
settori e servizi all’interno della pubblica amministrazione, così come allo stesso tempo devono
essere sostenuti i processi di integrazione socio sanitaria avviati da tempo dai 4 Comuni e
dall’azienda così come dimostrano sia gli incontri fatti dai tavoli/tecnici e politici che dagli accordi
di programma allegati a questo piano di zona.
12 Del regionale n. 615/04 “Programma annuale degli interventi e dei criteri di ripartizione delle risorse ai sensi dell’art. 47,
comma 3 della LR 12 marzo 2003, n. 2 Stralcio Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali ai sensi dell’art. 27, LR 2/03 –
Anno 2004 proposta della Giunta regionale in data 2 novembre 2004, n. 2152.
13 Ibidem
46
Comitato dei sindaci e
Direttore del Distretto AUSL
Livello politico
Schema 1 - MODELLO ORGANIZZATIVO
TAVOLO POLITICO INTERCOMUNALE
Costituito da:
Coordinato da:
Funzione:
Azioni
Note
Assessori alle politiche sociali
delegato dell'Azienda Usl
Assessore alle politiche
sociali del Comune di Carpi
Indirizzo strategico - politico
distrettuale
Si confronta con Giunte,
Sindacati, Terzo Settore,
Privati
Possono essere invitati
rappresentanti di Ipab,
Fondazioni, Istituti scolastici,
ecc.
TAVOLO POLITICO COMUNALE
Costituito da:
Coordinato da:
Funzione:
Azioni
Note
Assessori alle politiche sociali ,
istruzione, giovani, casa, sport,
cultura, …
Assessore alle politiche sociali
del Comune
Indirizzo strategico - politico
comunale
Si confronto con Giunte,
Sindacati, Terzo Settore, Privati
Possono essere invitati
rappresentanti di altri
assessorati se ritenuto
opportuno
UFFICIO DI PIANO DISTRETTUALE
Costituito da:
Soggetti non istituzionali
Costituito da: Terzo e quarto settore, sindacati, cittadini e associazioni di
rappresentanza e di tutela
Funzione: Partecipazione all’analisi dei bisogni, definizioni delle priorità,
programmazione dei servizi
Livello tecnico
TAVOLO TECNICO INTERCOMUNALE
Costituito da:
Coordinato da:
Funzione:
Azioni
Dirigente alle politiche sociali
dei Comuni; delegato
dell'Azienda Usl se
opportuno
Dirigente alle politiche sociali
dei Comuni
Gestione tecnica della
programmazione distrettuale
del Psz
Si confronto con Dirigenti
Ipab, fondazioni….
TAVOLO TECNICO COMUNALE
Costituito da:
Coordinato da:
Funzione:
Azioni
Dirigenti alle politiche sociali ,
istruzione, giovani, casa, sport,
cultura, …
Dirigente alle politiche sociali
del Comune
Gestione tecnica della
programmazione comunale
del Psz
Si confrontano con dirigenti
ipab, fondazioni ….
Coordinato da:
Funzione:
Responsabile
dell’Ufficio, operatore
con funzioni di
segreteria, delegato
azienda usl, varie
professionalità al
l’occorrenza.
Dirigente alle politiche
sociali del Comune di
Carpi
Promuovere
partecipazione,
coordinamento,
Programmazione,
Monitoraggio
47
2.3 Definizione delle priorità e degli indirizzi per le aree di intervento del sistema integrato
L’analisi dei bisogni e dell’offerta nonché gli indirizzi indicati a livello regionale hanno permesso di
indicare tre obiettivi strategici che si perseguiranno nel triennio di validità del presente Piano di
zona:
A. Sviluppare l’integrazione a tutti i livelli
B. Favorire l’accesso al sistema degli interventi
C. Potenziare la domiciliarità
È innanzitutto indispensabile specificare come il macro obiettivo indicato come prioritario da
questo piano di zona sia l’integrazione declinata secondo alcune specificità:
Integrazione intercomunale che pone al centro alcune questioni e impone una verifica rispetto:
alle forme di associazione e gestionali presenti, alle politiche di omogeneizzazione, al tema delle
tariffe e l’applicazione dell’Isee. Rispetto a questo tema ci pare importante sottolineare come nel
prossimo triennio un obiettivo prioritario sia l’informatizzazione dei servizi sociali che migliorerà
notevolmente sia la conoscenza dell’utenza e dell’offerta dei servizi che la comunicazione e la
collaborazione fra i comuni del distretto e fra questi e l’azienda Usl.
Si vedano i paragrafi 2.4.2 e 2.4.5
Integrazione intracomunale, ossia in che modo in ogni comune si attua l’integrazione fra le
politiche sociali e sociosanitarie con le altre politiche (scolastiche, per la formazione, del lavoro,
abitative, urbanistiche, per la mobilità per l’ambiente)?
Si veda paragrafo 2.4.1
Integrazione socio-sanitaria alla luce della gestione diretta dei servizi sociali locali, non delegando
all’A. Usl tale tipo di funzione, per cui il processo di integrazione socio-sanitaria è garantito dalla
sottoscrizione di 4 protocolli d’intesa oltre ad alcune azioni di sistema per l’attuazione del piano:
l’Ufficio di piano e la formazione comune
Si vedano paragrafi 2.4.2, 2.4.3 e 2.4.4
Integrazione comunitaria intesa come capacità dei soggetti che intervengono nella rete dei servizi
di collaborare, ognuno nel proprio specifico, per il benessere della comunità.
Nei capitoli seguenti declineremo tali macro obiettivi nelle 7 aree indicate dalla delibera regionale
615/04; tali capitoli sono volutamente sintetici come richiesto dalla regione e rimandano per i
dettagli agli allegati Accordi di programma e Piani Finalizzati.
48
2.3.1 Area famiglia e minori
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Aiutare le famiglie e conciliare Famiglia e lavoro
Sostenere l’Associazionismo familiare
Potenziare l’Integrazione socio-sanitaria14
Sostenere la Genitorialità
Bisogni Emergenti
A.
B.
C.
D.
E.
F.
G.
Mancanza di denaro
Difficoltà a sostenere i costi di una abitazione
Mancanza di lavoro
Difficoltà a fare fronte ai bisogni sanitari/della non autosufficienza
Aumento dei conflitti familiari
Disagio relazionale/psichico/del comportamento dei minori
Solitudine dei minori
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
1. Promuovere iniziative in materia di tutela dei minori per le strategie di contrasto e presa in carico delle situazioni di
abuso e maltrattamento
2. Prevenzione del disagio e promozione del benessere quotidiano e delle competenze e autonomie dei
preadolescenti
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
3. Potenziare le attività del Centro delle famiglie in un’ottica di associazione dei Comuni
4. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITA’
5. Qualificare gli interventi a sostegno delle adozioni nazionali e internazionali
6. Promuovere l’affidamento familiare l’ accoglienza in comunità
7. Sostenere la genitorialità e la relazione genitori-figli
Indicatori di Risultato nel triennio
A1. Numero di iniziative svolte a livello distrettuale
A2. Numero di scuole/associazioni coinvolte in progetti di promozione
B3. Numero di utenti coinvolti per comune
B4. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
C5. Numero di adozioni attivate e gradimento dell’atiività
C6. Numero di affidi attivati
C7. Numero di iniziative di auto mutuo aiuto nate sul territorio
Da Accordo di programma tra i Comuni di Carpi, Campogalliano, Novi di Modena, Soliera ed Azienda Usl della Provincia
di Modena – Distretto 1 per l’integrazione ed il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel settore sociale minori e
famiglie
14
49
2.3.2. Area anziani
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Conoscere e monitorare la domanda attuale e È auspicabile ed in fase di implementazione, l’organizzare di
potenziale rispetto ai bisogni degli anziani
un sistema di punti di informazione alla popolazione anziana
Adeguare i servizi ai nuovi bisogni (messa a regime e (sportello sociale informAnziani)diffusi sul territorio, utilizzano la
rete informale dei punti di ritrovo degli anziani, le associazioni
qualificato l’offerta delle strutture)
e le organizzazioni e le strutture informative dei Comuni e
Conoscere e supportare le situazioni di solitudine degli dell’Ausl;
anziani
Potenziare e verificare l’assistenza privata a domicilio
Bisogni Emergenti
1.
Non autosufficienza (difficoltà di mobilità e di assistenza)
2.
Solitudine
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
1. Definire un sistema unico di valutazione del bisogno socio-assistenziale
2. Ottimizzazione dei Criteri di alloggiamento e mobilità per gli anziani utenti
3. Potenziare la personalizzazione dei servizi agli ospiti delle strutture
4. Adeguare i servizi ai nuovi bisogni
5. Apertura 20 posti letto struttura protetta (Soliera)
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
5. Completare la diffusione della carta dei servizi
6. Potenziare le reti di buon vicinato ed il mutuo aiuto
7. Favorire lo sviluppo della figura dell’amministratore di sostegno
8. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali (informanziani)
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ
9. Potenziare la domiciliarità (assegno di cura straordinario)
10. Potenziare gli interventi ADI
11. Conoscere e monitorare la domanda attuale e potenziale
12. Monitorare il percorso assistenziale Dimissioni protette Ospedaliere
13. Accogliere e implementare la normativa regionale relativa al fondo per la non autosufficienza
Indicatori di Risultato nel triennio
A1. Elenco delle variabili da monitorare
A2. Definizione dei criteri e parametri di valutazione
A3. Gradimento dei servizi da parte dell’utenza e delle famiglie
A4. Ridefinizione delle carte dei servizi
B5. Distribuzione della carta dei servizi alla totalità dell’utenza
B6. Numero di progetti di mutuo aiuto attivati
B7. Attivazione di un corso per amministratore di sostegno
B8. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
C9. Incrementare il numero di assegni di cura
C10. Incrementare il numero di interventi ADI rispetto il terapista della riabilitazione
C11. Predisposizione di una ricerca rispetto la domanda potenziale
C12. Definizione delle variabili da monitorare
C13. Presenza di delibere rispetto il fondo per la non autosufficienza
50
2.3.3. Area disabili
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Ampliamento dell’offerta e della qualità dei servizi
rispetto i Centri Diurni socio riabilitativi
Sviluppare i Servizi residenziali per adulti
Migliorare l’Assistenza domiciliare e servizio educativo
territoriale
Mettere in rete le opportunità di inserimento
lavorativo, formazione, riabilitazione professionale,
lavoro in ambito protetto
Sostegno alle famiglie, pari opportunità, integrazione
sociale e qualità della vita
Bisogni Emergenti
1.
Difficoltà nel mondo del lavoro
2.
Non autosufficienza- lavoro di cura
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
1. Favorire una logica di integrazione tra i diversi soggetti istituzionali e non che operano a favore delle fasce deboli
attraverso l’inserimento lavorativo, come strumento di reinserimento sociale
2. Garantire una logica di coordinamento tra i vari settori di intervento per condividere strumenti operativi, risorse e
opportunità anche attraverso la figura di sistema
3. Implementare una rete che sul territorio si occupa di inserimento lavorativo per favorire la sinergia degli interventi
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
4. Sviluppo della figura dell’amministratore di sostegno
5. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ
6. Continuare la sperimentazione rispetto la promozione di progetti personalizzati per favorire le condizioni di
domiciliarità e le opportunità di vita indipendente dei cittadini in situazione di handicap grave (assegno di sostegno)
Indicatori di Risultato nel triennio
A1. Attivazione di tavoli di concertazione e di coordinamento delle iniziative
A2. Iniziative informative e formative realizzate rispetto la figura di sistema
A3. Numero di aziende profit no profit interpellate
B4. Attivazione di un corso per l’amministratore di sostegno
B5. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
C6. Protocolli stesi e condivisi tra servizi sociali e sanitari
51
2.3.4 Area giovani
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Sviluppare un sistema conoscitivo rispetto il tema
dell’adolescenza
Promozione e prevenzione del disagio giovanile
Bisogni Emergenti
1.
2.
3.
4.
Dipendenze (fumo, alcool e droghe sintetiche)
Insicurezza
Nevrosi (disturbi del comportamento)
Disturbi del comportamento alimentare
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
1. Implementare l’Osservatorio Distrettuale Politiche giovanili
2. Favorire il confronto e il dialogo dei soggetti istituzionali e non che si occupano di giovani
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
1. Consolidamento e qualificazione dei Centri giovani
2. Potenziare l’attività dello sportello Free Entry ( Individuazione precoce dei soggetti a rischio e facilitare l’accesso ai
servizi attraverso l’accompagnamento)
3. Potenziare l’educativa di strada
4. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ
Indicatori di Risultato nel triennio
A1. Report di valutazione dell’attività dell’osservatorio
A2. Attivazione di momenti di confronto fra i soggetti che si occupano di giovani
B1. Numero di utenti dei centri giovani
B2. Definizione di una scheda di rilevazione dell’utenza
B3. Incrementare il numero di interventi dell’educativa di strada.
B4. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
52
2.3.5 immigrazione, asilo, lotta alla tratta
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Potenziamento della funzione di mediazione
Consolidamento del rapporto con le associazioni di
immigrati e sostegno allo sviluppo di percorsi di
partecipazione attiva degli extracomunitari alla vita
del territorio.
Bisogni Emergenti
1.
2.
3.
4.
Difficoltà linguistiche
Difficoltà lavorative
Difficoltà di integrazione
Difficoltà nella gestione della salute
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
1. Mantenere, potenziare e organizzare il servizio di mediazione linguistico culturale per le scuole, i servizi socio-sanitari,
le emergenze e il centro per le famiglie
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
2. Sviluppo agenzia per la casa
3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’
4. Aiuto alle famiglie rispetto il tema della casa
Indicatori di Risultato nel triennio
A1. Attivazione di percorsi formativi rispetto le culture altre
B2. Numero di pratiche attivate
B3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
C4. Numero di interventi rispetto il tema della casa
53
2.3.6 Area contrasto alla povertà
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Potenziare gli interventi per la casa
Potenziare l’inserimento
svantaggiati
lavorativo
per
soggetti
Favorire l’integrazione socio sanitaria rispetto il tema
del Disagio adulti
Bisogni Emergenti
Emergenza casa
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
1. Accompagnare le famiglie che mostrano l’incapacità di organizzare le spese familiari nel rispetto delle priorità
2. Offrire un servizio anche di segretariato sociale, aiutando le persone a destreggiarsi nel complesso sistema dei servizi
pubblici e privati e nei servizi di base offerti alla comunità
3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’
4. Attivare oltre ai percorsi dell’Erp e alle risorse del Fondo Sociale per l’affitto, strumenti concreti di sostegno del diritto
alla casa, anche migliorando l’intervento dell’affitto garantito e costruendo modalità nuove per il reperimento di
alloggi sociali
5. Affiancare le famiglie che presentano serie difficoltà a conservare l’abitazione
6. Avvio di progetti di Microcredito
Indicatori di Risultato nel triennio
B1. Numero delle famiglie in carico rispetto il servizio
B2. Predisposizione di una guida per il servizi alle famiglie
C3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
C4. Numero di servizi nuovi attivati
C5. Numero di percorsi di accompagnamento attivati
C6. Numero di progetti di microcredito
54
2.3.7. Area prevenzione e contrasto alle dipendenze
Fattori Positivi
Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o
parzialmente raggiunti
Fattori Critici
Costituzione di un Osservatorio di Distretto sulla condizione
giovanile
Potenziare l’attività di prevenzione e informazione Sportello Free
Entry
Potenziare la collaborazione fra i soggetti istituzionali e non che
agiscono nei confronti dei giovani (politiche di prevenzione)
Bisogni Emergenti
Abuso di sostanze nei giovani
Obiettivi prioritari nel triennio
A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE
B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA
1. Fornire interventi di consulenza e psicoterapia anche breve sia ai ragazzi che ai genitori
2. Potenziare l’attività dello sportello Free entry
3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali
C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’
Indicatori di Risultato nel triennio
B1. Numero di consulenze attivate
B2. Questionario di gradimento rispetto la fruizione dello sportello free entry
B3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali
55
2.4 Gli obiettivi strategici
2.4.1 Integrazione come trasversalità delle azioni fra i diversi settori
Così come già affermato precedentemente l’integrazione intercomunale rimane un obiettivo
strategico da perseguirsi nel prossimo triennio inteso anche come “Il superamento della
programmazione settoriale verso una decisa ottica di integrazione, in primo luogo tra l’area sociale
e sanitaria, ma anche con l’area educativa, della formazione, del lavoro, culturale, dell’abitare ed
urbanistica, così come peraltro, esplicitamente previsto dall’art. 19 della L.R. n. 2/2003. Soltanto un
approccio integrato, nell’analisi dei bisogni, nelle scelte delle priorità d’intervento e nell’adozione
degli strumenti di governo del sistema, può rispondere in maniera adeguata alla complessità dei
problemi oggi in campo.” (Bozza Piano sociale e sanitario 2005-2007)
Queste le premesse per descrivere una situazione a livello zonale estremamente eterogenea; è
evidente che nei comuni più piccoli (Novi, Soliera e Campogalliano) sia decisamente più semplice
integrare le politiche sociali con quelle per l’istruzione ed in generale con gli altri settori anche se in
modo non del tutto organico. Discorso più complesso è quello relativo al Comune di Carpi dove a
causa della magiore complessità organizzativa risulta difficile comprendere in modo sistematico ed
omogeneo le attività svolte in modo integrato tra i diversi settori.
Con questo Piano di zona si rileva dapprima la necessità di una maggiore programmazione
integrata fra i diversi assessorati e i diversi settori e, in secondo luogo, l’urgenza di mettere in campo
strumenti e modalità d’azione concreti per una reale integrazione a livello operativo.
2.4.1.1 Le figure di sistema
È una necessità sentita trasversalmente in tutti i settori in special modo rispetto l’inserimento
lavorativo dei portatori di handicap e nei servizi rivolti all’infanzia e l’adolescenza dove sia le
politiche socio-sanitarie che quelle educative svolgono un ruolo importante; inseriamo in questo
paragrafo i progetti riguardanti l’introduzione di due figure di sistema richieste dalla delibera
regionale 615/04 che saranno istituite nel corso del triennio di competenza di questo Piano di zona.
(Cfr. Scheda Figure di Sistema)
In secondo luogo occorre mettere in evidenza come sia urgente cominciare una riflessione sulle
politiche giovanili, ossia tutti quegli interventi che hanno come obiettivo il benessere della
popolazione giovanile.
56
FIGURA DI SISTEMA: infanzia e adolescenza
“Azioni di coordinamento nell’ambito degli interventi di qualificazione scolastica, socio – educativi, socio –
assistenziali e socio – sanitari, a favore dell’infanzia e dell’adolescenza”
Ambito territoriale: Distretto n° 1- Comuni di Carpi, Novi, Soliera, Campogalliano (Carpi Comune capofila)
Obiettivi / risultati attesi
-
Integrare le diverse aree che si occupano di infanzia, adolescenza e famiglia: educativa, scolastica,
sociale, sanitaria, culturale e ricreativa
Promuovere il raccordo, l’integrazione, il coordinamento tra i vari progetti che interessano infanziaadolescenza-genitorialità che si realizzano nel territorio
Raccordare e coordinare le diverse culture proprie delle aree che affrontano i temi dell’infanzia e
adolescenza nella scuola e nel sociale sia nel pubblico che nel terzo settore
Elaborare, monitorare, coordinare il Programma territoriale d’intervento per l’infanzia e l’adolescenza
(punto 3.3.1 D.C. 615/04) all’interno del Piano di zona garantendo l’integrazione delle azioni, il confronto
progettuale e metodologico
Migliorare la qualità dell’integrazione scolastica e sociale degli alunni con disabilità, in situazione di
disagio e degli alunni stranieri in stretta connessione con le Istituzioni scolastiche, servizi sanitari e sociali.
Attivare nuovi canali di comunicazione tra Pubblico e Privato e tra le diverse Istituzioni ed Enti del territorio
Sviluppare azioni di sensibilizzazione e di prevenzione sui temi dell’infanzia-adolescenza
Azioni previste
-
Individuazione di una figura esperta nelle tematiche della programmazione integrata, con comprovata
esperienza nelle tre aree interessate (educativa, sociale, sanitaria)
Inserimento della figura di sistema nell’Ufficio di Piano come referente del Programma territoriale di
intervento per l’infanzia e l’adolescenza del piano di Zona
Percorso di Formazione della Figura di Sistema ( Formazione regionale)
Definizione dei compiti e funzioni in relazione e connessione con l’area educativa- socio-sanitaria e
scolastica
Partecipazione della Figura di Sistema ai Gruppi Tecnici provinciali in materia di infanzia e adolescenza e
al Coordinamento pedagogico provinciale
Elaborazione, coordinamento, Supporto attuativo e Monitoraggio del Programma territoriale 2005/2006
attraverso gruppo distrettuale di coordinamento
Soggetti/enti cui si rivolge l’intervento
Azienda AUSL
Istituzioni scolastiche presenti nel Distretto
Comuni Distretto n. 1 (Servizi sociali, Politiche scolastiche, coordinamenti pedagogici)
Ufficio di Piano
Associazioni ed enti del terzo settore
Metodologie di lavoro e strumenti previsti
-
Tavolo di Coordinamento distrettuale politiche per l’infanzia-adolescenza
Partecipazione all’Ufficio di Piano
Monitoraggio Piano territoriale infanzia e adolescenza
Promozione azioni di sensibilizzazione
Integrazione e coordinamento tra progetti
Tempi di attuazione previsti : 12 mesi dal 1 settembre 2005 al 31 agosto 2006
57
FIGURA DI SISTEMA: integrazione lavorativa
“Promozione di una funzione di coordinamento per favorire l’integrazione lavorativa di persone in situazione di
handicap e svantaggio sociale”- Anno 2005
Ambito territoriale: Comuni di Carpi, Soliera, Novi, Campogalliano in collaborazione con Azienda USL Distretto
1 di Carpi
Obiettivi/risultati attesi
Favorire una logica di integrazione tra i vari soggetti istituzionali e non ( Comuni, Centri per l’impiego, USL,
cooperazione sociale, istituti di scuola superiore, associazioni di categoria, imprese e centri di formazione)
che operano a favore delle fasce deboli attraverso l’inserimento lavorativo, come strumento di
reinserimento sociale;
Garantire una logica di coordinamento tra i vari settori di intervento (handicap, dipendenze, salute
mentale) per condividere strumenti operativi, risorse e opportunità;
Implementare la rete che sul territorio si occupa di inserimento lavorativo per favorire la sinergia degli
interventi.
Azioni previste
Le azioni previste nei prossimi mesi sono volte ad individuare la figura di sistema. Con un bando di selezione
per titoli si provvederà entro l’anno a selezionare la persona in grado di ricoprire con competenza questo
ruolo. Pertanto, l’obiettivo primo del Distretto è quello di dotarsi di questa figura in tempi utili, per intervenire in
tutte quelle aree di debolezza, che come zona sociale abbiamo definito nodi su cui costruire gli interventi.
L’integrazione lavorativa è da considerarsi un ambito di intervento strategico e trasversale perché il lavoro è
uno strumento riabilitativo, risocializzante che favorisce l’integrazione sociale.
Spesso si lavora a
compartimenti stagni senza condividere risorse e opportunità, ciascuno con la fatica di cercare la postazione
lavorativa rispondente ai bisogni dell’utente in carico, senza strumenti utili a favorire l’inserimento lavorativo. Si
sono compiuti molti passi in avanti, ma è necessario dotarsi di strumenti utili a favorire la collaborazione e
l’integrazione tra enti diversi.
Metodologie di lavoro e strumenti previsti
Pertanto alla luce di questa situazione si propone:
l’attivazione di un tavolo di coordinamento con funzioni organizzative e di programmazione costituito dai
rappresentanti dei diversi enti istituzionali e non (Servizi Sociali, Sert, Csm, Centro per l’impiego, Carpi
Formazione, la rappresentanza sindacale e di categoria, le coop. sociali);
la condivisione dei molteplici strumenti socio-assistenziali e socio-sanitari (borse lavoro, tirocini formativi…),
schede di rilevazione delle abilità residue, strumenti di verifica e di valutazione all’interno delle diverse
equipe di lavoro specialistiche;
il coordinamento delle politiche attive del lavoro al fine di creare percorsi di inserimento lavorativo
strutturati;
l’attivazione di equipe integrate per la presa in carico congiunta di situazioni di particolare gravità che
afferiscono a più servizi;
la stesura di protocolli che definiscano ruoli, competenze e compartecipazioni economiche dei diversi
servizi istituzionali di fronte alle politiche di inserimento lavorativo;
la definizione di un piano di informazione e formazione capillare rivolto agli operatori dei diversi servizi per
favorire la cultura dell’integrazione attraverso la condivisione delle diverse problematiche relative
all’inserimento lavorativo e dei diversi strumenti di lavoro.
Tale figura di sistema deve anche tener conto e recepire, quale strumento di lavoro integrato, il recente
protocollo d'intesa della provincia di Modena relativo alla sperimentazione di un progetto finalizzato
all'inserimento lavorativo di adulti e minori in difficoltà tramite la definizione congiunta di linee di azione
integrata tra i diversi servizi (vedi allegato).
Soggetti/enti cui si rivolge l’intervento
I destinatari dell’intervento sono tutti quei soggetti appartenenti alle cosiddette “fasce deboli” in carico ai
diversi servizi socio-sanitari, svantaggiati sociali non in grado autonomamente di reperire un lavoro, né in
grado di reggere i tempi e i ritmi comuni del lavoro o espulsi dall’ambiente lavorativo per comportamenti
provocatori e poco idonei.
Le attività di cui sopra sono state predisposte tenendo sempre presente la finalità principale della figura di
sistema che deve riuscire a sviluppare una maggiore sensibilità ed attenzione sulle problematiche legate
all’inserimento lavorativo, ed una maggiore consapevolezza della necessità di cooperare in un’ottica di
maggiore integrazione tra sociale e sanitario. A tal scopo non si può prescindere dall’attivazione di sinergie e
58
collaborazioni sul territorio. Considereremo come indicatori dell’attività svolta, non soltanto il numero dei
percorsi lavorativi attivati bensì anche le attività formative intraprese dal tavolo di coordinamento.
Tempi di realizzazione: Settembre 2005-dicembre 2006
2.4.1.2 Le politiche rivolte ai giovani
È opinione diffusa che le politiche sociali in Italia stiano attraversando una fase di disorientamento,
è necessario compiere uno sforzo per individuare piste di analisi, interpretazioni ed azioni che
possano combinare oggettività ed intenzionalità che caratterizza l’approccio imprenditoriale
anche nel campo delle politiche sociali per trovare soluzioni originali a questo disorientamento.
Anche nell’ambito delle politiche rivolte ai giovani nella loro attuazione è necessario dunque
ragionare ed operare con lucidità, fantasia, empirismo, senso critico, percependo che al rapido
mutare si può rispondere attraverso un corale sforzo innovativo, che coniughi pensiero ed azione,
capacità di analisi e capacità di scelta, disponibilità al rischio e ponderatezza.
“Si pone così il problema di capire quale sia oggi, in Italia, la principale frontiera della innovazione
sociale delle politiche rivolte ai giovani. Se gli anni ’80 e ’90 hanno permesso di mettere a punto
soprattutto nuovi prodotti, si pensi alle ludoteche, fonoteche, centri di aggregazione giovanili,
servizi di informagiovani ad esempio, non v’è oggi un’area di bisogno rispetto alla quale non siano
state avviate nuove forme di intervento; vi è dunque un ulteriore passo da compiere ossia mettere
a punto un nuovo modo di lavorare per i giovani e con i giovani non tanto per aumentare il
numero di servizi da offrire quanto per aumentare il livello di incontro, partecipazione, confronto fra
persone e istituzioni diverse.”15
Il Libro Bianco della Commissione Europea intitolato “Un nuovo impulso per la gioventù europea”
pubblicato il 21 novembre 2001, nasce per la volontà di promuovere, anche nel campo delle
politiche giovanili, una precisa filosofia e metodologia di lavoro; quella della multilvel governance.
La strategia da perseguire a tutti i livelli di governo, è finalizzata ad aprire i processi decisionali alla
partecipazione di tutti i cittadini europei. In particolare la condizione dei giovani è considerata
fondamentale per la costruzione della cittadinanza europea, cioè della sua identità e del suo
sistema di diritti e doveri.
Occorre quindi cominciare a riflettere su come ripensare una politica giovanile capace di
promuovere le relazioni e non solo di includere individui; ecco perché un obiettivo del prossimo
triennio sarà quello di coinvolgere i soggetti che lavorano per il benessere dei giovani (prima di
tutto a livello istituzionale) per dare corpo a politiche di promozione.
15
Prandini, Melli -I giovani: capitale sociale della futura Europa, FrancoAngeli 2004
59
2.4.2 Integrazione come Modalità di gestione associata dei servizi
Ai sensi della legge regionale n. 11 del 26/04/2001 "disciplina delle forme associate e altre
disposizioni in materia di enti locali", finalizzata alla gestione di una pluralità di funzioni ed alla
riorganizzazione dei servizi su scala intercomunale, viene costituita in data 05/07/2001 l'Associazione
intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera.
L'obiettivo principale dell'Associazione e quello di perseguire la collaborazione e la cooperazione
tra i soggetti pubblici e privati, promuovendo la partecipazione dei cittadini, delle forze sociali,
economiche e sindacali16.
In particolare, l'Associazione promuove, tra le altre, il perseguimento delle seguenti strategie: "1)
esercitare in forma associata le competenze conferite […]; 2) svolgere in forma associata e
regolata da apposite convenzioni e atti servizi […]; 4) promuovere il coordinamento e la
progressiva uniformazione dei contenuti dei regolamenti dei comuni aderenti; 5) svolgere servizi e
funzioni in forma associata in modo subordinato alla stipula di apposite convenzioni"17.
Su
quest'ultimo punto, infine, si precisa che: "la gestione associata delle funzioni e dei servizi è
disciplinata dalle singole convenzioni, che devono stabilire: a) la tipologia di servizi e funzioni
oggetto di gestione associata; […]; c) le modalità organizzative di gestione, potendo prevedere
anche la costituzione di uffici comuni […]"18.
Più in dettaglio il regolamento dell’Associazione intercomunale all’articolo 2 specifica quali sono i
servizi gestiti in forma associata:
funzioni attinenti il settore sociale
-
servizi per infanzia e minori
-
servizi di assistenza anziani
-
servizi di assistenza sociale (handicap, tossicodipendenti, inabili…)
-
servizi per l’immigrazione e mediazione culturale
funzioni culturali e ricreative
-
sistema interbibliotecario
-
coordinamento politiche giovanili (Spazio Giovani)
funzione di istruzione pubblica
-
servizio di coordinamento pedagogico
-
centro territoriale educazione degli adulti
-
patto per la scuola
funzioni attinenti l’INNOVAZIONE economica
-
sportello unico per le imprese
-
servizio di formazione professionale e di orientamento al lavoro
-
accoglienza informazione e promozione turistica
Associazione intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera, Regolamento, art. 2 Finalità.
17 Ibidem
18 Ibidem, art. 3 - Modalità di esercizio delle funzioni e dei servizi
16
60
-
analisi occupazionali e settoriali
funzioni attinenti la tutela dell’ambiente
-
progetto valorizzazione “Sponda Sinistra del Secchia”
-
centro di educazione ambientale
A partire da tale quadro normativo, i risultati ottenuti dall'Associazione in questi anni di attività in
relazione alla gestione di servizi riguarda anzitutto il livello di coordinamento tenuto per la presa di
decisioni di carattere politico relative alle scelte di carattere strategico per l'ente.
Rispetto all'integrazione intercomunale, il Psz prevede l'attivazione di un processo di analisi e
progettazione che vada nella direzione della ottimizzazione delle risorse pubbliche presenti
all'interno del distretto attraverso la cogestione di servizi pubblici da parte dei 4 Comuni.
In generale risulta importante consolidare la strategia dell’integrazione rispetto sia gli interventi a
valenza sociale che sanitaria; è comunque auspicabile che l’obiettivo di benessere della
popolazione sia raggiunto attraverso la sinergia dei diversi assessorati in un’ottica di associazione
intercomunale o Unione dei Comuni.
Ci è sembrato importante fare il punto della situazione delle azioni messe in campo
dall’associazione dei comuni non solamente nel settore delle politiche sociali e socio sanitarie bensì
con uno sguardo complessivo nella convinzione che il benessere della popolazione sia un obiettivo
che necessita di una analisi e una progettazione comune.
61
62
Stato attuale
Forme di associazione
(T.U. 267/2000L.R. 11/2001)
Ambito territoriale
Area di intervento
Tipologie di servizi/interventi
Obiettivo di fine triennio
Strumenti operativi
(uffici comuni,...)
CONSOLIDAMENTO
INNOVAZIONE
Ufficio
composto
da
1
Convenzione per la gestione associata
dipendente
e
una
del centro di educazione ambientale
collaborazione
con
la
cooperativa La Lumaca
Convenzione
tra
i
comuni
di
Campogalliano, Carpi, Novi di Modena
Gestione da parte del gruppo
e Soliera per la gestione associata dei
zoofilo (canile) e dell’APAC
servizi di tutela e controllo della
(gattile)
popolazione felina e canina
1
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Ambiente
2
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Ambiente
3
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Ambiente
4
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Ambiente
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Istruzione
Convenzione per la qualificazione dei
servizi per l'infanzia
CONSOLIDAMENTO
5
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Istruzione
Accordo di programma autonomia e
decentramento scolastico
CONSOLIDAMENTO
6
7
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera,
Accordo distrettuale di programma
sulla integrazione scolastica degli alunni
in situazione di handicap
CONSOLIDAMENTO
Associazione
intercomunale -A. Usl
8
Associazione
intercomunale
9
Associazione
intercomunale
10
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Convenzione per l'attuazione del
progetto C.I.V.E.S. (Comunità Integrate
Strategie previste da Agenda
Verso la Sostenibilità) - Agenda 21
21
locale
Convenzione per l’istituzione dell’ufficio CONSOLIDAMENTO
Studi di settore per l’impatto intercomunale per la valutazione
ambientale
dell’impatto ambientale.
Istruzione
Convenzione per la costituzione di una CONSOLIDAMENTO
commissione tecnico collegiale con
funzioni istruttorie e di vigilanza sui servizi
educativi per la prima infanzia gestiti
da soggetti privati
Istruzione
Istruzione
CONSOLIDAMENTO
Progettazione comune degli
Patto per la scuola
interventi scolastici
Istruzione
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
Coordinamento
intercomunale
pedagogico
CONSOLIDAMENTO
11
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
12
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Economia
13
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Economia
14
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Economia
15
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Economia
16
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Sicurezza
17
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Istruzione
Formazione agli immigrati
Accordo operativo sulle procedure di
Sportello Unico per le attività produttive
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Cultura
19
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Politiche giovanili
20
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Ufficio tecnico
21
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Sociale
Convenzione sportello di accoglienza
turistica "Informaturismo"
CONSOLIDAMENTO
Convenzione
per
la
costituzione
dell'ufficio vigilanza locali di pubblico
spettacolo e trattenimento
CONSOLIDAMENTO
Convenzione per la gestione associata CONSOLIDAMENTO
dell’ufficio
delle
procedure
per
l’affidamento degli appalti pubblici e
dell’ufficio espropri
Sicurezza
18
In accordo con il CFP il Comune di INNOVAZIONE
Carpi intende coinvolgere anche gli
altri comuni del Distretto rispetto una
collaborazione sulle attività formative
rivolte alla popolazione immigrata
Convenzione Sportello Unico delle CONSOLIDAMENTO
imprese
Convenzione Polizia Municipale
CONSOLIDAMENTO
Protocollo
d'intesa
tra
l’Ufficio
Territoriale del Governo di Modena e il
Servizio Associato di Polizia Municipale
tra i Comuni di Campogalliano-CarpiNovi di Modena-Soliera
CONSOLIDAMENTO
Convenzione per la gestione del CONSOLIDAMENTO
Sistema Bibliotecario Intercomunale
costituito fra i comuni di Carpi,
Campogalliano, Soliera e Novi di
Modena e il Centro di Documentazione
Provincia
Osservatorio
distrettuale
sulla CONSOLIDAMENTO
Azioni di formazione, ricerca e condizione giovanile
valutazione
Equipe dei referenti delle politiche
giovanili
Protocollo di intesa con l’Agenzia del CONSOLIDAMENTO
Territorio per la costituzione dell'ufficio
catastale dell'Associazione
A. Reperimento da parte di Accordo per la promozione dell'offerta
A
di
ll
i
l di i
bili
d
bit ti
(
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
INNOVAZIONE ALLA LUCE DELLE
CRITICITA’ EMERSE
Acer
di
alloggi
sul
mercato privato
B. Raccolta
da
parte
dell’ufficio
casa
del
distretto delle domande
dei locatari
C. Predisposizione
delle
graduatorie Comune per
Comune
Novi e Soliera
22
Associazione
intercomunale
sociale
Associazione
intercomunale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
sociale
Associazione
intercomunale
A. USL
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Associazione
intercomunale
24
26
Sociale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
23
25
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
- A. Usl
Associazione
intercomunale
A. USL
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Socio sanitario
Socio sanitario
• Servizio
familiare
di
di immobili ad uso abitativo (non
compresi nell'E.r.p.)
CRITICITA’ EMERSE
servizio A: 1 referente ACER
servizio B: Operatore 4 ore settimanali
servizio C: Ufficio casa
Centro per le famiglie a carico del
mediazione
Comune di Carpi anche se alcuni
servizi* sono svolti a favore della totalità
della popolazione del distretto
INNOVAZIONE: Si auspica un accordo
dei 4 Comuni rispetto l’utilizzo dei servizi
del centro per le famiglie
Convenzione per la costituzione di una CONSOLIDAMENTO
commissione tecnico collegiale con
funzioni istruttorie e di vigilanza sui servizi
residenziali e semiresidenziali rivolti alla
popolazione anziana, ai soggetti
Attività istruttorie e di vigilanza disabili e ai minori gestiti da soggetti sia
sui
servizi
residenziali
e privati che pubblici
semiresidenziali
rivolti
alla
popolazione
anziana,
ai Presidente = responsabile del settore
soggetti disabili e ai minori del Comune dove ha sede la struttura
gestiti da soggetti sia privati 1 esperto area anziani
che pubblici
1 esperto area minori
1 esperto area adulti
1 rappresentante USL settore igiene
pubblica
1
rappresentante
USL
settore
anziani/handicap
Ricerca intervento rispetto le Se prevede di sviluppare le reti di
reti di buon vicinato
vicinato nei comuni di Carpi e Novi;
Convenzione tra Azienda U.s.l. di
Modena distretto n.1 di Carpi e
Erogazione di attività motorie
ALBATROSS per erogazione di attività
in acqua a favore di disabili
motorie in acqua a favore di disabili
gravi motulesi
gravi motulesi
Erogazione di
progetto dell’AS
denaro
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
Disciplinare
dell’erogazione
su sostegno
Ufficio di
adulto
sulle
procedure
dell’assegno
di
coordinamento
handicap
INNOVAZIONE: in prospettiva anche i
Comuni di Soliera e Campogalliano
potrebbero replicare l’iniziativa.
CONSOLIDAMENTO
CONSOLIDAMENTO
INNOVAZIONE:
applicazione del regolamento
sulle gravi disabilità acquisite in età
adulta
- Assegno di cura/ricoveri
Introduzione di una figura di
sistema
Comitato di Distretto
27
Associazione
intercomunale e A.
USL
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Socio sanitario
Servizi relativi a:
−
Centri
diurni
socio
riabilitativi;
−
Centri residenziali
−
Servizio di ass. domiciliare
−
Servizio educativo
−
Inserimenti lavorativi
−
Laboratori protetti
−
Informahandicap
−
Assegno di sostegno
−
Contribuzione economica
per la permanenza a
domicilio (L. 29)
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
Accordo di programma e conseguenti
convenzioni con l'USL del Distretto n. 1
per l'integrazione e il coordinamento
delle funzioni sociali e sanitarie nel
settore dell’handicap
Collegio dell'Accordo di programma,
composto da Sindaci e Direttore del
Distretto 1 Ausl (o delegati),
Ufficio di Coordinamento dell'Accordo di
programma, in capo al Comune capo distretto.
UVAR (Unità di valutazione delle abilità
residue), composta dagli Assistenti
sociali e/o Educatore professionale
area disabili dei Comuni e dal
Referente Funzione Handicap Adulto e
Medico di Medicina Generale del
Distretto 1 Ausl,
Ufficio di Coordinamento dell'Accordo di
programma, composto da Responsabile Servizi CONSOLIDAMENTO dell’esistente
Sociali dei Comuni e Referente Funzione Handicap Conclusione del processo di
Adulto (o delegati)
inserimento degli ospiti nelle nuove
strutture
INNOVAZIONE di un percorso integrato
UVAR
fra i servizi sociali e la neuropsichiatria
per:
la formazione delle famiglie
rispetto la presa in carico dei
minori disabili fin dalla prima
infanzia
incontri di formazione e
informazione rivolti alle famiglie per
la presentazione dei servizi e risorse
del territorio per l’orientamento
extrascolastico
Accordo di programma con l'USL del Distretto n. 1 per l'integrazione e il
coordinamento delle funzioni sociali e
sanitarie nel settore sociale minori e
famiglie
Servizi di:
Tutela minori
Gestione conflittualità
famiglie con minori
Prevenzione
28
nelle Collegio dell'Accordo di programma,
composto da Sindaci e Direttore del
Distretto 1 Ausl (o delegati),
Introduzione di una figura di
sistema
Comitato di Distretto
Ufficio di Coordinamento dell'Accordo di
programma, composto da Responsabile Servizi Ufficio di Coordinamento dell'Accordo
Sociali e dal Coordinatore del Servizi sociali minori e di programma, in capo al Comune
famiglie dei Comuni e dal responsabile dell'Unità di capo distretto di distretto
Psicologia Area Nord
Associazione
intercomunale e A.
USL
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
A. USL
Socio sanitario
Prevenzione
abuso
e Equipe
territoriale
di
maltrattamento
(As+psicologo+ educatore)
Promozione affido e adozioni
Equipe territoriale di II livello
I
livello
Tutela dei minori in famiglie Protocollo d’intesa fra SERT e servizi
con dipendenze
minori dei comuni
9
Associazione
intercomunale e A.
USL e Ipab Tenente
Marchi-Rossi (Carpi)
Ipab Rossi (Novi)
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Socio sanitario
Servizi di:
Strutture protette
RSA
CD
Cd Alzheimer
Centro notturno
ADI
Assegno di cura
Ricoveri temporanei
sollievo
Dimissioni protette
iniziale
Mappatura
CONSOLIDAMENTO dell’esistente
INNOVAZIONE
− Costituzione di una equipe per
l’affido
− INNOVAZIONE di un servizio di
counselling per le coppie in crisi senza
minori
− Monitoraggio e valutazione delle
situazioni di emergenza da cui può
derivare una
− Riflessione
sulla
necessità
di
garantire l’intervento delle assistenti
sociali nelle emergenze; si potrebbe
prevedere una figura (monte ore) di
pronta disponibilità sia nel settore
sociale che in quello sanitario
CONSOLIDAMENTO e inserimento
nell’accordo di programma
Accordo di programma con l'USL del
Distretto n. 1 Area Anziani
da verificare la presenza delle ipab
CONSOLIDAMENTO dell’esistente
INNOVAZIONE:
il Piano d’azione per il caldo si
allargherà a Piano d’azione per le
emergenze
Verifica della sostenibilità delle richieste
e di
Servizio Assistenza Anziani (SAA), rispetto le risorse messe in campo sia
responsabile
del
servizio
e
1 dai Comuni che dall’Azienda USL
delle amministrativo
con
funzioni
di
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
Comitato
Collegio
di
Verifica
dell'Accordo di programma, composto
da Sindaci, dal Direttore del Distretto 1
Ausl e dai Presidenti IPAB di Carpi e
Novi (o loro delegati),
persone fragili
Consultorio demenze
Centro
d’ascolto
per
le
demenze
Prevenzione “Stili di vita” Azioni
in emergenza caldo
32
Associazione
intercomunale e A.
USL - ospedale
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Associazione
intercomunale e A.
USL e Ipab Tenente
Marchi-Rossi (Carpi)
Ipab Rossi (Novi)
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Associazione
intercomunale
A. USL
Socio sanitario
Socio sanitario
coordinamento fra una pluralità di
figure professionali che consentano, tra
le altre cose, una gestione integrata
delle funzioni sanitarie e sociali al fine di
migliorare l'efficacia e la qualità delle
risposte;
UVG (Unità di valutazione geriatrica),
composta dagli un Medico Geriatra un
infermiera professionale e dall'Assistente
sociale (responsabile del caso)
Commissione locale per la valutazione
dei costi delle strutture
Azioni
di
prevenzione
e Piano Per la Salute (PPS)
CONSOLIDAMENTO
promozione della salute della Un
operatore
del
Comune
un
popolazione
operatore del distretto
Accordo di programma per l’adozione INNOVAZIONE: si veda scheda 2D
del piano di zona sperimentale 20022004
Ufficio di Piano (si veda scheda 2D)
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Socio sanitario
Attività di valutazione rispetto il
percorso socio sanitario della
persona
con
problemi Unità di Valutazione psichiatrica (UVP)
psichiatrici
CONSOLIDAMENTO dell’esistente
INNOVAZIONE: Si prevede di stipulare
un accordo e successivamente un
protocollo per la gestione degli
appartamenti.
Appartamenti
Regolamento assegno di cura
33
Associazione
intercomunale
A. USL
Comuni di
Campogalliano, Carpi,
Novi e Soliera
Socio sanitario
Erogazione di denaro
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
Equipe UVG
Ufficio
amministrativo
l’assegno
che
INNOVAZIONE:
ntroduzione del nuovo regolamento
eroga
Piano sociale di zona 2005-2007
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
69
Piano sociale di zona 2005-2007
2.4.3 Integrazione come funzionalità dell’Ufficio di Piano
a. 2002-2004-Fase sperimentale
Composizione Durante la Fase sperimentale dei Piano di Zona l’Ufficio di Piano era costituito dai
dirigenti dei 4 Comuni (o da loro delegati) dal Rappresentante dell’Usl, dal rappresentante delle
Ipab e dal responsabile dell’Ufficio di Piano.
A Livello operativo due erano i soggetti impegnati nella gestione dell’Ufficio:
Un consulente del Comune per la fase dedicata al Piano attuativo che si è occupato anche al
bilancio sociale e del quaderno di fine legistratura;
Un operatore del Comune con funzioni di coordinamento delle REDS - Reti di Innovazione sociale
(Tavoli tematici)
Funzioni specifiche L'Ufficio di Piano aveva la funzione di coordinamento tecnico delle attività
previste nel Psz ed era finalizzato alla promozione e gestione dei processi inerenti ai servizi; attivare
le Reti d'innovazione e ne seguiva l'andamento; si coordinava e forniva le informazioni al Tavolo
politico/istituzionale con il quale si sono attivate dinamiche di scambio di tipo circolare. In
particolare è stato compito dell'Ufficio di Piano sviluppare un processo di riflessione sul modello
organizzativo rispetto alle questioni di carattere tecnico.
L'Ufficio di Piano, ha sostenuto la promozione di iniziative di sensibilizzazione della popolazione sui
temi previsti dai Piani per la Salute (miglioramento degli stili di vita) e concordati annualmente con
l'Azienda Usl.
Coordinamento Il coordinamento politico era a carico dell’Assessore del Comune Capo distretto in
accordo con gli altri assessori del distretto e al direttore del distretto 1 dell’azienda USL.
Il coordinamento tecnico era a carico dei dirigenti del settore politiche sociali del Comune Capo
distretto in accordo con gli altri dirigenti del settore politiche sociali del distretto e un delegato del
direttore del distretto 1 dell’azienda USL.
b. 2005-Stato attuale
Composizione In accordo con le indicazioni della Delibera del Consiglio Regionale 615/2004 e sulla
base dell’esperienza maturata nel triennio sperimentale dei Piani di Zona si è ritenuto di strutturare
su livelli temporali diversificati; in fase di stesura del Piano di Zona e dei relativi Piani attuativi esso
sarà composto da una figura finanziato dai 4 comuni e dall’Azienda Usl; una figura di supporto
messa a disposizione del Comune capofila e un consulente; in questa fase il riferimento dell’Ufficio
sarà il tavolo tecnico distrettuale (4 capi settore delle politiche sociali dei Comuni del distretto e da
un rappresentante dell’A.usl.)
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
70
Piano sociale di zona 2005-2007
In fase di gestione del Piano di Zona l’Ufficio sarà composto dal responsabile del SAA, da una
figura di supporto e da esperti attivati su singole tematiche; durante questa fase esso farà
riferimento al Comitato di distretto.
Funzioni specifiche Le funzioni essenziali individuate sono le seguenti:
• Gestione operativa, a valenza tecnica e organizzativa, del percorso per l'elaborazione del Piano
di zona: segreteria, supporto organizzativo ai lavori dei tavoli, coinvolgimento e raccordo tra i
referenti delle varie aree di intervento e dei diversi soggetti (tra cui anche i rappresentanti del Terzo
settore) che partecipano al processo, redazione del piano;
• Attività istruttoria per l’integrazione delle azioni delle differenti aree di intervento oltre che con le
altre politiche di settore;
• Coordinamento e supporto nella gestione e attuazione del Piano;
• Collaborazione al monitoraggio e alla valutazione dell'attuazione del Piano e degli impegni
assunti dalle parti.
Coordinamento Da un operatore dell’Ufficio di Piano con riferimento al Tavolo tecnico Distrettuale
in fase progettuale e al Comitato di Distretto in fase di gestione.
c. 2007-Obiettivo di fine triennio
Composizione Da una figura nuova responsabile dell’Ufficio di Piano finanziato dai 4 comuni e
dall’Azienda Usl; una figura di supporto messa a disposizione del Comune capofila, oltre ad una
serie di professionalità con funzioni di supporto alle attività dell’Ufficio di Piano rispetto agli obiettivi
dell’Ufficio stesso di provenienza sia dal settore sociale che dal settore sanitario.
Occorre rilevare l’importanza di questo Ufficio rispetto all’integrazione a livello zonale, sia nei
confronti del territorio (soggetti di terzo settore) che fra i Comuni del distretto e l’azienda Usl,
soprattutto in riferimento all’introduzione delle due figure di sistema sollecitate dalla delibera
regionale con le quali lavorerà in stretto rapporto.
Sarà anche importante prevedere l’introduzione di specifiche professionalità sia in riferimento al
controllo di gestione che nella raccolta fondi da attuarsi anche attraverso specifiche attività di
progettazione europea, essendo l’Ufficio di Piano un soggetto con una disponibilità di risorse molto
limitata.
Funzioni specifiche
Il consolidamento dell’Ufficio di Piano è uno degli obiettivi che la zona
sociale si è data nel triennio di riferimento dei Piani di Zona 2005/2007 soprattutto per confermare e
rafforzare il ruolo dell’Ufficio rispetto a quattro tematiche:
Promuovere partecipazione
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
71
Piano sociale di zona 2005-2007
Coordinamento
Programmazione
Monitoraggio e valutazione
Coordinamento
Si prevede una autonomizzazione sempre maggiore
dell’Ufficio e
una
collaborazione più diretta con il Comitato di Distretto. In particolare in previsione dell’applicazione
del fondo regionale per la non autosufficienza.
Indicatori di risultato nel triennio
Gli indicatori di risultato fanno riferimento alle 4 aree indicate:
Aree di intervento
Indicatore
Promozione /Partecipazione
Prevedere momenti di ascolto del territorio e dare visibilità al Piano di zona
Coordinamento
Costruzione del sito dell’Ufficio di Piano
Programmazione:
Prevedere momenti di confronto tecnici-politici sui temi del Piano di zona
Monitoraggio /Valutazione
Produrre annualmente un rapporto di valutazione delle azioni previste dal Piano di zona
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
72
Piano sociale di zona 2005-2007
2.4.4 Integrazione come formazione
La formazione rappresenta sicuramente uno degli elementi strategici per lo sviluppo del sistema
integrato di servizi. In merito a ciò, è ovvio rilevare che i percorsi formativi devono rispondere ad
esigenze concrete e specifiche degli operatori laddove tali esigenze rispondono sia a elementi di
carattere tecnico, se afferiscono a compiti e mansioni professionali specifiche, sia ad aspetti di
carattere metodologico-processuale, laddove si evidenzia la cogente necessità di acquisire
competenze 'di tipo manageriale' relative alla gestione di relazioni e processi di tipo complesso e,
alle volte, conflittuale.
È inoltre necessario avviare dei percorsi strutturati sull'utilizzo delle nuove tecnologie che
favoriscano l'introduzione e l'utilizzo in ambito sociale delle opportunità legate all’informatica.
In attesa di definire un Piano formativo orientato all'innovazione (processi e tecnologie), che
consideri adeguatamente gli elementi prima definiti, e proseguendo i processi formativi già in
corso e previsti negli Accordi di Programma, si intendono in questa sede perseguire i seguenti
obiettivi e finalità:
•
Dare continuità alle attività di progettazione di percorsi formativi integrati;
•
Organizzare momenti formativi per gli operatori delle strutture socio-riabilitative;
•
Promuovere percorsi di formazione del personale della rete dei servizi per anziani preposti
all'assistenza;
•
Proseguire nel coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale nei processi formativi.
Obiettivo di fine triennio
Ambito territoriale e
ente/i promotore/i
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Zona
sociale/Associazione
intercomunale
Temi/ambiti della formazione
(per area o trasversali alle
aree)
Stranieri: Elementi per
interpretare le culture altre
Professionalità coinvolte e enti
di appartenenza
Indicatori di risultato nel
triennio
I professionisti del mondo
sanitario e sociale locale
Documentazione
consultabile dei percorsi
Povertà: nuove tendenze
socio-economiche attuali
Dirigenti Assessori e Coordinatori
Documentazione
consultabile dei percorsi
Integrazione: formazione
specifica rispetto alle due
figure di sistema
ASL e Comuni:
Dirigenti - Coordinatori –+
Assessori + responsabili
(cooperazione e volontariato)
addetti a funzioni amm.ve
Documentazione
consultabile dei percorsi
Operatori
Protocollo d’intesa operativa
assistenti sociali dei comuni
Brochure informativa per
l’utenza
Tutti
Certificato individuale di
idoneità all’utilizzo
Amministrazione: i nuovi
processi introdotti dai Piani di
zona
Trasversale: sportello
d’accesso e modalità di
collaborazione con i servizi
Famiglia e minori: indicazioni
rispetto l’erogazione di
contributi
economici(contributi, prestiti
sull’onore…)
Trasversale: modalità di utilizzo
e implementazione del
sistema informativo
telematico
Vademecum operativo
interno
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
73
Piano sociale di zona 2005-2007
Zona sociale/ A. usl
Anziani: le demenze
80 MMG, 2 medici specialisti, 2
psicolghe, 2 farmaciste, 15
infermiere+ assitenti sociali dei
comuni
Zona sociale/ A. usl
Trasversale: la Sanità in
cammino: Corso di
aggiornamento per
amministrativi sui percorsi
assistenziali sanitari e socio
sanitari del proprio territorio.
addetti a funzioni amm.ve.
Zona sociale/ A. usl
Trasversale: convegno: La
nuova legge
sull'organizzazione ed il
funzionameto del SSR. Linee di
indirizzo del Piano Sociale E
Sanitario 2005/2007
Handicap: "La disabilità
motoria acquisita:la rete dei
servizi per la riabiliazione
sanitaria e sociale"
I professionisti del mondo
sanitario e sociale locale
Zona sociale/ A. usl
Zona sociale/ A. usl
Minori:iIl Bambino con
patologia cronica:aspetti
relazionali e socio-assistenziali
per il suo inserimento nella
comunità
Infermieri - asv - medici - tecnici
di audiometria - educatori ortottisti - logopedisti - tdr - ass.
Soc.
Infermieri - asv - medici - tecnici
di audiometria - educatori ortottisti - logopedisti - tdr - ass.
Soc.)
acquisire conoscenze
terapeutiche utili alla
gestione del paziente
demente e sui percorsi
diagnostici integrati rivolti al
pz ed anche alla famiglia
acquisire la capacità
informativa e di gestione
operativa di procedure
integrate, tramite la
conoscenze delle attività dei
servizi sul territorio, come si
sono delineati nella
evoluzione verso la presa in
carico del paziente/utente.
Documentazione
consultabile dei percorsi
Conoscenza degli aspetti
clinico/assistenziali/
relazionali e sociali con
particolare attenzione ai
percorsi organizzativi nel
paziente con diasabilità
motoria acquisita utili al suo
reinserimento nella
comunità.
Conoscenza degli aspetti
clinico/assistenziali e
relazionali utili all'inserimento
del bimbo con patologia
cronica nella comunità.
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
74
Piano sociale di zona 2005-2007
2.4.5 Integrazione nelle politiche tariffarie e applicazione dell’isee
Occorre rilevare che una vera e propria politica di omogeneizzazione delle tariffe fra i 4 comuni
non
è
stata
ancora
definita
considerando
la
elevata
complessità
del
processo
di
omogeneizzazione che sarà da completare con gradualità anche in previsione della
formalizzazione dell’Unione dei comuni.
Rispetto alla disciplina Isee, che tenta di definire l’accesso e la compartecipazione ai costi degli
utenti parametrando in modo omogeneo la loro ricchezza, i 4 Comuni dell’Associazione e
l’azienda USL si sono impegnati nella sua applicazione sia nei servizi in cui la normativa nazionale
ne richiede l’applicazione sia in alcuni servizi a discrezione degli enti locali.
Per un approfondimento si confronti la tabella 1.
Tab. 1 – Prestazioni e servizi cui si applicano criteri selettivi con e senza Isee
Prestazioni nazionali con ISEE
Prestazioni locali con ISEE a
discrezione dell’ente
−
Asili nido e altri servizi
−
Assegno di maternità
−
Assegno per il terzo figlio
−
Agevolazioni per servizi
−
Mensa scolastica
di pubblica utilità
−
Servizi socio sanitari
educativi per l’infanzia
Borse di studio
−
scolastiche
−
Prestazioni del diritto allo
−
−
−
−
Integrazione al minimo,
scolastiche
maggiorazione sociale
Agevolazioni acquisto
delle pensioni, assegno
libri scolastici
e pensione sociale e
Contributi integrativi per
ogni altra prestazione
il pagamento dei canoni
previdenziale
domiciliari
di locazione
−
−
Assegno e pensione di
invalidità civile
Assegnazione di posti nei
centri vacanza
studio universitario
−
Prestazioni escluse dalla
disciplina ISEE
Servizi socio sanitari
diurni residenziali
(Telecom)
−
Prestazioni con Isee non
previsto dalla normativa
nazionale di riferimento
−
Esenzioni tasse
−
Indennità di
Agevolazione per tasse
accompagnamento e
universitarie
assimilati
Altre prestazioni locali
−
Assegni al nucleo
familiare
Fonte: CTSP, Quarto rapporto sullo stato di attuazione e sugli effetti derivanti dall’applicazione dell’Indicatore della
situazione economica, Ministero dell’economia e finanza 2003
L’Isee è stato introdotto nell’ordinamento italiano già da 8 anni, nel 1997, quando la legge
finanziaria per il 1998 ha delegato il Governo ad “emanare uno o più decreti legislativi per la
definizione … di criteri unificati di valutazione della situazione economica dei soggetti che
richiedono prestazioni sociali agevolate nei confronti di amministrazioni pubbliche” (art. 59 c.51
della L.449 del 27 dicembre 1997).
Un primo importante passo nella definizione dell’istituto è stato il D.Lgs.109/98. Dopo un biennio di
sperimentazione, l’Isee è diventato definitivamente operativo con il D.Lgs. 130/2000; a tutt’oggi la
normativa non può però dirsi del tutto completata. Dei cinque provvedimenti applicativi previsti
dal D.Lgs 130, ancora due mancano all’appello, e certamente rilevante è quello relativo ai limiti
dell’applicazione dell’Isee nel caso delle prestazioni di natura socio-sanitaria rivolte a persone con
handicap permanente grave, nonché a soggetti ultrasessantacinquenni non autosufficienti.
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
75
Piano sociale di zona 2005-2007
Si ritiene necessario attendere che la Regione Emilia Romagna definisca la propria posizione in
merito all’applicazione dell’ISEE nei regolamenti per i servizi rivolti agli anziani; è tuttavia auspicabile
che tale utilizzo si riferisca ad un Indicatore della Situazione Equivalente più corretto rispetto
all’attuale, visti i limiti che ha dimostrato, così come definito dal lavoro di ricerca “La ricchezza
nell’equità” del Professor Bosi.
Negli ultimi due anni le novità sul piano normativo non sono particolarmente rilevanti. Nel 2003
quella di maggiore rilievo è l’impiego dell’Isee quale criterio di accesso alla tariffa sociale per la
fornitura di energia elettrica ai clienti domestici, con ampliamento quindi dell’applicazione ai servizi
delle public utilities (canone mensile di abbonamento telefonico, contributi alle spese connesse
alla fornitura del gas per i clienti in condizioni economiche disagiate, gli anziani e i disabili). Sempre
nel 2003 è stato emanato il comunicato con cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fissato
al 5,04% il valore del tasso di rendimento da applicare in modo figurativo alla componente
mobiliare del patrimonio ai fini della determinazione del reddito derivante da attività finanziarie. 19
È tuttavia importante sottolineare come in alcuni servizi in cui non è prevista l’applicazione
dell’Isee, se non a discrezione dell’Ente, i 4 comuni convergano nella sua applicazione (la non
applicazione dell’Isee in uno o più Comuni, come per esempio nei servizi di “buono taxi”, “prestiti
sull’onore” è da ricondursi alla mancanza di tale servizio)e alla prospettiva di consolidare la sua
applicazione nel triennio di validità del Piano di Zona.
Ancora più rilevante risulta essere la volontà di costruire regolamenti comuni riguardo ad alcuni
servizi (cfr tabella obiettivi di fine triennio) rispetto le tariffe e quindi la quota parte di contribuzione
degli utenti. Rimane confermato il principio dell’universalismo selettivo ossia un sistema di
protezione sociale che, pur garantendo l’universalismo delle prestazioni, introduca criteri di
selettività in base alle necessità di ciascuno.
Stato attuale
Azioni realizzate di
omogeneizzazione*
Assegno di maternità
Contribuzione per il terzo figlio
Contributi per l’acquisto della prima casa
Buoni libri
Ambito territoriale
Area di intervento e tipologie di servizio
Prestazioni regionali e nazionali con Isee
Associazione
Minori e famiglie/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Associazione
Minori e famiglie/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Comune di Carpi
Casa/contribuzione economica
Associazione
Istruzione/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
“Efficacia selettiva dell’Ise nell’erogazione di prestazioni sociali agevolate nella provincia di Modena” a cura di Bosi,
Baldini, Colombini
19
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
76
Piano sociale di zona 2005-2007
Assegnazione di alloggi popolari
Associazione
Casa/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Fondo sociale per l’affitto
Associazione
Casa/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Assegno di cura
Associazione
Anziani/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Prestazioni
odontoiatriche,
protesiche
Associazione
Multiutenza/contribuzione economica
ortodontiche
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Borse di studio
Associazione
Istruzione/contribuzione economica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Prestazioni locali con isee a discrezione dell’ente
Asili nido
Associazione
Istruzione/custodia ed educazione minori
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Scuole materne
Associazione
Istruzione/istruzione
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Trasporto scolastico
Comuni di : Carpi,
Istruzione/trasporto scolastico
Novi e Soliera
Mensa scolastica
Associazione
Istruzione/mensa scolastica
intercomunale dei
Comuni di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
Servizio di Assistenza Domiciliare
Comuni di, Carpi, Novi Anziani e disabili/assistenza domiciliare
e Soliera
Fondo per il sostegno alla domiciliarità
Comune di Carpi
Anziani/contribuzione economica
Comune di Novi
Un anno in famiglia
Comune di Carpi
Minori e famiglie/contribuzione economica
Buono taxi
Comune di Carpi
Anziani e disabili/contribuzione economica
Prestiti sull’onore
Comune di Carpi
Minori e famiglie/prestito denaro
Comune di Novi
Obiettivo di fine triennio: Sviluppare azioni di omogeneizzazione per un sistema più equo
Azioni
previste
di
omogeneizzazione*
Definizione
di
un
unico
regolamento dell’attribuzione
dell’Assegno di cura
erogato dall’Azienda Usl
(piani finalizzati)
Ambito territoriale
Comuni
di
Campogalliano,
Carpi, Novi e Soliera
di
Definzione
dei
criteri Comuni
applicativi gestionali comuni Campogalliano,
per il Contributo per la Carpi, Novi e Soliera
mobilità
e
l’autonomia
nell’ambiente domestico a
favore di persone disabili art.
Area di intervento e tipologie di
servizio
Anziani/
Contribuzione economica
Anziani e
economica
disabili/contribuzione
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
Indicatori di risultato
nel triennio
1.
Dotazione di un
regolamento
di
2.
Applicazione
tale regolamento al 100%
delle pratiche istruite
di
tale
3.
Verifica
applicazione
Dotazione dei criteri
1.
Applicazione
dei
2.
criteri al 100% delle
pratiche istruite
Verifica
di
tale
3.
applicazione
77
Piano sociale di zona 2005-2007
9/10 LR 29 del 97
Definizione
di
un
unico Comuni
di
regolamento
per Campogalliano,
l’assegnazione dell’Assegno di Carpi, Novi e Soliera
sostegno all’handicap adulto
(piani finalizzati)
Disabili/contribuzione economica
Definizione delle modalità di Comuni
di
compartecipazione ai costi Campogalliano,
delle
rette
dei
centri Carpi, Novi e Soliera
residenziali e semiresidenziali
da parte delle famiglie
Disabili/contribuzione economica
Omogeneizzazione
dei Comuni
di
regolamenti
per
i
servizi Campogalliano,
residenziali e semi-residenziali Carpi, Novi e Soliera
per anziani:
Casa Protetta, Servizio di
assistenza
anziani,
Centro
diurno, Comunità alloggio
Anziani/contribuzione economica
1.
Dotazione di un
regolamento
2.
Applicazione di tale
regolamento al 100%
delle pratiche istruite
di
tale
3.
Verifica
applicazione
delle
1. Definizione
modalità
2. Applicazione delle
modalità al 100% delle
pratiche istruite
di
tale
3.
Verifica
applicazione
1. Omogeneizzazione
dei regolamenti
2. Applicazione di tale
regolamenti
al
100%
delle pratiche istruite
di
tale
3.
Verifica
applicazione
2.4.6 Integrazione come accesso e sportello sociale
Secondo quanto indicato dall’art. 19 della Legge n 328/2000, nonché dall’art 7 della L.R. n.2/2003,
ciascuna zona deve dotarsi di una funzione di sportello sociale, che costituisce quella porta
unitaria di accesso al sistema dei servizi indicata dal Piano nazionale degli interventi e dei servizi
sociali 2001-2003
Attraverso la funzione di sportello sociale si realizzano azioni di informazione e orientamento in
modo unitario e integrato sull’intero territorio della zona, in merito al sistema dei servizi e alle
procedure di accesso. Da questo punto di vista lo sportello sociale rende concreta la possibilità per
i cittadini di utilizzare i servizi. Esso è lo strumento che, attraverso l’informazione e l’orientamento,
aiuta a garantire ai cittadini pari opportunità di accesso al sistema, con una particolare attenzione
a chi, per difficoltà personali e sociali, non è in grado di rivolgersi direttamente ai servizi.20
L’accesso al sistema integrato dei servizi deve essere favorito non solo attraverso le attività di
informazione ma porre adeguata attenzione anche al servizio di orientamento; Informazione e
orientamento sono due funzioni che si legano strettamente. Infatti, l’informazione da sola può
risultare scarsamente efficace a fronte della necessità sempre più ricorrente di sostenere le
decisioni delle persone e delle famiglie, di fornire strumenti per valutare le diverse alternative a
disposizione e identificare la scelta più opportuna. È centrale non solo ciò che viene offerto
(l’informazione) ma anche il modo in cui ciò avviene, il processo con cui viene offerta
informazione, viene spiegata, ci si mette in relazione, si ascolta, si avvia una chiarificazione del
bisogno e della domanda.
Altra cosa rispetto all’informazione e all’orientamento è la “presa in carico” da parte dei servizi che
rappresenta la fase successiva del percorso intrapreso dall’utente e che comprende la valutazione
del bisogno, l’elaborazione e la condivisione di un progetto individualizzato, l’attivazione dei servizi
20
Piano sociale e sanitario 2005-2007 – materiali per l’avvio della consultazione
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
78
Piano sociale di zona 2005-2007
e delle prestazioni conseguenti. La presa in carico è funzione del servizio sociale professionale o dei
singoli servizi competenti.
La Regione, con il programma di riparto delle risorse dell’anno 2003, ha inteso promuovere lo
sviluppo della funzione di sportello sociale, da realizzarsi in raccordo con i punti informativi del
territorio. Per questo ha avviato, con apposito bando (D.G.R. n. 2749/2003), una sperimentazione,
che ha dato come esito l’approvazione di trentadue progetti sperimentali di sportello sociale
(D.G.R. n. 1620/2004) giudicati rispondenti agli obiettivi e alle finalità indicate dalla L.R. n. 2/2003 in
materia di accesso.
Il Comune di Carpi insieme agli altri comuni del distretto, all’Azienda usl , alle Ipab del territorio e
alla cooperativa Sofia ha partecipato ad bando ricevendo il finanziamento per la sperimentazione
di uno sportello sociale denominato “Una rete innovativa per l’accesso ai servizi sociali nel distretto
di Carpi: sportelli sociali, informazioni agli anziani sul territorio, volontari a domicilio”. Tale sportello
sociale sarà ubicato al Piano terra di Via Trento Trieste presso l’Assessorato alle Politiche sociali.
Obiettivi
-
Rendere garantito, facile ed evidente l’accesso al sistema complessivo di interventi socioassistenziali, attraverso la definizione di accessi multicanali (sia fisici che virtuali), semplici,
diffusi sul territorio, in grado di fornire informazioni complete ed esaurienti.
-
Garantire a tutti i cittadini pari opportunità di accesso alla rete, con particolare attenzione
a chi, per difficoltà personali e sociali, non è in grado di rivolgersi direttamente ai servizi.
-
Completare la rete dei punti informativi già presenti sul territorio sulle opportunità e i servizi
sociali, attraverso l'attivazione di un nuovo sportello sociale in grado di dare ogni tipo di
informazione di primo orientamento e, in secondo luogo, l’avvio di un’attività di
“informanziani” attraverso sportelli sia fisici che virtuali, rivolti alla popolazione anziana ed ai
caregiver, attività ad oggi mancante nel sistema locale di servizi informativi tematici;
-
Implementare un punto nodale per il sistema con il compito di collegare in rete gli sportelli
territoriali specialistici (centro per le famiglie, informagiovani-quicittà, informahandicap,
Centro servizi per l’immigrazione, Urp QuiSanità e il futuro informanziani) e gli altri punti
informativi presenti sul territorio (pubblici e privati), di promuovere l’attivazione di ulteriori
punti di contatto con i cittadini sul territorio e infine di garantire la strutturazione di un
sistema informativo generale che sia omogeneo, integrato, assistito, costantemente
mantenuto efficiente e aggiornato.
-
Avviare modalità più puntuali e organiche per la rilevazione del bisogno, sia potenziale che
espresso, per il monitoraggio della domanda, per l’analisi dei dati. Rendere organici e
circolari i flussi informativi tra i vari livelli, tra le funzioni di relazione diretta con i cittadini e le
funzioni di programmazione e di orientamento strategico.
-
Valorizzare la partecipazione attiva del volontariato e la capacità di questo nel costruire
relazioni sociali nella comunità, funzioni particolarmente significative per una conoscenza
diretta dei bisogni e per una informazione efficace e penetrante verso i soggetti più fragili e
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
79
Piano sociale di zona 2005-2007
più in difficoltà nel reperire direttamente le informazioni circa le opportunità e i diritti sociali.
-
Sperimentare, con la collaborazione del volontariato, nuove modalità di informazione
dell’utenza debole, attraverso figure di “informatori” che siano in grado di entrare
direttamente in contatto con il potenziale beneficiario di servizi, agendo sul territorio in virtù
delle relazioni di socialità costruite nei quartieri, nel vicinato, nei condomini.
-
Implementare l’informatizzazione del servizio anche consentendo l’accesso agli altri
Comuni del Distretto così da facilitare l’accesso alle informazioni un tempo reale.
Struttura organizzativa
Lo sportello sociale potrà contare su una rete estesa di collaborazioni, che alimenti costantemente
un flusso informativo ampio, non frammentato e aggiornato rispetto alle risorse che il territorio offre,
anche attraverso la costruzione di un sistema informativo dell’intera rete dei servizi sociali e sociosanitari del territorio di riferimento. Tale sistema è opportuno che sia in condivisione con tutti gli
sportelli presenti sul territorio ed eventualmente accessibile anche da parte di altri soggetti che
svolgono a vario titolo attività di informazione, orientamento, assistenza.
Accanto al luogo fisico in cui sarà ubicato lo sportello sociale saranno attivati presso i centri sociali
aderenti, e altri luoghi facilmente accessibili all’utenza, delle postazioni da cui accedere alla rete
informatica e quindi alle informazioni.
Conterà su personale competente, con un buon grado di conoscenza del sistema dei servizi, sia
pubblico che privato, accompagnata a capacità relazionali e di ascolto. È stato individuato un
coordinatore dello sportello e si prevede di individuare almeno altri tre operatori di front office
supportati da un operatore di back office principalmente impegnato nei colloqui di
approfondimento.
Per la sua ubicazione fisica (nello stesso stabile dell’assessorato alle politiche sociale con diretto
accesso ai servizi specifici) si presume si realizzerà una positiva integrazione e collaborazione
all’interno del sistema dei servizi del Comune e della Zona in genere oltre ad una ulteriore
facilitazione rispetto al passaggio informazione-orientamento-presa in carico.
A fianco dei locali dedicati allo sportello sociale è previsto il funzionamento dello sportello
immigrazione con personale specializzato ed in particolare lo sportello sociale potrà avvalersi della
professionalità dei mediatori culturali presenti.
I soggetti coinvolti
Sarà coinvolto il prima battuta il Comune di Carpi che predisporrà il servizio in progressiva
collaborazione con gli altri Comuni del distretto e l’azienda Usl del distretto 1.
In fase sperimentale gli altri comuni del distretto potranno utilizzare le informazioni e le consulenze
dello sportello unico tramite una connessione in rete al portale dedicato, si valuterà in itinere la
possibilità di istituire anche a livello locale uno sportello sociale.
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
80
Piano sociale di zona 2005-2007
Si prevede un processo di progressiva integrazione all’interno di un unico “sistema unitario di
accesso al sistema di servizi sociali e sanitari” di zona, entro un progressivo adeguamento culturale,
normativo ed organizzativo, che occorre perseguire con gradualità.
Si dovrà inoltre perseguire una reale integrazione con gli altri punti di informazione e di promozione
di servizi specifici sul territorio, raccordandosi con essi (ad esempio con gli "sportelli unici" delle
Aziende Usl, gli sportelli settoriali quali ”Informafamiglie”, gli “uffici per stranieri”, gli “informanziani”
gli “informagiovani”, i S.A.A.), nonché con le sedi in cui normalmente avviene il contatto con il
cittadino che necessita di informazioni (URP, Patronati, “sportello per l’impiego” Sindacati, etc.).
In accordo con quanto sostenuto dal Piano sociale e sanitario regionale 2005-2007 con i soggetti
più sopra richiamati, e in particolare con gli Sportelli unici delle Ausl, lo sportello sociale deve
realizzare una stabile attività di raccordo e reciproca informazione, sui casi seguiti e le iniziative
intraprese.
È stato siglato un protocollo fra il Comune di Carpi e i centri sociali anziani rispetto la possibilità di
collaborare al monitoraggio dei bisogni della popolazione anziana, sono state istallate postazioni
informative connesse con l’nformanziani e in generale con la futura banca dati dello sportello
unico nei centri oltre, alla definizione di alcuni momenti formativi rivolti ai volontari dei centri sociali
per fornire le prime informazioni ed eventualmente orientare gli anziani ai servizi.
Un ulteriore protocollo d’intesa sarà siglato con l’ente previdenziale INPS mediante il quale sarà
possibile accedere alla banca dati dell’Inps (per il controllo delle posizioni contributive per
esempio).
Le priorità di accesso
In criterio assunto è quello dell’universalismo selettivo; da un lato vi è un riconoscimento
“universalistico” che consente ai cittadini portatori di bisogno di beneficiare di certi diritti, dall’altro
tale riconoscimento si accompagna alla presenza di risorse scarse, che talvolta non riescono
(soprattutto per certi tipi di intervento particolarmente estesi o particolarmente costosi) a coprire
per intero il fabbisogno. Per questo è necessario prevedere una gradualità degli accessi, per
indirizzare prioritariamente le risorse verso le situazioni caratterizzate da maggiore fragilità sociale e
da bisogni di maggiore intensità.
Rispetto l’analisi dei bisogni del territorio si identificano alcune situazioni di disagio sulle quali porre
maggiore attenzione:
•
Nuclei familiari monogenitoriali con figli a carico
•
Dalla presenza nel nucleo familiare di minori in stato di disagio
•
Dalla presenza nel nucleo familiare di anziani non autosufficienti o con età superiore agli 80
anni
•
Dalla presenza nel nucleo familiare di portatori di handicap o invalidi (>66%)
Gli indicatori di risultato previsti nel triennio
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
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Piano sociale di zona 2005-2007
-
registrazione di tutti gli elementi raccolti presso gli sportelli: numero di accessi, di contatti,
tipologia della domanda, del bisogno rilevato, etc.
-
Analisi periodica (3-6 mesi) dei dati raccolti sulla domanda;
-
Relazioni periodiche (3-6 mesi)sul bisogno espresso;
-
Comparazioni tra indicatori es: numero accessi/ num. domande/aree tematiche/bisogni
espressi.
-
Relazioni annuali sulle attività dello Sportello.
-
Incontri periodici di verifica del comitato di pilotaggio e della rete d’innovazione sociale del
piano di zona;
-
Valutazioni del tavolo politico/istituzionale del Piano di zona;
-
Incontri di valutazione generale con gli operatori pubblici e gli operatori del terzo settore
del settore socio-assistenziale.
C:\ROBERTA SAVIOLI\PIANI DI ZONA 2005-2007\Copia di CARPI\Piano di Zona 2005_07 Carpi.doc
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