cloud storage

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cloud storage
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Direction Reportec - Anno XIII n.76 marzo 2015 mensile
ICT SECURITY
Dalla sicurezza alla resilienza
per le infrastrutture critiche
COMMUNICATION
Videocomunica nel Cloud con
Circuit di Unify
NETWORKING
Allied Telesis presenta
la serie x930
focus on
cloud storage
con approfondimenti dedicati a
DATACORE - FUJITSU - IBM - iNEBULA - NETAPP
OVERLAND STORAGE - RETELIT
focus
on
È il tempo dei servizi
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Coud storage
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Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
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Storage sicuro e nel Cloud con iNebula Safe
Storage ad alte prestazioni e per le PMI da Fujitsu
Storage flessibile IBM on premise o su cloud
Cloud e SDS con DataCore
Overland protegge i dati in azienda e nel Cloud
Cloud e Object Storage negli sviluppi di NetApp
ict security
communication
networking
l’opinione
l’indice
l’opinione
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Fibra, Cloud Storage e servizi nei piani di sviluppo di Retelit
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Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche
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Videocomunica nel Cloud con Circuit di Unify
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Allied Telesis presenta la serie x930
Ben venga Cryptolocker se risveglia le coscienze
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Direction Reportec - anno XIII - numero 76
mensile marzo 2015
Direttore responsabile: Riccardo Florio
In redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi.
Grafica: Aimone Bolliger
Immagini da: Dreamstime.com
Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano
Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it - [email protected]
Stampa: A.G. Printing Srl, via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Gian Galeazzo 2, 20136
Milano Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo
ed elettronico) 12.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.
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di Giuseppe Saccardi
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l’opinione
È
È il tempo dei servizi
Continua a svilupparsi l'offerta di servizi da parte delle aziende che
operano nel segmento dell'ICT. In generale, quello a cui si assiste è
il passaggio graduale ma costante degli interessi dalla produzione
di beni materiali (server, storage, centralini, firewall, switch e così
via) alla produzione di beni immateriali o logici (servizi, supporto,
software, cloud e così via). Il motivo è facilmente individuabile
e risiede nella continua compressione dei ricavi e dei margini
derivanti dalla vendita del solo hardware.
A risentirne maggiormente sono stati per primi i produttori di
hardware, a sfavore dei quali hanno giocato sia la virtualizzazione
dell'IT, che ha ridotto in termini quantitativi il venduto, sia i
processi di standardizzazione e migrazione verso il cloud e, ultimo
arrivato, il Software Defined nelle sue varie declinazioni.
Quest'ultimo processo, in particolare, impone che per essere "à la
page" si rendano disponibili soluzioni standardizzate e gestibili in
modalità aperta. Così facendo, però, si apre la strada a chi invece
di produrre l'hardware, che offre bassi margini, si concentra sul
software, che richiede sì forza lavoro professionale, ma che ha costi
industriali minori perché non si devono ordinare componenti,
sviluppare progetti che richiedono tempo, fare previsioni di lungo
termine sul venduto e così via. Si ha, in sostanza, un fenomeno
simile a quello avvenuto nel mondo finanziario quando il valore si è
spostato dai prodotti materiali ai prodotti finanziari.
In ogni caso, positivo o negativo che sia il fenomeno, intraprendere
la strada dei servizi appare obbligato o quasi.. Ma quello dei servizi
è un settore ampio e in un momento in cui il problema non è la
volontà di cambiare l'infrastruttura IT o migrare al cloud ma dove
trovare i quattrini per farlo, si sta estendendo anche ad aspetti
finanziari. In pratica, crescono i produttori che oltre alle tecnologia
mettono in campo anche i finanziamenti affinché il cliente possa
intraprendere un percorso evolutivo in grado di far diventare più
reattiva l'azienda e di conseguenza remunerare il produttore.
Quello del finanziamento dell'investimento in IT è in pratica un
servizio ulteriore che si aggiunge agli altri servizi immateriali che
stanno crescendo sul mercato, anche se naturalmente minaccia
di creare delle distorsioni perché potrebbe portare un'azienda a
non dotarsi della tecnologia migliore ma di una magari meno
innovativa per la quale riceve un finanziamento per l'acquisto. Se
oltre al finanziamento si ha però il meglio, o quasi, di quello che c'è
sul mercato diventa una strada senza dubbio molto interessante
per svecchiare la tecnologia, migliorare i processi di business e
guadagnare in competitività.
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cloud storage
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focus
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cloud storage
cloud storage
Internet of Things, mobile app, digital
marketing e social media contribuiscono tutti
a far crescere enormemente i dati prodotti
quotidianamente nelle imprese, le quali
devono, evidentemente, trovare “spazio” per
immagazzinarli, mantenendone la fruibilità
finché una parte di essi dovrà essere archiviata.
Riuscire in quest’opera non basta, se
contemporaneamente non sono tenuti a bada
i costi e, ovviamente, garantita la necessaria
sicurezza in termini di integrità, riservatezza,
autenticità e disponibilità.
La soddisfazione di queste esigenze è alla base
del crescente successo che sta registrando
l’offerta di Cloud Storage.
Quest’ultima si sta sviluppando in due
direzioni: quella pubblica e quella privata.
La prima area si è affermata da tempo, anche
se con una connotazione soprattutto rivolta
al mondo consumer, cioè caratterizzata
da contratti standard, SLA predefiniti e
relativamente poca flessibilità. Peraltro sono in
crescita le proposte professionali, anche offerte
direttamente dai produttori di hardware.
Il cloud storage privato, invece, si divide in
tre tipologie: le architetture virtualizzate on
premise, le soluzioni più avanzate di Software
Defined Storage e quelle di taglio più basso,
dette di Personal Cloud.
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focus
on
cloud storage
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Il Cloud Storage: dal
Public al private Cloud
Soluzioni flessibili per memorizzare la gran mole di dati prodotta
ogni giorno a costi accessibili, senza trascurare disponibilità e
di Giuseppe Saccardi
sicurezza
I
l Cloud Storage è un argomento
sempre più al centro dell’interesse da parte delle aziende e di
conseguenza dei produttori di soluzioni storage. Il motivo è semplice: la crescita quasi esponenziale
dei dati da memorizzare da qualche parte, cercando di farlo ai costi
più bassi possibili senza per questo
creare problemi alle applicazioni
business, alla sicurezza, alla loro
disponibilità. In pratica, quello che
potrebbe sembrare un bel rebus.
La criticità, in termini di volumi,
deriva poi da aspetti strettamente
connessi alle applicazioni o indipendenti dalla propria volontà.
Per esempio il fenomeno dell’Internet delle cose (Internet of Things:
IoT) lascia già presagire un impatto notevole in termini di volume di
dati da memorizzare per chi gestirà le reti di “oggetti” o per chi ne utilizzerà la mole di dati generati per
analizzarli e trarne informazioni
funzionali al proprio business.
Questo è però ancora un aspetto
che è connesso alle applicazioni
e in qualche misura prevedibile.
Ma se si pensa invece all’evoluzione della comunicazione mobile
multimediale, si ha un esempio di
fenomeno indipendente che da un
momento all’altro, nel giro di un
cambio di generazione di dispositivi mobili o di standard di codifica
e velocità trasmissiva di una rete
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cloud storage
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mobile, può portare anche a incrementare di un ordine di grandezza
il volume di dati da memorizzare
a seguito di un audio o videoconferenza che passa da una bassa a
una in alta definizione. L’applicazione è la medesima, l’utilizzatore
del servizio è il medesimo, il tempo
e le informazioni che ci si scambia sono le medesime ma cambia
enormemente il numero di byte
generati.
L’aumento del volume dei dati, di
cui prevedibilmente solo una parte minoritaria è di uso corrente
mentre il restante finisce in breve
tempo nell’archivio, ha implicato
la definizione di nuove architetture
per affrontare il problema, sia sotto
il piano della gestione dei volumi
che sotto il piano dei costi.
In ogni caso quando si parla di
cloud storage ci si riferisce sostanzialmente a due grosse aree: quella pubblica e quella privata.
Lo storage come servizio
pubblico
La prima area si riferisce alle
aziende che erogano servizi di storage mettendo a disposizione dei
clienti i loro data center e le loro
infrastrutture. In alcuni casi si tratta di una semplice evoluzione da
precedenti offerte di co-location
o di gestione in outsourcing. Una
recente evoluzione ha visto affian-
carsi ai classici operatori del settore, specializzati nel fornire servizi e
che magari sono arrivato al cloud
partendo da servizi di pura connettività e di telefonia, anche aziende
produttrici di dispositivi hardware.
È questo il caso dei produttori di
apparati server e di storage che
disponendo dei data center necessari per svolgere le loro attività
hanno deciso di utilizzarli anche
per erogare servizi cloud ed entrare in un campo che si prospetta
essere molto appetibile in un momento in cui i margini sull’hardware stanno decrescendo, decrescita
che si prospetta possa risultare
ancor più marcata con il diffondersi di architetture software defined,
che si basano proprio sul concetto
di poter disporre di uno strato hardware a basso costo e che proprio
in quanto tale finisce con l’erodere
e comprimere i margini di un produttore.
Nel campo dei servizi storage esistono però consistenti differenze,
anche se meno ampie di quanto
erano all’inizio del fenomeno.
Un fattore critico si è per esempio
rilevato essere la localizzazione fisica dei Data Center.
Per esempio, i primi servizi che
sono stati erogati da una nota
società americana erano basati
su data center situati negli USA e
soggetti alle relative leggi federali.
In termine di protezione dei dati e
della loro riservatezza un utente
europeo veniva a essere meno garantito per quanto riguardava proprio la riservatezza. Inoltre si sono
verificate nel passato perdite e trafugamenti di dati che hanno portato molte aziende interessate allo
storage sul cloud a procrastinare
gli investimenti o una migrazione
dell’IT aziendale in tal senso e a
porsi in uno stato di attesa di tempi
migliori, in cui le tecnologie di sicu-
cloud storage
cloud storage
Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
rezza dello storage e le normative
in proposito fossero più chiare.
Una tale situazione ha lasciato lo
spazio e l’opportunità ai produttori di apparati ,perlomeno quelli di
maggiore dimensione, per entrare
in gioco e attivare propri servizi in
Italia e in Europa basandoli su Data
Center locali, soggetti quindi alle
normative italiane ed europee che
sono molto più stringenti e garantisti in tema di privacy. La vicinanza
all’utente e alle sue sedi permette
anche di far leva sui minori costi trasmissivi e di poter fornire
ai clienti soluzioni di connettività
convenenti che, quando si parla di
storage e di esigenze di backup e
restore con finestre il più possibile
strette, è un aspetto di rilievo.
Alla data sono numerosi in Italia
sia i fornitori classici di servizi, e
cioè di aziende che si sono dotate
in proprio di un data center per fornire servizi storage o che agiscono
come broker rivendendo un servizio arricchito comperando spazio
storage da operatori mondiali di
livello e categoria superiore.
Parimenti, seppur meno numerosi
perché relativo ai big dell’informatica, sono disponibili anche offerte
da parte di produttori che dispongono di Data Center a livello nazionale, in Germania o in Inghilterra,
tutte nazioni soggette alle normative comunitarie.
A quest’area di fornitori di servizio,
pur variegata, si rivolgono quelle
aziende utilizzatrici che necessitano di storage tipicamente sia su
base continuativa che on demand.
focus
on
cloud storage
L’offerta di tal tipo si sta differenziando perché ogni fornitore cerca
naturalmente di caratterizzarsi al
meglio delle sue possibilità per ritagliarsi la propria fetta di mercato.
Quello che si osserva è un’offerta
che spazia dalla semplice proposizione di storage sino ad architetture
IT più complesse che comprendono anche server e connettività, oppure un servizio architettato sotto
forma di cloud ibrido, con uno storage che comprende sia capacità
e relativi dispositivi situati presso il
data center del fornitore che presso
l’utente, in modo da poter meglio
rispondere a esigenze di velocità.
In altri casi il servizio arriva sino a
livello applicativo, come laddove i
dati devono essere elaborati a fini
statistici e rientrano in quella grossa area dei big data, che richiedono
non solo elevata capacità storage
ma anche una elevata capacità
elaborativa e hardware specifico,
per esempio basato su flash e l’inmemory computing.
Lo storage per il cloud
privato
Più semplice e meno variegata
è l’area dello storage per il cloud
privato. Ma non per questo meno
soggetta del cloud pubblico a una
forte evoluzione architetturale e
tecnologica.
In questo caso la differenziazione a
cui si assiste per lo storage segue
tre strade.
La prima è quella della virtualizzazione, con soluzioni che permettono di mettere a fattor comune
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focus
on
cloud storage
cloud storage
lo storage aziendale distribuito sui
vari dispositivi (storage server, e
così via) e trasformarlo in un pool
di risorse che può essere fruito in
modo usuale o sotto forma di Private Cloud.
La seconda strada è quella che
persegue l’evoluzione in chiave
sofwtare defined. È una strada che
viene intrapresa in primis dalle
aziende di media-alta dimensione che decidono di far evolvere in
tal senso il proprio data center e le
sue principali componenti e cioè lo
storage, i server e la rete.
L’obiettivo generale da parte
dell’utilizzatore, anche se poi la
pratica porta a scelte più restrittive, è quello di disaccoppiare lo
strato software di gestione dello
storage da quello fisico di trasporto e memorizzazione dei dati. È in
sostanza un ritorno sui generis al
pluridecennale modello OSI, dove
una infrastruttura ICT era suddivisa
in sette livelli che comunicavano
tramite API specifiche e dove ogni
livello richiedeva al sottostante un
servizio di una certa tipologia e
caratteristiche. Con che hardware il servizio foss erogato al livello
richiedente la cosa interessava
poco. Importante era che fossero
esaudite le funzionalità richieste.
Naturalmente quando si parla di
strato software e di strato hardware
la cosa si complica se a livello hardware ci si propone come obiettivo quello di poter usare hardware
di produttori, caratteristiche (disco,
flash, nastro, eccetera) generazioni
differenti. Per poterlo fare si deve
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disporre di un denominatore comune per quanto concerne la gestione dell’insieme, la sua fruizione
come cloud e la sua inserzione se
necessario in un contesto cloud
più ampio, e cioè un cloud ibrido
che permetta di far leva sui benefici dell’una e dell’altra architettura
e servizi.
Naturalmente la cosa più semplice
è dotarsi di una infrastruttura SDS
predisposta per erogare servizi in
un contesto cloud privato del singolo fornitore. Si perde in grado di
apertura ma si beneficia dell’one
stop shopping e di un centro di assistenza unificata.
Un poco più critico è quando si
pass al cloud ibrido, perchè qui la
situazione è profondamente diversa in quanto non necessariamente
il fornitore pubblico ha adottato la
medesima architettura e software
di gestione dell’azienda privata.
Alcune aziende produttrici al fine
di superare il problema del dover
movimentare i dati da un ambiente
strettamente privato a uno pubblico e viceversa, o abilitare un facile
recupero dei dati dal servizio pubblico nel caso si decidesse di cambiare operatore, hanno sviluppato
software e sistemi operativi ad hoc
omogenei per cloud pubblici, privati
o ibridi. Peraltro, il fatto di aver fornito l’hardware e il sistema operativo
e di gestione a un operatore cloud
ha finito in alcuni casi per costituire
una consistente leva commerciale
perché viene evidenziato come sia
più facile in tal caso realizzare un
cloud ibrido.
cloud storage
La terza strada consiste nel do-ityourself, facilitata peraltro dal fatto
che cresce il numero di fornitori di
apparati storage che sviluppano
architetture semplificate che coprono le esigenze medio basse.
Sono i cosiddetti Personal Cloud,
che permettono di far fronte alle
esigenze di piccole sedi o uffici periferici e che vanno incontro anche
all’esigenza di permettere a basso
costo di salvare i dati, metterli in
comune, garantirne la sopravvivenza tramite tecniche RAID e abilitarne l’accesso sia da locale che
da remoto.
I punti chiave del cloud
storage
Ma, volendoli riassumere per semplicità, quali sono i punti salienti
che costituiscono il valore aggiunto
del Cloud Storage? Fondamentalmente sono di quattro tipologie:
• Si ha la possibilità di accedere
allo storage in modo innovativo
tramite servizi fruibili su Web.
• Si può fruire dello storage con
un elevato grado di astrazione e
cloud storage
soluzioni tradizionali, ricorrendo
a piattaforme più aperte e più facilmente espandibili.
disaccoppiamento tra la sua locazione fisica e logica. Ciò rende
possibile, da parte del fornitore,
provvedere a un rapido reindirizzamento delle richieste di storage
verso sedi fisiche dove sia disponibile lo storage richiesto con le
caratteristiche necessarie o al
contempo distribuire le richieste
su più sistemi fisici potenzialmente distribuiti world wide.
• Si ha la possibilità di una gestione semplificata e di tempi di
provisioning fortemente contenuti
rispetto a un approccio tradizionale. È facilitata anche la strutturazione in livelli dei servizi richiesti. Ciò è valido sia che si tratti di
un Cloud Provider che del dipartimento IT preposto a supportate
le attività delle diverse divisioni
aziendali, dalla progettazione
alla produzione, dal marketing
all’analisi strategica, che possono
avere esigenze focalizzate in alcuni periodi dell’anno o del mese.
• Vi è la possibilità di condividere, organizzare e gestire i dati in
modo più semplice rispetto a
cloud storage
Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
Ricorrere al Cloud Storage, in definitiva, permette di disporre di
un IT virtualizzato, più dinamico e
versatile e, di conseguenza, di trasferire questa caratteristica anche
sulle applicazioni business. Attivare
nuove applicazioni, nuovi processi
di business, anche se inizialmente
non si è certi del successo presso
il pubblico, diventa meno rischioso
e quanto si paga in infrastruttura
storage nel Cloud può essere proporzionato alla effettiva risposta da
parte del mercato.
Il rovescio della medaglia
Naturalmente tutte le medaglie
hanno il loro rovescio e anche il
cloud non è la panacea universale
a tutti i problemi dell’IT, così come
non tutte le applicazioni business
e i bilanci aziendali possono trovare sollievo certo e garantito da una
evoluzione verso il cloud storage.
Come si è verificato per tutte le architetture, le soluzioni e i prodotti
resi sino a ora disponibili per lo storage, anche il cloud non è esente
da aspetti che vanno considerati
attentamente e correlati alle proprie esigenze di business e di settore in cui si opera.
L’aspetto forse di maggior importanza, pur se organizzazioni come
la SNIA stanno attivamente operando in tal senso, è che ancora
non esiste uno standard del tutto
definito per il Cloud Storage e le
focus
on
cloud storage
modalità di accesso ai servizi che
eroga. Ne può derivare una certa
rigidità nel caso si debba effettuare il passaggio di una applicazione
business da un fornitore di servizi
Cloud a un altro. Peraltro questo
non vale solo per lo storage ma per
tutti i servizi che lo costituiscono.
Un secondo aspetto da considerare è che non tutti i fornitori di Cloud
Storage dispongono di soluzioni in
grado di far potenzialmente fronte
a tutte le esigenze che si possono presentare per le applicazioni
aziendali.
Ciò potrebbe portare a identificare
e rendere appetibile un soluzione mista, in cui viene abbinato un
approccio basato su un “Enterprise Cloud Storage” con un “Public
Cloud Storage”. E in effetti quella
del cloud ibrido è una strada che
sempre più aziende stanno intraprendendo.
Per esempio, potrebbe non risultare possibile rispondere a tutte le
funzionalità di una applicazione
che richieda capacità relazionali
dal database, oppure potrebbe non
essere possibile distribuire i dati su
più data base ed effettuare il lock
dei medesimi o permettere l’accesso multiplo, oppure potrebbe
risultare difficile garantire tempi di
risposta predefiniti nel loro valore
massimo e così via.
Un terzo fattore di criticità e aspetto da esplorare con il fornitore del
servizio è quello, pur nel contesto
di una virtualizzazione e distribuzione territoriale, della collocazione
materiale dei dati, in quali siti, con
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focus
on
cloud storage
cloud storage
che caratteristiche SLA, di disaster
recovery o di sicurezza.
In sostanza, si tratta di verificare se
lo storage che si utilizza in modo
virtuale e i dati che vi finiscono con
il risiedere portino a non rispettare quanto previsto da normative
nazionali o di settori per quanto
riguarda la compliance, cosa peraltro che può presentare della
complessità alla luce di normative che hanno il cattivo vezzo di
cambiare con una certa rapidità
o subire aggiustamenti in corsa
anche significativi (per esempio la
SOX, PCI, Basilea 2, eccetera, per
rimanere sul piano internazionale,
oppure le norme sulla conservazione sostitutiva dei documenti per
quanto concerne l’ambiente nazionale).
Sono, in particolare, le normative
che prevedono uno stretto controllo sui dati e sui siti di loro allocazione che possono risultare difficili
da soddisfare in un ambito Cloud
Storage.
Storage on demand e
standard
Il forte interesse per la fruizione di
storage on demand ha spinto le
società produttrici e chi offre servizi
storage in ambito cloud a costituire
gruppi che, all’interno di organismi
già esistenti, si occupassero di definire metodi e standard comuni
per poter fruire in modo aperto di
capacità di storage.
In assenza di queste standardizzazioni si assisterebbe al proliferare di soluzioni non interoperabili,
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sostanzialmente proprietarie e in
quanto tali, se di possibile accettazione da parte del grande pubblico,
di problematico utilizzo da parte
delle aziende e da enti pubblici,
che sono propense, o addirittura
obbligate, ad adottare sistemi e
soluzioni aperte perché meno costose e dove la possibilità di trovare
personale esperto è meno problematica.
Un grosso lavoro di standardizzazione, come già evidenziato, lo
conduce SNIA, che ha il compito all’interno dell’associazione di
produttori di apparati storage di
definire linguaggi e interfacce che
garantiscano l’interoperabilità e la
trasparenza nei confronti delle applicazione di utente.
In questo scenario, con il termine
DaaS (Data storage as a Service) ci
si riferisce alla fornitura su richiesta di capacità di storage sotto forma di storage virtuale.
Parlare di offerta DaaS fa però subito emergere il problema di come
questa offerta possa supportare
l’accesso da parte di applicazioni
client che risiedono in ambienti legacy. Perché ciò possa realizzarsi
deve essere sostanzialmente disponibile il supporto di due diverse
tipologie di protocolli di rete, iSCSI
per lo storage a blocchi e CIFS/NFS
oppure WebDAV per ambienti file
system.
Cloud storage a misura
del business
Osservate nel loro insieme le offerte di Cloud Storage si differenziano
cloud storage
sensibilmente, sia che si tratti di
soluzioni di Enterprise Cloud sia di
Public Cloud. In ogni caso ci sono
degli aspetti comuni che possono
essere considerati quando si deve
decidere come procedere e verso
quale soluzione indirizzare la propria scelta.
Criteri di tariffazione del
servizio
Una delle principali, se non la
principale in assoluto, motivazione per adottare una soluzione di
loud storage è quella dei costi, di
spostare il piano economico dal
Capex all’Opex e il desiderio di pagare esclusivamente a consumo le
risorse fruite. Valutare questo costo
è quindi l’elemento primario e ciò
implica il chiarire due diverse tipologie di costi da sopportare, quello
dello storage in sé e quello della
banda trasmissiva necessaria per
accedervi in funzione delle esigen-
ze delle applicazioni, del volume
di dati che si devono trattare, del
tempo in cui questi dati devono essere disponibili e così via. Ma è nei
dettagli che di solito si nasconde il
diavolo.
Spesso a un costo iniziale possono
finire con l’aggiungersi costi nascosti, come quelli di connessione,
di richiesta o rilascio delle risorse, oppure costi di manutenzione
inattesi o difficili da quantificare
inizialmente o sottostimati e altri
ancora. Proprio perché si desidera
evolvere verso una tariffazione al
consumo le modalità di tariffazione è auspicabile, per esempio,
che siano il più semplice, lineari e
chiare possibile e che implichino
bollette mensili che siano del tutto
o quasi prevedibili a budget.
Flessibilità
La flessibilità, oltre a una tariffazione a consumo, è probabilmente il
cloud storage
cloud storage
Il Cloud Storage: dal Public al private Cloud
secondo degli elementi che rendono attraente il Cloud Storage. La
flessibilità si declina in due diversi
aspetti, la scalabilità e cioè la possibilità di disporre della capacità
storage necessaria, e l’elasticità,
ovverossia la possibilità di ottenerla
e rilasciarla in base alle esigenze.
Quello che si desidera in definitiva,
sia a livello di CIO che di business
manager e di chi autorizza i budget di spesa aziendali, è di essere
finalmente liberati dai problemi di
budget per l’hardware, le espansioni, la gestione degli ordini, le parti
di scorta, la formazione, e così via.
Prestazioni
L’aspetto prestazioni può in molti casi essere critico, ma più per
quanto concerne le limitazioni di
banda che per l’ammontare di storage che può essere reso disponibile.
Se l’applicazione di backup e di
disaster recovery necessita di una
capacità di banda di 100 Mbit per
poter essere attuata nel tempo
previsto dalle procedure e dalle
normative, una soluzione in cui la
banda massima possa arrivare a
10 Mbit al secondo è chiaramente
inutilizzabile.
Viceversa, può essere accettabile
per il backup e inaccettabile per
la gestione dei dati in produzione.
Assume quindi importanza valutare la consistenza della effettiva
e contrattualizzabile disponibilità
di banda a fronte delle esigenze
applicative e corrispondenze normative.
focus
on
cloud storage
Integrabilità
Un altro anche se non ultimo
aspetto da considerare é la complessità o meno dell’integrazione
con l’IT aziendale e le applicazioni
business. In genere, questo implica
una verifica accurata delle interfacce software e delle API disponibili, se siano proprietarie o meno,
e che complessità presentano nel
loro uso.
Trattandosi poi di storage deve
esistere la corrispondenza con il
proprio ambiente applicativo e ciò
richiede che si verifichi, se tale è il
proprio caso, la disponibilità di accessi tramite http, NFS, CIFS eccetera.
Esiste poi un aspetto di carattere
generale che esula dalle esigenze applicative, mentre corrisponde
a quelle normative alle quali deve
far fronte non solo il CIO, ma anche
il management aziendale, che ne
risponde civilmente o penalmente.
Si tratta dell’allocazione dei dati. Il
punto è che di solito un fornitore
di servizi di Cloud storage non garantisce che i dati risiedano in un
determinato punto fisico.
In generale, per molte applicazioni ciò non è richiesto, ma (oltre
quanto previsto dalle leggi) se, per
esempio si utilizza il Cloud storage come ambiente per il disaster
recovery assume importanza conoscere la distanza tra le sedi in
cui i dati sono duplicati, le caratteristiche dello storage fisico o la
disponibilità di sistemi di alimentazione elettrica alternativi del sito,
per limitarsi a punti essenziali. R
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focus
on
cloud storage
cloud storage
Storage sicuro e nel
Cloud con iNebula Safe
Proteggere i dati è possibile e alla portata di tutte le SMB
con la soluzione di cloud ibrido ideata da iNebula.
Assicura backup e ripristino in locale e da remoto e l’accesso in
di Giuseppe Saccardi
mobilità ai dati
i
Nebula è una società che fa parte del Gruppo ITway, una multinazionale che opera nel settore
dell’IT da 15 anni, con oltre 280 dipendenti in 6 Paesi europei.
Alla base della costituzione di iNebula vi è stata la volontà di sfruttare
la competenza tecnologica sviluppata negli anni dal gruppo cui appartiene. L’esperienza accumulata
ha permesso di organizzare ed
erogare corsi di formazione e di
certificazione per conto di vendor di
primissimo piano, per cui l’azienda
ha in pratica assunto lo status non
solo di formatore tecnologico ma
anche di “Certification Authority”.
I riconoscimenti e le qualifiche
ottenute costituiscono un asset
molto importante, ma non l’unico
che caratterizza l’azienda. A esso
se ne aggiungono altri, ha illustrato
Stefano Della Valle, vice president
di iNebula. Un secondo asset è la
profonda focalizzazione nel mondo della sicurezza, con oltre 120
specialisti e certificazioni di alto
livello sulle tecnologie proposte,
come per esempio quelle di partner tecnologici di primo piano quali
Cisco, VMware e Check Point.
Servizi cloud per lo Small
Medium Business
Ma nel concreto in cosa si è tradotta la vision di iNebula e quale
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cloud storage
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è il suo ideale target di mercato?
«Abbiamo iniziato fornendo il
servizio di collaborazione e videoconferenza iNebula Vidio, che è
allo stesso tempo basato su tecnologie estremamente consolidate e assolutamente innovativo
per quanto concerne la modalità
esclusiva di fruizione, che per un
servizio di entry level è addirittura
gratuita. Poi abbiamo via via aggiunto altri servizi nel cloud», ha
evidenziato Della Valle.
In essenza, iNebula Vidio è un servizio WebRTC di videoconferenza in
cloud che presenta il beneficio e
Stefano Della Valle,
vice president iNebula
la semplicità di essere “clientless”
e cioè non richiedere l’installazione di software sul dispositivo
dell’utente e che, inoltre, è completamente accessibile via web in
cloud. Un utente può collegarsi in
videoconferenza o seguire webinar
su desktop, tablet, smartphone e
sale conferenze attrezzate.
Un più recente servizio, che come
quello di videoconferenza presenta caratteri fortemente originali, è
iNebula Safe , un servizio di Cloud
Backup che iNebula ha sviluppato al fine di garantire anche a
una media azienda la protezione
dei dati aziendali tramite cloud, il
loro backup e la possibilità di un
veloce restore. In pratica, la soluzione coniuga le funzionalità di
data protection evoluto con quelle
di business continuity e disaster
recovery e permette di disporre di
una soluzione per la salvaguardia dei dati con un’architettura
distribuita nel Cloud tipicamente
esclusiva delle grandi aziende.
Quello del cloud backup e dei relativi servizi è un segmento in cui
già operano svariate aziende e
operatori. Tipicamente però prevede che l’user salvi periodicamente
i propri dati nel Cloud in un data
center di cui non sempre si conosce la locazione. Uno dei maggiori
problemi a cui si può però andare
incontro con le tipiche soluzioni di
questo tipo sono i tempi necessari
sia per il backup sia per il restore,
soprattutto quando viene utilizzata una normale connessione
Adsl di qualche megabit. In questo
caso, con il crescere esponenziale
dei dati strutturati ma soprattutto
non strutturati (video, documenti
digitalizzati, eccetera) i tempo di
backup e restore dei dati, che oramai anche in una media azienda
arrivano a superare facilmente
i terabyte, diventano proibitivi e
possono richiedere ore o addirittura giorni. È a queste criticità in
termini di sicurezza, efficienza e
reale disponibilità del dato che
iNebula si è proposta di rispondere
con la soluzione iNebula Safe.
Un cloud ibrido di classe
enterprise
iNebula Safe è nella
sua architettura e funzionalità un servizio
cloud ibrido che prevede due componenti di
base.
La prima componente è costituita da un
dispositivo storage allocato presso l’azienda che è dato in comodato d’uso
ma rimane di proprietà di iNebula, che quindi ne ha la completa
responsabilità per la gestione, la
manutenzione, l’aggiornamento
del software e la garanzia della
corrispondenza delle sue caratteristiche tecniche alle esigenze
del cliente. Una volta che è stato
messo in produzione e connesso alla rete locale, sul dispositivo
viene seguito periodicamente il
backup dei dati aziendali. A partire da questo dispositivo il restore
è quindi effettuabile in locale e
cloud storage
cloud storage
Storage sicuro e nel Cloud con iNebula Safe
praticamente istantaneo, evidenzia Della Valle. Di notte e quindi in
un momento di scarsa operatività e quando la connessione Adsl
è generalmente poco utilizzata,
il servizio provvede ad allineare
automaticamente i dati residenti sullo storage locale con quelli
conservati nel cloud.
I benefici di una tale architettura
di cloud ibrido sono molto consistenti, ha illustrato Della Valle.
Un primo beneficio consiste nel
poter realizzare anche una decina
di backup locali nel corso della
giornata e avere un unico allineamento durante la notte.
I servizi cloud di iNebula
Un secondo beneficio del disporre anche di uno storage locale e
di una sua immagine nel cloud
è che, se il dispositivo si dovesse
guastare, entro 48 ore ne viene
fornito uno sostitutivo già allineato
per quanto concerne i dati, dispositivo che così può essere immediatamente connesso alla rete e
posto in produzione.
iNebula svolge anche tramite il
suo servizio una funzione di supervisione da remoto del funzionamento del sistema nel suo
complesso. Nel caso si rilevi che
focus
on
cloud storage
il volume dei dati da salvare, la
velocità della linea e i tempi di
backup accettabili non risultano
tra loro congrui, iNebula avvisa il
cliente e gli invia un disco usb. Il
cliente può quindi collegare allo
storage in locale il disco ricevuto,
copiarvi l’elevato volume di dati e
inviarlo a iNebula, che provvede ad
allineare lo storage locale con la
sua immagine nel cloud.
Dati disponibili ovunque con
tablet, notebook e smartphone
La protezione dei dati è indispensabile, ma altrettanto indispensabile per il business, osserva
Della Valle, è il poterne
liberamente
disporre ovunque ci si trovi.
Anche in questo caso
iNebula si è proposta
di rispondere adeguatamente con il servizio
cloud alle crescenti
esigenze di mobilità.
In pratica, per l’utente
mobile, il servizio viene visto come
una sorta di grande “drop box”
aziendale.
Tramite esso è possibile accedere
ai propri file, scaricare un Excel,
scambiare documenti con clienti
e collaboratori, il tutto in un ambiente sicuro e protetto. Funzionalmente il tutto per l’utilizzatore
avviene in modo trasparente e
congruo con il suo usuale modo
di procedere e la navigazione tra i
file avviene all’interno dell’immagine del suo disco C: virtuale nel
cloud.
R
D76
13
focus
on
cloud storage
cloud storage
Storage ad alte
prestazioni e per le PMI
da Fujitsu
Fujitsu ha reso disponibile il sistema storage Eternus DX200F,
che abbina prestazioni flash a costi sostenibili e garantisce
il 100% di operatività. Rilasciate anche soluzioni pensate
di Giuseppe Saccardi
per le PMI
C
ontinua l’impegno di Fujitsu
nello sviluppo di soluzioni
storage volte ad ampliare
la sua gamma di soluzioni destinate a proteggere le aziende dai
rischi di perdite di dati causate da
disastri, senza per questo costringerle ad aggiungere complessità
alle rispettive infrastrutture ICT, e
al contempo porre le basi per un
Hybrid Cloud dinamico e flessibile
L’impegno più recente si è concretizzato nel suo nuovo prodotto all
flash DX200F della sua linea Eternus di dispositivi storage. Elevate
le prestazioni che caratterizzano il
prodotto.
Anche nel caso delle applicazioni
dai requisiti prestazionali più spinti, ha illustrato la società, il nuovo
DX200F permette di disporre dei
benefici derivanti dalle performance che evidenzia essere tra le più
alte presenti sul mercato a un costo accessibile. Inoltre, la soluzione
storage ingloba funzionalità di failover trasparente che consentono
alle aziende di continuare a essere
operative, in modalità manuale o
automatica, in caso di interruzioni
dei servizi programmate o impreviste.
Lo sviluppo del nuovo prodotto deriva dalla considerazione di Fujitsu
14
D76
che quando si tratta di dati mission-critical che devono rimanere
costantemente disponibili senza
interruzioni, una configurazione a
prova di disastro è una condizione sine qua non per mantenere,
per esempio, i siti di vendita online
operativi, i database transazionali
accessibili e le macchine virtuali
funzionanti.
Eternus JX40
Minor complessità e Disaster
Recovery automatico
Per quanto conceren l’equipaggiamento l’All-flash Array è un sistema preconfigurato equipaggiato
con un numero variabile da 5 a 24
SSD (Solid State Disk) per una capacità totale massima di 38,4 TB.
Gli SSD possono incrementare la
velocità, osserva Fujitsu, anche di
un paio di ordini di grandezza, superando di molto gli hard disk in
particolare per quanto concerne la
latenza dei dati, aspetto che può
costituire un serio problema per le
applicazioni business più esigenti.
cloud storage
«Il sistema Fujitsu Storage Eternus
DX200F è la scelta perfetta per le
applicazioni che richiedono prestazioni elevate per garantire i tempi
di risposta più rapidi e la soddisfazione degli utenti. A differenza
dei costosissimi All-flash Array
basati su architetture di sistema
proprietarie con componenti flash
realizzati appositamente, il nostro
DX200F fa leva sull’architettura
ad alte prestazioni della famiglia
storage Eternus DX RAID e sulla
convenienza economica degli SSD
standard. Come già comprovato da
benchmark standard, questa combinazione si traduce nella più alta
accelerazione applicativa del settore a livelli di costo decisamente
più bassi», ha osservato Bernhard
Brandwitte, Vice President Global
Storage Business di Fujitsu.
Un altro aspetto sottolineato da
Fujitsu è il fatto che laddove molti
sistemi all-flash forniscono prestazioni limitate in termini di alta
disponibilità e disaster recovery, il
DX200F supporta la sincronizzazione dei dati tra due unità. Sfruttando la funzione Storage Cluster
è possibile infatti configurare un
meccanismo di failover trasparente che combina le performance
tipiche dei prodotti all-flash con
una ridondanza completa in caso
di disastro, per un risultato che attualmente non trova altri riscontri
sul mercato.
Il failover verso il sistema sopravvissuto o verso il sito secondario
avviene automaticamente in caso
di disastro in modo trasparente
verso gli host e l’applicazione, e
senza bisogno di interventi da parte degli amministratori di sistema.
Tutti gli accessi applicativi vengono
mantenuti in tempo reale, mentre
tutti i sistemi presenti nell’ambiente ad alta disponibilità possono
continuare a funzionare produttivamente nel corso delle normali
operazioni standard. La soluzione
supporta anche il failover manuale, utile in caso di interruzioni programmate, test dei piani di disaster
recovery e aggiornamenti senza
disservizi.
Storage per le PMI ad alta
efficienza e prestazioni
Fujitsu ha reso disponibile anche
Eternus JX40 S2, un nuovo sottosistema storage ad alte prestazioni
pensato per le esigenze delle PMI
e delle sedi aziendali distaccate
nonché per ottimizzare su base
end-to-end i sistemi ICT. L’apparato è un’estensione che l’azienda
ritiene anche ideale per qualsiasi
server.
In contemporanea al nuovo storage
Fujitsu ha infatti annunciato anche
i nuovi Server Primergy RX2560 M1
e TX2560 M1, che si caratterizzano,
ha illustrato, per alti livelli di performance, espandibilità e disponibilità con un fattore di forma sia in
formato rack (RX) che tower (TX).
L’introduzione sul mercato dei
nuovi apparati storage deriva dalla
considerazione dell’azienda che i
volumi di dati da gestire continuano a crescere e i requisiti di ca-
cloud storage
cloud storage
STORAGE AD ALTE PRESTAZIONI E PER LE PMI DA FUJITSU
pacità finiscono spesso con il superare la capacità storage interna
che i server sono in grado di fornire.
Quello che ne deriva è che molte
aziende necessitano di un’estensione che sia allo stesso tempo
pratica ed efficace della capacità
storage, cosa che però se attuata
in modo non adeguato può causare un rallentamento in termini di
velocità e prestazioni.
A questo problema si è propoposta
di rispondere proprio con il rilascio
del JX40 S2, che permette di ampliare la capacità storage fino a 173
Terabyte suddivisi su un massimo
di quattro chassis. In pratica, la capacità di storage già di per sé elevate del server TX/RX2560 M1 può
essere aumentata di tre volte.
A livello di prestazioni, la velocità operativa è ottenuta mediante
l’adozione di interfacce SAS da 12
Gbit/s per un massimo di 96 hard
disk o SSD (Solid State Disk) SAS da
2,5”.
È poi disponibile un meccanismo
di basilare di protezione dati con ridondanza integrata, cosa che, nota
Fujitsu, rende il sistema Eternus
JX40 S2 il complemento ideale per
i server della sua famiglia Primergy.
focus
on
cloud storage
Prestazioni assicurate dai
processori Intel Xeon
Per quanto concerne le prestazioni,
con i server Primergy RX/TX2560 M1
le aziende possono disporre delle
prestazioni di fino a due processori Intel Xeon E5 v3 in combinazione con un massimo di 1536 GB
di memoria DDR4. La scalabilità è
invece assicurata da fino a 10 slot
di espansione e fino a 32 hard disk
da 2,5”.
Per quel che riguarda, invece, la garanzia di funzionamento sia delle
versioni rack sia tower del server
questa è ottenuta tramite l’adozione di alimentatori e ventole ridondanti e di una serie di svariati
controller RAID.
In sostanza, evidenzia Fujitsu, sono
caratteristiche che rendono i server ideali per le applicazioni che
richiedono grande potenza di calcolo come la virtualizzazione dello
storage e le strategie di backup-todisk, ma anche per ambienti Microsoft Exchange.
A questo si aggiunge la ServerView
Suite, che fornisce un supporto integrato per gli amministratori durante le procedure di installazione,
deployment e gestione di server e
storage.
R
Eternus DX200F
D76
15
focus
on
cloud storage
cloud storage
storage flessibile ibm
on premise o su cloud
IBM pone ottimizzazione e management al centro delle
nuove infrastrutture storage basate su uno strato software
che unifica con flessibilità l’hardware esistente, dagli x86 ai
di Gaetano Di Blasio
sistemi a nastro
C
on Jamie M. Thomas, General Manager, Storage and
Software Defined Systems
di IBM, abbiamo fatto il punto sulle strategie presenti e future, dopo
l’annuncio di un investimento da
un miliardo di dollari in cinque anni
solo per lo sviluppo di tecnologie in
ambito Software Defined Storage.
Jamie Thomas,
General Manager,
Storage and
Software Defined
Systems di IBM
16
cloud storage
D76
Lo scenario più “challenging” è
forse quello dei Big Data, alla cui
crescita contribuiscono diverse
sorgenti, Internet of Things,
social media, mobile app. Come
affrontare questo contesto?
Gli analytics sono l’elemento che
accomuna tutti i Big Data, perché
alla fine devi trarre valore da ognuna di queste sorgenti. Tutti cercano
un modo per ottenere business
insight dai dati. È un’opportunità e
riguarda nel profondo imprese di
ogni settore economico. Ho parlato
con aziende diverse, per esempio compagnie di assicurazioni,
che mi hanno detto “non siamo
un’azienda di assicurazioni ma
un’azienda di indicizzazione dati” e
ha senso, perché il loro business
dipende dai dati.
Questo sta accadendo molto velocemente e le imprese si rendono
conto che, per riuscire a utilizzare
questo tipo di dati da un punto di
vista economico, devono dotarsi di
infrastrutture molto differenti da
quelle che già hanno e, allo stesso
tempo, devono avere un punto di
vista completamente nuovo sul
data lifecycle management, molto
più sofisticato. Perché devono trovare un nuovo break even in termini di capacità e spazio nel data
center per gestire queste enormi
quantità di dati e sorgenti diverse.
Abbiamo osservato questi cambiamenti, in particolare nell’ultimo
anno, e siamo giunti alla conclusione che occorrevano nuovi
sviluppi e approcci nello storage
per portarlo a nuovi livelli e, per
questo, abbiamo investito sugli
elementi strategici del Software
Defined Storage e della tecnologia flash. Il primo permetterà di
fornire ai clienti maggiore agilità
e nuovi strumenti per la gestione
economica dello storage. Mentre
riteniamo che la tecnologia flash
sarà il formato hardware dominante in futuro, soprattutto per la
sua abilità nel supportare più efficacemente questa nuova onda di
applicazioni.
In febbraio avete annunciato
IBM Spectrum Storage, che
sembra andare ben oltre prodotti
e tecnologie proponendo
una nuova visione. Qual è il
percorso evolutivo, considerato
che il vostro piano prevede un
investimento da un miliardo di
dollari in cinque anni?
È oltre un decennio che investiamo
nei Big Data, in buona parte, per
esempio, per il progetto Watson.
Sono questi investimenti che permettono a IBM di sviluppare le funzionalità che sono e saranno inserite nelle nuove tecnologie storage.
Non sono cose che puoi creare in
qualche settimana e tale esperienza rappresenta senz’altro un punto
di forza per IBM.
Se guardiamo all’evoluzione delle esigenze avvenuta nell’ultimo
anno, si comprende che, per avere
un’infrastruttura efficace, hai bisogno di un efficace sistema per
la gestione dell’ambiente storage.
Inoltre, c’è un’altra evoluzione sul
fronte infrastruttura, che è basata
su software. È evidente che il delivery dello storage via software è
molto più efficiente e flessibile.
Questo strato software possiamo
sia fornirlo installato in un’appliance sia all’interno del nostro ambiente cloud su Softlayer. Questo
ci permette di offrire caratteristiche simili on premise e in cloud e
supportare al meglio i clienti nella
scelta di un’architettura o un’altra
e, in particolare, nell’implementazione di un’infrastruttura cloud
ibrida.
Tra le evoluzioni annunciate lo
scorso anno e ora portate a ter-
mine, c’è Spectrum Scale, proprio
uno di quei prodotti su cui abbiamo
investito per il progetto Watson, per
costruirne il livello storage. Continueremo a impegnarci per sviluppare questo e gli altri prodotti
per incrementare le tecnologie e i
protocolli o quant’altro, in modo da
supportare tutte le peculiarità dei
diversi ambienti di storage.
Abbiamo raccolto tutta la nostra
offerta software in un’unica famiglia e ci siamo focalizzati su due
aspetti fondamentali: storage management e storage optimization.
Quest’ultimo è probabilmente
quello su cui sono concentrate le
maggiori attenzioni degli utenti,
sia di chi impiega le appliance sia
di chi usa Softlayer. La principale
novità in quest’ambito è IBM Spectrum Accelerate, che deriva dal
software già compreso nella nostra
appliance XIV, leader di mercato,
caratterizzata da semplicità d’uso
ed elevate prestazioni. In sintesi,
con Accelerate è possibile prendere il software di XIV e installarlo
nel proprio sistema di commodity
storage. Questo significa valorizzare l’hardware di cui le imprese già
dispongono, compresi sistemi Intel
vari, cambiando completamente il
modello di acquisizione e il ciclo di
vita dello storage.
A partire da settembre, questo prodotto è stata testata in ambienti
reali con successo. Per esempio ho
visitato un’azienda nel Regno Unito dove mi hanno spiegato quanto
abbiano apprezzato la rapidità con
cui sono stati in grado di utilizzare
la soluzione e completare il primo
deployment in 30 minuti. Provate a
cloud storage
cloud storage
storage flessibile IBM on premise o su cloud
compararlo con il processo di acquisizione tradizionale.
Un altro caso pubblico è quello
della cinese State Grid, la più grande azienda energetica del mondo.
Un caso particolarmente significativo per le dimensioni dell’impresa
e dell’installato esistente. Sono riusciti a sfruttare la flessibilità del
software e scalare in maniera diversa ed efficiente attraverso questa enorme capacità hardware.
Si tratta di milioni di dollari che
le imprese possono rimettere in
produzione in maniera efficiente,
rivoluzionando il lifecycle dell’installato.
A proposito di ottimizzazione dei
processi, le nuove tecnologie
storage, la virtualizzazione e
il Software Defined Storage
possono portare vantaggi sul
fronte del disaster recovery
e dell’archiviazione. Avete
proposte specifiche in
quest’ambito?
Una delle offerte sul fronte del
management è proprio Spectrum
Archive. Per questo abbiamo scritto
un’interfaccia software che consente ai clienti di interfacciare l’infrastruttura in maniera molto più
efficace del passato con i propri
sistemi storage basati su nastro.
Questo è importante anche negli
ambienti Big Data, dove i volumi
da salvare sono enormi e ciò sta
risvegliando l’interesse verso i nastri. Il problema con questi ultimi,
però, è che sono difficili da usare,
ma questa nuova automazione li
rende accessibili e utilizzabili. Di
fatto diventa molto facile gestire
questi media come una parte critica del data management lifecycle.
Molti nostri clienti hanno cominciato a sfruttare con successo
queste soluzioni, quasi tutte rila-
sciate lo scorso anno e ora, con
Accelerate, tutte disponibili. Anche
per questo abbiamo unificato l’offerta, che in parte era all’interno
del Software Group di IBM.
focus
on
cloud storage
Cosa state preparando per
il futuro dello storage, in
particolare, sul fronte delle
tecnologie Flash?
Ci sono certamente molti investimenti che daranno origine a evoluzioni sul fronte dei sistemi flash.
Per cominciare i nostri più recenti
rilasci portano nuovi form factor
che possono essere utilizzati per
gestire dati legacy e contemporaneamente forniscono grandi miglioramenti in termini di consumi
energetici e, più in generale, in una
prospettiva di costo totale di possesso (TCO).
Stiamo poi investendo nella prossima generazione di soluzioni a
supporto del cloud ibrido con un
nuovo cloud gateway che lega in
maniera molto efficiente le infrastrutture legacy con le componenti su Softlayer, per consentire
ai clienti di utilizzare quest’ultimo
più efficacemente. Stiamo anche
lavorando per estendere il supporto a altri cloud per limitare le
restrizioni. Per quanto, ovviamente,
siamo maggiormente concentrati
sui nostri asset, quale Softlayer è,
siamo anche il principale sostenitore economico del progetto OpenStack. Tutti i nostri prodotti storage
sono integrati in OpenStack, come
le appliance e c’è chi li sta gestendo con OpenStack, come alcuni
service provider nostri clienti. Più
in generale, però, OpenStack è un
fronte su cui opera il nostro Cloud
Group. Inoltre, su Spectrum Scale
stiamo integrando Swift e già dallo scorso anno forniamo supporto
object.
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D76
17
focus
on
cloud storage
cloud storage
Cloud e SDS con
DataCore
DataCore SANsymphony-V10 permette di realizzare infrastrutture
di Giuseppe Saccardi
virtuali aperte e pone le basi per un cloud ibrido
D
ataCore Software opera nel
campo dello storage definito
dal software. Il suo software
DataCore SANsymphony-V10 per la
virtualizzazione si propone di permettere alle organizzazioni IT di
gestire e scalare in modo trasparente le architetture per lo storage dei dati, nonché di poterlo fare,
proprio tramite la virtualizzazione,
anche in ambienti multivendor e
con tecnologie storage di diverse
generazioni, in modo da abilitare
un passgagio progressivo al private
o all’Hybrid Cloud.
Si tratta di base di un tecnologia
software adattativa e capace di auto-apprendere e ripararsi che nella
strategia DataCore elimina del tutto o fortemente riduce le difficoltà
connesse ai processi manuali e
supporta il reparto IT, grazie alla
sua architettura agnostica rispetto all’hardware, nel rendere reali
le
potenzialità
espresse dai nuovi
data center definiti
dal software e abilitati al Cloud.
Peraltro, evidenzia
la società, la soluzione SANsymphony-V10
non
solo permette di
realizzare infrastrutture virtuali
utilizzando diverse piattaforme di
George Teixeira
CEO di DataCore
18
cloud storage
D76
base quali server, storage, eccetera
anche di fornitori e generazioni di
prodotto diverse, ma allo stesso
tempo di incrementare l’affidabilità
complessiva e la disponibilità dei
dati mediante una gestione in pool
dinamico delle risorse.
Rende possibile, infatti, evidenzia
George Teixeira, CEO di DataCore,
risolvere il problema connesso alla
gestione di “isole di dati”, all’utilizzo
di hardware di base economico e
all’integrazione della tecnologia
Flash in abbinamento a macchine
basate sui convenzionali dischi o di
generazioni precedenti.
In sostanza, permette di muoversi
in un’ottica altamente virtualizzata e aperta, invece di rimanere
vincolati all’interno del complesso
processo di convergenza che le
aziende stanno mettendo in pratica al fine di perseguire l’obiettivo di
un data center realmente definito
dal software,
Un connubio SAN virtuali
e Software Defined
Come in precedenza accennato,
l’attuale approccio frammentato
nell’acquisto dello storage non appare più in grado di tenere il passo con la forte crescita dei dati e
con la parimenti forte esigenza di
flessibilità. SANsymphony-V10 è
stato sviluppato, evidenzia George
Teixeira, CEO di DataCore, proprio
con l’obiettivo di superare questo
ostacolo ma anche di costituire un
punto miliare nella virtualizzazione
delle risorse aziendali.
In sintesi, la soluzione consente a
un’azienda di realizzare una SAN
virtuale scalabile costruita utilizzando i server economici (che magari si pensava di dismettere) e il
loro storage senza dover affrontare
i problemi connessi alla messa in
esercizio e soprattutto con i costi
generalmente elevati delle tradizionali reti di storage. Ma questo
non è tutto, osserva Teixeira.
La funzione Virtual SAN di DataCore
SANsymphony-V10 consente alle
organizzazioni anche di virtualizzare lo storage dei server basati
su Flash o dischi fissi, e inoltre di
integrare nel processo di virtualizzazione dello storage le batterie di storage esterno esistenti. In
sostanza, dal punto di vista della
disponibilità dei dati, la tecnologia
software e virtualizzata sviluppata
da DataCore consente di perseguire l’obiettivo di una disponibilità
continua dei dati, oltre che evitare
di affrontare i costi per la realizzazione di una SAN tradizionale.
Dati in-field rilevati presso casi
concreti di suo utilizzo, evidenzia
DataCore, indicano in sino al 75% la
percentuale di riduzione dei costi,
con un contemporaneo aumento
delle prestazioni delle applicazioni
virtualizzate di sino a un ordine di
grandezza.
L’architettura di
SANsymphony-V10
SANsymphony-V10 è un prodotto
cloud storage
cloud storage
Cloud e SDS con DataCore
Il package SANsymphony
software per la virtualizzazione dello storage
giunto alla sua decima
generazione che comprende funzionalità di
Virtual SAN e che si è
candidato per aprire la
strada verso nuove tipologie di utilizzo, che nel settore
vengono riferite anche come server-SAN o per l’adozione di sistemi
convergenti.
Come in precedenza evidenziato,
una volta che il software è stato
installato su server X86 standard,
fornisce un set di servizi comuni di
storage trasversale a tutti i dispositivi storage disponibili e permette
di gestire in pool la capacità storage dei diversi dispositivi di rete. I
dati vengono poi automaticamente
replicati tra i diversi nodi al fine di
non avere un singolo punto di guasto.
La “Virtual SAN” che si viene a costituire è in grado di funzionare con
tutti i principali hypervisor (come
per esempio VMware vSphere o
Microsoft Hyper-V) e su qualunque
server o VM standard. In sostanza,
se si ragiona in termini di Opex, la
DataCore Virtual SAN permette di
eliminare i problemi, i costi e le
complessità aggiuntive legate alla
gestione e al funzionamento di infrastrutture SAN esterne.
Un altro punto saliente è la scalabilità. A partire da due nodi Virtual
SAN scala fino a oltre 50 milioni di
IOPS e supporta sino a 64 petabyte
di capienza su cluster di sino a 64
server, con oltre 100 milioni di IOPS.
In pratica, per chi vuole
evolvere da un’architettura
convenzionale a una altamente virtualizzata, DataCore Virtual SAN crea pool
di storage condivisi ad
alte prestazioni e a elevata disponibilità utilizzando
i dischi e lo storage flash installati
nei server applicativi.
Tramite DataCore Virtual SAN, dal
punto di vista infrastrutturale, i responsabili IT possono gestire, virtualizzare e sfruttare i dischi e lo
storage basato su flash dei server,
oltre che virtualizzare le batterie di
storage esterno presenti nei diversi dipartimenti, data center e uffici
remoti, con un uptime, evidenzia
Teixeira , prossimo al 100%.
Virtual SAN
in campo nella PA
Un esempio concreto di utilizzo
di SANsymphony-V10 lo fornisce
quanto realizzato dal
Comune di Bologna,
che ha circa 3500
postazioni informatiche. L’infrastruttura IT
è composta da due
Server Farm posizionate nelle due sedi
principali.
In un tale e complesso scenario si erano
nel tempo evidenziate tre esigenze
specifiche: garanzia
della BC, aumento
della potenza, contenimento della spesa.
Un’indagine ha escluso l’adozione
della classica soluzione di potenziamento dell’hardware a favore
del SDS. Le motivazioni hanno
riguardato l’aspetto economico,
infatti l’adozione del SDS avrebbe
eliminato l’esigenza di dotarsi di
ulteriore hardware, oltre a garantire una maggiore flessibilità in fase
di crescita e senza imporre vincoli
rispetto all’acquisto di hardware di
uno specifico produttore.
Successivamente è stata eseguita
un’approfondita verifica mirata ai
livelli funzionali offerti. Questa fase
di valutazione ha portato alla scelta di DataCore SANsymphony-V10,
che si è rivelata essere la piattaforma che offriva maggiori garanzie in
base ai requisiti espressi.
Alla data il Comune ha virtualizzato, con DataCore, storage IBM,
NetApp, Nexsan, dischi flash HGST
con 4 livelli di Tier distribuiti sui due
nodi metropolitani.
R
focus
on
cloud storage
Le funzioni di
SANsimphony
D76
19
focus
on
cloud storage
cloud storage
overland protegge i dati
in azienda e nel Cloud
Le piattaforme di Overland Storage virtualizzano lo storage
e proteggono i dati nel cloud e in ambienti VMware di Giuseppe Saccardi
I
l tema della salvaguardia, del
backup e della conservazione
del dato è al centro degli sviluppi di Overland Storage, azienda di
statura internazionale che è presente in Italia tramite la sua partecipata Tandberg Data. Overland
ha sviluppato una nutrita serie di
prodotti hardware, software, sistema operativo e dispositivi storage
SAN, NAS e Tape per la conservazione sicura del dato sia a breve che a
lungo termine.
I prodotti a portfolio sono soluzioni
volte nel complesso ad abilitare la
gestione unificata e la protezione
dei dati nel loro intero ciclo di vita e,
in particolare, i sistemi disco sono
dotati di tecnologie RAID molto evolute atte a garantire la disponibilità,
il recupero e la ricostruzione di un
disco in caso di failure di sistema
anche particolarmente pesanti.
La mission di Overland, congiuntamente a Tandberg Data, una sua
consociata interamente controllata, è dichiaratamente quella di
semplificare e ottimizzare sotto il
piano dei costi la gestione e l’archiviazione di dati e informazioni,
siano esse conservate e trattate
localmente che distribuite su scala
geografica.
La presenza sul mercato di Overland Storage si è poi ulteriormente espansa tramite la fusione con
Sphere 3D. Obiettivo primario di
questa operazione è stato quello
20
cloud storage
D76
di accelerare lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie di nuova e
prossima generazione nell’ambito
della virtualizzazione e del cloud,
abbinandole a una proposizione di
soluzioni di storage scalabile.
In Italia le soluzioni storage, per il
backup, l’archiviazione e la conservazione nel lungo periodo sono
disponibili attraverso il canale distributivo Sphere3D (www.sphere3d.
com), Overland Storage (www.overlandstorage.com) e Tandberg Data
(www.tandbergdata.com) e anche
tramite una rete di rivenditori a valore aggiunto e system integrator.
La soluzione storage SnapScale
per cloud privati
Salvaguardare i dati in
ambito enterprise e cloud
Per quanto concerne la protezione
dei dati nel loro ciclo di vita Overland Storage ha reso disponibile
RAINcloud OS, un sistema operativo di classe enterprise dedicato
alle soluzioni di storage della serie
SnapScale, basate su architettura
cluster scalabili orizzontalmente a
livello geografico e ottimizzate per
ambienti enterprise cloud e distribuiti.
La più recente versione di RAINcloud OS costituisce, ha evidenziato la società, un’evoluzione del software per SnapScale e comprende
servizi per la realizzazione di una
infrastruttura storage definita dal
software in grado di eseguire automaticamente e in modo intelligente operazioni di gestione e protezione dei dati senza la necessità
di intervento manuale. Permette
anche di eseguire autonomamente
il provisioning, il bilanciamento e la
correzione dei problemi.
Tra i servizi che Overland Storage
evidenzia come particolarmente
interessanti ai fini della sicurezza e
dell’operatività si annoverano:
• Windows-only Tree: migliora la
funzionalità di Permission Handling and Authentication, permettendo agli utenti Windows e UNIX/
Mac di condividere i documenti in
ambienti misti.
• Lightweight Directory Access Protocol (LDAP): consente agli amministratori di impostare i permessi
e definire gli accessi alle cartelle
utilizzando il “name lookup” da
e verso gli Unique User Identifier
(UID).
• Monitoraggio storico delle prestazioni: consente agli amministratori di ottenere report riferiti a
specifici periodi per ottimizzare il
trasferimento dati e minimizzare i
colli di bottiglia della rete.
• Creazione di cloud privati e protezione dei dati: consente di creare
un cloud privato senza doversi
preoccupare di problemi di sicurezza e spese legati a servizi
cloud di terze parti.
Non ultimo, gli strumenti per gestire i dati in mobilità compresi in
RAINcloud OS consentono di implementare cloud privati per condividere e sincronizzare i dati e permetterne l’accesso anche quando
si è fuori ufficio.
La sicurezza passa
per la virtualizzazione
Un altro elemento importante per
incrementare la sicurezza è la
virtualizzazione, che permette di
gestire centralmente dati e dispositivi. La proposta Sphere3d, società proprietaria dei brand Overland
Storage e Tandberg Data, in questo
campo si basa sulle piattaforme
VDI di V3, società controllata, che
permettono di realizzare un’infrastruttura distribuita di virtual desktop come parte di un’architettura
iperconvergente.
Le appliance sono disponibili in 3
modelli: V50, V100 e V200, in grado
rispettivamente di supportare sino
a 50, 100 e 200 user concorrenti
ma con una scalabilità di sino a
10.000 desktop. Le appliance sono
già pronte per essere inserite in un
ambiente VMware.
I pool di appliance V3 sono gestiti centralmente tramite il Desktop
Cloud Orchestrator, un software
di management user friendly che
permette di creare, eliminare, abilitare, disabilitare e realizzare il
provisioning dei desktop virtuali.
cloud storage
cloud storage
Overland protegge I DATI IN AZIENDA E NEL CLOUD
focus
on
cloud storage
Proteggere i dati con Snap- di condivisione file BitTorrent Sync.
Tramite il software i dati salvati
Server XSD
Particolarmente nutrita è nel por- sullo SnapServer XSD 40 possono
tfolio Overland Storage la gamma essere consultati da qualsiasi luodi soluzioni dotate di funzioni di go, cosa che rende possibile reaprotezione dei dati di classe en- lizzare la collaborazione tra uffici
terprise. Lo SnapServer XSD 40, distribuiti o remoti.
di recente rilascio, presenta per Il sistema operativo GuardianOS
esempio, oltre a una gestione di 7.6, sviluppato da Overland Storage,
questo livello, robuste funzionalità si fa anche carico di fornire robusti
di protezione dati pur in un fattore criteri di protezione e salvaguardia
di forma in formato desktop. Sup- dei dati, in modo da rendere sicura
porta accessi sia a livello file che a la disponibilità delle informazioni
blocchi ed è una multipiattaforma business. Secondo dati di targa,
compatibile con sistemi Windows, permette di disporre di illimitati
volumi protetti mediante il DynaLinux, UNIX e Macintosh.
Per quanto concerne la disponibi- micRAID, del supporto del backup
lità dei dati, in particolare, include con RDX rimovibile, integrazione
nel software funzionalità aggiun- con la sicurezza aziendale e una
tive di protezione dei dati come condivisione ottimizzata dei file tra
le SnapShot ad alte prestazioni,
il backup diretto su RDX, BitTorrent Sync e opzionalmente la replica
remota.
Il dispositivo di
storage SAN e
NAS equipaggia
il software GuarV3 con montaggio a rack per ambienti VMware
dianOS 7.6 e, come
accennato, è disponibile in versione desktop con piattaforme diverse.
Non meno importante ai fini opedimensioni molto contenute.
Il suo campo di utilizzo, suggeri- rativi e di ottimizzazione degli insce Overland Storage, spazia dagli vestimenti è la funzione di selfambienti con server virtualizzati e provisioning degli storage pool,
Microsoft Exchange, fino a archi- che permette a multipli volumi
tetture di backup e consolidamen- NAS e iSCSI LUN di condividere le
stesse risorse e di protezioni dei
to dello storage.
Per quanto concerne la fruizione dati, cosa che ha il beneficio agdei dati in ambienti distribuiti è giuntivo di semplificare l’amminiR
integrato con il prodotto software strazione.
D76
21
focus
on
cloud storage
cloud storage
Cloud e Object Storage
negli sviluppi di NetApp
SteelStore Amazon Machine Image, StorageGRID Webscale e Cloud
di Giuseppe Saccardi
aprono la strada al Software Defined Data Center
I
l tema della protezione di dati
e di come garantirne disponibilità e sicurezza è sempre più
all’attenzione di CIO e manager.
Sino a qualche anno fa, pone in
evidenza Roberto Patano, direttore tecnico di NetApp, la protezione
dei dati era generalmente intesa
come disaster recovery, oppure sul
come realizzare il backup, ma altro
non c’era. Ora la realtà è mutata.
Da una parte vi è il diffondersi del
concetto di Software Defined Data
Center (SDDC) , dall’altra si diffonde
sempre più il cloud e in particolare
il cloud ibrido.
SDDC e cloud, singolarmente o
congiuntamente, forniscono nuove
e differenti modalità prima impensabili nell’affrontare il tema della
protezione dei dati, modalità che sono fruibili in
modo flessibile in funzione di quello che è l’obiettivo finale che un utente
vuole perseguire in termini di performance, di disponibilità
del dato e di costi da sostenere. La
varietà di soluzioni ora praticabili
permette, nel concreto, di affrontare adeguatamente le diverse
tipologie di problematiche che si
possono presentare. Una prima
problematica, osserva Patano, è
connessa al tema della protezione
del dato.
«Normalmente quando si parla di
protezione delle informazioni e ci
22
cloud storage
D76
si muove in un ambiente complesso caratterizzato da una grossa varietà e quantità di dati in piena
crescita, e che lo sarà sempre più
con l’evoluzione dell’Internet delle
cose, uno dei maggiori problemi
da affrontare consiste nel come
effettuare velocemente il backup.
Poter recuperare le informazioni è
importante ma è importante anche
poterlo fare senza che ciò vada a
impattare in modo negativo con
l’operatività e i processi dell’azienda», mette in guardia Patano.
In sostanza, uno dei problemi che
gli IT manager hanno dovuto affrontare è consistito nel capire
come scaricare velocemente le
informazioni per tornare velocemente operativi perché in aziende
SteelStore
di grosse dimensioni il backup può
richiedere anche decine di ore. In
questo ambito ci sono diverse opzioni. Si può affrontare il problema
in modo classico, con dischi veloci
o flash, ma per un backup online è
uno spreco. Un’alternativa consiste
nell’utilizzare appliance ideate per
questo, dotate di bocchettoni molto
grandi verso l’esterno a cui connet-
tere lo storage per ridirigervi tutti i
flussi di backup.
«La cosa interessante di una tale
appliance, come SteelStore di NetApp, è che può essere inserita nel
contesto aziendale senza creare
problemi perchè si interfaccia verso tutti i software di backup come
se fosse un volume CIFS o NFS e di
fatto non si è costretti a cambiare nessuno dei processi di backup
ma semplicemente ridirigerne i
flussi da una risorsa a un’altra, in
modo anche progressivo, ma ottenendo benefici immediati perché
diventa possibile realizzare backup
più frequenti o con finestre molto
strette», evidenzia Patano.
Patano non nasconde che quanto
spiegato rimane comunque un approccio che è pur sempre classico.
Quello che, invece, ritiene innovativo è quanto offerto dal cloud. La
domanda di base da porsi è infatti:
perché tenersi tutti i
dati in casa? Perché
non fruire del meglio
delle due alternative e
cioè disporre di un backup veloce all’interno
del data center per i dati utilizzati
frequentemente e usare invece risorse disponibili nel cloud per i dati
meno acceduti, o da archiviare? Si
tratta in sostanza di compiere un
doppio passo in termini di efficienza: adottare una soluzione che velocizzi il backup interno e allo stesso tempo permetta di essere pronti
per integrare lo storage del cloud
nel momento in cui lo si dovesse
decidere.
Appliance virtuali per
velocizzare il backup nel
Cloud
Nell’ottica del Cloud e della virtualizzazione, ovverossia la possibilità
di fruire di risorse a consumo, NetApp ha fatto però un altro passo
avanti, e lo ha fatto con Amazon.
In sostanza, se sino a oggi la sua
appliance SteelStore presentava la
struttura classica di un dispositivo
hardware dotato di suoi dischi e
di canali di connessione ad altissima velocità, ora è un dispositivo
disponibile anche come software.
In base ad accordi il device virtuale
è disponibile all’interno
degli Amazon Web Service come SteelStore
Amazon Machine Image. Dal punto di vista
pratico e funzionale è
la medesima appliance fisica che è possibile
comperare e installare
all’interno del proprio
data center.
«SteelStore
Amazon
Machine Image rappresenta un ulteriore passo avanti della strategia
di NetApp volta a fornire
alle aziende una crescente flessibilità, senza obbligarle a scegliere
tra cloud pubblico, privato o ibrido
ma mettendo a loro disposizione
una soluzione flessibile sul piano
dei costi, perché si tratta di una appliance virtuale il cui servizio può
essere acquistato a ore. e inoltre
si tratta di una soluzione di backup che è nativa cloud», osserva
cloud storage
cloud storage
Cloud e Object Storage negli sviluppi di NetApp
Patano. Gli scenari che si aprono
sono molti. Operativamente, SteelStore, nella sua incarnazione
hardware, da una parte riceve i dati
dal software di backup e dall’altro
li esporta all’esterno via S3 (Amazon Simple Storage service) e in tal
senso è aperto al cloud. Con la sua
incarnazione software si fa però un
passo in avanti perché diventa possibile sia fruire dei servizi di storage
di Amazon mediante Cloud Ontap
che dei servizi di backup tramite la
SteelStore Amazon Machine Image.
Un esempio rende meglio l’idea di
cosa sia possibile fare nel caso si
Architettura StorageGRID Webscale
verifichi un disastro.
«Immaginiamo di avere nel data
center una appliance SteelStore
che viene utilizzata per realizzare
il backup. Il backup viene fatto in
locale e poi tramite il protocollo S3
i dati del backup vengono movimentati e salvati nel Cloud. A questo punto un evento catastrofico
mette fuori servizio il Data Center.
focus
on
cloud storage
In una situazione convenzionale il
danno è molto consistente e ripartire può anche esser impossibile,
perlomeno in tempi stretti. Invece con il cloud e le soluzioni NetApp diventa possibile ricorrere ad
Amazon, dove già risiedono i dati
di backup, acquistare per il tempo
necessario una appliance SteelStore virtuale, effettuare il recovery
dei propri dati da S3 a SteelStore,
comprare Cloud Ontap e dei server
virtualizzati. A questo punto si è ricreato rapidamente il proprio Data
Center ed è possibile ripartire», ha
spiegato Patano.
Un discorso analogo vale
naturalmente anche per
esigenze meno critiche,
come per esempio la necessità di effettuare test
su dati di produzione.
Le possibilità nella movimentazione dei dati e la
loro migrazione tra ambiente locale, SteelStore,
e cloud pubblici che si
aprono sono però ancora
maggiori, osserva Patano,
per esempio quelle connesse alle soluzioni per
lo storage a oggetti StorageGRID Webscale, un software di
NetApp progettato per supportare
cloud ibridi e ambienti always-on.
Come software gira su server virtualizzati sia con storage E-Series
di NetApp che array di terze parti e
include un engine che determina
dove mettere o spostare fisicamente i dati in base alle policy e ai
requisiti di business.
R
D76
23
focus
on
cloud storage
cloud storage
Fibra, Cloud Storage
e servizi nei piani di
sviluppo di Retelit
Servizi di trasporto e di Internet, “cloud” in bundle con
connettività VPN, servizi a valore aggiunto e gestione
centralizzata della sicurezza alla base della forte crescita
di Giuseppe Saccardi
prevista da Retelit
R
etelit ha approvato un nutrito
piano Industriale 2015-2019
focalizzato sulla valorizzazione delle aree di presidio storico del Gruppo: consolidamento
e sviluppo del mercato dei servizi
di telecomunicazioni con i circa
8.000 chilometri di fibra ottica, 9
reti metropolitane e 18 data center; sviluppo di attività a maggiore
potenzialità quali la connettività e
VAS per il mercato Corporate e PA,
espansione del data center e del
cloud. Il piano di sviluppo della
presenza in Italia e worldwide di
Retelit prevede, inoltre, la continuità
della partecipazione nel consorzio
per la costruzione del cavo sottomarino AAE-1, che tramite fibra
ottica collegherà le principali aree
economiche mondiali.
«Le comprovate capacità ed esperienze nel settore da parte dei nuovi componenti del Board, unite a un
mandato stabile e di medio periodo, ci permettono di concentrarci
con efficacia sul Business, facendo leva sugli ottimi fondamentali
di Retelit e sulle sue potenzialità.
Siamo convinti che questo piano
industriale rappresenti la base per
una nuova storia di successo per
Retelit», ha commentato Dario Pardi, Presidente del Gruppo Retelit.
Dario Pardi,
Presidente del Gruppo Retelit
24
D76
Vediamo in sintesi i driver strategici
del piano di Retelit, che corrispondono alle esigenze espresse dal
mondo industriale.
Nell’ambito dei servizi di connettività per il mercato Corporate e la
PA, Retelit prevede una crescita del
fatturato grazie ai servizi di trasporto e di Internet, ai servizi di “cloud”
in bundle con connettività VPN, e ai
servizi a valore aggiunto (VAS). Inoltre il piano si focalizza sulla gestione della sicurezza, in modalità
centralizzata o attraverso firewall
remoti, nell’intera filiera (gestione
dei documenti come servizio, crittografia del Cloud), e Unified Communications.
Il piano prevede anche il consolidamento dei servizi data center e
lo sviluppo dei servizi in cloud, di-
cloud storage
rettamente e in collaborazione con
Partner. In particolare, la focalizzazione riguarderà i servizi di Managed Services e Cloud IaaS services,
inclusi consulenza e servizi professionali.
Sulla base delle linee strategiche
di sviluppo il Gruppo Retelit prevede di raggiungere nel 2019 un fatturato consolidato pari a circa €70
milioni, con un CAGR di circa 14%, e
un EBITDA pari a circa €25 milioni.
Un elemento chiave nell’erogazione dei servizi e nel raggiungimento degli obiettivi che l’azienda si è
prefissata di ottenere è costituito
dal sistema AAE-1 che, grazie a 25
mila chilometri di cavo sottomarino in fibra ottica, collegherà tutti i
principali Paesi del Sud Est Asiatico, l’India, l’Africa e l’Europa attraverso il Medio Oriente connettendo
paesi che rappresentano oltre il
40% della popolazione mondiale. Il ruolo di Retelit all’interno del
consorzio AAE-1 è anche quello di
soggetto di riferimento per l’atterraggio del sistema in Italia, che ci
si aspetta garantisca alla società
di acquisire nuovi “carrier” e clienti
internazionali.
Le proiezioni positive in termini di
mercato e risultati economici sono
sostanziate anche dal fatto che si
prevede che il mercato wholesale
dei servizi di telecomunicazioni agli
operatori nazionali e internazionali,
ICT, Media e Difesa risulterà sostenuto da una crescita continua dei
ricavi legati ai servizi di trasporto,
di connettività e delle infrastruttura
per il “Fiber to the Cabinet”.
R
È disponibile il libro sul
Cloud Computing
In oltre 280 pagine analizza gli
economics e le strategie alla base
dell’adozione del Cloud come strumento
per rendere l’IT più efficace, razionale
e meno costoso, nonché gli aspetti
connessi ai nuovi paradigmi dell’IT e del
cloud. Tra questi l’Hybrid Cloud, i Big
data e il Software Defined Data Center.
Completa l’opera l’esame della
strategia e della proposizione di
primarie aziende dell’IT internazionale
che hanno fatto del Cloud uno degli
elementi portanti del proprio portfolio
di soluzioni e servizi.
Cloud Computing e IT as a Serv
ice
loud è un nuovo modo di
fruire dell’IT ormai ampiame
nte accettato. Il crescente
è stato decretato è peraltro
successo che
favorito dall’attuale situazion
e economica, che rende prop
stare gli investimenti verso
ensi a
il core business e a dosare
le
spes
e
in
IT
in
modo che corrispondano
isurabili risultati economic
i.
in un quadro generale di sua
crescita nuovi paradigmi sono
apparsi. La tendenza princ
resentata da un Cloud di tipo
ipale è
ibrido, che abilita la coesisten
za dei benefici di una compone
ata con quelli di una pubb
nte
lica. Una seconda è rappresen
tata dai Big Data, campo nel
d permette di disporre della
quale il
capacità elaborativa e di stora
ge senza dover investire mass
te in infrastrutture. Contemp
icciaoraneamente si è assistito
all’apparire di un nuovo para
o del Software Defined, perc
digma,
epito come passo ulteriore
della
virtu
alizz
azio
ova generazione alla base
ne dei Data Center
di ambienti Cloud.
tutti aspetti del Cloud che
vengono esaminati in ques
ta
nuov
a ed aggiornata edizione del
me, che dopo una parte di
analisi generale dei concetti
e degli economics ne cons
onenti, dall’IaaS al SaaS, nonc
idera le
hé le strategie e le soluzion
i di primari operatori del setto
re.
ppe Saccardi
www.reportec.it
Hybrid Cloud, Big Data, Sof
tware
e Servizi per un’azienda agi Defined Data Center
le e competitiva
Giuseppe Saccardi
Gaetano Di Blasio - Riccardo Flor
io
StoRAGe
Sicurezza e protezione dei dati
StoRAGe
03/06/14 16:14
I dati e le informazioni sono
un asset sempre più centrale
nella dinamica di business
aziendale. Una violazione
alla loro sicurezza, in termini
di riservatezza, integrità
disponibilità, provoca danni
e
economici potenzialmente
devastanti. Proteggere i dati
contempo, mitigare il rischio
e, al
d’impresa sono obiettivi
basilari per un imprendito
consiglio d’amministrazione.
re o un
Conseguire tali obiettivi implica
sicurezza, confrontando l’investim
valutare quanto investire
in
ento con il risparmio atteso
di sicurezza.
dall’impedire un incidente
L’evoluzione delle minacce,
la disposizione di tecnologie
innovative, l’offerta di servizi
hoc, nonché la trasformazione
ad
dell’IT aziendale verso un
concetto più allargato di “digital
technology”, sono tutti elementi
da
la protezione dei dati e dell’impre considerare per definire una strategia aziendale per
sa stessa
Se, del resto, implementare
misure per la protezione
del dato è previsto dalle normative
italiane e internazionali,
risulta altresì un elemento
imprescindibile in uno scenario
globale dove la rincorsa
di una maggiore competitiv
ità, include la capacità di
le opportunità di Internet
sfruttare
e delle nuove tecnologie,
dalla mobility al cloud, dai
machine to machine. Ancor
big data al
di più oggi, nel nuovo mondo
“digital” dove non si vendono
più prodotti ma esperienz
e.
Lo storage nell’era del Cloud
e per rispondere alla sfida dei Big Data
Con la collaborazione di:
BT, CBT, DataCore, Fujitsu,
HP Security Products,
IBM Security, Kaspersk
y, NetApp, Tandberg Data,
Trend Micro,
Sicurezza e
protezione dei dati
cyber security, object Storage, biometria,
difesa globale e intelligence
per un business always-on
Veeam
Giuseppe Saccardi è autore
e coautore di numerosi libri,
rapporti, studi e survey nel
società di primo piano nel
settore dell’ICT. Ha lavorato
campo dell’informatica e delle
in
telecomunicazioni nazionali
una trentennale esperienza
e internazionali, maturando
nel settore. È laureato in Fisica
ed è iscritto all’ordine dei giornalisti
cofondatore e President di
Reportec.
della Lombardia. È
Gaetano Di Blasio ha lavorato
presso alcune delle principali
riviste specializzate nell’ICT.
è iscritto all’ordine dei giornalisti
Giornalista professionista,
della Lombardia ed è coautore
di rapporti, studi e survey
Laureato in Ingegneria, è cofondatore
nel settore dell’ICT.
e Vice President di Reportec.
Riccardo Florio ha collaborato
con le principali case editrici
specializzate nell’ICT. È coautore
Survey nel settore dell’ICT.
È laureato in Fisica ed è iscritto
di rapporti, studi e
all’ordine dei giornalisti della
e Vice President di Reportec
Lombardia. È cofondatore
sicurezza2015 c12.indd
reportec S.r.l.
Via Marco aurelio, 8 - 20127 Milano
Giuseppe Saccardi - Gaetano di Blasio -
www.reportec.it
1
Giuseppe Saccardi - Gaetano Di Blasio -
Sono anche disponibili i libri
- Storage
- SICUREZZA e protezione dei dati
edizione 2015
dove risiedono
per questo le
storage basato
forma di Cloud
crescita dei dati
ne del business,
nte considerate
sporre di servizi
ali. Quelli citati,
mpleta il volume
e nello storage e
Reportec S.r.l.
Via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano
edizione 2013
e
e
to in Fisica ed è
i giornalisti della
datore e Vice Predove ricopre la
esponsabile della
edizione 2014
è autore e coautore di num
erosi libri, rapporti, studi
o in società di primo piano
e survey nel settore dell’ICT.
nel campo dell’informatica
Ha
e delle telecomunicazioni
ali, maturando una trentenna
nazionali e interle esperienza nel settore. È
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in Fisica ed è iscritto all’or
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o Di Blasio ha lavorato press
o alcune delle principali rivist
e specializzate nell’ICT. Giorn
sta, è iscritto all’ordine dei
alista progiornalisti della Lombardia
ed è coautore di rapporti,
dell’ICT. Laureato in Ingeg
studi e survey nel
neria, è cofondatore e Vice
President di Reportec.
o Florio ha collaborato con
le principali case editrici speci
alizzate nell’ICT. È coautore
Survey nel settore dell’ICT.
di rapporti,
È laureato in Fisica ed è iscrit
to all’ordine dei giornalisti
datore e Vice President di
della Lombardia.
Reportec
Cloud Computing
e IT as a Service
riccardo Florio
Riccardo Florio
04/03/15 19:47
22/04/13 15:05
Il libro è acquistabile al prezzo di 50 euro (più IVA) richiedendolo a
[email protected] - tel 02 36580441 - fax 02 36580444
ict security
Dalla sicurezza alla resilienza
per le infrastrutture critiche
Un evento
organizzato
da Intel
Security con la
collaborazione
della Scuola
Internazionale
Etica & Sicurezza
e il patrocinio
di Expo, mette
l’accento sulle
problematiche
indotte dalla
crescente
minaccia di
cybercrime,
cyberwar e
cyberterrorism
di Gaetano Di Blasio
L’
avventuriero italiano Alex Bellini (che gli ascoltatori di Caterpillar, programma di Rai Radio 2
ricorderanno, tra l’altro, per la traversata a remi
dell’oceano Atlantico) ha avuto l’onore e onere di avvalorare la tesi espressa dagli esperti di Intel Security,
secondo i quali la protezione delle infrastrutture critiche deve basarsi su un’architettura resiliente oltre
che sulle soluzioni di sicurezza informatica.
Paola Guardafossi, della Scuola Etica & Sicurezza
dell’Aquila, ha aperto il convegno puntando i riflettori
sull’Expo, durante il quale circa 20 milioni di persone attese e un numero molto superiore di dispositivi
avranno bisogno di connettività sicura e continua.
Senza contare che Internet non è l’unica struttura a
rischio, considerando la logistica, il fabbisogno energetico e tutto quanto sarà movimentato per l’esposizione universale a Milano.
Patricia Murphy di Intel Security ha illustrato le soluzioni integrate per la sicurezza a costituire un’architettura di prossima generazione che comprende la
protezione dei nuovi paradigmi orientati al Software
Defined Data Center, mentre Alberto Carlo Anfossi,
fondatore della Scuola Etica & Sicurezza ha coordinato i lavori.
Prima dell’intervento di Bellini, Raj Samani, CTO EMEA
di Intel Security, ha spiegato come un sistema di sicurezza debba essere caratterizzato da due elementi: il
primo rappresentato dagli automatismi delle soluzioni, necessari a garantire sia l’enforcement delle security policy sia la rapidità della reazione, e il secondo
consistente nella capacità di risposta agli incidenti.
Purtroppo, non solo in Italia, si tende a sentirsi tranquilli quando si garantisce la compliance alle normative. Eppure, come evidenzia Samani, Target (la
catena retail Usa protagonista di uno dei principali
attacchi informatici) era conforme prima, durante e
Raj Samani,
CTO EMEA di Intel Security
26
D76
dopo il furto degli oltre cento milioni di dati relativi
alle carte di pagamento dei clienti.
Resilienza e antifragilità
Dato per assodato che la sicurezza totale non esiste,
la strategia corretta prevede di ridurre il più possibile
il rischio che un attacco vada a buon fine e di impostare una strategia di risposta agli incidenti che permetta di contenere al massimo i danni. Per Samani,
dunque, bisogna abbandonare il vecchio approccio
reattivo e adottare sistemi di “automatic response”.
Cioè proprio il concetto di resilienza: che consiste
nella capacità, posseduta da un sistema, di tornare
allo stato di partenza dopo un evento che lo coinvolge.
Bellini afferma che, per sopravvivere nelle avventure estreme in cui si cimenta, l’importante è appunto
rispondere immediatamente agli eventi che avvengono. Addirittura l’avventuriero ha formulato un suo
peculiare concetto: l’antifragilità. Al contrario di un
oggetto fragile che si frantuma se urtato, antifragile
è ciò o chi si irrobustisce quando sottoposto a stress.
Speriamo che Bellini riesca a sviluppare questa capacità al massimo, perché potrebbe essergli utile nella
sua prossima avventura: sopravvivere su un iceberg
per circa un anno o poco più, cioè finché questo si
scioglierà. Qui dovrà essere appunto pronto a prevedere e a reagire ai cambiamenti, primo fra tutti il
momento o i momenti in cui l’iceberg si capovolgerà.
Banalizzando il concetto di Bellini: “quello che non ti
ammazza ti fortifica”. Ma, trasposto nell’ambito della
sicurezza, il concetto è interessante, perché sottolinea l’importanza della security intelligence, dell’information sharing e, appunto, degli automatismi.
Solo raccogliendo il maggior numero di dati da tutte le fonti possibili per analizzarli e metterli a fattor
comune, sarà possibile fornire alle soluzioni di sicurezza quell’intelligenza che permette di intervenire in
maniera automatica, eliminando i falsi positivi.
 Dalla sicurezza alla resilienza per le infrastrutture critiche
ict security
La prima domanda da porsi è: devo prevedere la
Un mondo interconnesso
connessione a Internet? «Certo – afferma Samani
Tornando più specificatamente al tema delle infra–, c’è il caso in cui occorre valutare, per esempio il
strutture critiche, uno dei problemi evidenziati da
costo di mandare una persona su una piattaforma
Samani riguarda l’interconnessione che caratterizza
petrolifera rispetto a un intervento da remoto, ma
le nuove infrastrutture: «Non è più possibile separaquest’ultimo deve essere sicuro, altrimenti è chiaro
re il mondo consumer da quello delle imprese», sotche la trasferta in elicottero costerà sempre di più».
tolinea l’esperto britannico, riportando un esempio
La seconda, fondamentale, domanda riguarda l’imemblematico: l’installazione di iTunes su un impianto
patto di un incidente alla sicurezza.
industriale a opera di un dipendente.
La risposta, secondo Samani, è l’automatic responSi parla molto di Internet of Thing, ma l’emergenza
se, garantita da un monitoraggio continuo e dall’imdelle infrastrutture critiche non riguarda solo il maplementazione di soluzioni per la correlazione. In
chine to machine, perché Internet è il supporto per
particolare, la end to end validation, che consente
la digital trasformation che ha trasformato relazioni
di verificare comportamenti o contesti anomali: per
umane e modalità di lavoro.
esempio, un utente che si collega da un IP corrisponOltre Internet, infrastrutture da proteggere ce ne
dente all’Italia e poco dopo si riconnette da un IP
sono a decine: ogni settore economico ha la propria
statunitense dimostra che c’è stato un furto di cree per ciascuna è complicato, ancorché necessario,
denziali.
riuscire a definire e valutare i rischi.
Altri accorgimenti andrebbero adottati più frequenUno dei problemi è che ciascuna infrastruttura ha
temente, come l’autenticazione a tre fattori.
una propria rete caratteristica, ma, oggi, è più faciSamani, infine, molto attivo all’interno della Cloud
le accedere ai diversi network, perché ormai sono
Security Alliance, lancia un monito sul cloud, che è
tutti connessi a Internet. Si pensi ancora una volta a
cresciuto prima che si imponesse la sicurezza al suo
Target: i POS sono stati progettati per funzionare su
interno: «Il cloud non è pronto per le infrastruttuuna rete proprietaria isolata, invece sono accessibili.
re critiche, anche se ci
Assurdo! Samani affersono casi tecnologicama che ci sono almeno
Intel Security Critical Infrastructure Protection
mente interessanti. Il
un milione di sistemi
Intel
Security
e
Wind
River
hanno
sviluppato
un’innovativa
soluzione
per
la
protezione
problema è che manca
che controllano struttudelle infrastrutture critiche, sia già esistenti sia di nuova realizzazione.
la trasparenza necesre critiche raggiungibili
Chiamata
Intel
Security
Critical
Infrastructure
Protection
(CIP),
la
soluzione
è
stata
saria e le certificazioni
pubblicamente da Intersono ancora statiche,
net. Considerando che
testata, sul fronte delle reti elettriche presso la Texas Tech University, nell’ambito del
mentre ci vorrebbe un
tutto l’occorrente per
progetto smart grid Discovery Across Texas, sovvenzionato dal Dipartimento dell’Enermonitoraggio proattil’acking è acquistabile
gia statunitense.
vo».
R
online, non servono più
Secondo quanto comunicato dai responsabili dei produttori, Intel Security CIP opera
grandi competenze per
separando le funzioni per la gestione della sicurezza relativa alla piattaforma da quella
commettere un’azione
delle applicazioni operative, in modo da proteggere, monitorare e gestire in modo effidi cybercrime o, peggio,
cace il livello operativo.
un atto di cyberterroriPunto di forza della soluzione sarebbe l’impatto nullo o quasi sui processi di business
smo.
e sul software applicativo, per i quali non sono necessarie modifiche, stando a quanto
riportato e, per questo, la soluzione di presenta adatta a essere implementata per diverse
strutture vecchie e nuove.
D76
27
communication
Videocomunica nel Cloud
con Circuit di Unify
Circuit è una
soluzione di
UCC basata sul
SaaS e permette
di cooperare
tramite
dispositivi fissi e
mobili, in voce e
video
di Giuseppe Saccardi
A
nnunciata l’anno scorso, è ora disponibile Circuit, la nuova piattaforma per la Unified Communication e Collaboration sviluppata da Unify
e basata sul concetto di “as a Service”.
La nuova piattaforma software è di fatto una soluzione di UCC che, ha spiegato Riccardo Ardemagni, amministratore delegato della società, mette la persona
al centro, persona a cui fornisce gli strumenti per
nuove forme di collaborazione, interna ed esterna
all’azienda, con l’obiettivo principale di accrescerne la
produttività e migliorarne l’integrazione vita-lavoro.
Di base, Circuit è una soluzione che riunisce applicazioni fondamentali per la comunicazione in un’unica
interfaccia, incluse le funzioni voce, video, condivisione schermo, chat e documenti. Aspetto saliente
dell’approccio adottato da Unify nel suo sviluppo è
stato ideato per lavorare nello stesso modo in cui lavora la mente dell’utilizzatore, archiviando e gestendo le informazioni attraverso associazioni di idee e
conversazioni. In pratica, libera gli utenti dalla frustrazione di dover cambiare continuamente app, permettendo di concentrarsi sulla connessione, il lavoro
e la collaborazione.
«Abbiamo pensato in primo luogo alle persone, al loro benessere sul luogo di lavoro, e
a come la tecnologia possa contribuire alla
loro valorizzazione, connessione e produttività. In breve, abbiamo dato il via a un nuovo
modo di lavorare, capace di generare valore
per gli utenti e per le aziende», ha affermato
Riccardo Ardemagni, amministratore delegato di Unify Italia.
Elemento chiave del prodotto, che è stato progettato in collaborazione con frog,
un’azienda specializzata in strategia e design
di prodotto, è che permette di collaborare e
gestire conversazioni tramite virtualmente
Riccardo Ardemagni,
amministratore delegato di Unify
28
D76
qualsiasi canale di comunicazione o dispositivo e di
passare facilmente da uno all’atro a secondo di dove
ci si trova o quale sia ritenuto il dispositivo più produttivo in uno specifico momento.
La soluzione è stata studiata anche per risultare congeniale all’uso che dei dispositivi mobili fanno i Millennials, e cioè quella fascia di più giovani dipendenti
sulle cui capacità di innovazione puntano le aziende.
«Con tutte le diverse app tra cui le persone devono
passare e che è necessario saper gestire, la tecnologia è diventata un fattore di distrazione. Con Circuit un’ampia gamma di applicazioni importanti per
il business sono riunite in un’unica piattaforma, e le
persone hanno così a disposizione un’esperienza di
lavoro che imita la vita reale, più naturale, collaborativa e fluida», ha osservato Ardemagni.
Archiviare voce e dati
Circuit è un piattaforma che sarà in continua evoluzione. Ad esempio, già in aprile si arricchirà con la
possibilità tra gli utenti di condividere file tramite una
cartella box direttamente dall’interno di una conversazione, come già avviene con i documenti locali. Vi
sarà anche la possibilità da parte di utenti esterni di
accedere a una conversazioni come ospiti e di condividere in tempo reale voce, video e schermo.
Sarà anche possibile registrare l’audio di una sessione
in modo da poterlo archiviare assieme ai documenti
trattati. E, non ultimo, l’utilizzo delle funzionalità di
Circuit saranno disponibili anche per utenti Android
così come già avviene per dispositivi iOS.
Il prezzo del servizio è, come accennato, di tipo As
a Service e prevede una tariffa per utente su base
mensile. Per gli ospiti esterni non è prevista nessuna
tariffazione. E per le aziende che volessero provare il
servizio Circuit, Unify ha previsto la possibilità di un
trial gratuito di 60 giorni.
R
networking
Allied Telesis
presenta la serie x930
A
llied Telesis, fornitore globale di soluzioni sicure Ethernet/IP e specialista nello sviluppo di
reti IP Triple Play, ha ampliato la propria gamma di dispositivi xSeries, con la nuova linea di switch
x930 ad alte prestazioni.
Composta da cinque modelli, la nuova serie x930 fornisce la flessibilità e le prestazioni adatte alle esigenze di aggregazione e distribuzione delle applicazioni
core, grazie alla varietà di configurazioni di porte che
supportano anche uplink 10 Gigabit e la potenza di
Allied Telesis Virtual Chassis Stacking (VCStack).
I nuovi dispositivi supportano Allied Telesis Management Framework (AMF), la tecnologia esclusiva sviluppata dalla multinazionale di origine giapponese
per consentire alle aziende di ridurre i costi operativi
e aiutare gli amministratori IT a moderare i carichi di
lavoro quotidiani.
In particolare, automatizzando molte delle comuni
attività amministrative, quali la modifica delle configurazioni, l’aggiornamento del firmware, l’estensione
della rete o la sostituzione di unità danneggiate, AMF
permette di utilizzare un’interfaccia di gestione unificata e zero-touch per l’installazione e il recovery dei
dispositivi.
Inoltre, secondo quanto evidenziato dai responsabili
del produttore, la serie x930 di Allied Telesis consente
di unificare, su una singola piattaforma, la gestione
delle reti cablate e wireless, riducendone la complessità e ottimizzandone l’amministrazione. Il Wireless
Manager di Allied Telesis può essere un’applicazione integrata all’interno della Serie x930, per ridurre
ulteriormente i costi e migliorare i livelli di servizio
di tutta l’infrastruttura wireless. Quando il Wireless
Manager è gestito in sinergia con AMF, i benefici di
un’interfaccia di gestione unificata si estendono a
tutta la rete cablata e wireless, semplificando l’amministrazione e la manutenzione della rete wireless.
I dispositivi x930 sono stati progettati quali switch
di distribuzione particolarmente idonei per le medie
e grandi aziende come università, ospedali ed enti
della Pubblica Amministrazione, in quanto fornisco-
no un’elevata flessibilità delle configurazioni unita
ai benefici della tecnologia VCStack di Allied Telesis.
A detta dei responsabili di Allied, con l’intelligenza
di AMF e il supporto del Wireless Manager, inoltre, la
serie x930 è uno switch di core ideale per le aziende di piccole e medie dimensioni, proprio perché in
grado di ridurre i costi operativi, attraverso l’automazione della rete e la capacità di integrare le reti
cablate e wireless in un’unica piattaforma.
Tra le caratteristiche dichiarate figurano resilienza,
affidabilità e flessibilità:
• 160G di stacking links e stackable fino a 8 unità, per
un backbone resiliente ad alta velocità, ideale per
le applicazioni campus distribuite o scenari dualcore di disaster recovery.
• D oppio alimentatore hotswappable che garantisce
una facile manutenzione e servizio non-stop, ma
anche opzioni PoE+, per consentire di adeguare
l’alimentazione alle esigenze concrete del cliente.
• Il modello AT-x930-24GSTX ha 24 porte combo in
rame e 24 porte combo in fibra, per le applicazioni
in cui è essenziale la flessibilità delle connessioni
in fibra e rame
• L a serie X930 è una piattaforma a prova di futuro
poiché SDN-ready
e con software
aggiornabile per
supportare 40G
Ethernet
Secondo Seiichiro
Sato, Allied Telesis
director of Global
Product Marketing:
«La serie x930 rappresenterà un vantaggio per gli amministratori
di rete grazie alla sua combinazione di flessibilità,
funzionalità avanzate e elevate prestazioni. Si tratta
di uno switch facile da implementare e utilizzare e,
con AMF e Wireless Manager, semplificherà la gestione di tutta la rete, riducendo i costi d’esercizio
dell’intera azienda».
R
Nuovi switch di
distribuzione ad
alte prestazioni
con funzionalità
di Unified
Management
ampliano la nota
gamma di switch
xSeries
di Gaetano Di Blasio
Lo stackable switch x930
di Allied Telesis
D76
29
l’opinione
B
Ben venga Cryptolocker se risveglia
le coscienze
di Gaetano Di Blasio
30
D76
Viene sviluppato un malware nuovo ogni 6 secondi! È evidente
che la guerra al cybercrime va combattuta su tutti i fronti, ma
soprattutto con nuove armi e, mai come questa volta, deve essere
chiaro il vecchio adagio: "l'unione fa la forza".
Ancora una volta ci troviamo a caldeggiare un'attività di security
information sharing. Solo aumentando i dati da fornire alle
piattaforme di threat-intelligence è possibile accrescere le capacità
di prevenzione e risposta agli attacchi.
Non tutte le imprese sono in grado di comprendere i rischi che
corrono. L'eco molto alta di episodi eclatanti contribuiscono a
sensibilizzare i manager più attenti, ma, trattandosi perlopiù
di incidenti che avvengono all'estero, non sempre le riflessioni
indotte portano a misure protettive.
In Italia solo gli operatori telefonici sono obbligati a rivelare gli
attacchi e solo se questi comportano il furto di dati personali dei
clienti. Di fatto, pressoché nessuno denuncia i reati informatici di
cui è vittima ma, peggio ancora, sono in tanti a non accorgersene.
Non ci sono "panni da lavare in casa", ma solo piattaforme di
condivisione riservate, che non significa rendere necessariamente
pubblici i propri problemi, ma permettere a sé e agli altri di
aumentare la propria protezione.
Dal punto di vista tecnologico, le minacce, come accennato
crescono. In particolare, i "ransomware", codici che bloccano i
dispositivi (compresi quelli mobili) ed esigono il pagamento di un
riscatto per consentire lo sblocco, sono inclusi nello speciale sulla
mobile security.
Un indegno ricatto, che, questo sì, spaventa gli utenti, compresi
i manager e sta scuotendo le coscienze. Una reazione importante
per sensibilizzare le imprese alle sicurezza, anche perché i
cybercriminali stanno concentrando gli sforzi sui sistemi operativi
dei dispositivi mobili, sviluppando per essi sempre più potenti
malware.
I rischi maggiori li corrono le aziende medie e piccole, che hanno
meno risorse e che, spesso, si credono poco appetibili. Purtroppo
molti sono attacchi di massa, che non fanno distinzioni. Inoltre,
tutti hanno qualcosa di valore, se non dati, certamente capacità
elaborativa, che ai criminali informatici non basta mai.
R
È disponibile il nuovo libro
sicurezza e protezione dei dati
In oltre 250 pagine il punto sulla situazione
della cybersecurity e sulle dinamiche
aziendali nella protezione del dato e della
continuità del business.
Una tematica sempre più vitale per le
imprese, le quali devono mettere in conto
che saranno attaccate. Ormai esistono
sistemi automatici e pressioni da parte
dei cybercriminali, tali per cui nessuno
può sentirsi al sicuro: chi non è ancora
stato attaccato lo sarà e, se non subirà
danni gravi, sarà solo perché chi l’ha
assalito cercava qualcos’altro.
Sicurezza e protezione dei dati
e le informazioni sono un
asset sempre più centrale
nella dinamica di busines
ale. Una violazione alla
s
loro sicurezza, in termini
di riservatezza, integrità
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e
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stanti. Proteggere i dati e,
po, mitigare il rischio d’im
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presa sono obiettivi basilari
per un imprenditore o un
o d’amministrazione. Con
seguire tali obiettivi implica
valutare quanto investire
za, confrontando l’investi
in
mento con il risparmio atte
so dall’impedire un incidente
ezza.
ione delle minacce, la disp
osizione di tecnologie inno
vative, l’offerta di servizi ad
ché la trasformazione dell
’IT aziendale verso un con
cetto più allargato di “dig
gy”, sono tutti elementi da
ital
considerare per definire una
strategia aziendale per
ione dei dati e dell’impresa
stessa
esto, implementare misure
per la protezione del dato
è previsto dalle normative
e internazionali, risulta
altresì un elemento imp
rescindibile in uno scen
dove la rincorsa di una mag
ario
giore competitività, inclu
de la capacità di sfruttare
unità di Internet e delle nuo
ve tecnologie, dalla mobility
al cloud, dai big data al
to machine. Ancor di più
oggi, nel nuovo mondo “dig
ital” dove non si vendono
tti ma esperienze.
Sicurezza e
protezione dei dati
cyber security, object Storage, biometria
, difesa globale e intelligence
per un business always-on
a collaborazione di: BT,
CBT, DataCore, Fujitsu, HP
Security Products,
M Security, Kaspersky,
NetApp, Tandberg Data,
Trend Micro, Veeam
cardi
è autore e coautore di nume
rosi libri, rapporti, studi e surve
y nel settore dell’ICT. Ha lavor
mo piano nel campo dell’inform
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oni nazionali e internazionali,
le esperienza nel settore. È
maturando
laureato in Fisica ed è iscrit
to all’ordine dei giornalisti
President di Reportec.
della Lombardia. È
www.reportec.it
.r.l.
Cloud Computing e IT as a Service
a misurabili risultati economici.
principale è
nuovi paradigmi sono apparsi. La tendenza
Pur in un quadro generale di sua crescita
una componente
che abilita la coesistenza dei benefici di
rappresentata da un Cloud di tipo ibrido,
nel quale il
seconda è rappresentata dai Big Data, campo
privata con quelli di una pubblica. Una
massicciaelaborativa e di storage senza dover investire
Cloud permette di disporre della capacità
è assistito all’apparire di un nuovo paradigma,
si
nte
Contemporaneame
mente in infrastrutture.
Data Center
passo ulteriore della virtualizzazione dei
quello del Software Defined, percepito come
Cloud.
di nuova generazione alla base di ambienti
nuova ed aggiornata edizione del
questa
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vengono
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Sono tutti aspetti del Cloud
ne considera le
generale dei concetti e degli economics
volume, che dopo una parte di analisi
del settore.
strategie e le soluzioni di primari operatori
componenti, dall’IaaS al SaaS, nonché le
StoRAeraGdeeldeCloi Biudg Data
Lo storage nell’
nel settore dell’ICT. Ha
di numerosi libri, rapporti, studi e survey
Giuseppe Saccardi è autore e coautore
nazionali e intercampo dell’informatica e delle telecomunicazioni
lavorato in società di primo piano nel
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nel settore. È laureato in Fisica ed è iscritto
nazionali, maturando una trentennale esperienza
e President di Reportec.
giornalisti della Lombardia. È cofondatore
nell’ICT. Giornalista prospecializzate
riviste
principali
delle
alcune
Gaetano Di Blasio ha lavorato presso
studi e survey nel
della Lombardia ed è coautore di rapporti,
fessionista, è iscritto all’ordine dei giornalisti
è cofondatore e Vice President di Reportec.
settore dell’ICT. Laureato in Ingegneria,
di rapporti,
coautore
È
nell’ICT.
specializzate
principali case editrici
Riccardo Florio ha collaborato con le
della Lombardia.
in Fisica ed è iscritto all’ordine dei giornalisti
studi e Survey nel settore dell’ICT. È laureato
riccardo Florio
e alla sfida
e per risponder
Cloud Computing
e IT as a Service
Data Center
Hybrid Cloud, Big Data, Software Defined
e Servizi per un’azienda agile e competitiva
Sono disponibili anche
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È cofondatore e Vice President di Reportec
edizione 2014
o
20127 Milano
Giuseppe Saccardi - Gaetano di Blasio -
04/03/15 19:47
successo che
ormai ampiamente accettato. Il crescente
Il Cloud è un nuovo modo di fruire dell’IT
rende propensi a
dall’attuale situazione economica, che
gli è stato decretato è peraltro favorito
e a dosare le spese in IT in modo che corrispondano
spostare gli investimenti verso il core business
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Giuseppe Saccardi
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