Lombardia: requisiti condivisi per la formazione sanitaria

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Lombardia: requisiti condivisi per la formazione sanitaria
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Presa Diretta
l’infermiere 4/2005
Accordo siglato alla vigilia delle elezioni amministrative
Stato-Regioni: ecco
il nuovo patto di STABILITÀ
RAGGIUNTA UNA NUOVA INTESA TRA REGIONI E STATO CENTRALE PER LA GESTIONE DELLA SANITÀ.
AUMENTANO LE RISORSE, MA LE AMMINISTRAZIONI REGIONALI DOVRANNO RISPETTARE CONDIZIONI PIUTTOSTO RIGIDE
PER GARANTIRE L’EQUILIBRIO ECONOMICO-FINANZIONARIO DEL PROPRIO SISTEMA
DI LUCIA
CONTI
I
l Patto di Stabilità, siglato in Conferenza Stato-Regioni lo scorso 23 marzo, è il documento finalizzato all’applicazione in materia sanitaria della Finanziaria 2005. Alla sanità andranno 90 miliardi di euro (88 mld per il Fondo sanitario nazionale e 2 mld
per la copertura dei debiti pregressi), e cioè 8 miliardi in più
rispetto al 2004. Ma insieme
alle risorse finanziarie, aumentano per le Regioni le condizioni a cui dovranno attenersi, tra cui quella di avviare
rigidi monitoraggi della spesa
sanitaria e dei livelli dei servizi erogati, che saranno poi
posti al giudizio degli organi
statali, deputati a prendere
provvedimenti in caso di irregolarità.
Tra gli ambiti previsti nel Patto, particolare importanza ricopre la razionalizzazione della spesa ospedaliera e la realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale della
prevenzione e dal Piano nazionale per l’aggiornamento
del personale sanitario.
Alle Regioni viene inoltre chiesto di sviluppare una reale integrazione tra ospedali, medici di famiglia e pediatri di libera scelta, che permetterebbe di realizzare percorsi diagnostico-terapeutici più
appropriati, con una riduzione dei costi e, in particolare, degli sprechi.
MONITORARE SPESA E SERVIZI
Il primo articolo del documento illustra gli ambiti
di azione delle Regioni per migliorare la stabilità
economica dei sistemi sanitari regionali. Obblighi
di erogazione di prestazioni inquadrati in una serie
di monitoraggi e controlli per stabilire responsabilità e provvedimenti in caso di disavanzo di bilancio
o irregolarità nei servizi. Con l’Intesa, le Regioni si
impegnano a monitorare le prescrizioni mediche,
farmaceutiche, specialistiche e ospedaliere, facendosi carico di ripianare il 40% del proprio superamento del tetto per la spesa farmaceutica (confermato al 13%; così come è confermato il vincolo alla
crescita complessiva dei costi di produzione al 2%,
al netto dei costi del personale) attraverso l’adozione di specifiche misure di contenimento. Le amministrazioni locali devono inoltre garantire l’erogazione delle prestazioni ricomprese nei Lea e di tutti i servizi assistenziali, seEnrico La Loggia
guendo sempre i criteri di appropriatezza ed economicità,
con una spinta all’eliminazione delle liste d’attesa. Per
adempiere a questi obblighi, i
fondi assegnati direttamente
alle Regioni (78.954.644.980
euro) saranno ripartiti secondo quanto riportato nella tabella a pagina 3, cui vanno aggiunte le entrate proprie regionali (1.982.157.447 euro),
le entrate delle Regioni a statuto speciale (5.367.967.578
euro) e i fondi destinati direttamente ad alcune istituzioni
come la Croce Rossa (complessivamente 1.890.230.000
euro), fino ad arrivare al totale di 88.195 milioni di euro fissato dalla Finanziaria 2005.
IL NUOVO SISTEMA
INFORMATIVO
SANITARIO (NSIS)
I risultati e la gestione dei sistemi sanitari regionali saranno tenuti sotto rigido controllo dagli organi
statali, che trimestralmente verificheranno la qualità dei servizi e la tenuta economico-finanziaria
di ogni amministrazione locale. Per la raccolta dei
dati viene istituito, presso il ministero della Salute, il Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis),
che monitora anche le prescrizioni e la distribuzione diretta di farmaci in fascia A. Allo scopo di
facilitare l’attività del Nsis, i dati personali dei pazienti saranno trattati in modo che dal codice fiscale del cittadino si possa risalire alle prestazioni sanitarie erogate, ai soggetti prescrittori e alle
strutture erogatrici. Il conferimento dei dati al
Nsis da parte delle Regioni è un obbligo e condizione necessaria per l’accesso a maggiori finanziamenti. Le Regioni si impegnano inoltre ad adottare una contabilità analitica per centri di costo
e responsabilità, affinché si consentano le analisi
comparative dei rendimenti in ciascuna azienda e
struttura erogatrice. Anche questa è una delle condizioni necessarie per l’accesso ai finanziamenti
aggiuntivi. Il mancato rispetto dei contenuti e delle tempistiche dei flussi informativi farà scattare
dei provvedimenti nei confronti delle Regioni inadempienti.
OSPEDALI
Continua il percorso per il riordino della rete ospedaliera secondo un sistema di razionalizzazione che
determina il tetto di 4,5 posti letto per 1.000 abitanti, comprensivi della riabilitazione e della lungo
degenza post acuzie, con una variazione del 5% al
massimo. Particolare importanza viene affidata all’incentivazione del passaggio dal ricovero ordinario al ricovero diurno e al potenziamento di forme
alternative di ricovero ospedaliero (assistenza domiciliare integrata, assistenza residenziale e semiresidenziale ospedaliera).
PIANO DELLA PREVENZIONE
Nell’ambito di una sanità che si sposta verso la qualità dello stato di salute del cittadino, al di là della cura delle patologie sviluppate, particolare importanza assume il tema della prevenzione. Nasce
il Piano sanitario della prevenzione, che le Regioni sono tenute ad adottare entro il 30 giugno 2005
e al quale sono destinati 200 milioni di euro in aggiunta alle risorse previste dal Piano sanitario nazionale. L’importanza di un progetto per la prevenzione era già stata condivisa da Stato e Regioni nell’Accordo di Cernobbio del 6 aprile 2004.
Gli ambiti del nuovo Piano riguarderanno in particolare le patologie cardiovascolari e le complicanze del diabete; la diagnosi precoce dei tumori;
le vaccinazioni ma anche la prevenzione degli incidenti, compresi quelli domestici.
PIANO DELL’AGGIORNAMENTO
DEL PERSONALE SANITARIO
L’Intesa stabilisce che ogni Regione adotti entro il
30 luglio 2005, ed avvii entro il 30 settembre, un
programma regionale di interventi previsti dal Piano nazionale dell’aggiornamento del personale sanitario, destinando alla sua realizzazione nel proprio ambito territoriale una somma di 50 milioni
di euro all’anno. Il Piano, che dopo la fase di sperimentazione mira a dare all’Ecm un carattere sta-
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bile e sistemico, prevede anche la creazione di un
organismo tecnico-politico per il coordinamento
strategico del sistema nazionale Ecm (il Centro nazionale Ecm), di una segreteria operativa di coordinamento a carattere paritetico ministero-Regioni e di un Comitato tecnico con referenti regionali. Tenendo in considerazione lo sviluppo dell’aggiornamento a livello europeo, il Piano individuerà inoltre le possibili soluzioni, anche normative,
per utilizzare l’Ecm nei processi di rivalidazione
dell’abilitazione professionale o di certificazione
professionale dei medici e delle altre professioni
sanitarie.
Intanto, in questa fase di transizione, restano confermati gli obiettivi formativi definiti dai precedenti accordi Stato-Regioni, con l’obbligo da parte del
personale sanitario di raccogliere 30 crediti formativi nel corso del 2005.
OBBLIGO DI EQUILIBRIO
E DI BILANCIO
nei limiti degli obiettivi assegnati al 30 settembre o
31 dicembre.
ASSISTENZA TERRITORIALE
Lo sviluppo della medicina territoriale rende necessario un coordinamento sempre maggiore tra le
varie strutture di erogazione di prestazioni. Per questo motivo le Regioni dovranno adottare, entro il 30
settembre 2005, uno specifico provvedimento con
il quale vengono aggiornate le modalità che disciplinano i rapporti tra le aziende sanitarie locali e le
aziende ospedaliere. In tali documenti si definiscono anche i rapporti tra l’ospedale e il territorio, prevedendo il coinvolgimento costante dei medici di
medicina generale e dei pediatri di libera scelta per
una reale integrazione assistenziale tra cure primarie e cure ospedaliere, anche attraverso percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi e la condivisione
di interventi, compresi quelli per la prevenzione.
FINANZIAMENTI AGGIUNTIVI
Ogni Regione dovrà garantire l’equilibrio economico-finanziario del proprio sistema, commisurato al
99% dell’importo attribuito alle singole amministrazioni regionali. La certificazione di non equilibrio comporta automaticamente il blocco delle assunzioni del personale dell’azienda e l’affidamento
di incarichi per consulenze non a carattere sanitario per l’esercizio in corso.
CONTROLLI PER I DIRETTORI
GENERALI
I direttori generali sono responsabili dell’andamento del sistema sanitario e la conferma del loro incarico è vincolata a una serie di obblighi e di risultati. In particolare, è prevista la decadenza dei direttori generali in caso di: mancata presentazione dei
dati di verifica trimestrali alla Regione, al ministero
dell’Economia e al ministero delle Salute; mancata
presentazione dei provvedimenti correttivi in caso
di squilibrio; mancata riconduzione della gestione
L’accesso ai finanziamenti aggiuntivi è legato anche
alla sottoscrizione dell’Accordo: alle Regioni che saranno riuscite a realizzare l’equilibrio economicofinanziario spetta l’80% del maggior finanziamento
all’atto della sottoscrizione e il rimanente 20% subordinato alla verifica di tale equilibrio; alle Regioni
inadempienti spetta il 40% alla sottoscrizione e il
restante 60% alla verifica dell’attuazione del programma. Per le Regioni nelle quali si sia verificato
un disavanzo pari o superiore al 7%, la stipula dell’Accordo è da considerarsi dovuta e quindi rientrante negli adempimenti.
AMMODERNAMENTO TECNOLOGICO
L’intesa stabilisce che per le Regioni che alla data
del 1° gennaio 2005 abbiano ancora in corso di
completamento il proprio programma di investimenti, sia fissata al 15% la quota minima delle risorse residue da destinare al potenziamento dell’ammodernamento tecnologico, salvo la dimostrazione da parte delle Regioni di aver già investito risorse a questo scopo.
CUD
Al fine di promuovere la qualità e l’efficienza nell’utilizzo dei dispositivi medici, lo Stato e le Regioni
sottolineano la necessità di uno sviluppo delle attività della Commissione unica sui dispositivi medici.
Tuttavia l’Intesa non esprime le modalità secondo
cui tale sviluppo dovrebbe essere realizzato.
VERIFICA DELL’INTESA
È istituito presso il ministero dell’Economia il Tavolo tecnico e il Tavolo politico per la verifica degli
adempimenti. Il Tavolo tecnico procede a un primo
esame della documentazione informando le Regioni, entro il 30 marzo, sui punti di criticità affinché
esse provvedano a presentare eventuali integrazioni, entro il 30 maggio, per la verifica degli adempimenti. Il Tavolo tecnico effettua quindi una valutazione del risultato di gestione delle Regioni e riferisce l’esito al Tavolo politico, che dà il proprio parere e convoca, in caso di criticità, la Regione interessata. Entro il 15 ottobre dell’anno successivo, il ministero dell’Economia eroga il saldo alle Regioni
adempienti e prende provvedimenti nei confronti
delle inadempienti.
COMITATO PER LA VERIFICA DEI LEA
Il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza in ogni
Regione sarà verificato da un apposito Comitato paritetico permanente, che si avvarrà del supporto tecnico dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali e
opererà sulla base delle informazioni desumibili dal
sistema di monitoraggio.
AZIENDALIZZAZIONE
Continua il processo di aziendalizzazione dei Policlinici universitari e dell’insediamento dei nuovi organi degli Irccs, che, secondo i progetti del Governo e delle Regioni, dovrebbe concludersi entro il 31
luglio 2005.
Come si ripartiscono le risorse per la sanità
Tabella 3. Il Fsn 2005 diviso tra le Regioni
Regione per Regione, quanti saranno i soldi a disposizione del Ssn
Tabella 1. Risorse regionali per il Piano sanitario
della prevenzione per il 2005-2007
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
P.A. Bolzano
P.A. Trento
Veneto
Friuli V.G.
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Euro all’anno
32.480.266
924.936
70.436.325
3.565.153
3.729.724
35.311.540
9.086.612
11.985.858
31.046.464
27.131.923
6.456.818
11.427.707
39.770.437
9.755.970
2.435.690
43.768.857
30.592.534
4.521.592
15.260.133
37.880.744
12.430.717
Tabella 2. Risorse regionali per il Piano nazionale
dell’aggiornamento sanitario per il 2005-2007
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
P.A. Bolzano
P.A. Trento
Veneto
Friuli V.G.
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Euro l’anno
3.690.939
105.106
8.004.128
405.131
423.832
4.012.675
1.032.570
1.362.029
3.528.007
3.083.173
733.729
1.298.603
4.519.368
1.108.633
276.783
4.973.734
3.476.424
513.817
1.734.106
4.304.630
1.412.581
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
P.A. Bolzano
P.A. Trento
Veneto
Friuli V.G.
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Bambin Gesù
A.C.I.S.M.O.M.
TOTALE
Totale per cassa alle Regioni
(disponibilità di cassa
compresa di mobilità,
copertura dei contratti Ssn e Izs,
fondi per la medicina penitenziale)
6.461.305.633
80.019.944
13.746.021.520
424.170.848
352.502.594
6.757.704.417
847.464.716
2.553.951.487
6.457.714.144
5.562.141.777
1.332.637.802
2.218.150.208
7.571.913.263
1.926.708.073
485.244.121
7.545.399.710
5.525.299.327
811.153.268
2.683.006.343
3.827.338.514
1.583.679.607
158.353.903
32.763.761
78.954.644.980
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Presa Diretta
l’infermiere 4/2005
12 maggio 2005 – International Nurses Day
Infermieri in prima linea
contro i farmaci contraffatti
LA SICUREZZA DEL PAZIENTE AL CENTRO DELLE ATTENZIONI
DEI PROFESSIONISTI DI TUTTO IL MONDO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA
INTERNAZIONALE DEGLI INFERMIERI. TUTTE LE INIZIATIVE PER FRENARE
L’AVANZATA DI FARMACI INEFFICACI, PERCHÉ PRIVI DI PRINCIPIO ATTIVO,
O ADDIRITTURA PERICOLOSI PER LA SALUTE DEI CONSUMATORI
DI
A
RICCARDO TOMASSETTI
umentare la consapevolezza dell’esistenza e delle potenziali conseguenze dei farmaci contraffatti, fornire
gli strumenti per identificarli e isolarli e fare pressione su tutte le figure, professionali e non, legate alla salute perché si presti la dovuta attenzione a un problema che riguarda il 10% di tutte le medicine disponibili sul mercato. Questi gli obiettivi identificati dall’International Council of Nurses (Icn) che saranno il
tema delle celebrazioni previste per il 12 maggio prossimo, in occasione dell’International Nurses Day 2005.
NESSUNO AL SICURO
L’Organizzazione mondiale della sanità stima che nei
paesi in via di sviluppo le medicine contraffatte o di
qualità inferiore agli originali (sub-standard) rendano
conto di un quarto di tutti i farmaci utilizzati. Una vera emergenza per i paesi più poveri del pianeta, ma che
non risparmia le ricche nazioni occidentali. In Italia
sono 130 mila le confezioni di farmaci falsi sequestrate e il 4% riguarda plagi, in più c'è il problema dei farmaci scaduti rimessi in circolo con nuove date di scadenza, un business mondiale da 32 miliardi di dollari.
E non si tratta solo di un problema economico: la questione che sta a cuore agli infermieri è la sicurezza dei
pazienti. I farmaci contraffatti o sub-standard possono
infatti essere pericolosi o, nella migliore ipotesi, semplicemente inefficaci. Per cui allo spreco di risorse per
l’acquisto, la catalogazione, il trasporto e la dispensazione di farmaci inutili si aggiunge il rischio che i pazienti possano trarne poco o nessun effetto terapeutico, quando addirittura non subiscano pesanti effetti
collaterali che possono portare a conseguenze disastrose, dalla disabilità permanente, alla morte.
INFERMIERI IN AIUTO
La campagna lanciata dall’Icn intende coinvolgere anche altri attori quali medici, associazioni e gruppi di pazienti, industrie farmaceutiche e autorità regolatorie.
Ma sarà compito degli infermieri, proprio per le loro
competenze professionali e per il continuo e ‘privile-
giato’ rapporto con i farmaci, prestare un’attenzione particolare a ogni segno di contraffazione, già a cominciare dalla confezione. Senza dimenticare il ruolo chiave
di educare il pubblico sui rischi di acquisti incauti in
rete o da fonti clandestine e non autorizzate, soprattutto nei paesi in cui il sistema di erogazione dei farmaci
non è sottoposto alle stesse regole previste in Italia, tese a tutelare il consumatore con verifiche e controlli.
MA COSA FARE?
L’International Council of Nurses ha messo a disposizione un vero e proprio kit per aiutare gli infermieri a
individuare le contraffazioni. Ma è già dalla pratica quotidiana che inizia la loro azione, dall’osservazione tanto
dei prodotti quanto dei pazienti che li assumono: se per
esempio viene riportato un effetto diverso da quello atteso, o del tutto inesistente, se la confezione non è intatta oppure riporta una data di scadenza cancellata e
infine se il farmaco ha aspetto, sapore o consistenza diversi dal solito. Impegno che deve poi continuare nella diffusione di informazioni sui prodotti contraffatti sia
al pubblico che agli altri professionisti della salute; nella collaborazione con i farmacisti e i vari responsabili
sanitari per raccogliere e verificare dati sempre più accurati; nella pressione sul mercato o sui decisori politici per spingere verso una riduzione dei costi dei farmaci nei paesi in via di sviluppo o per l’introduzione di legislazioni ad hoc contro le contraffazioni.
DOVE SI NASCONDE IL PERICOLO
La contraffazione può colpire i prodotti di marca e i generici, le medicine con obbligo di prescrizione e i farmaci da banco, compresi i rimedi tradizionali, ricorda
l’International Council of Nurses. Ma se in questi casi
l’azione fraudolenta è deliberatamente voluta e ricercata, quando si tratta di medicine sub-standard il discorso può essere diverso. Spesso si tratta infatti di agenti farmaceutici genuini, fatti dal legittimo produttore,
che però falliscono nel raggiungere gli standard di qualità richiesti: per scarsa pratica nella manifattura o per
condizioni improprie di immagazzinamento e conservazione, per negligenza o errore umano, e ancora per
Le dimensioni del problema
Una ricerca condotta dall’Oms tra gennaio 1999 e ottobre 2000 in 20 paesi
ha scoperto che dei 325 casi esaminati
ben il 60% era del tutto privo di principio attivo. Mentre uno studio precedente,
sempre dell’Organizzazione mondiale
della sanità, aveva rilevato i seguenti problemi: il 51% delle contraffazioni riguardava la mancanza di principio attivo, un altro 17% conteneva l’ingrediente sbagliato, mentre un ulteriore 11%
conteneva concentrazioni ridotte (e
“Le contraffazioni uccidono”:
questo lo slogan scelto dall’International Council of Nurses
per la prossima Giornata Internazionale degli Infermieri
risorse umane o finanziarie inadeguate. Si ricade infine nella contraffazione se questi farmaci di qualità substandard vengono criminalmente venduti come buoni
per realizzare profitti illegali. Senza dimenticare che la
contraffazione può anche riguardare gli eccipienti, che
a loro volta possono risultare pericolosi per i pazienti:
generalmente si tratta di sostanze farmacologicamente inerti o con scarsa attività che però possono essere
sostituite con agenti più rischiosi per la salute dei consumatori. In alcuni paesi, riporta il documento dell’Icn,
vere e proprie organizzazioni criminali recuperano confezioni di farmaci scaduti, scartati o rubati e li rimettono sul mercato modificando la data di scadenza o le
informazioni per la tracciabilità. Addirittura si arriva a
svuotare le confezioni originali per riempirle con medicinali falsi.
QUESTE LE CONSEGUENZE
Durante l’epidemia di meningite che ha colpito il Niger nel 1995, oltre 50 mila persone hanno ricevuto
il vaccino. Ma si trattava di un agente non efficace:
l’inoculazione del vaccino sub-standard ha provocato 2.500 morti. Nel 1992 ben 233 bambini del Bangladesh sono morti dopo aver assunto uno sciroppo
a base di paracetamolo che però era stato inquinato
con l’antigelo. Le stime parlano di circa 192 mila morti registrati in Cina nel 2001 a causa di farmaci fasulli: alcuni uccisi direttamente dalle tossine contenute negli agenti contraffatti, altri per le conseguenze
letali delle infezioni che pensavano di curare con gli
antibiotici che si sono rivelati invece completamente inefficaci. Mentre nel 1999 almeno 30 persone sono morte in Cambogia per essersi curate con un vecchio e ormai inefficace antimalarico spacciato invece per artesunato, il migliore rimedio disponibile a
oggi per combattere le forme resistenti di malaria. E
l’ultimo allarme giunge da The Lancet: ben il 40% di
tutti i farmaci a base di artesunato circolanti in Estremo Oriente non contiene alcuna traccia di principio attivo. Mentre nel continente africano i casi di
contraffazione dei principali antimalarici oscillano
tra il 38 e il 90%, secondo i dati dell’Oms.
quindi terapeuticamente inefficaci) dell’agente attivo.
Numeri analoghi a quelli presentati nei
giorni scorsi dagli esperti riunitisi per le
Giornate Farmaceutiche Pisane: su cento farmaci falsi 43 non hanno la sostanza attiva, 24 sono di scarsa qualità, 21
hanno un sottodosaggio, 7 hanno un ingrediente sbagliato e 5 non hanno una
confezione adeguata.
Ma la vera preoccupazione è che, a parte il caso del Viagra (insieme agli antibiotici il medicinale più copiato al mondo), generalmente si tratta di farmaci salvavita, come quelli destinati a trattare malattie come malaria, tubercolosi e
Hiv/Aids. L’Oms stima che circa 200 mila morti per malaria potrebbero essere
evitati ogni anno se le medicine utilizzate fossero tutte di buona qualità.
Presa Diretta 5
Agli istituti formativi irregolari sarà tolta la “patente”
Lombardia: requisiti condivisi
per la formazione SANITARIA
LA REGIONE STABILISCE UNO SCHEMA UNICO DI CONVENZIONE PER LA STIPULA DELLE COLLABORAZIONI
TRA LE UNIVERSITÀ E LE ISTITUZIONI SANITARIE CHE CONCORRONO PER I DIVERSI CORSI DI LAUREA DEL PERSONALE SANITARIO.
E IN UN PROTOCOLLO DEFINISCE LE RESPONSABILITÀ, GLI ONERI E I CONTRIBUTI PER IL SETTORE FORMATIVO
C’
è un nuovo protocollo della Regione Lombardia in
materia di sanità. Nella seduta del 16 febbraio 2005,
infatti, il Consiglio regionale lombardo ha approvato, con deliberazione n.VII/20950, il protocollo d’intesa tra la Regione e le Università ubicate in Lombardia per la stipula di convenzioni relative ai corsi
di laurea delle professioni sanitarie.
Con questo documento, realizzato su proposta dell’assessore alla sanità, Carlo Borsani (non riconfermato dopo le recenti elezioni amministrative), la Giunta regionale ha inteso dare una maggiore definizione delle responsabilità e dei contributi delle diverse
istituzioni interessate (Regione, Università, Aziende
ospedaliere) al settore formativo.
Si avvia così un sistema di controllo del possesso dei
requisiti richiesti per effettuare la formazione, sia per
quanto riguarda la preparazione dei docenti, sia in
termini di dotazioni strutturali, strumentali e di personale in generale. Pena, la decadenza della possibilità di essere sede formativa.
Le norme riportate nel protocollo, sulla cui adozione vigilerà la Direzione generale sanità, sono rivolte a tutte le istituzioni sanitarie che si occupano di
formazione: Istituti di ricovero e cura a carattere
scientifico, Aziende ospedaliere e Aziende sanitarie
locali, così come tutte le istituzioni sanitarie private accreditate lombarde presso le quali sono presenti
sezioni di corso di laurea, le quali vengono impegnate a stipulare nuove convenzioni con le rispettive Università.
“La Direzione generale sanità – si legge sul documento – ha ritenuto opportuno riservare uno specifico tavolo tecnico, con le presidenze delle Facoltà di
Medicina e Chirurgia, per la predisposizione di un
nuovo testo di protocollo d’intesa rispondente all’esigenza di riformulare le convenzioni per i corsi di
laurea delle professioni sanitarie”.
A seguito di queste consultazioni, è stato predisposto uno schema unico di convenzione da adottare per
la stipula delle collaborazioni tra le Università e le
istituzioni sanitarie che concorrono per i diversi corsi di laurea del personale sanitario. Con il nuovo protocollo, le strutture e le risorse, globalmente intese,
da impiegare a supporto delle relative esigenze formative entrano a far parte della programmazione annualmente definita a livello regionale in relazione ai
fabbisogno di personale sanitario per il sistema del
servizio sanitario e socio sanitario della Lombardia.
L’obiettivo principale è quello di indicare le funzioni e le responsabilità da riferire alla struttura formativa, definendo anche gli oneri connessi alla messa a
disposizione delle distinte risorse formative.
Le sezioni di corsi di laurea presso le istituzioni sanitarie pubbliche del sistema sanitario regionale ven-
gono dunque configurate come centri di costo nel
sistema di contabilità aziendale e così lo schema di
convenzione stabilisce che l’istituzione sanitaria, in
relazione agli oneri annualmente riconosciuti dalla
Regione nell’ambito dei finanziamenti vincolati alle
attività formative, provveda a definire le quote da riservare alle spese derivanti dalla messa a disposizione del proprio personale per le attività di docenza e
per la gestione e il mantenimento delle strutture e
delle attrezzature didattiche.
La definizione di requisiti generali e specifici riguardanti le risorse necessarie per l’attività formativa di ciascun profilo sanitario, sia materiali (attrezzature e strutture per attività di didattica e tirocinio)
che umane (personale docente e assistenti a cui sia
riconosciuta competenza, personale tecnico-amministrativo e così via), sarà oggetto di un successivo
provvedimento attuativo, in modo da rispondere all’esigenza di standard condivisi.
L’adempimento dei requisiti richiesti sarà monitorato annualmente e verificato ogni tre anni, con la possibilità, però, di sopralluoghi di verifica da parte del
Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario: in caso di irregolarità, e mancato adeguamento entro 6 mesi dal riscontro, l’abilitazione a svolgere attività formativa sarà revocata a partire dall’anno accademico successivo.
Lettera
Infermieri: lavorare per la “buona sanità”
Oggi la normalità non fa notizia e trova poco spazio sui giornali e nei telegiornali. Ciò nonostante sono centinaia gli attestati di stima e di gratitudine che quotidianamente tutti gli operatori della sanità
ricevono dagli utenti-pazienti, soddisfatti dalle cure e dall’assistenza ricevute durante il ricovero presso case di cura, centri di riabilitazione, ospedali ecc.. Ma tutto ciò non fa notizia perché sono le normalità. Trovano invece spazio sui giornali e in televisione le notizie di malasanità, di errori, di negligenze, di lunghe liste d’attesa, di macchinari rotti ecc. Questi non sono la normalità e per fortuna sono pochi casi isolati del vastissimo pianeta della sanità del nostro Paese.
Errori, negligenze, disattenzione sono spesso determinati da numerosi problemi: turni di lavoro pesanti, mancanza di personale, cattiva organizzazione del lavoro, ma soprattutto possono essere causate
dalla quasi meccanicità di compiti e azioni, che quotidianamente tutti gli operatori della sanità ripetono con molta sicurezza e tranquillità, forti di una buona esperienza e conoscenza, che certo contano,
ma che non rendono infallibile nessuno.
Oggi sono solo i giornali locali che ospitano sempre più frequentemente lettere d’utenti che ringraziano il personale sanitario per le ottime cure ricevute durante il ricovero. A mio avviso, la stampa locale
è quella che rappresenta meglio l’opinione del cittadino. Vorrei focalizzare adesso l’attenzione su alcuni punti che ritengo essenziali per un buon operatore della sanità e che vorrei condividere con quanti
hanno scelto come me di esercitare la professioni di infermiere e prendersi cura delle persone che soffrono. Il primo punto è la “professionalità” che non è solo mostrarsi al malato educato, disponibile, ma
è sapersi prendere cura del paziente, sapere ascoltare e dare risposte, mantenere questo stato emozio-
nale a fronte di una professionalità che siamo chiamati a esercitare in ogni caso.
Il secondo punto è l’“umiltà”, che non vuol dire mettersi sempre in discussione, ma riconoscere i propri
limiti e mettersi nei panni degli altri. Quando si lavora in una struttura sanitaria, ti sembra di essere
onnipotente, vedi le sventure che capitano agli altri e te ne senti escluso. Solo quando sei colpito dalla
malattia scatta in ognuno la paura, l’ansia di non farcela. Ci si augura di guarire e di trovare una struttura e dei professionisti che si prendano cura di noi.
Il terzo punto è “condividere”, che non vuol dire solo saper ascoltare i malati, ma saper cogliere i bisogni, saper dare loro fiducia e sicurezza. Quarto punto è il “rispetto”, concetto non facile perché il rispetto è ciò che ogni persona, malato, operatori, familiari devono riconoscere all’altra persona. Rispetto
che si deve al malato in quanto persona che soffre, ma che si deve anche a colui che lo assiste senza risparmiarsi, a quei professionisti che offrono la loro professionalità con amore e abnegazione, rimanendo a lavoro più dell’orario previsto, che non lasciano quasi mai nulla in sospeso, coinvolgendo il
malato nel processo di assistenza, svolgendo funzioni, attività, compiti, con umiltà e amore.
Quante volte trascuriamo questi che, a mio avviso, sono valori essenziali nella nostra professione infermieristica e che talvolta sembrano essere nascosti da un velo che solo riscoprendo la voglia di lavorare in gruppo
con senso di appartenenza verso la struttura per cui svolgiamo le nostre professioni possiamo infrangere.
Daniele Leone
Infermiere
Vasto (Chieti)