Frusteniae - da israele a rocca di mezzo

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Frusteniae - da israele a rocca di mezzo
FRUSTENIAE E LA PRIGIONE DI SAN LEUCIO
In una cartina geografica di Henrico Kiepert Latii Veteris et Finitimarum Regiones edita nel 18881
l’attuale Rocca di Mezzo viene riportata con il toponimo Frusteniae, evidentemente ripreso da una
precedente, molto più antica versione cartografica2.
Il nome deriva dal latino frusta, riconducibile a fustis, -is, da cui deriva anche fustigare
La fustigatio, cioè la fustigazione, era uno dei tipi di tortura usato dai Romani sugli schiavi ed i
prigionieri ed era l’equivalente della verberatio.
Spesso si ricorreva alla flagellatio, cioè alla flagellazione, che poteva tradursi anche in una vera e
propria esecuzione capitale.
Come illustrato nel corso della ricerca, l’Altopiano era abitato sin dai tempi dell’antica Roma da
popolazioni ebree, che, come noto, erano spesso assoggettate a maltrattamenti, torture e non di rado
alla pena capitale della crocefissione (vedi quanto detto nel testo circa Rocca de’ Cedici o dei Sadici
o dei Zadekim).
Il toponimo Frusteniae è un ulteriore piccolo indizio relativo allo stanziamento in loco di comunità
ebree, in quanto fa supporre che le stesse fossero vittime predilette della fustigazione, al punto tale
da chiamare il centro abitato allora esistente Frusteniae.
E’ probabile che il nome venisse riferito all’intero Altopiano, dato il genere plurale del sostantivo
che è riferibile a più di un pagus.
Il toponimo si trova negli antichi documenti anche come Frustema, una variante assonante con la
voce dialettale abruzzese frustem’, cioè frustiamo.
1
Latii Veteris et Finitimarum Regiones, tabula in usun scholarum descripta ab Henrico Kiepert, Berolini edidit
Ditericus Reimer, 1888.
2
Secondo alcuni studiosi l’Oppidum Frusteniae sorgeva nei pressi di San Panfilo d’Ocre, dove recentemente sono stati
portati alla luce i resti di un’antica città preromana.
Tuttavia, nella logica della toponomastica dei luoghi circostanti l’Altopiano, ogni toponimo, già in epoca romana, aveva
la funzione di ricondurre sull’Altopiano delle Rocche.
Ma, a parte ciò, il dato è importante perché corrobora la tesi sostenuta nel corso della ricerca
secondo cui da qualche parte sull’Altopiano delle Rocche, forse a Rocca di Mezzo o forse a Rovere,
dovrebbe trovarsi rinchiuso in una caverna ed ancora inspiegabilmente “vivente” Yoshua di
Nazareth, chiamato spregiativamente dagli ebrei Gesù, in compagnia di altri due Amici, tutti e tre
trasformati in donne mediante evirazione (i Tre della SS. Trinità) e consegnati agli ebrei come
ostaggi e Vittime Eterne dello Shoa (Ostie).
Frusteniae, infatti, potrebbe essere l’appellativo loro dato al tempo dell’Impero di Roma, per il fatto
che gli ebrei, dopo averli evirati e segregati nell’antro ipogeo in gran segreto, cominciarono a
sottoporli alla frusta ed agli altri rituali vendicatori di matrice ebraica, tenuti in occasione di
rilevanti festività ebraiche.
Di qui la genesi del toponimo Frustema nel senso dialettale di <<frustem’>>, cioè <<frustiamo>>,
quelli della SS. Trinità e della variante Frusteniae, nel senso di <<donne ebree frustate>> e <<da
frustare>>.
Da allora in poi La Tradizione della Frusta non si sarebbe mai interrotta ed anzi sarebbe proseguita
fino ad oggi, costituendo il principale caposaldo segreto della religione ebraica.
E’ interessante osservare che la forma singolare Frustena si può scomporre nella sigla Fru e
nell’aggettivo greco στενή, che significa angusta, stretta3.
Tale circostanza, infatti, dovrebbe rivelare l’esistenza a Rocca di Mezzo di una strettoia ben
nascosta, dalla quale si accede all’antro sotterraneo in cui vive FeReU, cioè Felice il Reu o il Leu,
vale a dire il Leone di Gerusalemme, definito FeRU, fiera e veru ossia verro (maiale).
La sigla FRU può essere interpretata, applicando il rotacismo della R in L, anche come FLU, da cui
si estrapola feluca, feleu in francese, l’imbarcazione utilizzata dagli antichi Egizi e poi dai Romani.
Nel quadro criptologico deve essere intesa come la nave che dalle coste di Israele trasbordò Yoshua
ed i suoi Discepoli a Roma, nonché come Navello ovvero avello di N[azi].
Altre decifrazioni di FLU possono essere:
1) F.Leu, cioè Ferox Leo, Feroce Leone.
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L’aggettivo greco stenòs, stenè, stenòn lo si rinviene dissimulato anche nel nome del Santo Protomartire della Chiesa
Cattolica, festeggiato il 26 dicembre, cioè Stefano (Στεφανος).
Il nome, infatti, può essere letto come Stenos, omettendo la [fa] centrale, tant’è che una variante del nome è proprio
Steno.
Il significato del nome Stefano è incoronato di ghirlanda o di corona ed è riferito allo stesso Yoshua proto–martire, cioè
il primo martire tra i Cristiani, quello più importante per la vendetta degli ebrei, coronato di spine.
La corona di spine è quella che tormenta il suo Corpo Vivente (Corpus Christi) a distanza di lunghi secoli.
La combinazione del toponimo Barisciano, anticamente detto Bariscianello, con quello del vicino paese Santo Stefano
di Sessanio dice che egli è nella “piccola bara”, sesso in ano e in ossessione, che egli apparteneva agli Assassini.
Il toponimo Villa Santo Stefano dice, invece, che esiste nascosta una “villa” in cui “vive” il Santo, alla quale si accede
per uno stretto passaggio (stenòs).
E’ dall’episodio del tradimento di Yoshua ad Israele (e dei suoi predecessori) che è disceso il
concetto di fellonìa, relativo al vile tradimento.
Infatti, felleo e felòn sono crittogrammi creati ad hoc dagli ebrei dopo la cattura o, meglio, dopo la
consegna nelle loro mani di Yoshua per significare <<fa’ il Leone>> sottinteso <<con gli ebrei>>
sottinteso <<ora>>.
2) F.Leu, cioè F Leu[cio] ossia Frater Leucio.
Incrociando la predetta interpretazione di FLU con FRU nel senso di F. Rubor, cioè di Fe di Robur
o Fe Rubro, si ha che il Fellone Rubro4, cioè amico dei Romani insieme ai suoi seguaci, è ora
Femina di Robur (Romanorum e Marsorum) o anche Femina Rubor, cioè donna rossa di vergogna a
disposizione per sempre della vendetta sadica ebrea (Ostia Eterna o Agnus Dei).
Nella conoscenza ermetica ebraica l’Uomo-Donna è Il Muro, nel senso del vocabolo latino mus,
muris, che significa topo o ratto.
Nel modo di dire locale egli è la topa o toppa di Rovere, segregato per l’eternità nel Murum di
Malta, il terribile piccolo Gaol dell’Altopiano, nascosto nel Piedone di Rocca di Mezzo.
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L’aggettivo latino ruber, rubra, rubrum, che significa rosso, deriva dal greco ἐρυθρός, -ά, -όν, termine in cui la radice
ἐρυθ- è la stessa dell’italiano rosso o russo, nonché di eros, sinonimo di amore per essere l’amore associato al colore
rosso del sangue.
Sembrerebbe potersi affermare che la parola rosso e russo derivino dai verbi ρέω (reo) e λύω (luo), relativi al
funzionamento della Ruota Egizia, un congegno di tortura letale che, mediante l’applicazione di corrente elettrica,
ottenuta dall’energia solare prodotta dalle Piramidi, giungeva ad arrostire le vittime.
Il Pentalfa massonico o Pentacolo di Pitagora, cioè la Stella Rossa o Stella di Sirio, contiene in sé tale significato

simbolico
Dal verbo ρέω (reo) correre, scorrere deriva leo e leu, reo e reu.
Tale pratica era conosciuta nel mondo greco come μυῖα, cioè mosca , nel mondo latino come mus, cioè topo ,
nell’ebraismo moderno come Il Muro o The Wall, nel mondo islamico come Makka o Mukkat per il fatto che le vittime
muggivano per il dolore procurato dalle sevizie, come arguibile dal verbo υκάομαι, ruggire, muggire, ronzare (vedi le
voci muggire e mugghiare su www.etimo.it).
La somiglianza di muia (μυῖα) e muka (υκά) si spiega tenendo conto dell’ideogramma egizio usato per rappresentare le
onde, in questo caso elettriche , dato che le mosche, cioè la corrente elettrica, ronzano e l’essere umano sotto
l’effetto del ronzìo elettrico “muggisce” per lo strazio o emette muggiti di dolore.
La Ruota Solare, simboleggiata anche dalla Svastica, era il Leone per antonomasia (Sol Leone).
Leone deriva dal latino leo, leonis e dai verbi greci λέω (leo), variante λέγω (lego), λύω (lyo), ρέω (reo), le cui radici
sono ru- e lu- (rotacismo).
Infatti, λέω e λέγω, che significano dico, parlo, originano da:
-  nel significato del verbo latino lego ed eligo, cioè raccolgo e lego i pensieri e le parole, visti come raggi di luce
(raggio è da reg o rig, da cui l’inglese leg, il latino lex e rex, rege);
-  ἐγώ, cioè Io, il Sole, ;
-  ἔον, cioè Leone che va, che cammina, da cui è derivato  onda, lat. unda, sp. ola;
-  , cioè conduco la ruota con i suoi raggi .
La combinazione, invece, dei verbi λύω, liberare, sciogliere e ρέω, correre, scorrere significa:
- che il Sole è una ruota che rotola;
- che la luce (lux) è un fluido o flusso, nello stesso senso figurato dell’antico italiano rua, del francese rue e dello
spagnolo rio e ruta.
A proposito di L onda vedi l’Idra di Lerna, essere mostruoso che allegorizza le Piramidi Egizie.
Rocca di Mezzo può essere vista dall’alto come un grande piede (Piedone) o come una Scarpa
Il Pes, cioè il piede (dal latino pes, pedis) è il luogo segreto dove si trova La Topa o La Toppa5 della
Robur (Rovere), vale a dire il PHS (Gesù), il Pedo o la Pedina, cioè il Bambino o Infante/a (dal
greco παῖς, παιδός), il Ped[r]one, cioè il Padrone/Pietrone, il Peòn o Campeòn de Virtud (così
definito sarcasticamente dagli ebrei).
Dato che le scarpe vengono cucite dal sutor il Piede, cioè la stessa Scarpa, è Gesù evirato e ricucito
dal ciabattino ebreo.
Egli è il famoso e misterioso Sator/Sutor.
La Toppa
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La toppa oltre ad essere la parte della serratura in cui si inserisce la chiave, può essere un pezzo di tela o di altra stoffa
che serve a rattoppare un buco o uno strappo di un vestito.
Nel caso di specie con il termine “toppa” si allude alla evirazione del personaggio “bisognoso di toppa” per essergli
stata creata la “topa”.
Potendosi vedere la toppa come una Croce Egizia o di Ankh o come una Bambina si deve supporre che l’Uomo prima
di diventare Donna Giustiziata sia stato un Nazi.
Costoro, infatti, usavano seviziare e giustiziare i Piccoli di Israele o Infanti, spesso evirandoli.
La croce egizia è un simbolo plurisenso.
Da un lato rappresenta la vittima, sotto forma di Bambino/a in croce, dall’altro rappresenta una “marra”, strumento
simile a quello usato dagli accalappiacani (spagnolo amarrar), una garrota, un chiodo per la crocefissione, uno spillone
per tormentare sadicamente.
Provvedono alla sua custodia nel luogo ipogeo in cui è sepolto “vivo” Tre Luci o Tre Leuci6, cioè il
Maestro Venerabile, il 1° Sorvegliante ed il 2° Sorvegliante, nominati dal locale cripto Sinedrio,
secondo lo schema magico del Triangolo Massonico.
Costoro, unitamente agli altri criptoebrei del posto, possiedono la conoscenza ermetica,
verosimilmente codificata in antichi manoscritti, necessaria allo svolgimento del rituale magico per
far resuscitare Il Sorcio (Sorcery).
Yoshua o Joshua era un seguace dell’Aquila Egizia o un Alì del popolo di
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aria
Leucio è un nome alquanto raro: è diffuso soprattutto a Rocca di Mezzo sin dall’antichità e a San Leucio di Caserta.
Il suo equivalente è Lucio al maschile e Lucia al femminile.
Deriva da lux, lucis alla stessa stregua di altri nomi, come ad esempio Licia, Cilicia, Liegi, Ciliegi, Andalusia,
Lusitania, Lucera, Luceres, Lucumones, Lucca.