NATGEO dic. 2009 HONDURAS

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NATGEO dic. 2009 HONDURAS
Honduras
una barca per la vita
I Miskitos vivono nella regione più povera del paese.
Una Onlus italiana li aiuta a dotarsi dei servizi medici.
Vita quotidiana lungo il fiume nella regione de La Moskitia, in Honduras. L’area è ricca di fiumi e canali, ma la
maggior parte delle malattie della popolazione è causata dalla mancanza di acqua potabile.
di Benedetta Treccani
fotografie di Nanni Fontana
L
Un’infermiera dell’ospedale di Puerto Lempira, l’unico esistente in tutto il
dipartimento di Gracias a Dios, dove vivono circa 80.000 persone, porge a una
giovane mamma il suo bimbo appena nato. La mortalità neonatale nella zona
è molto alta e lo scorso anno ha toccato quasi il 30% dei decessi ospedalieri.
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esbia ha 26 anni e tre figli avuti da
due mariti diversi. Cammina
sull’acqua, come tutti qui in
Moskitia, nell’Honduras nordorientale. Scherza e sorride sempre.
E fa progetti per il futuro, «se Dio me lo permette». È cominciato tutto quattro anni fa, con mali
di testa sempre più lancinanti e tanta stanchezza
oltre a una perdita di peso sempre maggiore.
L’Honduras è uno dei paesi più poveri
dell’America Centrale; dei sette milioni di persone che vi abitano, il 68 per cento circa vive al
di sotto della soglia di povertà, soprattutto nelle aree rurali come La Moskitia, tanto remota
che vi arriva a malapena l’eco dei disordini
nella capitale Tegucigalpa. Lesbia vive qui. In
questa terra vastissima e isolata, organizzata in
insediamenti di piccole dimensioni difficili da
raggiungere, vive anche la popolazione indigena dei Miskitos. L’acqua è l’elemento dominante, le vie di comunicazione di questo territorio sono le lagune, i canali e i fiumi.
Ma l’acqua è anche fonte di malattie sconosciute ed è impedimento. A Puerto Lempira,
nell’unico ospedale del Dipartimento di
Gracias a Dios, manca addirittura l’acqua potabile. In Moskitia infatti, «oltre all’alta mortalità
materna», spiega Magin Soto, infermiere a
Tikiuraya, «le malattie più frequenti sono la
polmonite e la diarrea causata dalle infezioni
prese bevendo acqua contaminata».
Come in molte aree africane, mancano controlli medici regolari e informazioni sulle pratiche sanitarie di base, perciò l’accesso alle cure e il
diritto alla salute non sono garantiti.
«Nel 2008», racconta la pediatra di Puerto
Lempira Margherita Marulanda, «si sono toccati tassi di mortalità neonatale del 27,5 per
cento sul totale delle morti in ospedale. Le
infezioni e le difficoltà respiratorie, oltre alla
malaria, alla tubercolosi e all’Hiv/Aids, sono le
principali cause di mortalità infantile». I casi di
malaria in Moskitia sono il 64 per cento dei
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Sulma, la salvezza scivola sull’acqua
Sulma ha dieci anni. Arriva al Centro di Salute di Tikiuraya con
la nonna verso le 14.00, dopo almeno un’ora di cammino. Ha
la mano destra avvolta in un cencio inzuppato di sangue. Si è
ferita con un machete tagliando il riso nei campi. L’ infermiera
del Centro, Ledy Carina Antonio Feldeman, 20 anni, miskita,
(prima da destra nella foto in alto, con Sulma, sua nonna e
Coban, che conduce la barca dell’ONG) le toglie lo straccio
sporco dalla mano. Sulma perde molto sangue. Per alleviare il
dolore, le vengono fatte alcune iniezioni. Si decide di portarla
all’Ospedale di Puerto Lempira, con una piccola barca
a motore. La nonna di Sulma affida la bambina ad Anja,
volontaria dell’Onu, a Coban e al sottoscritto. Sulma non
piange né si lamenta per tutto il viaggio, quattro ore.
Quando arrivano al pronto soccorso è già buio. Il medico
0di turno blocca l’emorragia, disinfetta la ferita e la medica.
Se Sulma non fosse stata portata qui, dicono i medici,
probabilmente sarebbe morta dissanguata. La mattina
seguente la bimba viene operata. L’operazione dura meno di
due ore. Sulma è fuori pericolo e rimane nel lettino d’ospedale
(a destra) ad aspettare l’arrivo di sua madre. — Nanni Fontana
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Nella scuola di Tikiuraya (a sinistra), il maestro
spiega agli alunni l’ importanza di non saltare lezioni
in vista della prolungata chiusura per le elezioni
di novembre. In alto, Lesbia a Puerto Lempira.
casi nazionali, tenendo presente che nel dipartimento di Gracias vivono circa 80 mila persone.
Lesbia è malata, è risultata positiva al test
dell’Hiv nel 2005. Tale è l’isolamento in Moskitia
che allora all’ospedale di Puerto Lempira non
arrivavano nemmeno i farmaci antiretrovirali.
Dopo tre anni trascorsi in un centro specializzato della capitale, sei mesi fa Lesbia decide di tornare a Puerto Lempira con sua figlia Marisol e si
trasferisce a casa del fratello. «Oggi lavoro come
donna delle pulizie di giorno. La sera invece frequento la scuola perché sogno un giorno di
diventare sarta». Lesbia spesso fa ritorno al suo
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villaggio lontano da Puerto Lempira dove vivono i genitori, ma lì, come in tutta la regione, non
ci sono strutture mediche. I centri di salute esistenti in Moskitia sono fatiscenti, mancano bende, disinfettanti e medicine. Manca insomma il
minimo indispensabile.
A Tikiuraya il centro di salute era deserto,
solo qualche medicinale e un mucchio di sporcizia, mentre oggi, grazie all’intervento dell’associazione italiana non-profit IMAGINE, il
centro è stato ristrutturato e ampliato interamente con materiale di provenienza locale per
garantire la sostenibilità ambientale del pro-
getto. Il centro di salute accoglie la popolazione del villaggio e dei nuclei vicini, le donne in
gravidanza sono monitorate e possono partorire con il sostegno di un medico e di una levatrice. Si fa tutto il possibile, con la collaborazione del personale sanitario locale, per aiutare a prevenire le malattie più comuni.
Come afferma Ignazio Marino, presidente e
fondatore dell’associazione, «bisogna intervenire su quelle malattie che pongono problemi
planetari: un trapianto di fegato costa circa
400 mila euro. Dal 1992 al 2004, solo negli
Stati Uniti, i trapianti di fegato causati da
malattie che sono conseguenti al virus dell’epatite B sono stati 5.000, con una spesa complessiva di due miliardi di euro. Se pensiamo
che vaccinare una persona contro l’epatite B
costa un euro, con quella cifra si poteva vaccinare un terzo della popolazione del pianeta».
L’attività dell’associazione, nata nel 2005 per
la promozione di programmi sanitari in Italia
e nei paesi in via di sviluppo, arriva anche nelle zone più remote del paese come Tikiuraya,
dove vive Sulma, la bambina di 10 anni di cui
raccontiamo la vicenda nella pagina precedente. Sulma si è salvata grazie alla barca ambulanza che l’ha trasportata all’ospedale di
Puerto Lempira, data in dotazione da IMAGINE. Con la barca si fa fronte non solo alle
emergenze ma si garantiscono alla popolazione le vaccinazioni di base e l’assistenza sanitaria. Infatti in Moskitia «il problema maggiore è
legato al sistema di trasporto dei malati più
gravi. Almeno una volta alla settimana», dice il
dottor Mylo Wood, unico ginecologo nell’ospedale, «dovrebbe partire una barca con cui
monitorare le situazioni più difficili e più acute proprio nelle comunità più isolate». j
IMAGINE Onlus è un’associazione non-profit per la
promozione di programmi sanitari in Italia e nei paesi
in via di sviluppo. Per saperne di più: www.imagine.org
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