N.2-2008 Marzo - Aprile

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N.2-2008 Marzo - Aprile
A cura di:
Mario Miglio, Responsabile Didattico SIT Fitri
Costantino Bertucelli, Responsabile Centro Studi e Ricerche Fitri
Roberto Tamburri, Direttore Tecnico Fitri
Claudia Umbro, Responsabile Organizzativo SIT Fitri
In questo numero: MARZO-APRILE 2008
Miglio Mario
Responsabile Didattico SIT FITri
Responsabile Scuola Alta Specializzazione Fitri
Attilio Maria Boni
Responsabile Squadre Nazionali Giovanili FITri
Stefano Rossi
Federazione Italiana Triathlon
Dimitri Ricci
Scuola Alta Specializzazione FITri
Leonardo Beggio
Scuola Alta Specializzazione FITri
“Il ruolo della forza e dei meccanismi
anaerobici nel modello prestativo del
nuoto nel triathlon olimpico.”
Alessandro Bottoni
Responsabile Centro Studi Ricerche SAS
“Fondamenti di preparazione del
ciclismo nel triathlon olimpico per le
gare di alto livello: prima parte. ”
1
IL RUOLO DELLA FORZA E DEI
MECCANISMI ANAEROBICI NEL
MODELLO PRESTATIVO DEL NUOTO
NEL TRIATHLON OLIMPICO
di Mario Miglio, Attilio Maria Boni,
Stefano Rossi, Dimitri Ricci, Leonardo
Beggio
Introduzione
Intervista a Attilio Boni
L’osservazione delle gare internazionali di
massimo livello rivelano un’evoluzione continua
delle caratteristiche tecniche e fisiologiche dei
migliori triatleti del mondo. La velocità evolutiva
del modello prestativo del triathlon olimpico è
impressionante. Numerose ricerche, compiute da
tecnici di diverse nazionalità, tendono a
confermare le caratteristiche di endurance della
distanza olimpica. Gli stessi studi tendono tuttavia
a reputare sempre più qualificanti gli aspetti
tecnici, quelli legati alla produzione di energia da
fonti
anaerobiche
e
quelli
muscolari.
L’osservazione e la misurazione delle prime
decine di metri della frazione di nuoto nelle
principali gare internazionali, confermano un avvio
di
competizione
ad
altissima
velocità.
Sembrerebbe che le doti di resistenza necessarie
per portare egregiamente a termine la frazione
natatoria nel triathlon olimpico possano essere
vanificate dalla scarsa velocità di partenza. Una
brutta partenza e la difficoltà nel saper esprimere
alte velocità nelle prime decine e centinaia di
metri possono compromettere la frazione di nuoto
e, in molti casi, l’intera competizione. Anche il
miglior nuotatore avrà difficoltà a nuotare al
meglio nel folto del gruppo e si troverà attardato
all’uscita dall’acqua avendo speso molte energie e
rischiato di ricevere colpi dagli avversari.
Queste considerazioni determinano un modello
prestativo della frazione natatoria ancora più
spinto verso l’allenamento delle capacità di forza
e di velocità di quanto si supponesse nel recente
passato. Il contributo della glicolisi anaerobica
nella produzione di energia nelle prime centinaia
di metri completa un quadro in cui le
indispensabili qualità aerobiche entrano in gioco
solo in un secondo momento.
Il modello dell’allenamento del nuoto del triatleta
sta quindi cambiando in sintonia con le
considerazioni fatte in precedenza.
Sull’analisi di questi dati e sui vari aspetti della
preparazione abbiamo chiesto l’opinione di alcuni
fra i più esperti tecnici italiani di triathlon.
Sembrerebbe che al triathlon si stiano
avvicinando sempre più atleti dalle notevoli
capacità neuro-muscolari. La frazione di nuoto
presenta ragazzi di diverse nazionalità dotati
di grandi doti di velocità. Cosa è cambiato
negli ultimi 5 anni nella frazione natatoria dei
campionati mondiali ed europei juniores?
R: il Triathlon nella sua globalità è cambiato. La
metodologia dell’allenamento è cambiata e la
concezione che il Triathlon sia uno sport aerobico
e di resistenza è stata messa in cantina. Nel
Triathlon a livello giovanile, dove la distanza di
gara massima nelle competizioni internazionali
come Campionati del Mondo ed Europei è quella
del Triathlon Sprint,
si sta affermando la
concezione che il Triathlon sia uno sport aerobico,
ma con una bella “fetta” di anaerobico e con una
produzione di lattato impensabile per uno sport
multidisciplinare. Detto questo, è ovvio che il
modello del giovane atleta di interesse
internazionale, in questi ultimi anni sia cambiato.
Nel nuoto i giovani presentano doti di velocità
anche più alta degli atleti elite, con capacità neuromuscolari più elevate. Oltretutto la ricerca del
talento è ora più che mai rivolta verso atleti che
provengano dal nuoto con spiccate doti di velocità
e che presentnoi una buona reattività e forza a
livello dei piedi, caratteristica importantissima per
poter correre ad alti livelli.
Hai notato le stesse tendenze evolutive per i
maschi e per le femmine?
R: devo affermare di si, anche se certe doti
risultano più determinanti nelle femmine che nei
ragazzi: una ragazza con ottime capacità neuro
muscolari fa subito differenza in campo femminile.
Sicuramente centra il fatto che il livello prestativo
non è lo stesso degli uomini, ma ultimamente si
sono viste atlete che nuotano come i ragazzi e
corrono altrettanto. Vedi l’inglese Havil e …
2
Come si comportano questi ragazzi al loro
ingresso nella categoria superiore?
R: Per anni il passaggio dalla categoria Junior a
quella Elite è stata traumatica. Molte giovani
promesse vedevano infrangersi i loro sogni contro
un muro di avversari irraggiungibili e andavano
perse. Le scelte di vita, lo studio o il lavoro, in
questi casi giocano un ruolo determinante, così
come le aspettative troppo grandi e non realizzabili
immediatamente. Credo comunque che il
problema sia, in molti casi, soprattutto un
approccio sbagliato verso la categoria superiore.
Da alcuni anni, in Italia, con la creazione della
categoria Under 23 e la costituzione della Scuola
di Alta Specializzazione si sta lavorando per
fronteggiare tutto questo. Gli atleti vengono seguiti
nella loro crescita ed aiutati nella programmazione
agonistica a lungo termine. È questa la strada
giusta per poter avere atleti di buon livello
internazionale.
Tornando al nuoto, nel passaggio dai 750 ai
1500m le doti di velocità sono meno
importanti?
R: Assolutamente no: le doti di velocità continuano
ad essere importantissime ed è necessario
continuare a lavorare, e lavorare duro, per poterle
migliorare, ricordando che è molto più facile
migliorare la resistenza di un atleta veloce che la
velocità di un atleta resistente. Nel nuoto avere
una buona velocità di base consente di togliersi
subito dalla bagarre iniziale, dove tutti cercano di
prendere la scia dei primi e la migliore traiettoria,
avendo così la possibilità di nuotare meglio senza
l’ossessione del contatto. Sfruttando al meglio
questa dote si ha anche la possibilità in fase di
uscita dall’acqua di recuperare altre posizioni che
permettono di affrontare la prima transizione in
maniera più efficace.
Intervista a Stefano Rossi
Il modello prestativo del nuoto nel triathlon
olimpico e quello dei 1500m come specialità
del nuoto agonistico si differenziano da
parecchi punti di vista. Quali sono i
presupposti tecnici e le capacità motorie che
utilizzi nell’orientamento dei giovani nuotatori
alla specialità dei 1500m?
R: i presupposti tecnici dei nuotatori giovani nei
1500 sono gli stessi dei nuotatori giovani nei 50sl
per cui fino ad una certa età non oriento nessun
atleta verso i 1500sl, ma tutti li provano . All’ultimo
campionato italiano giovani sui 21 atleti del mio
gruppo che hanno ottenuto il limite ben 11 hanno
disputato i 1500sl per i maschi e 800sl per le
femmine e nessuno ha disputato solo quella gara.
Se analizzo gli atleti del mio vivaio delle annate
dal 1985 al 1990, di cui ho visto l’evoluzione
tecnica dai 10 anni ai 22 anni, posso affermare
che lavorando sugli stessi presupposti tecnici e
sulle stesse capacita motorie fino alla età di 16
anni e successivamente diversificando e
rendendo più specifico il lavoro condizionale e
motorio si riescono ad ottenere buoni risultati
anche a livello assoluto. In base alla mia
esperienza sul campo e dai risultati ottenuti da
questo gruppo, fra cui spiccano i nomi di diversi
nuotatori e triatleti di alto livello, (Silvia Copetta,
anno 1988, vice campionessa italiana assoluta
50sl, Irene De Biasi, anno 1990, campionessa
italiana assoluta 800sl e 1500sl, Andrea Busato,
1987, vice campione italiano assoluto 200sl,
Giorgia Squizzato 1987 campionessa italiana
junior nuoto fondo, Alberto Casadei, 1985,
campione italiano triathlon under 23, Alice
Cabianca, 1985, vice campionessa italiana
triathlon Under 23), ritengo che le capacita
motorie di un velocista siano innate come quelle
condizionali di un fondista e che debbano essere
supportate
da
una
grossa
base
di
condizionamento aerobico e di esercitazioni
motorie. Solo quando si passa alla fase della vera
e propria specializzazione cioè attorno ai 16-18
anni queste caratteristiche innate debbano essere
esaltate e rese specifiche.
Cosi il bagaglio
motorio e condizionale permetterà agli atleti di
eccellere anche a livello assoluto e magari anche
in sport diversi dal nuoto.
Queste caratteristiche devono far parte anche
del bagaglio prestativo del triatleta di alto
livello?
R: queste caratteristiche sono indispensabili. Le
mie esperienze nel triathlon mi hanno portato a
“convertire” nuotatori buoni ma non eccellenti e a
proporli come triatleti di livello internazionale
(Alberto Casadei, Alice Cabianca, Francesco
Cauz, Valentina Filipetto, Matteo Bruschi). Se ci
fosse la possibilità di convertire ottimi nuotatori
potremmo avere triathleti di altissimo livello
internazionale.
Esistono altre competenze indispensabili al
modello prestativo del triatleta sulla distanza
olimpica?
R: il triatleta, a differenza del nuotatore, deve
necessariamente essere in grado di trovare la
migliore soluzione anche nei momenti più difficili
della competizione perché non può tatticamente
pianificare la gara. Nel nuoto la gara può anche
essere pianificata a tavolino, non nel triathlon. In
pratica un triatleta deve essere scaltro come un
3
buon pallanuotista, abile come un ciclista della
categoria dilettanti e deve saper correre come un
discreto specialista di corsa campestre.
Fino a che punto ritieni che queste
caratteristiche contribuiscano all’evoluzione
della capacità prestativa di un triatleta?
R: sono indispensabili altrimenti con un tipo di
strategia unica e pianificata a tavolino non si può
reagire alle variazioni di situazione che il triathlon
ti propone di metro in metro……. E a quel punto
bisogna sperare solo nella buona sorte che ogni
tanto comunque premia anche questa tipologia di
triathleti che in verità a me piacciono veramente
poco!
Intervista a Dimitri Ricci
Dopo anni di osservazione del panorama
internazionale e di sperimentazione con i
migliori triatleti italiani, qual è la tua opinione
sulla selezione dei giovani talenti per la
distanza olimpica?
R: la ricerca del talento è sempre stato un aspetto
tanto affascinante quanto complicato.
L’evoluzione prestativa degli ultimi anni, ha fatto sì
che quelli che alcuni anni fa erano considerati dei
“talenti”, adesso sono soltanto dei buoni triathleti.
Il talento racchiude in sé quelle che sono tutte le
componenti ottimali per la prestazione sportiva
d’alto livello: dalle capacità
coordinative e
condizionali, a quelle fisiologiche legate ai fattori
metabolici, a quelle psicologiche legate alla
motivazione e alla determinazione.
Il triathlon italiano, per anni, non ha svolto una
vera selezione in tal senso; i triathleti di livello,
provenivano da altre discipline sportive e per lo
più diventavano triathleti in tarda età.
Solo da pochi anni, si è capito che solo partendo
dal giovane si può arrivare in futuro ad ottenere
dei risultati di rilievo in campo internazionale.
In
questo
senso,
la
Scuola
d’Alta
Specializzazione a Roma, ha dato un vero e
proprio impulso positivo.
Il giovane triathleta intraprende un percorso di vari
anni, tanto formativo quanto selettivo, al termine
del quale possiede i requisiti prestativi per ben
figurare in campo internazionale.
I talenti saranno dunque quei ragazzi che
riusciranno a superare tutte le difficoltà che si
presenteranno durante questo percorso; non è
detto che un giovane triathleta talentuoso, lo sia
anche da elite. Anzi, uno degli aspetti su cui
stiamo riflettendo da tempo è il perché non si
riesca ad essere competitivi nella categoria elite
come nelle categorie giovanili.
Diciamo che attualmente la Federazione può
contare su un discreto numero di giovani
“talentuosi” su cui si può lavorare con fiducia in
prospettiva futura!
Le distanze di gara giovanili esaltano le doti di
velocità dei ragazzi che si avvicinano al
triathlon. Quale dovrebbero essere le
caratteristiche metodologiche del percorso
evolutivo dell’allenamento di questi ragazzi
che, con il passare degli anni, si cimenteranno
su distanze sempre più lunghe?
R: Ritengo che la velocità di base per un giovane
triathleta sia un presupposto indispensabile sul
quale costruire una buona prestazione per il futuro
su distanze più lunghe.
E’ relativamente facile allenare sulla resistenza,
ma molto difficile incrementare la velocità di base;
è per questo che in età giovanile l’allenamento
dell’acquisizione della tecnica è fondamentale:
senza una buona tecnica difficilmente si può
nuotare veloci.
Le caratteristiche metodologiche successive sono
caratterizzate sicuramente da un progressivo
incremento dei volumi d’allenamento per la
resistenza aerobica, e l’inserimento costante di
esercitazioni che stimolino il metabolismo
anaerobico lattacido.
Queste esercitazioni, così come quelle di potenza
aerobica, andranno inserite sistematicamente
nella programmazione settimanale del triathleta.
Gli ultimi studi ci indicano chiaramente che sono
proprio queste qualità a fare la differenza in
campo Internazionale.
I giovani triathleti con una buona velocità sui
50,100,200mt hanno molte probabilità di
esprimersi bene anche su distanze più lunghe.
Cronometro alla mano, quali caratteristiche
prestative permettono oggi ad un triatleta di
essere competitivo a livello internazionale?
R: come già esposto al corso coordinatori di
Roma, le statistiche degli eventi più importanti
dell’ultimo decennio ci dicono che per essere
competitivi (ovvero lottare per le
prime 10
posizioni) in campo internazionale il triathleta
deve essere capace di nuotare in vasca su questi
tempi:
VELOCITA’ IN VASCA LUNGA
UOMINI: 100MT
200MT
1500MT
MUTA
56”-57”
2’00”
16’30”
DONNE: 100MT
200MT
1500MT
1‘01“
2‘08“
17‘30“
BODY
58”
2’03”
17’00“
1‘03“
2‘12“
18‘00“
4
Esistono allenamenti “tipo” che, in determinati
momenti
della
stagione
agonistica,
permettono di fotografare compiutamente lo
stato di forma del triatleta?
R: Sicuramente sì. Tra le innumerevoli proposte
posso citarne alcune tra quelle più utilizzate:
Periodo di preparazione generale:
1500 max vel
16x100 andatura di S.AN
Periodo di preparazione specifica
20-24 x100 andatura di S.AN con 10-15”rec
200 max+4-5x300 andatura di potenza aerobica
6-8x75 max velocità con 10”rec
Periodo Agonistico
12-16x50 con 20”-30”rec andatura di potenza
aerobica
12x100 andatura di S.AN con 10”rec
Tutte queste proposte possono essere integrate
da altre esercitazioni specifiche come i cambi di
ritmo, le nuotate a t.alta o con l’utilizzo di drag.
Intervista a Leonardo Beggio
Nella preparazione del nuoto della distanza
olimpica, che importanza ha l’allenamento
aerobico?
R: la veloce evoluzione del modello prestativo del
triathlon di alto livello ha portato la preparazione
dei triatleti di vertice o comunque di coloro che
ambiscono a diventare tali ad avvicinarsi sempre
più al modello prestativo dei nuotatori
mezzofondisti veloci ma con spiccate doti di
resistenza e di tolleranza.
L’allenamento aerobico assume una importanza
dominante nel periodo iniziale e centrale della
programmazione per poi non dimenticarsene
strada facendo. I grossi volumi aerobici creano la
solida base per poter tollerare al meglio i lavori di
potenza e tolleranza che saranno inseriti in
seguito e che sono l’elemento cardine per poter
effettuare una prestazione di elevata qualità nella
prima frazione, dalla partenza alla transizione con
tutte le possibili varianti che ci possono essere
all’interno; il lavoro aerobico di costruzione e di
consolidamento mette anche il triatleta in
condizione di recuperare molto velocemente gli
sforzi elevati iniziali e le possibili variazioni di
velocità durante la frazione natatoria.
Quale spazio trova invece l’allenamento delle
capacità anaerobiche?
R: nella programmazione del triatleta evoluto della
frazione natatoria a mio parere lo stimolo e
l’allenamento delle capacità anaerobiche hanno
una notevole importanza: il triatleta deve essere in
grado di partire fin dallo start a velocità
elevatissime e quindi con forti componenti
anaerobiche alattacide e lattacide. Il passaggio
dalla lattacidemia alla potenza aerobica e
viceversa in una frazione natatoria può verificarsi
varie volte e se non si è lavorato per questo
sull’allenamento anaerobico si vanifica gran parte
del lavoro di costruzione. Nella programmazione i
lavori anaerobici vanno inseriti da subito,
dapprima con esercitazioni di pura velocità in
situazione alattacida e poi in seguito con
l’inserimento dei lavori lattacidi e di tolleranza al
lattato. Ai lavori lattacidi faccio sempre seguire
adeguati lavori in regime aerobico sostenuto per
ossidare velocemente.
L’allenamento della forza costituisce un
pilastro fondamentale per lo sviluppo della
velocità. Come la si colloca all’interno della
programmazione?
R: insieme ai lavori di velocità in acqua associo le
esercitazioni specifiche per lo sviluppo della forza
: i lavori di forza li inserisco nel periodo generale e
nello speciale con eventuali richiami nei periodi
agonistici di transizione. Esercitazioni sulla forza
sempre presenti nel microciclo settimanale con
ausilio di palette e laccio sulle caviglie, ripetizioni
su distanze medio brevi ad alta intensità seguiti
da adeguati lavori di trasformazione.
L’utilizzo delle esercitazioni di forza a secco
rappresentano un presupposto fondamentale.
Quali sono le esercitazioni che usi con i tuoi
atleti e quali le strategie di sviluppo? Come
associ il lavoro muscolare all’esecuzione
tecnica ottimale?
R: per lo sviluppo e il consolidamento della forza
cerco di dare sempre prevalenza alle esercitazioni
in acqua affiancando a questi anche sedute a
secco: tanto corpo libero e esercitazioni di forza a
carico naturale, tanto lavoro di trazioni alla sbarra,
rematore sotto panca e lat machine per il gran
dorsale. Lavori di protezione invece per la spalla.
Un altro esercizio specifico per la forza che
usiamo e’ il”carrello” con immediate trasformazioni
sulla forza e velocità in acqua. Adeguati esercizi
di recupero ad andature aerobiche non blande
consentiranno il riequilibrio tecnico e muscolare
dopo
esercitazioni
di
forza
e
relative
trasformazioni.
5
Conclusioni
È evidente che la frazione di nuoto nel triathlon
nell’ultimo decennio è enormemente cambiata.
Questa evoluzione, iniziata prima delle Olimpiadi
di Sidney, ha evidenziato un’importanza
determinante dei meccanismi anaerobici.
La metodologia dell’allenamento per la frazione
natatoria fino a quel periodo era basata
fondamentalmente sull’allenamento aerobico,
quindi su carichi di lavoro caratterizzati da
distanze di percorrenza lunghe a basse intensità.
Tra i concorrenti , molte volte vi era un elevata
differenza prestativa, perciò si assisteva
a
distacchi notevoli fra gli atleti, cosa impensabile
adesso, dove pochi secondi all’uscita dall’acqua
compromettono il risultato finale.
Oggi l’altissimo livello tecnico degli atleti ha
necessariamente portato allo sviluppo delle
qualità anaerobiche come ulteriore mezzo per
creare un minimo gap, sul quale poi costruire un
buon risultato finale.
Per questo, possedere una buona velocità è una
dote indispensabile per svolgere una frazione di
nuoto in campo internazionale.
Ne deriva che fin da giovani alcune qualità, come
la velocità, debbano essere curate con particolare
attenzione e affiancate allo sviluppo delle capacità
coordinative e della tecnica.
E’ quindi fondamentale seguire un percorso
metodologico che ponga in risalto queste capacità
condizionali fin dall’età giovanile; solo così sarà
possibile creare i presupposti tecnici, fisiologici
necessari all’ atleta elite per ben figurare in campo
internazionale.
6
FONDAMENTI DI PREPARAZIONE DEL CICLISMO
NEL TRIATHLON OLIMPICO PER LE GARE DI ALTO LIVELLO
di Alessandro Bottoni
Introduzione
Nelle discipline del nuoto e della corsa di
mezzofondo prolungato ci sono ampie
possibilità di riferimenti concreti e certi di
metodologia dell’allenamento sviluppati con il
tempo per i modelli prestativi delle varie
discipline del nuoto e dell’atletica a cui il
triathlon può fare riferimento. Nel ciclismo
invece sia la metodologia che la terminologia
usata non è sempre così chiara e approfondita
ad esclusione forse delle discipline su pista.
Allo stesso tempo il mondo del ciclismo
costituito da un ampio bacino di appassionati
produce temi e lavori facilmente reperibili
sulle riviste specializzate e nel web che non
essendo sempre frutto di lavori svolti da
esperti di metodologia e di preparazione fisica
possono portare a conoscenze carenti di
alcuni
elementi
fondamentali
sulla
preparazione
enfatizzando
pratiche
di
allenamento tanto diffuse quanto incomplete
se non inserite nel modo opportuno nella
pianificazione dell’allenamento. In queste
pagine si vuole prima di tutto fornire gli
elementi fondamentali per l’allenamento del
ciclismo nel triathlon facendo riferimento alla
terminologia correntemente usata nella
metodologia dell’allenamento e esponendo
una impostazione corretta dei passi per
ricavare un modello dell’allenamento che non
può che iniziare dalla analisi della gara.
PRIMA PARTE:
DAL MODELLO DELLA GARA A
QUELLO DELL’ALLENAMENTO.
1 Il modello della gara.
La capacità di poter definire un modello
dell’allenamento per il ciclismo nel triathlon passa
attraverso la comprensione del modello della
prestazione cioè per la comprensione di quello
che succede in gara che ci indica quali devono
essere gli obbiettivi della preparazione. In figura 1
è indicato uno schema dei passaggi corretti da
eseguire
nella
definizione
del
modello
dell’allenamento valide per ogni disciplina.
1.1 Il modello per la frazione di ciclismo che
non possediamo.
Allo stato attuale, almeno in ambito nazionale,
non abbiamo conoscenza piena del modello della
prestazione per la frazione di ciclismo anche se si
ha la percezione sommaria per esperienza diretta
e dai pochi elementi che si è riusciti a raccogliere
di quello che l’atleta di alto livello deve poter
esprimere nel corso della frazione di ciclismo di
una gara di alto livello. Mentre per il nuoto e la
corsa alcuni elementi fondamentali per la
definizione del modello come le velocità di gara
possono essere raccolte ad ogni gara in
riferimento agli atleti di vertice, nel ciclismo la
situazione è più complessa perché la tipologia
della gara ha una forte componente tattica (ad
esempio nel gruppo di testa molti atleti pedalano
alla stessa velocità media pur avendo costi
energetici molto diversi) e la velocità di gara non è
un parametro così indicativo.
Diviene fondamentale la conoscenza di altre
grandezze metaboliche (lattacidemia e frequenza
cardiaca) e meccaniche (potenza) difficilmente
reperibili per la difficoltà della misurazione e per la
mancanza di atleti di vertice disponibili per le
vautazioni.
Infatti tutti gli elementi raccolti finora riguardano gli
atleti italiani nelle prove di coppa del mondo che
spesso sono testimoni di quello che succede nella
gara delle posizioni meno avanzate o della gara
degli atleti che devono rispondere al ritmo imposto
dagli avversari più quotati. Cioè non siamo in
grado di sapere con certezza cosa succede a
livello metabolico e meccanico muscolare ad un
atleta che può essere preso come modello per gli
obbiettivi della prestazione a cui noi aspiriamo.
Allo stesso tempo chi ha avuto modo di studiare
gli atleti migliori nella frazione di ciclismo non ha
prodotto una documentazione scientifica completa
di libero accesso e gli elementi pervenuti sono
pochi e non verificabili.
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Figura 1. Schema dei passaggi da eseguire nella definizione del modello dell’allenamento
Ciò nonostante combinando l’esperienza, la
conoscenza teorica e i dati ricavati pur dagli atleti
non di vertice si possono delineare a grandi linee
alcuni elementi caratteristici delle gare di triathlon
riguardo la frazione di ciclismo.
Come esempio per la successiva esposizione si
possono considerare sinteticamente alcuni dei
dati ricavati nella frazione di ciclismo della recente
prova di coppa del mondo di Pechino, nella quale
sono stati monitorati diversi atleti italiani. Dalla
successiva analisi risultano alcuni degli elementi
esposti successivamente che sono ricorrenti nelle
prove di coppa del mondo.
Sia dai rilevamenti cronometrici che dalla analisi
video si evidenzia come la prima fase della
frazione di ciclismo abbia molte caratteristiche
simili alle prove di inseguimento e cronometro
caratteristiche del ciclismo. Gli atleti escono dalla
prima transizione distanziati tra loro anche di
decine di metri nonostante il gruppo alla fine della
prima frazione sembra spesso presentarsi
all’ingresso della zona cambio senza soluzione di
continuità.
Dagli andamenti della potenza si rileva che in
questa prima fase l’atleta osservato non ha
espresso (o non era necessario esprimere) valori
di potenza mediamente più elevati rispetto al resto
della frazione anche se questa prima parte della
prova di ciclismo è sempre ritenuta la più
impegnativa. Capitano frequentemente durante la
gara, soprattutto se l’atleta non ha una capacità
prestativa elevata nel ciclismo oppure ha
accumulato forti debiti dal nuoto, situazioni che
sono fonte di aggiuntivi consumi energetici e
stress psicofisici i cui effetti si manifestano il più
delle volte nella frazione finale di corsa con un
calo del rendimento atteso. Ad esempio si può
notare come una velocità media più bassa nel giro
sia stata fonte di dinamiche all’interno del gruppo
che hanno portato l’atleta in esame ad esprimere
cadenze di pedalata e variazioni di velocità con
evidente costo aggiuntivo proprio nel punto che
precede uno dei ratti più impegnativi del circuito.
Che è così affrontato in situazione di debito
maggiore rispetto agli altri giri e rispetto ad atleti
che hanno avuto maggiore accortezza tattica
all’interno del gruppo e/o minore costo alle
potenze dettate dall’andamento della gara.
La frazione di ciclismo ha carattere di estrema
variabilità. Dalla tabella di figura 2 che riassume i
tracciati degli sprint effettuati con accelerazioni
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oltre 1 m/s² e le variazioni di velocità nella prova
di coppa del mondo esaminata si nota il carattere
di estrema variabilità della frazione di ciclismo
causato più dalle situazioni tattiche e di gestione
della gara da parte degli atleti che dalle
caratteristiche altimetriche del percorso.
Figura 2: accelerazioni oltre 1 m/s² in una prova
di coppa del mondo con relativo intervallo e
variazione di velocità
La stessa cosa si nota dalla percentuale del
tempo (o della distanza) impiegata alle varie zone
di velocità con una percentuale a velocità oltre i
50km/h molto maggiore di quelle a velocità tra i
35km/h e i 50km/h pur essendo la velocità media
molto minore dei 50km/h.
Dallo studio delle velocità, cadenze e potenze per
ogni giro si nota che solitamente i giri sono uguali
dal punto di vista altimetrico ma tutti diversi sotto
gli aspetti della distribuzione degli impegni
dipendenti dalle tattiche di gara e dalle situazioni
sempre mutevoli.
Valutando i dati di potenza si nota come il dato
sulla potenza media è in genere insignificante
nella descrizione della gara anche se valutata per
ogni giro (figura 3).
Generalmente percentuali molto alte del tempo di
frazione sono trascorse a potenze elevate e
sicuramente maggiori della potenza di soglia
anaerobica per gli atleti osservati. Dalle figure 4,5
e 6 si nota come per l’atleta in esame oltre il 40%
del tempo di frazione è trascorso a potenze oltre
quella di soglia anaerobica e quasi un quarto del
tempo totale a oltre 400W.
Per quanto detto precedentemente riguardo alla
conoscenza sul modello prestativo non sappiamo
se le stesse potenze espresse da altri atleti dello
stesso gruppo dell’atleta osservato ma più
preparati dal punto di vista metabolico e
muscolare possano riferirsi ugualmente a potenze
soprasoglia.
Sono comunque il numero delle azioni sopra la
potenza di soglia anaerobica e la loro durata gli
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Figura 3 . Dati di potenza, velocità e cadenza di pedalata di una prova di coppa del mondo con il classico
circuito composto da più giri. Il dato sulla potenza media è spesso poco significativo nella valutazione del
carico anche se valutato per ogni giro.
Figure 4:: distribuzione delle potenze per tempo di gara in una delle prove di coppa del mondo osservate.
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Figure 5 e 6: distribuzione delle potenze per tempo di gara in una delle prove di coppa del mondo osservate.
In figura 5 la distribuzione è messa in relazione alla potenza di soglia anaerobica dell’atleta osservato. Oltre
il 40% del tempo di frazione è trascorso a potenze oltre quella di soglia anaerobica e quasi un quarto del
tempo totale a oltre 400W.
elementi principali di valutazione dei dati di
potenza espressa. Nella tabella di figura 7 sono
sintetizzate tutte le azioni durante la frazione di
ciclismo nella prova di coppa del mondo
osservata. E’ fondamentale il ruolo giocato dal
tempo per il quale è stata mantenuta una
determinata potenza e quante volte l’evento si è
verificato nel corso della frazione. Ad esempio
nella tabella di figura 7 sono espressi il numero di
volte che la potenza (divisa per fascie di 50W) è
stata tenuta almeno per il tempo corrispondente
nella prima colonna.
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Figura 7. Tabelle di sintesi delle azioni durante la frazione di ciclismo di una prova di coppa del mondo
esprimenti il numero di volte che la potenza (divisa per fascie di 50W) è stata tenuta almeno per il tempo
corrispondente nella prima colonna
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Tentativo di sintesi del carico
affrontato nella frazione di ciclismo
La tipologia del carico a cui l’atleta osservato è
stato sottoposto e la sua estrema variabilità si
possono rappresentare con curve come quelle di
figura 8 e 9 che esprimono sinteticamente tutte le
azioni eseguite durante la frazione di ciclismo con
il numero di volte che la potenza (divisa per fasce
di 50W) è stata tenuta almeno per il tempo
corrispondente in secondi sulle ascisse.
Oltre a valutare il numero, l’intensità e la durata
delle azioni è importante anche la loro
distribuzione nella frazione e le intensità e la
durata dei momenti di recupero.
Volendo sintetizzare un giro della frazione di
ciclismo (figura 8) si ricava la tabella di figura 9
nella quale per sintetizzare sono stati indicati
come recupero tutti gli intervalli eseguiti a meno di
250 W medi.
Per l’atleta esaminato i tempi di recupero
(espressioni di potenza inferiori ai 200W) dalle
azioni oltre la soglia anaerobica sono stati sempre
compresi tra i 30 e i 90s e la loro tipologia e
ripetizione tra le azioni non sono definibili ma
dipendenti da fattori di situazione nello
svolgimento della gara che definiscono il
verificarsi di una azione oltre la soglia. La
distribuzione delle azioni nella gara è evidenziata
anche dalla figura 10 nella quale si sono
semplificate le azioni in tre tipologie: a) da 15 a
20s per oltre 600W di picco , b) da 25 a 40s con
oltre 400W medi, c) oltre 1min30s oltre la soglia
anaerobica con meno di 400W medi che si sono
presentate rispettivamente con frequenze del 27%
, 54% e 18% sul totale delle azioni per tutta la
durata della gara.
Una gara di coppa del mondo per gli atleti
osservati (che ricordiamo non possono essere
presi come modello per la prestazione da
valutare) può presentare nella prova di ciclismo gli
elementi seguenti:
- i primi 5 minuti di gara contengono elementi
molto simili alle discipline di cronometro
individuale e inseguimento a squadre
- il resto della gara è costituito almeno per il 40%
del tempo o della distanza da impegni oltre la
soglia
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Figura 8 . Esempio di sintesi delle espressioni di potenza durante un giro della frazione di ciclismo di una
gara di coppa del mondo (tratto da una lezione dell’autore al Corso di Coordinatori di Triathlon 2008).
Figura 9. Tabella di sintesi delle espressioni di potenza durante un giro della frazione di ciclismo. In realtà
spesso le intensità di carico di ogni intervallo sono molto maggiori come mostrano le potenze mantenute per
almeno 5s in ogni intervallo (tratto da una lezione dell’autore al Corso di Coordinatori di Triathlon 2008).
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- i giri della frazione di ciclismo sono tutti uguali
dal punto di vista altimetrico ma nettamente
diversi negli stessi tratti di percorso sotto gli
aspetti della distribuzione degli impegni dipendenti
dalle tattiche di gara
- la fase di relativa “calma” a gruppo formato non
esiste e le intensità non sono decrescenti con il
procedere della gara
-numero di impegni oltre la soglia (da 70 a 100
volte) da 20s a oltre 2 minuti separati da momenti
con espressioni di potenza inferiori ai 200W
-gli impegni oltre la soglia più frequenti (più della
metà del totale) sono ben maggiori della potenza
di soglia (da 5,7 a 8,5 W/kg) e inferiori ai 40s e si
presentano da 40 a 50 volte in un' ora di frazione
-gli impegni oltre la soglia fino a 5-6 W/kg
possono superare i 2 min e ripresentarsi per 15
20 volte per un totale fino a 30min mentre quelli
alla soglia sono in genere rari
-gli impegni massimali oltre 8 W/kg si presentano
ripetuti (a breve o distribuiti) per 10-15 volte
-i momenti meno intensi (meno di 200W) sono
inferiori ai 50 s e inferiori ai 2 min in caso di
discese
-frequentemente i momenti sottosoglia sono
inferiori ai 30s e sono comunque inferiori al 3035% del tempo totale. Spesso arrivano all’80%
dell’intensità di soglia.
-il finale di frazione è caratterizzato da maggiori
intensità e ulteriore stress psicofisico negli ultimi
5-10 minuti di frazione per la conquista delle
posizioni di testa nel gruppo in vista della seconda
transizione.
Questi elementi anche se non possono essere
considerati parte di un modello prestativo per
quanto detto in precedenza possono essere
indicativi per la impostazione della preparazione
nel ciclismo che verrà affrontata nella seconda
parte.
Figura 10. Semplificando le tipologie degli impegni durante la frazione di ciclismo di una coppa del mondo si
possono osservare azioni del tipo: a) da 15 a 20s per oltre 600W di picco , b) da 25 a 40s con oltre 400W
medi, c) oltre 1min30s oltre la soglia anaerobica con meno di 400W medi che si presentano rispettivamente
con frequenze del 27% , 54% e 18% sul totale delle azioni per tutta la durata della gara.
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Allenatri
Anno2008/n.3
BIBLIOGRAFIA
1. Area Tecnica Fitri – Istituto di Scienza e
Medicina dello Sport. Relazione tecnicoscientifica Pechino 2007.
2. Alessandro Bottoni. Lezione di metodologia
di allenamento del ciclismo. Corso di
Coordinatori di Triathlon – Marzo 2008
3 Alessandro Bottoni. Lezione di Sviluppi
della frazione ciclistica nel Triathlon. Corso di
Coordinatori di Triathlon – Marzo 2008
3 Roberto Colli. Appunti dallo studio sul
ciclismo su strada femminile per gare in linea.
4 Cycling for Triathlon . Jamie Turner. AIS
Triathlon Scholarschip coach 2005
5 Chris Lang. Cycling Biomechanics. Appunti
dalle lezioni.
6 Cycling for Triathlon L2. Triathlon Australia
. Coach Education, appunti dalle lezioni.
7 WEINECK J. ; L’allenamento ottimale –
Calzetti Mariucci
8 WILMORE J. H. , COSTILL D. L. Fisiologia
dell’esercizio fisico e dello sport – Calzetti
Mariucci
9 SAS- Centro Studi – Tabelle di allenamento
degli atleti della Scuola.
10 SAS- Centro Studi – Resoconto raduni e
sessioni di test degli atleti della Scuola.
11 William A. Sands, Michael H. Stone :
valutazione dell’allenamento. Rivista SdS n°3
2007
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