Cappuccetto Rosso in Biblioteca Le storie dei bambini

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Cappuccetto Rosso in Biblioteca Le storie dei bambini
La valigia del narratore 2012-2013 Biblioteca Villa Urbani
Cappuccetto Rosso in Biblioteca
Le storie dei bambini
per la valigia del narratore 2012-2013
Biblioteca comunale Villa Urbani
Ricordo dell’esperienza fatta con la scuola elementare
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La valigia del narratore 2012-2013 Biblioteca Villa Urbani
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Ricordo dell’esperienza fatta con la scuola elementare
La valigia del narratore 2012-2013 Biblioteca Villa Urbani
Nell’ambito del progetto “La valigia del narratore”, alcune
classi della scuola elementare hanno partecipato ad un
laboratorio sulla fiaba, cimentandosi nella scrittura di una
nuova versione di Cappuccetto Rosso.
Il tema non è nuovo, anzi, forse fin troppo sfruttato,
tuttavia, per l’abbondanza di materiale che c’era in
biblioteca e per la semplicità dell’obiettivo, ci è sembrato
potesse valere la pena di ripresentarlo. Nonostante sia
stato proposto dopo la visita guidata alla biblioteca e fosse
comunque un lavoro che “sapeva” di scuola, i bambini
hanno accettato di buon grado, talora con genuino
entusiasmo, di ascoltare, partendo da quella originale
popolare, alcune delle diverse versioni esistenti della fiaba
di Cappuccetto Rosso, per poi accingersi a creare la propria.
Quasi tutte le classi hanno puntato a scrivere una storia che
fosse innanzitutto divertente, in cui il lupo facesse la parte
del baggiano, e questo ha contribuito a creare un clima di
lavoro davvero allegro e partecipativo.
Alcune delle storie non sono state concluse in biblioteca e
così i bambini hanno proseguito il lavoro a scuola, con
l’aiuto delle maestre.
In ogni caso il risultato raggiunto ci sembra più che
soddisfacente, talvolta straordinario, ma, al di là di questo,
possiamo garantire che ci siamo veramente divertiti un
sacco!
Ringraziamo tutte le maestre che hanno scelto di aderire al
progetto e soprattutto tutti i bambini che hanno
partecipato alle visite guidate e che non hanno mai
mancato di manifestare il loro apprezzamento nei confronti
della Biblioteca.
Ecco quindi ciò che siamo riusciti a creare, cominciando dal
meraviglioso Cappuccetto Perugino
Ricordo dell’esperienza fatta con la scuola elementare
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Scuola elementare Gabelli classe IV
Cappuccetto Perugino
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Perugino.
Si chiamava così perché viveva a Perugia, a Case Bruciate ed
amava parlare in dialetto perugino.
Quando la mamma la chiamava lei rispondeva:
“Eccme cocchina! Che vole?”.
La mamma era disperata. Lei insegnava latino e greco
all’Università, e quella figlia sboccata proprio non se la
meritava.
Un giorno Cappuccetto andò in Centro e dietro la Fontana
Maggiore scorse la coda di un lupo.
“Che bulo! C’è ‘n lupo! O cocchino, che fe qui? Che te volevi
fa ‘m bagnetto?”.
Il lupo le mostrò i denti ma Cappuccetto non si lasciò
spaventare. Si avvicinò al lupo dicendogli:
“Vien qui cocchino della mamma, tesor del mondo…” e
subito gli mise al collo un collare con un robusto guinzaglio.
”Che fico! Che bulo! Ho trovat ‘n cuccioletto da portà
commè ‘nta la Grifonissima! Dai lupo, che da la nonnina ce
gim più tarde!”.
E insieme si allontanarono correndo.
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Scuola elementare Giovanni Cena classe III A
Cappuccetto Rap
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Rap.
Era una bambina molto sensibile e amante degli animali, ma
anche dei motori e della musica rap.
Un giorno, mentre si recava a casa della nonna, incontrò il
lupo.
Il lupo portava le scarpe da ginnastica e aveva l’ipod: non
faceva per niente paura e sembrava molto simpatico.
“Ehi, Bellagioia, dove vai?” disse il lupo rappando.
Cappuccetto Rap sentì un brivido: aveva incontrato un
rarissimo esemplare di lupo rap.
Lo prese a braccetto e insieme rapparono fino a casa della
nonna, che li accolse con un forte applauso.
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Scuola elementare Giovanni Cena classe III B
Cappuccetto Cercaguai
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Cercaguai.
Un giorno la mamma le chiese di recarsi dalla zia matta che
viveva in manicomio.
Cappuccetto non se lo fece ripetere due volte e corse subito
al manicomio: non per niente era una cercaguai.
Arrivata al manicomio fece scappare tutti i matti e al loro
posto mise delle galline. Arrivò il dottore e cominciò a
visitare le galline. Il dottore chiedeva:
“Signora, come sta?” e la gallina rispondeva :”Coccodè!”.
Quando, dopo la visita, il dottore si trovò un uovo in mano,
pensò di essere impazzito e si fece ricoverare.
Cappuccetto Cercaguai tornò a casa ridendo, proprio come
una matta.
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Scuola elementare Gianni Rodari classe III B
Cappuccetto Diavoletto
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Diavoletto.
Quando Cappuccetto si arrabbiava succedeva una cosa
davvero sorprendente: le spuntavano le corna e sputava
fuoco. Diventava una vera furia, tutta rossa, faceva paura
solo a vedersi.
Un giorno la mamma le disse:
“Cappuccetto, porta alla nonna, che soffre di pressione alta,
questa focaccia senza sale che ho fatto proprio per lei. Ma
stai attenta quando sei nel bosco, chè c’è un lupo molto
prepotente”.
“Va be’” disse Cappuccetto Diavoletto per nulla
impressionata.
Si avviò nel bosco, trattenendosi a raccogliere margherite e
a carezzare gli scoiattoli.
Il lupo del bosco, che la osservava nascosto dietro un
albero, pensò:
“Sarà una passeggiata mangiare in un sol boccone
quell’ingenua bambina”.
Con un balzo il lupo si parò davanti a Cappuccetto
mostrandole i denti, pronto a divorarla. Ma avvenne
l’incredibile: quella dolce bambina si trasformò
rapidamente in un diavolone.
Tutta rossa, le corna sulla fronte, un forcone in mano,
sputava fuoco a volontà.
“Aiuto!” disse il lupo, e fuggì via spaventato con la coda fra
le zampe.
Non si rivide mai più.
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Scuola elementare Valentini classe II A
Cappuccetto Arcobaleno
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Arcobaleno.
Si chiamava così perché guardava sempre l’arcobaleno ed
aveva un cappuccio arcobaleno.
Le piacevano tutti i colori dell’arcobaleno, ma il suo
preferito era il rosso.
Purtroppo anche il lupo Peste amava molto i colori dell’
arcobaleno. Per questo, ogni volta che Cappuccetto andava
dalla nonna cercava di rubarle il cappello: “Come mi
piacerebbe avere quel cappuccetto!Mi piace quasi più della
cuffietta della nonna. E io adoro quella cuffietta!”.
Un pomeriggio il lupo si nascose tra i rami di un albero con
una canna da pesca tra le zampe.
Quando passò Cappuccetto, svelto il lupo calò la lenza per
cercare di pescare il cappello. Ma perse l’equilibrio e cadde
fratturandosi la coda.
“Siamo alle solite. Tutte le volte così!” sospirò Cappuccetto
Arcobaleno.
E se ne andò saltellando dopo aver chiamato l’ambulanza.
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Scuola elementare Valentini classe III A
Cappuccetto Sfortunato
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Sfortunato.
Povera Cappuccetto! Non ne faceva mai una giusta.
Tutte le mattine, quando andava a scuola, prendeva sempre
il sentiero sbagliato. Aveva i pantaloni tutti rotti e polverosi
perché, per strada, inciampava sui sassi.
Al suo passaggio anche i polli ridevano.
Ogni volta che andava dalla nonna la focaccia non arrivava
mai a destinazione: una volta cadeva dal cestino che
Cappuccetto dondolava con troppo vigore, un’altra veniva
mangiata dalla volpe, e così via.
Un giorno, mentre vagabondava per il bosco, perduta come
sempre, incontrò il lupo.
“Dove vai bella bam…” e patapunfete, il lupo cadde
scivolando sulla focaccia.
“Vado dalla nonna…Ops…” rispose Cappuccetto pestandogli
una zampa.
“Oh, ti sei fatto male. Aspetta, ti aiuto” e così dicendo gli
ficco un dito in un occhio.
“Su, alzati!” e la testa del lupo finì contro il ramo di un
albero.
Il lupo cominciò a pensare che prima se la mangiava e
meglio era per lui, tuttavia sentiva qualcosa di familiare
accomunarlo a quella bambina.
La osservò attentamente: Cappuccetto stava cercando
maldestramente di riassemblare la focaccia.
“Ci sono!-disse il lupo- tu sei una distrattona, proprio come
me!”.
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“Veramente sono solo molto sfortunata, lo dice anche il
mio nome” rispose tristemente Cappuccetto.
“Macchè sfortuna e sfortuna! La sfortuna non esiste! E
scommetto che sei anche molto miope. Tieni, provati i miei
bellissimi occhiali”.
Cappuccetto, molto accuratamente per cercare di non
danneggiarli, inforcò gli occhiali…
“Mamma mia, è proprio vero! Io ho bisogno degli occhiali!
Ecco perché non riesco mai a trovare la strada giusta! Ciao
lupo. Grazie di tutto: corro dalla mamma a dirglielo!”
E, naturalmente, prese il sentiero sbagliato.
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Scuola Monte Grillo classe II
Cappuccetto Tedesco
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Cappuccetto Tedesco.
Era una bambina un po’ matta che pensava di essere
tedesca.
Quando la mamma la chiamava lei rispondeva:
“Ja mama”. Mangiava sempre wurstel e adorava l’odore
della birra.
Un giorno la mamma le chiese di andare dalla nonna malata
per portarle qualcosa da mangiare. La bambina rispose:”Io
porto solo cibo tetesco”.
La mamma allora cominciò a preparare wurstel con crauti e
birra, in un cestino.
Cappuccetto tedesco partì per il bosco, quando ad un tratto
vide un lupo cattivo che le chiese con voce profonda: “Dove
vai bella bambina?” e lei rispose: “Io antare a caza di mia
nonninen che ezzere molto malata”.
Il lupo con decisione dichiarò:”Sono molto affamato, ti
seguirò e mangerò sia te che tua nonna”.
Cappuccetto tedesco, che era una bambina molto furba,
propose: “Se essere tanto affamato tu non dofere
aspettare. Io offrire qvesto cestino pieno di prelibatezzen
teteschen”.
Il lupo non ci pensò due volte, strappò il cestino dalle mani
di Cappuccetto e si mangiò tutto in un boccone, compresa
la birra.
Il lupo, che non conosceva gli effetti dell’alcol, si ubriacò e
subito cadde a terra, così la furba Cappuccetto Tedesco
salvò se stessa e la nonna, e non lo vide mai più.
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Scuola elementare Gabelli classe I A
Cappuccetto Azzurro va al mare
E’ l’ultimo giorno di scuola e Cappuccetto prepara la valigia
per andare dalla nonna al mare:
La mamma accompagna Cappuccetto alla stazione e le
augura buon viaggio. Il treno parte e Cappuccetto saluta la
mamma
Seduta al suo posto, la bimba sogna già di stare al mare e di
giocare con il secchiello e la paletta.
Giunta alla fermata successiva, si siede accanto a lei una
stana figura con una coda lunga e marrone che porta con sé
un cesto ricoperto da una tela gialla.
Cappuccetto inizia ad avere timore perché scorge che dalla
gonna vengono fuori due zampe pelose e dal fazzoletto che
ricopre il capo un muso lungo con denti aguzzi. Ma ciò che
la impaurisce di più è quel cesto, la cui copertura gialla si
agita in continuazione.
Cappuccetto Azzurro capisce subito che quella figura è il
lupo e che in quel cesto nasconde un bimbo da mangiare a
colazione.
Temendo di essere lei il pasto per il pranzo, Cappuccetto
afferra la sua valigia e scappa via.
Ma la zampa del lupo la blocca e Cappuccetto chiude gli
occhi. Sente, con grande meraviglia, una voce dolce e si
accorge che quella è la voce del lupo, o meglio di una lupa.
Questa le racconta che sta andando al mare perché il suo
lupacchiotto, che dorme nel cesto, malato, e che non sa
dove alloggiare.
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Tutti i timori di Cappuccetto spariscono e coccola il cucciolo
della lupa. Giunti al mare Cappuccetto Azzurro porta con sé
mamma lupa e il suo cucciolo a casa della nonna.
Cappuccetto Azzurro trascorre un’indimenticabile estate in
compagnia del lupacchiotto che ben presto guarisce e della
mamma lupa che diventa grande amica della nonna
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Scuola elementare Gabelli classe II
Cappuccetto Pasticciere
Cappuccetto Pasticciere era una bambina che abitava in un
bosco pieno di fiori e di cespugli. Lei preparava delle torte
buonissime, per gli animali e per la nonna.
Il lupo Gaspare, che viveva nei paraggi, sentiva ogni giorno
l’odorino delle torte di Cappuccetto Pasticciere.
Un giorno decise di rapire la bambina e la portò al suo
rifugio. La minacciò, e Cappuccetto fu costretta a svelargli il
segreto delle sue torte, ma riuscì a tenere segreto un
ingrediente.
Il lupo preparò una torta così come gli suggeriva
Cappuccetto, che però si divertiva a dargli le dosi sbagliate.
Quando la torta fu pronta, il lupo la mangiò ma, quella
stessa notte, ebbe un dolore di pancia fortissimo. La pancia
si gonfiò tanto da scoppiare e così morì.
Cappuccetto ritornò dai suoi amici e continuò a fare tante
torte buonissime che facevano veniva l’acquolina in bocca a
tutti gli abitanti del bosco.
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Scuola elementare Gabelli classe III
Cappuccetto Ladro
C’era una volta una bella e furba bambina che si chiamava
Cappuccetto Ladro.
Era una bambina molto vivace, dalla corporatura snella,
aveva occhi neri come le tenebre, gote di colore rosso come
il sangue circondate da lunghi capelli neri che, se la
guardavi quando era arrabbiata, sembrava paralizzarti per
la paura che suscitava.
Il suo colore preferito era il nero. Infatti indossava sempre
una felpa ed un paio di jeans neri che la facevano
assomigliare a Diabolik.
Cappuccetto usciva tutte le sere per andare a trovare sua
nonna in carcere. Infatti la nonna era una vecchietta
simpatica e generosa. Ma…finito il suo lavoro, aveva una
misera pensione che non le bastava per sé e per tutti i suoi
amici ai quali prima poteva regalare un po’ di soldi perché
erano poveri. Allora un giorno decise di andare a rubare i
gioilelli della signore Sara, che era molto ricca ma anche
tirchia e viveva in una grandissima villa tutta sua, perché
era vedova ed, inoltre, non ci ospitava mai nessuno perché
era gelosa di tutte le sue cose. La nonna, senza fatica, riuscì
a rubare a Sara i gioielli, quando lei era uscita, e nessuno la
vide.
Da quel giorno la nonna di Cappuccetto diventò una ladra
professionista per tanti anni, fin quando un poliziotto la
scoprì portandola in carcere.
Sua nipote diventò una ladra come lei, però scippava le
borse delle ricche signore sugli autobus, soprattutto a
quelle che assomigliavano ai lupi.
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Un giorno, per errore, Cappuccetto scippò un vero lupo.
Questo lupo si era travestito da signore, per poter mangiare
le persone.
Cappuccetto capì che era un lupo perché aveva visto la
coda che spuntava fuori dalla gonna e così si mise a correre.
Il lupo la inseguì fino ad arrivare nel bunker che la bambina
aveva costruito sotto casa della nonna. Il buio che c’era
spaventòil lupo che, correndo correndo, cadde dentro un
pozzo profondo.
Il lupo è ancora lì che ulula fortissimo ma nessuno lo sente.
Dopo questa avventura la nonna uscì dal carcere perché
aveva scontato la sua pena.
Cappuccetto andò alla scuola di polizia e diventò un brava
poliziotta e la sua assistente fu…Proprio sua nonna.
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Scuola elementare A. Fabretti classi III A e III B
Cappuccetto Vanitoso
C’era una volta, in un paese lontano, una donna che aveva
una figlia molto vanitosa. La bambina indossava sempre
delle mantelline con un cappuccio molto elegante e per
questo motivo tutti la chiamavano Cappuccetto Vanitoso.
Un giorno la mamma le disse, mentre lei si stava
specchiando per sistemarsi il cappuccio: “Cara bambina
mia, la tua povera nonnina sta molto male! Portale questo
cestino con una bottiglia di brodo fatto in casa, un
barattolino di marmellata e una bottiglia di latte appena
munto!”: “Ma mammaaaaa!”, protestò Cappuccetto, “mi
sporcherò tutta per attraversare il bosco!”. “Allora indossa
questo grembiulino” le suggerì la mamma: “E va bene”
disse Cappuccetto. “Mi raccomando”, aggiunse la mamma”,
non ti fermare, come al tuo solito, a parlare con chi non
conosci”.
Così la bambina partì per portare alla nonna tutti quei cibi
preparati dalla sua mamma e in breve tempo si ritrovò nel
bosco. Mentre camminava si distraeva spesso a controllare
che il suo abbigliamento fosse tutto pulito, benché la
mamma le avesse dato il grembiulino per non sporcarsi. Ad
un tratto incontrò un lupo che la stava ammirando da dietro
un cespuglio. Vedendola così carina e ben vestita esclamò:
“Bella!”. Cappuccetto Vanitoso pensò: “Bella è il nome
adatto per una bambina come me! Non voglio mai che
qualcuno mi dica che sono brutta!”:
“Bambina, dove stai andando?” chiese il lupo, che intanto si
era ricordato di non aver ancora toccato cibo da quando si
era svegliato: “Dalla mia nonnina” rispose Cappuccetto “e
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ho dovuto rinunciare al mio appuntamento settimanale con
la manicure! Brutto lupaccio, tira su quella gobba, guardami
negli occhi quando mi parli e…mettiti un po’ di fard, che sei
così pallido! E poi spostati, perché vado di fretta! Alle ore
sette inizia il mio programma preferito Salone di bellezza
show e voglio essere già tornata a casa!” Il lupo offeso e
però sempre affamato la lasciò andare. Prese una stradina a
lui conosciuta che lo fece arrivare prima di Cappuccetto.
Entrò in casa della nonna, le rubò i vestiti e la nascose
dentro l’armadio. Così travestito avrebbe potuto mangiare
facilmente Cappuccetto ma…Quando la bambina entrò in
casa ci fu un attimo di silenzio. Cappuccetto guardò
disgustata la nonna e poi le disse: “Che occhi grandi che
hai!” “E’ per guardarti meglio!” ribattè il lupo. “Metti un po’
di rimmel!. Che orecchie grandi che hai nonnina!|” “E’ per
sentirci meglio” rispose il lupo timoroso di essere scoperto.
“Puliscile col cotton fioc! Che bocca grande che hai!”
aggiunse Cappuccetto. “E’ per mangiarti…” il lupo stava per
divorare la bambina quando lei con voce decisa gli suggerì:
“Ti consiglio di lavare i denti, hai un alito…” A quel punto il
lupo si arrese e propose a Cappuccetto: “Mi fai da
estetista?”. “Ad una condizione, lupaccio: libera la nonna!”
Il lupo acconsentì. Per festeggiare l’amicizia la nonna,
Cappuccetto, la mamma e il lupo andarono…dal
parrucchiere.
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Scuola elementare A. Fabretti classe I
Cappuccetto Chic
Vestiva di rosa dalle scarpe al cappuccio, dal vestito al
fermaglio. Quando usciva da casa tutti rimanevano senza
parole perché Cappuccetto era proprio “chic”.
Viveva in collina, in una casa grande e colorata di rosa. Si
spostava usando una bicicletta “rosa fashion” che, con la
velocità, le faceva alzare il cappuccio della felpa: sembrava
un leprotto.
Era sempre sola e per questo si sentiva triste. Anche a
scuola era infelice perché nessuno le era amico. Infatti i
compagni erano un po’ scontrosi, proprio perché lei era
sempre vestita bene, era molto elegante e ordinata.
Un giorno arrivò nella sua classe un nuovo compagno, che
proveniva da un posto lontanissimo, dove si parlava una
lingua davvero difficile.
I due bambini si guardarono e si vollero bene da subito.
“Riccioli neri”(questo era il nome del ragazzino nella nostra
lingua) era simpatico e gentile. Spesso, quando erano in
cortile per la ricreazione, i due amici giocavano insieme e si
divertivano tanto, anche se parlavano in una lingua tutta
loro: quella del rispetto e della bontà.
Un brutto giorno Riccioli neri si trovò di fronte una banda di
ragazzini scatenati, che sperava di spaventarlo.
All’improvviso, apparve come un lampo “Cappuccetto chic”,
in sella alla sua bici “rosa fashion”.
Tutti si spaventarono vedendo quel “razzo rosa”… così si
sparpagliarono e Riccioli neri saltò al volo sulla canna della
bici e tutti e due partirono come fulmini, lasciando la
“gang” a bocca aperta.
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La valigia del narratore 2012-2013 Biblioteca Villa Urbani
Finalmente Cappuccetto non si sentì più sola e tutti la
vollero come amica, perché era una bimba davvero
coraggiosa.
Riccioli neri, da allora, capì che poteva contare su un’amica
un po’ chic, ma molto presente.
Così Cappuccetto ha un amico davvero insostituibile:
Riccioli neri si occupa personalmente che la bici “fashion”
sia sempre pronta e scattante con le gomme perfette…
pronta per nuove avventure…
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