bio - Ferrara sotto le stelle
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bio - Ferrara sotto le stelle
LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (canzoni d'amore e di merda dalla provincia) Le luci della centrale elettrica sono state accese da me in un pomeriggio troppo lungo e troppo azzurro come progetto di cantautorato denuclearizzato. Un cantautorato attualizzato, che non trascuri le distorsioni sature, le frasi urlate, i ritmi ossessivi. Una chitarra acustica/distorta comprata a rate e una voce che sussurra urla e tossisce. Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero. Da marzo suona in apertura dei concerti di Moltheni grazie al paradossale interesse di quest'ultimo per Le luci della centrale elettrica. Ha aperto date anche degli Ardecore, dei Franklin Delano, di Bugo, di Dente, dei Tre Allegri Ragazzi Morti, di Alessandro Raina, degli Zen Circus e di Giorgio Canali con cui a tra l'altro sta registrando il cosidetto disco. Ha stravolto Un Giorno Balordo per una compilation dei Diaframma voluta da Federico Fiumani in uscita a fine anno. RECENSIONI FUTILI Il progetto è una bomba: otto tracce di urla irrimediabili che danno ruggine a frasi vissute e non più dimenticate. Un ritratto decadente di Ferrara, romanzo e conflitto, provincia e nuova generazione. Andiamo a vedere - niente. "Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica". Peggio gioventù di cui indelebili restano le lune degli occhi disfatte. (...) Canta il piacere improbabile della civiltà postindustriale. Che trova conforto nella pulizia meccanica dei netturbini, nelle insegne della Coop. Una generazione di finto benessere, che cerca poesia di materiali industriali. L'artificiale non fà male o ne fà meno. Parole furiose da squarciagola o da bisbigli incatenati. Niente di sbagliato, la passione straripa e deturpa e colma l'assetto compositivo a volte scarno a volte scarnificato. Se vi brucia la gola è solo l'inizio. Claudia Selmi, ROCKIT (07/06/07) Le Luci Della Centrale Elettrica, al secolo Vasco Brondi: immaginate, anzi, ascoltate un turbine assemblato con gli scarti di Rino Gaetano, Massimo Volume, Bukowski e Baudelaire, Giordano Tedoldi e i nichilisti storici, ambientato nella pianura biker degli Offlaga e dotato di fraseologia disillusa a prontissima presa. (...) un diamante grezzo senza rivali lingua alla mano: parchimetri e case sfitte, memoria documentata, scorrettezza politica lo pongono su un piano di alterità complessiva e benvenuta come una sveglia. Enrico Veronese, BLOW UP (Luglio-Agosto 2007) Incanta soprattutto dal punto di vista delle liriche questo esordio. (...) da Lolli a Daolio che invece delle sigarette eccede in alcool, facendo tabula rasa elettrificata e ovviamente pagando dazio ai CCCP (che non ci sono più), ma con una rabbia giovane che infatti spritza da tutti i pori di questo gioiellino. Un esordio col botto che fa bruciare gli occhi, quasi quanto i lacrimogeni da cui la musica di Vasco si e ci protegge. Er-P, RUMORE (Luglio-Agosto 2007) Le Luci della Centrale Elettrica, unica illuminazione – insieme a una immancabile insegna della Coop – per un paesaggio urbano desolante nella sua piatta e inumana monotonia; quello non solo di Ferrara, che Vasco Brondi (titolare unico di progetto e ragione sociale) conosce bene, ma anche di qualsiasi città medio-grande, non solo italiana. Un contesto desolante, che fa da sfondo a composizioni che grondano tensione e rabbia, ma che non mancano di limpidi squarci di poesia e intimismo. Come un frullatore in cui siano stati messi i cantautori classici come i CCCP e Rino Gaetano, le canzoni de Le Luci della Centrale Elettrica sono un urlo di dolore e un diario intimo, uno sfogo catartico e una carezza romantica, intense e toccanti nella loro essenza scarnificata (voce, una chitarra acustica, un’elettrica e poco altro). In attesa di un primo disco che sarà prodotto da Giorgio Canali è possibile farne la conoscenza – e noi ve lo consigliamo vivamente – collegandosi a www.myspace.com/lelucidellacentraleelettrica. Aurelio Pasini, IL MUCCHIO SELVAGGIO