conquiste - CISL Scuola Ravenna
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Almeno secondo la Cisl, che dopo l’incontro sindacati-governo sulla spending review, ha rifiutato la linea di rottura decisa da Cgil e Uil, che confermano lo sciopero del settore per il 28 settembre. Via Po non aderirà allo sciopero. “Vogliamo - spiega il segretario confederale, Gianni Baratta - affrontare i temi dell’accordo del 3 maggio e dei tagli, attivando un tavolo negoziale per i primi di settembre”. Anche Cisl Fp e Cisl Scuola confermano il proprio no ai tagli lineari contenuti nel decreto. E chiedono un accordo Aran da firmare in settembre per tradurre in contratto quadro l’intesa del 3 maggio. “Al ministro - affermano i segretari delle due categorie, Giovanni Faverin e Francesco Scrima - abbiamo espres- Spending review. Cisl: preoccupazione ma no allo sciopero deciso da Cgil e Uil Statali,negoziatoaoltranza Baratta: vogliamo affrontare i temi dell’accordo del 3 maggio e dei tagli, attivando un tavolo di trattativa per i primi di settembre so la nostra preoccupazione per il taglio indiscriminato degli organici. Ma giudichiamo positivamente l’apertura sulle nostre richieste: un esame congiunto sui criteri per individuare eventuali esuberi e un confronto su profili e professionalità da inserire dopo lo sblocco del turn-over”. I due sindacalisti puntualizzano, poi, due ulteriori risultati. Già da settembre, il ministro confermerà un calendario di incontri con il sindacato per discutere di tutta la partita del pubblico impiego, a partire dalla trasformazione in contratto dell’Intesa del 3 maggio. E’, poi, in arrivo la soluzione sulle possibili eccedenze negli enti pubblici a seguito dei tagli. Non ci saranno esodati né licenziamenti, evidenziano i sindacati. Eventuali esuberi godranno del pre-pensionamento, cioè delle regole sul pensionamento pre-riforma Fornero. Faverin e Scrima chiedono che si proceda analogamente anche per i docenti in esubero e quelli inidonei per salute, per i quali la legge prevede il passaggio ad altri profili. La guardia del sindacato, resta, comunque, alta. “La nostra mobilitazione avvertono Faverin e Scrima - continuerà senza sosta”. L’obiettivo “è vigilare sull’attuazione degli impegni e “ottenere un contratto quadro sulle relazioni sindacali da sottoscrivere all’Aran, per rafforzare la partecipazione del sindacato alla riorganizzazione Pa”. Ilaria Storti Ilva, Napolitano: garantire attività fabbrica e salute G iornata convulsa, quella di ieri, per il susseguirsi di eventi che potrebbero segnare definitivamente le sorti dell’Ilva. Anche Napolitano auspica soluzioni che “garantiscano continuità e sviluppo dell’attività e salute”. Quattro custodi giudiziari si sono presentati in azienda ed hanno avuto un lunghissimo colloquio con il Presidente dell’Ilva. Questi, nel tardo pomeriggio ha accettato di incontrare i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Fim, Fiom, Uilm i quali in serata sono stati convocati dal Prefetto. Giovedì 2 agosto sarà sciopero di 24 ore con i leader nazionali Bonanni, Camusso e Angeletti. a pagina 4 S ono passati vent’anni dalla fine della“scala mobile”. Il meccanismo di indicizzazione dei salari all’inflazione fu, di fatto, abolito il 31 luglio del 1992 nello storico protocollo siglato a Palazzo Chigi tra governoAmato, sindacati e Confindustria. Un accordo fortemente criticato dallasinistra politica e dalla maggioranza Cgil. I fatti dimostrarono successivamente che l’intesa avrebbe salvato l’Italia dalla bancarotta. Ma, allora, la contestazione dei movimenti antagonisti fu violentissima. Il 13 ottobre 1992, a Milano, durante una manifestazione sindacale, i contestatori tentarono di far degenerare la protesta, lanciando bulloni sul segretario della Cisl. “Gridai che la polizia non intervenisse - ricorda Sergio D’Antoni -. Nel giro di tre minuti 80mila persone isolarono gli estremisti. La piazza, fino allora tiepida, da quel momento fu tutta con noi”. Guglielmino a pagina 2 e 3 S Imu, Caf Cisl: nelle grandi città è stangata su lavoratori e pensionati Italia - Spagna, rivincita azzurra sul mercato del lavoro. La riforma targata Rajoy dà un colpo durissimo alla contrattazione. Meglio la cura Monti - Fornero 1992: quei bulloni che salvarono l’Italia tangata Imu nelle grandi città. Lavoratori e pensionati hanno versato in media per la prima casa un acconto di 84 euro, ma se si considerano le sole città di Milano, Bologna, Genova, Roma, Napoli e Palermo, l’importo pagato è stato più alto del 54%, con punte del 102% (ossia il doppio della media) a Roma. Sono i dati raccolti dai Caf Cisl su versamenti di dipendenti e pensionati. Per quanto riguarda la prima casa, dopo Roma, tra le sei città esaminate nel dettaglio, l’impatto maggiore rispetto alla media nazionale si registra a Bologna, Genova e Napoli. I dati del Caf Cisl sono stati raccolti sulle distinte di pagamento effettuate per i contribuenti che si sono rivolti alle loro sedi: circa 1,2 milioni di bollettini compilati in 900 sedi sul territorio. Per quanto riguarda le rate, dopo la “burrascosa” introduzione della possibilità di pagare in tre rate anziché due, solo l’1,6% degli assistiti ha scelto questa opzione. Industria, ancora Cisl Poste: solidarietà Venditabenidemaniali giù la produzione alladirettriceferita Fai:servetrasparenza C ala ancora, a luglio, la produzione industriale. La contrazione, secondo i dati del Centro studi di Confindustria, è stata dello 0,4% su base mensile. La produzione media giornaliera è diminuita dell’8,0% annuo. Male anche gli ordini in volume, scesi dello 2,9% sui dodici mesi. Il peggioramento degli indicatori qualitativi, spiega il Csc, preannuncia ulteriori riduzioni di attività: secondo l’indagine Istat sulle imprese manifatturiere, il saldo dei giudizi sugli ordini è sceso in luglio, tornando sui valori di febbraio 2009, per effetto di un maggiore arretramento della domanda estera. U n “fatto gravissimo” che “lascia sgomenta l’intera comunità dei lavoratori di Poste e della Cisl, cui la collega era da tempo associata”. Così Mario Petitto, segretario generale Cisl Poste categoria, commenta l’episodi drammatico avvenuto a Torre del Greco, dove un dipendente di un ufficio postale ha sparato contro Anna Iozzino, 53 anni, direttrice nello stesso ufficio. La donna è ricoverata all’ospedale Maresca, dopo un’operazione chirurgica.“Alla direttrice - aggiunge Petitto - va tutta la nostra affettuosa solidarietà e vicinanza, insieme agli auguri di una rapida e completa guarigione.” A lla vigilia del decreto attuativo sulla vendita dei terreni demaniali, decisa dal “salva Italia”, Fai Cisl chiede al governo massima trasparenza. Due sono i rischi da evitare: che ad acquistare sia la criminalità organizzata; che a comprare siano businessmen sedicenti agricoltori che, dopo aver ricoperto le loro terre con pannelli solari facendo affari d’oro, pretendano siano vendute loro terre pubbliche magari a costi di saldi. Il decreto attuativo, avverte la Fai, deve contenere “limiti agli ettari vendibili al singolo e divieti di vendere a coloro che con le loro terre agricole scelsero di fare business extra agricoli”. 2 MARTEDÌ 31 LUGLIO 2012 norma del decreto Spending Laspending review che riguarda la prescrizione del review. principio attivo per i malati cronici rappresenta “un mortale al marchio e Femca: da colpo alle produzioni delle indufarmaceutiche italianorma su strie ne, con pesantissime ripersull’occupazione farmaci cussioni del settore”. E’ l’allarme dal segretario gerischi per lanciato nerale della Femca Cisl, Gigli. “Vale la pena occupazione Sergio ricordare - sottolinea Gigli conquiste del lavoro il fatto S ono passati vent’anni dalla fine della “scala mobile”. Il meccanismo di indicizzazione dei salari all’inflazione fu, di fatto, abolito il 31 luglio del 1992 nello storico protocollo siglato a Palazzo Chigi tra il governo Amato, i tre sindacati e la Confindustria. La “contingenza” (così era volgarmente chiamata la scala mobile) veniva calcolata seguendo l’andamento variabile dei prezzi di particolari beni di consumo, generalmente di larga diffusione. Ogni tre mesi, una commissione aveva il compito di determinare le variazioni del costo della vita, a cui i salari venivano adeguati. Ma, dalla fine degli anni Settanta, quel meccanismo automatico aveva contribuito, secondo tutti gli economisti (in primis il premio nobel Modigliani), alla continua crescita dell’inflazione. Era come un cane che si mordeva la coda. La prima svolta si ebbe il 14 febbraio 1984. Con un decreto, il governo Craxi tagliò di 4 punti percentuali la scala mobile, per combattere il galoppante aumento dei prezzi che viaggiava su percentuali a due cifre. Il provvedimento era frutto dell’accordo di ”San Valentino”, siglato dal governo con Cisl e Uil, senza la Cgil di Lama. Una spaccatura profonda, sociale e politica. L’anno dopo, in un clima infuocato, si svolse il referendum abrogativo che sancì la sconfitta del Pci di Berlinguer. Una scelta riformista che in piena campagna referendaria costerà la vita all’economista Ezio Tarantelli, il padre spirituale dell’accordo di San Valentino, ucciso dalle Brigate rosse, proprio davanti alla facoltà di Economia. Il taglio della contingenza rimase. Ma il tema della riforma, tornò prepotentemente attuale, cinque anni dopo, nel giugno del 1990, quando la Confindustria di Pininfarina disdettò in maniera unilaterale la scala mobile. I sindacati, a quel punto, - che in questo settore sono occupati 65mila operatori diretti e che queste aziende, oltre che dare buona occupazione non hanno impatti ambientali e quindi dovrebbero, al contrario di ciò che fa il Governo essere aiutate a svilupparsi. L’ultimo pensiero - conclude il sindacalista - va ai tanti malati, che come sostengono i medici, si vedrebbero privati dei loro farmaci collaudati”. proclamarono uno sciopero generale che indusse l’ultimo governo Andreotti a prorogare a tutto il 1991, attraverso una “leggina”, la scala mobile. Il governo aveva risolto il braccio di ferro sostanzialmente a favore del sindacato: ma le parti sociali si impegnarono a iniziare il 1˚ giugno del 1992 il negoziato per la “ristrutturazione del salario e del sistema contrattuale”. “Quando si parla di nascita della concertazione, bisogna partire dall’accordo che siglammo il 10 dicembre del 1991”, racconta Sergio D’Antoni, oggi deputato Pd e all’epoca giovanissimo (a 44 anni) segretario generale della Cisl. “Fu quello il concepimento della politica di concertazione”. Un vento nuovo soffiava nel Paese. Sotto i colpi dei referendum e di tangentopoli si disfaceva la prima repubblica. Il pomeriggio del 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della sua scorta venivano uccisi con una strage terribile sulla autostrada Palermo-Punta Raisi. Un mese dopo anche Paolo Borsellino e gli agenti che lo proteggevano furono massacrati in un attentato. Un colpo durissimo per il Paese. Il sindacato reagì con una gran- è pronta “a dare Sicilia, Cisl: LaunCislcontributo per mettere mano al personale disposti della Regione”. Lo assicura il segretario regionale, Bernava. Ma, a dare Maurizio avverte, “la politica non la campagna elettocontributo faccia rale sulla nostra pelle”. il 30 novembre per mettere “Entro aggiunge Bernava - si indied eliminino conmano viduino sulenze, incarichi ed che preal personale esternalizzazioni stano servizi tipici della Regione Siciliana. Si inserisca l’istituto della mobilità interna, che alla Regione non c'è mai stato, per reimpiegare il personale in quei servizi nel frattempo liberatisi”. Solo a quel punto, “si può individuare il personale che può andare in pensione”. Ma, aggiunge, “disponendo subito un regolamento delle pensioni, che sono pagate col bilancio regionale”. 31 luglio 1992. Vent’anni fa la firma a Palazzo Chigi dello storico accordo Quei bulloni che Fu la fine della scala mobile e l’inizio della concertazione. salvò il Paese dal crac. Ma la contestazione da parte de manifestaIl 13 ottobre 1992 durante un comizio a Milano, zione unitaria i contestatori tentarono di far degenerare la protesta a Palermo, la lanciando oggetti sul leader cislino Sergio D’Antoni. più imponenRicorda l’ex sindacalista: “Gridai che la polizia non te nella storia intervenisse. Nel giro di tre minuti 80 mila del Mezzogiorpersone isolarono gli estremisti. La piazza, che fino no. Anche i partiti (o almead allora era stata tiepida, si schierò tutta con noi” no quel che ne era rimasto) fecero quadrato dente della Repubblica, il qua- li non dovevano superare i tetintorno alle istituzioni, eleg- le affidò l’incarico di formare il ti programmati per ridurre l'ingendo a larga maggioranza, governo a Giuliano Amato (do- flazione e contribuire a risanaOscar Luigi Scalfaro come Presi- po il ritiro della candidatura di re la finanza pubblica”. Ogni punto di contingenza corriCraxi). Era l’inizio dei governi tecni- spondeva a circa mille miliardi ci, sostenuti anche da in più che lo stato pagava cosindacati e dalla Con- me interessi sul debito pubblifindustria, che por- co. D’Antoni spingeva forteteranno l’Italia in mente per la scelta “virtuosa” Europa. L’esor- della politica dei redditi per tudio di Amato telare i salari. Ma la Cgil di Trenfu alquanto tin reagì malissimo. Tuttavia la risoluto. In trattativa con il nuovo governo una inter- partì ai primi di luglio. “Al minivista che stero del Lavoro era stato desis u s c i t ò gnato Nino Cristofori, mentre non po- alla Confindustria era stato apche pole- pena eletto presidente degli inmiche, il dustriali Luigi Abete”, ricorda 15 mar- ancora D’Antoni. “Nei primi zo del giorni del mese di luglio, l'in1 9 9 2 , treccio tra le varie questioni Amato ri- sul tappeto appariva inestricabadì l'idea bile: costo del lavoro, manovra che “per i economica, pensioni, riforma p r o s s i m i fiscale. Una mattina chiamai tre-quattro Giuliano Amato e gli dissi chiaanni le ri- ro e tondo che il sindacato non chieste con- avrebbe accettato stangate, trattua- come una ventilata addizionale Irpef. Se ci dovevano essere sacrifici, questi dovevano essere distribuiti su tutti, a comincia- governo accelera su revisione della spesa e solo spending review o legge elettorale. Negli ultimi, E il governo Ildecreto “Mini riforme” Nonconcitati, sviluppo. Il sottosegretario all'Ecogiorni, prima della breve chiusura estiva il parlanomia, Gianfranco Polillo, ha dichiarato ieri mento prova a chiudere anche su le cosiddette mini-riforme. accelera, che al rush finale: Lalegge, dopo il voto della fiducia sulla spending sfida per i parlamentari che sostengono questi disegni di review al Senato, l’obiettivo dell’esecutivo è però, non è semplice: trovare un varco all’interno di ala Camera entro la settimaun’agenda monopolizzata dalla crisi e dalle emergenze. Dorevisione l’approvazione i parlamentari na. Stessa tempistica anche per il decreto svivrebbero trovare un varco le correzioni al Codice della strada luppo. ratifica della convenzione per la tutela dei minori, che, della spesa Polillo ha sottolineato poi che “per questa fa- cercano varchi etralal'altro, introduce il reato di grooming, vale a dire dell’adescamento tramite internet o telefonini. Più accidentato il perdell'anno abbiamo raggiunto un punto di e dl sviluppo: searrivo”. in un calendario corso della riforma del condominio e del disegno di legge che Per il futuro, Polillo ha aggiunto: i tempi per ottenere il divorzio da tre anni a uno. A “Stiamo cercando di vedere come intervenisi chiude in re sul debito. Sarà tema di settembre e al mi- monopolizzato riduce ricevere a breve l’approvazione definitiva dovrebbero invele disposizioni sugli stadi, per favorire la costruziodell'economia ci stiamo lavorando settimana nistero dalle emergenze cene essere molto”. e la ristrutturazione da parte delle società di calcio. tra il governo Amato, i tre sindacati confederali e la Confindustria salvarono l’Italia Gli eventi dimostrarono che la scelta del sindacato dei movimenti antagonisti fu davvero violenta re dal varo della minimum tax per i lavoratori autonomi. Amato era d’accordo. Ma voleva chiudere subito la trattativa sul costo del lavoro prima della pausa estiva, per poi affrontare a settembre il problema della legge finanziaria, con un accordo forte alle spalle”. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio, Amato mise a punto un testo i cui temi centrali erano la definitiva abolizione della scala mobile, il blocco della contrattazione articolata per tutto il 1993, un controllo attento dei prezzi e delle tariffe. Erano obiettivi fondamentali di politica dei redditi per avviare il risanamento della finanza pubblica. “Si trattava di un testo immodificabile, perché alla approvazione delle parti sociali era legata la sorte del Governo. Se la mia proposta di mediazione viene respinta, mi dimetto, ci disse Amato, parlando di momento grave da far sbiancare i capelli”. La minoranza della Cgil, guidata da Bertinotti, era schierata compatta per il no, perché considerava una sconfitta per il sindacato, le indica- zioni del Governo. C'era il rischio di una nuova San Valentino, con un accordo separato. Ma il segretario della Cgil, Bruno Trentin, pur non condividendo l’accordo, aveva compreso l’eccezionalità della situazione e poi non se la sentiva di respingere quella intesa, anche per via di uno “storico” rapporto che legava Amato alla Cgil (Amato, era stato alcuni anni prima capo dell’ufficio studi della confederazione). E così alla fine Trentin firmò, insieme a D’Antoni e Larizza, nel pomeriggio del 31 luglio, l’accordo. Subito dopo, il capo della Cgil non partecipò nemmeno alla conferenza stampa. Aveva già scritto una lettera ai componenti della sua segreteria, annunciando le sue dimissioni. Poi partì per le ferie. In nottata il diretti- vo della Cgil votò a maggioranza contro l’intesa. Tutta la sinistra insorse. Solo Del Turco difese l’accordo. Il Segretario dei Ds, Occhetto, dichiarò sibillino che “Amato aveva costretto Trentin a firmare con la minaccia delle dimissioni da capo del Governo”, chiedendo che prima di firmare i sindacati dovevano sentire i lavoratori. Bassolino e Mussi dissero che l’intesa era buona solo per gli industriali. D’Antoni invece non ha mai avuto dubbi: “L’accordo era un passo obbligato, perché in una fase in cui le divisioni nel Paese tenevano banco, quel testo rappresentava un segnale di unità della classe dirigente, di fiducia”. Tre giorni dopo il governatore della Banca d’Italia, Ciampi abbassò di mezzo punto il tasso ufficiale di sconto, “firmando” idealmente l'intesa. Solo a settembre, al direttivo della Cgil di Ariccia, Trentin ritirerà le dimissioni. Gli eventi successivamente dimostrarono quanto la scelta di tutto il sindacato fosse stata ineluttabile per salvare il Paese dalla bancarotta. Ma la contestazione da parte dei movimenti antagonisti fu davvero violenta. Quando il governo Amato varò la famosa manovra da 93 mila miliardi, dopo la svalutazione del 7% della lira, con l’uscita successiva dallo Sme, i sindacati decisero di proclamare una serie di scioperi regionali e manifestazioni in tutta Italia per chiedere una modifica della manovra. Il 13 ottobre del 1992 passerà alla storia come la giornata dei “bulloni”. A Milano la piazza ribolliva di gente. C’erano almeno 80 mila persone, gomito a gomito, senza soluzione di continuità. In un angolo, un gruppo di autonomi e di Cobas cercavano ripetutamente lo scontro fisico con la polizia, sfondando il cordone del servizio d’ordine del sindacato, nel tentativo di fare degenerare la protesta. Sul palco la tensione era altissima, ed in tanti avevano cominciato ad abbandonare la posizione. Sergio D’Antoni, che aveva rifiutato gli schermi plexiglass protettivi della polizia, fu colpito sul labbro da un bullone di ferro. Ma il sindacalista siciliano, continuò il comizio, con il sangue che gli scorreva sul mento. Oggi l’ex leader della Cisl racconta: “Riuscii, a fermare la polizia che stava per caricare i contestatori. La polizia stia al suo posto e non intervenga - gridai -, i provocatori saranno isolati dai lavoratori. A quel punto rimasero tutti ammutoliti. Poi scoppiò un applauso liberatorio. Nel giro di tre minuti, 80 mila persone isolarono gli estremisti. La piazza, che fino a quel momento era stata tiepida, a quel punto si schierò tutta con noi. Mi spiegarono più tardi che l’appello a non far intervenire la polizia, era molto sentito dai milanesi, fin dai tempi della tragica vicenda dei cannoni di Bava Beccaris. Ma stavolta nessuno alzò un dito contro la folla. Il sindacato uscì vincitore da quella battaglia. Avevamo sconfitto la violenza ed i nemici della concertazione. Se avessimo ceduto alle richieste dell’estremismo, dei cosiddetti “autoconvocati”, la storia del sindacato e del Paese, probabilmente, sarebbe cambiata. Non avremmo potuto forse siglare gli accordi successivi con il Governo Ciampi sulla politica dei redditi e sul nuovo sistema contrattuale. Non avremmo avviato il risanamento dei conti pubblici e non saremmo entrati nella moneta unica europea”. I vecchi, freddi, bulloni, il simbolo delle lotte di fabbrica, di un vecchio modo di intendere le relazioni sindacali, non riuscirono a fermare quel processo storico che il sindacato aveva responsabilmente deciso di portare avanti. Salvo Guglielmino 4 MARTEDÌ 31 LUGLIO 2012 non vede ragioni per criticare la Bce in relazione ai ventilati Bce, Berlino nuovi acquisti di bond di Paesi in crisi. “Naturalmente il governo ha piena fiducia nell'indipendenza d'azione della Bce”, ha detBerlino tedesco to in conferenza stampa Georg Streiter, vice portavoce di Angela MeL'Eurotower adempie ai propri doveri, ha aggiunto. Secondo quanto riportato ancora dall'agenzia Apa, il ministero delle Finanze avrebbe apre rkel. inoltre specificato che gli acquisti sul mercato secondario di titoli di da parte della Bce “non sono inammissibili” secondo i trattati agli Stato europei. Per questo non ci sono ragioni per contrastare tale azione con alla corte di giustizia Ue, come aveva ipotizzato il ministro acquisti unperricorso gli Affari europei dell'Assia, Joerg-Uwe Hahn. Ieri, poi, del ruolo Banca centrale europea avrebbero discusso il segretario al Tesodi bond della ro Usa Tim Geithner e il ministro tedesco delle FInanze Wolfgang SchaIntanto Francoforte ha reso noto che la scorsa settimana - la pubblici euble. ventesima di fila - non ha proceduto ad acquisti di bond pubblici. ha venduto 5,48 miliarBtp, IldiTesoro di euro di Btp a 5 e 10 anni, un target massimo di 5,5 asta ok contro miliardi, con il tasso sul decennain calo sotto il 6% e una buona Sulla scadenza a 10 ane spread ledomanda. ni il rendimento medio è sceso al dal 6,19% di fine giugno e stabile 5,96% su quella a 5 anni al 5,29% dal del mese scorso. Positiva a 460. 5,84% la reazione dei mercati, con Milarosa tra le piazze finanMilano noziariemaglia europee e lo spread Btp stabile attorno ai 460 punti festeggia Bund base. Mercato del lavoro. Messe a confronto le riforme, Madrid sta peggio. Lo dicono (anche) gli spagnoli Unarivincitaamara 4-0 nella finale ai Mondiali, ma sul lavoro la mano di Rajoy è stata più pesante di quella di Monti-Fornero. Stesso metodo: il governo decide, gli altri subiscono conquiste del lavoro dibattito S ul risultato calcistico, è evidente, c’è poco da dire. Il 4 a 0 inferto dalla Spagna all’Italia, parla da solo. Ma chi vince sul piano delle riforme del lavoro che hanno interessato, contemporaneamente, entrambi i Paesi? A questa domanda si è cercato di rispondere nel corso del seminario organizzato dalla Scuola internazionale di Dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro, in occasione della presenza a Bergamo di due illustri ospiti provenienti dall’Università di Malaga: il professor Juan Carlos Álvarez Cortés e il professor Juan José Plaza Angulo. Un quadro generale e comparato sulla situazione economica ed occupazionale in Italia e in Spagna è stato fornito dall’intervento introduttivo di Emmanuele Massagli, presidente di Adapt. Ne è emerso come sul campo dello spread sia invece l’Italia a risultare vincitrice, pur trattandosi di una vittoria amara, in quanto risultato, pur sempre, di una guerra “tra poveri”. Basta dare infatti uno sguardo ai tassi di disoccupazione e di inattività, soprattutto giovanile, alla percentuale di Pil sommerso, alla pressione fiscale per le imprese, per rendersi conto di come Italia a Spagna, pur trovandosi la prima in leggero vantaggio rispetto alla seconda, siano però entrambe ben distanti dalle medie del resto dell’Unione europea. Ci si è dunque addentrati nell’analisi specifica delle novità introdotte dalla riforma spagnola, grazie alle esposizioni di due rappresentanti del mondo accademico spagnolo, Juan Carlos Álvarez Cortés e il Juan José Plaza Angulo. Si è osservato come la riforma spagnola, così come quella italiana, sia stata “imposta” dall’alto, vale a dire, dal Governo mediante decreto legge, strumento giuridico dettato dall’urgenza, nel caso specifico, di un intervento che avrebbe dovuto risollevare le sorti del mercato del lavoro, ma che in realtà rispondeva alla necessità, ancor più impellente, di dare risposte concrete all’Europa. Le riforme sono entrate in vigore da subito, ma sul testo definitivo non v’è chiarezza, soprattutto in Spagna, poiché esso, pur dopo essere stato convertito in legge con alcune modifiche apportate all’esito del dibattito parlamentare, continua a cambiare a suon di leggi e decreti che si susseguono di settimana in settimana. Ma sono altri gli aspetti della riforma spagnola che portano a ritenere che l’Italia si sia tutto sommato “salvata” rispetto ciò che in Spagna ha comportato la riforma. A parere della stragrande maggioranza degli studiosi, accademici ed analisti della materia, si tratta della riforma più drastica che il mercato del lavoro spagnolo abbia mai subito. In effetti, la riforma non fa che conferire al datore di lavoro un potere unilaterale pressoché sconfinato in punto di modifiche sostanziali delle condizioni di lavoro e di mobilità funzionale e geografica. In presenza, infatti, di cause economiche (per la cui ricorrenza vengono identificati alcuni indici di rife- rimento, quali perdite attuali o anche solo previste, o riduzione del livello di entrate o vendite per due trimestri consecutivi), tecniche, organizzative o di produzione (espressione in cui di fatto può rientrare qualunque causa), sarà possibile per il datore di lavoro modificare unilateralmente le condizioni di lavoro del lavoratore, finanche il salario, o decidere lo spostamento di un lavoratore o il mutamento di mansioni (superiori o inferiori, purché sempre nei confini del gruppo di riferimento, e con il limite dei mestieri per cui è richiesto un titolo o un’abilitazione), anche quando tali modiche non siano giustificate da un miglioramento della situazione aziendale. La riforma sottrae altresì potere all’autonomia collettiva, limitando la portata e l’efficacia dei contratti collettivi nel rafforzare le possibilità di deroga agli stessi, e conferire priorità ai contratti aziendali. Il legislatore, inoltre, come mai aveva osato fare prima della riforma del febbraio scorso, si intromette nella contrattazione collettiva dettando tempi precisi – dimezzatisi peraltro dopo il passaggio in Parlamento – per il rinnovo dei contratti collettivi scaduti. Nell’ultima versione, decorso un anno dalla scadenza del contratto senza che le parti abbiano raggiunto un accordo sul rinnovo, il contratto collettivo perde vigore, rimanendo applicabile, laddove esistente, il contratto di livello superiore. Assieme all’ultrattività, la riforma elimina anche alcuni aspetti essenziali di quello che sino ad ora era stato il contenuto minimo dei contratti collettivi: il riferimento è in particolare alle misure di flessibilità interna, demandate ora quasi esclusivamente alla volontà univoca del datore di lavoro. A rendere ancor più gravoso un simile quadro sono le modifiche apportate dalla riforma in punto di licenziamenti: viene ridotta l’indennità concessa al lavoratore per il caso di licenziamento ingiustificato (si passa dai vecchi 45 giorni per anno lavorato per un massimo di 42 mensilità, a 33 giorni per anno lavorato per un massimo di 24 mensilità), e aumentano i casi di licenziamento oggettivo, ammesso non solo per cause economiche, tecniche, organizzative o produttive, ma anche per i casi, ad esempio, di mancato adattamento del lavoratore alle evoluzioni tecnologiche dell’impresa nonostante l’apposita formazione ricevuta, ovvero l’assenza dal lavoro per malattia “intermittente” (9 giorni in 2 mesi o 20 giorni in 4 mesi in modo discontinuo). Se ciò non bastasse, viene abolito il cosiddetto salario de tramitación, quello cioè che si riferisce al periodo di tempo che intercorre tra il licenziamento e la pronuncia della sentenza giudiziale. A fare da contraltare ad una simile espansione delle misure di flessibilità interna e in uscita, avrebbe dovuto esservi un altrettanto solido sistema di flessibilità in entrata. Eppure, il nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato “di sostegno agli imprendito- ri”, pensato per favorire le assunzioni stabili nelle piccole e medie imprese (con meno di 50 lavoratori), provocherà probabilmente, invece, l’effetto contrario, posto che è previsto un periodo di prova della durata obbligatoria di un anno (non modificabile neppure dalla contrattazione collettiva), il quale, oltre a suscitare forti dubbi di legittimità costituzionale, rappresenterà un facile incentivo al turnover di giovani, piuttosto che all’assunzione definitiva. E stato Michele Tiraboschi, Direttore scientifico di Adapt, a tirare le fila dei vari interventi. In una Scuola internazionale di Dottorato, quale è quella in cui il seminario si è svolto, la comparazione più che mai riveste un ruolo centrale. Le critiche mosse alla riforma del lavoro italiana, ad esempio, andrebbero attenuate alla luce del quadro prospettato per la Spagna dai nostri ospiti. L’errore di fondo, tuttavia, è comune ad entrambi i Paesi: tanto la riforma spagnola quanto quella italiana sono state imposte dal Governo, che ha scavalcato non solo il Parlamento, ma anche e soprattutto le parti sociali, prescindendo totalmente dalla concertazione, dal dialogo, dal consenso. Non sono infatti gli attori sociali a dover intervenire nelle materie di loro competenza, a dover dettare le regole? La risposta è certamente affermativa, ma è forse il sistema di relazioni industriali ad essersi dimostrato non in grado di assolvere a questi compiti, impegnato piuttosto a lasciarsi trascinare da fuorvianti giochi di potere. L’ingerenza della legge sul sistema di contrattazione collettiva è tuttavia ben più forte in Spagna che in Italia. Il nostro legislatore non è giunto ad intromettersi nella flessibilità gestionale, limitandosi a dettare regole di flessibilità in ingresso e in uscita, laddove in Spagna, invece, ha puntato dritto al cuore della misurazione della prestazione. La vera partita, allora, Spagna e Italia la giocano insieme, e c’è ancora molto da fare. I principali avversari sono la disoccupazione e l’inattività giovanile, e i dualismi del mercato del lavoro: chi viene sconfitto su questo campo, non perde gli europei, ma l’Europa. Lavinia Serrani Francesca Sperotti Scuola internazionale di Dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro Adapt-CQIA, Università degli Studi di Bergamo MARTEDÌ 31 LUGLIO 2012 (nostro servizio). Cisl e Fim di GenoGenova.No Gvaenovaattaccano il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera sull’ipotesi di cesdiCisl e Fim sione da parte di Finmeccanica di Ansaldo Energia e Ansaldo Sts. In particolare Cisl e Fim la posizione perché il ministro dello acessione motivano Sviluppo “non dà precise indicazioni sui settoda cui il Paese non deve uscire” ed da parte di rihastrategici fatto anche dichiarazioni “scandalose e falsu Finmeccanica”. Lo sostengono Antonio Finmeccanica seGraniero, segretario generale Cisl Genova e Claudio Nicolini, segretario genovese di Fim, diAnsaldo in una nota dove si dicono “esterrefatti dalle del ministro su Finmeccanica, Energiae Sts dichiarazioni che confermano come lo stesso non eserciti il proprio ruolo e non dia risposte alle mozioni presentate dal Pd e quelle al “question time” dal Pdl, se non evanescenti, impalpabili e soprattutto false”, in quanto, nel dichiarare che “il piano di ristrutturazione e rilancio è necessario a causa della situazione critica di alcuni settori, in particolare di quelli civili, il ministro mente”. Ribadiscono Graniero e Nicolini sostenendo che ”Ansaldo Energia e Sts sono aziende in salute, che operano in mercati internazionali: sono il fiore all’occhiello della nostra industria”. Infatti “un mese fa - ricordano i due segretari - quando il ministro incontrò sindaco e presidente della Regione, la Cisl gli diede del “Ponzio Pilato” perché dell’azienda se ne lavava le mani”. Per la Cisl occorre “aprire un tavolo di confronto che porti a decidere insieme il futuro di Ansaldo”, non pensando solo “al piano finanziario, ma anche al mantenimento degli investimenti in ricerca e sviluppo per l’intero Gruppo e ad intraprendere serie politiche industriali, vero motore di crescita dell’economia del Paese. Forse però al ministro Passera interessano solo le banche, la finanza virtuale: non manifattura e lavoro”. Analoga richiesta di tavolo era stata fatta, giorni fa, da Cgil, Cisl, Uil e Federmanager Genova, uniti dalla contrarietà alla cessione di Ansaldo Energia e Sts da Finmeccanica. Dino Frambati Cassa integrazione straordinaria per due anni per i 176 lavoratori degli stabilimenti di Porto Empedocle e Vibo Valentia Italcementi,nientemobilità conquiste del lavoro TERRITORIO & IMPRESE L’accordo al ministero del Lavoro tra i sindacati di categoria e i vertici del Gruppo scongiura i licenziamenti. Gli addetti verranno sospesi a partire dal 10 settembre R oma (nostro servizio). Niente mobilità ma cassa integrazione guadagni straordinaria della durata di due anni per i 176 lavoratori degli stabilimenti Italcementi di Porto Empedocle (Agrigento) e Vibo Valentia. L’accordo tra i vertici del gruppo e le organizzazioni sindacali Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil è arrivato nella mattinata di ieri presso il ministero del Lavoro. "L’intesa - spiega Riccardo Gentile, segretario nazionale della Filca-Cisl - prevede il ritiro della procedura di mobilità, che era stata annunciata nel giugno scorso unilateralmente da Italcementi, e l'avvio della cigs biennale a partire dal 12 settembre prossimo per 176 lavoratori (94 in forza presso Porto Empedocle e 82 a Vibo Valentia), che verranno sospesi a zero ore a decorrere dal prossimo 10 settembre. Fino a quella data osserva il segretario nazionale della Filca - il personale dei due stabilimenti lavorerà regolarmente anche in mansioni diverse. Inoltre abbiamo concordato che l’azienda anticiperà mensilmente l’integrazione salariale di competenza dell’Inps". Al fine di contenere l’impatto sociale saranno messe in atto azioni per la ricollocazione del personale nel corso del periodo di cigs, sia attraverso riconversioni e riqualificazioni dei siti dismessi che con il trasferimento dei lavoratori interessati in altri stabilimenti del Gruppo, dando priorità a soluzioni ‘interne’, vale a dire nelle regioni Calabria e Sicilia. La mobilità sarà attivata per i lavoratori in possesso dei requisiti di età e anzianità contribu- tiva oppure per quelli che hanno possibilità di reimpiego presso aziende terze o attivano forme di auto-imprenditorialità. Verranno attivati corsi di formazione e riqualificazione per conservare le competenze presenti e per acquisire nuove competenze per la riallocazione interna od esterna degli addetti, e le parti hanno deciso di procedere ad incontri di monitoraggio con cadenza trimestrale. “L’accordo limita i danni rispetto a quanto aveva deciso l’azienda in maniera del tutto scorretta, senza preventiva consultazione con i sindacati, ma soprattutto provvede alla tutela economica dei lavoratori attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali previsti dalla legge”, sottolinea Gentile. “Il settore è certamente in difficoltà - aggiunge - visto che la richiesta del mercato è pari alla metà di quanto si produce attualmente. In attesa che il settore possa invertire la tendenza, trainato dalla ripresa delle costruzioni, abbiamo fatto in modo che ci siano precise garanzie economiche per i tanti lavoratori interessati e, conseguentemente, per le loro famiglie, che peraltro vivono in realtà sociali molto difficili dell’Italia meridionale. Quello che continuiamo a sostenere è che i lavoratori non possono essere i soli a pagare il prezzo della crisi: il costo del personale nei cementifici pesa solo per il 16-17% sul costo totale mentre i costi industriali, come l’energia, il combustibile, le materie prime superano il 50%. È su queste voci - conclude Gentile - che bisogna intervenire”. Vanni Petrelli Sottoscritto un protocollo d’intesa per lo sviluppo di tutta l’area industriale AlviailrilanciodiGela R oma (nostro servizio). Un accordo importante per rilanciare l’attività industriale dell’area interna al petrolchimico di Gela. Lo hanno siglato alla prefettura di Caltanissetta le parti sociali e le istituzioni per dare al territorio un’opportunità di sviluppo e per creare i presupposti affinchè intorno alla Raffineria di Gela, nelle aree dismesse si stabiliscano nuovi insediamenti industriali. “Abbiamo creato la cornice - dice Emanuele Gallo, segretario generale della Femca di Caltanissetta - ora dobbiamo fare il quadro. Con questo protocollo d’intesa, non abbiamo risolto i problemi ma ci stiamo muovendo in una certa direzione”. Il documento infatti conferma l’investimento, della Raffineria di Gela per la realizzazione del piano 2012-2015, di 480 milioni di euro destinati a migliorare la competitività dell’intero petrolchimico, ma delinea anche un percorso ben chiaro su cui le parti, tutte, si impegneranno per sviluppare il futuro dell’indotto dell’area. “Se definiamo le regole continua Gallo - riusciamo in due anni a rilanciare l’attività industriale sia del diretto che dell’indotto”. I vertici aziendali, della consociata dell’Eni, hanno confermato gli investimenti in particolare per la centrale termoelettrica, per la diga foranea all’interno del porto industriale, per il parco serbatoi con i doppi fondi e per il miglioramento degli assetti produttivi degli impianti. Confermati anche i tempi di ritorno ai pre- cedenti assetti di produttività della Raffineria (10 maggio del 2013) dopo l’anno di fermata di due delle tre linee di produzione e la cassa integrazione, che attualmente coinvolge, a rotazione, 400 dipendenti diretti. Restano in piedi le incertezze sul futuro dell'indotto, che continua a soffrire di insufficienti commesse di lavoro e che dovrebbe subire una drastica riduzione degli organici. È stato deciso perciò di creare uno speciale elenco dei lavoratori in esubero, denominato “lista di disponibilità occupazionale permanente”, dove confluiranno le maestranze dell’indotto in attesa di ricollocazione in altra azienda. Previsti anche corsi di formazione ad hoc per futuri impieghi. Sara Martano Conto corrente bancario n. 12900 presso Carisbo Spa sede di Bologna (Gruppo Intesa Sanpaolo) IBAN IT11N0638502401100000012900 intestato a Confindustria, Cgil, Cisl, Uil causale: Fondo intervento a favore delle popolazioni, dei lavoratori e dei sistemi produttivi della Regione Emilia-Romagna e della provincia di Mantova 6 MARTEDÌ 31 LUGLIO 2012 ilano (nostro servizio). Più valore M Favorire la ricollocazione dei lavoratori, valorizzare e le iniziative all’apprendistato l'apprendistato che favoriscono la transiziogenerazionale, per augrazie all’accordo nementare l'occupazione giovanile. Sono gli obiettivi dell'intra Assolombarda tesa sul mercato del lavoro firmata tra Assolombarda e e Cgil Cisl Uil Cgil, Cisl, Uil di Monza e Briandi Monza e Brianza za.L’accordo valorizza le opportunità previste da un recente provvedimento di Regione Lombardia, che finanzia azioni di reimpiego a favore di lavoratori in difficoltà occupazionale, e le arricchisce integrandole con le risorse messe a disposizione da Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua gestito da Confindustria e Cgil, Cisl, Uil. “Le previsioni per l’autunno non sono tra le più rosee - ha dichiarato Marco Viganò, segretario generale della Cisl Brianza - per questo occorre- ranno iniziative concrete sulle reti per la ricollocazione dei lavoratori. Siamo inoltre particolarmente interessati a sperimentare forme di transizione generazionale che, consentendo forme di pensionamento “morbido”, prevedano l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro”. Inoltre questa intesa rappresenta una importante opportunità anche alla luce del difficile contesto socio - economico che sta vivendo il nostro Paese. “Questo accordo è l’inizio di un lavoro comune tanto importante, quanto impegnativo - aggiunge -. Nell’attuale situazione economico-occupazionale, imprese e sindacati sentono il pressante impegno di rinnovare tutte le azioni utili per favorire il miglior funzionamento del mercato del lavoro, nell’interesse delle aziende, dei lavoratori e della società nel suo complesso”. Mare sprecato. Nella sola provincia reggina ci sono 150 chilometri di coste ma il ritorno è basso TurismoinCalabria: opportunità di sviluppo perduta Diminuisce la spesa dei viaggiatori italiani e stranieri alla “punta dello Stivale” In crisi l’immagine del territorio. Scarsa promozione, poche infrastrutture conquiste del lavoro cronache R eggio Calabria (nostroservizio).Potrebbeviveresolodiquesto.Diquelmareedi quelsolecheduranoottomesil’annoediqueituristichesonoingradodimuoverel’economiaregionale.Stiamoparlando della Calabria, regione invettaalleclassificheperladisoccupazione e per il lavoro sommerso, giovanile e non solo,regionechequest’anno registra alcune bandiere blù, manontroppe. Secondo l’assegnazione da parte della Fee (la Fondazione per l’educazione ambientale) in Calabria hanno avuto dirittoal riconoscimento: Cariati, Amendolara (vicino Cosenza), Cirò Marina, Melissa-TorreMelissa(neidintorni di Crotone), Roccella Jonica, Marina di Gioiosa Jonica (in provincia di Reggio Calabria).˘ Per Melissa Consorzi Bonifica. Oggi sciopero Serranò (Cisl reggina): si tratta di una nel periodo gennewentrychefa naio-ottobre “Premiate solo le zone ioniche salireaseileloca2010,lespesedei con la conferma di Roccella e Marina di Gioiosa. lità scelte per la viaggiatoristranieAssente la zona tirrenica. regione.˘Acque riinItaliasonoauLe infinite possibilità si scontrano limpide, lidi acmentate dello cessibili a tutti, con le scarse performance delle amministrazioni 0,5%, da 25.952 serviziottimi,racdel2009a26.087 locali in materia, tra l’altro, di qualità della coltadifferenziadel 2010”. Però balneazione, depurazione delle acque reflue, taspinta,attività dallastessaindagicertificazione ambientale, gestione dei rifiuti, di educazione al ne risulta che “la servizi turistici, sicurezza, rispettodell’amspesa dei viaggiabiente: questi i servizi ed accessibilità nelle spiagge, toristranieriinCacriteri con cui labriaèdiminuita educazione e comunicazione verde” 131Comunimadel 7,1% da 156 rini italiani, cinmila del periodo za.Perché il turismo, neisuoi vale,realizzatodalSistemainque in più contro i 126 dello vari volti (storico-culturale, formativo turistico presso gennaio-ottobre 2009 a 145 scorso anno (ai 125 iniziali si prettamente ricreativo, reli- l’Assessoratoregionale,lascia mila dello stesso periodo aggiunseCastro,inPuglia)so- gioso, enogastronomico) parlareinumeri.Nellostesso 2010”. no stati premiati con i vessilli non decolla alla punta dello infatti leggiamo: “Secondo Nell’ultimoannoituristiitaliadiqualitàBandiereBluediziostivale? L’XI rapporto sul turi- l’indaginecampionariasultu- ni in Calabria sono diminuiti ne2012. del32,4%equellistranieridel InCalabriaperòquestinume- smo nella regione alla punta rismointernazionalerealizzadello Stitamensilmentedalla rinonbastano,considerando Banca d’Italia, le risorse naturali di parten- O ggi sciopero generale di 8 ore dei lavoratori dei Consorzi di Bonifica contro il mancato rinnovo contrattuale. La protesta interessa anche i 250 addetti, occupati a livello regionale del Friuli Venezia-Giulia. In particolare, una delegazione di Fai Flai e Filbi partirà alla volta di Roma, dove, sotto la sede dello Snebi, si terrà la manifestazione unitaria indetta dai sindacati di categoria. Stefania Olivieri 43,2%. La situazione economicanonfavorevole,accompagnatadallariduzionegeneralizzatadeiconsumiequindi anchediquellituristicièintesta alle cause della riduzione dei flussi. Tuttavia il rapporto indicachetra“lealtremotivazionichesecondoilpareredeglioperatorihannocontribuitoadalimentarelacongiunturanegativadeiflussituristiciin Calabriai problemi legati all’immagine della Calabria, alla mancanza di pubblicità e di promozione per il turismo, alla mancanza di infrastrutture, all’aumento dei prezzi e la preferenza per altre destinazioni ed altri tipi di vacanza”. La Cisl di Reggio Calabria, con il segretario generale Domenico Serranò chiede ai Comuni costieri reggini ed alla Regione “sinergie costruttive per valorizzare il mare”. Il fatto che ci siano state solo due sole bandiere blù lungo i 150 chilometri circa di costa reggina è un dato che sorprende. “Viene premiata la ionica soltanto con la conferma delle spiagge di Roccella e Marina di Gioiosa - precisa Serranò, rivolgendo un plauso agli amministratori, alle associazioni ed ai cittadini - mentre risulta assente del tutto la tirrenica reggina nonostante qualche perla più unica che rara. Ciò non si giustifica.”. “A determinare questo magro bottino - prosegue Serranò - nonostante le infinite potenzialità, sono le scarse performance delle amministrazioni locali in materia, tra l’altro, di qualità delle acque di balneazione, depurazione delle acque reflue, certificazione ambientale, gestione dei rifiuti, servizi turistici, sicurezza, servizi ed accessibilità nelle spiagge, educazione e comunicazione ambientali.” Se il mare non è blù, il turismo diminuisce e diminuiscono i posti di lavoro, sia dipendenti che autonomi (aumentati negli ultimi anni con il fiorire di attività volte alla ricettività leggera, come agriturismi, bed & breakfast e affittacamere). Quindi per aumentare le opportunità di lavoro in Calabria, devono aumentare anche le bandiere blù. Elisa Latella Comunale di Napoli deve individuare nelPorto Napoli. IllaConsiglio riunione di oggi una data, entro il 10 agosto prossi“per approvare un ordine del giorno relativo al Piano regolatore del porto, dando così un segnale di Comune mo, autorevolezza e affidabilità“. Lo ha detto Lina Lucci, generale Cisl Campania. “Se questo non dostudia segretario vesse accadere - aggiunge - si determinerà un ulteriocolpevole ritardo, con conseguenze pesanti per soluzioni re,l’apertura dei cantieri e i riflessi sull’occupazione”. 7 MARTEDÌ 31 LUGLIO 2012 i criteri “previsti attualmente dalla legge 9, la del presidente Sicilia. Conriforma L’Aquila. Impegno sul riordino degli Ato, resterebbero senza della Provincia dell’Aquiin tutta la Sicilia un migliaio di lavoratori, non la, Antonio Del Corvo, a Con attuali lavoro Impegno possiamo consentirlo abbiamo chiesto dunque alla convocare, entro la prossiCommissione Ambiente dell’Ars la salvaguardia dei lima settimana, un tavolo occupazionali nel passaggio dagli Ato alle Srr, con di confronto specifico alla norme velli della l'adeguamento delle previsioni normative dell'articopresenza del sindaco aquilo 19 della legge alle necessità maturate nel tempo Massimo Cialente, e a rischio nei vari territori, e dunque al personale presente al 31 Provincia lano, dei vertici di Abruzzo En2011”. Lo affemano Michele Palazzotto, seper valutare posti dicembre per i 180 geenering, gretario generale Fp Cgil, Claudio Di Marco segretario eventuali soluzioni a salvaCgil con la delega all’Ambiente, Dionisio Giordano dei livelli occupanel settore Fpsegretario di Abruzzo guardia Fit Ambiente e Gianni Acquaviva per la sezionali e delle professionaregionale Uiltrasporti che hanno partecipapresenti all’interno dei rifiuti greteria Engeenering lità to, ieri, ad un’audizione in Regione. della società. Lo ha reso sindacato T orino (nostro servizio). Cgil, Cisl, Uil e il Comune di Torino hanno sottoscritto un verbale di intesa che istituisce per la prima volta, tra le grandi città italiane, un fondo perequativo sull’Imu per tutelare i redditi più bassi. Le agevolazioni previste dal Fondo sono destinate esclusivamente alle famiglie di pensionati e di lavoratori dipendenti, proprietari della propria abitazione. I redditi da lavoro dipendente e da pensione sono quelli che in questi anni hanno pagato più di altri i costi della crisi e sui quali continua a gravare la maggior parte della pressione fiscale del Paese. Il fondo che dispone di uno stanziamento iniziale di 1 milione di euro, erogherà fino a 100 euro di agevolazione a tutti coloro che pagheranno l’Imu con un reddito Isee familiare inferiore a 13 mila euro. L’agevolazione sarà goduta sotto forma di sconto di pari importo sui servizi utilizzati ed erogati dal Comune quali Tarsu, rette asili e refezione scolastica, con modalità che saranno definite al più presto dall’amministrazione. Il contributo che interessa al momento circa 10 mila famiglie torinesi sarà di 100 euro e, una volta verificato l’incasso della seconda rata dell’Imu, potrebbe essere esteso ad una ulteriore platea di beneficiari, costituita sempre da pensionati e lavoratori dipendenti, che dimostreranno di avere una noto il responsabile regionale Fisascat, Leonardo Piccinno, dopo l’incontro di ieri con Del Corvo, rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fisascat, Filcams e Uiltucs. “L’obiettivo principale è la salvaguardia dei 180 lavoratori spiega Piccinno - oltre al grande patrimonio professionale esistente in azienda, fortemente necessario alla ricostruzione dell’area del cratere”. Torino. Sindacati e Comune sottoscrivono l’intesa sul pagamento dell’Imu Unfondoperequativo pertutelareiredditibassi Disposto uno stanziamento iniziale di 1 milione. Contributo di 100 euro per redditi Isee familiare fino a 13 mila dichiarazione Isee tra i 13 mila e 17 mila euro. Ma nulla è ancora deciso. Bisognerà attendere la verifica che sindacati e amministrazione faranno ad ottobre. Secondo stime dell’amministrazione comunale, altre 6-7 mila famiglie torinesi potrebbero aggiungersi ai primi beneficiari, anche se il contributo sarà più basso e vicino ai 70 euro circa. I sindacati, dopo questo importante risultato raggiunto con il Comune di Torino e dopo altri accordi analoghi già sottoscritti in altre amministrazioni della provincia (Bruino, Alpignano, Bussoleno, Casellette, Avigliana, Moncalieri, Nichelino, Trofarello e La Loggia) puntano entro il 30 settembre (li- mite fissato dalla legge per definire i regolamenti comunali sull’Imu) ad allargare questa esperienza ad altri comuni dell’area. Motivo per cui Cgil, Cisl e Uil hanno rivolto in queste ore un appello a tutte le amministrazioni per decidere misure analoghe allo scopo di tutelare i redditi più bassi e di contrastare l’iniquità di una tassa che, oltre a cancellare la progressività dell’imposta sulla casa, distribuisce agevolazioni anche a chi, per reddito e patrimonio, non ne ha alcun bisogno. “Con questa intesa che ha una grande valenza politica - ha spiegato il segretario Cisl Torino, Mimmo Lo Bianco - si conferma la possibilità per i Comuni, anche in una fase difficilissima per i loro bilanci (si pensi alla fuoriuscita di Torino dal patto di stabilità) e di fronte ai nuovi tagli della spending review, di intervenire per proteggere i redditi più bassi, provando a contrastare le iniquità presenti nella nuova imposta sulla casa con nuove misure di tutela. La decisione del Comune di Torino di finalizzare le risorse esclusivamente in favore di pensionati e lavoratori dipendenti, oltre a ristabilire un elementare principio di giustizia sociale per chi da sempre paga le tasse e subisce più di altri il peso della crisi, rappresenta una importantissima innovazione per tutta la contrattazione sociale”. Rocco Zagaria Denuncia Sicet: circa 3 mila inquilini vivono in case popolari con bassi affitti Milano,iprivilegiati dell’equocanone Il paradosso: aumenti sospesi per i più ricchi conquiste del lavoro M ilano (nostro servizio). Sono circa 3 mila privilegiati. Vivono nelle case popolari del Comune di Milano, con affitti a equo canone, più bassi di quelli a canone sociale. Molti hanno redditi superiori ai 100 mila euro e proprietà immobiliari ma per loro non è scattato l’aumento dell’affitto previsto dalle norme. Aumento che è invece partito per tutti gli altri. La denuncia è del Sicet e dell’Unione Inquilini. A salvare i “3mila” è stata una legge della Regione Lombardia, presentata dall’assessore alla Casa, Domenico Zambetti ma fortemente sollecitata da alcuni consiglieri regionali e comunali del centrosinistra. “Il Consiglio regionale - spiega Leo Spinelli, segretario generale del Sicet milanese - ha sospeso gli aumenti degli affitti per gli inquilini più ricchi degli alloggi popolari ma li ha mantenuti a tutti quelli che hanno i redditi più bassi. E questo per una scelta fondata su convenienze politiche ed elettorali. I 3 mila privilegiati, probabilmente, sono voti per qualcuno. Basta andare a vedere chi si è battuto tanto per il provvedimento”. Ad evitare gli aumenti dei canoni di locazione, previsti dalla legge regionale n˚ 27/2007 sono gli inquilini che abitano negli alloggi pubblici costruiti negli anni ’80 con i finanziamenti delle cosiddette “leggi speciali”, destinati all’emergenza sfratti per i nuclei famigliari con redditi superiori all’allora limite di accesso all’edilizia pubblica. Per costoro continuerà a valere il regime di equo canone fino alla sca- denza contrattuale. “Tutto ha avuto inizio - osserva Maria Grazia Bove, segretaria della Cisl di Milano - nel maggio scorso, quando il Comune, come previsto dalle norme e sia pure con oltre 4 anni di ritardo, ha tentato di applicare anche a questa parte del suo patrimonio gli adeguamenti all’affitto, cui nel frattempo erano stati sottoposti tutti gli altri inquilini delle case popolari della città e del territorio regionale. Apriti cielo, qualcuno si è messo di traverso”. Delle 60 mila famiglie che vivono negli alloggi popolari di Milano, 57 mila hanno già avuto questi aumenti fin dal 2008. “È inaccettabile - aggiunge Spinelli - perché con questa nuova legge si realizza una palese ed illogica disparità di trattamento tra inquilini, a discapito di quelli con i redditi più bassi. Chi ha sostenuto questa scelta dovrebbe vergognarsi. Ma non è solo un, pur gravissimo, problema di giustizia sociale, è anche una questione economica. Il Comune di Milano, secondo i nostri calcoli, in termini di minori entrate perderà circa 6,7 milioni di euro all’anno. Poi quando chiediamo fondi per qualche intervento, ci dicono che le casse sono vuote”. Gli alloggi interessati dal provvedimento sono distribuiti in tutta la città. A settembre il Sicet e l’Unione Inquilini presenteranno ricorso al Tar della Lombardia per chiedere la disapplicazione della nuova norma. Mauro Cereda Il salto di qualità con CISL! CONVENZIONE CISL - UNIPOL VOGLIAMO ESSERE OGNI GIORNO ACCANTO A TE PER OFFRIRTI: Soluzioni innovative Tariffe scontate Garanzie esclusive Servizi aggiuntivi gratuiti Scopri i vantaggi esclusivi previsti dalla Convenzione per gli Iscritti e i loro familiari presso le Sedi CISL e le Agenzie Unipol Assicurazioni. Per ogni nuova polizza e conto corrente sottoscritti in Convenzione, Unipol destina 1 Euro al progetto Libera Terra che promuove il riutilizzo sociale e culturale dei beni confiscati alle mafie. Messaggio pubblicitario. Prima della sottoscrizione leggere il Fascicolo Informativo da richiedere in Agenzia e consultabile sul sito www.unipolassicurazioni.it