studio di impatto ambientale - www silvia regione lombardia
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Sede legale Mac Oil SpA Piazza Barberini 52 00187 Roma Tel. +39 06 424 59 510 Fax +39 06 474 30 67 [email protected] C.F. e P.IVA 09409401008 Permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi CARTABBIA Sede Amministrativa Mac Oil SpA Corso XXV Aprile 167/B 22036 Erba Tel. +39 031 33 39 707 Fax +39 031 33 39 714 DIONEA SA STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Lungolago Motta 8 cp 36 - 6600 Locarno CH Tel. ++41 91 751 51 20 Fax. ++41 91 75193 46 www.dionea.ch email [email protected] TERRA s.r.l. Territorio Ecologia Recupero Risorsa Ambiente Galleria Progresso 5 30027 S.Donà di Piave - VE Tel. +39 0421 332784 Fax. +39 0421 456040 www.terrasrl.com email [email protected] Gennaio 2012 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE INDICE INDICE Pagina SINTESI NON TECNICA 5 0 ELENCO DEGLI ALLEGATI E ABBREVIAZIONI 9 0.1 Allegati 9 0.2 Abbreviazioni 9 1 GENERALITÀ 11 1.1 Introduzione e mandato 11 1.2 La società di istanza 12 1.3 Le società mandatarie 12 2 ISTANZA DI PROGETTO 15 3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 17 3.1 Basi legali relative all’energia 17 3.1.12 3.1.13 3.1.14 3.1.15 Linee guida della politica energetica in Europa 17 Piano energetico nazionale (PEN) 18 Legge No.9 del 9 Gennaio 1991 18 Decreto Legislativo No.625 del 25 Novembre 1996 (Rilascio Esercizio Autorizzazioni) 19 Decreto Legislativo 112/98 (Riforma Bassanini) 19 Decreto Legislativo 79/1999 (Decreto Bersani) 20 Decreto Legislativo No.164 del 23 Maggio 2000 (Liberalizzazione del Mercato del Gas)20 Legge No.239 del 23 Agosto 2004 (Riordino del Sistema Energetico) 22 Legge No.62 del 18 Aprile 2005 (Comunitaria 2004) 25 Legge No.99 del 23 luglio 2009 26 Decreto 25 novembre 2008 – finanziamento della misure finalizzate all’attuazione del protocollo di Kyoto 27 Altri riferimenti normativi nazionali o comunitari 27 Piano Energetico Regionale (PER) 28 Legge Regionale No.26 del 12 dicembre 2003 33 Conformità dell’istanza di ricerca con la normativa energetica 34 3.2 Basi legali relative al territorio 36 3.1.1 3.1.2 3.1.3 3.1.4 3.1.5 3.1.6 3.1.7 3.1.8 3.1.9 3.1.10 3.1.11 3.2.1 3.2.2 3.2.3 Normativa di riferimento in materia di governo del territorio Rete natura 2000 Legge regionale No.86/1983 Piano generale delle aree regionali protette RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE 36 37 38 PAG 1 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3.2.4 INDICE 3.2.5 3.2.5 3.2.6 3.2.7 3.2.8 3.2.9 3.2.10 3.2.11 3.2.12 3.2.13 Legge Regionale 16 luglio 2007, n. 16 Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi Legge regionale per il governo del territorio No.12/2005 Piano Territoriale regionale (PTR) Rete Ecologica Regionale (RER) Piani territoriali di coordinamento provinciale (PTCP) PTC – Parco regionale Campo dei Fiori PTC – Parco regionale Spina verde di Como PTC – Parco della Pineta di Appaiano Gentile e Tradate PTC – Parco Lombardo della Valle del Ticino Piani di settore sovracomunali e Piani regolatori comunali Conformità dell’istanza di ricerca con la normativa territoriale 38 38 39 43 44 48 49 50 51 52 53 3.3 Basi legali relative all’ambiente 56 3.4 Normativa di riferimento relativa alle indagini petrolifere 65 4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 66 4.1 Introduzione 66 4.2 Inquadramento regionale dell’area di istanza 67 4.3 Geologia dell’area di instanza Inquadramento geologico Evoluzione paleogeografica Profili geologici Il retroscorrimento della Gonfolite Lombarda Litostratigrafia Rischio sismico Subsidenza 78 78 81 85 90 92 100 105 4.4 Geologia degli idrocarburi 106 4.5 Lavori eseguiti nell’area 117 4.6 Obiettivi dell’esplorazione 122 4.7 Programma lavori 124 4.8 Rilievo sismico 126 3.3.1 3.3.2 3.3.3 3.4.1 4.2.1 4.2.2 4.3.1 4.3.2 4.3.3 4.3.4 4.3.5 4.3.6 4.3.7 4.4.1 4.4.2 4.5.1 4.5.2 4.5.3 4.5.4 4.8.1 4.8.2 4.8.3 4.8.4 Normativa relativa alla VIA Procedura di verifica e di approvazione dell’istanza Altra normativa di riferimento Attività estrattive e minerarie Ubicazione Principali caratteristiche e contenuti Il sistema petrolifero Meride / Riva di Solto L’area oggetto dello studio Rilievi sismici Dati aeromagnetici Pozzi esplorativi Maggiori scoperte Generalità Tipologia della sorgente sismica Metodologia di rilievo delle onde Operazioni di lavoro previste RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE 56 58 60 65 67 69 107 113 117 118 119 120 126 129 132 136 PAG 2 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE INDICE 4.8.5 4.8.6 4.8.7 4.8.8 Tempi di esecuzione Mezzi e personale utilizzati Principali rischi per l’ambiente e misure di mitigazione Principali impatti e misure di mitigazione 137 137 138 139 4.9 Perforazione pozzi esplorativi 141 4.10 CONCLUSIONE delle operazioni di ricerca 164 4.11 Stima economica degli interventi 167 5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 169 5.1 Generalità 169 5.2 Popolazione 169 5.3 Flora, fauna, ecosistemi, paesaggio 173 5.4 Suolo 188 5.5 Ambiente acquatico 193 5.6 Aria, atmosfera, clima 203 5.7 Ambiente urbano e rurale, patrimonio storico, artistico e culturale 211 5.8 Sintesi degli impatti e delle misure di mitigazione 214 6 CONCLUSIONI 217 4.9.1 4.9.2 4.9.3 4.9.4 4.9.5 4.9.6 4.9.7 4.10.1 4.10.2 5.2.1 5.2.2 5.2.3 5.3.1 5.3.2 5.3.3 5.4.1 5.4.2 5.4.3 5.5.1 5.5.2 5.5.3 5.6.1 5.6.2 5.6.3 5.7.1 5.7.2 5.7.3 Generalità La postazione di perforazione La preparazione dell’area di perforazione Operazioni di perforazione I fluidi di perforazione Principali rischi per l’ambiente Principali impatti e misure di mitigazione Pozzo sterile Pozzo produttivo Situazione esistente Fattori di perturbazione legati alle attività Misure di mitigazione integrate nel progetto Situazione esistente Fattori di perturbazione legati alle attività Misure di mitigazione integrate nel progetto Situazione esistente Fattori di perturbazione legati alle attività Misure di mitigazione integrate nel progetto Situazione esistente Fattori di perturbazione legati alle attività Misure di mitigazione integrate nel progetto Situazione esistente Fattori di perturbazione legati alle attività Misure di mitigazione integrate nel progetto Situazione esistente Fattori di perturbazione legati alle attività Misure di mitigazione integrate nel progetto RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE 141 142 152 154 157 160 161 164 165 169 171 172 173 186 187 188 192 192 193 201 202 203 210 210 211 212 212 PAG 3 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE INDICE 7 BIBLIOGRAFIA 218 7.1 Articoli e rapporti 218 7.2 Risorse web 220 ALLEGATI RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE 222 PAG 4 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE SINTESI NON TECNICA SINTESI NON TECNICA Premessa La MacOil SpA ha ottenuto dalla Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie (CIRM) del Ministero dello Sviluppo Economico parere favorevole in merito all’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominata “Cartabbia”, situata su terraferma nelle province lombarde di Como e Varese. Con il presente documento vengono presentati tutti gli approfondimenti di carattere programmatico, progettuale ed ambientale legati alle operazioni che si intendono condurre nell’ambito della ricerca volta ad individuare possibili reservoirs (stratificazioni e trappole nel sottosuolo) che potrebbero dimostrarsi sede di depositi di idrocarburi d’interesse per un eventuale futuro sfruttamento. Questa valutazione rappresenta la “Verifica di assoggettabilità”, allestita conformemente alla normativa concernente la valutazione di impatto ambientale (VIA) relativa all’attività di ricerca idrocarburi (vedi DL 152/2006 e DL 4/2004). Si tratta di una prima fase di indagine (indagine preliminare), che ha lo scopo ultimo di permettere alle autorità della Regione Lombardia e delle Province interessate di esprimersi in merito al rilascio dell’autorizzazione di ricerca da parte del Ministero. La descrizione del quadro progettuale e ambientale riguarda sia le indagini sismiche che la perforazione di pozzi esplorativi, mentre le valutazioni sui possibili impatti e le relative misure sono limitate alle indagini sismiche. Gli impatti e le possibili misure di mitigazione dei pozzi esplorativi saranno trattate nella fase di VIA, quando sarà stato determinato il luogo dove verranno eseguiti. Area d’indagine L’area di interesse per l’istanza si estende su 332.6 km2 ricadente nelle Province di Como e Varese e più specificatamente nei Comuni di Albiolo, Appiano Gentile, Beregazzo con Figliaro, Binago, Bizzarone, Bulgarograsso, Cagno, Casnate con Bernate, Cassina Rizzardi, Castelnuovo Bozzente, Cavallasca, Cernobbio, Como, Drezzo, Faloppio, Fino Mornasco, Gironico, Grandate, Luisago, Lurate Caccivio, Maslianico, Montano Lucino, Olgiate Comasco, Oltrona di San Mamette, Parè, Rodero, Ronago, San Fermo della Battaglia, Solbiate, Uggiate-Trevano, Valmorea, Villa Guardia (in Provincia di Como) e Arcisate, Azzate, Barasso, Bardello, Biandronno, Bodio Lomnago, Brunello, Buguggiate, Cantello, Casale Litta, Casciago, Castiglione Olona, Castronno, Cazzago Brabbia, Clivio, Cocquio-Trevisago, Comerio, Crosio della Valle, Daverio, Galliate Lombardo, Gavirate, Gazzada Schianno, Inarzo, Induno Olona, Lozza, Luvinate, Malnate, Morazzone, Mornago, Saltrio, Sumirago, Ternate, Varano Borghi, Varese, Vedano Olona, Venegono Inferiore, Venegono Superiore, Vergiate, Viggiù, Bisuschio, Caronno Varesino (in Provincia di Varese). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 5 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE SINTESI NON TECNICA Quest’area si situa interamente a ridosso delle Prealpi tra il lago di Como e il Verbano. L’area è caratterizzata da un territorio collinare solcato da diversi corsi d’acqua, il più importante dei quali è il fiume Olona cha la attraversa centralmente da nord verso sud, e dalla presenza del lago di Varese. Circa il 40% della superficie è ricoperta da boschi, un quarto da edificato e poco più del 15% da superfici agricole. Nell’area di studio sono presenti diverse aree protette (talora sovrapposte) di riconosciuto valore naturalistico: tre parchi d’interesse regionale, tre parchi locali d’interesse sovracomunale (PLIS), due riserve naturali, otto siti d’interesse comunitario (SIT) e tre zone di protezione speciale (ZPS). Quadro di riferimento programmatico Nelle linee guida della politica energetica europea e nel quadro programmatico del Piano Energetico Nazionale (PEN) lo sviluppo delle risorse energetiche interne rappresenta uno degli obiettivi principali e prioritari. In questo ambito l’incremento della produzione di gas e petrolio rappresenta un’importante strategia energetica in grado di migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento ed incrementare l’autonomia energetica dell’UE e nazionale. Il progetto di ricerca “Cartabbia” si allinea pertanto con gli obiettivi strategici nazionali e comunitari in materia di energia. In sede di indirizzi per lo sviluppo territoriale, sia il quadro strategico nazionale (QSN) che il Programma di governo regionale, individuano tra gli indirizzi strategici di sviluppo “l’accrescimento della competitività del sistema economico regionale nel rispetto e nella salvaguardia delle risorse ambientali, territoriali e paesaggistiche”. La ricerca e l’eventuale sfruttamento di idrocarburi potrà in questo senso contribuire allo sviluppo economico della Regione; il progetto si prefigge di sviluppare tecnologie innovative e ad alta efficienza in grado di ridurre gli impatti ambientali primari e secondari. Quadro progettuale L’indagine sismica consiste nell’interpretazione di dati geologici e sismici già esistenti e nell’acquisizione di alcune nuove linee. Queste ultime vengono eseguite mediante la generazione di impulsi nel terreno – la cui sorgente può essere l’esplosivo o un’azione meccanica – ed il successivo rilievo delle onde riflesse e rifratte dalle rocce attraverso dei geofoni, speciali sensori in grado di rilevare i segnali di ritorno sulla superficie. Tutti i dati ottenuti vengono successivamente processati con le tecnologie più avanzate disponibili, in grado di fornire informazioni sulla presenza e l’ubicazione di trappole geologiche che potrebbero contenere i giacimenti di idrocarburi ricercati. L’esecuzione dei pozzi esplorativi rappresenta il principale intervento sul territorio per l’attività di ricerca. Qualora dall’indagine sismica venisse confermata la presenza di giacimenti tecnicamente ed economicamente interessanti, verrà predisposta la perforazione di uno o più pozzi esplorativi, che potranno raggiungere la profondità massima di circa 3000-4000m. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 6 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE SINTESI NON TECNICA Nel presente rapporto vengono descritte tecnologie e modalità esecutive standard, relative a tecniche conosciute e di uso comune nell’ambito della ricerca di idrocarburi su terraferma. In sintesi l’intervento di perforazione di un pozzo di sondaggio comporta la realizzazione di un’area per la logistica di ca. 1 ettaro; all’interno della quale vengono realizzate le istallazioni di cantiere, le infrastrutture per la perforazione (torre di perforazione, argano e tavola rotary) e gli impianti annessi necessari per lo stoccaggio ed il trattamento dei fluidi di perforazione (vasche fanghi). Il sistema di perforazione si compone di uno scalpello posato sul fondo del pozzo e collegato alla superficie da una serie di aste cave avvitate l’una all’altra al cui interno circola il fango di perforazione, messo in movimento da un sistema di pompe idrauliche. La tavola rotary ruotando mette in movimento l’insieme delle aste e lo scalpello di perforazione. Il fango rappresenta un indispensabile fluido “lubrificante” ed è generalmente costituito da acqua e polimeri biodegradabili, la cui composizione viene costantemente controllata al fine di rispondere, in ogni momento della perforazione, a determinate caratteristiche di densità e viscosità. Con il procedere della perforazione, al fine di garantire la stabilità delle pareti del pozzo, vengono posati dei tubi d’acciaio (casing) di rivestimento; la cementificazione di questi tubi alle pareti del pozzo evita la venuta di fluidi (acque di formazione o idrocarburi) dalle formazioni geologiche attraversate, che potrebbero compromettere la sicurezza del sondaggio o causare inquinamenti. I tempi complessivi per l’esecuzione del pozzo sono quantificabili in 6-8 mesi, al termine dei quali, indipendentemente dal risultato scaturito, il cantiere viene smontato nelle sue componenti principali: in particolare vengono smontati la torre di perforazione, tutti gli edifici, gli impianti meccanici, i motori, i depositi ed i prefabbricati. In caso di pozzo sterile vengono eliminate pure tutte le restanti componenti procedendo di seguito alla chiusura mineraria e messa in sicurezza del pozzo: tutto l’impianto viene smontato e rimosso fino ad una profondità di circa 2 m dal piano campagna originario; il foro viene chiuso secondo un programma specifico che prevede l’impiego di iniezioni di cemento con provvedimenti di trattenuta del cemento e fango di adeguata composizione chimica e fisica. In conclusione è prevista la ricostruzione del profilo originario del suolo, in particolare con il deposito di materiale scavato e la messa in opera di terra vegetale messa in deposito. La situazione finale dovrà rispecchiare la situazione preesistente con eventuali piantagioni di essenze arboree e arbustive, la ricostruzione di ambienti naturali o la ricoltivazione di specie agricole distrutte dall’intervento. Nel caso di pozzo produttivo, dopo la predisposizione del pozzo per lo sfruttamento e la messa in sicurezza della cantina, parte delle istallazioni possono essere allontanate. In particolare viene smontata la torre di perforazione maggiormente impattante dal profilo paesaggistico. L’area di lavoro (ca. 1 ettaro) viene sostanzialmente mantenuta quale perimetro di riferimento e protezione per il pozzo. Le superfici vengono comunque, quanto più possibile sistemate a prato. Nel perimetro esterno viene consolidata la recinzione e le eventuali misure di mascheramento mediante l’impianto di siepi alberate. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 7 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE SINTESI NON TECNICA Compatibilità ambientale Le normative ambientali vigenti e le diverse valenze naturalistiche e paesaggistiche che caratterizzano questo territorio dovranno essere rispettate e tutelate nell’ambito dei lavori di ricerca della presente istanza, i quali si suddividono nella conduzione di un’indagine sismica e nella perforazione dei pozzi di sondaggio. In questo senso l’analisi preliminare ha permesso di definire nel dettaglio le caratteristiche degli interventi di ricerca previsti e la loro compatibilità con la legislazione ambientale e con gli strumenti programmatici vigenti. L’attività di indagine sismica non rappresenta un’azione dalle implicazioni ambientali rilevanti. Gli interventi sul territorio più rilevanti sono sostanzialmente legati al possibile transito di veicoli pesanti al di fuori della rete viaria esistente ed alla generazione degli impulsi che provocano vibrazioni con possibili effetti sugli ambienti circostanti. Non si intravedono conflitti tra questo genere di attività e la salvaguardia degli elementi naturali, paesaggistici e storico culturali presenti; gli interventi sono limitati ad un breve periodo e circoscritti ad un area ridotta, inoltre vi sono i margini d’azione, ovvero le distanze, per mantenere in ogni caso le necessarie distanze di rispetto dagli elementi territoriali tutelati. Per quanto concerne i pozzi di sondaggio, in questa fase non sono state eseguite valutazioni in quanto non si conosce ancora la loro ubicazione. La valutazione verrà eseguita nelle successive fasi ed in particolare nella fase di valutazione di impatto ambientale (VIA), come richiesto dalla normativa specifica. Fin d’ora si può tuttavia affermare che la ricerca dell’ubicazione dei pozzi dovrà innanzitutto rispettare tutte le limitazioni dettate dai diversi vincoli territoriali, naturalistici e paesaggistici presenti all’interno dell’area. Quale supporto al presente studio è stata allestita una specifica tavola (tavola 03 in allegato) che riporta un quadro specifico in proposito. In generale i possibili fattori di perturbazione generati dalle indagini sismiche sono legati alle vibrazioni , alla compattazione del suolo e all’emissione del traffico veicolare. Molti di questi potenziali impatti, possono essere notevolmente diminuiti considerando le indicazioni formulate nel presente studio. Al fine di garantire il rispetto delle normative in materia di protezione ambientale, ridurre ulteriormente gli impatti generati e scongiurare possibili rischi di incidenti, sono state definite precise misure di protezione e mitigazione, descritte al capitolo 5 del presente rapporto. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 8 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 0 ELENCO DEGLI ALLEGATI E ABBREVIAZIONI 0.1 ALLEGATI 0.2 ALLEGATI E ABBREVIAZIONI RIFERIMENTO TITOLO Rapporto Misurazione fonica di una colonna di 4 vibrotrucks in azione Rapporto Valutazione di incidenza Tavola 01 Inquadramento territoriale Tavola 02 Carta dell’uso del suolo Tavola 03 Carta dei vincoli ABBREVIAZIONI Art. Articolo Artt. Articoli BBOE BOP Billions of Barrels of Oil Equivalent Blow Out Preventer CIRM Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie COD Chemical Oxygen Demand D.Lgs. DGR Decreto Legislativo Delibera della Giunta Regionale DL Decreto Legge DM Decreto Ministeriale DPCM Decreto Presidente Consiglio dei Ministri EEA EGT European Environement Agency European Geotraverse FAO Food and Agriculture Organization of the United Nations FER Fonti Energetiche Rinnovabili GU Gattezza Ufficiale HC IBE Idrocarburi Indice Biotico Esteso RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 9 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ALLEGATI E ABBREVIAZIONI IFF Indice di Funzionalità Fluviale IGM ISPRA Istituto Geografico Militare Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale ISTAT Istituto Nazionale di Statistica LIM indice Livello di Inquinamento da Madrodescrittori LR Legge Regionale MSC MSE Mercalli Cancani Sieberg Ministero dello Sviluppo Economico PAE Piano d’Azione per L’Energia PEAR Piano Energetico Ambientale Regionale PEN PEN Piano Energetico Nazionale Piano Energetico Nazionale PER Piano Energetico Regionale PLIS Parco Locale d’Interesse Sovracomunale PPR Piano Paesaggistico Regionale PRG PS Piano Regolatore Generale Permanent Scatterers – diffusori permanenti PSA Piano di Settore Agricolo PSS Piano Settoriali Sovracomunali PTCP PTR Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Piano Territoriale Regionale PTUA Piano di Tutela delle Acque PUGSS Piani Urbani Generali dei Servizi nel Sottosuolo RER Rete Ecologica Regionale RER SACA Rete Ecologica Regionale Stato ambientale dei Corsi d’Acqua SECA Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua SIBA Sistema Informativo dei Beni e degli Ambiti paesaggistici SIC SPI Siti d’Importanza Comunitaria Source Potential Index – quantitativo di HC generato da una colonna di source rock TCF Trilion Cubic Feet TOC Total Organic Carbon TWT UE Zwo Way Traveltime Unione Europea VAS Valutazione Strategica Ambientale VIA Valutazione di Impatto Ambientale VincA ZPS Valutazione Incidenza Ambientale Zone di Protezione Speciale RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 10 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 1 GENERALITÀ 1.1 INTRODUZIONE E MANDATO GENERALITÀ La Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie (CIRM) del Ministero dello Sviluppo Economico, nella seduta 18 marzo 2010, ha espresso parere favorevole in merito all’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosa denominata “Cartabbia” presentata dalla MacOil SpA. Conseguentemente la società di istanza ha incaricato Dionea S.A. e Terra s.r.l. di allestire il presente studio di impatto ambientale, strumento d’approfondimento indispensabile per l’ottenimento del parere favorevole da parte della Regione Lombardia e del successivo rilascio da parte del Ministero del conferimento di permesso di ricerca. Il presente studio è stato allestito e strutturato ai sensi della DL 152/2006 “Norme in materia ambientale” e successive modifiche apportate dal DL 4/2008, che disciplinano la normativa concernente la valutazione di impatto ambientale (VIA) relativa all’attività di ricerca idrocarburi. Conformemente alla procedura di VIA, determinata dai citati DL, questo studio rappresenta la prima fase di indagine preliminare, anche definita “Verifica di assoggettabilità”, che ha lo scopo ultimo di permettere alle autorità Regionali di esprimersi con una prima valutazione in merito. I contenuti principali della presente verifica sono i seguenti: - presentazione del quadro normativo di riferimento, in materia energetica, di governo del territorio, ambientale e specifico per la ricerca di idrocarburi; - descrizione dell’inquadramento territoriale dell’area in oggetto, la quale si situa interamente nella regione Lombardia interessando 2 province – Como e Varese – e 73 comuni; - descrizione tecnica delle attività di ricerca legate alla presente istanza – indagini sismiche, perforazione pozzi di sondaggio; - presentazione di una valutazione preliminare degli impatti e dei rischi ambientali; - definizione preliminare di specifiche misure di protezione e mitigazione che si intendono integrare nel progetto con lo scopo di minimizzare gli impatti ambientali generati dalle attività di ricerca e garantirne la conformità con le normative di legge. La descrizione del quadro progettuale e ambientale riguarda sia le indagini sismiche che la perforazione di pozzi esplorativi, mentre le valutazioni sui possibili impatti e le relative misure sono limitate alle indagini sismiche. Gli impatti e le possibili misure di mitigazione dei pozzi esplorativi saranno trattate nella fase di VIA, quando sarà stato determinato il luogo dove verranno eseguiti. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 11 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 1.2 GENERALITÀ LA SOCIETÀ DI ISTANZA Mac Oil SpA è una società italiana nata nel 2007. La Società ha lo scopo di esplorare, ricercare, produrre e commercializzare olio e gas naturale in Italia ed all’estero. La strategia di Mac Oil SpA è creare una robusta struttura societaria totalmente funzionale, attiva nel campo petrolifero e in grado di garantire ogni fase del ciclo produttivo. Mac Oil crede che questo approccio, unitamente alle solide basi finanziarie e alla robusta struttura societaria costituiscano le basi per una costante crescita futura. La Società è convinta che le riserve di idrocarburi in Italia possano garantire un grande potenziale di crescita per la Compagnia. Mac Oil può contare su un team di collaboratori e consulenti esperti, attivi da anni nel settore petrolifero sia dal profilo dirigenziale sia da quello operativo. I collaboratori di Mac Oil si distinguono per flessibilità, passione per le sfide ed eccellenza, attribuendo particolare valore alle persone e all’ambiente. Strategia societaria o Acquisizione di permessi di ricerca, evitando di focalizzare l’intera attività in una determinata regione italiana. La Società crede che questo orientamento riduca di molto il margine di rischio, fatto che distingue Mac Oil da buona parte della concorrenza; o Consolidamento del team dirigenziale e operativo di successo; o Realizzazione di accurati progetti di ricerca in tempi celeri; o Valutazione di nuove opportunità operative su territorio italiano; o Sviluppo di partnerships con altre aziende del settore; o Posizionamento ottimale della Società per una crescita futura quale membro attivo nei processi di consolidamento dell’industria italiana. 1.3 LE SOCIETÀ MANDATARIE DIONEA S.A. e TERRA s.r.l, fondate rispettivamente nel 1988 e nel 2000, sono società attive in Italia, in Svizzera ed all'estero nei campi dell'ecologia applicata, della gestione del territorio, dell’igiene ambientale e della valutazione e gestione di processi complessi. Le ditte si rivolgono alle amministrazioni, alle associazioni non governative, all’economia privata e ai singoli privati. La protezione dell'ambiente e la tutela della natura e del paesaggio hanno assunto negli ultimi anni vieppiù importanza a causa delle sempre più insistenti influenze e trasformazioni antropiche. Nella loro attività, le due società, RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 12 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE GENERALITÀ lavorando spesso in maniera congiunta, hanno pertanto cercato sempre nuove soluzioni per le problematiche ambientali e territoriali emergenti, adattando costantemente le proprie risorse professionali e tecniche, e sviluppando in proprio nuove metodologie. Grazie alle molteplici relazioni professionali e scientifiche, consolidate nell'esecuzione di oltre 750 incarichi, la Terra s.r.l. e la Dionea S.A. sono in grado di fornire, singolarmente o in collaborazione con terzi, soluzioni per problematiche territoriali e ambientali complesse. I principali campi d’attività sono: o Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA), Valutazioni Ambientali Strategiche (VAS), Valutazioni Incidenza Ambientale (VIncA), analisi settoriali, analisi critiche, analisi dei punti deboli. o Analisi del paesaggio (landscape ecology). o Pianificazione territoriale, urbanistica ed ambientale, dal livello locale a livello regionale. o Gestione delle acque. o Recupero ambienti. o Management di progetti territoriali ed ambientali complessi. o Sviluppo, progettazione, realizzazione opere di ingegneria naturalistica. o Progettazione, recupero e gestione di sistemi naturali (fiumi, aree umide). o Progettazione, recupero e gestione di sistemi antropici (piste ciclabili, cave, discariche). o Piani di caratterizzazione di siti inquinati e definizione di piani di bonifica. o Pianificazione e progettazione di itinerari ciclo-pedonali, sentieri forestali. o Monitoraggio, analisi e modellazione di parametri ambientali. o Analisi critiche, osservazioni, consulenze legali. o Gestione di processi partecipativi e informativi. o Pianificazione e progettazione di piani energetici. o Rilievi topografici, elaborazioni digitali e modellazioni 3D del terreno. o Misurazioni foniche ed atmosferiche, calcoli previsionali RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 13 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE GENERALITÀ PAG 14 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 2 ISTANZA DI PROGETTO ISTANZA DI PROGETTO L’istanza di permesso di ricerca “Cartabbia” è stata presentata da MacOil SpA con lo scopo di ottenere dalle Autorità competenti l’autorizzazione, e l’esclusività per una durata massima di 6 anni, per poter svolgere delle operazioni legate all’esplorazione e alla ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in un’area chiaramente definita, sul territorio della Regione Lombardia. Studi geologici effettuati nell’area oggetto dell’istanza indicano infatti la presenza di stratificazioni e di trappole che potrebbero dimostrarsi sede di depositi di idrocarburi. Obiettivo della ricerca sono le rocce Triassico-Liassiche che nella parte settentrionale dell’area di studio giacciono su due livelli tettonici distinti corrispondenti alla Falda Orobica Superiore e alla Falda Orobica Inferiore. L’analisi dei profili sismici S7 e S6 del progetto di ricerca NRP20 (Swiss National Research Project 20) ha permesso di caratterizzare le principali strutture presenti nel sottosuolo. I depositi Triassici della falda superiore giacciono vicino al valico Svizzero del Gaggiolo ad una profondità stimata attorno a 1500 metri, mentre la base del livello Triassico più profondo, appartenente alla Falda Orobica Inferiore, giace in questa località ad una profondità di circa 3200 metri. Nella parte meridionale dell’area, in corrispondenza del pozzo Lisanza 1, le sequenze Triassiche sono assai più profonde. Le seguenti formazioni sedimentarie sono l’obiettivo principale della ricerca e risultano potenzialmente interessanti dal profilo minerario: o le dolomie di facies da peritidale a subtidale del Monte San Giorgio risalenti all’Anisico (Triassico medio); o le dolomie e i calcari dolomitici massicci della Dolomia Principale (Triassico superiore), i depositi marini lagunari e di basso fondale della formazione Calcare Campo dei Fiori (Triassico superiore) e le dolomie calcaree di colore grigio-nocciola a tessitura grossolana della Dolomia Conchodon (Triassico superiore – Liassico inferiore); o le unità sedimentarie a tetto della Falda Orobica Inferiore al disotto della discontinuità tettonica con la Falda Orobica Superiore. In caso di ottenimento dell’istanza, si prevedono le attività di ricerca sintetizzate nelle seguenti fasi distinte: PRIMA FASE: approfondimento studi geologici, acquisizione linee sismiche Studi geologici approfonditi mediante l’impiego di differenti tecniche di analisi, incluse tecniche di fotogeologia, cartografia geologica superficiale, studio delle relazioni strutturali, analisi dei “logs” dei pozzi precedentemente scavati, analisi paleontologiche e micro-paleontologiche. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 15 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ISTANZA DI PROGETTO Si prevede inoltre l’acquisizione e l’interpretazione di dati sismici mediante la realizzazione di alcune linee che interesseranno l’area, per una lunghezza totale di ca. 15 km. I dati ottenuti verranno processati con le tecnologie più avanzate disponibili e già sperimentate con successo in situazioni geologiche simili. SECONDA FASE: perforazione di pozzi esplorativi Qualora la prima fase dei lavori confermi l'esistenza, entro l'area del permesso, di una o più situazioni geominerarie meritevoli di accertamento, si procederà alla perforazione di uno o più pozzi esplorativi. Si prevede che i pozzi avranno come obiettivo principale gli strati sabbiosi pleistocenici delle Sabbie di Asti e i livelli stratigrafici sabbiosi messiniani delle Ghiaie di Sergnano, e come obiettivo secondario gli strati calcareo-marnosi dell’Eocene superiore – Miocene superiore delle Marne di Gallare (Formazione di Bisciaro). La profondità massima prevista per i sondaggi esplorativi è di circa 3000-4000m. Allo stato attuale dell’indagine non è possibile definire un programma dei lavori dettagliato o circoscrivere un’area specifica per le attività esplorative all’interno dell’area di ricerca. Tali approfondimenti potranno essere definiti solo in seguito, sulla base dei successivi risultati delle indagini conoscitive. Un programma lavori di grande massima può essere così sintetizzato: Fase 1 Approfondimenti geologici e rilievo linee sismiche Fase 2 Autorizzazioni all'esecuzione di 1 pozzo esplorativo Organizzazione lavori, avvio cantiere Perforazione Avvio procedure per sfruttamento / Dismissione MESI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Conferimento permesso 0 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 16 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 3.1 BASI LEGALI RELATIVE ALL’ENERGIA 3.1.1 Linee guida della politica energetica in Europa Le linee guida della politica europea in campo energetico sono contenute nel Libro Verde della Commissione Europea, pubblicato il 29 Novembre 2000 e intitolato “Towards a European Strategy for the Security of Energy Supply”. In questo documento viene evidenziato l’attuale stato di deficit energetico dell’Unione Europea e viene posto l’accento sull’elevata dipendenza dei paesi dell’Unione dalle risorse provenienti da paesi esteri. Obiettivi principali della strategia energetica dell’Unione Europea vengono sintetizzati come di seguito: 1. la sostenibilità, per lottare attivamente contro il cambiamento climatico, promuovendo le fonti di energia rinnovabili e l'efficienza energetica; 2. la competitività, per migliorare l'efficacia della rete europea tramite la realizzazione del mercato interno dell'energia; 3. la sicurezza dell'approvvigionamento, per coordinare meglio l'offerta e la domanda interne di energia dell'UE nel contesto internazionale. Il Libro Verde individua sei settori di azione prioritari, per i quali la Commissione propone misure concrete al fine di attuare una politica energetica europea. Dalla realizzazione del mercato interno ad una politica esterna comune in materia di energia, questi sei cantieri devono permettere all'Europa di dotarsi di un'energia sostenibile, competitiva e sicura a lungo termine: 1. recupero e completamento del mercato interno dell’energia, autonomia energetica – rete europea; 2. sicurezza dell'approvvigionamento; 3. riduzione degli sprechi - verso un mix energetico più sostenibile, efficiente e diversificato; 4. lotta al cambiamento climatico - raddoppio entro il 2010 della quota di energie rinnovabili nel bilancio energetico (da 6% a 12%); 5. promozione della ricerca e dell’innovazione al servizio della politica energetica europea; 6. politica energetica coerente - predisposizioni di metodologie comuni a tutti i paesi per la risoluzione dei problemi relativi al comparto energetico – ambientale. Il progetto di esplorazione del permesso “Cartabbia” risulta conforme con le finalità e gli obiettivi della politica energetica europea, in quanto può contribuire ad incrementare lo sfruttamento di risorse energetiche interne, RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 17 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE limitando la dipendenza energetica dai paesi esteri ed extracomunitari. Lo sfruttamento del gas naturale per la produzione energetica è inoltre in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale (limitazione delle emissioni di gas ad effetto serra, diversificazione delle fonti energetiche, ecc.). 3.1.2 Piano energetico nazionale (PEN) Il 10 Agosto 1988 è stato approvato il Piano Energetico Nazionale (PEN), che ha fissato gli obiettivi energetici a lungo termine per l’Italia, promovendo l’uso razionale dell’energia, il risparmio energetico, lo sviluppo progressivo di fonti di energia rinnovabile e la riduzione della dipendenza energetica dall’estero. Questo documento, pur essendo ormai datato, perché si riferisce ad un quadro istituzionale e di mercato che nel frattempo ha subito notevoli mutamenti, anche per effetto della crescente importanza e influenza di una comune politica energetica a livello europeo, rimane valido nell’individuazione di obiettivi prioritari. Il quadro attuale riguardante specificatamente lo sfruttamento idrocarburi in Italia può essere sintetizzato come di seguito: degli o Per quanto riguarda il gas, le prospettive a corto-medio termine prevedono un incremento della dipendenza dalle importazioni, generato da una domanda in continuo aumento a fronte di una produzione nazionale declinante. o Per il petrolio, pur avendo registrato negli ultimi anni un lieve incremento della produzione nazionale, la dipendenza dal mercato estero rimane determinante (ca. il 95% sulla produzione totale). Da alcuni anni si registra inoltre un progressivo rallentamento dei consumi petroliferi, la quota di questo prodotto all’interno del bilancio energetico italiano resta comunque elevata. In Italia, la valorizzazione delle risorse di idrocarburi rappresenta quindi un obiettivo centrale nel campo della politica energetica nazionale. L’intento è quello di far fronte alla “storica” – e scomoda - dipendenza del Paese dalle importazioni di petrolio e di gas naturale. Il progetto di ricerca “Cartabbia” risulta pertanto in linea con tali principi, in quanto permette di perseguire i seguenti obiettivi principali: o sviluppo delle risorse nazionali a riduzione della dipendenza energetica dall’estero; o sviluppo economico con minori impatti sull’ambiente, grazie all’utilizzo del gas naturale come combustibile che comporta minori emissioni specifiche in atmosfera, a parità di energia prodotta. 3.1.3 Legge No.9 del 9 Gennaio 1991 La Legge No.9 del 9 Gennaio 1991 “Norme per l’attuazione del Nuovo Piano Energetico Nazionale: Aspetti Istituzionali, Centrali Idroelettriche ed Elettrodotti, Idrocarburi e Geotermia, Autoproduzione e Disposizioni Fiscali” disciplina il RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 18 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE settore idroelettrico, idrocarburi, geotermico, l’autoproduzione di energia elettrica e la realizzazione di elettrodotti. Nell’ottica di promuovere il risparmio energetico e la salvaguardia ambientale la legge introduce agevolazioni finanziarie per lo sviluppo di tecnologie, processi e prodotti innovativi a ridotto tenore inquinante ed a maggior sicurezza ed efficienza energetica nel settore della lavorazione, trasformazione, raffinazione, vettoriamento e stoccaggio delle materie prime energetiche. Per quanto riguarda le ricerche e lo sfruttamento di idrocarburi, la legge No.9/1991 riporta quanto segue: o Art.2: si definisce l’applicazione della procedura di VIA (Valutazione di impatto ambientale) ad una serie di opere tra cui le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi. o Art.3 fino a 11: per quanto concerne le attività e le opere inerenti la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, si disciplinano le norme in merito alla concessione dei relativi permessi in terraferma, nel mare territoriale e sulla piattaforma continentale. L’Art.6 riporta inoltre indicazioni relative al conferimento del permesso di ricerca ed alla sua durata. In particolare, ai commi 4, 5, 6, è stabilito che “la durata del permesso è di sei anni ed il titolare del permesso ha diritto a due successive proroghe di tre anni ciascuna, se ha adempiuto agli obblighi derivanti dal permesso stesso. Al titolare del permesso può essere accordata un’ulteriore proroga qualora, alla scadenza definitiva del permesso, siano ancora in corso lavori di perforazione o prove di produzione per motivi non imputabili a sua inerzia, negligenza o imperizia”. 3.1.4 Decreto Legislativo No.625 del 25 Novembre 1996 (Rilascio Esercizio Autorizzazioni) Il Decreto Legislativo No.625 del 25 Novembre 1996 “Attuazione della direttiva 94/22 CEE relativa alle condizioni di rilascio e di esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi” disciplina la prospezione, la ricerca, la coltivazione e lo stoccaggio di idrocarburi nell’intero territorio nazionale, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale italiana. Il D.Lgs 625/96, in attuazione della Direttiva 94/22/CEE relativa alle condizioni di rilascio e di esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e con riferimento agli aspetti di interesse, modifica ed integra la Legge No.9 del 9 Gennaio 1991, (citata in precedenza). 3.1.5 Decreto Legislativo 112/98 (Riforma Bassanini) In attuazione del processo di decentramento amministrativo, vanno ricordati il D.Lgs 112/98 “Conferimento di Funzioni e Compiti Amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali, in Attuazione del Capo I della Legge No.59 del 15 Marzo 1997”, successivamente modificato e integrato dal D.Lgs No.443 del 29 Ottobre 1999, che in base al principio di sussidiarietà ha trasferito molte funzioni dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali e la Legge Costituzionale 3/01 che ha modificato il Titolo V della parte seconda della Costituzione. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 19 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Da tali riforme emerge la forte tendenza normativa ad attribuire nuove competenze alle Regioni anche nel campo dell’energia, per cui è necessario affrontare anche con logiche locali il problema della pianificazione energetica. Con i Decreti legislativi citati (decreti “Bassanini” del 1998/1999) ed il decentramento amministrativo di compiti e funzioni alle Regioni, sono stati introdotti cambiati per i seguenti aspetti: o la competenza amministrativa relativa alla materia delle ricerche minerarie è stata conservata allo Stato (e cioè al Ministero per lo Sviluppo Economico - MSE), ma per le attività sulla terraferma il MSE deve svolgere tali funzioni d’intesa con le Regioni interessate: l’intesa deve essere raggiunta secondo modalità procedimentali che sono state emanate nell’aprile 2001 attraverso uno specifico Accordo, raggiunto in seno alla Conferenza Permanente Stato/Regioni tra il Ministero dello Sviluppo Economico ed i Presidenti delle Regioni; o la competenza in merito alla pronuncia di compatibilità ambientale per le attività sulla terraferma è stata altresì delegata alle Regioni; o con Legge Costituzionale 18 Ottobre 2001 è stato modificato il Titolo V della Costituzione e, in particolare, l’Art.117 per cui l’intera materia dell’energia (che comprende anche la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi) rientra tra le materie di legislazione concorrente, mentre, in precedenza, la stessa materia era soggetta alla legislazione esclusiva dello Stato. 3.1.6 Decreto Legislativo 79/1999 (Decreto Bersani) Il D.Lgs 79/99 “attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica” decreta che, conformemente alla normativa europea, le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica “sono libere nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico contenuti nelle disposizioni del presente decreto” (Art.1). 3.1.7 Decreto Legislativo No.164 del 23 Maggio 2000 (Liberalizzazione del Mercato del Gas) A livello europeo la liberalizzazione del settore del gas è stata avviata nel 1998 tramite la Direttiva 98/30/CE recepita in Italia dal Decreto Legislativo No.164 del 23 Maggio 2000, , recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale. La direttiva 98/30/CE è stata recentemente abrogata e sostituita dalla direttiva 2003/55/CE del 26 Giugno 2003, con lo scopo di accelerare e migliorare i processi di liberalizzazione in atto. Il Decreto Legislativo No.164 del 23 Maggio 2000, definisce le finalità della liberalizzazione del mercato interno al gas naturale e le norme relative alle varie problematiche connesse alle fasi di seguito descritte: 1. approvvigionamento (Titolo II, dall’Art.3 all’Art.7): Il problema dell’approvvigionamento si sviluppa in due ambiti distinti: l’importazione del gas naturale, liberalizzata, e la coltivazione, che resta sottoposta a concessione, anche se in un’ottica di incentivazione sia RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 20 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE dell’attività di ricerca, sia dello sfruttamento dei giacimenti marginali, al fine di incrementare in prospettiva le produzioni di gas naturale nazionale. L’attività di prospezione viene quindi disciplinata, regolamentando l’accesso e l’utilizzo comune di infrastrutture minerarie da parte di più titolari di concessione di coltivazione. In particolare, la Legge stabilisce: 1. disposizioni per l’incremento delle riserve nazionali di gas (Art.4); 2. misure per incentivare la coltivazione di giacimenti marginali (Art.5); 3. criteri e disciplina dell’accesso alle infrastrutture minerarie per la coltivazione (Art.6); 4. indicazioni per la razionalizzazione delle infrastrutture minerarie per la coltivazione (Art.7). Con riferimento alle disposizioni per l’incremento delle risorse nazionali (Art.4), la Legge stabilisce che l’attività di prospezione geofisica condotta da parte dei titolari di permessi di ricerca o di concessioni di coltivazione per idrocarburi, è libera e che l’esecuzione dei rilievi geofisici è soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e delle autorità competenti alla tutela e salvaguardia del territorio e dell’ambiente. 2. trasporto e dispacciamento (Titolo III, dall’Art.8 all’Art.10); Il trasporto e il dispacciamento sono definite dal D.Lgs attività di interesse pubblico, quindi libere, ma soggette a determinate disposizioni tra cui l’obbligo all’allacciamento, la determinazione delle tariffe, il controllo delle autorità, le condizioni di emergenza e di sicurezza. 3. stoccaggio (Titolo IV, dall’Art.11 all’Art.13); L’attività di stoccaggio del gas naturale è svolta sulla base di concessione, di durata non superiore a 20 anni, rilasciata dal MSE. Sono previsti tre differenti tipi di stoccaggio al fine di ottimizzare la produzione (stoccaggio minerario, destinazione prioritaria), bilanciare il mercato (stoccaggio di modulazione a carico dei venditori) e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti (stoccaggio strategico a carico degli importatori). 4. distribuzione e vendita (Titolo V, dall’Art.14 all’Art.18); Vengono definite le norme per l’attività di distribuzione e viene disciplinata l’attività di vendita. L’attività di distribuzione è definita come attività di servizio pubblico. Il D.Lgs fissa le modalità di affidamento, indirizzo, vigilanza, programmazione e controllo che dovranno essere attuate dagli enti locali nei confronti del gestore del servizio, anche nella fase di transizione verso il nuovo sistema di distribuzione. Per “distribuzione” si intende il trasporto (e dispacciamento) di gas naturale attraverso reti di gasdotti locali per la consegna ai clienti. Le imprese che svolgono attività di distribuzione sono tenute ad allacciare alla rete i clienti che ne facciano richiesta che abbiano sede nell’ambito territoriale al quale si riferisce l’affidamento nel limite delle possibilità tecniche ed economiche in base a criteri stabiliti dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 21 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Le tariffe di distribuzione sono determinate dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas sulla base di criteri del MSE. 5. norme per la tutela e lo sviluppo della concorrenza (Titolo VI, dall’Art.19 all’Art.21); 6. accesso al sistema (Titolo VII, dall’Art.22 all’Art.27); Le imprese di gas hanno l’obbligo di permettere l’accesso al sistema a coloro che ne facciano richiesta nel rispetto delle condizioni tecniche di accesso e di interconnessione. Vengono definite le norme per garantire l’interconnessione e l’interoperabilità del sistema gas. 7. organizzazione del settore (Titolo VIII, dall’Art.28 all’Art.32); Vengono definiti dal D.Lgs i compiti del MSE, fatti salvi i poteri dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e quelli dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Vengono definiti inoltre i compiti del MSE e i criteri per il rilascio delle autorizzazioni e concessioni da parte di Enti competenti; quindi si procede alla dichiarazione della pubblica utilità delle infrastrutture del sistema gas. È estesa a tutti i soggetti la possibilità di ottenere la dichiarazione di pubblica utilità delle infrastrutture del sistema gas. La facoltà della dichiarazione è del MSE, salvo per la distribuzione che è di competenza regionale. 8. condizioni di reciprocità (Titolo IX, dall’Art.33 all’Art.35). Il D.Lgs disciplina le condizioni di reciprocità tra l’Italia e gli altri paesi membri dell’UE in materia di accessibilità ai sistemi ed alle forniture di gas. In particolare, le imprese del gas aventi sede in altri Paesi membri dell’UE e le imprese aventi sede in Italia ma controllate direttamente o indirettamente da imprese aventi sede in altri Paesi membri dell’UE hanno diritto di concludere contratti di vendita con clienti dichiarati idonei in Italia solo nel caso in cui la stessa tipologia di cliente sia stata dichiarata idonea nel Paese ove tali imprese, o le eventuali imprese che le controllano, hanno sede. Il D.Lgs, recependo la direttiva comunitaria sul gas naturale 98/30/CE, pone le basi per la liberalizzazione del mercato italiano del gas. 3.1.8 Legge No.239 del 23 Agosto 2004 (Riordino del Sistema Energetico) La Legge No.239 del 23 Agosto 2004 “Riordino del Sistema Energetico, nonché Delega al Governo delle Disposizioni Vigenti in Materia di Energia” è finalizzata alla riforma ed al complessivo riordino del settore dell’energia. In particolare la Legge, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione dallo Stato, dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, dalle Regioni e dagli Enti Locali, si propone il raggiungimento degli obiettivi seguenti: a) garantire sicurezza, flessibilità e continuità degli approvvigionamenti di energia, in quantità commisurata alle esigenze, diversificando le fonti energetiche primarie, le zone geografiche di provenienza e le modalità di trasporto; b) promuovere il funzionamento unitario dei mercati dell’energia, la non discriminazione nell’accesso alle fonti energetiche e alle relative modalità RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 22 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE di fruizione e il riequilibrio territoriale in relazione ai contenuti delle lettere da c) a l); c) assicurare l’economicità dell’energia offerta ai clienti finali e le condizioni di non discriminazione degli operatori nel territorio nazionale, anche al fine di promuovere la competitività del sistema economico del Paese nel contesto europeo e internazionale; d) assicurare lo sviluppo del sistema attraverso una crescente qualificazione dei servizi e delle imprese e una loro diffusione omogenea sul territorio nazionale; e) perseguire il miglioramento della sostenibilità ambientale dell’energia, anche in termini di uso razionale delle risorse territoriali, di tutela della salute e di rispetto degli impegni assunti a livello internazionale, in particolare in termini di emissioni di gas ad effetto serra e di incremento dell’uso delle fonti energetiche rinnovabili assicurando il ricorso equilibrato a ciascuna di esse; f) promuovere la valorizzazione delle importazioni per le finalità di sicurezza nazionale e di sviluppo della competitività del sistema economico del Paese; g) valorizzare le risorse nazionali di idrocarburi, favorendone la prospezione e l’utilizzo con modalità compatibili con l’ambiente; h) accrescere l’efficienza negli usi finali dell’energia; i) tutelare gli utenti-consumatori, con particolare riferimento alle famiglie che versano in condizioni economiche disagiate; j) favorire e incentivare la ricerca e l’innovazione tecnologica in campo energetico, anche al fine di promuovere l’utilizzazione pulita di combustibili fossili; k) salvaguardare le attività produttive con caratteristiche di prelievo costanti e alto fattore di utilizzazione dell’energia elettrica, sensibili al costo dell’energia; l) favorire, anche prevedendo opportune incentivazioni, le aggregazioni nel settore energetico delle imprese partecipate dagli enti locali sia tra di loro che con le altre imprese che operano nella gestione dei servizi. Nello specifico riferimento alle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi, gli aspetti centrali della presente legge sono in sintesi i seguenti: - comma 2, lettera c – le attività di distribuzione di energia elettrica e gas naturale a rete, di esplorazione, coltivazione, stoccaggio sotterraneo di idrocarburi, nonché di trasmissione e dispacciamento di energia elettrica sono attribuite in concessione secondo le disposizioni di legge; - comma 3, lettera g – tra gli obiettivi generali di politica energetica del Paese rientra la valorizzazione delle risorse nazionali di idrocarburi, favorendone la prospezione e l’utilizzo con modalità compatibili con l’ambiente; - comma 7 lettera n – le determinazioni inerenti la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi per la terraferma, avvengono di intesa con le regioni interessate; RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 23 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE - comma 77 – il permesso di ricerca e la concessione di coltivazione degli idrocarburi in terraferma costituiscono titolo per la costruzione degli impianti e delle opere necessari, degli interventi di modifica, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili all’esercizio, che sono dichiarati di pubblica utilità; - comma 78 – il permesso e la concessione di cui al comma 77 sono rilasciati a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le amministrazioni statali, regionali e locali interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge No.241 del 7 Agosto 1990,; - comma 79 – la procedura di valutazione di impatto ambientale, ove richiesta dalle norme vigenti, si conclude entro il termine di tre mesi per le attività in terraferma e costituisce parte integrante e condizione necessaria del procedimento autorizzativo. Decorso tale termine, l’amministrazione competente in materia di valutazione di impatto ambientale si esprime nell’ambito della conferenza di servizi convocata ai sensi della Legge No.241 del 7 agosto 1990 "Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi"; - comma 80 – nel caso di permessi di ricerca (caso in oggetto), l’istruttoria si conclude entro il termine di sei mesi dalla data di conclusione del procedimento definito all’Art.4 del Decreto Legislativo No.625 del 25 Novembre 1996, (citato in precedenza al cap. 3.1.4); - comma 81 – nel caso di concessioni di coltivazione, l’istruttoria si conclude entro il termine di sei mesi dalla data di presentazione dello studio di impatto ambientale alle amministrazioni competenti. In sintesi è possibile riassumere i principali impatti della legge sulle attività di esplorazione e produzione di idrocarburi in Italia: - si conferma il regime giuridico di concessione per le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi; - tra gli obiettivi di politica energetica del Paese trova posto la valorizzazione delle risorse nazionali di idrocarburi, favorendone la prospezione e l’utilizzo con modalità compatibili con l’ambiente; - è di fatto confermata la competenza esclusiva dello Stato per le attività offshore, mentre i compiti e le funzioni amministrative per la terraferma sono esercitati dallo Stato di intesa con le Regioni; - è riconosciuto il diritto di Regioni ed Enti Locali di chiedere o ottenere accordi con i titolari delle concessioni per l’introduzione di meccanismi di compensazione ambientale. Resta una limitazione dell’importo massimo di tali compensazioni con la previsione esplicita che la mancata sottoscrizione dell’accordo non può essere motivo di sospensione delle attività; - è introdotto un nuovo sistema procedurale semplificato per le istanze di permesso di ricerca e di concessione di coltivazione di idrocarburi. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 24 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3.1.9 Legge No.62 del 18 Aprile 2005 (Comunitaria 2004) La legge No.62 del 18 Aprile 2005 “Disposizioni per l’adempimento di Obblighi Derivanti dal’appartenenza dell’Italia alla Comunità Europea. Legge Comunitaria 2004”, tramite l’Art.16 (Disposizioni per l’attuazione della Direttiva 2003/55/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 26 Giugno 2003, Relativa a Norme Comuni per il Mercato Interno del Gas Naturale e che abroga la Direttiva 98/30/CE) prevede che, al fine di completare il processo di liberalizzazione del mercato del gas naturale, il Governo è delegato ad adottare decreti legislativi per dare attuazione alla Direttiva 2003/55/CE del 26 Giugno 2003, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale e che abroga la Direttiva 98/30/CE, e per integrare e aggiornare conseguentemente le disposizioni vigenti concernenti tutte le componenti rilevanti del sistema del gas naturale, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: - accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti, promovendo la realizzazione di nuove infrastrutture di approvvigionamento, trasporto e stoccaggio di gas naturale in sotterraneo, il potenziamento di quelle esistenti, anche mediante la semplificazione dei procedimenti autorizzativi e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento; - stabilire norme affinché il mercato nazionale del gas risulti sempre più integrato nel mercato interno europeo del gas naturale, promovendo la formazione di un’offerta concorrenziale e l’adozione di regole comuni per l’accesso al sistema del gas europeo e garantendo effettive condizioni di reciprocità nel settore con le imprese degli altri Stati membri dell’Unione europea, soprattutto se in posizione dominante nei rispettivi mercati nazionali, anche individuando procedure obiettive e non discriminatorie per il rilascio di autorizzazioni o concessioni, ove previsto dalle norme vigenti; - prevedere lo sviluppo delle capacità di stoccaggio di gas naturale in sotterraneo necessarie per il funzionamento del sistema nazionale del gas, in relazione allo sviluppo della domanda e all’integrazione dei sistemi europei del gas naturale, definendo le componenti dello stoccaggio relative alla prestazione dei servizi essenziali al sistema e quelle funzionali al mercato; - integrare le disposizioni vigenti in materia di accesso al sistema nazionale del gas naturale relativamente alle nuove importanti infrastrutture e all’aumento significativo della capacità di quelle esistenti e alle loro modifiche che consentano lo sviluppo di nuove fonti di approvvigionamento, per assicurarne la conformità alla disciplina comunitaria; - promuovere una effettiva concorrenza, anche rafforzando le misure relative alla separazione societaria, organizzativa e decisionale tra le imprese operanti nelle attività di trasporto, distribuzione e stoccaggio e le imprese operanti nelle attività di produzione, approvvigionamento, misura e commercializzazione, promovendo la gestione delle reti di trasporto del gas naturale da parte di imprese indipendenti; - incentivare le operazioni di aggregazione territoriale delle attività di distribuzione del gas, a vantaggio della riduzione dei costi di distribuzione, in base a criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori, prevedendo meccanismi che tengano conto degli investimenti effettuati e incentivi, RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 25 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE anche di natura fiscale, per la rivalutazione delle attività delle imprese concessionarie, anche a favore dell’efficienza complessiva del sistema; - stabilire misure per lo sviluppo di strumenti multilaterali di scambio di capacità e di volumi di gas, al fine di accrescere gli scambi e la liquidità del mercato nazionale, avviando ad operatività, con l’apporto dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, la borsa nazionale del gas, anche considerando i risultati della prima esperienza di funzionamento del punto virtuale di scambio; - rafforzare le funzioni del MSE in materia di indirizzo e valutazione degli investimenti in nuove infrastrutture di approvvigionamento affinché gli stessi siano commisurati alle previsioni di sviluppo della domanda interna di gas nonché in materia di sicurezza degli approvvigionamenti, prevedendo strumenti per migliorare la sicurezza del sistema nazionale del gas, l’economicità delle forniture, anche promovendo le attività di esplorazione e di sfruttamento di risorse nazionali e la costruzione di nuove interconnessioni con altri Paesi e mercati. L’Art.17 (Disposizioni per l’Attuazione della Direttiva 2004/67/CE del Consiglio, del 26 Aprile 2004, concernente Misure volte a Garantire la Sicurezza dell’Approvvigionamento di Gas Naturale) prevede che al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza dell’approvvigionamento di gas naturale, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per dare attuazione alla Direttiva 2004/67/CE del Consiglio, del 26 Aprile 2004, concernente misure volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas naturale, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: - stabilire norme per la sicurezza degli approvvigionamenti trasparenti e non discriminatorie cui devono conformarsi i soggetti operanti nel sistema nazionale del gas, specificandone i ruoli e le responsabilità; - stabilire misure atte ad assicurare un adeguato livello di sicurezza per i clienti civili nelle eventualità di una parziale interruzione degli approvvigionamenti o di avversità climatiche o di altri eventi eccezionali, nonché la sicurezza del sistema elettrico nazionale nelle stesse circostanze; - stabilire gli obiettivi minimi indicativi in relazione al contributo alla sicurezza degli approvvigionamenti che deve essere fornito dal sistema nazionale degli stoccaggi di gas naturale in sotterraneo; - definire strumenti ed accordi con altri Stati membri per l’utilizzo condiviso, qualora le condizioni tecniche, geologiche e infrastrutturali lo consentano, di stoccaggi di gas naturale in sotterraneo tra più Stati. 3.1.10 Legge No.99 del 23 luglio 2009 La legge No.99/09 “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” stabilisce un procedimento unico per il rilascio dell’autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo ed in particolare l’articolo 27 comma 34 prevede: “77. Il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, di cui all’articolo 6 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, e successive modificazioni, è rilasciato a seguito di un procedimento unico al quale partecipano le amministrazioni statali e regionali RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 26 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241. Esso consente lo svolgimento di attività di prospezione consistente in rilievi geologici, geofisici e geochimici, eseguiti con qualunque metodo o mezzo, e ogni altra operazione volta al rinvenimento di giacimenti, escluse le perforazioni dei pozzi esplorativi. Del rilascio del permesso di ricerca è data comunicazione ai comuni interessati. 78. L’autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo, alla costruzione degli impianti e delle opere necessari, delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili all’attività di perforazione, che sono dichiarati di pubblica utilità, è concessa, previa valutazione di impatto ambientale, su istanza del titolare del permesso di ricerca, da parte dell’ufficio territoriale minerario per gli idrocarburi e la geotermia competente, a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano la regione e gli enti locali interessati, svolto nel rispetto dei princìpi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241”. 3.1.11 Decreto 25 novembre 2008 – finanziamento della misure finalizzate all’attuazione del protocollo di Kyoto Il Decreto 25 novembre 2008 disciplina le modalità di erogazione dei finanziamenti a tasso agevolato ai sensi dell'articolo 1, comma 1110-1115, della legge No.296 del 27 dicembre 2007, — Fondo Rotativo per il finanziamento delle misure finalizzate all'attuazione del Protocollo di Kyoto. All’articolo 5, comma 1 – lettera f ed articolo 11, detto Decreto conferma la coerenza dell’intervento proposto con gli obiettivi di Kyoto, in quanto prevede soggetti beneficiari e finanziamenti per la ricerca per l’uso delle rinnovabili e nel settore delle innovazioni tecnologiche. Per contribuire al miglioramento della sicurezza dell'approvvigionamento energetico e alla tutela dell'ambiente attraverso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, stabilisce un quadro di misure volte al miglioramento dell'efficienza degli usi finali dell'energia sotto il profilo costi e benefici. (articolo 1), il decreto No.115/2008 cerca di promuovere la liberalizzazione e lo sviluppo del mercato dell’energia, nonché il miglioramento dell’efficienza energetica. A tale proposito, il decreto definisce a chi viene applicato il sistema di incentivi e agevolazioni. Tra i soggetti ci sono, ad esempio, i fornitori di misure di miglioramento dell'efficienza energetica, ai distributori di energia, ai gestori dei sistemi di distribuzione e alle società di vendita di energia al dettaglio (articolo 1). Tra gli strumenti per migliorare l’efficienza energetica e sostenere il mercato dell’energia ci sono ad esempio i certificati bianchi (articolo 7). Il progetto in esame, quindi, sostiene indirettamente anche l’attuazione di tali obiettivi in quanto intende individuare nuovi giacimenti di gas metano da utilizzare in maniera compatibile con il contesto di riferimento e le criticità locali. 3.1.12 Altri riferimenti normativi nazionali o comunitari o Decreto Legislativo 30 maggio 2008, No.115 "Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE" RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 27 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE o Legge 24 dicembre 2007 No.244 (Legge Finanziaria 2008) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) e Legge 22 dicembre 2008, No.203 (Finanziaria 2009) che proroga dei termini o Direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva 93/76/CEE del Consiglio o DPR No.412/1993 del 26 agosto 1993 Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’Art.4, comma 4, della L. 9 gennaio 1991, No.10 e ss.mm.ii. 3.1.13 Piano Energetico Regionale (PER) La Regione Lombardia si è dotata nel 2003 (con delibera della giunta regionale No.12467) di un apposito strumento atto a programmare ed indirizzare la propria politica energetica, questo strumento è rappresentato dal “PIANO ENERGETICO REGIONALE (PER). In sede di premessa il PER cita che: “la disponibilità di energia a condizioni competitive è stata, storicamente, uno dei fattori principali per l’affermarsi dell’industria e delle attività produttive lombarde; oggi, i suoi costi penalizzano il sistema delle imprese e delle famiglie lombarde e rischiano di rappresentare un freno allo sviluppo, specie nel momento in cui le imprese sono chiamate, più di quanto non avvenga in altre regioni d’Italia, a confrontarsi con distretti industriali europei e mondiali nei quali tale approvvigionamento sia disponibile in quantità ed a condizioni nettamente più favorevoli. L’energia costituisce pertanto un tema strategico per l’azione di governo della Regione Lombardia; essa intende svolgere appieno il ruolo riservatole dalla riforma del Titolo V della Costituzione della Repubblica Italiana che, definendo l’energia quale materia di legislazione concorrente, offre alle regioni nuove opportunità e maggiori possibilità d’intervento normativo e regolamentare rispetto al passato”. Il PEAR, che si allinea per finalità e contenuti al PEN, è il principale strumento attraverso il quale le Regioni possono programmare ed indirizzare gli interventi, anche strutturali, in campo energetico nei propri territori e regolare le funzioni degli Enti locali, armonizzando le decisioni rilevanti che vengono assunte a livello regionale e locale. Il Piano Energetico Regionale costituisce pertanto il quadro di riferimento per i soggetti pubblici e privati che assumono iniziative in campo energetico nel territorio di riferimento. Esso contiene gli indirizzi, gli obiettivi strategici a lungo, medio e breve termine, le indicazioni concrete, gli strumenti disponibili, i riferimenti legislativi e normativi, le opportunità finanziarie, i vincoli, gli obblighi e i diritti per i soggetti economici operatori di settore, per i grandi consumatori di energia e per l'utenza diffusa. La programmazione energetica regionale viene attuata anche per "regolare" ed indirizzare la realizzazione degli interventi determinati principalmente dal mercato libero dell'energia (DLgs No.79/99 e DLgs No.164/00). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 28 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE La Pianificazione energetica si accompagna a quella ambientale per gli effetti diretti ed indiretti che produzione, trasformazione, trasporto e consumi finali delle varie fonti tradizionali di energia producono sull'ambiente. Il legame tra energia e ambiente è indissolubile e le soluzioni possono essere trovate insieme, nell'ambito dei principio di sostenibilità del sistema energetico. Il Piano può essere guidato anche da funzioni "obiettivo" tipicamente ambientali, come il perseguimento degli obiettivi di Kyoto, mediante una serie di misure di natura energetica e di innovazioni tecnologiche, pur nell'ambito di quanto sopra evidenziato. Quale strumento operativo del PER, la Regione Lombardia si è dotato di un Piano d’Azione per l’Energia (PAE) approvato il 15 giugno 2007 con deliberazione della Giunta regionale No.VII/4916. Il PAE rappresenta un documento di programmazione orientato all’individuazione di misure ed azioni per l’attuazione degli indirizzi ed il raggiungimento degli obiettivi definiti dal PER e contiene le misure relative al sistema di offerta e di domanda dell'energia. Per una breve descrizione della situazione energetica regionale riprendiamo, sintetizzando di seguito, quanto riportato dal PER (appendice 1) e del PAE. La Regione Lombardia risponde da sola del 20% circa dei consumi nazionali elettrici complessivi. Il fabbisogno proviene soprattutto dal settore civile-terziario (44%), dall’industria (28%) e dai trasporti (26%). Secondo gli ultimi dati disponibili (bilancio energetico regionale aggiornato al 2005), il consumo di gas metano costituisce il 41% circa del totale dei consumi energetici; questa percentuale è in costante aumento, soprattutto a causa della progressiva metanizzazione del parco termoelettrico. Il gas naturale utilizzato viene in massima parte importato dall’esterno. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 29 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 1 Bilancio energetico regionale (2005), espresso in Ktep (Fonte: PAE agg.2007 – Elaborazioni Cestec) La richiesta di energia elettrica sulla rete lombarda registra valori di crescita largamente superiore ai valori medi nazionali, tanto che tra il 2000 ed il 2005 ha fatto segnare un incremento di circa il 6% il quale è stato determinato sostanzialmente dal maggiore impiego del gas naturale (+21%). Per contro, la produzione interna risulta fortemente deficitaria, ricorrendo all’importazione dall’estero e da altre regioni italiane, di un quantitativo di elettricità che, per il 2000, è stato del 38% circa del fabbisogno regionale. Gli impianti di produzione di energia elettrica installati sul territorio lombardo hanno raggiunto a fine 2007 una potenza complessiva di 18.091 MW, tra RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 30 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE impianti idroelettrici (33%) e termoelettrici (67%). Nel periodo 2000-2007 la potenza installata in Lombardia è cresciuta di oltre il 30%, pari ad un incremento di circa 4.800 MW (+600 MW solo nell’ultimo anno). In termini di produzione di energia elettrica lorda, nel 2007 sono stati prodotti complessivamente circa 55.600 GWh, registrando rispetto all’anno precedente una perdita di circa 4.700 GWh. Se l’andamento della produzione idroelettrica oscilla attorno a valori prossimi ai 10.000 GWh, significativo appare invece il dato relativo agli impianti termoelettrici che, nonostante l’incremento della potenza complessiva disponibile, registra nel corso del 2007 una riduzione importante (-7%). In ogni caso, il contributo alla produzione elettrica complessiva regionale degli impianti idroelettrici diminuisce, raggiungendo nel 2007 una quota pari al 16% e pari al 20% rispetto alla sola produzione termoelettrica. Con l’avvio del processo di liberalizzazione del settore elettrico, tramite i decreti di liberalizzazione dei mercati del gas (164/2000) e dell’energia elettrica (79/1999), il parco centrali lombardo ha vissuto una profonda ristrutturazione, contraddistinta da importanti progetti di repowering e revamping di impianti esistenti e da progetti di nuove centrali a ciclo combinato. Di pari passo con l’installazione diffusa di nuovi gruppi turbogas è cresciuto il rendimento medio di conversione del sistema termoelettrico regionale che si pone attualmente su livelli molto elevati. La Lombardia, oggi, dispone quindi di un parco centrali che si distingue nel panorama italiano per la sua elevata efficienza: da un punto di vista strettamente energetico, il rendimento elettrico è migliorato di quasi il 10%, passando tra il 2000 e il 2005 da poco più del 40% a circa il 52%. Sotto il profilo ambientale, le emissioni di CO2 a parità di produzione elettrica sono diminuite, nello stesso periodo, di oltre il 27%. Fig. 2 Andamento della produzione lorda di energia a di richiesta elettrica in Lombardia (Fonte: PAE agg.2007 – TERNA, 2008) Scopo della politica energetica della Lombardia, coerentemente con quanto previsto dal Programma Regionale di Sviluppo della VII legislatura e dai Documenti di Programmazione Economica e Finanziaria, è lo sviluppo sostenibile del sistema energetico regionale, volto a minimizzare i costi dell’energia prodotta ed i relativi impatti sull’ambiente, puntando in tal modo a RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 31 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE rimodellare domanda e offerta di energia. In tale ambito il PER si articola nei seguenti obiettivi strategici: o ridurre il costo dell’energia per contenere i costi per le famiglie e per migliorare la competitività del sistema delle imprese; o ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti, nel rispetto delle peculiarità dell’ambiente e del territorio; o promuovere la crescita competitiva dell’industria delle nuove tecnologie energetiche; o prestare attenzione agli aspetti sociali e di tutela della salute dei cittadini collegati alle politiche energetiche, quali gli aspetti occupazionali, la tutela dei consumatori più deboli ed il miglioramento dell’informazione, in particolare sulla sostenibilità degli insediamenti e sulle compensazioni ambientali previste. Per raggiungere gli obiettivi strategici così formulati occorre agire in modo coordinato su diverse linee di intervento: o ridurre la dipendenza energetica della Regione, incrementando la produzione di energia elettrica e di calore con la costruzione di nuovi impianti ad alta efficienza; o ristrutturare gli impianti esistenti elevandone l’efficienza ai nuovi standard consentiti dalle migliori tecnologie; o migliorare e diversificare le interconnessioni con le reti energetiche nazionali ed internazionali in modo da garantire certezza di approvvigionamenti; o promuovere l’aumento della produzione energetica a livello regionale tenendo conto della salvaguardia della salute della cittadinanza; o riorganizzare il sistema energetico lombardo nel rispetto delle caratteristiche ambientali e territoriali e coerentemente con un quadro programmatorio complessivo; o ridurre i consumi specifici di energia migliorando l’efficienza energetica e promuovendo interventi per l’uso razionale dell’energia; o promuovere l’impiego e la diffusione capillare sul territorio delle fonti energetiche rinnovabili, potenziando al tempo stesso l’industria legata alle fonti rinnovabili stesse; o promuovere lo sviluppo del sistema energetico lombardo in congruità con gli strumenti urbanistici. La promozione di ricerche per lo sfruttamento di idrocarburi non rientra in prima linea negli obiettivi del PER, ciò malgrado si riconosce l’importanza che il gas naturale riveste quale vettore energetico principale per la Regione (altre il 40% in continuo aumento). In questo senso, l’incremento della produzione interna RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 32 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE mediante estrazione permetterebbe di ridurre la dipendenza attuale dal mercato esterno ed incrementare di riflesso l’autonomia energetica regionale. In questo contesto il progetto di ricerca “Cartabbia” si inserisce nella politica energetica regionale in quanto in grado di offrire un incremento della produzione interna, con riduzione della dipendenza da forniture esterne, associato alla possibilità di integrare nel progetto iniziative volte all’innovazione tecnologica ed riduzione degli impatti ambientali. 3.1.14 Legge Regionale No.26 del 12 dicembre 2003 La Legge Regionale No.26 del 12 dicembre 2003 "Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche", sottolinea l’interesse a promuovere e sostenere l’innovazione tecnologica per la tutela del territorio, del sottosuolo, per il risparmio e l’efficienza energetica, al fine di raggiungere uno sviluppo sostenibile della regione (Artt. 25 e 30). Nella fattispecie l’articolo 25 evidenzia: 1. Con il presente titolo, di riordino della legislazione regionale in materia di energia, la Regione si prefigge, in armonia con la politica energetica dello Stato e dell’Unione europea, di garantire lo sviluppo del sistema energetico nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini e, in particolare di: a) contribuire alla creazione e diffusione di una cultura dell’uso razionale dell’energia volto al contenimento dei fabbisogni energetici e delle emissioni ed a minimizzare i costi e i relativi impatti; b) attivare provvedimenti concreti finalizzati a conseguire la riduzione delle emissioni climalteranti come previsto dal protocollo di Kyoto; c) garantire la sicurezza dell’approvvigionamento per tutti gli utenti; d) contribuire allo sviluppo ed alla realizzazione delle infrastrutture per il trasporto dell’energia, …; e) garantire che la produzione, l’interconnessione, la distribuzione e la vendita dell’energia elettrica e del gas naturale avvengano secondo criteri di economicità, efficienza ed efficacia e nel rispetto degli standard qualitativi e dei principi per l’erogazione dei servizi di cui al titolo I; f) tutelare i soggetti socialmente ed economicamente svantaggiati o residenti in zone territorialmente svantaggiate e di vigilare, per il tramite del Garante dei servizi e attraverso l’Osservatorio risorse e servizi. 2. La Regione , per il raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1, promuove e sviluppa azioni in forma coordinata con lo Stato, gli enti locali e le autonomie funzionali, volte a: a) favorire e incentivare forme di risparmio energetico, sviluppo della cogenerazione e del teleriscaldamento e aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili (FER), di cui alla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 27 settembre 2001 (2001/77/CE), anche al fine di ridurre la dipendenza energetica della Regione; La legge, con l’articolo 30, stabilisce che: RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 33 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 1. La pianificazione energetica regionale è costituita dall’atto di indirizzi, approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale, e dal Programma energetico ambientale regionale (PEAR), approvato dalla Giunta regionale e con il quale sono raggiunti gli obiettivi individuati nell’atto di indirizzi. La Giunta regionale, con il PEAR, determina: a) i fabbisogni energetici regionali e le linee di azione, anche con riferimento: 1) alla riduzione delle emissioni di gas responsabili di variazioni climatiche, derivanti da processi di carattere energetico; 2) allo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate; 3) al contenimento dei residenziale e terziario; consumi energetici nei settori produttivo, 4) al miglioramento dell’efficienza nei diversi segmenti della filiera energetica; b) le linee d’azione per promuovere la compiuta liberalizzazione del mercato e il contenimento e la riduzione dei costi dell’energia. 3.1.15 Conformità dell’istanza di ricerca con la normativa energetica La normativa di settore sopraccitata, permette di comprendere l’attinenza del progetto in esame con le politiche e le strategie europee, nazionali e regionali in materia di risparmio energetico, uso razionale e promozione delle risorse energetiche rinnovabili. Direttamente ed indirettamente, la ricerca di nuovi siti per l’estrazione di idrocarburi permette di attuare le politiche nazionali, ovvero gli obiettivi generali e specifici nel settore energetico, in quanto permette di elaborare uno strumento utile per individuare ed incrementare la disponibilità reale di materia prima. Il progetto di ricerca, inoltre, è in linea con l’attuazione degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, ovvero con la normativa europea e nazionale. La realizzazione del progetto di ricerca di idrocarburi nel permesso di Cartabbia si indirizza infatti verso i seguenti ambiti di sviluppo: - individuare nuovi giacimenti di gas metano da utilizzare in maniera compatibile con il contesto di riferimento e le criticità locali - favorire l’utilizzazione di una fonte di energia presente sul territorio da parte di operatori pubblici e privati, riducendo al contempo la dipendenza energetica dal mercato esterno; - promuovere lo sviluppo economico con minori impatti sull’ambiente, poiché la possibilità di utilizzare gas naturale (il meno inquinante tra i combustibili fossili) implica un contenimento delle emissioni; - promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie – di estrazione, distribuzione e sfruttamento – in campo energetico. Nell’ottica di garantire il risparmio energetico e la salvaguardia ambientale, sfruttando al meglio le risorse a disposizione e promovendo l’utilizzo del gas naturale, il progetto di sviluppo e coltivazione in esame soddisfa anche i requisiti reperibili all’interno della Legge No.9 del 9 Gennaio 1991. L’impatto RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 34 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE delle direttive UE e dei successivi decreti legislativi attuativi delle direttive sul mercato italiano può sintetizzarsi essenzialmente negli aspetti di seguito brevemente descritti. Le nuove norme sul gas definiscono la creazione di un mercato competitivo per il gas naturale come condizione essenziale per il completamento del mercato unico dell’energia. Un’effettiva liberalizzazione del mercato del gas naturale attraverso l’aumento del numero degli operatori concorrenti porta i seguenti vantaggi: - miglioramento nella qualità del servizio; - miglioramento nella efficienza interna; - maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas naturale; - diminuzione dei prezzi del combustibile e conseguente diminuzione del costo dell’energia elettrica con evidenti benefici per i consumatori finali di gas e di energia elettrica. Il processo di graduale apertura dei mercati del gas e di incremento del livello di competitività renderà più trasparente e non discriminatorio l’approvvigionamento, il trasporto, la distribuzione e la vendita di gas naturale con evidenti aspetti positivi per i consumatori finali e per la realizzazione di un’effettiva concorrenza nel settore elettrico. Questi aspetti sono assolutamente in coerenza con la realizzazione del progetto di ricerca oggetto del presente studio. La realizzazione del progetto di ricerca potrebbe inoltre contribuire alla realizzazione di un sistema di approvvigionamenti in grado di garantire le risorse in rete senza discontinuità, in funzione della domanda. Pertanto, il progetto in esame è conforme con quanto espresso all’interno della Legge No.239/2004 e risulta in linea con i principi e le linee di sviluppo del settore definiti dal governo e espressi nell’ambito della Legge Comunitaria 2004 (Legge 62/2005). Le più attuali normative in vigore, come pure i programmi energetici nazionale (PEN) e regionale (PER), pongono particolare accento sulla “compatibilità ambientale” delle nuove strutture di approvvigionamento, produzione, stoccaggio e distribuzione dell’energia. In questo senso il progetto di ricerca si prefigge di approfondire con particolare sensibilità i possibili impatti ambientali, naturalistici e paesistici ad esso associati, individuando con sufficiente anticipo ed in collaborazione con i servizi regionali preposti, le necessarie misure mitigative, protettive e/o sostitutive. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 35 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3.2 BASI LEGALI RELATIVE AL TERRITORIO 3.2.1 Normativa di riferimento in materia di governo del territorio La normativa di riferimento è costituita dalla legislazione principale in materia di governo del territorio, sia europea che nazionale e regionale: o Direttiva europea 79/409/CEE “Uccelli”; o Direttiva europea 92/43/CEE “Habitat”; o Decreto-legge No.3267 del 30 dicembre 1923,; o Decreto Legislativo No.152 del ambientale”; 3 aprile 2006 No.152 “Norme in materia o Decreto Legislativo No.4 del 16 gennaio 2008 “Ulteriori disposizioni correttive e integrative del Decreto Legislativo 13 aprile 2006 No.152 Norme in materia ambientale”; o Decreto Legislativo No.42 del 22 gennaio 2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’Art.10 della legge 6 luglio 2002, No.137”; o Legge regionale No.12 del 11 marzo 2005, per il governo del territorio. (comprese le successive modifiche introdotte dalle l.r. 20/2005, 6/2006, 12/2006, 4/2008, 5/2009); o Delibera della Giunta Regionale No.8/8515 del 26 Novembre 2008 “Reti ecologiche: Modalità per l'attuazione della Rete Ecologica Regionale in raccordo con la programmazione territoriale degli Enti locali”; o Legge regionale 24/90 istitutiva del Parco Agricolo Sud Milano; o Legge Regionale No.86 del 30 novembre 1983, Piano generale delle aree protette o Regolamento regionale No.6 del 15 febbraio 2010 - Criteri guida per la redazione dei piani urbani generali dei servizi nel sottosuolo (PUGSS) e criteri per la mappatura e la georeferenziazione delle infrastrutture (ai sensi della LR No.26 del 12 dicembre 2003, Art.37, comma 1, lett. a e d, Art.38 e Art.55, comma 18) Per quanto riguarda la programmazione territoriale, l’area di progetto è disciplinata dai seguenti strumenti pianificatori principali: o Rete natura 2000; o P.T.R. Piano Territoriale Regionale; RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 36 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE o P.P.R. Piano Paesaggistico Regionale; o R.E.R. Rete Ecologica Regionale; o P.T.C.P. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Como; o P.T.C.P. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Varese; o P.T.C. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco naturale Campo dei Fiori; o P.T.C. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco naturale Spina Verde; o P.T.C. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco regionale della Pineta di Appaiano Gentile e Tradate; o P.T.C. Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino; o Piani di settore sovracomunali e Piani regolatori comunali. A questi strumenti territoriali vanno ad aggiungersi le relative normative specifiche (Leggi e decreti regionali/provinciali) in essi contenuti. 3.2.2 Rete natura 2000 Conformemente alle Direttive 79/409/CEE “Uccelli” e 92/43/CEE “Habitat” nella Regione Lombardia sono state definite delle Zone di protezione speciale (ZPS) e siti d’Importanza Comunitaria (SIC) che rientrano nella rete di siti protetti d’importanza comunitaria, denominata Rete Natura 2000. L’area di progetto è interessata da otto aree SIC e tre aree ZPS (riportate nella planimetria contenuta nella tavola 01 “carta dei vincoli” in allegato): TIPO CODICE NOME SIC IT2020007 Pineta pedemontana di Appiano Gentile SIC IT2010006 Lago di Biandronno SIC IT2010022 Alnete del lago di Varese SIC IT2010003 Versante nord del Campo dei Fiori SIC IT2010007 Palude Brabbia SIC IT2010002 Monte Legnone e Chiusarella SIC IT2020011 Spina Verde SIC IT2010004 Grotte del Campo dei Fiori ZPS IT2010501 Lago di Varese RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 37 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE TIPO CODICE NOME ZPS IT2010007 Palude Brabbia ZPS IT2010401 Parco Regionale Campo dei Fiori Ad eccezione della ZPS “Lago di Varese” e del SIC “Alnete del lago di Varese” gli altri siti protetti d’importanza comunitaria coincidono o fanno parte di parchi regionali o riserve naturali e pertanto si sovrappongono alle loro norme di tutela rafforzandone di riflesso la valenza e l’importanza nel contesto territoriale regionale. 3.2.3 Legge regionale No.86/1983 Piano generale delle aree regionali protette Legge Regionale No.86 del 20 novembre 1983 è la legge che ha posto le norme per l’istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale. 3.2.4 Legge Regionale 16 luglio 2007, n. 16 Testo unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi Legge Regionale 16 luglio 2007, n. 16 è la norma che riunisce le disposizioni di legge regionali in materia di istituzione di parchi regionali e naturali della Lombardia, tra cui Il parco Lombardo della Valle del Ticino, il Parco Regionale Spina Verde di Como. 3.2.5 Legge regionale per il governo del territorio No.12/2005 La Legge Regionale No.12 dell’11 marzo 2005 legge per il governo del territorio, rappresenta la normativa di riferimento per la pianificazione territoriale della Regione Lombardia, fornendo una sorta di “testo unico” regionale, con l’unificazione di discipline di settore attinenti all’assetto del territorio, (urbanistica, edilizia, tutela idrogeologica e antisismica ecc.). In tal modo, vengono integrate tra loro le leggi di settore e abrogate un cospicuo numero di quelle precedentemente operative, determinando una significativa riduzione del numero delle normative in materia. Come enunciato all’Art.1: “La presente legge, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 117, terzo comma, della Costituzione detta le norme di governo del territorio lombardo, definendo forme e modalità di esercizio delle competenze spettanti alla Regione e agli enti locali, nel rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento statale e comunitario, nonché delle peculiarità storiche, culturali, naturalistiche e paesaggistiche che connotano la Lombardia. La presente legge si ispira ai criteri di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, sostenibilità, partecipazione, collaborazione, flessibilità, compensazione ed efficienza. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 38 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE La Regione provvede: a) alla definizione di indirizzi di pianificazione atti a garantire processi di sviluppo sostenibili (tramite il PTR); b) alla verifica di compatibilità dei piani territoriali di coordinamento provinciali e dei piani di governo del territorio di cui alla presente legge con la pianificazione territoriale regionale; c) alla diffusione della cultura della sostenibilità ambientale con il sostegno agli enti locali e a quelli preposti alla ricerca e alla formazione per l’introduzione di forme di contabilità delle risorse; d) all’attività di pianificazione territoriale regionale. La Regione, in collaborazione con le province e gli altri enti locali, promuove, attraverso gli strumenti di pianificazione previsti dalla presente legge, il recupero e la riqualificazione delle aree degradate o dismesse, che possono compromettere la sostenibilità e la compatibilità urbanistica, la tutela dell’ambiente e gli aspetti socioeconomici”. Questa legge ha pertanto lo scopo di sostenere, regolamentare e coordinare i diversi strumenti di pianificazione territoriale su scala regionale (PTR, PPR), provinciale (PTCP) e specifici (PTC, Piani di settore, ecc.) articolati di seguito. La legge introduce, inoltre, a supporto dell’attività di programmazione/ pianificazione: il Sistema Informativo Territoriale, al fine di disporre di elementi conoscitivi per la definizione delle scelte di programmazione, di pianificazione e per l’attività progettuale; la valutazione ambientale dei piani, al fine di garantirne la sostenibilità. 3.2.5 Piano Territoriale regionale (PTR) Il Piano Territoriale Regionale è stato adottato con DCR No. 874 del 30 luglio 2009 e, quindi, approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale della Lombardia con deliberazione No.951 del 19 gennaio 2010. Con la chiusura dell’iter di approvazione del Piano, formalmente avviato nel dicembre 2005, si chiude il lungo percorso di stesura del principale strumento di programmazione delle politiche per la salvaguardia e lo sviluppo del territorio della Lombardia. Il Consiglio Regionale ha approvato con DCR IX/0276 dell'8 novembre 2011 la risoluzione che accompagna il Documento Strategico Annuale (DSA) dove l’aggiornamento del PTR costituisce allegato fondamentale. L'aggiornamento 2011 al PTR è diventato efficace con la pubblicazione sul BURL serie ordinaria n. 48 del 1 dicembre 2011. Il PTR costituisce il quadro di riferimento per la programmazione e la pianificazione regionale, l’aggiornamento ha comunque anche ricadute sulla pianificazione locale. Nel suo insieme il PTR si compone di 7 elaborati principali: - allegato 1: Presentazione - allegato 2: Documento di Piano RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 39 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE - allegato 3: Piano paesaggistico (PPR) - allegato 4: Strumenti operativi - allegato 5: Sezioni tematiche - allegato 6: Valutazione ambientale - allegato 7: Dichiarazione di sintesi Il Documento di Piano è la componente del PTR che contiene gli obiettivi e le strategie, articolate per temi e sistemi territoriali, per lo sviluppo della Lombardia. In particolare il Documento di Piano, con riferimento alla LR.12/2005: o indica i principali obiettivi di sviluppo socio-economico del territorio regionale; o individua gli elementi essenziali e le linee orientative dell’assetto territoriale; o definisce gli indirizzi per il riassetto del territorio; o indica puntuali rimandi agli indirizzi e alla disciplina in materia di paesaggio, cui è dedicata la sezione Piano Paesaggistico; o costituisce elemento fondamentale quale quadro di riferimento per la valutazione di compatibilità degli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità montane, enti gestori di parchi regionali, nonché di ogni altro ente dotato di competenze in materia; o identifica i principali effetti del PTR in termini di obiettivi prioritari di interesse regionale e di individuazione dei Piani Territoriali d’Area Regionali. Questo documento rappresenta pertanto l’elemento di raccordo tra le diverse sezioni del PTR. In questo ambito vengono definiti 3 obiettivi principali che si pongono alla delle politiche territoriali lombarde per il perseguimento dello sviluppo sostenibile, che concorrono al miglioramento della vita dei cittadini: o rafforzare la competitività dei territori della Lombardia o riequilibrare il territorio lombardo o proteggere e valorizzare le risorse della Regione. I quali discendono dagli obiettivi di sostenibilità della Comunità Europea: coesione sociale ed economica, conservazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale, competitività equilibrata dei territori. Il concetto di competitività dei territori “fa riferimento, più che alla competizione attraverso le imprese, alla capacità di generare attività innovative e di trattenerle sul proprio territorio e di attrarne di nuove dall’esterno, la quale deve avvenire mediante il miglioramento dell’efficienza RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 40 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE territoriale globalmente (reti infrastrutturali di trasporto e di telecomunicazioni, assetto insediativo, condizioni ambientali, efficienze dei servizi alle persone e alle imprese, offerta culturale di qualità)”. Per quanto concerne le risorse della Regione, si riconosce come: “La Lombardia sia caratterizzata dalla presenza diffusa, su un territorio relativamente vasto, di una varietà di risorse: di tipo primario (naturali, capitale umano, aria, acqua e suolo) e prodotte dalle trasformazioni avvenute nel corso del tempo (culturali, paesaggistiche, identitarie, della conoscenza e di impresa). Tali risorse costituiscono la ricchezza e la forza della Regione e devono pertanto essere contemporaneamente preservate dallo spreco e da interventi che ne possano inficiare l’integrità e valorizzate come fattore di sviluppo, sia singolarmente che come sistema, anche mediante modalità innovative e azioni di promozione”. Il Piano Paesaggistico Regionale PPR, pur mantenendo una propria unitarietà ed identità, rappresenta una sezione specifica del PTR che disciplina le azioni e gli indirizzi di carattere paesaggistico-territoriale in ossequio alla Convenzione Europea del Paesaggio (CEP 2000), al codice dei Beni culturali e del paesaggio (42/2004) e della LR 12/2005. Il PPR attuale (stato novembre 2010) contiene le indicazioni regionali di tutela dei paesaggi di Lombardia in merito all’attenzione paesaggistica estesa a tutto il territorio e all’integrazione delle politiche per il paesaggio negli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ricercando però nuove correlazioni anche con altre pianificazioni di settore, in particolare con quelle di difesa del suolo, ambientali e infrastrutturali. Le nuove misure di indirizzo e prescrittività paesaggistica si sviluppano in stretta e reciproca relazione con le priorità del PTR al fine di salvaguardare e valorizzare gli ambiti e i sistemi di maggiore rilevanza regionale. Il PTR contiene così una serie di elaborati che vanno ad integrare ed aggiornare il Piano Territoriale Paesistico Regionale approvato nel 2001. Oltre a definire gli indirizzi per la disciplina paesaggistica generale, il PPR elenca e caratterizza tutti gli oggetti ed i comparti territoriali sottoposti a specifica tutela naturalistica e/o paesaggistica (luoghi dell’identità, paesaggi agrari tradizionali, geositi, parchi naturali, monumenti naturali, ecc.). Il Piano si compone inoltre di una specifica normativa d’attuazione, che disciplina le attività e le trasformazioni territoriali in funzione della conservazione e valorizzazione del paesaggio. Nello specifico, per l’area di progetto interessata, il PPR segnala la presenza e disciplina i seguenti oggetti suddivisi secondo il rispettivo repertorio di appartenenza: REPERTORI Luoghi dell’identità OGGETTO (96) Castelseprio, Castiglione Olona e Torba 97 Giardini Estensi a Varese (98) Sacro Monte e Campo dei Fiori RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE NORMATIVA DI RIFERIMENTO PAG 41 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE REPERTORI Geositi Siti riconosciuti dall’UNESCO Strade panoramiche Tracciati guida paesaggistici Belvedere Visuali sensibili Punti di osservazione del paesaggio lombardo Riserve naturali Parchi regionali e naturali Siti d’interesse comunitario (SIC) OGGETTO 99 Vedute del lago di Varese (Gazzada) 79 Spina Verde di Como 245 Lago di Biandronno (248) Forre d’Olona (249) Campo dei Fiori 252 Palude Brabbia 253 Forra della Val Ganna 260 Malnate – Gurone-Bizzozero 261 Marmitte dei Giganti del Torrente Vallone (262) Marne del Pizzella – località Tipo (264) Ca’ del Frate 5 Sacri Monti di Lombardia NORMATIVA DI RIFERIMENTO 43 111 113 120 Art.26 PPR SP19-SP22 SS233 Varesina SS394DIR del Verbano Orientale Strada comunale del Campo dei Fiori 01 Sentiero Italia 02 Sentiero del Giubileo 03 Sentiero europeo E1 13 Via Verde Varesina 32 Balcone Lombardo 33 Ciclopista dei laghi Lombardi 34 Percorso ciclopedonale del lago di Varese 35 Tracciato della ex-ferrovia della Valmorea e della Valle Olona 13 Madonna di Tignale 33 Valico di Ponte Chiasso e vedute panoramiche dell’autostrada 65 Belvedere della Gazzada (34) Paesaggio dei rilievi prealpini Varesotto 61 Lago di Biandronno 63 Palude Brabbia Campo dei Fiori (regionale e naturale) Pineta di Appaiano Gentile (regionale) Spina Verde di Como (regionale e naturale) Valle del Ticino (regionale e naturale) 52 173 177 178 181 186 189 194 Zone di protezione speciale (ZPS) 64 65 Art. 22 PPR Art. 23 PPR Art.26 PPR Art. 27 comma 2 PPR Art. 27 comma 3 PPR Art. 27 comma 4 PPR DCR 1857 del 19.12.1984 DCR 1855 del 19.12.1984 LR 19.3.1984 n.17 – PTC Parco LR 16.9.1983 n.76 – PTC Parco LR 4.3.1993 n.10 – PTC Parco LR 12.12.2002 n.13 – PTC Parco Spina Verde Alnete del Lago di Varese Grotte del Campo dei Fiori Lago di Biandronno Monte Legnone e Chiusarella Palude Brabbia Pineta Pedemontana di Appaiano Gentile Versante Nord del Campo dei Fiori Lago di Varese Palude Brabbia RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 42 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE REPERTORI OGGETTO 66 Parco Regionale Campo dei Fiori NORMATIVA DI RIFERIMENTO Il PPR si prefigge pure di proteggere e riqualificare la rete idrografica fondamentale (fiumi e torrenti) tramite indirizzi di tutela ed intervento riassunti all’Art.20 del proprio quadro normativo. Pur demandando ai PTC di Parchi e Comuni la competenza di definire e coordinare le specifiche azioni di intervento, vengono ripresi i principi di tutela definiti dall’Art.142 del D.Lgs. 42/2004 con la definizione di aree di rispetto – fascia di 150m - per i corsi d’acqua più importanti con caratteristiche prevalentemente naturali e quelli sottoposti a vincolo paesaggistico. Parte degli oggetti di tutela sopra elencati vengono riportati graficamente nella carta dei vincoli (tavola 03) allegata. 3.2.6 Rete Ecologica Regionale (RER) Rete Ecologica Regionale (DGR VIII/10962 del 30 dicembre 2009, Approvazione degli elaborati finali, comprensivi del Settore Alpi e Prealpi; Documento Rete Ecologica Regionale e programmazione territoriale degli enti locali, approvato con deliberazione di Giunta regionale No.8515 del 26 novembre 2008). Come indicato nel documento regionale, l’individuazione dei corridoi primari della rete regionale costituirà riferimento in particolare per la pianificazione provinciale e comunale con l’obiettivo di conseguire: - un miglioramento delle condizioni di tutela; - un incremento della fattibilità delle azioni di rinaturazione (…); - migliori condizioni di coesistenza con attività o azioni antropiche in grado di generare pressioni critiche sulla rete stessa. La RER è stata realizzata con i seguenti obiettivi generali: 1) fornire al Piano Territoriale Regionale un quadro delle sensibilità prioritarie naturalistiche esistenti ed un disegno degli elementi portanti dell’ecosistema di riferimento per la valutazione di punti di forza e di debolezza, di opportunità e di minacce presenti sul territorio governato; 2) aiutare il PTR a svolgere una funzione di coordinamento rispetto a piani e programmi regionali di settore, aiutandoli ad individuare le priorità ed a fissare target specifici in modo che possano tenere conto delle esigenze di riequilibrio ecologico; 3) fornire alle autorità regionali impegnate nei processi di VAS, VIA e Valutazione d’incidenza uno strumento coerente per gli scenari ambientali di medio periodo da assumere come riferimento per le valutazioni; 4) consolidare e potenziare adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica, attraverso la tutela e la riqualificazione di biotopi ed aree di particolare interesse naturalistico; 5) riconoscere le “Aree prioritarie per la biodiversità”; RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 43 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 6) individuare un insieme di aree (elementi primari e di secondo livello) e azioni per i programmi di riequilibrio ecosistemico e di ricostruzione naturalistica, attraverso la realizzazione di nuovi ecosistemi o di corridoi ecologici funzionali all’efficienza della rete, anche in risposta ad eventuali impatti e pressioni esterni; 7) fornire uno scenario ecosistemico di riferimento su scala regionale e i collegamenti funzionali per l’inclusione dell’insieme dei SIC e delle ZPS nella Rete Natura 2000, il mantenimento delle funzionalità naturalistiche ed ecologiche del sistema delle Aree Protette regionali e nazionali e l’individuazione delle direttrici di connettività ecologica verso il territorio esterno rispetto a queste ultime; 8) prevedere interventi di deframmentazione mediante opere di mitigazione e compensazione per gli aspetti ecosistemici, e più in generale identificare gli elementi di attenzione da considerare nelle diverse procedure di Valutazione Ambientale; 9) riconoscere le reti ecologiche di livello provinciale e locale e fornire strumenti alle Amministrazioni di competenza per futuri aggiornamenti e integrazioni. Per la presente area di istanza, il RER non riconosce corridoi regionali primari ma unicamente varchi da deframmentare o da tenere. 3.2.7 Piani territoriali di coordinamento provinciale (PTCP) Con il piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP), le province definiscono, ai sensi della LR 12/2005, articolo 17 – comma 10, gli obiettivi generali di interesse provinciale o sovracomunali relativi all’assetto e alla tutela del proprio territorio. l PTCP compongono lo strumento di conoscenza, di analisi e di valutazione dell'assetto del territorio della Provincia e delle risorse in esso presenti, determinando - in attuazione del vigente ordinamento regionale e nazionale e nel rispetto del PTR - le linee generali per il recupero, la tutela ed il potenziamento delle risorse nonché per lo sviluppo sostenibile e per il corretto assetto del territorio medesimo. In particolare, il PTCP: o definisce, avvalendosi degli strumenti di ordine regionale, il quadro conoscitivo del proprio territorio; o indica gli obiettivi di sviluppo economico-sociale a scala provinciale approfondendo i contenuti della programmazione regionale, nonché, eventualmente, proponendo le modifiche o integrazioni della programmazione regionale ritenute necessarie; o indica le diverse destinazioni del territorio provinciale, in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti; o localizza, le opere pubbliche che comportano rilevanti trasformazioni territoriali, le maggiori infrastrutture pubbliche e private e le principali linee di RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 44 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE comunicazione, definendone i criteri per l’organizzazione, dimensionamento, la realizzazione e l’inserimento ambientale paesaggistico; il e o definisce l’assetto idrogeologico del territorio e le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica, idraulico-forestale, ecc.; o definisce gli ambiti di tutela naturalistica e paesaggistica (riprendendo quelli istituiti dal PPAR) e conferma i parchi e le riserve naturali istituiti; o definisce le operazioni ed i procedimenti per l'attuazione del PTCP medesimo. Per la parte inerente la tutela paesaggistica, il PTCP individua le previsioni atte a raggiungere gli obiettivi del PTR e del PPR e può inoltre individuare gli ambiti territoriali in cui risulti opportuna l’istituzione di parchi locali di interesse sovracomunali. Relativamente alle aree regionali protette, per le quali la gestione e le funzioni di natura paesaggistico-ambientale spettano ai competenti enti preposti secondo specifiche leggi e provvedimenti regionali, il PTCP recepisce gli strumenti di pianificazione approvati o adottati che costituiscono il sistema delle aree regionali protette, attenendosi, nei casi di piani di parco adottati, alle misure di salvaguardia previste in conformità alla legislazione in materia. Nel caso specifico dell’area in oggetto i relativi PTCP delle province di Varese e Como riprendono, approfondendone talvolta il quadro normativo, le aree e gli oggetti protetti contenuti piano paesaggistico regionale. In particolare il PTCP della Provincia di Varese è stato approvato con Delibera Provinciale DPV del 11 aprile 2007 No. 27. Ai sensi della LR No. 12/2005, articolo 15 – comma 1, il PTCP ha valenza paesaggistica e rappresenta lo strumento di pianificazione territoriale di maggior dettaglio per l’attuazione degli obeittivi del Piano Territoriale Parsaggistico Regionale (PTPR), così come stabilito anche dall’articolo 59 della NTA del PTCP. Come definito all’articolo 2 delle NTA (commi 4, 5, 6, 7), il piano provinciale costituisce anche riferimento ed indirizzo per la pianificazione comunale. Obiettivi Ai sensi della normativa di Piano (NTA articol 3), il piano ha come obiettivo generale l’innovazione economica e sociale della Provincia attraverso politiche che valorizzano la risorse locali, garantiscono l’equilibrio tra sviluppo della competitività e la sostenibilità. Per realizzare questo obiettivo esso si propone di: o promuovere la sinergie tra formazione, ricerca ed imprese; o valorizzare il ruolo dell’agricoltura varesina; o sviluppare il turismo ed il marketing territoriale; o promuovere la qualità urbana e del sistema territoriale RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 45 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE I contenuti del PTCP di Varese sono articolati secondo le tematiche territoriali della competitività, mobilità e reti, polarità urbane e insediamenti sovracomunali, agricoltura, paesaggio, rischio. Per ogni tematica sono stati elaborati degli indirizzi specifici. In materia di paesaggio e ambiente il PTCP ha i seguenti scopi principali: o approfondire la conoscenza del proprio patrimonio culturale, così come definito dal “Codice dei Beni culturali e paesaggistici” e realizzare un quadro delle relazioni che intercorrono tra essi; o tutelare e conservare i beni, i luoghi e i valori individuati per garantire la loro trasmissione alle generazioni future e nel contempo riqualificare condizioni i di degrado e abbandono; o valorizzare le potenzialità turistiche e culturali, promuovere l’identità culturale, rendere il territorio maggiormente fruibile nel rispetto della sostenibilità; o indirizzare e coordinare le azioni locali e settoriali di tutela e valorizzazione del paesaggio. Per gli aspetti direttamente correlati alla tutela dei fattori naturali viene posta particolare attenzione alla costituzione e alla salvaguardia della rete ecologica provinciale. Essa è l’elemento strutturale del sistema paesistico ambientale del PTCP ed ha come funzione principale il mantenimento del flusso riproduttivo tra le popolazioni di tutti gli organismi viventi che abitano il territorio, rallentando i processi di estinzione locale, l’impoverimento degli ecomosaici e la riduzione della biodiversità. La rete ecologica provinciale è articolata in: o elementi fondamentali costituiti da: sorgenti di biodiversità (“core-area”) di primo e secondo livello, corridoi ecologici, varchi (aventi la funzione di impedire la chiusura di corridoi ecologici), elementi areali di appoggio alla rete (“stepping stones”), zone di riqualificazione ambientale e ambiti di massima naturalità; o fasce tampone con funzioni di preservazione e salvaguardia della rete ecologica, suddivise in fasce tampone di primo e secondo livello. La rete ecologica provinciale si pone principalmente come strumento d’indirizzo per la pianificazione di livello inferiore. L’ubicazione degli elementi costituenti della rete e la loro estensione è riportata nella Tavola PAE3 “carta della rete ecologica” del PTCP a cui si rimanda per maggiori dettagli. Le aree e gli oggetti soggetti a vincoli definiti sono invece riportate nella tavola PAE2 “Carta del Sistema Informativo Beni Ambientali” del PTCP. Va altresì detto che la rete ecologica è volta alla tutela, valorizzazione e riqualificazione del sistema ecologico-ambientale provinciale, ma non pregiudica comunque la realizzazione di infrastrutture lineari o puntuali di rilievo, oppure l’attuazione delle previsioni dei piani di settore della provincia (articolo 70 NTA). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 46 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Gli indirizzi generali del PTCP per la realizzazione ottimale della rete ecologica provinciale sono: - riequilibrio ecologico di area vasta e locale per creare una connessione tra unità naturali differenti e non collegate; - ridurre il degrado attuale e le pressioni antropiche future, migliorando le capacità di assorbire gli impatti del sistema nel suo complesso; - migliorare l’ambiente per incrementare la qualità di vita delle popolazioni residenti e le opportunità di fruizione presente e futura dell’ambiente; - migliorare la qualità paesaggistica del territorio provinciale. Il PTCP della Provincia di Como è stato approvato con DCP del 02 agosto 2006 No. 59/53993. Il PTCP costituisce lo strumento per il governo ed il territorio della Provincia di Como che, ai sensi degli indirizzi e delle linee guida degli strumenti della pianificazione territoriale regionale, consente di lo sviluppo sostenibile del territorio e la tutela degli interessi sovracomunalil (NTA, articolo 1, commi 1 e 2). Con l’entrata in vigore del PTCP, i Piani di Governo del Territorio possono essere approvati direttamente dai comuni previa verifica, da parte della Provincia, della compatibilità tra i due strumenti di pianificazione. Obiettivi Il piano persegue obiettivi analoghi a quelli del PTCP della vicina Provincia di Varese: assetto idrogeologico e difesa del suolo; tutela ambientale e valorizzazione egli ecosistemi; costituzione della rete ecologica provinciale; sostenibilità dei sistemi insediativi mediante la riduzione del consumo del suolo; definizione dei centri urbani con rilevanza sovra comunale; assetto delle infrastrutture della mobilità; consolidamento strategico della Provincia a livello economico; introduzione della perequazione territoriale; costituzione di un nuovo modello di “governance” urbana. La valorizzazione e tutela del paesaggio viene perseguita attraverso: o la conservazione dei caratteri costitutivi mediante indirizzi di tutela del paesaggio per la pianificazione comunale e sovracomunale; o iI miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di trasformazione; o la diffusione della consapevolezza dei valori paesistico-ambientali e la loro fruizione da parte dei cittadini. Come nel caso della Provincia di Varese, anche la provincia di Como inserisce nel suo PTCP la rete ecologica come base del sistema paesistico-ambientale provinciale. Ai sensi del PTCP di Como (articolo 11, comma 4), i comuni possono precisare meglio la classificazione e l’estensione degli ambiti di rete ecologica, sempre nel rispetto dei principi generali provinciali e regionali. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 47 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Le tavole di piano del PTCP di Como di riferimento in materia di natura e ambiente sono la tavola A3 “Le aree protette”, la tavola A4 “La rete ecologica” e la tavola A9 “I vincoli paesistico ambientali”. 3.2.8 PTC – Parco regionale Campo dei Fiori Con Legge Regionale del 19 marzo 1984 No. 17 (poi abrogata e sostituita dalla LR No. 16 del 16 luglio 2007 – Testo Unico delle Leggi regionali in materia di istituzione di parchi) è stato istituito il Parco Campo dei Fiori. Il Piano Territoriale del Parco regionale Campo dei Fiori è stato approvato con Legge regionale No.13 del 9 aprile 1994 con modifiche ed integrazioni successive, di cui l’ultima approvata con DGR del 11 giugno 2009 No. 8/9598. Esso ha natura ed effetti di piano territoriale generale ed assume anche i contenuti di piano territoriale paesistico. Con Legge Regionale del 14 novembre 2005 No.17, anch’essa abrogata e sostituita della LR No. 16/2007, è poi stato approvato il Parco Naturale Campo dei Fiori che, come definito al comma 2 dell’art. 2 della L. 394, rappresentano aree, all’interno dei parchi regionali, di valore naturalistico ed ambientale che costituiscono un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dei valori paesaggistici ed artistici e delle tradizioni culturali delle popolazioni locali. Obiettivi Gli obiettivi del PTC del parco sono: o tutelare la biodiversità ed incrementare le potenzialità ecossistemi che e paesaggistiche; o tendere alla conservazione e ricostituzione dell’ambiente; o realizzare l’integrazione tra uomo e ambiente; o promuovere e disciplinare la fruizione dell’area; o creare un sistema di corridoi ecologici tra il parco e le aree naturali esterne. Nell’area del parco sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette a ai rispettivi habitat. Le previsioni urbanistiche del Piano sono vincolanti e sostituiscono eventuali previsioni difformi contenute negli strumenti urbanistici comunali . Nel Piano però vengono previste ed individuate zone riservate alla pianificazione comunale (Zone ICO) per garantire autonomia all’attività urbanistica comunale, nel rispetto dei principi del parco. La zonizzazione del parco prevede diverse aree con caratteristiche, finalità e indirizzi specifici, in particolare sono riconosciute: o 3 riserve naturali (Artt. 16,17,18); o alcuni monumenti naturali (Art. 19); o zona a parco forestale (Art. 20); o zona a parco forestale-agricolo (Art. 21); RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 48 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE o zona a parco attrezzato (Art. 22); o zona di interesse storico-ambientale (Art. 23); o zona di valore paesistico (Art. 24); o zona di recupero ambientale (Art. 25); o zona di iniziativa comunale orientata (Art. 26). Le norme contenute nel PTC sono divise per settore e sono volte a disciplinare e/o tutelare l’attività selvicolturale, la flora spontanea, il paesaggio, l’attività turistico-ricreativa, la geologia e l’idrogeologia, l’attività estrattiva e la fauna selvatica. 3.2.9 PTC – Parco regionale Spina verde di Como Il Parco regionale pina Verde di Como è stato istituito come parco regionale di cintura metropolitana con la Legge Regionale del 4 marzo 1994 No. 10. Con la LR No. 32 dell’8 novembre 1996 è stato classificato “parco forestale”. Il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco regionale Spina Verde di Como è stato approvato con DGR No.8/374 del 20 luglio 2005. Nell’ambito del Parco regionale, il PTC disciplina le aree comprese nel territorio ed ha valore di Piano territoriale regionale, urbanistico e paesistico e sostituisce i piani paesisticiterritoriali-urbani di qualsiasi livello. Il territorio del parco è articolato nei seguenti ambiti territoriali: o Ambito forestale o Ambito agricolo o Ambito edificato o Ambito ville con parco o Ambito aree e siti d’interesse storico o Ambito di interesse archeologico o Ambito di tutela geologica e idrogeologica o Ambito di recupero ambientale o Ambito di attrezzature di uso pubblico e ricettive Per ogni ambito sono definite finalità e divieti specifici in considerazione delle diverse caratteristiche e del diverso valore. Obiettivi Il Parco ha valenza transfrontaliera nell’ambito dell’area insubrica, comascoticinese. In tale contesto ha lo scopo di favorire la promozione e l’incentivazione di forme di collaborazione con la Confederezione Elvetica per la gestione coordinata del territorio del parco e per la promozione turistico culturale (articolo 1). Al fine di garantire il perseguimento gli obiettivi di conservazione, recupero e valorizzazione dei beni naturali e ambientali del territorio nelle aree di parco RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 49 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE naturale sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti tutelai, con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat (Art. 23). Il Piano ha lo scopo di incentivare (Art. 23): - La conservazione e riqualificazione del patrimonio forestale e faunistico; - Le opere di conservazione e restauro ambientale del territorio; - Il restauro di edifici di particolare valenza storico-culturale; - Il recupero di nuclei abitativi rurali; - Le opere per il risanamento ed il mantenimento della qualità dell’acque, dell’aria e del suolo; - Le attività culturali nei campi d’interesse del parco - La valorizzazione, il recupero e lo sfruttamento ecocompatibile dei manufatti con valenza storico-culturale del parco; - Le attività agrituristiche; - Le attività sportive ecocompatibili. 3.2.10 PTC – Parco della Pineta di Appaiano Gentile e Tradate Il Piano di coordinamento territoriale del Parco della Pineta di Appaiano Gentile e Tradate è stato istituito ai sensi della Legge Regionale del 16 settembre 1983 No.76 (poi abrogata e sostituita dalla LR No. 16 del 16 luglio 2007 – Testo Unico delle Leggi regionali in materia di istituzione di parchi) ed approvato con DGR No.7/427 del 7.7.2000. Con DGR del 19luglio 2002 No. 7/9868 è stata poi pubblicata la nuova cartografia informatizzata e con DGR del 08 febbraio 2006 No. 1878 è stata approvata la Variante. Con la Legge Regionale del 7 aprile 2008 No. 12, di modifica della Legge Regionale No. 16 del 16 luglio 2007 viene istituito il Parco Naturale della Pineta di Appiano e Tradate. Nel 2009 è stata approvata una variante parziale al PTC (DGR No. 8/10715 del 2.12.09) finalizzata a modificare l’azzonamento di alcune aree comunali per tutelare maggiormente il territorio agricolo e integrare le norme tecniche di attuazione del Piano. Il PTC articola il territorio del parco nelle seguenti zone territoriali: o zona di tutela agroforestale (Art. 14); o zona agricola (Art. 15); o zona di iniziativa comunale orientata (Art. 16); o zona con presenza di strutture ed infrastrutture sportive o ricreative e di interesse sociale (Art. 17). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 50 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Gli obiettivi Per il settore forestale, gli obiettivi principali sono la valorizzazione e conservazione delle formazioni forestali viene attraverso interventi che forniscano le migliori condizioni per la rinnovazione naturale(articolo 18). In tema di tutela delle acque, il piano territoriale di coordinamento individua fra i suoi obiettivi il miglioramento delle caratteristiche qualitative delle acque superficiali. Il piano stabilisce che tutti gli scarichi idrici devono avere i requisiti di qualità compatibili con l'effettivo stato del recettore e con il raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti dal piano regionale di risanamento delle acque (articolo 21). Per la tutela della fauna selvatica (articolo 22), invece, il PTC si prefigge obiettivi di: - protezione, gestione e controllo della fauna vivente allo stato selvatico; - conservazione, riqualificazione e ripristino degli ambienti naturali attraverso misure conformi agli equilibri ecologici e selvicolturali e con interventi mirati al mantenimento ed all'arricchimento del patrimonio faunistico locale. Per la tutela della fauna minore (articolo 23), gli obiettivi del piano di settore sono riqualificare gradualmente gli ambienti idrici e le aree umide per la conservazione ed il potenziamento della fauna minore autoctona e regolamentare i prelievi di fauna autoctona in zone di particolare tutela. Per quanto riguarda la fruizione del parco (articolo 24), nel rispetto delle esigenze di tutela dell'ambiente naturale, di salvaguardia delle attività agricole e forestali e di tutela delle proprietà private, il piano ha come obiettivi: a) recupero delle zone di interesse ambientale alla fruibilità pubblica per qualificarle sotto l'aspetto della destinazione sociale e culturale e degli altri usi compatibili da parte del pubblico; b) riequilibro dei flussi e delle utenze all'interno del territorio del Parco, onde evitare fenomeni di eccessiva concentrazione o di incontrollata diffusione incompatibili con la difesa dell'ambiente e con le attività agricole e forestali. 3.2.11 PTC – Parco Lombardo della Valle del Ticino Con Legge Regionale del l.r. del 9/1/74 n. 2 (poi abrogata e sostituita dalla LR No. 16 del 16 luglio 2007 – Testo Unico delle Leggi regionali in materia di istituzione di parchi) è stato istituito il Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il suo Piano territoriale di coordinamento è stato approvato con Legge Regionale 22 marzo 1980 No. 33; con DGR 2 agosto 2001, No. 7/5983, ratificata dalla DGR 14 settembre 2001 No. 6090, è stata approvata la variante generale al PTC del Parco. Con DCR del 27 novembre 2003 No. VII/919 è poi stata approvata la Disciplina del pino territoriale di coordinamento del Parco Naturale della Valle del Ticino. Il Parco Lombardo della Valle del Ticino è orientato alla salvaguardia e valorizzazione dei territori connessi all’asta fluviale del fiume Ticino. Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) tutela le aree comprese nell’ambito di parco attraverso l’applicazione di un modello di sviluppo ecocompatibile. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 51 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Secondo questo approccio pianificatorio, le aree del Parco sono classificate e suddivise in tre categorie: - Zone di Riserva Integrale ed Orientata (A e B): proteggono i siti ambientali di maggior pregio; queste coincidono quasi per intero con l'alveo del fiume e con la sua valle, spesso sino al limite del terrazzo principale. In queste aree si trovano gli ultimi lembi di foresta planiziale e vivono comunità animali e vegetali uniche per numero e complessità biologica. - Zone Agricole Forestali (C e G): comprendono le aree situate tra la valle fluviale ed i centri abitati dove prevalgono le azioni di tutela del paesaggio e vengono incentivate le attività compatibili con la tutela ambientale. - Zone IC di Iniziativa Comunale: dove prevalgono le regole di gestione dettate dai PGT comunali, che però devono adeguarsi ai principi generali dettati dal Parco del Ticino. L’area d’indagine si trova distante dal corso d’acqua ed è toccata solo nella sua parte più periferica dall’ambito fluviale del fiume Ticino. Gli obiettivi Il PTC indica gli obiettivi atti a tutelare e valorizzare le caratteristiche ambientali, naturalistiche, agricole e storiche del Parco, adattandole alle attività sociali compatibili con l’esigenza primaria della conservazione e tutela degli ecosistemi, del territorio e del paesaggio. In particolare il PTC tutela la diversità biologica, le acque, il suolo, i boschi e le foreste, il patrimonio faunistico, l’agricoltura, le emergenze archeologiche, storiche e architettoniche, la qualità dell’aria, la cultura e le tradizioni popolari, tutti gli elementi che costituiscono l’ambiente naturale e il paesaggio. Per il raggiungimento degli obietti citati, il PTC è attuato attraverso i seguenti strumenti: Piani di settore, Regolamenti, Convenzioni e Accordi di programma. 3.2.12 Piani di settore sovracomunali e Piani regolatori comunali Per l’attuazione di progetti con incidenze territoriali, inoltre, sono vincolanti gli strumenti di panificazione territoriale urbanistica locale: • Piani Settoriali Sovracomunali (PSS). • Piani Regolatori Generali (PRG) Comunali, ai sensi della LR n. 12/2005 e ss.mm.ii. sostituiti dai PGT (Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole); I PRG, o meglio i PGT, sono strumenti di governo del territorio definiscono indirizzi e le strategie per lo sviluppo e le espansioni urbanistiche a scala locale; individuano zone residenziali, produttive ed artigianali, le aree agricole, gli ambiti per le infrastrutture ed i servizi, le aree verdi ed i corridoi ecologici, nonché le fasce di tutela, ma anche gli elementi invarianti del territorio ed i vincoli. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 52 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Di particolare rilevanza per la presente istanza, si segnala la presenza di diversi parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) tutelati ai sensi della LR No.86/1983. Questi parchi interessano ambiti di particolare pregio ambientale e paesaggistica a scala locale e costituiscono elementi di “ricostruzione ambientale” del territorio per la salvaguardia delle valenze locali. Sono istituiti da singoli Comuni nell’ambito della pianificazione comunale o sinergicamente da più Comuni che tutelano e valorizzano l’ambito/gli ambiti oggetto di piano e definiscono indirizzi e vincoli specifici allo sviluppo territoriale locale. I PRG dei Comuni interessati dalle aree di parco segnalano la presenza di zone di rispetto con specificità e finalità differenti (tutela ambientale, paesaggistica, storico-culturale archeologica, sanitaria e sicurezza). Questi elementi, seppur riportati nella carta dei vincoli allegata (tavola 3), non vengono descritti nel dettaglio nel presente documento. Essi andranno analizzati nello specifico nelle prossime fasi d’attuazione della presente istanza. Si segnale che, all’oggi, i parchi riconosciuti che si trovano nell’ambito di analisi del progetto di ricerca sono: - Parco Valle del Lanza (554.40 ha) e il Parco Primo Maggio (3 ha) il cui Ente gestore è il Comune di Malnate (VA) - Il Parco Rile Tenore Olona (14 kmq) che interessa i Comuni di: Gazzada-Schianno, Lozza, Morazzone, Caronno Varesino, Castiglione Olona, Gornate Olona, Castelseprio e Carnago. A livello comunale dovranno essere considerati anche gli strumenti urbanistici specifici settoriali dei comuni interessati dall’intervento e dei comuni limitrofi influenzati dal progetto di ricerca. In particolare: - I Piani di Zonizzazione Acustica dei comuni influenzati dall’intervento; - I Piani Urbani Generali dei Servizi nel Sottosuolo (PUGSS), ove e se già disponibili. 3.2.13 Conformità dell’istanza di ricerca con la normativa territoriale Riprendendo i contenuti dei diversi strumenti territoriali elencati ai punti precedenti, saranno considerati prevalentemente gli ambiti pianificatori con cui c’è la possibilità di interazione fra l’ambiente e l’azione di indagine in oggetto. Gli elementi identificati sono riportati planimetricamente nella tavola 03 “carta dei vincoli” allegata. Le fasi operative inerenti l’istanza “Cartabbia” – rilevo sismico e perforazione pozzo esplorativo – dovranno considerare ed adattarsi alle disposizioni di tutela prescritte dalle normative di legge vigenti per tutti gli ambienti posti sotto vincolo di protezione. La tabella (Tab. 1) riportata di seguito mostra un quadro completo delle aree vincolate e della loro compatibilità con le attività di ricerca idrocarburi. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 53 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Tab. 1 Sintesi dei vincoli territoriali e compatibilità con l’istanza di ricerca Normativa di riferimento Indagini sismiche Perforazioni esplorative Laghi Art.19 escluse? escluse Rete idrografica Art.20 possibili escluse nella fascia di tutela di 150m Geositi Art.22 possibili escluse all'interno delle fascie di rispetto Siti UNESCO Art.23 possibili - ev. Con misure per la riduzione degli impatti sismici escluse Rete verde regionale Art.24 possibili escluse? Art.25 possibili - ev. Con misure per la riduzione degli impatti sismici escluse Art.26 possibili escluse all'interno delle fascie di rispetto Art.27 possibili escluse Parco regionale Campo dei Fiori PTC possibili - nel rispetto delle normative di parco escluse Parco regionale Spina verde di Como PTC possibili - nel rispetto delle normative di parco escluse vincolo Elementi di valenza Regionale (PTR - PPR) Centri, Nuclei e Insediamenti storici Viabilità storica paesaggistico e d'interesse Belvedere, visuali sensibili e punti di osservazione del paesaggio lombardo RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 54 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Parco della Pineta Gentile e Tradate di Appaiano PTC possibili - nel rispetto delle normative di parco escluse Parco Lombardo della Valle del Ticino PTC possibili - nel rispetto delle normative di parco escluse Bellezze d'insieme, immobili ed aree di notevole interesse pubblico DLgs 42/04 possibili possibili PTCP possibili - ev. con misure per la riduzione degli impatti sismici escluse all'interno delle fascie di rispetto LR 86/83 PRG / PSS Possibili - nel rispetto delle normative di parco possibili - nel rispetto delle normative di parco PRG possibili da verificare secondo i contenuti specifici di tutela Elementi di valenza Provinciale (PTCP Como e Varese) Elementi territoriali di valenza provinciale o locale: - ambiti di rilevanza paesistica - ambiti di rilevanza naturalistica - centri storici e nuclei di antica formazione - insediamenti rurali di interesse storico e/o di rilevanza paesistica - elementi storico architettonici - percorsi di interesse paesistico - aree a vincolo archeologico corsi d’acqua geositi - elementi della rete ecologica primaria alberi monumentali - lanche, stagni e zone umide, fontanili, ecc. Elementi di valenza (sovra-) comunale Parchi locali sovracomunale Zone di rispetto di interesse RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 55 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Più specificatamente a livello locale bisognerà pure considerare le disposizioni ed i vincoli prescritti dai Piani Regolatori (PRG) comunali e dai Piani direttori sovracomunali. In particolare sarà indispensabile individuare e caratterizzare le zone di rispetto a PRG, rispettando i relativi vincoli ad esse associati. 3.3 BASI LEGALI RELATIVE ALL’AMBIENTE 3.3.1 Normativa relativa alla VIA La presente valutazione, riguardante l'istanza di permesso di ricerca "Cartabbia", è stata redatta conformemente al DL No.152 del 3.4.2006, recante norme in materia ambientali, ed alle sue successive modificazioni. In particolare, per quanto concerne le procedure di VIA, si fa riferimento alla: o DLGS No. 152 del 3.4.2006, aggiornato e modificato dal DLGS No. 4 del 16.01.2008, ulteriori disposizioni correttive ed integrative del DLGS No. 152 del 3.4.2006 recante norme in materia ambientale (integra e modifica la parte seconda “procedure per la VAS, VIA e IPPC”), ulteriormente aggiornato dal DLGS No. 128 del 29.06.2010 ulteriori modifiche ed integrazioni del DLGS No. 152 del 3.4.2006 recante norme in materia ambientale. o Legge Nr.99 del 23 luglio 2009 “Disposizioni per lo sviluppo l’internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia. e Una procedura di VIA per il progetto in esame si rende necessaria in quanto l’attività prevista rientra nella tipologia di “attività di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma”, richiamata all’allegato IV (comma 2g) del DLGS No. 4 del 16.01.2008. Tale procedura deve essere condotta secondo le disposizioni delle leggi regionali (Art.7 comma 4) e secondo quanto definito agli Artt. 19-28. Conformemente all’Art.6 (comma 7c) ed alla procedura definita all’Art.19 del suddetto decreto, per il progetto si rende necessario lo svolgimento di una Verifica di assoggettabilitià che rappresenta lo studio progettuale ed ambientale preliminare, sulla base del quale le autorità competenti – nel caso specifico la Regione – valutano la necessità di assoggettamento ad uno Studio di Impatto Ambientale. L’Art.20 (comma 5 e 6) definisce infatti che: 5. “Se il progetto non ha impatti ambientali significativi o non costituisce modifica sostanziale, l'autorità compente dispone l'esclusione dalla procedura di valutazione ambientale e, se del caso, impartisce le necessarie prescrizioni”. 6. “Se il progetto ha possibili impatti significativi o costituisce modifica sostanziale si applicano le disposizioni degli articoli da 21 a 28 [studio d’impatto ambientale]”. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 56 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE In breve sintesi la modalità di svolgimento della VIA è riassunta all’Art.19 Modalità di svolgimento del DLGS No. 4 del 16.01.2008, come riportato di seguito: 1. La valutazione d'impatto ambientale comprende, secondo le disposizioni di cui agli articoli da 20 a 28: a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità; b) la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale; c) la presentazione e la pubblicazione del progetto; d) lo svolgimento di consultazioni; f) la valutazione dello studio ambientale e degli esiti delle consultazioni; g) la decisione; h) l'informazione sulla decisione; i) il monitoraggio. Legge Nr.99 del 23 luglio 2009 “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia stabilisce che l’autorizzazione alla perforazione del pozzo esplorativo è concessa previa valutazione di impatto ambientale. Il presente documento rappresenta il punto a) “verifica di assoggettabilità” per il progetto di ricerca in esame, e si inserisce pertanto nella procedura di VIA ai sensi delle normative nazionali vigenti. La necessità di svolgimento, in fase successiva , di uno Studio d’Impatto Ambientale verrà definita a seguito degli esiti della consultazione presso la Regione per l’esame del presente documento di verifica. In ogni caso, come sancito dalla Legge Nr.99 del luglio 2009, lo scavo del pozzo esplorativo è soggetto a procedura di VIA. Su scala regionale, la Regione Lombardia si è dotata di una propria legge in materia di valutazione di impatto ambientale, la LR del 2.2.2010 No.5, entrata in vigore il 19.2.2010 che aggiorna la precedente norma in materia, la LR del 03.09.1999 No. 20. Questa normativa si allinea con quella definita a livello nazionale ed ha lo scopo di disciplinare le procedure di VIA e di verifica di assoggettabilità alla VIA relative ai progetti di competenza regionale, provinciale o comunale. In ambito di normativa regionale, il progetto in esame rientra nella categoria dei progetti “sottoposti alla verifica di assoggettabilità a VIA, di cui all’articolo 6”, quale progetto inserito nell’allegato B in quanto “Attività di ricerca di sulla terraferma delle sostanze minerali”. Viene confermata la Regione quale autorità competente. L’Art.6 definisce che la valutazione della Regione in merito all’assoggettabilità alla VIA viene svolta secondo le modalità stabilite da un apposito regolamento (attualmente in fase di allestimento) di cui all’articolo 4 della Legge Regionale. Per la decisione finale l’autorità può inoltre richiedere un parere ad enti territoriali competenti ed alla Commissione regionale VIA, sempre nel rispetto dei termini previsti per la conclusione della procedura. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 57 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3.3.2 Procedura di verifica e di approvazione dell’istanza Per quanto riguarda la procedura di verifica ambientale delle attività di ricerca idrocarburi, le normative nazionali, ma anche quelle regionali, stabiliscono: - Predisposizione e presentazione di un progetto preliminare per una prima analisi finalizzata alla verifica di assoggettabilità. Successivamente, sulla base della documentazione presentata, l’ente competente (la Regione) decide sull’assoggettabilità o meno del progetto a procedura di VIA; - In caso di assoggettamento a VIA, viene attivata la procedura di VIA di competenza regionale (secondo le disposizioni delle leggi regionali). Come sopraccitato, in Regione Lombardia le modalità di attuazione e applicazione delle disposizioni in materia di VIA sono disciplinate dallo specifico regolamento R. R. 21 novembre 2011 No. 5, definito in attuazione dell’articolo 14, comma 2, della LR 2.2.2010 No. 5, recante norme in materia di valutazione di impatto ambientale, detta norme di dettaglio sui procedimenti di VIA e di verifica di assoggettabilità a VIA. Ai sensi della Legge Regionale in materia di VIA, la procedura di verifica si avvia su richiesta del proponente di progetto e i termini iniziano a decorrere con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione dell'avviso dell'avvenuta trasmissione della necessaria documentazione. Quando l'intervento proposto ricade o produce effetti, anche indiretti, sui siti di Rete Natura 2000, l'autorità competente alla valutazione di incidenza, ai sensi del D.P.R. No. 357/1997, è individuata a seguito degli esiti della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA. In caso di assoggettamento a VIA del progetto esaminato, si applica l'articolo 4, comma 5 della LR No. 5/2010, ovvero la valutazione di incidenza ambientale (VIncA) è effettuata dal settore competente per Rete Natura 2000 appartenente all'autorità competente per la VIA e la relazione di VIncA è ricompresa nello Studio di Impatto Ambientale (SIA). In caso di non assoggettamento a VIA, invece, l'autorità competente alla valutazione di incidenza è l'ente gestore dei siti di Rete Natura 2000 ed i documento prodotto è una relazione di VIncA. La procedura di verifica di assoggettabilità a VIA è svolta dall'autorità competente secondo le modalità stabilite con il regolamento di cui all'articolo 4 Norme per il coordinamento e la semplificazione dei procedimenti. L’art. 3 del R.R. specifica che nel caso di verifica di assoggettabilità a VIA di competenza regionale il responsabile del procedimento è il dirigente della struttura regionale competente all’adozione dell’atto, di autorizzazione, approvazione, parere, nulla osta, assenso, concertazione o intesa. Nei casi in cui alla Regione non competa l’assunzione di alcuno degli atti di autorizzazione o anche di approvazione, il responsabile del procedimento di verifica di RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 58 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE assoggettabilità a VIA di competenza regionale è il dirigente della struttura regionale competente in materia di VIA. Gli enti locali hanno autonomia organizzativa per l’avvio della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA. Come in ambito di procedura VIA, la documentazione necessaria per l’istanza di verifica di assoggettabilità è depositata presso l’autorità competente e presso il/i comune/i, la/le provincia/e dove è localizzato il progetto nonché gli enti sul territorio nei quali possono verificarsi potenziali impatti ambientali. Deve essere fornita una copia in formato elettronico, per la sua pubblicazione sul sito web, ed una copia cartacea. Gli esiti della procedura, ovvero il provvedimento, sono pubblicizzati: a) da parte dell’autorità competente, sul sito web; b) con l’invio al proponente del provvedimento emanato; c) con la pubblicazione di avviso sintetico sul BURL. Nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA, l’autorità competente può disporre l’indizione di una conferenza di servizi istruttoria qualora, sulla base dei pareri e delle osservazioni eventualmente pervenuti, rileva la necessità di esaminare contestualmente i diversi interessi coinvolti. Anche ai fini della verifica di assoggettabilità, è previsto che gli oneri istruttori versati non sono ripetibili in caso di ritiro della domanda. Nel caso in cui in sede di istruttoria della procedura di verifica di VIA vengano rilevati elementi ostativi al rilascio della approvazione o di una autorizzazione necessaria per la realizzazione del progetto, per la quale il proponente abbia già presentato istanza, il procedimento di verifica viene interrotto per ragioni di economicità dell’azione amministrativa. L’autorità competente all’autorizzazione o all’approvazione cui l’elemento ostativo si riferisce procede ai sensi dell’art. 10–bis, L. 7 agosto 1990 n. 241 e s.m.i., sulla base della proposta di rigetto verbalizzata nella conferenza di servizi. Il conseguente provvedimento è comunicato ai partecipanti alla conferenza dei servizi per l’assunzione delle determinazioni di competenza. Qualora il provvedimento finale di competenza regionale non determini l’assoggettabilità a VIA, le eventuali prescrizioni riguardanti il monitoraggio ambientale, espressamente contenute nel provvedimento, comportano l’obbligo per il proponente di predisporre uno specifico piano di monitoraggio ambientale che dovrà essere ripreso dal quadro prescrittivo dei successivi atti di autorizzazione o approvazione. Entro trenta giorni dall’emanazione del provvedimento finale il proponente trasmette tale piano ad ARPA Lombardia, la quale concorda i contenuti per nome e conto della Regione. Considerato che il presente progetto di ricerca idrocarburi si compone essenzialmente di due componenti distinte, ossia l’ispezione sismica e la perforazione di pozzi esplorativi, la decisione riguardante l’approvazione potrà generare esiti differenziati fra le due componenti stesse. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 59 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3.3.3 Altra normativa di riferimento Su scala nazionale la normativa di riferimento in materia ambientale è rappresentata dal Decreto Legislativo No.152 del 3 Aprile 2006 - “Testo unico dell’Ambiente” e tutte le successive correzioni, modifiche e integrazioni, compreso il D. Lgs. No.4 del 16 gennaio 2008, nonché il DLGS No. 128 del 29 giugno 2010 correttivo ulteriore al T.U. dell’Ambiente. Ulteriori riferimenti normativi specifici in materia ambientale vengono riportati di seguito, suddivisi secondo le diverse matrici ambientali (Rumore, Ecosistemi flora e fauna, Suolo e sottosuolo, Acque superficiali e sotterranee, Aria, Paesaggio e Patrimonio storico – artistico e culturale). Rumore o Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio No.49 del 25/06/2002 Relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale (la Direttiva è compresa nell'Allegato B, elenco delle direttive da attuare mediante D.Lgs., della legge No.306 del 31 ottobre 2003, "Legge Comunitaria 2003"); o Raccomandazione della Commissione Europea No.613 del 6 agosto 2003 Concernente le linee guida relative ai metodi di calcolo aggiornati per il rumore dell'attività industriale, degli aeromobili, del traffico veicolare e ferroviario e i relativi dati di rumorosità; o Legge 447/1995 Legge quadro sull'inquinamento acustico; o Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1/3/1991 Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno; o Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14/11/1997 Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore; o Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici; del 05/12/1997 o Decreto Ministeriale del 16/03/1998 Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico; o Circolare Ministeriale del 06/09/2004 Interpretazione in materia di inquinamento acustico: criterio differenziale e applicabilità dei valori limite differenziali; o Decreto Ministeriale del 01/04/2004 Linee guida per l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale; o Decreto del Presidente della Repubblica 142/2004 Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell'inquinamento acustico derivante dal RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 60 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE traffico veicolare, a norma dell'articolo 11 della legge No.447 del 26 ottobre 1995. Ecosistemi, fauna, flora o Direttiva del Consiglio (79/409/CEE) del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli; o 91/244/CEE e 85/411/CEE, Modifica della Direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici; o Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Direttiva habitat); o Legge 431/1985 (Galasso) Conversione in legge con modificazioni del decreto legge No.312 del 27 giugno 1985, concernente disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale; o Legge 394/1991 “Legge quadro sulle aree protette”; o Decreto del Presidente della Repubblica No.357 del 8 settembre 1997 e s.m.i. “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”; o Decreto Legge 490/1999 Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge No.352 del 8 ottobre; o Decreto Legislativo No.4 del 16 gennaio 2008 “Ulteriori disposizioni correttive e integrative del Decreto Legislativo No.152 del 13 aprile 2006 Norme in materia ambientale”; o Delibera CIPE No.57 del 2 agosto 2002, recante “Strategia d’azione ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia”; Paesaggio o Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze il 20 ottobre 2000); o Legge 431/1985 (Galasso) Conversione in legge con modificazioni del decreto legge No.312 del 27 giugno 1985, concernente “disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale” (ora abrogata e sostituita dal DLgs No. 152/2006); o Legge 1497/1939 “Protezione delle bellezze naturali”; o Regio Decreto 1357/1940 “Regolamento di applicazione della Legge No.1497 del 29 giugno 1939, sulla protezione delle bellezze naturali”; RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 61 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE o Decreto Legislativo No.42 del 22 gennaio 2004, “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’Art.10 della legge No.137 del 6 luglio 2002”; o Decreto Ministeriale 1984 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico dei territori costieri, dei territori con termini ai laghi, dei fiumi dei torrenti, dei corsi d’acqua, delle montagne, dei ghiacciai, dei circhi glaciali, dei parchi, delle riserve, dei boschi, delle foreste, delle aree assegnate alle Università agrarie e delle zone gravate da usi civici”. Acque o Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 Direttiva che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque; o Legge No.183 del 18 maggio 1989, Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo; o Legge No.36 del 5 gennaio 1994, Disposizioni in materia di risorse idriche; o Decreto Legislativo 152/1999 Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, a seguito delle disposizioni correttive ed integrative di cui al decreto legislativo No.258 del18 agosto 2000. o Decreto Legislativo No.152 del 3 aprile 2006, “Norme in materia ambientale” – Parte III Aria o Direttiva del Consiglio Europeo 96/61/CE del 24/09/1996, sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento; o Direttiva del Consiglio Europeo 96/62/CE del 27 settembre 1996 “Direttiva del Consiglio in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria ambiente”; o Direttiva del Consiglio Europeo 1999/30/CE del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo; o Direttiva del Consiglio Europeo 2000/69/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 novembre 2000 relativa ai valori limite di qualità dell’aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio; o Direttiva del Consiglio Europeo 2002/3/CE del 12 febbraio 2002 “Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'ozono nell'aria”; o Direttiva del Consiglio Europeo 2008/50/CE del 21 maggio 2008 “Relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”; RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 62 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE o Decreto legislativo No.351 del 4 agosto 1999, ”Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente”; o Decreto del Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio No.60 del 2 aprile 2002, “Recepimento delle direttive 99/30/CE del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi si azoto, le particelle e il piombo e della direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell’aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio“; o Decreto ministeriale No.261 del 1 ottobre 2002 “Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo No.351 del 4 agosto1999,”; o Decreto Legislativo No.183 del 21 maggio 2004, “Attuazione della direttiva 2002/3/CE relativa all'ozono nell'aria”; o “Linee guida per la predisposizione delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria in Italia” redatto da APAT CTN-ACE nel 2004; o Decreto Legislativo No.152 del 3 aprile 2006, “Norme in materia ambientale” - Parte V. ; o Decreto Legislativo No.152 del 3 agosto 2007, "Attuazione della direttiva 2004/107/CE concernente l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria ambiente". Rifiuti o Legge No.70 del 25 gennaio 1994 (testo coordinato), Norme per la semplificazione degli adempimenti in materia ambientale, sanitaria e di sicurezza pubblica, nonché per l'attuazione del sistema di ecogestione e di audit ambientale; o Decreto Legislativo No.95 del 27 gennaio 1992, Attuazione delle direttive 75/439/CEE e 87/101/CEE relative alla eliminazione degli olii usati; o Decreto Legislativo No. 503 del 19 novembre 1997 o DM 5 febbraio 1998 o Decreto Ministeriale No.471 del 25 ottobre 1999 Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati ai sensi dell'Art.17 del D.lgs. No.22/1997; o Decreto Ministeriale No.1303 del 13 marzo 2003, Criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica; o Decreto Ministeriale No.194 del 3 luglio 2003, Regolamento concernente l'attuazione della direttiva 98/101/CEE della Commissione del 22 dicembre RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 63 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 1998, che adegua al progresso tecnico la direttiva del Consiglio 91/157/CEE relativa alle pile ed agli accumulatori contenenti sostanze pericolose; o Decreto Legislativo 11 maggio 2005 No. 133 di recepimento della direttiva 2000/76. o Decreto Legislativo No.152 del 3 aprile 2006, “Norme in materia ambientale” – Parte IV Patrimonio storico, artistico e culturale o Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze il 20 ottobre 2000); o Legge 44/1975 Misure intese alla protezione del patrimonio archeologico, artistico e storico nazionale; o Legge 352/1997 Disposizioni sui beni culturali; o Legge 145/1992 Interventi organici di tutela e valorizzazione ex Legge 1089/1939 Tutela delle cose di interesse artistico o storico; o Legge 431/1985 (Galasso) Conversione in legge con modificazioni del decreto legge No.312 del 27 giugno 1985, concernente disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale; o Decreto Legge 490/1999 Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge No.352 del 8 ottobre; o Decreto Legislativo 42/2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge No.137 del 6 luglio 2002. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 64 MAC OIL SPA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 3.4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO RELATIVA ALLE INDAGINI PETROLIFERE 3.4.1 Attività estrattive e minerarie o Regio Decreto No.1443 del 29 Luglio 1927, Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere nel Regno (G.U. No.194 del 23 Agosto 1927,); o Decreto del Presidente della Repubblica No.128 del 9 aprile 1959, Norme di polizia delle miniere e delle cave (G.U. No.87, suppl. ord.del 11 aprile 1959); o Decreto Legislativo No.624 del 25 novembre 1996, "Attuazione della direttiva 92/91/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione e della direttiva 92/104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee"; o Decreto Legislativo No.625 del 25 novembre 1996, in materia di condizioni di rilascio e di esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi; o Decreto Legislativo No.112 del 31 marzo 1998, "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge No.59 del 15 marzo 1997, "; o Legge No.613 del 21 luglio 1967, Ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi nel mare territoriale e nella piattaforma continentale e modificazioni alla legge No.6 del 11 gennaio 1957, sulla ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi; o Legge No.443 del 4 giugno 1973 di modifica agli articoli 5 e 6 della legge No.613 del 21 luglio 1967. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 65 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 4.1 INTRODUZIONE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’istanza di permesso di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi denominata “CARTABBIA” e presentata dalla MacOil SpA, segue lo schema classico di indagine applicato nel recente passato in caso di altre istanze simili, basato inizialmente sull’esame dei dati geofisici esistenti ed in seguito sull’acquisizione di nuove informazioni attraverso l’esecuzione di una prospezione geofisica tramite indagini sismiche 2D e 3D. Nel caso in cui le indagini portassero alla scoperta di condizioni ideali per la presenza di idrocarburi, si prevede di procedere alla perforazione di uno o due pozzi esplorativi volti alla conferma della loro presenza. L’ubicazione di questi pozzi non è attualmente ancora conosciuta e dipende dai risultati della prima fase di indagine. Siccome le indagini sul terreno, sia della prima che della seconda fase, saranno subappaltate ad operatori esterni, il richiedente si impegna a inserire nelle condizioni di appalto ed a far rispettare le misure di mitigazione riportate in questo documento. Il richiedente, per limitare ulteriormente gli impatti dell’acquisizione di nuove linee sismiche (prospezione geofisica), peraltro già contenuti, si impegna ad evitare a priori tutte le aree di grande valore e particolarmente delicate, come del resto già indicato al capitolo 3.2 precedente e riassunto alla Tab. 1. In particolare si tratta di: o aree protette (ZPS, SIC) o riserve e parchi naturali o ambiti di tutela dei corsi d’acqua o aree con emergenze geologiche e geomorfologiche o centri e nuclei storici o edifici e manufatti storici extraurbani o infrastrutture manufatti sensibili (sbarramenti fluviali, gasdotti, acquedotti, pozzi, depositi carburanti, condotte interrate, edifici storici, ecc.). In altre aree potenzialmente delicate, le attività verranno limitate alle strade ed agli spiazzi già oggi esistenti. Si tratta in particolare di: o paesaggi agrari di interesse storico – ambientale o zone con vincoli idrogeologici RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 66 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE o complessi oro – idrografici o aree di interesse floristico e vegetazionale o boschi 4.2 INQUADRAMENTO REGIONALE DELL’AREA DI ISTANZA 4.2.1 Ubicazione L’area in istanza denominata “Cartabbia”, ha un’estensione di 332.6 km2 ed è stata delimitata nei fogli topografici - mappe IGM 31 e 32 rispettivamente denominati “Varese” e “Como” alla scala 1:100.000 - da una linea continua passante per i vertici riportati nella Tab. 2 (coordinate) e nella Fig. 3. Fig. 3 Il perimetro dell’area d’istanza nel contesto territoriale ristretto [73] Tab. 2 Coordinate geografiche dei vertici [54] Vertice o punto d’intersezione a b c d e f Longitudine W Monte Latitudine N Mario -3° 45’ 45° 52’ Intersezione tra il parallelo 45° 52’ ed il confine Svizzero Intersezione tra il confine Svizzero ed il parallelo 45° 52’ -3° 23’ 45° 52’ -3° 23’ 45° 45’ -3° 45’ 45° 45’ RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 67 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’area si situa nella Regione Lombardia, e ricade nelle Province di Varese (212.80 km2) e Como (119.80 km2). Il territorio di indagine si estende su 32 comuni della Provincia di Como e 41 comuni della Provincia di Varese. L’elenco dei comuni toccati è riportato nella Tab. 3. Tab. 3 Elenco dei comuni, suddivisi per provincia di appartenenza Provincia Como Varese Comuni Albiolo, Appiano Gentile, Beregazzo con Figliaro, Binago, Bizzarone, Bulgarograsso, Cagno, Casnate con Bernate, Cassina Rizzardi, Castelnuovo Bozzente, Cavallasca, Cernobbio, Como, Drezzo, Faloppio, Fino Mornasco, Gironico, Grandate, Luisago, Lurate Caccivio, Maslianico, Montano Lucino, Olgiate Comasco, Oltrona di San Mamette, Parè, Rodero, Ronago, San Fermo della Battaglia, Solbiate, UggiateTrevano, Valmorea, Villa Guardia Arcisate, Azzate, Barasso, Bardello, Biandronno, Bodio Lomnago, Brunello, Buguggiate, Cantello, Casale Litta, Casciago, Castiglione Olona, Castronno, Cazzago Brabbia, Clivio, Cocquio-Trevisago, Comerio, Crosio della Valle, Daverio, Galliate Lombardo, Gavirate, Gazzada Schianno, Inarzo, Induno Olona, Lozza, Luvinate, Malnate, Morazzone, Mornago, Saltrio, Sumirago, Ternate, Varano Borghi, Varese, Vedano Olona, Venegono Inferiore, Venegono Superiore, Vergiate, Viggiù, Bisuschio, Caronno Varesino A contatto con l’istanza di permesso di ricerca in esame, attualmente non si trovano né permessi di ricerca né concessioni (Fig. 4). Tutte le istanze vigenti si trovano più a sud. L’istanza di permesso di ricerca più vicina è quella di Borsano, situata a circa 10 km di distanza. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 68 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 4 4.2.2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Carta dei titoli minerari per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi (fonte: UNMIG, situazione aggiornata al 31 luglio 2010) [54] Principali caratteristiche e contenuti L’area vasta L’istanza in esame si situa al centro di un’area transfrontaliera tra Milano e le prealpi che comprende la regione dei laghi denominata “Regio Insubrica” (Fig. 5), il cui nome deriva dalla popolazione degli Insubri che un tempo abitava questi territori. La morfologia dei quest’area è principalmente montuosa e collinare (centro e nord), ma è pure presente una zona pianeggiante nella parte meridionale delle Province di Varese e Como. Tutte le vette alpine di maggior rilievo situate nella Regio fanno parte del massiccio del Monte Rosa e superano 4000 m di quota (punto più alto Punta Doufur 4.637 m). Nelle prealpi invece, più vicine all’area dell’istanza, ci sono numerose vette tra cui il Monte Generoso o Calvagione (1701 m) situato sul confine italo-svizzero, e il massiccio ubicato tra i due rami del lago di Como, la cui vetta più alta è costituita dal Monte San RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 69 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Primo (1682 m). All’interno dell’area di istanza si trova il Massiccio del Campo dei Fiori di Varese, la cui vetta principale è la Punta di Mezzo (1227 m). Più a sud sono presenti solo colline che non superano i 500 m di quota ed in generale la morfologia si fa più monotona declinando costantemente fino alla pianura. Il tratto comune principale del paesaggi insubrico è la presenza dell’acqua che dai territori montani del nord scende ai grandi laghi di origine glaciale: il Lago Maggiore, il Lago di Como, il Lago di Lugano (Ceresio) e il Lago d’Orta. Oltre a questi bacini maggiori, nell’Insubria vi sono una moltitudine di laghi di dimensioni minori, tre i quali il Lago di Varese, interamente all’interno dell’istanza in esame, e il Lago di Comabbio che ne lambisce il confine occidentale. I fiumi principali sono il Ticino e l’Adda, emissari del Lago Maggiore e rispettivamente del Lago di Como. Entrambi i fiumi confluiscono più a sud nel Po, dopo aver attraversato la pianura lombarda. Un ulteriore fiume di una certa rilevanza nell’area d’istanza è l’Olona che ha origine nelle prealpi Varesine e confluisce nel Po, dopo aver attraversato Milano. Fig. 5 Ubicazione dell’area d’indagine (perimetro arancione) nell’area vasta (Regio Insubrica) (Fonte: Wikipedia) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 70 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE La presenza dei laghi, il clima favorevole la bellezza e varietà del paesaggio, rendono attrattiva questa zona. La forte crescita e sviluppo delle attività antropiche, hanno determinato un pesante influsso sul territorio che ha ridotto il valore naturalistico del paesaggistico originario. Oltre alla significativa dotazione di risorse paesaggistico-naturali, i tratti economici caratteristici dell’area sono: o un tasso elevato di popolazione attiva, occupata prevalentemente nelle attività manifatturiere; o un ricco e diversificato mix settoriale; o la presenza di una diffusa imprenditorialità e di una grande intraprendenza; o un forte orientamento all’export; o un elevato tenore di vita. Nonostante il territorio dell’Insubria sia ricco di boschi, questi risultano fortemente frammentati e degradati, specialmente nelle zone più densamente abitate (la densità di popolazione in quest’area risulta tra le più alte d’Italia) situate nella parte meridionale. In quest’area, al secondo posto in Italia come superficie occupata, si trova il tessuto urbano discontinuo. La presenza di numerosi centri abitati causa una forte frammentazione del territorio e ne abbassa il valore naturalistico. Le aree agricole presenti sono perlopiù costituite da piccole superfici utilizzate da un’agricoltura specializzata, mentre l’economia principale è basata sull’industria. Nel territorio insubrico la popolazione residente è di circa 2 milioni di persone. I tre quarti della popolazione dell’area insubrica risiede in Lombardia ed il restante quarto nel Canton Ticino e nella provincia del Verbano Cusio Ossola. Le rete stradale principale dell’area e determinata dalla presenza dell’asse autostradale nord-sud della A9 che percorre tutta la Regio Insubrica e si innesta sulla A8 che conduce al polo di Milano dal quale passano le diverse arterie stradali di importanza nazionale che poi si dirigono in tutte le direzioni (Fig. 6): o verso nord in direzione di Como e del Cantone Ticino (Svizzera); o verso est per Bergamo e Brescia; o verso sud-est per Piacenza, Parma e Bologna; o verso sud per Pavia e Genova; o verso ovest per Novara; o verso nord-ovest per il lago Maggiore. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 71 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 6 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’area vasta dell’Emilia-Romagna e i principali assi stradali, in rosa è evidenziato il perimetro del territorio dell’istanza [72] Anche la rete ferroviaria da Milano si dirige in tutte le direzioni principali verso i più importanti centri del nord Italia (Fig. 7). In particolare le principali linee da e per Milano sono costituite da linee ad alta velocità (AV) / alta capacità (AC) [71]. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 72 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 7 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE La rete ferroviaria della Lombardia e l’area d’indagine (Fonte: www.rfi.it) L’alta densità insediativa, l’attività industriale tra le più sviluppate d’Italia e il fitto reticolo di vie di comunicazione sono le principali cause del degrado ambientale generale che caratterizza l’area vasta. Nonostante la situazione di degrado ambientale in cui versa gran parte della dell’area in cui si trova l’istanza, essa comprende un mosaico di aree protette (Fig. 8) che talvolta si sovrappongono, costituito da [33]: o oltre dieci parchi d’interesse regionale; o oltre 40 parchi locali d’interesse sovracomunale (PLIS); o una ventina di Siti d’Interesse Comunitario (SIC); o una decina di Zone di Protezione Speciale (ZPS). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 73 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 8 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Zone protette nell'area vasta. Legenda: parchi regionali (verde), parchi locali d’interesse sovracomunale (giallo), zone di protezione speciale (tratteggio orizzontale arancione), siti d’interesse comunitario (tratteggio diagonale blu), riserve naturali (rosso) (Fonte: geoportale Lombardia [72], elaborazioni: Dionea) Le principali aree protette attorno all’istanza si trovano in Lombardia, la prima Regione in Italia a dotarsi di un sistema organico di aree protette, e sono: o Il Parco del Ticino, primo parco regionale d'Italia (1974), nato per difendere il fiume e i numerosi ambienti naturali della Valle del Ticino dalla pressione dell'industrializzazione e di un'urbanizzazione sempre più invasiva. L'obiettivo è conciliare le esigenze della protezione ambientale con quelle sociali ed economiche delle numerose comunità presenti nell'area. o Il Parco delle Groane (1976) occupa il più continuo ed importante terreno semi naturale dell'alta pianura lombarda a nord ovest di Milano. Esso è caratterizzato dal territorio di brughiera con una ricca fauna e flora. Oltre agli elementi naturali sono presenti notevoli rilevanze storico-artistiche. o Il Parco Agricolo Sud Milano (1990) si estende a semicerchio lungo il perimetro sud della Provincia di Milano, attorno alla città. A differenza di altre aree protette, non prevale l’aspetto naturalistico, ma piuttosto quello storico culturale, dato che si trova interamente in un’area dominata dall’agricoltura fin dal medioevo, alle porte di una grande metropoli. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 74 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE o I parchi regionali dell’Adda (nord e sud), come altri parchi della regione, si estendono lungo i più importanti corsi d’acqua ed i relativi territori limitrofi, meno influenzati dalla presenza umana, dove è ancora possibile ritrovare degli ambienti seminaturali. Nonostante la presenza di numerose aree protette a vari livelli, la situazione ambientale generale risulta parecchio compromessa, specialmente nella pianura, mentre nella parte montagnosa a nord esistono ancora aree relativamente naturali. Questa differenza si ritrova anche tra le aree protette che nella pianura hanno valenza maggiormente storico-culturale mentre nelle regioni montagnose prevale l’aspetto naturalistico. L’area d’indagine L’area d’indagine si trova nella zona collinosa tra il Lago di Como ed il Lago Maggiore pochi chilometri a sud del Lago di Lugano. La sua forma é rettangolare ad eccezione del lato nord est che presenta una rientranza irregolare in corrispondenza del confine meridionale del Cantone Ticino (Svizzera). Oltre al confine italo-svizzero, i principali punti di riferimento sono: o il ramo ovest del Lago di Como e la città stessa che toccano il lato est dell’area nella parte mediana; o il lago di Comabbio che sfiora il lato sud ovest del perimetro; o il crinale del Monte Campo dei Fiori coincide all’incirca con il lato nord del perimetro; o a S non ci sono punti di riferimento particolari che caratterizzano questo lato del perimetro d’istanza. o La città di Varese é ubicata al centro dell’area d’indagine, leggermente spostata verso ovest. Rispetto al centro dell’area d’indagine i principali, la posizione dei principali centri è la seguente: o Milano a ca. 45 km verso SE; o Novara a ca. 45 km verso SO; o Verbania a ca. 30 km verso ONO; o Locarno (Svizzera) a ca. 40 km verso NNO; o Lugano (Svizzera) a ca. 20 km verno NNE; o Lecco a ca. 40 km verso E; o Bergamo a ca. 60 km verso ESE. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 75 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’area d’indagine è iscrivibile in un rettangolo di ca. 30 km (lato E-O) per ca. 15 km (lato S-N) e si trova ad una quota variabile tra 1100 e 250 m.s.l.m. Nell’area d’indagine è presente una popolazione di quasi mezzo milione di abitanti 1. Le città di Como e Varese (entrambe con più 80'000 abitanti) raccolgono un terzo di tutta la popolazione dell’area. Considerando anche i 18 comuni di medie dimensioni con una popolazione tra 5000 e 10'000 abitanti, si arriva a due terzi del totale. Il restante terzo è costituito dai rimanenti 53 comuni di piccole dimensioni (<5000 abitanti). L’area d’indagine può essere descritta come un ambiente collinoso, caratterizzato da un fitto tessuto di aree edificate (centri abitati e zone industriali) e aree verdi (boschi e terreni agricoli) in cui le due componenti si compenetrano e risultano particolarmente frammentate. Le principali vie di trasporto che si trovano nell’area d’indagine sono: o l’autostrada A8 Milano-Varese; o l’autostrada A9 Lainate-Como-Chiasso che si allaccia all’autostrada svizzera A2, Chiasso-Basilea; o le strade statali: SS35, SS233, SS394, SS340, SS342, SS344; o le strade provinciali della Provincia di Como: SP16, SP17, SP18, SP19, SP20, SP21, SP22, SP23, SP24, SP25, SP27, SP28, SP45, SP ex SS35; o le strade provinciali della Provincia di Varese: SP1, SP2, SP3, SP9, SP17, SP18, SP19, SP20, SP36, SP42, SP44, SP46, SP49, SP50, SP51, SP53, SP55, SP57, SP60, SP65, SP ex SS233, SP ex 341. Il reticolo secondario e terziario di strade è costituito dai collegamenti fra i comuni presenti nell’area d’indagine (e nelle zone limitrofe). Nel suo insieme la rete stradale permette un ottimo accesso a praticamente tutta l’area d’indagine. Per ciò che concerne i corsi d’acqua, il principale è il fiume Olona che attraversa da N a S l’area d’indagine, dividendola in due parti più o meno uguali. Altri corsi d’acqua di una certa importanza presenti nell’area sono (da ovest verso est) i torrenti Strona, Arno, Bozzente e Lura. Circa il 40% della superficie dell’area d’indagine è boscosa, un quarto è invece edificato (tessuto urbano, zone produttive, impianti di servizi pubblici e privati) e poco più del 15% è costituita da superfici agricole. Le restanti aree sono costituite da prati, corpi idrici, aree verdi urbane, reti stradali e ferroviarie,… La morfologia collinosa, unitamente all’alta densità insediativa hanno condotto alla formazione di un paesaggio tipico a “macchie di leopardo”, in cui queste sono costituite dai centri abitati contornati da limitate aree agricole e zone industriali, il tutto immerso in un tessuto boscoso esteso, ma assai frammentato (Fig. 9). Questo valore è ottenuto dalla somma degli abitanti di tutti i comuni interessati, compresi quelli il cui territorio è solo parzialmente incluso nell’area d’istanza, in realtà il valore effettivo è minore. 1 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 76 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 9 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il tipico paesaggio dell’area d’indagine (Foto: Dionea SA) I principali elementi di valore naturalistico presenti nell’area d’indagine sono costituiti dai boschi e dai corsi d’acqua, i quali formano il sistema delle aree protette presenti nel perimetro dell’istanza: Parchi d’interesse regionale: o Campo dei Fiori; o Spina Verde di Como; o Pineta di Appaiano Gentile e Tradate; o Parco Lombardo della Valle del Ticino. Parchi locali d’interesse sovraccomunale: o Parco Valle del Lanza; o Parco Primo Maggio; o Parco Rile Tenore Olona. Riserve naturali o Palude Brabbia; o Lago di Biandronno. Monumenti naturali o Gonfolite e Forre dell’Olona Queste aree, o parte di esse, sono incluse nell’elenco europeo dei siti d’interesse comunitario (SIC) e/o in quello delle zone di protezione speciale (ZPS). Maggiori dettagli in riferimento alle aree protette si trovano nel capitolo “Quadro di riferimento ambientale”. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 77 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.3 GEOLOGIA DELL’AREA DI INSTANZA 4.3.1 Inquadramento geologico QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’area di studio si situa nella parte occidentale della catena delle Alpi Meridionali tra il Lago di Como e il Lago di Varese. La porzione occidentale e orientale dell’area sono caratterizzate da depositi Liassici rispettivamente dell’Unità di Morcote e dell’Unità Generoso. Nella parte centro settentrionale affiorano le rocce sedimentarie del Triassico inferiore depositatesi nel Bacino del Monte Nudo (verso ovest) e in corrispondenza dell’Alto di Arbostora (più ad est), che a loro volta furono ricoperte dai carbonati del Retico-Norico appartenenti alla Dolomia Principale e successivamente dai depositi del Liassico e del Giurassico medio. La giacitura mostra prevalentemente un’immersione di 30-50° verso sud facendo sprofondare le sequenze TriassicoGiurassiche sotto i depositi quaternari della pianura di Varese. La parte centroorientale dell’area e la parte sud del Lago di Varese è caratterizzata dai depositi del Gruppo della Gonfolite Lombarda che delimitano il fronte strutturale di un importante retroscorrimento a carattere regionale datato Tortoniano. L’area immediatamente a nord della backthrust è caratterizzata localmente da una serie di strutture anticlinali come l’Anticlinale di Stabio, Anticlinale di Clivio e la Struttura di Ternate, aventi un trend perlopiù parallelo al fronte della Gonfolite e caratterizzati da affioramenti Mesozoici. Queste strutture sono considerate essere strutture secondarie di falde frontali distorte, in strutture triangolari di tipo split-apart correlate alla migrazione verso nord della Gonfolite Lombarda. Il retroscorrimento della Gonfolite Lombarda risulta di particolare importanza per il raggiungimento della finestra di maturazione ad olio e gas degli scisti del Triassico Medio tra cui la Zona Limite Bituminosa (Grenzbitumenzone, Formazione di Besano) e la formazione dei Calcari di Meride. La parte occidentale e la parte orientale dell’area di studio si differenziano molto dal profilo litostratigrafico in particolar modo per quanto riguarda lo spessore della sequenza sedimentaria sin-rift tra il Norico e il Liassico medio. Nel caso dell’Alto di Arbostora, ad ovest, la Formazione condensata di Saltrio documenta la posizione di alto strutturale durante la fase di rifting tra il Retico e la parte iniziale del Liassico. In particolare La Formazione Moltrasio (Pliensbachiano inferiore – Barremiano) ha uno spessore medio di 150 metri in corrispondenza dell’Alto d’Arbostora; la medesima formazione raggiunge invece spessori tra 3000 e 4000 metri ad est nel Bacino del Monte Generoso. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 78 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 10 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Stratigrafia dell’alto strutturale di Arbostora nella parte centro-settentrionale dell’area. In grigio le unità sin-rift. Schumacher, M.E. 1996. Geological interpretation of the seismic profiles through the Southern Alps (lines S1-S7 and C3-south). In: [5] Il marker A corrisponde probabilmente al gruppo marnoso della Formazione Scaglia del Cretacico superiore posizionata tra i calcari della Formazione Maiolica e i depositi clastici del Flysch Lombardo. La banda di riflessione B è correlata alle alternanze carbonatico-scistose del Retico. La posizione di questo marker sismico corrisponde alla base dei carbonati siltosi Liassici della Formazione di Moltrasio che osservazioni in superficie hanno dimostrato raggiungere uno spessore di 4000 m. Il marker A segna quindi il tetto della Formazione Maiolica del Cretacico Inferiore. La Formazione di Moltrasio è molto riflettente; il dominio sismicamente trasparente immediatamente al disotto del marker B corrisponde alla Dolomia Principale. Il tetto del basamento autoctono è contraddistinto dal marker sismico C. Le bande di riflessione corrispondenti al marker sismico D sono attribuite a sedimenti Mesozoici e (Formazione di Raibl). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 79 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 11 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Carta geologica delle Alpi Meridionali tra il Lago Maggiore e il Lago di Como basata su altre mappe pubblicate e dati di Schumacher. In rosso i confini dell’area di studio. Schumacher, M.E., Schönborn, G., Bernoulli, D. & Laubscher P., 1996. Rifting and collision in the Southern Alps. In: [5] RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 80 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.3.2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Evoluzione paleogeografica Il periodo Triassico Il Triassico Inferiore fu caratterizzato da una trasgressione marina generalizzata formatasi gradualmente nel corso dello Scitico, da est ad ovest. L’aumento dell’attività tettonica alla fine dello Scitico portò ad una diminuzione della subsidenza e ad una tendenza regressiva. I sedimenti del Triassico Inferiore, che poggiano sul basamento metamorfico Varisico, comprendono nell’area di studio i depositi di spessore limitato del Servino che generalmente non presentano una sequenza completa bensì risultano erose. Alla base i depositi sedimentari, rappresentanti sedimenti litorali trasgressivi su facies continentali permiane, sono arenacei e conglomeratici. Nell’area lombarda, questi sedimenti passano a depositi misti marini-marginali spessi un centinaio di metri (aumentando fino a 300 metri nell’area del Lago di Como, ad est dell’area presa in esame) e si suddividono verticalmente in tre unità principali: unità marnoso-dolomitica basale, d’ambiente da intertidale a subtidale; unità calcareo-oolitica intermedia, di ambiente subtidale a bassa profondità e alta energia; unità superiore pelitico, siltoso, calcarea di ambiente neritico, con fossili marini pelagici tra cui ammoniti. Il limite superiore della formazione nell’area di studio (come pure in generale nella Lombardia occidentale) è discontinuo ed erosionale a contatto con la Formazione di Bellano. Il Triassico medio e in particolare l’Anisico furono caratterizzati da una tendenza trasgressiva generalizzata dovuta ad un incremento dell’attività tettonica distensiva che si tradusse nella formazione di estese piattaforme carbonatiche e scogliere biocostruite grazie alla ripresa delle comunità di piattaforma tra cui coralli, brachiopodi e bivalvi. Il primo evento di sedimentazione bacinale avvenne tra Anisico e Ladinico con la deposizione della Zona Limite Bituminosa detta pure Formazione di Besano. Durante il Triassico superiore il margine occidentale della Tetide era dominato da quattro facies sedimentarie distinte: una facies continentale, una facies di transizione costiera e lagunare (marne, scisti, evaporati), una facies carbonatica d’acqua bassa e di piattaforma epicontinentale d’ambiente batiale superiore (spesse successioni di dolomie e calcari) e una facies pelagica d’acqua profonda (calcari, radiolariti). A partire dal Retico superiore, a causa del proseguire dei fenomeni di trasgressione, la sedimentazione all’interno del Bacino Lombardo divenne più uniforme e in un ambiente marino lagunare aperto si depositarono i carbonati della Formazione Campo dei Fiori. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 81 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 12 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Schema dei rapporti tra le unità stratigrafiche del Triassico inferiore e medio in Lombardia. Gli spessori formazionali non sono rispettati. Modificato da Desio, 1973 e Gaetani et al., 1986 Il periodo Giurassico Durante il Giurassico Inferiore la Pangea si divise in Laurasia a nord e in Gondwana a sud. Il trend estensivo già in vigore nel tardo Retico continuò nel Liassico inferiore. Nelle Alpi Meridionali erano sempre distinguibili gli stessi domini tettonici già presenti nel Triassico: Canavese-Biellese, Bacino Lombardo e Piattaforma Veneta. Nel Bacino Lombardo l’estensione fu accomodata da un numero ridotto di faglie crostali che delimitavano sistemi half-graben. Il Bacino del Monte Nudo ad ovest era delimitato dalla faglia con immersione verso est del Lago Maggiore. Più ad est, l’Alto di Arbostora (nella parte centrosettentrionale dell’area di studio) era delimitato dalla Faglia normale di Lugano, pure avente un’immersione verso est. I sedimenti Triassici del blocco di muro ad ovest furono sottoposti ad intensi processi tettonici sin sedimentari che formarono un reticolo di fratture d’iniezione polifasiche (neptunic dikes, Breccia Macchia Vecchia) all’interno delle rocce carbonatiche della Dolomia Principale. La facies dei calcari adiacenti (e di riempimento delle fessure d’iniezione) suggerisce uno sprofondamento da zone poco profonde (Formazione Broccatello) a zone marine più profonde (Calcare di Besazio). Lo spostamento verticale lungo la faglia di Lugano tra il Norico e il Liassico medio si stima attorno a 7 km. Durante il Liassico la zona di taglio della Linea di Lugano migrò di alcuni chilometri verso ovest, incorporando nuovi segmenti del blocco di muro all’interno del Bacino del Monte Generoso. Nel corso dell’Hettangiano, all’interno del bacino, sopra le piattaforme carbonatiche sprofondate, si depositarono calcari emipelagici spicolitici, contenenti cioè endoscheletri calcarei di spugne microscopiche (Formazione Moltrasio, Medolo). Nel Liassico medio si diffusero facies condensate (Calcari di Besazio). La velocità di sedimentazione subì nel Pliensbachiano superiore un brusco rallentamento. All’inizio del Toarciano l’attività tettonica nel Bacino Lombardo, che si trovava sotto la zona fotica, terminò completamente. Il bacino del Monte Nudo, ad ovest dell’area Cartabbia, costituì uno dei principali depocentri. Depressioni locali all’interno del Bacino Lombardo permisero la deposizione di sequenze pelagiche più estese che registrarono un evento anossico nel Toarciano inferiore. Nel Giurassico medio e superiore la profondità del bacino aumentò RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 82 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE favorendo la sedimentazione di calcari pelagici condensati con noduli di ferromanganese (Rosso Ammonitico Inferiore) e di più estesi calcari pelagigi (Rosso Ammonitico Superiore). Fig. 13 Sezione palinspatica attraverso il margine continentale delle Alpi Meridionali al termine del Giurassico. Si noti la crosta oceanica Ligure ad ovest e l’intensa segmentazione del margine che è ricoperto da uno strato (color rosso) di radiolariti (Bacino Lombardo) e di Ammonitico Rosso (Plateau di Trento). Verso est, sulla Piattaforma del Friuli, si depositarono calcari di barriera corallina. I sedimenti del Giurassico inferiore e medio (color verde) ricoprono il rift Permo-Triassico (color porpora, rosa salmone e arancione) [6]. Il periodo Cretacico Alla fine del Giurassico e nel corso del Cretacico inferiore, unitamente ad un drastico cambiamento delle condizioni climatiche e delle correnti oceaniche, s’assistette ad un aumento considerevole di coccoliti (alghe carbonatiche). La profondità di compensazione della calcite e aragonite subì un drastico abbassamento, favorendo così la deposizione pelagica di ampie piattaforme carbonatiche costituite dai calcari micritici della Formazione Maiolica. Durante il Cretacico medio-superiore gran parte del margine continentale continuò a ricevere sedimenti emipelagici (Formazione Scaglia). Durante questo periodo la placca Adria iniziò a scontrarsi con la placca Europea. Enormi depositi flyschioidi si accumularono durante il Cenomaniano-Turoniano all’interno del Bacino Lombardo tra cui il Flysch Lombardo e il suo corrispondente laterale, il Flysch Insubrico. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 83 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 14 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Sequenza reologica del Bacino del Po. Le principali fasi tettoniche sono indicate sulla sinistra; i livelli di scollamento e i confini reologici sono in nero [7]. Il periodo Terziario Il Terziario inferiore nella Lombardia occidentale è rappresentato in gran parte da una serie di unità stratigrafiche d’età compresa tra l’Eocene medio e il Miocene inferiore. La riduzione dell’attività tettonica nel Paleocene è suggerita da una risedimentazione contenuta di carciruditi all’interno di marne emipelagiche. La parte superiore della serie sedimentaria, caratterizzata dalle rocce del Gruppo della Gonfolite, presenta molti affioramenti superficiali, mentre gli affioramenti della parte inferiore sono assai meno frequenti. Il passaggio della Formazione Scaglia alle Marne di Gallare è caratterizzato da una graduale e rapida diminuzione della componente carbonatica in un intervallo roccioso di 15-30 metri di spessore. Litologicamente la parte superiore della Formazione Scaglia è formata da calcari marnosi rossastri, passanti verso le marne rosso-grigiastre della zona di transizione e infine verso le marne siltose grigio-brunastre dette Marne di Gallare. Questa repentina diminuzione, datata in tutta la Pianura Padana attorno al Bartoniano inferiore (Eocene medio), è causata da un aumento dell’apporto terrigeno (siltiti e argille) proveniente dalle aree Alpine. Questo cambiamento è da ricondurre ad un aumento delle precipitazioni, a processi d’uplift nelle Alpi Meridionali e ad un periodo geologico caratterizzato da temperature più rigide. Durante l’Eocene superiore-Oligocene inferiore vi fu una ripresa dell’attività vulcanica in relazione ad una fase di tettonica distensiva documentata da strutture con trend NO attive tra la deposizione della parte alta della Formazione Scaglia (Eocene medio) e la messa in posto del Gruppo della Gonfolite. Vasti edifici vulcanici sono stati documentati nel sottosuolo della Pianura Padana e clasti andesitici sono stati ritrovati nella Formazione di Ternate dell’Eocene superiore. Nel medesimo arco di tempo il batolite granitico dell’Adamello intruse le Alpi Meridionali e il batolite Masino-Bregaglia intruse le Alpi Centrali. L’Eocene superiore fu contraddistinto da due eventi di sedimentazione clastica a grana grossa. Il primo evento coincide con la deposizione nell’Eocene superiore della Formazione di Ternate (trivellata dal RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 84 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE pozzo Lisanza 1). L’assenza di tettonica compressiva nella parte occidentale delle Alpi Meridionali porta a credere che l’apporto terrigeno sia dovuto a tettonica distensiva sia nella zona di catena sia nella Pianura Padana, oppure da un abbassamento del livello del mare nell’Eocene superiore. L’Oligocene inferiore fu contraddistinto da condizioni di sedimentazione emipelagiche ai bordi dell’avanfossa delle Alpi Meridionali e dalla deposizione delle Marne di Gallare. La presenza di orizzonti conglomeratici caratterizzati da componenti grossolane siliciclastiche nella regione del Lago di Como indica un ambiente deposizionale di piana abissale prossimale oppure di canyon marino. La parte rimanente dell’Oligocene inferiore è rappresentata dalla Formazione di Chiasso depositatasi in condizioni di scarpata continentale. La sedimentazione clastica nell’avanfossa Sudalpina dell’Oligocene inferiore fu probabilmente controllata da episodiche variazioni delle condizioni climatico/eustatiche contraddistinte da persistente deposizione d’acqua profonda e dalla periodica messa in posto di turbiditi clastiche. Il periodo tra Oligocene superiore e Miocene medio fu caratterizzato da una nuova fase tettonica associata all’accavallamento di thrusts e dal rapido sollevamento dell’intera sutura Alpina. La massiccia erosione del complesso orogenico Alpino portò alla deposizione dei sedimenti clastici d’acqua profonda appartenenti al Gruppo della Gonfolite Lombarda. Nel Miocene medio-superiore la Gonfolite fu in seguito deformata e inglobata nel fronte orogenico sepolto delle Alpi Meridionali, dove venne poi ricoperta dalle evaporiti Messiniane (Miocene superiore) e da depositi clastici continentali. 4.3.3 Profili geologici L’area oggetto dello studio è stata interessata nel passato da varie linee sismiche rilevate nel caso di progetti di ricerca sia nazionali che europei. Qui di seguito sono elencati i principali progetti e le linee sismiche: o il National Research Project 20 (NRP-20) della Confederazione Svizzera ed in particolare le linee sismiche S6, S7 e la parte sud della linea S3 sull’Alto di Lugano/Arbostora e lungo il retroscorrimento della Gonfolite Lombarda o il progetto italiano Crosta Profonda (CROP), in particolare la linea sismica CROP 88-1 nel Bacino del Generoso o la parte meridionale del progetto di ricerca europeo European Geo Traverse (EGT), in particolare i profili E e H o il progetto italiano Southern Alps (Italian explosion seismology Group, ESC), linea a rifrazione SUDALP-77 o numerose linee sismiche rilevate da AGIP/ENI (in minima parte pubblicate) Il seguente capitolo non vuole dare una descrizione completa di tutti i rilevamenti sismici e dei profili geologici rilevati e interpretati, bensì viene presentata unicamente una selezione di profili in grado di dare una visione d’insieme delle principali strutture presenti nel sottosuolo dell’area di studio. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 85 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 15 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Mappa con la traccia a riflessione sismica (linee processate) attraverso le Alpi Meridionali tra il Lago Maggiore e il Lago di Como. Traversa sud: linee S3-7 e CROP 881; Traversa centrale: linea C3. Schumacher, M.E. 1996. Geological interpretation of the seismic profiles through the Southern Alps (lines S1-S7 and C3-south). In: [5] NRP-20 – linea sismica S7 – sezione di Lugano La linea S7 rilevata dal progetto nazionale Svizzero di ricerca numero 20 (NRP20) è lunga 3.5 km e copre l’area tra la rampa a sud dell’Alto di Arbostora e il backthrust della Gonfolite Lombarda (Molassa Sudalpina) a sud. Nelle seguenti figure sono presentati i dati sismici non migrati della parte alta del profilo, e l’interpretazione geologica dei dati migrati. Le bande di riflessione Y e Z indicano un’anticlinale superficiale tra l’anticlinale di Clivio e l’anticlinale di Stabio. Queste strutture secondarie fanno parte della zona frontale dei prismi correlati al retroscorrimento della Gonfolite Lombarda. Il riflettore più profondo D mostra una migrazione in direzione N-S. I riflettori D e W sono attribuiti a sedimenti Mesozoici. Visto che il ricoprimento Mesozoico raggiunge la superficie in località Poncione d’Arzo, i riflettori D non sono una semplice estensione dei sedimenti d’Arbostora verso sud, e formano il limbo frontale di una rampa più profonda. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 86 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Fig. 16 Disegno non migrato dei contatti litologici della linea sismica S7 (i principali riflettori sono evidenziati in grigio) e dati geologici superficiali (da Senn, 1924) nella continuazione verso nord. La traccia e la fonte del profilo è indicata nella figura precedente Fig. 17 Interpretazione geologica della linea sismica S7 con i principali piani di riflessione (in grigio) in posizione migrata. La traccia e la fonte del profilo è indicata nella figura precedente EGT – European Geo Traverse – profili E e H La catena a falde sovrapposte vergente verso sud, sviluppatasi dal Miocene sino ad oggigiorno, sprofonda sotto i depositi di bacino Plio-Peistocenici della Pianura del Po. La catena presenta uno scollamento lungo un thrust intracrostale, chiamato Thrust Sudalpino Principale. Il trasporto tettonico lungo lo RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 87 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE sovrascorrimento ha portato alla formazione del plutone dell’Adamello nel periodo tardo Eocenico, a pieghe pre-Adamello e a strutture Insubriche strikeslip nell’Oligocene-Miocene. Il movimento è quantificabile in 12-15 km nella crosta Austro-Alpina e 8-10 km nei sedimenti Triassico-Eocenici. Fig. 18 Traccia dei profili sismici rilevati nel corso del progetto European Geo Traverse (EGT) [8]. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 88 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 19 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Profilo E, G e H del progetto European Geo Traverse (EGT). Legenda: linee tratteggiate = faglie; linee oblique = pre-Triassico; aree nere = Dolomia Principale del Triassico superiore; aree grigie = Oligocene sino ai depositi d’avanfossa del Pliocene inferiore; T1, T2, T3 = Triassico inferiore e medio; T4 = Triassico medio Raibl; T6A = Calcare del Norico; T7 = Calcare scistoso del Retico; JL, JD, JM = Giurassico; CI = Cretacico RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 89 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE inferiore, inclusi Maiolica o Biancone; CS = Cretacico superiore, inclusa Scaglia; TE = Eocene, inclusa Scaglia; TO-TM = Da Oligocene a Miocene; TP = Pliocene [8]. Le immagini precedenti mostrano i profili E, G e H del progetto di ricerca European Geo Traverse (EGT). Nella parte sopra crostale del Thrust Sudalpino Principale (MSAT) sono visibili pieghe sviluppatesi in stretta relazione con sistemi di faglie. I margini del MSAT mostrano imbricazioni nella porzione GiurassicoEocenica e sono coinvolti in una zona triangolare con strutture macroscopiche anticlinali. Variazioni delle condizioni stratigrafiche portano a differenti forme delle rampe e dei piani intermedi. In Lombardia normalmente è presente una rampa all’interno dei competenti carbonati del Triassico inferiore e medio, salvo che nell’area di Lugano, dove gli strati sedimentari della parte alta del Triassico medio ricoprono direttamente il basamento attraverso una faglia normale subparallela d’età pre-Adamello. La Dolomia Principale regionalmente mostra un trend di assottigliamento verso ovest e presenta un sistema di rampe più ridotto in Lombardia che nel Friuli. In alcuni profili la Dolomia Principale interseca con un basso angolo la MSAT. I depositi del Bacino Giurassico del Monte Generoso presentano inoltre alcune faglie principali a carattere regionale. 4.3.4 Il retroscorrimento della Gonfolite Lombarda La Molassa Nord-Alpina e la Molassa Sudalpina sono considerate prodotti di disgregazione derivati dall’orogenesi, dall’uplift e dalla successiva erosione Alpina medio- tardo-Terziaria. Le molasse nord-Alpine sono perlopiù costituite da conglomerati subaerei o deltizi e, verso nord, da depositi di piana alluvionale oppure d’ambiente marino poco profondo. I conglomerati e le arenarie della Molassa Sudalpina si depositarono invece essenzialmente lungo i bordi e le scarpate di profondi bacini sedimentari. La costruzione nel 1984-1987 del tunnel ferroviario di Monteolimpino tra Ponte Chiasso e Grandate permise di indagare il contatto altamente tettonizzato tra la sezione Mesozoica e la Formazione di Chiasso, nonché la discontinuità strutturale tra la Formazione di Chiasso e il Gruppo della Gonfolite Lombarda. La successione Mesozoica comprende i depositi Giurassico-Cretacici del Bacino del Generoso costituiti dalla parte superiore dei calcari della Formazione di Montrasio. I sedimenti del Giurassico medio sono costituiti da marne rosso-verdastre altamente deformate dello spessore di 10-12 metri. La Formazione di Sogno mostra un contatto tettonico con la Maiolica Lombarda che a sua volta è separata dalla Formazione di Chiasso da una discontinuità caratterizzata dalle marne della Formazione Scaglia Variegata ridotte a frammenti decimetrici molto deformati. Le formazioni clastiche Oligo-Mioceniche dei contrafforti Lombardi si suddividono nella Formazione di Chiasso, alla base, e dal Gruppo della Gonfolite Lombarda, separati tra di loro da una discontinuità regionale di origine marina caratterizzata da uno hiatus sedimentario che localmente raggiunge 7 milioni d’anni. La Formazione di Chiasso è composta da argille e silttones turbiditici grigi finemente laminati. La superiore Formazione di Como ha origine da sedimentazione rapida all’interno di un sistema di canyon marini. Il contatto tettonico tra la sequenza Mesozoica e la Formazione di Chiasso è ben esposto nel tunnel Monteolimpino e mostra un orientamento di 120° con un RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 90 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE immersione di 60° verso SO. I calcari e le marne della sequenza Mesozoica sono molto tettonizzate con fratture cementate da calcite fribrosa. La Formazione di Chiasso sotto il contatto presenta pure numerose fratture subparrallele rispetto alla stratificazione della roccia che, al contrario, sono prive di calcite. Gli assi della deformazione mostrano un accorciamento NNE-SSO e un regime compressivo con una faglia regionale inversa avente il blocco di tetto della zona di taglio a sud sovrapposto sul blocco di muro a nord. Il thrust osservato al Monteolimpino non è un fenomeno locale bensì fa parte di un thrust regionale vergente verso nord, il retroscorrimento della Gonfolite Lombarda, che separa la Formazione di Chiasso e la Gonfolite dalla sottostante successione Mesozoico-Terziaria. Poco più a sud di Stabio la continuazione di questa struttura è suggerita dalla presenza di affioramenti Liassici della Struttura di Stabio e della Gonfolite Lombarda poco più a sud. Il contatto presenta una forma curva ed è obliquo rispetto alla giacitura dei sedimenti Mesozoici a est (orientamento NO-SE) e a ovest (orientamento ENEOSO) di Mendrisio. Il Gruppo della Gonfolite Lombarda e il suo contatto basale non sembrano essere interessati dalla Linea di Lugano. Questo fatto indica come la riattivazione Alpina della Linea di Lugano sia più vecchia del thrust della Gonfolite Lombarda. Il thrust precede i Conglomerati Messiniani di Pontegana e risale al Burdigaliano oppure potrebbe in alternativa fare parte del sistema a thrust del Miocene superiore (Tortoniano) documentato nel sottosuolo della Pianura del Po. I processi deformativi nel segmento occidentale delle Alpi Meridionali possono essere riassunti nel seguente modo: nel Cretacico superiore-Eocene il sistema a thrust Orobico ebbe inizio nella parte settentrionale delle Alpi Bergamasche. In profondità questo sistema coinvolse chiaramente il basamento cristallino e i sedimenti Mesozoici. Nell’Oligocene superiore-Miocene inferiore movimenti trascorrenti lungo la Linea Insubrica separarono il sistema Orobico dalle sue parti interne; l’area metamorfica Alpina del Lepontino e la parte nord delle Alpi Meridionali vennero in contatto. Nel corso del Miocene il fronte deformativo migrò verso sud. La fase più tardiva alloctona (retroscorrimento della Gonfolite Lombarda) nel Mendrisiotto e Varesotto risale probabilmente al Tortoniano, quando ebbero origine le coltri di scollamento della Catena di Milano. Il retroscorrimento non cessò nel tardo Miocene ma fu riattivato durante il Pliocene producendo un significativo uplift del fronte della Gonfolite. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 91 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 20 4.3.5 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Carta geologica schematica dell’area del Monteolimpino (da Bernoulli 1964 e Longo 1968) e sezione generalizzata del tunnel Monteolimpino 2 (da Gelati et al. 1988) [9]. Litostratigrafia Le rocce Triassiche Affioramenti e profondità della sequenza sedimentaria nell’area di studio – Le rocce triassiche della parte settentrionale dell’area di studio si suddividono in due livelli tettonici distinti corrispondenti alla Falda Orobica Superiore e alla Falda Orobica Inferiore. L’analisi dei profili sismici S7 e S6 del progetto di ricerca NRP20 (Swiss National Research Program 20) ha permesso di meglio evidenziare le strutture del sottosuolo. I depositi triassici della falda superiore giacciono nell’area del confine svizzero del Gaggiolo ad una profondità stimata di 1500 metri, mentre la base del livello più profondo della falda inferiore giace ad una profondità di 3200. Nella parte meridionale dell’area, in corrispondenza del pozzo esplorativo Lisanza 1, le sequenze Triassiche sono più profonde. L’analisi dei dati di pozzo unitamente ai dati stratigrafici indicano una profondità del Triassico compresa tra 5100 e 5750 metri. Formazione del Pizzella – La Formazione del Pizzella è costituita da marne grigie fogliettate, marne bituminose nerastre, talora con resti di pesci e crostacei intercalate a strati maggiormente carbonatici di spessore da centimetrico a decimetrico. L'unità costituisce un orizzonte spesso poche decine di metri (30 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 92 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE metri a Villafortuna-Trecate), di solito caratterizzato per la maggiore erodibilità rispetto alle unità sottostanti e soprastanti, assai più competenti. Dolomia Principale – Nella regione delle Alpi Meridionali, all'inizio del Norico, si verificò una fase marina con la formazione di un vasto mare epicontinentale poco profondo e caldo. All’interno di questo bacino sedimentarono facies carbonatiche d’acqua bassa (Dolomia Principale) e facies evaporitiche di transizione. La Dolomia Principale presenta uno spessore di circa 400 metri. Il modesto spessore di questa formazione e localmente la completa assenza di sedimenti risalenti al Retico fa presupporre ad una parziale emersione dell’area durante questo periodo. Questa formazione del Norico inferiore-medio giace in paraconformità sulla serie calcarea di bacino di intra-piattaforma del Calcare di Meride e solo localmente si osservano intercalazioni di arenarie continentali del Carnico. Nell’area di studio e negli affioramenti nella Lombardia occidentale la Dolomia Principale mantiene condizioni di piattaforma peritidale a lieve subsidenza. Essa è costituita da dolomie, calcari dolomitici massicci di colore vario, grigio scuro sino a chiaro, a tratti color nocciola, con banchi che superano il metro di spessore. In linea generale la formazione rappresenta una sequenza di tipo shallowing upward formata da facies subtidali sino a peritidali costituite da dolomia a grana fine depositatasi in sottili strati. La parte inferiore della formazione è costituita da sedimenti subtidali, mentre verso l’alto cicli peritidali separati da sottili livelli verdognoli di dolomia argillosa sono viepiù frequenti. I livelli superiori testimoniano quindi condizioni di deposizione in bacini euxinici a circolazione ristretta e scarsamente ossigenati. Dati geochimici e petrografici indicano una dolomitizzazione prestiva. Formazione Campo dei Fiori – La Formazione Campo dei Fiori è una sequenza sedimentaria di piattaforma carbonatica che si depositò nel corso del Retico inferiore quando i principali bacini sedimentari, in particolar modo ad est dell’area di studio (Bacino del Monte Generoso) vennero colmati e la maggior parte degli alti strutturali furono sommersi e ricoperti dalle facies marnosoargillose delle Argilliti di Riva di Solto e dalle sequenze calcareo-marnose dei Calcari di Zu. Le regioni del Varesotto e del Luganese furono caratterizzate da banchi carbonatici tra cui la Dolomia Campo dei Fiori. La formazione è composta da depositi marini lagunari e di basso fondali con apporti minori periodici di scisti. L’unità inferiore è dolomitizzata, mentre quella superiore è calcarea. La tessitura dolomitica a grana grossa mostra una porosità intercristallina e subordinatamente una porosità secondaria da dissoluzione di componenti grossolane (vuggy porosity). L’emersione prolungata della parte superiore della Formazione Campo dei Fiori, testimoniata da uno spesso paleosuolo rossastro e da un’importante diagenesi meteorica, ha fortemente interessato i sedimenti inferiori. Le rocce Giurassiche Affioramenti e profondità della sequenza sedimentaria nell’area di studio – Le rocce risalenti al Giurassico affiorano lungo il lato settentrionale dell’area di studio, ad ovest nella regione del Monte Campo dei Fiori, nella parte Centrale vicino al confine Svizzero del Gaggiolo e ad est nell’Unità del Monte Generoso. L’affioramento nei pressi del valico svizzero del Gaggiolo è dovuto ad una complessa struttura anticlinale fagliata chiamata Anticlinale di Stabio formatasi RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 93 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE in relazione al retroscorrimento della Gonfolite Lombarda. L’interpretazione geologica dei profili sismici S7 e S6 del progetto NRP-20 ha permesso di meglio capire le complesse strutture nei pressi del pozzo esplorativo Brenno 1. Il sottosuolo è caratterizzato dalla presenza di due falde tettoniche sovrapposte formate da sequenze sedimentarie mesozoico-terziarie posizionate sul basamento metamorfico Varisico, la Falda Orobica Inferiore e la Falda Orobica Superiore. Le rocce Giurassiche compaiono nel sottosuolo in due livelli distinti all’interno delle due falde: il livello più superficiale affiora nella regione di Stabio (Svizzera) e s’immerge verso sud sotto il backthrust della Gonfolite Lombarda sino ad una profondità massima di 1000 metri (base della sequenza Giurassica); la base del livello più profondo, appartenente alla Falda Orobica Inferiore, giace ad una profondità di circa 2000 metri. Dolomia a Conchodon – La Dolomia Conchodon giace sull’unità superiore calcarea della Formazione Monte dei Fiori; il contatto è spesso di natura erosiva a causa dell’esposizione subaerea della formazione sottostante durante il Retico superiore. La formazione carbonatica presenta facies deposizionali che cambiano da tidale alla base sino a lagunare aperta a tetto. La Dolomia a Conchodon, che presenta modesti spessori dell’ordine d’alcune decine-centinaia di metri, è formata da dolomie calcaree di colore grigionocciola a tessitura grossolana e stratificazione indistinta. La piattaforma carbonatica si è sviluppata durante parte dell’Hettangiano come documentato in altre situazioni di alto strutturale nel Bacino Lombardo dove lo sprofondamento avvenne in una fase tardiva rispetto alle aree ad alta subsidenza. La formazione fu sottoposta ad una dolomitizzazione pervasiva che distrusse le strutture della roccia e che formò una porosità intercristallina secondaria da dissoluzione (vuggy e moldic porosity). L’alta variabilità del sistema poroso è una caratteristica tipica della Dolomia a Conchodon ed è causata dalla dolomitizzazione ad alta profondità dei carbonati, da intensi processi diagenetici e da varie fasi di ricristallizzazione e dissoluzione. Formazione di Saltrio – La Formazione di Saltrio, di color giallino, grigio e rosato, ha uno spessore contenuto nell’ordine massimo d’alcune decine di metri e da un ridotto areale d’affioramento, in sostanza limitato al settore settentrionale della Val Ceresio. La roccia è costituita da un’arenaria bioclastica calcarea altamente cementata (biocalcareniti) a grana omogenea fine (inferiore al millimetro), localmente con livelli più grossolani di brecciole millimetriche. La cementazione ha ridotto drasticamente la porosità originaria della roccia. La facies di deposizione riconduce ad un ambiente di basso fondale marino. Formazione Moltrasio (Gruppo Medolo) – La Formazione Moltrasio del Liassico medio (Hettangiano – Sinemuriano) rappresenta una successione carbonatica emipelagica a granulometria variabile, tendenzialmente più fine a tetto depositatasi sin tettonicamente rispetto ai fenomeni di “rift” che accompagnarono l’apertura della Tetide. Durante il Giurassico inferiore il Bacino Lombardo fu interessato da un’elevata subsidenza che portò allo sprofondamento di gran parte della piattaforma carbonatica triassica. Nelle aree a maggiore subsidenza si depositarono le spesse serie carbonatiche della Formazione di Moltrasio e del Gruppo Medolo. La parte occidentale e la parte orientale dell’area di studio si differenziano molto dal profilo litostratigrafico in particolar modo per quanto riguarda lo spessore della sequenza sedimentaria sin-rift tra il Norico e il Liassico medio. Nel caso dell’Alto di Arbostora, ad ovest, la Formazione Moltrasio ha uno spessore medio di 150 metri; la medesima RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 94 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE formazione raggiunge invece spessori tra 3000 e 4000 metri ad est all’interno del Bacino del Monte Generoso. All’interno dei bacini s’assistette ad un alto tasso di sedimentazione e ad una deposizione di tipo torbiditico. Queste rocce mostrano a letto termini calcarei emipelagici selciferi di colore biancogrigiastro, ben stratificati e ricchi in fossili tra cui ammoniti del genere Fuciniceras e Protogrammoceras, alghe e coralli. Sono pure presenti brecce derivate dalla disgregazione e dal collasso dei bordi instabili di “graben” strutturali. A tetto s’osservano depositi pelagici, con scarsi apporti terrigeni. Broccatello e Breccia Macchia Vecchia – Broccatello e Macchia Vecchia risalgono al Giurassico inferiore (Hettangiano sino alla parte inferiore del Sinemuriano superiore) e affiorano ad Arzo in territorio svizzero. In questa località si distinguono 7 eventi successivi di fratturazione che penetrano varie decine di metri all’interno della Dolomia Principale. Le fratture d’iniezione sono riempite dai sedimenti soprastanti e da frammenti di dolomia formando brecce tettono-sedimentarie chiamate Macchia Vecchia. Dal basso verso l’alto si osservano le seguenti unità: 1) calcare dolomitico Retico (serie di Tremona) depositatosi in ambiente peritidale sino a lagunare; 2) calcare massiccio vari colore e rossastro chiamato Broccatello bioherm; 3) il Broccatello a crinoidi color violetto, rossastro, rosato e beige con tessitura a wackestone e grainstone; 4) fosforiti all’interno del sistema di fessure con componenti angolari in una matrice rossastra a crinoidi, con piccoli clasti di noduli di fosforite associati a glauconite; 5) Calcare omogeneo di Besazio del CarixianoDomeriano inferiore caratterizzato da calcari micritici con cefalopodi, crinoidi e brachiopodi; 6) calcari rossi marnosi del tardo Pliensbachiano della Formazione di Morbio localmente ricchi in crinoidi e noduli carbonatici in transizione con la litologia del Rosso Ammonitico Lombardo. Il Broccatello è formato da depositi carbonatici disposti a collinetta (mound-shaped) con zone a calcari stromatactis rossi. Nella serie bioclastica del Broccatello il calcare stromatactis mostra un sistema di cavità diagenetiche, una tessitura a grana fine e un gruppo di spugne silicee in-situ. La situazione paleogeografica è correlata ad una zona marginale di un alto strutturale subacqueo (Alto di Lugano o Alto d’Arbostora) posizionato vicino alla zona di taglio della Linea di Lugano. Il blocco di muro si trovava in una posizione strutturale alta, mentre il blocco a tetto era assai più basso nel Bacino del Monte Generoso. Rosso Ammonitico Lombardo – A partire dal Toarciano medio-superiore (Giurassico inferiore) all’interno del Bacino Lombardo cessarono i processi tettonici estensionali. Una fase regressiva del livello del mare seguì il massimo trasgressivo raggiunto duramente il Toarciano inferiore. I tassi di sedimentazione si ridussero drasticamente da alcune centinaia di metri a soli 10 metri per milione d’anni. In zone di alto strutturale, in bacini poco profondi, si depositarono i calcari marnosi nodulari e le marne rossastro-verdognole ad alto contenuto fossilifero (ammoniti e bivalvi) della serie condensata Ammonitico Rosso (Concesio). Durante la deposizione vi furono eventi di non sedimentazione e di erosione del sedimento molle superficiale riesumato, che era colonizzato da organismi di infauna e epifauna. Il substrato compatto marino subì più volte un’esposizione completa e fu interessato dal moto oscillatorio delle onde e dalla sedimentazione di tempestiti. Selcifero Lombardo e radiolariti – Il calcare Selcifero Lombardo (Rosso ad Aptici) risalente al Giurassico medio-superiore (Dogger-Malm) è prevalentemente costituito da una componente carbonatica con quantità RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 95 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE variabili in silice e argilla. La matrice rocciosa selcifera è ricca in spicole di spugne. Il passaggio dall’Ammonitico Rosso al Calcare ad Aptici è regolare e generalmente caratterizzato dal graduale aumento della componente carbonatica a scapito di quella silicea. Si distinguono tre livelli: un livello inferiore caratterizzato da calcari bioclastici bianchi, in strati sottili, localmente laminati, con abbondante selce grigio-verdastra a letto; un termine intermedio con noduli di selce rossa; e un termine superiore torbiditico con base calcarenitica silicizzata. Spesso nella parte medio-bassa, in continuità con il Rosso Ammonitico, la formazione presenta una discreta porosità e una buona saturazione in idrocarburi. Questa roccia risulta quindi interessante dal profilo estrattivo in quanto spesso in grado di produrre. Le rocce Cretaciche Affioramenti e profondità della sequenza sedimentaria nell’area di studio – I principali affioramenti tardo Giurassici sino a tardo Cretacici affiorano lungo il lato nord-orientale e occidentale del Lago di Varese e nella parte centrosettentrionale dell’area presa in esame in località Saltrio, Clivio e Stabio. Le rocce della Formazione Maiolica e del Gruppo Scaglia all’interno della Falda Orobica Superiore sono coinvolte in strutture anticlinali e in faglie correlate al retroscorrimento della Gonfolite Lombarda. All’interno di questa falda, in località Gaggiolo, la loro giacitura passa da superficiale ad una profondità massima di 625 metri. Le medesime formazioni, evidenziate nel profilo sismico S7 del progetto di ricerca NRP-20, giacciono nella Falda Orobica Inferiore ad una profondità di 1400-1800 metri. Più a sud in corrispondenza del pozzo esplorativo Agip Lisanza 1 la Formazione Scaglia giace ad una profondità di 2040-2196 metri. Il tetto del Flysch Lombardo trivellato sino a fine pozzo nel caso della trivellazione Lisanza 1 giace ad una profondità di 2196 metri. La litostratigrafia indica uno spessore medio di 2000 metri nell’Unità di Morcote (Alto di Arbostora). Formazione Maiolica – Il passaggio dalle Radiolariti alla Formazione Maiolica (detta pure Biancone) è caratterizzato da anomalie sedimentarie, frane subacquee e brecce. La Formazione Maiolica risalente al Giurassico superiore – Cretacico inferiore è composta da calcari puri micritici e rappresenta la classica successione pelagica di margine Apulo dell’oceano della Tetide nelle Alpi Meridionali. La finezza del sedimento lascia presupporre ad un ambiente di deposizione tipico di un mare profondo. A letto vi sono sedimenti bioclastici con noduli di selce grigio-violacea ordinati in banchi di spessore variabile tra 10 e 150 centimetri. A circa 70 metri dal tetto vi sono tre orizzonti di scisti neri bituminosi contenenti ammoniti alternate a micriti bianche. Questo orizzonte risalente all’Hauteriviano superiore (Cretacico inferiore) si trova nella medesima posizione stratigrafica del Livello Faraoni del Bacino Umbro-Marchigiano e costituisce la separazione tra il membro inferiore biancastro della Formazione Maiolica e il membro grigiastro superiore contenente livelli millimetrici bituminosi. In letteratura si parla di "Maiolica di seamounts" caratterizzata da litofacies dolomitizzate micritiche di colore bianco e di "Maiolica di bacino" con intercalazioni detritiche a tratti grossolane. Marne di Bruntino – Le Marne di Bruntino del Cretacico inferiore (Aptiano) sono formate da argilloscisti scuri con grosse lenti conglomeratiche formate da RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 96 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE frammenti della Formazione Maiolica e delle rocce giurassiche. Queste rocce sono considerate essere prodotti arenacei di turbiditi distali. Alla fine del Cretacico l’area si trovava ai piedi di una scarpata continentale contraddistinta da frequenti frane e da sedimentazioni detritico-arenacee torbiditiche che testimoniano la presenza di terra emersa nelle vicinanze e danno origine ai calcari e alle marne del Sass della Luna. L’aumento verso l’alto delle facies detritico-continentali testimonia il progressivo passaggio a condizioni paleogeografiche di terra emersa a partire dal Cretacico superiore. Lo spessore di queste due unità s’aggira attorno ai 40-80 metri. Formazione Scaglia e Formazione Sass della Luna – Le rocce marnose tardo Cretaciche della Formazione Scaglia derivano da erosione e disgregazione meteorica di unità preesistenti. La frazione mineralogica degli alumosilicati della parte inferiore (Albiano-Cenomaniano) della Scaglia Lombarda è composta da smectite (60-70%), illite (20%) e piccoli quantitativi di clorite e caolinite. La Formazione Scaglia si suddivide in tre termini in base al colore del litotipo: la Scaglia variegata (nella parte basale), la Scaglia bianca e la Scaglia rossa (al tetto). Il passaggio tra i vari termini non è mai netto bensì graduale. La Scaglia variegata presenta sottili stratificazioni di calcari marnosi e marne calcaree di colore variabile da rosa-grigio a verde. Si distinguono, dal basso verso l'alto, tre intervalli: l’intervallo violaceo inferiore, l’intervallo grigio-ocra mediano e l’intervallo rossastro superiore. La Scaglia bianca è costituita da bianchi calcari micritici con selce nera. Al tetto della formazione è spesso presente un livello bituminoso correlabile ad un evento anossico oceanico, denominato livello Bonarelli, dello spessore variabile di 45-200 centimetri. L’evento anossico rappresenta un periodo di tempo pari a 700'000 anni con un periodo a bassi livelli d’ossigeno di 250'000 anni. Il livello Bonarelli, formato da peliti giallo-nerastre e siltiti ricche in radiolari, rappresenta un orizzonte guida a carattere regionale. La Scaglia Rossa presenta una successione di calcari più o meno marnosi, marne calcaree rossastre, noduli di selce rossa e sottili livelli pelitici pure rossastri. Questo litotipo si suddivide in due intervalli: il primo intervallo presenta un membro basale calcareo selcifero e un membro superiore senza selce separati da un intervallo marnoso, il secondo intervallo è costituito da spessi strati marnosi rossastri e calcari micritici selciferi rosati. Flysch Lombardo – Al termine del Cretacico inferiore la sedimentazione torbiditica del Flysch Lombardo testimonia l’inizio della fase tettonica compressiva Alpina che tra il Cretacico e il Paleocene e tra il Miocene e il Pliocene conobbe le fasi orogeniche principali di uplift. I depositi clastici torbiditici, che si depositarono all’interno del profondo Bacino Lombardo a sud, provenivano dalla progressiva erosione della catena Alpina durante la prima fase di uplift tettonico. Il Flysch del Varesotto, risalente al Cenomaniano superiore – Turoniano, è il membro sedimentazione alla base della Formazione del Flysch Lombardo. Il Flysch del Varesotto contiene frammenti sedimentari litici e alcuni minerali indicanti una provenienza Sudalpina. L’alto contenuto di smectite suggerisce pure in questo caso un luogo di deposizione distale con lunghe vie di trasporto e un contributo erosivo minimo del basamento cristallino appena esposto. Alla base del Flysch Lombardo vi sono le torbiditi Cenomaniane costituite da arenarie fini sottilmente stratificate e peliti, seguite verso l’alto da peliti nere o peliti rosse ricche in materia organica (evento anossico), Arenarie con livelletti conglomeratici di Sarnico (Coniaciano), RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 97 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Conglomerato con arenarie di Sirone (pure del Coniaciano) e dal Flysch di Bergamo (Campaniano) caratterizzato da arenarie alternate a peliti. Le rocce Terziarie Affioramenti e profondità della sequenza sedimentaria nell’area di studio – Le principali rocce terziarie affioranti nell’area di studio sono rappresentate dai sedimenti del Gruppo della Gonfolite Lombarda (Molassa delle Alpi Meridionali) e dalla Formazione di Chiasso. La Gonfolite affiora lungo l’intero lato meridionale dell’area a sud del retroscorrimento della Gonfolite e mostra un ripido contatto tettonico con le litologie affioranti più a nord. I Calcari a Nummuliti del Varesotto ritrovati nel pozzo Lisanza 1 giacciono su due livelli strutturali distinti di spessore compreso tra 175 e 276 metri. Questa litologia è confinata alla parte occidentale dell’area di studio. Le Marne di Gallare presentano uno spessore medio di 274 metri, mentre le rocce Terziarie più potenti sono costituite dai sedimenti del Gruppo della Gonfolite Lombarda, che presentano spessori medi di 832 m. Marne di Gallare – La Formazione delle Marne di Gallare, risalente all’Eocene medio-superiore, riunisce i seguenti termini argillosi elencati dai più profondi a quelli superficiali: Formazione Scaglia Cinerea, Formazione Bisciaro e Schlier. La Formazione Scaglia Cinerea è caratterizzata da marne, marne argillose e marne calcaree fittamente stratificate. Il contatto con la sottostante Formazione Scaglia è di tipo stratigrafico; sono possibili pure contatti erosivi. Questa litologia è costantemente presente su tutto il bacino di sedimentazione ed è coinvolta nei sovrascorrimenti. Lo spessore è assai variabile e dipende dalla subsidenza e dall’apporto sedimentario. La Formazione Bisciaro presenta uno spessore compreso tra 15 e 150 metri. Questa Formazione fa parte del gruppo litologico delle Marne di Gallare e giace in una posizione stratigrafica superiore rispetto ai sedimenti della Scaglia Cinerea; il passaggio tra questi due litotipi è graduale. L’unità si suddivide in tre membri sedimentari. Il membro inferiore è caratterizzato da un’alternanza di calcari siliceo-marnosi selciferi con torbiditi gradate a laminazione parallela, da marne laminate grigiastre e da livelli vulcanoclastici che a volte superano il metro di spessore. Il membro intermedio mostra spessori variabili che non superano i 50 metri ed è caratterizzato da una successione di marne laminate grigio-verdastre intercalate a rari livelli calcarei. Il membro superiore marnoso si differenzia da quello intermedio per l’assenza di livelli selciferi e la presenza di sottili stratificazioni con pomice. Nell’intera formazione si osservano pure facies vulcanoclastiche contraddistinte prevalentemente da depositi tufitico-cineritici e livelli bentonitici. Questa formazione localmente è interessante quale reservoir di idrocarburi. La Formazione dello Schlier rappresenta il termine superiore del gruppo delle Marne di Gallare. Lo Schlier è formato da marne scistose siltosoargillose con lenti siltose ocracee e raramente marne calcaree e calcari marnosi. Si distinguono un litotipo inferiore calcareo-marnoso biancastro e un litotipo superiore marnoso di colore grigio. Lo Schlier risulta localmente interessante quale possibile reservoir di idrocarburi. Formazione di Ternate (Calcari a Nummuliti del Varesotto) – La Formazione di Ternate appartenente, all’Eocene superiore (Briaboniano), costituisce il primo RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 98 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE dei sue livelli clastici grossolani del periodo precedente la sedimentazione del Gruppo della Gonfolite Lombarda. Gli unici affioramenti di questa unità sono quelli delle cave di Travedona e Ternate. La base e il tetto della formazione non sono affioranti ma sono stati trivellati dal pozzo Lisanza 1, dove risultano tettonizzati e dove mostrano uno spessore corretto di 260 metri. I rari affioramenti rendono impossibile una stima dell’estensione originaria di questa unità, che però è presente ad ovest sino alla Collina della Prella nel Mendrisiotto in territorio Svizzero. Formazione di Chiasso – La Formazione di Chiasso, dell’Oligocene inferiore – superiore (Rupeliano – Chattiano inferiore), nella porzione orientale dell’area nei pressi del Monte Olimpino presenta un contatto tettonico con le rocce Mesozoiche sottostanti. I calcari e le marne Mesozoici risultano molto tettonizzati con fratture riempite da calcite fibrosa, mentre la Formazione di Chiasso è deformata unicamente per pochi metri e le fratture risultano prive da calcite. Verso l’alto il contatto con il Gruppo della Gonfolite Lombarda è pure di tipo tettonico. Lo hiatus sedimentario legato a questa discontinuità tettonica a carattere regionale varia da un minimo di 2 milioni d’anni nella regione di Varese ad un valore di 5 milioni d’anni nei pressi di Como. Per questo motivo la Formazione di Chiasso va considerata come una sequenza de posizionale distinta rispetto alla Gonfolite. Dal profilo litologico la formazione è caratterizzata da siltiti e peliti grigie a giacitura sottile intercalate ad arenarie turbiditiche finemente laminate. Gonfolite Lombarda – Le formazioni clastiche Oligo-Mioceniche dei contrafforti Lombardi si suddividono nella Formazione di Chiasso alla base, e nel Gruppo della Gonfolite Lombarda, che risultano separati da una discontinuità regionale di origine marina. Le formazioni clastiche costituiscono il riempimento dell’avanfossa sedimentaria formatasi lungo il lato meridionale della catena Alpina. Questa serie affiora lungo una zona con trend E-O lunga approssimativamente 200 km e larga 4 km con immersione verso sud sotto i sedimenti Quaternari della Pianura Padana tra il Lago Maggiore (ad ovest) e il Lago di Como (a est). La parte Oligo-Miocenica è composta da depositi grossolani d’ambiente marino profondo alternati a marne emipelagiche. Dati ottenuti dallo studio dei foraminiferi dimostrano un ambiente de posizionale profondo da 500-700 metri sino a 1000-1300 metri. La parte inferiore del Gruppo della Gonfolite Lombarda, la Formazione di Como, è caratterizzata da conglomerati da medi a grossolani a supporto clastico che passano verso l’alto a conglomerati a supporto di matrice e arenarie massicce poco laminate (Arenarie della Val Grande). La formazione rappresenta un complesso turbiditico di mare profondo e grana grossa che riempì a scala regionale una superficie più o meno erosa incisa nella sottostante Formazione di Chiasso. Per questo motivo lo spessore di questa unità è assai variabile con valori compresi tra 800 e 1500 metri. I principali affioramenti di questa formazione basale sono localizzati nei dintorni di Chiasso e nel Varesotto occidentale. Sopra la Formazione di Como giacciono le peliti, le marne e le alternanze arenaceopelitiche di Prestino, che affiorano tra l’altro nei dintorni di San Fermo della Battaglia. Verso l’alto vi sono poi le peliti alternare a strati arenacei di Belforte, seguite dalle arenarie grossolane della Val Grande, dalle peliti siltoso-arenacee alternate a peliti del Rio dei Gioghi, dai conglomerati medio-grossolani di Lucino e infine dalle peliti siltoso-arenacee di Lurate Caccivio. Il backthrust della Gonfolite Lombarda è localizzato ad ovest della città di Como alla base RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 99 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE di un ripido fronte di catena lungo 20 km rivolto verso nord. Questa struttura è l’espressione superficiale di un retroscorrimento regionale vergente verso nord, datato Tortoniano. Il fronte montagnoso sul blocco di tetto del backthrust della Gonfolite mostra evidenze di uplift post Miocenico sino a Pleistocenico. 4.3.6 Rischio sismico L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e per l’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, determinando un impatto sociale ed economico rilevante. La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. Fig. 21 La parte settentrionale del territorio lombardo è stata nel passato sede di un’attività sismica assai modesta, sia per l’intensità dei terremoti, che per la loro frequenza. A partire dall’anno 1000 ad oggi, non si annoverano eventi distruttivi con zona epicentrale nella parte settentrionale della Lombardia [12]. Il parametro con cui viene definita la pericolosità sismica di un’area è espresso in termini di accelerazione massima del suolo, il cui valore previsto viene indicato normalizzato rispetto all’accelerazione di gravita (g). Dal punto di vista sismico l’area in esame è inserita in un’area classificata a rischio sismico medio/medio-alto, con valori compresi tra 0.175 e 0.200 g. In figure qui di seguito è riportata la pericolosità sismica del territorio italiano, elaborata nel 2004 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e aggiornata poi nel 2006 e nel 2010; i confini dell’area di studio sono indicati in rosso. Tale carta e stata realizzata integrando i dati provenienti dallo studio delle sorgenti sismogenetiche, dai cataloghi sismici e dagli studi relativi alle previsioni del moto del suolo. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 100 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE La carta della pericolosità sismica costituisce di fatto la base sulla quale e stata realizzata la nuova classificazione sismica dei comuni italiani, che attualmente sono suddivisi in quattro categorie sismiche, definite come segue: o Zona 1 – è la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti (> 0.25 g). Comprende 725 comuni o Zona 2 – in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti (0.15 0.25 g). Comprende 2344 comuni o Zona 3 – i comuni interessati in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti (0.05 – 0.15 g). Comprende 1544 comuni o Zona 4 – è la zona meno pericolosa. La possibilità di danni sismici è bassa (< 0.05 g). Comprende 3488 comuni La Tab. 4 mostra la categoria sismica nella quale sono stati inseriti i comuni appartenenti all’area di studio in seguito alla classificazione del 2010 (tale classificazione viene attualmente aggiornata in base all’Ordinanza 3519 del PCM del 28/04/2006 – Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone). La suddivisione dei comuni nelle diverse categorie sismiche è stata effettuata in base ai dati di accelerazione orizzontale media del suolo prevista per ciascun comune. Tab. 4 Categoria sismica dei comuni all’interno dell’area d’indagine Comune (denominazione) Albiolo (CO) Appiano Gentile (CO) Arcisate (VA) Azzate (VA) Barasso (VA) Bardello (VA) Beregazzo con Figliaro (CO) Biandronno (VA) Binago (CO) Bisuschio (VA) Bizzarone (CO) Bodio Lomnago (VA) Brunello (VA) Buguggiate (VA) Bulgarograsso (CO) Cagno (CO) Cantello (VA) Caronno Varesino (VA) Casale Litta (VA) Casciago (VA) Casnate con Bernate (CO) Cassina Rizzardi (CO) Castelnuovo Bozzente (CO) Castiglione Olona (VA) Castronno (VA) Cavallasca (CO) Codice Istat 3013005 3013010 3012004 3012006 3012008 3012009 3013022 Zona sismica 2010 4 4 4 4 4 4 4 Comune (denominazione) Daverio (VA) Drezzo (CO) Faloppio (CO) Fino Mornasco (CO) Galliate Lombardo (VA) Gavirate (VA) Gazzada Schianno (VA) Codice Istat 3012064 3013093 3013099 3013102 3012071 3012072 3012073 Zona sismica 2010 4 4 4 4 4 4 4 3012014 3013023 3012015 3013024 3012016 3012023 3012025 3013034 3013038 3012030 3012035 3012036 3012038 3013053 3013055 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 3013109 3013110 3012082 3012083 3012091 3013135 3013138 3012093 3012096 3013144 3013154 3012105 3012106 3013165 3013169 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 Gironico (CO) Grandate (CO) Inarzo (VA) Induno Olona (VA) Lozza (VA) Luisago (CO) Lurate Caccivio (CO) Luvinate (VA) Malnate (VA) Maslianico (CO) Montano Lucino (CO) Morazzone (VA) Mornago (VA) Olgiate Comasco (CO) Oltrona di San Mamette (CO) Parè (CO) 3013059 3013175 4 3012046 3012047 3013061 4 4 4 Rodero (CO) Ronago (CO) Saltrio (CO) 3013197 3013199 3012117 4 4 4 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 101 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Comune (denominazione) Cazzago Brabbia (VA) Codice Istat 3012049 Zona sismica 2010 4 Cernobbio (CO) Clivio (VA) Cocquio-Trevisago (VA) Comerio (VA) Como (CO) Crosio della Valle (VA) 3013065 3012052 3012053 3012055 3013075 3012057 4 4 4 4 4 4 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Comune (denominazione) San Fermo della Battaglia (CO) Solbiate (CO) Sumirago (VA) Ternate (VA) Uggiate-Trevano (CO) Valmorea (CO) Varano Borghi (VA) Codice Istat 3013206 Zona sismica 2010 4 3013215 3012124 3012126 3013228 3013232 3012132 4 4 4 4 4 4 Tutti i comuni compresi nell’area di studio sono classificati come Zona 4, quindi nella zona sismica meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di danni sismici sono basse. Considerando che il rischio sismico di un’area è espresso dall’equazione: Rischio = Pericolosità × Vulnerabilità strutturale × Valore esposto Appare chiaro che l’unico fattore sul quale è possibile intervenire nella realizzazione di un’opera all’interno dell’area di permesso sia la riduzione al minimo della vulnerabilità dell’opera stessa tramite interventi mirati. Microterremoti indotti L'estrazione e la reiniezione di fluidi può influenzare la sismicità naturale. Il campo di stress nella crosta dipende fortemente dal regime tettonico. Gli stress sono sempre compressivi e hanno sulle componenti orizzontali valori rispettivamente sino a 2 volte il carico verticale in zone asismiche e sino a 4 volte il carico verticale in zone sismiche. Considerando che la fagliazione avviene solo per carichi di taglio, l'introduzione o la rimozione di fluidi crostali in generale può provocare microterremoti in tutte le zone in cui esiste fagliazione attiva. Variazioni di stress dell'ordine di 1 MPa sembrano sufficienti per indurre sismicità in zone tettoniche attive, mentre variazioni di stress di 0.1 MPa sono sufficienti al sostentamento o all'aumento dell'attività sismica, una volta che questa è stata innescata. Di norma i microterremoti osservati sono quasi tutti di bassa intensità (<2 della scala Richter) ed estremamente localizzati. Esistono inoltre modelli e studi che permetto di valutare nel dettaglio il rischio di microterremoti sulla base di parametri fisici ottenuti dall’esplorazione. Inoltre in fase di perforazione di un pozzo esplorativo la quantità di fluidi estratti è trascurabile ed una ben più attenta valutazione è necessaria in una eventuale fase successiva di sfruttamento. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 102 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 22 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Classificazione della pericolosità sismica nella Regione Lombardia. L’area Cartabbia è in indicata in rosso [13]. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 103 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 23 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Mappa della pericolosità sismica del territorio nazionale. L’area Cartabbia è in indicata in rosso. L’area si situa in un contesto di pericolosità molto bassa [13]. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 104 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.3.7 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Subsidenza Per subsidenza si intende un lento processo di abbassamento del suolo che arriva a interessare territori di estensione variabile. Questo fenomeno di sprofondamento, della misura di qualche millimetro all’anno, è legato normalmente a cause naturali, quali i processi tettonici, il raffreddamento di magmi all’interno della crosta terrestre, il costipamento di sedimenti in superficie, le oscillazioni del livello di falda ecc. Tuttavia anche in questo fenomeno la mano dell’uomo può far sentire i suoi effetti, influenzando la velocità del movimento di abbassamento o addirittura innescando il fenomeno in alcune aree più vulnerabili e predisposte. In tal caso la subsidenza indotta dall’uomo si esplica in tempi più brevi e con effetti che possono compromettere opere ed attività umane. Le cause più diffuse riguardano lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, le bonifiche idrauliche e, nel passato, lo sfruttamento intensivo di giacimenti di idrocarburi. I provvedimenti da attuare in via preventiva consistono, soprattutto, in una corretta gestione delle risorse idriche ed in una rigorosa pianificazione delle attività estrattive. Fig. 24 Comuni interessati da subsidenza (2006) [14] Nella Tab. 5 sottostante, sono riportati il numero di Comuni per Regione interessati da fenomeni di subsidenza. La figura in alto mostra chiaramente che nessun comune dell’area di studio è soggetto a subsidenza naturale. Tab. 5 Numero di comuni per Regione interessati da subsidenza [14] Regione Abruzzo Totale comuni 305 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE Comuni interessati da subsidenza 1 PAG 105 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d'Aosta Veneto 4.4 131 409 551 341 219 378 235 1546 246 136 1206 258 377 390 287 339 92 74 581 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 0 39 9 180 5 15 9 177 0 0 17 6 2 5 35 3 0 0 244 GEOLOGIA DEGLI IDROCARBURI La provincia del Bacino Po è dominata dal sistema petrolifero Porto Garibaldi che comprende gas biogenico principalmente localizzato all’interno delle sequenze Plioceniche e subordinatamente Pleistoceniche. I reservoirs siliciclastici di questo sistema contengono riserve ricoverabili pari a 16 TCF (”trillion cubic feet") (2.66 BBOE, “billions of barrel of oil equivalent”). Due sistemi petroliferi denominati Meride / Riva di Solto e Marnoso Arenacea contribuiscono ad ulteriori riserve di olio, gas e condensati termogenici equivalenti a 1 BBOE. Il sistema petrolifero Meride / Riva di Solto interessa principalmente la parte occidentale della Pianura Padana e delle Alpi Meridionali. Il periodo principale di espulsione degli idrocarburi si verificò nel corso del Paleogene e poi nel Neogene durante l’orogenesi Alpina e Appenninica. L’area di studio è interessata da quest’ultimo sistema petrolifero che produce gas termogenici generati da ottime source rocks mesozoiche e accumulati in reservoirs d’età coeva. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 106 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.4.1 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il sistema petrolifero Meride / Riva di Solto Fig. 25 Figura 4.17 – Sistema petrolifero Meride / Riva di Solto (USGS no. 406002) all’interno della provincia del Bacino del Po e nella parte occidentale delle Alpi Meridionali. In rosso sono disegnati i pozzi produttivi a gas, mentre in verde quelli a olio. Proiezione Robinson, central meridian: 0 [15] Caratterizzazione degli idrocarburi e manifestazione Gli idrocarburi sono di tipo termogenico, provengono da source rocks Triassiche e onshore sono stati ritrovati unicamente in concomitanza di facies sedimentarie del Triassico medio-superiore ricche in sostanze organiche, depositatesi all’interno di bacini marini in condizioni anossiche. Gli accumuli di questi idrocarburi sono solitamente localizzati all’interno di reservoirs mesozoici e subordinatamente pliocenici (Cernuso). Le principali source rocks sono i Calcari di Meride del Triassico medio (Ladinico) e gli scisti Riva di Solto del Triassico superiore (Retico) ai quali sono rispettivamente correlati la Formazione di Besano (chiamata pure Zona Limiti Bituminosa), i Calcari di Meride e i Calcari di Zu. L’estensione areale della roccia madre è modesta, mentre i principali accumuli si verificano nel caso di alti strutturali mesozoici e mostrano una migrazione laterale (updip), verticale oppure lungo faglie neogeniche. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 107 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Fig. 26 Sistema petrolifero Meride / Riva di Solto (USGS no. 406002) con olio, gas e condensati termogenici del Triassico (TOC Meride-Besano: 0.64-12%; tipo di idrocarburi MerideBesano: 36-43° API; TOC Riva di Solto-Zu: 2-3%; tipo di idrocarburi Riva di Solto-Zu: 5255° API) [22] Fig. 27 Caratteristiche dei sistemi petroliferi padani Besano-Meride e Riva di Solto-Zu; età delle source rocks, reservoirs e seals, periodo della messa in trappola, della generazione, espulsione e migrazione [17] Caratterizzazione delle source rocks, manifestazione e maturazione Le source rocks carbonatiche e scistose triassiche presentano vari gradi di maturità, da immature a sovra-mature con alterazioni termiche. Queste rocce affiorano nella parte occidentale della Provincia del Bacino del Po, nella parte occidentale delle Alpi Meridionali, tra il lago di Lugano ad ovest e il lago di Garda ad est. Il luogo di deposizione era caratterizzato da una serie bacini parzialmente anossici con trend nord-sud, profondi varie centinaia di metri, alternati a piattaforme carbonatiche. Questa variabilità paleogeografia si ripercuote in un variabile spessore e tipo di espulsione della roccia madre. Lo spessore può variare di un ordine di grandezza in soli 10 km di distanza. L’innalzamento del livello del mare mesozoico favorì nel corso del Retico la sedimentazione di source rocks molto spesse (con spessori maggiori a 2 km), RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 108 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ricche in sostanze organiche. Le source rocks più spesse compaiono ad ovest del lago d’Iseo. I campi produttivi nei pressi di Milano sono chimicamente correlabili a rocce madre di bacino euxinico. Studi scientifici dimostrano un buon potenziale delle source rocks triassiche pure nella parte orientale della provincia Padana. Fig. 28 Contenuto totale d carbonio organico (TOC) delle rocce del Triassico medio (183 campioni analizzati) e superiore (255 campioni) nelle Alpi Meridionali [18] Le source rocks di Riva di Solto sono caratterizzate da un abbondante contenuto in diasterane, da cherogene marino e continentale di tipo II e III e da un rapporto pristane/phytane pari a 1. Il cherogene di derivazione continentale è probabilmente soprarappresentato in affioramento a causa dell’alta maturità termica delle facies di bacino profondo. Il TOC varia da 0.5 a 5 wt% con massimi riscontrati nella Formazione di Besano pari al 35%. Le due source rocks si distinguono tra loro per il contenuto degli isotopi del carbonio e per differenti biomarkers. Il Calcare di Meride presenta un TOC medio di 0.8 wt% con un contenuto di zolfo del 4.5%; gli scisti di Riva di Solto presentano un TOC medio di 1.3 wt% con un contenuto di zolfo pari a 3.1 wt%. Analisi geochimiche mostrano una diretta correlazione tra le source rocks delle argille del Retico appartenenti alla Formazione Riva di Solto e i gas e condensati del campo estrattivo Malossa. La generazione e l’espulsione degli idrocarburi avvenne a profondità di oltre 7000 metri durante i processi deformativi oligocenico-miocenici. L’assenza di questa source rock nell’area Malossa lascia presupporre ad una migrazione di tipo updip da NE. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 109 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 29 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Profilo del contenuto totale di carbonio organico (TOC) in un profilo della Formazione di Besano in località cave di Besano [18] Le source rock Triassiche delle Alpi Meridionali producono principalmente olio e mostrano un potenziale massimo di generazione di idrocarburi pari a 399 mg HC/g di roccia con valori medi attorno a 53 mg HC/g di roccia per le source rocks del Triassico medio e 0.8 per il Triassico superiore. I campioni con un basso indice di idrogeno e potenziale di generazione di idrocarburi sono caratterizzati da un livello avanzato di maturazione termica. Bernasconi e Riva (1993) suggeriscono che la variazione laterale del contenuto organico nella Formazione di Besano sia assai bassa nelle Alpi Meridionali. Comunque un’analisi dettagliata del contenuto di TOC lungo un profilo della formazione mostra significative variazioni con valori che passano da meno di 1 wt% (% del peso) sino a valori superiori a 35 wt%. Una valutazione del potenziale delle source rock Triassiche nelle Alpi Meridionali è oltremodo complicata dalle variazione del livello di maturità termica. Nell’Italia settentrionale i valori della vitrinite (vitrinite reflectance, Ro) variano da 0.39 (immature) nelle rocce Triassiche affioranti a Besano sino 3.33 (sopramature) nella località Gaiano. Il TOC totale della roccia a questi elevati gradi di maturità è stato ridotto del 60% rispetto al contenuto originario. Riduzioni di TOC di oltre il 90% sono pure state riscontrate. Fig. 30 Grafici dell’indice dell’idrogeno (mg HC/g TOC) verso l’indice dell’ossigeno (mg COt/g TOC) di campioni di source rock del Triassico medio e superiore delle Alpi Meridionali con un contenuto minimo di TOC di 1.0 wt% (% del peso) [18] RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 110 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 31 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Potenziale di generazione totale di idrocarburi (mg HC/g di roccia) delle source rock del Triassico medio (70 campioni analizzati) e superiore (48 campioni analizzati) nelle Alpi Meridionali [18] Caratterizzazione delle trappole I blocchi estensionali mesozoici all’interno della Provincia del Bacino del Po e delle Alpi Meridionali servirono quali trappole per oli triassici generatisi durante il Mesozoico. La riattivazione tardo terziaria delle faglie mesozoiche, durante l’orogenesi Alpina e Appenninica, compromise localmente l’integrità delle trappole esistenti. I movimenti convergenti terziari cessarono nelle Alpi occidentali prima del Pliocene, continuarono invece nelle Alpi orientali e negli Appennini settentrionali durante il Quaternario. Molti campi estrattivi mesozoici (Meride / Riva di Solto) si collocano in alti paleogeografici carbonatici fagliati d’età mesozoica. Questi alti strutturali furono in seguito modificati in strutture anticlinali fagliate col coinvolgimento del basamento. Le anticlinali presentano una vergenza verso sud nei pressi del dominio sud-alpino emerso nord lungo gli Appennini settentrionali. L’orogenesi Alpina costituì nell’area di studio l’evento critico per la formazione di trappole, per l’espulsione e la migrazione degli idrocarburi. Caratterizzazione dei reservoirs I reservoir mesozoici della Provincia del Bacino del Po sono costituiti da carbonati di piattaforma con trend nord-sud. Molte riserve mesozoiche si collocano in rocce triassiche, che nella parte orientale della provincia risultano poco esplorate. Oli, gas e condensati sono associati al substrato precedente i processi deformativi, coinvolto nella catena Alpina a falde sovrapposte. Il campo estrattivo Villafortuna-Trecate presenta una trappola strutturale alpina che coinvolge gli strati sedimentari mesozoici. Gli alti strutturali dei carbonati mesozoici sono circondati infatti da faglie alpine subverticali con falde vergenti verso nord e trend SSO. L’intero sistema petrolifero si sviluppò all’interno della sequenza sedimentaria Mesozoica costituita da due reservoirs. Il reservoir inferiore risalente all’Anisico è rappresentato dalle dolomie di facies da peritidale a subtidale del Monte San Giorgio. Il seal superiore è garantito dai calcari scistosi e tufacei della Formazione di Besano che li ricoprono. Il sistema RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 111 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE poroso presenta microscopiche cavità o fessure e porosità intracristallina. I valori di porosità e permeabilità sono localmente alti grazie alla presenza di una rete di fratture secondarie, parzialmente interessate da fenomeni di dissoluzione. Il reservoir superiore consiste in tre unità carbonatiche (Dolomia Principale, Calcare Campo dei Fiori e Dolomia Conchodon). Il seal è garantito in questo caso dai calcari scistosi del Gruppo Medolo. La Dolomia Principale e il Calcare Campo dei Fiori presentano basse porosità e permeabilità e solo localmente si osservano processi di fratturazione secondaria. La Dolomia Conchodon è invece caratterizzata da un’alta variabilità del sistema poroso a causa di intensi processi diagenetici. Questa formazione è la più produttiva del reservoir superiore. Gli idrocarburi sono generati da source rocks del Triassico medio tra cui gli Scisti di Besano (Zona Limite Bituminosa) e i Calcari di Meride. Il cherogene di tipo II risulta molto maturo. La Formazione di Besano presenta valori di TOC che possono raggiungere il 25-30% con valori medi di 4%. I Calcari di Meride presentano spessori significativi (sino a 600 metri) e valori TOC medi del 0.8%. Il “source potential index” della roccia madre del Triassico medio (SPI, quantitativo di idrocarburi generato da una colonna di source rock di 1 m² di superficie) è pari a 3.3 sino a 4 t HC/m². Caratterizzazione dei seals I seals dei reservoir carbonatici mesozoici sono a contatto stratigrafico oppure strutturale con i carbonati superiori d’età Cretacica, costituiti da marne pelagiche e dai calcari argillosi delle formazioni Scaglia e Marne di Bruntino. I reservoirs siliciclastici presentano invece quali seal stratificazioni scistose oppure arenarie impermeabili di mare profondo, dello spessore massimo di alcune decine di metri. Il seal del reservoir Triassico del Ladinico è garantito dagli scisti argillosi e dai calcari marnosi della Formazione di Besano. dai calcari scistosi e tufacei della Formazione di Besano che li ricoprono. Le Marne di Pizzella (Triassico superiore) e i sedimenti della Formazione Moltrasio (Liassico inf.) garantiscono localmente un buon seal per i reservoirs del Triassico superiore (Trecate-Villafortuna). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 112 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.4.2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’area oggetto dello studio Alla fine del Permiano il rilievo delle Alpi Meridionali fu quasi completamente livellato e durante il Triassico inferiore e medio (Anisico medio) un bacino marino d’acqua bassa si fece largo da est. Si depositarono la Formazione Servino, Bellano (Zona Limite Bituminosa, ZLB) e la parte inferiore della Dolomia del Salvatore. Tra il Carnico e il Carnico inferiore i sedimenti del Ticino meridionale e dell’Italia settentrionale conobbero una forte subsidenza e lo sviluppo di un sistema complesso di piattaforme carbonatiche (Dolomia del Salvatore) e bacini marini poco profondi (Dolomia del Monte San Giorgio, Zona limite Bituminosa, Calcare di Meride, Formazione di Cunardo). L’acqua anossica dei fondali favorì la deposizione e la conservazione di dolomie e calcari bituminosi ricchi in sostanze organiche. Questi sedimenti mostrano eccellenti caratteristiche quali source rocks. Fig. 32 Carta geologica dell’area di studio (confini in rosso) con la posizione delle località considerate nello studio (ST = Stabio, SG = San Giorgio, GC = Monte Generoso centrale). Nelle 3 tonalità d grigio sono rappresentate approssimativamente le zone considerate immature (a nord), probabilmente mature (nella parte centrale a nord del retroscorrimento della Gonfolite Lombarda) e mature (a sud del fronte della Gonfolite). Le frecce indicano approssimativamente in che direzione aumenta il grado di maturità (perpendicolarmente al fronte della Gonfolite). Le coordinate sono quelle del sistema topografico svizzero. Modificato da [19] Durante il Carnico superiore si verificò l’estinzione della maggior parte delle piattaforme a causa di un repentino innalzamento dei fondali seguito da un aumento dell’apporto continentale detritico e siliciclastico. Si stabilirono condizioni di piana alluvionale con fasi evaporitiche (Strati di Raibl, Formazione San Giovanni Bianco). Dal Triassico superiore al Liassico medio processi di rifting RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 113 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE precedettero l’apertura dell’oceano della Tetide. Nel Norico un’ampia piattaforma carbonatica ricopriva l’intera area (Dolomia Principale). Faglie normali correlate a un regime distensivo interessano la piattaforma nel corso del Norico superiore. Si originarono così una serie di bacini morfologici larghi da 1 a 10 km dove si depositarono calcari e dolomie (Formazione Zorzino) in situazioni localmente anossiche. In corrispondenza dell’Alto d’Arbostora (a nord dell’area di studio) i sedimenti lungo il blocco di campo della faglia di Lugano, conobbero intensi processi di fratturazione e riempimento polifasico delle fratture(neptunic dykes nella Formazione Macchia Vecchia). La Linea di Lugano rappresenta una delle faglie macroscopiche che dividevano il Bacino Lombardo in una serie di bacini asimmetrici separati da alti submarini. Successivamente tra il Giurassico medio e il Cretacico inferiore i bacini conobbero una fase post-rift caratterizzata da subsidenza e dallo sprofondamento dei fondali a profondità batiali (Formazione di Morbio, Rosso Ammonitico Lombardo, Selcifero Lombardo). L’evento anossico Cretacico è evidenziato da intervalli bituminosi nel Cretacico inferiore (Formazione Maiolica). Infine i movimenti Alpini tra Aptiano e Cenomaniano sono documentati dai depositi della Formazione Scaglia Lombarda e da turbiditi siliciclastiche terrigene. Il sistema petrolifero nella regione di Stabio – Gaggiolo Rispetto all’Italia Settentrionale e in particolare alla Pianura Padana nella regione occidentale delle Alpi Meridionali prevalsero tra Oligocene e Pleistocene livelli di sedimentazione più bassi a causa della posizione marginale rispetto al bacino del Po. La zona di studio non è stata coinvolta nello sviluppo della catena Appenninica. Le potenziali source rocks sono rappresentate dagli scisti della Zona Limite Bituminosa (Formazione di Besano) e dai Calcari di Meride del Triassico medio e dalla Formazione Riva di Solto del Triassico superiore. Nella parte settentrionale dell’Alto d’Arbostora (località Monte San Giorgio) la ZLB è solo marginalmente matura e nella Falda Orobica Superiore non si sono formati idrocarburi. L’area era situata a nord rispetto al backthrust della Gonfolite Lombarda. Più a sud, nella regione di Stabio, sono stati osservati molti gas seeps con gas di tipo termogenico. Questi gas sono in relazione con una source rock sapropelitica con cherogene di tipo II proveniente dalla ZLB e dai Calcari di Meride che presentano una maturità termica Ro di 0.7-0.8 %. Valori più alti di maturità nella Formazione di Besano sono raggiunti con l’imbricazione nella Falda Orobica Superiore (Anticlinale di Stabio) e il backthrust della Gonfolite. Nella regione di Stabio i gas hanno origine alla base della Falda Orobica Superiore ad una profondità di circa 1500 m. Aspetti positivi del sistema petrolifero sono l’eccellente source rock, mentre poco è conosciuto riguardo le potenzialità dei seal verticali di chiusura. I seeps di gas indicano comunque che parte delle accumulazioni di gas hanno sopravvissuto le deformazioni Mioceniche. I risultati dello studio dimostrano che pure in una regione altamente tettonizzata come quella dell’area di studio possano esistere importanti accumuli di gas. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 114 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 33 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Sistema petrolifero nell’area di Stabio (in territorio Svizzero nei pressi del valico del Gaggiolo). Gli aspetti positivi sono le eccellenti source rocks, mentre assai poco è conosciuto riguardo l’efficacia dei seals e riguardo l’influenza della tettonica su migrazione e accumulo degli idrocarburi [20] Proprietà delle source rocks Le principali source rocks sono rappresentate dalle rocce della Zona Limite Bituminosa (ZLB) e dagli scisti di Riva di Solto. La ZLB è considerata la roccia col principale potenziale quale source rock dell’area di studio. Il potenziale totale di generazione di idrocarburi è stato stimato da Bernasconi (1991) a 330’000 t HC/km² pari a 2.4 milioni di barili d’olio per km². I sedimenti della ZLB del Monte San Giorgio sono solo marginalmente maturi. Verso sud la ZLB è ricoperta dai sedimenti Mesozoici, Terziari e Quaternari e continua sino nei dintorni di Milano (campo estrattivo di Gaggiano e Villafortuna-Trecate). Le caratteristiche geochimiche delle rocce della Formazione di Besano mostrano una grande affinità con gli oli di Gaggiano. I Calcari di Riva di Solto e di Zu sono stati depositati ad est della Linea di Lugano ricoprendo l’area del Bacino del Monte Generoso, la zona di Albenza e Sebino. Questi spessi sedimenti argillosi sono la source rock di importanti accumuli di idrocarburi nell’Italia Settentrionale. Gas seeps e gas assorbiti Poche centinaia di metri a nord dall’area in istanza, in territorio Elvetico, e più di preciso nei pressi del comune di Stabio e nell’area di Ponte Faloppia, sono stati riscontrati numerosi gas seeps in concomitanza con l’anticlinale di Stabio. Gas RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 115 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE disciolti sono osservati in superficie e risultano essersi generati dal Cretacico superiore fino ad oggi a partire da rocce-madri Triassiche. I gas analizzati nei seeps di Stabio hanno un alto contenuto in Azoto (fino a 82%) e un contenuto di metano dell’ordine del 20-23%. Dalle analisi, il gas in quest’area è di origine termogenica. In particolare a Stabio, il valore di δ13C CH4 compreso tra -48.5 e -51.7 ‰ PDB è indicatore di source rocks che producono condensati unitamente ad olio. Ciò dimostra come le source rocks triassiche, abbiano raggiunto nelle immediate vicinanze dell’area di studio una buona maturità termica. Maturità termica che, come dimostrato da Greber, Bernoulli, Schumacher e Wyss (1996), più ad est, a causa della complessa e localmente variabile deposizione del Mesozoico, non viene raggiunta ovunque. La presenza di seeps nelle immediate vicinanze dell’area in esame è un importante segnale della possibile presenza di accumuli di idrocarburi, in un area solo marginalmente studiata in passato. Fig. 34 Diagramma dei dati sugli isotopi dei gas seeps e dei gas disciolti (secondo Whiticar et al., 1986). Tutti i gas seeps sono d’origine batterica, eccetto i seeps di Stabio (spa) che dove predomina la componente temogenica. La variabilità è data da metano prodotto via fermentazione mischiato a metano prodotto via riduzione di CO2. I gas disciolti hanno subito un’alterazione batterica e mostrano una composizione degli isotopi simile ai gas d Stabio [19] RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 116 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.5 LAVORI ESEGUITI NELL’AREA 4.5.1 Rilievi sismici QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Nel corso delle passate campagne esplorative Agip ha rilevato diverse linee sismiche all’interno dell’area in esame. Tali linee non sono liberamente accessibili. In questa fase di istanza la compagnia ha quindi analizzato le linee disponibili, ovvero, in territorio italiano, la linea VA-301-77 e la linea VA-324-91 ed in territorio elvetico le linee sismiche realizzate negli anni ’90 in relazione al progetto NRP-20. Le linee S4, S5, S6, S7 e SUDALP 77 (sismica rifrattiva) sono state ampiamente analizzate e descritte nei capitoli precedenti. Fig. 35 Linee sismiche rilevate da AGIP nel corso delle passate campagne esplorative. Si noti in rosso l’area in esame. Agip Tecniche di elaborazione Negli ultimi anni, per quel che riguarda la prospezione sismica, sono stati fatti passi sorprendenti soprattutto da un punto di vista dell’elaborazione dei dati, sia per quel che riguarda lo sviluppo di algoritmi (software), sia a livello di velocità di calcolo, rendendo così possibili tecniche di elaborazione che solo pochi anni addietro non si sarebbero potuti applicare. Tra le nuove tecniche di elaborazione citiamo le tecniche Surface Wave Analysis (Rayleigh Wave Dispersion Curve Inversion), Common Reflection Surface (CRS) Stack, Pre-Stack Time Migration, WesternGeco Inverse Q-Filtering Technique, e la Pre-Stack Depth Migration (PSDM). Quest’ultima, in particolare, fornisce in output una RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 117 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE sezione coincidente con la reale sezione geologica ed ha permesso negli ultimi anni grandi scoperte di idrocarburi in tutto il mondo. Tra le maggiori problematiche della PSDM v’è l’enorme quantità di dati calcolata. Le tecniche elencante possono essere applicate anche a dati ottenuti da campagne passate. Sebbene il risultato sia inferiore a quanto ottenibile oggigiorno con i moderni equipaggiamenti, il riprocessamento di dati sismici passati può fornire nuovi elementi utili anche alla pianificazione e posizionamento di una nuova campagna sismica. Fig. 36 4.5.2 In arancio l’area di studio con la posizione dei pozzi e delle linee sismiche disponibili ed analizzate presenti nell’area Dati aeromagnetici L’area di studio Cartabbia ricade all’interno di una anomalia magnetica negativa (ca. -30/-40 nT) che contraddistingue tutta la regione del comasco e del varesotto. Al contrario, si noti più a nord dell’area di studio, nella regione di Ivrea-Verbano la forte anomalia magnetica data dal cosiddetto Ivrea-body area in cui l’unità del basamento cristallino, presenta i caratteri della crosta continentale inferiore. Oltre ad una forte anomalia magnetica (fino a +800 nT), l’Ivrea Body è inoltre responsabile di una forte anomalia gravimetrica nella medesima area. Le anomalie riportate nella carta in scala 1:1’500’000 indicano unicamente un andamento regionale e sono il risultato di approssimazioni dovute al calcolo delle curvature minime e alla rappresentazione grafica in scala 1'500’000 dei risultati ottenuti (vedi capitolo Processazione dei dati e metodologia di integrazione). La carta non permette quindi direttamente di evidenziare con precisione strutture più dettagliate nel sottosuolo dell’area di studio. I dati utilizzati per l’allestimento della carta delle anomalie aeromagnetiche d’Italia permettono comunque, dopo essere stati riprocessati, un’analisi in dettaglio dell’area presa in esame. Dati provenienti da ulteriori campagne RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 118 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE aeromagnetiche possono inoltre essere integrati nella banca dati in modo da ottenere risultati ad alta definizione. I dati sinora acquisiti nell’area di studio provengono dalle campagne magnetiche svolte da Agip tra il 1971 e il 1980, caratterizzate da una spaziatura tra le linee di 5-10 km e misure ogni 0.05-0.25 km (vedi capitolo Caratteristiche e organizzazione dei dati). È quindi ipotizzabile l’acquisizione di ulteriori dati aeromagnetici seguendo la metodologia più accurata adottata da ENI nelle micro-campagne del 2001-2002, caratterizzate da una spaziatura tra le linee di 2-5 km e misurazioni ogni 0.05 km. Fig. 37 4.5.3 Particolare comprendente l’area Cartabbia della carta 1:1'500’000 a colori dei rilievi delle anomalie aeromagnetiche. Si notino in rosso i confini dell’area di studio [21] Pozzi esplorativi Nell’area oggetto dell’istanza, nel corso delle passate campagne esplorative, sono stati perforati due pozzi esplorativi, entrambi con esito negativo: o Brenno 1 (Petrogeo, 1971, 861m, abbandonato): il pozzo Brenno 1 ha raggiunto 861 m di profondità raggiungendo di stratificazioni Giurassiche (Lias) o Morazzone 1 (Petrogeo, 1970, 1297m, abbandonato): il pozzo Morazzone 1 ha raggiunto i 1297 m di profondità all’interno di stratificazioni Oligoceniche Pozzi esplorativi con well logs disponibili nelle vicinanze dell’area oggetto dell’istanza, forniscono preziose informazioni sulla situazione geologica, litostratigrafica e sugli obiettivi delle precedenti campagne esplorative. In italico, riportiamo importanti annotazioni e descrizioni stratigrafiche tratte dai rapporti di perforazione (“well logs”) a nostra disposizione: RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 119 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE o Lisanza 1 (Agip, 1980, 3282m, abbandonato) [ca. 6 km ad ovest dall’area in esame] Risultati minerari: il pozzo è risultato minerariamente sterile. Il sondaggio era stato ubicato in corrispondenza di una anomalia gravimetrica positiva che si riteneva causata da un alto strutturale del basamento porfirico oppure da un alto strutturale dovuto ad intrusioni di rocce magmatiche ma, l’esito del sondaggio, ha escluso sia l’una che l’altra ipotesi. Infatti il pozzo ha evidenziato la presenza di una serie sedimentaria ispessita rispetto alle previsioni e con notevole presenza di conglomerati costituiti da grossi elementi di rocce eruttive, metamorfiche e sedimentarie, quest’ultime appartenenti alle formazioni Medolo, selcifero Lombardo, Dolomie Conchodon e Dolomia Principale. La presenza di grossi clasti di diversa natura e di diametro anche superiore ai 20 cm, fa ritenere che il pozzo abbia attraversato una zona di fossa con più “alti” nelle vicinanze che alimentavano la sedimentazione. L’esclusione di mineralizzazione ad idrocarburi è stata suggerita da diversi fattori fra i quali le considerazioni geologiche sopra citate, la mancanza di manifestazioni e la scarsa porosità delle formazioni (vedi carote e DST). Per quanto riguarda la colorazione acqua dolce e acqua salata, è stata fatta, più che da valutazioni dirette, da considerazioni geologiche e valori di resistività misurati nelle argille. Nome Brenno 1 Morazzone 1 Lisanza 1 Fig. 38 4.5.4 Operatore Petrogeo S.p.A. Petrogeo S.p.A. Agip S.p.A. Anno 1970 1970 1981 Profondità 861 m 1297 m 3282 m Pozzi esplorativi trivellati nell’area Maggiori scoperte L'attività esplorativa è iniziata nell'area e nelle sue immediate vicinanze, negli anni '70 con la perforazione dei sondaggi Morazzone 1 (Petrogeo) e Brenno 1 (Petrogeo) che hanno avuto entrambi esito negativo, pur non raggiungendo gli importanti obiettivi minerari all’interno del triassico medio e superiore. Più di recente l’area in esame è stata interessata dal permesso di ricerca RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 120 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE denominato “Malnate” della società Edison SpA, di cui siamo a conoscenza degli obiettivi della ricerca ma dei cui esiti esplorativi attualmente non possediamo informazioni. Campi estrattivi con affinità litologiche Anche se l'area non ha finora portato a successi minerari di particolare interesse, sulla base dell'analisi dei dati disponibili e considerando il fatto che le ottime source rocks siano le stesse presenti nell’alto strutturale di VillafortunaTrecate, che presenta reservoirs medio-tardo triassici al di sotto della coltre della Gonfolite Lombarda, visto che la maturità della roccia madre è già stata dimostrata da Greber, Bernoulli, Schumacher e Wyss (1996) e che le situazioni strutturali siano simili al campo di Villafortuna-Trecate, l’area possiede un buon potenziale minerario. Villafortuna-Trecate Il campo di Villafortuna-Trecate è uno dei più importanti in Italia e uno dei principali giacimenti ad olio onshore in Europa, nonché uno dei giacimenti di idrocarburi liquidi più profondi al mondo (6200m). Gli idrocarburi si trovano in rocce carbonatiche mesozoiche fratturate a causa di deformazioni alpine sepolte sotto la Pianura Padana. Gli idrocarburi si sono prodotti a partire dal Medio Triassico dalle Formazioni di Besano e dai Calcari di Meride. Dal campo di Villafortuna vengono prodotti oli leggeri (34-42°). Gaggiano Le source rocks, le strutture mineralizzate, la profondità degli obiettivi e le caratteristiche degli idrocarburi rinvenuti al campo di Gaggiano, sono del tutto simili a quanto riscontrato al vicino campo di Villafortuna-Trecate. Malossa La maggiore scoperta all’interno dell’area in esame è il Campo di Malossa. Scoperto nel 1973 ha prodotto gas metano puro al 79,08% con idrocarburi superiori e condensati a 53 API. La profondità di estrazione è variabile dai 5500 ai 6000 metri (pay medio di 300 m e massimo di 580 m) e la trappola è di tipo strutturale, in particolare una anticlinale fagliata a sua volta sovrascorsa verso sud-ovest e tettonizzata alla fine del Miocene. Il reservoir è delimitato a sudovest e sud-est da due principali faglie. I principali reservoir del campo Malossa sono correlabili alla Formazione Dolomia Principale (tetto a 5670 m), alla soprastante Formazione Zandobbio (tetto a 5520 m) ed alla Formazione Maiolica (tetto a 5150 m), risalenti rispettivamente al tardo Triassico, al Giurassico inferiore ed al Giurassico superiore – Cretacico inferiore. Nel medesimo campo, altre formazioni si sono comunque dimostrate sede di idrocarburi di interesse industriale, quali, la Formazione Selcifero Lombardo, la Formazione Rosso Ammonitico e la Formazione Medolo. La source rock del campo di Malossa sono le argilliti scistose e marnose della Formazione Riva di Solto del tardo Triassico (TOC medio 0.8%, TOC massimo 2.3%) e la generazione di idrocarburi è avvenuta a profondità anche superiori ai 7000 m durante l’Oligocene-Miocene. Una migrazione “lateral up-dip” ha poi permesso l’accumulo di idrocarburi nelle formazioni descritte sopra, in quanto la source RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 121 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE rock è assente al campo di Malossa. Il seal superiore è costituito dalla Formazione di Bruntino, costituita da rocce marnose, i seal laterali sono formati da faglie. A causa della fratturazione della copertura il gas è filtrato anche nelle successioni superiori. 4.6 OBIETTIVI DELL’ESPLORAZIONE L’area di studio, localizzata nella parte occidentale delle Alpi Meridionali, si situa nel punto d’incontro di due sistemi tettonici, le Falde Orobiche e il sistema profondo Ivrea. Le Falde Orobiche sono di tipo thin-skinned, nel senso che il loro basamento coinvolge unicamente pochi chilometri della crosta a tetto; il sistema Ivrea è invece eccezionalmente thick-skinned e contiene rocce di tutta la crosta incluse le rocce di transizione verso il mantello. Visto che non vi sono sedimenti a separare questi due basamenti Alpini risulta assai difficile determinare con precisione il contatto tettonico. Obiettivo della ricerca sono le rocce Triassiche che nella parte settentrionale dell’area di studio giacciono su due livelli tettonici distinti corrispondenti alla Falda Orobica Superiore e alla Falda Orobica Inferiore. L’analisi dei profili sismici del progetto di ricerca NRP20 (Swiss National Research Project 20) ha permesso di caratterizzare le principali strutture presenti nel sottosuolo. I depositi Triassici della falda superiore giacciono vicino al valico Svizzero del Gaggiolo ad una profondità stimata attorno a 1500 metri, mentre la base del livello Triassico più profondo, appartenente alla Falda Orobica Inferiore, giace in questa località ad una profondità di circa 3200 metri. Nella parte meridionale dell’area, in corrispondenza del pozzo Lisanza 1, le sequenze Triassiche sono assai più profonde. L’analisi dei dati di pozzo unitamente ai dati litostratigrafici regionali suggeriscono una giacitura del Triassico della Falda Orobica Inferiore ad una profondità superiore ai 5000 metri. Lungo un profilo N-S si verifica quindi una grande variabilità della profondità della sequenza Triassica. Il sistema petrolifero Meride / Riva di Solto presenta nell’area due ottime source rocks Triassiche con un elevato potenziale di generazione di idrocarburi pari a 3.3 sino a 4 t HC/m²: o gli scisti del Triassico medio della Formazione di Besano (Zona Limite Bituminosa), che presentano valori medi TOC di oltre il 4% e valori massimi superiori al 35%; o le rocce carbonatiche dei Calcari di Meride con uno spessore di oltre 650 m e un valore medio TOC del 0.8%. Il sistema petrolifero si situa all’interno della sequenza sedimentaria Mesozoica e comprende due reservoirs Triassico-Liassici: un reservoir inferiore, risalente all’Anisico (Triassico medio), rappresentato dalle dolomie di facies da peritidale a subtidale del Monte San Giorgio, chiuse a tetto dai calcari scistosi e tufacei della Formazione di Besano che funge da seal; e un reservoir superiore risalente al Triassico superiore – Liassico che comprende tre la Dolomia Principale, il RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 122 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Calcare Campo dei Fiori e la Dolomia Conchodon, chiuse a tetto dai calcari scistosi del Gruppo Medolo che fungono da seal. L’area di studio faceva parte nel periodo compreso tra Norico e Liassico dell’Alto strutturale d’Arbostora e presentava all’epoca un ridotto ricoprimento sedimentario. Per questo motivo le source rocks della Falda Orobica Superiore hanno mantenuto l’intero potenziale di generazione di idrocarburi sino alla messa in posto di oltre 2000 metri di Gonfolite Lombarda avvenuto lungo un retroscorrimento nel corso del Tortoniano (Miocene superiore). La generazione di idrocarburi all’interno della Falda Orobica Inferiore fu invece prestiva e correlata alla messa in posto della Falda Orobica Superiore. I gas seeps scoperti nelle vicinanze dell’area di studio in territorio svizzero dimostrano un origine termogenica del gas e un’affinità con la source rock sapropelitica con cherogene di tipo II della Zona Limite Bituminosa (Formazione di Besano) e dei Calcari di Meride. Le analisi geochimiche e i modelli di maturità di Greber et al. (1997) dimostrano una maturità Ro di 0.7-0.8 % delle source rock della Falda Orobica Superiore nella parte settentrionale dell’area. Regionalmente ci si attende inoltre un aumento del grado di maturità della roccia madre verso sud e verso SE da ricondurre a ricoprimenti sedimentari viepiù importanti nella medesima direzione. Le seguenti formazioni sedimentarie sono l’obiettivo principale della ricerca e risultano potenzialmente interessanti dal profilo minerario: o le dolomie di facies da peritidale a subtidale del Monte San Giorgio risalenti all’Anisico (Triassico medio); o le dolomie e i calcari dolomitici massicci della Dolomia Principale (Triassico superiore), i depositi marini lagunari e di basso fondale della formazione Calcare Campo dei Fiori (Triassico superiore) e le dolomie calcaree di colore grigio-nocciola a tessitura grossolana della Dolomia Conchodon (Triassico superiore – Liassico inferiore); o le unità sedimentarie a tetto della Falda Orobica Inferiore al disotto della discontinuità tettonica con la Falda Orobica Superiore. Nella parte meridionale dell’area l’obiettivo minerario Mesozoico risulta molto profondo ed esplorabile unicamente in situazioni favorevoli di alto strutturale. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 123 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.7 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE PROGRAMMA LAVORI Il programma lavori è stato concepito al fine di giungere, dopo attenta rielaborazione e acquisizione di nuovi dati geologici e geofisici, alla fase di trivellazione di un pozzo esplorativo e quindi accertare in modo celere ed accurato la presenza di reservoirs di idrocarburi commercialmente sfruttabili. In merito all’esecuzione del progetto di ricerca Mac Oil SpA intende dedicare particolare attenzione ai seguenti aspetti in modo da raggiungere gli obiettivi tecnici nei termini qualitativi e temporali prefissati: Settore Organizzazio ne Esecuzione Aspetti Chiave • Facilitare il contatto tra pianificatore ed esecutore • Esecuzione dei lavori secondo gli obiettivi prefissati • Qualità dell’esecuzione • • • • • Comunicazi one Termini • Adeguata comunicazione con le autorità e gli Enti interessati • Osservanza dei termini temporali prefissati • Descrizione Mac Oil SpA quale pianificatore Mac Oil SpA quale partner di contatto Conduzione e coordinazione dei lavori da parte del capo progetto rispettivamente dei capi pianificazione ed esecuzione Ricerca di partners esterni qualitativamente comprovati per l’esecuzione di lavori non direttamente svolti da Mac Oil SpA Assistenza e controllo dell’esecuzione da parte del pianificatore Mac Oil SpA quale partner di contatto • Riserve temporali nel piano lavori • Individuazione delle fasi critiche del progetto • Controllo regolare dell’avanzamento dei lavori Il programma lavori è suddiviso in quattro fasi principali che intendiamo affrontare nella tempistica specificata. L’ampiezza dei lavori scientifici nonché l’ammontare degli investimenti, in particolare per ciò che riguarda la terza fase (Campagna sismica) e la quarta fase (Trivellazione di pozzi esplorativi), dipendono dai risultati scientifici ottenuti nei primi 21 rispettivamente 36 mesi di ricerca e quindi dall’acquisizione e riprocessazione di dati geofisici esistenti, dalle ulteriori misurazione previste dal programma lavori, nonché dall’individuazione di potenziali prospects per idrocarburi. Il programma lavori Fig. 39 è concepito per raggiungere celermente, cioè entro 36 mesi dal conferimento del permesso di ricerca, la quarta fase di trivellazione di un pozzo esplorativo. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 124 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 39 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Schema programma lavori RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 125 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.8 RILIEVO SISMICO 4.8.1 Generalità QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Nell’ambito dell’intero ciclo petrolifero (Tab. 6), le attività di indagine del settore di istanza si pongono alla testa di tutto il processo che porta allo sfruttamento di un possibile giacimento. Sono caratterizzate da una grande incertezza rispetto ai risultati, a tempi relativamente lunghi di indagine ed a costi tutto sommato contenuti, anche se si parla in caso di trivellazione del pozzo di diversi milioni di euro. La valutazione del bacino in questo caso è sicuramente facilitata dalla presenza nell’immediato intorno di diverse concessioni di sfruttamento che indicano come potenzialmente l’area si presti ad ospitare giacimenti interessanti per la loro coltivazione. Con queste premesse è probabile che anche l’area di istanza presenti le condizioni di base affinché possano essere individuate degli idrocarburi, ossia: o La rocca madre o I percorsi di migrazione o Le trappole Per questo motivo l’istanza di ricerca è stata individuata basandosi su di una buona quantità di dati già esistenti che rendono meno improbabile che altrove l’individuazione di aree idonee, ciò che ha portato a proporre un’esecuzione delle indagini in tempi rapidi (18 mesi per l’inizio della trivellazione di un pozzo esplorativo). Tab. 6 Le attività del ciclo petrolifero: in rosso la fase relativa all’istanza di ricerca (Elaborazioni: Dionea SA) Valutazione di aree o bacini Definizione dei prospect e scoperta Descrizione e modellizzazione del giacimento Sviluppo Produzione o Studi regionali o Rilievi sismici e interpretazio ne o Pozzi di valutazione o Piano di sviluppo o Studi del giacimento o Perforazione e completame nto o Gestione e ottimizzazio ne della produzione o Modellizzazione geologica o Valutazione dell’offerta o Opportunità di acquisizione o cessione di diritti sull’area o Perforazione o Geologia del sottosuolo o Test di produzione o Modellizzazione del giacimento e definizione delle riserve o Studi di fattibilità RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE o Costruzione e installazione attrezzature specifiche o Gestione del giacimento Abbandono Chiusura dei pozzi Rimozione dell’impiant o Ripristino ambientale o Interventi ai pozzi PAG 126 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il peso degli approfondimenti in questa prima fase è quindi posto sulla rielaborazione con le tecnologie più moderne dei dati esistenti, al fine di individuare le aree di maggiore interesse o eventuali lacune, in cui eseguire degli approfondimenti sotto forma di indagini sismiche, che rappresenta la metodologia più usata e consolidata di indagine del sottosuolo. Le indagini sismiche si basano sui principi della teoria dell’elasticità, in base alla quale la deformazione di un mezzo omogeneo sottoposto ad uno sforzo sarà proporzionale con le sue caratteristiche fisiche e varierà in corrispondenza dei cambiamenti del mezzo stesso, emettendo degli echi o delle variazioni dell’onda iniziale (Fig. 40). Fig. 40 Raggi rifratti, riflessi, segnali multipli e rumori generati dalla sorgente (Elaborazioni: Dionea SA) Nella pratica, una fonte di energia posta sulla superficie terrestre emette una singola onda impulsiva di breve durata oppure un treno di onde sinusoidali più lungo ma di frequenza variabile. La roccia del manto esterno della crosta terrestre, essendo per lo più composta da rocce sedimentarie di spessore e composizione variabili generate in ambiente marino, riflette degli echi variabili a seconda dello spessore e delle caratteristiche della roccia stessa: ad ogni passaggio di strato si registrano dei nuovi echi. Questi echi vengono registrati ed analizzati in superficie, permettendo di ricostruire l’andamento degli strati e, nel limite del possibile, di interpretarne le caratteristiche (vedi Fig. 41). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 127 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 41 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Esempio di una sezione sismica (in tempi) e di una mappa delle isobare (in metri) dell’orizzonte A in corrispondenza del prospect X L’interpretazione delle misurazioni permette di convertire il segnale dal tempo alla profondità. Sulla base di una serie di linee sismiche 2D disposte a reticolo, o di un rilievo 3D è possibile ricostruire delle mappe della profondità degli strati di interesse per la scoperta degli idrocarburi (vedi Fig. 42). Fig. 42 Esempio di mappa in profondità di un orizzonte sismico RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 128 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.8.2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Tipologia della sorgente sismica Le sorgenti di onde elastiche generalmente utilizzate nelle indagini sismiche sono di tre tipi: o esplosivo o massa battente o vibroseis La scelta del tipo di sorgente dipende da vari fattori, fra cui il tipo di roccia da investigare, la profondità di indagine, le informazioni esistenti, la compatibilità ambientale e l’accessibilità delle aree di indagine. Esplosivo L’impiego di esplosivo per le indagini sismiche su terraferma è stata storicamente una delle prime tecniche utilizzate. L’esplosivo viene posto in camere di scoppio posizionate generalmente fino ad un massimo di 30 m di profondità. La quantità di esplosivo impiegato varia da pochi grammi per gli obiettivi superficiali fino ad alcune decine di kg per gli obiettivi profondi. La scelta della profondità dipende, oltre che dalla quantità di esplosivo, anche dalle condizioni di sicurezza, dall’attenuazione del rumore prodotto dallo scoppio e dall’inserimento ottimale nella roccia. Lo scoppio viene comandato con un telecomando che permette di controllare al meglio l’esplosione. L’esplosivo scelto deve rispondere a precise caratteristiche, in particolare deve conservare le sue caratteristiche anche in presenza di acqua, avere una rapida velocità di detonazione per garantire un‘onda di qualità per le analisi, deve avere un sufficiente peso specifico per poter restare sul fondo del pozzo in tutte le condizioni di pressione ed in presenza di acqua o fango e garantire la produzione di onde utili per l’indagine sismica. L’energia prodotta dallo scoppio viene utilizzata solo in minima parte per l’indagine vera e propria (circa il 10%), mentre la restante viene dissipata nella deformazione della camera di scoppio e nella generazione di ondine superficiali. Maggiore è la profondità di analisi richiesta, maggiore l’impiego di esplosivo e quindi maggiori gli impatti in superficie, motivo per cui nel caso in esame non si intende ricorrere a questo tipo di fonte in quanto la profondità esplorata risulta particolarmente rilevante (ca. 4000m). Massa battente La massa battente, indicata anche con il termine inglese di thumper o weight dropping, è una tecnica non esplosiva di indagine sismica, di cui esistono diverse varianti. In generale consiste in un corpo d’acciaio, generalmente compreso fra i 50 kg e le 3 tonnellate, che viene montato su di un apposito veicolo oppure un rimorchio e che viene lasciato cadere da un altezza prefissata (1 – 3 m) su di una piastra appoggiata sul suolo e con il compito di trasmettere l’impulso. La caduta viene ripetuta più volte a intervalli di tempo prefissati, oppure possono essere previste più apparecchiature in sequenza. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 129 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 43 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Immagini di masse battenti montate su veicoli o su rimorchio (Fonte: PIR.SA Progeo) Un’evoluzione particolare del sistema a massa battente è rappresentato dal sistema HYDRAPULSE: in questo caso la sorgente di energia è di tipo idraulico e non è rappresentato da una massa in caduta. Il vantaggio di questo sistema consiste nella maggiore rapidità nella ripetizione dell’impulso, permettendo quindi delle serie più ravvicinate. In generale questa metodologia non permette, a causa dell’intensità limitata degli impulsi prodotti, di penetrare a sufficiente profondità, e non si prevede pertanto di utilizzarla in questo ambito. Vibratori L’ultima sorgente qui trattata, che è pure quella che verrà applicata nel caso in esame, è rappresentata dai vibratori: si tratta di piastre montate su veicoli (Vibrotrucks Fig. 44) che vengono appoggiate al suolo e premute dal peso del veicolo. Esse producono oscillazioni meccaniche controllate. Fig. 44 Vibrotruck di media grandezza (Foto: Dionea SA) I vibratori (o vibroesis) sono da considerare sorgenti superficiali non impulsive e creano treni d’onda che possono durare da 7 a 30 secondi. Vengono utilizzati RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 130 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE in batterie in numero variabile, generalmente con un numero massimo di 6 – 8 unità (Fig. 45). I vibratori si muovono lungo percorsi rettilinei oppure adattati alle condizioni di accesso, seguendo prevalentemente tracciati stradali esistenti. Il sistema prevede la posa di una piastra a contatto con il terreno su cui viene sollevato il veicolo: la sua massa viene quindi utilizzata per mantenere in posizione la piastra mentre viene trasmesso il segnale nel terreno. A questo contribuisce anche la presenza di sospensioni. Il segnale immesso ha il vantaggio di essere programmato con precisione perché viene generato in forma digitale e che quindi ha caratteristiche conosciute ed adattate alla situazione ed ai risultati richiesti, ottenendo l’ampiezza e la frequenza desiderata. Il vibratore trasmette al terreno energia con frequenze sismiche, quindi viene influenzato in minore misura dal contesto geologico nel luogo di energizzazione. Inoltre, poiché viene prodotto durante un periodo prolungato, ha vicino alla sorgente un’ampiezza minore rispetto a sorgenti impulsive puntuali. Per l’accesso ai punti di energizzazione vengono utilizzate preferibilmente le strade esistenti. Le aree di intervento vengono adeguatamente segnalate ed il traffico può essere regolato di conseguenza (è necessario quindi prevedere una coordinazione con la polizia stradale e le forze dell’ordine locali). In caso di necessità si fa capo anche alla viabilità minore o a strade private: l’eccezione dovrebbe essere rappresentata dall’accesso diretto ad aree esterne a campi stradali o piazzali preesistenti. In questo caso si richiederà il permesso preventivo e l’autorizzazione del proprietario del fondo. Fig. 45 Batteria di vibratori in azione lungo una strada aperta al traffico (Foto: Dionea SA) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 131 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.8.3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Metodologia di rilievo delle onde Per il rilievo delle onde riflesse e rifratte dalle rocce vengono impiegati i geofoni, speciali sensori in grado di rilevare i segnali di ritorno, e che vengono posati in parallelo o in serie in catene lungo le linee di rilievo. L’ampiezza della catena dipende dalla profondità che si intende raggiungere con il rilievo, in quanto la distanza fra i punti indagati in profondità corrisponde alla metà della lunghezza dei rilevatori posti in superficie. Per questo motivo vengono posati convenientemente in superficie sia la sorgente che i punti di ascolto, in modo da poter investigare con efficacia le aree in profondità (Fig. 46). I geofoni vengono collegati attraverso un sistema di cavi fino al punto centrale di registrazione, generalmente collocato a bordo di un veicolo. L’ubicazione, il numero di geofoni, la lunghezza delle catene, così come pure la collocazione e le caratteristiche dei punti di energizzazione, vengono definiti nel programma sismico, tenendo in considerazione le condizione topografiche e di accessibilità. Le linee di rilievo devono avere generalmente un andamento rettilineo. Fig. 46 Copertura dei punti in profondità. Posizione a = punto toccato da più punti di scoppio: b = punti in profondità indagati da sensori posti nello stesso punto in superficie: c = punti in profondità indagati da sensori posti alla stessa distanza dalla sorgente (Elaborazioni: Dionea SA) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 132 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 47 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Sistema di registrazione delle onde a bordo di un veicolo (Foto: Dionea SA) Lo stendimento dei geofoni avviene generalmente a piedi, da squadre di personale specializzato. L’ubicazione dei geofoni viene segnalato con bandierine e nell’attraversamento della viabilità, o in vicinanza di essa, vengono utilizzati dei cavi colorati per segnalare la loro presenza (Fig. 48). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 133 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 48 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Serie di geofoni e cavi posizionati sul terreno (Fonte: Dionea SA) Il posizionamento delle sorgenti di energia rispetto alle catene di geofoni comporta differenti tipi di stendimento, dipendenti dalla situazione locale e dagli obiettivi della ricerca. In particolare, oltre alle condizioni topografiche e di accesso, occorre in particolare considerare la presenza di elementi delicati o sensibili, come pure la presenza di centri abitati. In generale vengono mantenute delle distanze di sicurezza standard dai punti sensibili, ma può anche accadere che il programma sismico debba essere modificato in corso d’opera. L’energia prodotta dai punti di energizzazione si propaga in tutto l’ammasso roccioso circostante. L’intensità della scossa tende a diminuire rapidamente, approssimativamente in maniera inversamente proporzionale al quadrato della distanza dal punto di emissione, misurato nelle tre dimensioni. Questo significa che se a 10 m dal fronte si presentano scosse di una certa intensità, a 100 m risultano di circa cento volte inferiore, e a 1000m, diecimila volte inferiore. La diminuzione dell’intensità può essere illustrata nella Fig. 49. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 134 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 49 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Intensità delle sollecitazioni dinamiche subite dagli edifici in funzione della distanza (Elaborazioni: Dionea SA) Non esiste quindi una distanza massima oltre la quale non esistono più scosse. Dall’esperienza risulta tuttavia che, a dipendenza della fonte, a partire da 50 – 100 m di distanza dalla sorgente l’intensità risulta tale da poter escludere conseguenze su elementi naturali o costruiti. Anche quando le scosse non sono dannose, esse saranno comunque percepibili dall’essere umano. L’esperienza mostra che la sensibilità psicologica è molto elevata, come illustrato dalla Fig. 50, ricavato dalla letteratura specializzata internazionale. Fig. 50 Effetto soggettivo empirico sull’essere umano (Elaborazioni: Dionea SA) La percezione soggettiva è peraltro estremamente variabile e non veramente misurabile. Spesso la popolazione esposta alla presenza di un cantiere o di RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 135 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE attività affini è prevenuta, magari anche in senso positivo se la prospettiva dell’opera finita è di sua convenienza. Le scosse prodotte a seguito delle indagini sismiche potrebbero essere percepite come un disturbo, anche se di intensità inferiore che quelle dovute ai veicoli che circolano davanti a casa. In caso di necessità si applicherà la norma tedesca DIN 4150-2 (Erschütterungen in Bauwesen – Teil 2: Einwirkung auf Menschen in Gebäuden). A seconda della situazione potrà accadere che il punto di energizzazione si collochi in testa ad una catena di geofoni, centralmente oppure spostato asimmetricamente lungo di essa (Fig. 51). Fig. 51 4.8.4 Posizione del punto di energizzazione rispetto alla catena di geofoni (Elaborazione: Dionea SA) Operazioni di lavoro previste La sequenza dei lavori per l’esecuzione di un rilievo sismico si compone dei seguenti passi: 1. Elaborazione del programma sismico: individuazione delle linee di indagine sulla base delle condizioni di accessibilità, della topografia, degli ostacoli e dei punti sensibili conosciuti (aree vincolate, beni storico-culturali, aree edificate, ecc.), progetto provvisorio di posa delle linee di ascolto e dei punti di energizzazione. 2. Richiesta delle autorizzazioni di accesso: un responsabile del contrattista si occupa di individuare i proprietari dei fondi interessati, di contrattare l’autorizzazione e le condizioni per l’accesso e di regolare gli accordi in forma contrattuale. 3. Rilievo topografico: una squadra di topografi si occuperà di rilevare, generalmente con l’ausilio di sistemi satellitari di posizionamento, le aree RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 136 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE interessate e procedere alla loro picchettazione. In questa fase vengono anche definite le aree dove sistemare i punti di energizzazione, spostandoli rispetto alla linea ideale. 4. Stendimento dei geofoni: una nuova squadra procede alla posa manuale delle catene dei geofoni, stabilire i collegamenti, segnalarli adeguatamente e procedere al collaudo del funzionamento. 5. Esecuzione del rilievo: in base al programma di rilievo vengono eseguite le energizzazioni ed i rilievi, procedendo allo spostamento della fonte secondo le necessità. 6. Smantellamento della linea di rilievo: recupero dei cavi e delle catene dei geofoni, bonifica e sistemazione delle aree, ripristino alla situazione preesistente. 7. Indennizzo dei proprietari: in caso di danni permanenti, il responsabile che ha seguito le contrattazioni si accorda con i proprietari per il loro risarcimento. 4.8.5 Tempi di esecuzione In condizioni ottimali, si stima dei tempi di rilievo di circa 50 km / mese. Vista la presenza di aree abitative e di molte aree protette che possono interferire con la stesura continua delle linee sismiche, si ritiene che nel caso in esame vi sarà una perdita di tempo stimata in circa il 20% del tempo. I tempi stimati per il rilievo dei 15 km previsti ammonta quindi a circa 15 giorni di lavoro sul terreno. 4.8.6 Mezzi e personale utilizzati Come indicato, il lavoro di rilievo sismico verrà eseguito da una ditta esterna secondo una decisione di attribuzione basata su criteri tecnici, finanziari e di disponibilità nell’area. L’impiego di personale e di mezzi dipenderà quindi in buona parte dalla ditta incaricata: è possibile che, a seconda della specializzazione, più ruoli possano essere svolti dallo stesso personale e quindi dallo stesso mezzo. Viene qui descritta una composizione tipo che permette di coprire i differenti profili professionali richiesti. • Direzione dei lavori: 1 responsabile generale + 1 sismologo esperto, mezzi di spostamento: 1 fuoristrada • Squadra di autorizzazione: 1 responsabile + 1 aiutante di campo, mezzi di spostamento: 1 fuoristrada • Squadra topografi: 1 topografo responsabile + 2 aiutanti di campo, mezzi di spostamento: 1 fuoristrada • Stendimento geofoni: 1 sismologo, 1 aiutante, 20 operai, mezzi di spostamento: 1 furgone per la registrazione, 3 mezzi portacavi, 3 fuoristrada per lo spostamento • Vibrotrucks: per ogni mezzo (3 – 8 mezzi), 1 conducente + 1 aiutante RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 137 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE • 4.8.7 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Assistenza: 2 conducenti + 1 meccanico; mezzi di spostamento: 1 officina mobile + 1 mezzo rifornimenti Principali rischi per l’ambiente e misure di mitigazione L’istante si è impegnato ad attuare una serie di provvedimenti organizzativi e progettuali per minimizzare le conseguenze ambientali legate alla fase di indagine sismica. In particolare prevede di: • rinunciare al sistema di indagine con esplosivo, maggiormente impattante sull’ambiente, in caso di presenza di elementi sensibili (abitazioni, edifici storici, ecc,); • all’interno delle aree protette e/o vincolate per la presenza di vegetazione rara, i pascoli ed i boschi, limitare le indagini unicamente lungo le strade ed i piazzali esistenti; • utilizzare, nel limite del possibile la viabilità esistente anche sul resto della superficie di indagine; • mantenersi ad una distanza di sicurezza di 50-100 m da siti protetti, edifici e manufatti sensibili alle vibrazioni (gasdotti, sbarramenti, edifici tutelati). Ciò non di meno si possono prevedere i seguenti rischi principali, per i quali si prevedono una serie di misure mitigative: Rottura di parti meccaniche Rotture di parti meccaniche, in particolare di tubazioni con circolazione di olio e combustibile, sono possibili soprattutto per quanto riguarda i sistemi di vibrazione. Le conseguenze sono da attendersi a livello di suolo e acque sotterranee o superficiali. Il rischio di incidente è ritenuto relativamente basso. Le misure di mitigazione previste riguardano la scelta delle ubicazioni per il transito con i veicoli, lontano da aree delicate (zone protezione pozzi e sorgenti) e la presenza di un’adeguata scorta di assorbenti per idrocarburi sia sui mezzi che nel centro logistico principale. Travaso durante i rifornimenti Vista la situazione dei luoghi di indagine si ipotizza il ricorso a stazioni di rifornimento esistenti. Solo per i mezzi più lenti ed ingombranti si può immaginare un rifornimento di carburante al di fuori delle normali aree di rifornimento. Durante queste operazioni si possono prevedere problemi di travaso o di fuoriuscita di idrocarburi. Il rischio di incidente è ritenuto relativamente basso. Le misure di mitigazione prevedono anche in questo caso la presenza di assorbenti per idrocarburi sul mezzo di rifornimento e la scelta di aree protette (pavimentate) per l’esecuzione di queste operazioni. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 138 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Incidenti stradali con persone esterne al cantiere La presenza di mezzi fermi lungo le strade, di cavi e di geofoni possono essere fonte di pericolo per persone esterne al cantiere che si trovassero a passare o a lavorare nelle aree di indagine. Il rischio di incidente è da ritenere alto, in considerazione dell’estensione dell’area di operazione. Le misure di mitigazione prevedono l’adeguata posa di segnalazioni e di indicazioni per la regolazione del traffico, la posa di bandiere e di cavi colorati per l’individuazione degli attraversamenti e di eventuali ostacoli, la coordinazione e la collaborazione tempestiva con la polizia stradale durante tutte le fasi di lavoro, l’avviso della popolazione a mezzo stampa o albi comunali, con l’indicazione dei periodi e delle aree di intervento. 4.8.8 Principali impatti e misure di mitigazione Si prevedono i seguenti impatti: Emissioni in atmosfera: Il cantiere prevede l’impiego di una decina di fuoristrada e furgoni, circa 5 autocarri e 4 – 8 mezzi con vibratori. Si tratta generalmente di mezzi moderni ed autorizzati sulla base della normativa EU. Non si prevede l’impiego di esplosivi. Rispetto alla quantità di mezzi in circolazione nell’area di studio, ed in considerazione della brevità della durata dei lavori, le emissioni in atmosfera dovute alla circolazione dei mezzi sono da considerare trascurabili. Non sono previste misure di mitigazione. Emissioni foniche: Emissioni foniche sono imputabili sia alla circolazione dei mezzi che alla fase di generazione delle onde durante le indagini sismiche. La circolazione avviene nell’ambito delle viabilità usuale e con un numero ridotto dei mezzi, e sono quindi da ritenere molto ridotte. Le emissioni foniche generate dai macchinari durante le indagini raggiungono a 20 m di distanza un livello Leq di circa 82 dB(A) (vedi misurazione fonica in allegato). Nonostante questo valore sia relativamente alto e produca un certo fastidio, esso è limitato a 5 min. Questa è infatti la durata media dell’energizzazione, dopodichè i vibratori si spostano al seguente punto situato a 10-100m di distanza. I rumori generati da una batteria di vibratori sono quindi percepibili ad un osservatore fisso per un lasso di tempo massimo di circa un’ora, ma risultano fastidiosi per meno di 10min. L’impatto delle emissioni foniche è quindi molto basso poiché di breve durata. Si prevede comunque di limitare gli orari di lavoro alla fascia diurna , con pause durante gli orari dei pasti e di evitare nel limite del possibile il passaggio ravvicinato presso luoghi particolarmente sensibili, quali case di riposo o scuole. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 139 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Vibrazioni I vibratori emettono dei segnali a bassa frequenza che generalmente non sono avvertibili se non a breve distanza dei punti di emissione. Le conseguenze sono da considerare trascurabili. Per limitare le conseguenze si prevede comunque di mantenersi ad una distanza di sicurezza da edifici sensibili e, se del caso, di procedere a prove vibrometriche e a verifiche sul campo presso gli edifici potenzialmente influenzati. Compressione dei suoli La maggior parte delle operazioni di rilievo avvengono con accesso su mezzi meccanici attraverso la viabilità esistente ed in seguito con lo spostamento a piedi. Non si prevede la realizzazione di piste apposite, in particolare per raggiungere i posti di energizzazione. In determinati frangenti, i mezzi con i vibratori potrebbero comunque dover uscire dalle strade esistenti per lavorare in campi coltivati. In questi frangenti sono possibili danni da compressione o di erosione per i suoli. Le conseguenze, in considerazione anche del peso sensibile dei veicoli, possono essere importanti. Per mitigare gli impatti, si prevede di accedere a terreni unicamente in presenza di arativi, già sollecitati da mezzi agricoli, e solo in condizioni di portanza adeguata: in particolare si eviterà di accedere ai campi dopo periodi di precipitazioni, fino a quando i suoli non hanno raggiunto le condizioni ottimali. In ogni caso, alla fine dei lavori, dovranno essere ripristinate le condizioni originarie. Maggiori approfondimenti in merito agli impatti ed ai rischi ambientali legati al progetto vengono riportati al capitolo 5 “quadro di riferimento ambientale” che segue. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 140 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.9 PERFORAZIONE POZZI ESPLORATIVI 4.9.1 Generalità QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Se la fase relativa all’indagine geologica tramite sismica ha permesso di individuare le condizioni ideali per la formazione di idrocarburi, la presenza di rocce idonee alla loro migrazione e soprattutto la presenza di possibili trappole, il programma lavori prevede la perforazione di almeno un pozzo esplorativo per verificare se le ipotesi e le interpretazioni sono corrette. Ovviamente allo stato attuale non è possibile ipotizzare dove questo sondaggio potrà essere realizzato; pertanto quanto descritto in questo capitolo serve soprattutto a illustrare quali siano i passi che seguiranno la prima fase di indagine, i relativi impatti potenziali e le mitigazioni proposte. Anche in questo caso, il cantiere della perforazione sarà eseguito da una ditta subappaltante attiva nel ramo: la società di istanza si impegna a far rispettare contrattualmente le condizioni di appalto anche alle ditte subappaltanti ed a verificare durante la fase di cantiere il reale rispetto delle condizioni richieste. Buona parte delle conseguenze del cantiere dipendono dalla sua ubicazione; questa sarà condizionata essenzialmente dall’ottimizzazione di tre fattori principali: • Condizioni ambientali e territoriali: vincoli esistenti, presenza di aree sensibili, esposizione delle aree scelte, stabilità dei versanti e sicurezza. • Condizioni tecniche: spostamento rispetto alla verticale, condizioni di sicurezza, morfologia idonea per l’esercizio, accessibilità, approvvigionamento con energia e acque. • Condizioni economiche: costi di infrastruttura e di perforazione, acquisto terreni, modifiche di terreno, costi di ripristini. In generale il cantiere di perforazione dovrebbe trovarsi quanto più possibile sulla verticale della trappola ricercata: tanto più questa condizione sarà rispettata, tanto minori saranno i tempi di esecuzione, le difficoltà ed i costi oltre ai rischi di incidente. L’istanza prevede che le possibili trappole possano trovarsi ad una profondità massima di circa 4'000 m: il programma di lavoro per lo scavo del pozzo sarà definito nel dettaglio in seguito, ma provvisoriamente viene stimato in circa 110 giorni di lavoro per la singola perforazione (Fig. 52), cui devono essere aggiunti circa 20 giorni per la preparazione del cantiere ed altrettanti per la sua chiusura. Tutta la durata dovrebbe ammontare quindi a circa 150 giorni lavorativi, corrispondenti a circa 7 mesi complessivi. Delle riduzione di tempi potranno essere ottenute con l’ottimizzazione delle tecniche di perforazione, la semplificazione del programma di scavo o la presenza di condizioni geologiche favorevoli. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 141 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 52 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Diagramma dei temi di perforazione di un pozzo (Elaborazioni: Dionea SA) A causa della breve durata del cantiere, è già possibile prevedere che esso non permetterà l’adozione di misure permanenti di mitigazione, soprattutto per quanto riguarda l’allestimento di biotopi di sostituzione o di schermi di mascheramento paesaggistico. La scelta dell’ubicazione dovrà quindi considerare innanzitutto la riduzione degli impatti nel settore fauna, flora, foreste e paesaggio. 4.9.2 La postazione di perforazione La perforazione di un pozzo richiede lo svolgimento di più operazioni contemporaneamente: • perforare la roccia attraversata riducendola in piccoli frammenti; • riportare alla superficie i frammenti ottenuti; • mantenere la stabilità delle pareti del pozzo; • evitare l’entrata di fluidi estranei dall’esterno del foro scavato, in particolare dalle pareti. La profondità da raggiungere richiede la presenza di un impianto di medie dimensioni, con una potenza di lavoro di almeno 1'300 HP e la capacità di gestire una batteria di aste della lunghezza richiesta. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 142 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE La postazione di perforazione dovrebbe essere di principio indipendente per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici, di carburante ed idrici, anche se non si può escludere a priori che in condizioni particolari, quali ad esempio la vicinanza con elettrodotti, depositi di carburante, pozzi o sorgenti utilizzabili, queste non possano essere utilizzate per le necessità del cantiere. La postazione di perforazione è composta dalle seguenti componenti principali (si veda anche la Fig. 53): • torre di perforazione con la testa del pozzo; • sistema per la produzione, la gestione e lo stoccaggio del fango; • motori per la generazione dell’energia elettrica, generalmente garantita da motori a diesel; • zona di logistica e di supporto (magazzini, officine, uffici). Fig. 53 Principali componenti di un impianto di perforazione (elaborazioni: Dionea SA) Il cuore principale del sistema è rappresentato dalla torre di perforazione, ed è anche l’elemento di maggiore visibilità dall’esterno (Fig. 54). Generalmente, RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 143 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE maggiore è la profondità da raggiungere, maggiore è anche la dimensione della torre. Le sue funzioni principali sono: • la manovra degli organi di scavo (sollevamento, assemblaggio, smontaggio), degli elementi di completamento del foro (rivestimento, apparecchi per cementare) e degli attrezzi speciali durante la lavorazione (alesaggio, deviazione dello scavo, recupero delle aste, ecc.); • la rotazione degli organi di scavo (batteria di aste, scalpello); • la circolazione del fango di scavo. Malgrado la scarsa visibilità degli altri impianti, la superficie occupata dal cantiere di perforazione può essere di notevole dimensione, e dipende anch’essa dalla profondità che si intende raggiungere. Essa può andare dai 60x100 m fino ai 120x250 m (Fig. 54), anche se per impianti tradizionali di sondaggi esplorativi generalmente l’area massima ammonta a circa 100x100m. Fig. 54 Vista laterale di una torre di perforazione tipo mast a Galliate (NO) (Foto: Dionea SA) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 144 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ca. 250 m ca. 120 m Fig. 55 La stessa postazione ripresa dall’alto, con le dimensioni indicative dell’ingombro (Fonte: Google Earth, elaborazioni: Dionea SA) Il sistema di sollevamento forma la parte operativa dell’impianto di perforazione e serve a manovrare la perforazione ed il sistema di rivestimento. È composto da: • sottostruttura; • torre; • argani di movimentazione. La sottostruttura è un elemento di travi metalliche, costruito intorno alla cantina che si trova intorno alla testa del pozzo: è costruita su fondazioni di calcestruzzo e costituisce il piano di appoggio per la torre e la tavola rotary. La sua altezza, che può raggiungere anche 10 m, deve essere sufficiente per montare le infrastrutture di sicurezza alla testa del pozzo. La parte di maggiore ingombro visivo è costituito dalla torre, che può essere a traliccio tipo derrick o ad antenna. Il tipo derrick, tradizionalmente utilizzato per la perforazione, è composto da singoli elementi di piccoli dimensioni che devono essere completamente assemblati: malgrado la semplicità della struttura, questa operazione richiede tempi abbastanza lunghi. Per le perforazioni a terra viene oggi preferita la torre di tipo mast, con travature preassemblate, autosollevabili e di più rapido assemblaggio. La sua funzione è di sostenere il sistema di puleggia e cavi che serve per la manovra di tutte le apparecchiature impiegato nello scavo o nel consolidamento del pozzo. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 145 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE L’altezza della torre dipende dal numero di aste accoppiate che si intende gestire per ogni manovra e deve essere dimensionata per sopportare i carichi movimentati durante le varie fasi di scavo. Un’asta di perforazione è lunga circa 9 m e la torre deve avere una riserva di circa 10 m per alloggiare la testa di perforazione e la taglia mobile: per manovrare una serie di 2 aste si richiede quindi una torre di circa 28 m di altezza. Sulla torre viene sistemato il sistema di sollevamento, composto dalla taglia fissa, posta in testa alla torre, la taglia mobile con il gancio, ad essa collegata tramite il cavo, e l’argano principale che serve alla sua movimentazione. Le due taglie sono composte da una serie di pulegge che grazie ai rimandi permette di ridurre il tiro necessario all’argano. Maggiore è il numero di pulegge, minore diventa la velocità di risalita del gancio. Questo sistema deve quindi essere ottimizzato in funzione della prestazione migliore. Al gancio viene accoppiata la parte superiore del sistema di rotazione, che ha il compito di imprimere il moto rotatorio al sistema di aste, ed è composto da: • testa di iniezione; • asta motrice; • tavola rotary. La testa di iniezione è agganciata al gancio ed è composta da una parte fissa e da una mobile. Risponde alla funzione di sostenere la batteria di perforazione e di collegare il tubo di alimentazione con il fango e le aste di perforazione. Deve quindi essere sufficientemente robusta per sopportare la pressione del fango ed il peso delle aste, che può raggiungere diverse centinaia di tonnellate. Alla testa di iniezione si collega l’asta motrice, o asta quadra a causa della sua sezione, e che trasferisce il movimento di rotazione dalla tavola rotary alla batteria di perforazione. Grazie alla possibilità di movimento verticale, è possibile regolare il peso da imprimere allo scalpello anche con la batteria di perforazione in movimento. Le aste motrici hanno oggi profili diversi (esagonali) per garantire una maggiore robustezza e minori vibrazioni ed hanno una lunghezza superiore rispetto alle aste di perforazione (da 12 a 16 m). Per evitare la fuoriuscita di fango dalle aste cave, l’asta motrice è dotata di due valvole di sicurezza ai due estremi. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 146 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 56 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Sistema di rotazione con tavola Rotary (Elaborazioni: Dionea SA) La tavola rotary, che si trova al di sopra della sottostruttura, a livello del piano sonda, è composta da una piastra fissa su cui si innesta una piattaforma girevole. Il compito della tavola rotary consiste ovviamente nel far ruotare la batteria e di sostenerla durante le congiunzioni o le rimozioni delle aste, quando essa non può essere collegata al gancio. La parte centrale della tavola rotary (quadroni) può essere rimossa per far passare materiale di dimensioni superiori. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 147 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 57 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Testa di iniezione (elemento giallo in basso) montata sulla torre, la taglia mobile (elemento rosso) ed il dispositivo per il deposito delle aste (in questo caso sistemi di tre aste combinate) (Foto: Dionea SA) Negli impianti più moderni, il sistema di rotazione sopra descritto è stato sostituito da un'unica componente chiamata top drive, che sostituisce quindi la testa di iniezione, la tavola rotary e l’asta motrice. Il sistema ha notevoli ed indubbi vantaggi, quali ad esempio la maggiore sicurezza per gli operatori, l’accorciamento dei tempi di perforazione - grazie alla riduzione dei tempi di connessione delle aste - la possibilità di perforare su lunghezze superiori a quelle della singola asta, la possibilità di eseguire la manovra mantenendo la batteria in rotazione e la migliore circolazione del fango. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 148 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Esistono anche alcuni svantaggi, fra cui sono da annoverare i costi dell’apparecchiatura, la relativa complessità che richiede una manutenzione superiore, le necessità di modifica della torre per evitare rotazioni del sistema e la presenza di carichi importanti sopraelevati. La scelta definitiva del sistema di rotazione dipenderà dal contrattista che otterrà l’incarico, non essendoci controindicazioni di carattere ambientale ai due sistemi. Fig. 58 Particolare della torre con sistema di rotazione “top drive” (Foto: Dionea SA) Al sistema di rotazione viene agganciata la batteria di perforazione che si estende dalla superficie fino al fondo del pozzo ed è composta da aste cave di sezione circolare e di dimensione variabile. I compiti della batteria di perforazione sono i seguenti: • trasmettere il movimento rotatorio allo scalpello posto sul fondo del foro ed al contempo imprimergli la spinta necessaria • portare a fondo foro i fluidi (fanghi) necessari • guidare la traiettoria del foro. La batteria di perforazione è composta dai seguenti elementi: RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 149 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE • la testa di iniezione: come indicato in precedenza sostiene la batteria, permette la sua rotazione e soprattutto funge da raccordo fra le tubazioni di adduzione ed il centro della batteria per la circolazione dei fanghi • l’asta quadra: anche in questo caso le sue funzioni sono state illustrate in precedenza • le aste di perforazione: di sezione circolare e generalmente di 9 m di lunghezza, sono dotate di filettature (tool joint) ai due estremi che servono da raccordo fra di loro • le aste pesanti: di dimensioni superiori e maggior peso rispetto alle aste normali, si trovano nel tratto terminale della batteria di perforazione, immediatamente a monte dello scalpello e sono dimensionate per resistere maggiormente alla compressione. La loro lunghezza varia dai 9 ai 13 m • lo scalpello: elemento destinato allo scavo vero e proprio, viene caricato del peso della batteria necessario all’avanzamento, variabile con il tipo di roccia. Il resto del peso viene sostenuto dal gancio. In alternativa a questo tipo di batteria, recentemente sono stati utilizzati dei motori di fondo foro, azionati da parte della pressione del fango, che mettono in rotazione il solo scalpello, mantenendo immobile il resto della batteria. Questi motori vengono impiegati in casi particolari, ad esempio per lo scavo di fori direzionati e non verticali. La parte più delicata ed importante del sistema è rappresentato dallo scalpello, di cui esistono diversi modelli. Lo scopo è di perforare la roccia, frammentandola in porzioni sufficientemente piccole da poter essere trasportate in superficie dal fango. La sua durata di vita è relativamente breve ed ammonta a circa 50 – 100 ore. Lo scalpello può perforare la roccia per compressione, per taglio o per taglio e abrasione: la scelta del tipo di scalpello, di cui esistono moltissime tipologie, dipende dalla roccia. Il foro di perforazione è occupato durante le operazioni di scavo dalla batteria delle aste e dal fango in circolazione, sia in andata che di ritorno dal fondo portando i frammenti di roccia. Il sistema deve essere calibrato in modo da avere una pressione sufficiente a garantire la circolazione dei fluidi ed a sostenere le pareti del foro. In caso di emergenza, quando la pressione dei fluidi di strato è superiore alla pressione del fango a fondo pozzo, si rende necessaria la chiusura del pozzo al fine di evitare la fuoriuscita dei fluidi. Alla testa del pozzo viene istallato un sistema di apparecchiature di sicurezza, i cosiddetti BOP (Blow Out Preventer), che permette la chiusura di emergenza del pozzo e la successiva rimessa in esercizio una volta stabilizzata la situazione (Fig. 59). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 150 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 59 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il Blow Out Preventer (BOP) diviso in due parti (Fonte: Wikipedia) La composizione in numero ed in genere del gruppo di BOP dipende dalla pressione massima prevista e dal tipo di pozzo. Il BOP deve permettere di movimentare la batteria pur mantenendo chiusa la testa del pozzo, di iniettare il fango in andata e di scaricare eventuali fluidi giunti accidentalmente nel foro di scavo. Fig. 60 Testa di pozzo completa di croce di produzione (Fonte: Wikipedia) L’ultimo elemento di rilievo che compone un pozzo di esplorazione è la testa del pozzo, situata nella cantina innestato in cima ai casing del pozzo. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 151 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Questo elemento resta in posizione fino alla fine della perforazione: se il pozzo risulta produttivo viene dotato della croce di produzione che gestisce l’estrazione dei gas o dei liquidi (Fig. 60). L’energia per il funzionamento di tutto il cantiere potrebbe essere fornita direttamente da elettrodotti presenti nei paraggi solo se facilmente raccordabili con linee dedicate. Spesso le distanze sono eccessive per cui il cantiere deve produrre autonomamente l’energia necessaria. La maggior parte dei motori delle attrezzature impiegate funziona ad elettricità: occorre quindi prevedere la presenza di un numero adeguato di generatori a gasolio o turbogas. 4.9.3 La preparazione dell’area di perforazione La preparazione dell’area di perforazione parte da una scelta minuziosa dell’ubicazione che permetta di individuare possibili alternative che limitino i rischi per aree sensibili (ad esempio la presenza di zone di protezione delle acque o ambienti naturali protetti) e soprattutto contengano gli impatti reversibili o che richiedono tempi lunghi per la loro compensazione (colture permanenti o di pregio, pascoli o prati, boschi, sistemi agroforestali, ecc.). In secondo luogo occorre progettare con attenzione i punti di connessione con il territorio circostante, in particolare gli accessi ed i punti di smaltimento delle acque piovane accumulate nel cantiere. Una volta chiariti questi aspetti fondamentali ed identificata l’area di cantiere, è possibile procedere con la costruzione vera e propria dell’area di intervento attraverso le seguenti procedure: 1. rimozione della terra vegetale, messa in deposito nell’area di cantiere in mucchi rinverditi e protetti dalle attività di cantiere 2. scotico del suolo e preparazione delle piste di accesso e della base del cantiere 3. posa di uno strato di materiale frantumato e costipato quale sottofondo portante di ca. 40 cm 4. posa di un foglio di protezione (PVC o stuoia bentonitica) per evitare l’inquinamento del suolo in profondità 5. posa di uno strato di materiale ghiaioso rullato a protezione del foglio e quale piazzale di circolazione e di posa delle attrezzature di lavoro 6. scavo e costruzione della cantina in cui troverà posto la testa del pozzo, costituita da una platea in calcestruzzo bucata per il passaggio dei tubi e da muri, di altezza indicativa di 3 m e di circa 10 – 15 m2 di superficie 7. costruzione di uno o più solette di cemento per permettere il montaggio della torre e di tutte le infrastrutture che devono essere ancorate al suolo (motori, generatori, pompe, argano, ecc.) 8. messa in posizione del tubo guida della lunghezza complessiva di 10 – 50 m ed un diametro compreso fra i 70 ed i 100 cm. L’infissione avviene nel RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 152 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE terreno sciolto fino a superare il livello delle falde superficiali o il raggiungimento della roccia madre attraverso l’impiego di un battipalo oppure la penetrazione tramite vibrazione 9. costruzione delle vasche per l’accumulo dei fanghi (Fig. 61). Possono essere in calcestruzzo oppure scavate nel terreno e rivestite a loro volta di fogli impermeabili Fig. 61 Le vasche per l’accumulo del fango di riserva (Foto: Dionea SA) Fig. 62 Vasche per la decantazione delle acque piovane raccolte sul piazzale (Foto: Dionea SA) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 153 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 10. costruzione della vasca di accumulo dei cutting, anche questa vasca è prevista con la tipologia delle due precedenti 11. costruzione del sistema di trattenuta, dissabbiamento e disoleamento delle acque piovane provenienti dalle superfici pavimentate (Fig. 62). Anche in questo caso si può fare ricorso al cemento oppure a teli impermeabili. Il sistema deve essere dimensionato alla superficie dell’area ed alle condizioni meteorologiche locali e soprattutto permettere la sua chiusura in caso di incidente, accumulando le acque inquinate 12. costruzione del sistema di raccolta delle acque separato a seconda del grado di inquinamento: acque proveniente dai tetti, che possono essere disperse o infiltrate; acque provenienti dai piazzali e dalle superfici di circolazione, potenzialmente inquinate, e quindi da trattare con dissabbiatore e disoleatore prima di essere immesse nei ricettori naturali; acque fognarie, da accumulare in appositi bacini o da trattare con sistemi chimici e / o di fitodepurazione oppure da immettere nella rete fognaria comunale 13. costruzione a distanza di sicurezza del deposito per il carburante ed i liquidi pericolosi. Si tratta generalmente di ambienti in calcestruzzo in cui vengono depositati i contenitori di sicurezza ed in grado di contenere in caso di fuoriuscita la totalità dei liquidi stoccati. Sono da prevedere dei pozzetti per l’accumulo dei liquidi fuoriusciti 14. realizzazione della fiaccola per bruciare eventuali gas fuoriusciti dal pozzo 15. posizione delle baracche, delle officine, degli uffici, dei depositi, dei macchinari e delle attrezzature necessarie 16. posa di una recinzione di sicurezza. 4.9.4 Operazioni di perforazione Le operazioni di perforazione prevedono l’avanzamento della batteria di scavo nella roccia grazie al movimento di rotazione ad essa impresso ed al peso esercitato sullo scalpello. Man mano che lo scalpello avanza, la batteria viene prolungata con l’aggiunta di nuove aste di perforazione. Periodicamente l’intera batteria di perforazione deve essere estratta e smontata (ad esempio in occasione di operazioni di consolidamento o per la sostituzione dello scalpello). Questa operazione viene chiamata manovra e richiede tempi sempre più lunghi man mano che il pozzo avanza (circa 7 ore per profondità di 3'000 m e 12 ore per profondità di 4'000 m). Siccome l’avanzamento dello scalpello crea delle perturbazioni nella roccia e nella pressione dei liquidi delle formazioni attraversate, occorre ottenere una compensazione di questi fenomeni attraverso la presenza del fango di perforazione (Fig. 63). Periodicamente occorre comunque consolidare le pareti attraverso la posa di tubazioni (casing)che partono dalla testa del pozzo e che raggiungono il livello dello scalpello. Ad ogni operazione di consolidamento il diametro interno del RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 154 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE pozzo diminuisce in quanto ogni casing sempre più profondo si trova all’interno di quello procedente e raggiunge profondità sempre maggiori. Fig. 63 Avanzamento schematico della perforazione e circolazione dei fluidi (Elaborazioni: Dionea SA) La posa di un nuovo casing richiede anche la messa in opera di malta cementizia fra le pareti del casing e quelle del foro (annulus), in modo da rendere stabile la colonna, evitare le perdite di fluidi e l’entrata di fluidi dall’esterno. La cementazione avviene attraverso speciali apparecchiature che permettono di sostituire la pressione del fango presente nell’annulus con la malta. La pressione viene esercitata dall’alto mediante l’introduzione di nuovo fango a monte della malta cementizia creando un effetto pistone. Per separare il fango dalla malta vengono utilizzati dei tappi in gomma e acqua con additivi oppure gasolio. Il volume di malta necessaria viene calcolato mediante la discesa di un log che stima il volume del foro perforato. La malta cementizia è ottenuta dalla miscelazione di acqua, cemento Portland e additivi chimici che servono a regolare le qualità fisiche della miscela. L’indurimento della malta richiede di solito una decina di ore. Il sistema di casing posto in opera è costituito da una serie di tubi di acciaio con caratteristiche e funzioni differenti. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 155 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il primo elemento (Fig. 64) è costituito dal tubo guida, che si distingue da quelli successivi in quanto viene infisso per percussione o vibrazione e di lunghezza massima di 50 m, che non viene generalmente cementato. La sua funzione riguarda la protezione delle formazioni geologiche superficiali dall’erosione dovuta alla circolazione del fango. Il primo casing consolidato ed ancorato con malta cementizia è chiamato colonna di ancoraggio ed essenzialmente funge da protezione per gli acquiferi superficiali da possibili inquinamenti, da sostegno per la testa del pozzo e da ancoraggio le successive colonne di rivestimento. Fig. 64 Rivestimento del pozzo (Elaborazioni: Dionea SA) All’interno della colonna di ancoraggio trovano posto le successive colonne intermedie, il cui numero dipende dalle condizioni di roccia locale e dalla necessità di consolidamento delle pareti del pozzo. Da ultimo viene posto in opera il casing di produzione che servirà, in caso di pozzo produttivo, a portare in superficie gli idrocarburi scoperti nel giacimento. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 156 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.9.5 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE I fluidi di perforazione La perforazione di un pozzo di sondaggio è possibile unicamente grazie alla circolazione dei fluidi di perforazione, generalmente dei fanghi. La circolazione avviene in un circuito idraulico chiuso e segue un percorso circolare che parte dalle pompe, va alla testa di iniezione scende all’interno delle aste fino allo scalpello e ritorna in superficie all’interno del pozzo fino al vibrovaglio per separare il cutting e tornare quindi al punto di partenza (Fig. 65). Le pompe, generalmente 2 o più in parallelo per garantire sempre la circolazione dei fanghi, hanno una potenza sufficiente a garantire una pressione sufficiente a fondo foro e sono dotati di cilindri e pistoni intercambiabili per adattarle alle differenti profondità di impiego. Il fango dalle pompe può essere immesso direttamente alla testa di iniezione per il circuito normale oppure alla testa del pozzo, per compensare il volume in caso di manovra o eruzione. Il fango in uscita passa attraverso dei vibrovagli per separare i cutting e delle centrifughe per eliminare sabbia e silt. Il materiale in risalita viene associato alla profondità di scavo e, attraverso un suo esame sia direttamente nel cantiere che in laboratorio, permette di verificare la presenza di idrocarburi nelle rocce e di posizionarli nella sequenza stratigrafica che viene ricostruita sulla base di questo prelievo oppure attraverso appositi carotaggi. Spesso è necessario procedere anche ad una “degasificazione” dei fanghi per eliminare il gas rilasciato dalle rocce, destinato ad essere bruciato nella fiaccola. I cutting inutilizzati vengono accumulati nell’apposita vasca in attesa di essere eventualmente trattati e smaltiti confacentemente. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 157 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 65 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Sistema di circolazione del fango (Elaborazioni: Dionea SA) Il fango in circolazione viene accumulato nella vasca detta appunto di circolazione, mentre nella vasca di riserva viene preparata una quantità di fango pari ad almeno il doppio del volume del pozzo in caso di necessità. I fanghi in circolazione devono svolgere le seguenti funzioni: • sostenere le pareti del pozzo • impermeabilizzare le pareti del pozzo creando un sottile pannello che impedisca la fuoriuscita di fango o delle sue componenti nelle rocce più permeabili • contrastare la pressione dei fluidi di formazione • raffreddare, lubrificare e pulire la testa dello scalpello e la batteria di perforazione • portare in superficie i frammenti di roccia asportata • evitare la loro ricaduta durante l’interruzione della circolazione • contribuire all’analisi petrografia della roccia ed alla scoperta di idrocarburi RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 158 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Le tipologie di fanghi vengono classificati secondo il tipo di fase continua che li compone. La loro scelta dipende oltre che dalle caratteristiche delle rocce che vengono attraversate, dal costo (di acquisto e di smaltimento), dalla sicurezza per il personale, dall’inquinamento potenziale, dal danneggiamento delle attrezzature, dalla reazione con gli orizzonti di produzione. Si distinguono: • i fanghi a base di acqua; • i fanghi a base di olio; • i fanghi a base gassosa. I fanghi a base di acqua Rappresentano i primi tipi di fango utilizzati e a causa del loro aspetto hanno dato il nome a questi fluidi. Si tratta di miscele di acqua (dolce o salata) con delle argille, generalmente del gruppo della bentonite. Il vantaggio di questi fanghi risiede nel basso impatto ambientale in caso di sversamento o di perdite nel trasferimento, il basso costo e la buona pulizia del foro di scavo. Problemi sono dovuti invece alla reazione dell’acqua con l’argilla delle formazioni attraversate, alla scarsa resistenza alle alte temperature ed alla difficoltà di mantenere basso il contenuto di solidi, aspetto che richiede una forte diluizione. Inoltre l’acqua può danneggiare le formazioni produttive. I fanghi a base di olio Questa categoria è da considerare un’evoluzione tecnica di quella precedente: in questo caso il fluido è composta da olio (gasolio o olio bianco) o miscele di olio e acqua. Il vantaggio dell’olio risiede nell’inerzia rispetto alle argille. Oltre a questo vantaggio, è possibile annoverare la scarsa reazione ad altri contaminanti quali sale, cemento, biossido di carbonio, solfuro di idrogeno, la maggiore stabilità del foro e la maggiore capacità lubrificante rispetto all’acciaio. Gli svantaggi vanno ricercati soprattutto nei costi superiori, nel maggiore impatto ambientale sia in caso di incidenti o perdite sia per lo smaltimento dei cutting e del fluido esausto. I fanghi a base di gas Sono fanghi a base di aria compressa o gas inerti, talvolta miscelati con schiumogeni. Non sono in grado di sostenere le pareti del foro e spesso presentano problemi di erosione e danni alla batteria di perforazione a causa della velocità di risalita del cutting. Inoltre all’esterno vi sono problemi di dispersione di sostanze solide nell’aria. Il grande vantaggio invece risiede nella migliore pulizia dello scalpello e quindi nella maggiore velocità di avanzamento. Questa tecnologia trova applicazione nei pozzi di minor profondità, dove gli inconvenienti possono essere limitati. Gli sviluppi della ricerca dei fanghi mirano a combinare i vantaggi delle prime due tecnologie, con prodotti a basso impatto ambientale e caratteristiche RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 159 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE quanto più neutrali verso gli orizzonti attraversati. Nuovi prodotti innovativi in questo senso esistono, anche se i prezzi di mercato sono ancora elevati. Additivi Ai fanghi di base vengono aggiunti diversi tipi di additivi che servono a migliorare le loro caratteristiche. I fanghi devono essere analizzati continuamente, ogni giorno, per verificare che le caratteristiche richieste vengano conservate nel tempo. I principali additivi sono: • viscosizzanti: generalmente argille, e servono per migliorare la capacità di trasporto del cutting; • materiali di appesantimento: servono per aumentare la densità del fango. Devono essere generalmente chimicamente inerti, poco abrasivi e poco inquinanti oltre che poco costosi. La più impiegata è la barite. Entrambi questi additivi sono recuperabili attraverso filtrazione o speciali centrifughe. Altri additivi chimici: fluidificanti, tensioattivi, ecc. Si legano con la fase fluida e devono essere smaltiti con essa. 4.9.6 Principali rischi per l’ambiente Eruzione Uno dei rischi di maggiore impatto durante la perforazione di un pozzo è legato alla formazione di un kick, ossia quando la pressione dei liquidi o dei gas nelle formazioni attraversate è superiore a quella del pozzo, con un conseguente cedimento della parete e l’infiltrazione di liquidi e gas, testimoniata dall’aumento del volume del gas nelle vasche. Il rischio per il presente caso, vista la lunghezza del pozzo, è moderatamente elevato. Quali misure di sicurezza vi è innanzitutto la presenza del gruppo BOP, preposto alla chiusura del pozzo con o senza la batteria di perforazione inserita. Una volta chiuso, il pozzo viene riequilibrato immettendo attraverso la testa del fango più denso fino al riequilibrio. In seguito il pozzo viene mantenuto sotto controllo. Misure preventive, quali l’analisi continua delle caratteristiche del fango e la sorveglianza del livello nelle vasche, permettono di riconoscere con sufficiente anticipo l’evento e di prendere le adeguate misure. Fuoriuscite di gas L’attraversamento di particolari formazioni permeabili permette la liberazione di gas tossici come il biossido di carbonio o il solfuro di idrogeno. Il rischio è da considerare moderatamente elevato. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 160 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Quale misura per l’eliminazione dei gas dal fango è prevista la posa di un degassificatore. Il gas eliminato viene poi bruciato con la torcia di cantiere. Sensori per captare fuoriuscite di portata superiore e segnali d’allarme ottici e sonori verranno sistemati in prossimità della testa del pozzo e presso l’impianto di degassificazione, come pure all’interno del cantiere in luoghi sensibili. Contaminazione degli acquiferi superficiali L’attraversamento delle formazioni superficiali non consolidate accompagnato spesso da rischi di contaminazione della falda. è Il rischio è moderatamente elevato. Quale prima misura vi é la posa del tubo guida per vibrazione o infissione, aspetto che permette di evitare l’impiego di sostanze inquinanti. In attesa della cementazione della colonna di ancoraggio, si prevede di usare fluidi o fanghi a basso impatto, in particolare a base gassosa. Contaminazione degli strati superficiali del suolo Nel cantiere vengono utilizzati e stoccati molti liquidi che sono suscettibili di contaminare il suolo e le acque superficiali. Sversamenti accidentali e fuoriuscite non volontarie sono da considerare un rischio elevato, vista l’ampiezza del cantiere e le quantità immagazzinate. Per fronteggiare quello che è da considerare il rischio maggiore in questa fase, sono previste molte misure specifiche, fra cui citiamo: 4.9.7 • La presenza di un foglio di protezione (PVC o membrana bentonitica) al di sotto di tutto il cantiere • Il deposito di sostanze pericolose o inquinanti (gasolio, fanghi, cutting, ecc. ) in zone di stoccaggio protette con contenitori impermeabili • La presenza di solette in calcestruzzo presso le officine o i motori, con raccolta delle acque • Un sistema di raccolta delle acque capillare e suddiviso in funzione del grado di inquinamento atteso • Un sistema di trattamento delle acque (dissabbiatore e disoleatore) con una vasca di trattenuta in caso di incidente • La presenza di un adeguata quantità di assorbenti per idrocarburi da adoperare in caso di incidente. Principali impatti e misure di mitigazione Modifiche del terreno Asportazione della terra vegetale e degli strati superficiali di suolo. Impatto negativo. La terra vegetale ed il suolo scavato devono essere depositati in maniera idonea, in cumuli rinverditi e preservati dall’invasione delle neofite. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 161 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Alla fine del cantiere, in caso di dismissione, la morfologia e la stratigrafia del terreno vengono ripristinati nello stato originario. Emissioni in atmosfera Le emissioni in atmosfera sono dovute in primis ai motori per la generazione dell’energia, ed in secondo luogo alla circolazione di mezzi. Impatto negativo. Le misure di mitigazione sono legate alla possibilità di approvvigionarsi direttamente da una rete di distribuzione dell’alta tensione. In caso di impossibilità si prevede l’impiego di motori quanto più moderni ed eventualmente dotati di filtri per le polveri fini. Emissioni foniche Il lavoro di perforazione prosegue con turni molto intensi, spesso sulle 24 ore, motivo per cui in vicinanza di abitati è possibile creare disturbo avvertibile. La circolazione per contro non dovrebbe essere di un volume tale da scostarsi dal traffico normale se non sulle strade secondarie. Impatto negativo. In caso di presenza di ricettori sensibili nelle vicinanze, si prevede disporre il cantiere in modo da schermare le fonti di rumore. Ulteriori protezioni fonoassorbenti sono da prevedere per incapsulare le principali fonti di emissione. La circolazione sulle strade con principalmente durante il giorno. autocarri o mezzi rumorosi avverrà Rifiuti Il cantiere produrrà una discreta quantità di rifiuti sia come scarti di lavorazione (cutting), sia come liquidi da riciclare (fanghi) sia come resti di demolizione. Impatto negativo. I resti di lavorazione verranno trattati e stabilizzati prima di consegnarli in discarica. I fanghi esausti e gli altri scarti di lavorazione verranno consegnati per il trattamento il corretto smaltimento. Quale primo principio si tenderà a contenere la loro produzione e si spingerà al massimo il riciclaggio delle acque per la produzione di nuovo fango. I resti delle demolizioni verranno depositati in una discarica autorizzata. Il sottofondo di inerti verrà analizzato sia in caso di incidente segnalato sia quale misura di controllo e verrà smaltito confacentemene al grado di inquinamento. Tutti i trattamenti previsti non verranno eseguiti in loco ma presso ditte specializzate: le sostanze liquide verranno trasportate con autobotti o autocarri a tenuta stagna. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 162 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Acque Il cantiere consuma una discreta quantità di acque sia per la lavorazione (preparazione fanghi, lavaggio, raffreddamento) sia per le necessità degli occupanti (acqua sanitaria, cucina, ecc.). Impatto negativo. Per le necessità di lavorazione si cercherà di utilizzare l’acqua disponibile in loco con le fonti a disposizione o con la perforazione di nuovi pozzi di captazione, cercando in particolare di evitare l’impiego di preziosa acqua potabile per usi che non richiede l’assoluta purezza e riducendo soprattutto il trasporto con autocarri. Nella misura del possibile si cercherà di favorire il riciclaggio ed il risparmio, eventualmente attraverso l’accumulo in vasche dell’acqua piovana. Per il cantiere si cercherà di allestire un circolo dell’acqua quanto più breve possibile, favorendo forme di trattamento che permettano una rapida restituzione al ricettore naturale. Paesaggio Una torre di perforazione come quella necessaria per lo scavo di un pozzo di 4'000 m prevede un’altezza indicativa di 40 m, sarà pertanto molto visibile anche in lontananza. Impatto negativo. La breve durata del cantiere non permette di prevedere misure di mascheramento o di inserimento paesaggistico. Fauna, flora, natura, agricoltura, foreste Il cantiere occupa un’importante superficie di terreno, stimabile in circa 1 ha. Una sottrazione di questa portata, in caso si sovrapponesse con aree sensibili di pregio che richiedono lunghi tempi di formazione, sarebbe da valutare come estremamente negativo. In fase di definizione delle aree si cercheranno prioritariamente tutte le superfici che non ospitano formazioni di particolare valore, come arativi e seminativi. Maggiori approfondimenti in merito agli impatti ed ai rischi ambientali legati alle indagini sismiche sono riportati nel capitolo 5 “quadro di riferimento ambientale” che segue. Per la perforazione di pozzi esplorativi gli impatti e le misure esposte rappresentano indicativamente quelli di carattere generale. Essi potranno essere maggiormente approfonditi in sede di VIA, quando saranno determinate le condizioni locali dell’area di perforazione. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 163 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.10 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE CONCLUSIONE DELLE OPERAZIONI DI RICERCA Al termine della perforazione, indipendentemente dal risultato scaturito, il cantiere viene smontato nelle sue componenti principali: in particolare vengono smontati tutti gli edifici, gli impianti meccanici, i motori, i depositi ed i prefabbricati, che sono generalmente di proprietà del contrattista e che quindi li sposta sulla prossima area di ricerca. Anche la maggior parte delle infrastrutture fisse costruite diventa a questo punto inutile e può essere smantellata. Sono previste le seguenti operazioni: • Vasche fango e canalette: pulizia con acqua calda, demolizione e trasporto in discarica autorizzata • Vasche per deposito carburanti e liquidi pericolosi: demolizione e avvio ad una discarica autorizzata • Solette ed altre opere in calcestruzzo: demolizione ed avvio a discarica autorizzata • Tubazioni e rete fognaria: smontaggio, recupero delle tubazioni e smaltimento in discarica autorizzata. In alternativa: demolizione e recupero delle componenti tramite riciclaggio. 4.10.1 Pozzo sterile In caso di pozzo sterile, oltre alle misure precedenti, devono essere eliminate pure tutte le restanti componenti: • Vasche per il trattamento delle acque, canalette di raccolta: demolizione opere in calcestruzzo, smontaggio, recupero delle tubazioni e smaltimento in discarica autorizzata • Cantina: demolizione delle pareti, del fondo e della soletta di appoggio e smaltimento in discarica autorizzata • Piazzale: rimozione e smaltimento del materiale dello strato superiore in discarica autorizzata previa analisi. Recupero e/o smaltimento dello strato di protezione. Aratura del sottofondo di livellamento • Recinzione: smontaggio L’operazione principale riguarda la chiusura mineraria del pozzo, con lo scopo di prevenire le fuoriuscite accidentali di liquidi provenienti dalle formazioni attraversate, ricostruendo i differenti strati. Tutto l’impianto viene quindi smontato e rimosso fino ad una profondità di circa 2m dal piano campagna originario. Il foro viene chiuso secondo un programma specifico che sarà da concordare con l’autorità di approvazione (in particolare il Ministero delle attività estrattive) e che prevede l’impiego di iniezioni di cemento, provvedimenti di trattenuta del cemento e fango di adeguata composizione chimica e fisica. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 164 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Una volta eseguita la chiusura mineraria, si procederà al taglio della testa del pozzo e della saldatura di una piastra di chiusura detta flangia di chiusura mineraria. A questo punto è possibile procedere alla ricostruzione del profilo originario del suolo, in particolare con il deposito di materiale scavato e la messa in opera di terra vegetale prelevata dal deposito. Fig. 66 Ripristino delle aree in caso di pozzo sterile, Gallarate (NO) (Foto: Dionea SA) La situazione finale alla chiusura del cantiere e con il ripristino completo dell’area non deve presentare differenze con la situazione preesistente. Se reso necessario, si procederà all’esecuzione di eventuali piantagioni di essenze arboree e arbustive, alla ricostruzione di ambienti naturali o alla ricoltivazione di specie agricole distrutte dall’intervento. 4.10.2 Pozzo produttivo Nel caso in cui il pozzo si rivelasse produttivo, occorre innanzitutto completarne la testa innestando il casing di produzione o in caso di lunghezze minori (casing non completo) il liner di produzione. Nella colonna di produzione vengono aperti ulteriori fori utilizzando dell’esplosivo, che permettono di aumentare il contatto con gli strati produttivi. Il completamento fuori terra dipende in parte dal tipo di prodotto (gas ,olio pesante o olio leggero), dalla necessità di procedere ad un’erogazione artificiale tramite ad esempio pompaggio e dalla capacità di produzione. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 165 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il primo passo prevede il completamento della testa del pozzo con la posa della croce di produzione (Fig. 60). A questa verranno poi agganciate le tubazioni necessarie per il trasporto degli idrocarburi. In superficie occorre ancora procedere alla messa in sicurezza della cantina, riempiendola con sabbia o cemento, e procedere alla protezione della testa del pozzo con la realizzazione di una gabbia metallica (Fig. 67). Le canalette e le vasche di raccolta per l’acqua piovana così come pure i provvedimenti in caso di incidente possono essere mantenuti in esercizio, ma devono essere delimitati per questioni di sicurezza. Nel perimetro esterno viene consolidata la recinzione e le eventuali misure di mascheramento mediante l’impianto di siepi alberate. Fig. 67 Pozzo produttivo preparato per la messa in produzione (Romentino, NO) (Foto: Dionea SA) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 166 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 4.11 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE STIMA ECONOMICA DEGLI INTERVENTI Di seguito sono elencati gli investimenti stimati e la tempistica per le diverse fasi progettuali e realizzative dell’istanza in esame: Prima fase – Valutazione geologica dettagliata Tempistica: tra i mesi 1 e 6 dal conferimento del permesso 40’000 EUR Studi geologici e sedimentologici dettagliati basati su dati di letteratura e di terreno. Caratterizzazione geologica e mineralogica delle rocce con particolare attenzione ai contatti sedimentari e strutturali tra le singole litologie. Classificazione di source rocks, reservoirs, seals e trappole Seconda fase – Acquisizione e reinterpretazione di linee 120’000 EUR sismiche esistenti Tempistica: tra i mesi 1 e 21 dal conferimento del permesso Acquisizione e reinterpretazione di 50 km di linee sismiche per l’ottenimento di un modello più dettagliato delle strutture geologiche del sottosuolo e quale base per la pianificazione della campagna sismica Terza fase – Campagna sismica Tempistica: tra i mesi 18 e 36 dal conferimento del permesso da 230’000 a 350’000 EUR Appalto per l’acquisizione di nuovi dati sismici. Il numero esatto di linee, la loro estensione il metodo di acquisizione e localizzazione dipenderà dai dati ottenuti nelle fasi 1 e 2 del progetto. Gli investimenti pianificati coprono il costo per l’acquisizione di ca. 40-50 km di nuove linee sismiche 2D. Verranno inoltre valutato l’impiego di tecniche d’acquisizione 3D. Analisi finale di tutti i dati e valutazione di prospects per idrocarburi con potenziale commerciale a dipendenza dei risultati ottenuti nella fase 2 Quarta fase - Perforazione di un pozzo esplorativo Tempistica: dal mese 36 dal conferimento del permesso 4’200’000 EUR a dipendenza Definizione del punto di perforazione. Approfondimenti tecnici dei risultati e programmatici per la perforazione di un pozzo esplorativo. Il ottenuti nelle pozzo avrà quale obiettivo principale le sequenze Triassico- fasi 2 e 3 Liassiche e raggiungerà un profondità massima di 3'200 m RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 167 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE PAG 168 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 5.1 GENERALITÀ QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Il quadro ambientale presentato di seguito si basa principalmente sul rapporto sullo stato dell’ambiente Lombardia 2008-2009 [35], il Piano Territoriale Regionale (PTR) [36] ed il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) [37], con particolare riferimento alle province di Como e Varese, dove si trova l’area di progetto. Le maggiori banche dati consultate consistono nel Geoportale della Lombardia [69], il Sistema informatico nazionale ambientale (SINAnet), il geoportale della Lombardia [75] e l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’ Ambientale (ARPA) della Lombardia [82]. Ogni ambito ambientale toccato dal progetto (popolazione, acque, suolo, aria,…) è suddiviso in tre parti: situazione esistente, fattori di perturbazione e misure di mitigazione integrate nel progetto. Mentre nella prima parte si fa riferimento sia alle indagini sismiche che alla fase di perforazione, per ciò che concerne le restanti due, è considerata unicamente la fase d’indagine sismica. Come previsto dalla normativa, i fattori di perturbazione e le misure di mitigazione relative alla fase di perforazione sono demandati alle fasi successive di progetto ed in particolare alla valutazione di impatto ambientale (VIA), in quanto prettamente legati all’ubicazione di perforazione. 5.2 POPOLAZIONE 5.2.1 Situazione esistente La Lombardia, con una popolazione residente di oltre 9.7 milioni, è la Regione più popolosa d’Italia. Dal 1992 al 2009 la popolazione della Lombardia è aumentata di quasi 1 milione di unità con un incremento più importante a partire dal 2002 (Fig. 68). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 169 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 10000000 9800000 popolazione residente 9600000 9400000 9200000 9000000 8800000 8600000 8400000 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Fig. 68 Popolazione della Regione Lombardia dal 1992 al 2009 (Fonte: ISTAT [76]) La speranza di vita in Lombardia è di 78.9 anni per gli uomini e 84.3 per le donne. Questi valori sono molto vicini alla media nazionale di 78.8 e rispettivamente 84.1 [76]. La struttura amministrativa della Regione è caratterizzata da un elevato numero di comuni (oltre 1500), la maggior parte dei quali ha meno di 5000 abitanti. La popolazione è principalmente concentrata nei comuni di media grandezza (5000-50'000 abitanti) situati nella fascia pedemontana delimitata a nord dalla linea ideale Novara-Bergamo-Verona. L’area d’indagine tocca 73 Comuni la cui popolazione totale è quasi di mezzo milione di persone (470'000). I residenti nella parte situata in Provincia di Varese sono circa 260'000, mentre quelli nella Provincia di Como sono poco più di 200'000. Si stima che all’interno dell’area d’indagine vivano effettivamente circa 300'000 persone. Il comune più popoloso risulta essere Varese (ca. 82'000 abitanti), Como (ca. 85'000) si trova perlopiù all’esterno dell’area d’indagine. Seguono per ordine di popolazione Malnate (ca. 16'000 ab.), Olgiate Comasco Induno Olona, Lurate Caccivio e Arcisate (ca. 10'000 ab.) tutti situati all’interno dell’area d’indagine. Gli altri comuni hanno una popolazione che varia tra ca. 9'000 (Gavirate) e 600 abitanti (Crosio della Valle). La densità di popolazione è di ca. 900 abitanti per chilometro quadrato. Si tratta di un valore molto alto se confortato alla media italiana (circa 200 abitanti/km2), anche se lontano dai valori massimi di 2000 abitati/ km2 che possono raggiungere le zone più densamente abitate della Lombardia. L’area d’indagine ha una densità di popolazione elevata, soprattutto se si considera la morfologia poco favorevole allo sviluppo di grandi insediamenti. Questa situazione è “compensata” dal gran numero di comuni presenti sul territorio che formano un denso reticolo di aree abitate sparpagliate tra colline boschive. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 170 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.2.2 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Fattori di perturbazione legati alle attività In un contesto insediativo ad alta densità, già soggetto ad importanti fattori di degrado, l’attività di ricerca in oggetto potrebbe avere degli impatti negativi sulla popolazione. Tali impatti vanno però relativizzati in confronto a quelli già presenti, causati principalmente dai settori del trasporto e dell’industria. Di seguito sono analizzati i possibili impatti sulla popolazione causati dalla indagini sismiche. In generale l’indagine sismica ha impatti da trascurabili a molto bassi sulla popolazione. Si tratta essenzialmente di impatti deducibili, ovvero percezione di vibrazioni del sottosuolo, generate dal movimento veicolare per il trasporto dei macchinari e soprattutto dall’energizzazione del suolo. L’impatto di questa operazione sulla popolazione è variabile a seconda della tecnologia utilizzata (Tab. 7) e risulta limitato al periodo d’indagine, stimato in circa 15 giorni. Il sistema con l’impatto più rilevante (comunque sostanzialmente contenuto) è quello che utilizza cariche esplosive poste in pozzetti di piccolo diametro. Questo sistema immette tutta l’energia nel terreno in pochi millisecondi e, a dipendenza dell’elasticità delle formazioni del suolo, può causare fratturazioni, deformazioni e/o la rottura dell’equilibrio intergranulare. Queste alterazioni interessano aree molto localizzate nelle vicinanze (<1m) del punto di scoppio. Il Vibroseis consiste invece in un sistema di vibratori idraulici montati su appositi veicoli che trasmette al suolo una sollecitazione a carattere ondulatorio. Visto che la vibrazione (frequenza < 100 Hz) indotta si protrae per parecchi secondi, essa ha un’ampiezza molto minore rispetto a quella generata dagli esplosivi e di conseguenza anche l’impatto è più basso. Il terzo sistema, con massa battente, consiste nel generare un impulso facendo cadere da circa 3m una massa di 3 tonnellate installata su un veicolo apposito. Possono essere utilizzate diverse unità in successione a seconda dell’impulso che deve essere generato e della morfologia del terreno. Una variante di questo sistema, denominata Hydrapulse, utilizza un piatto, montato sotto un veicolo apposito, che invia idraulicamente l’impulso al terreno. Il veicolo avanza costantemente poiché il piatto viene posato sul terreno solamente per un breve intervallo di tempo necessario a generare l’impulso. L’impatto è molto basso poiché l’energia emessa è estremamente ridotta. La scelta del sistema di energizzazione dipende dalla profondità di investigazione, dalle caratteristiche geomorfologiche e dalla risoluzione sismica desiderata. In Italia circa il 60% delle indagini viene condotta con esplosivo, il 35% con Vibroseis e il restante 5% con massa battente/Hydrapulse [38]. Tab. 7 Impatti sulla popolazione dei diversi sistemi di energizzazione utilizzati per le indagini sismiche Sistema Impatto visibile (in superficie) Esplosivo trascurabile Vibroseis molto basso Massa battente, nullo Hydrapulse RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE Impatto deducibile (vibrazioni nel sottosuolo) basso trascurabile trascurabile PAG 171 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.2.3 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Misure di mitigazione integrate nel progetto Misure di mitigazione degli impatti dovuti alle indagini sismiche Dal momento che gli impatti sulla popolazione dovuti alle indagini sismiche sono praticamente irrilevanti, non si ritengono necessarie particolari misure di mitigazione. Gli unici fattori su cui esistono dei margini di manovra consistono nella scelta del sistema di energizzazione del suolo e del luogo in cui effettuare l’energizzazione. Se le caratteristiche geomorfologiche, tecniche e di accesso lo permettono, si preveder quindi di: o dare la priorità al sistema meno impattante (Vibroseis o massa battente); o mantenere una distanza minima (50-100m vibroseis/massa battente, 200m esplosivo) da infrastrutture sensibili, con particolare attenzione nei confronti di beni storico-architettonici; o informazione preventiva alla popolazione tramite i Comuni. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 172 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.3 FLORA, FAUNA, ECOSISTEMI, PAESAGGIO 5.3.1 Situazione esistente QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE I diversi strumenti pianificatori Regionali, Provinciali e locali, identificano all’interno dell’area di progetto alcuni elementi ed aree di valenza naturalistica, paesaggistica ed ambientale riconosciuta. Questi elementi del territorio risultano di conseguenza vincolati e protetti con lo scopo di preservarne le loro valenze e le funzionalità. I diversi ambiti di tutela che caratterizzano l’area di progetto si inseriscono nel territorio, in parte sovrapponendosi, formando un mosaico di comparti con diversi gradi di protezione (vedi la “Carta dei vincoli - Tavola 03” allegata). Questi comparti vengono descritti ed analizzati di seguito. Il paesaggio La maggior parte dell’area d’indagine si trova nella fascia collinare ed appartiene, secondo il PTPR, all’unità tipologica dei paesaggi degli anfiteatri e delle colline moreniche. Altre unità tipologiche di paesaggio presenti sono: paesaggi della montagna e delle dorsali (fascia prealpina), paesaggi delle valli fluviali escavate e paesaggi dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta (fascia alta pianura) (Fig. 69). Secondo il PTPR, gli ambiti geografici che interessano l’area d’indagine sono il Comasco, il Varesotto e le colline del Varesotto. Fig. 69 Unità tipologiche di paesaggio nell’area d’indagine (in rosso) e ambiti geografici (Fonte: estratto dalla tavola A del PTPR Lombardia) Il Comasco è un’area variamente coinvolta nei processi urbanizzativi, focalizzati soprattutto lungo alcune direttrici stradali (Varese-Como-Erba; Como-Milano e Como-Cantù) o gemmati al di sopra della conca del centro storico di Como. Tuttavia vi si conservano anche spazi di notevole rilevanza paesistica quali la Spina Verde di Como, le colline della Cavallasca e della RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 173 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Valmorea, i laghetti, le torbiere inframoreniche e le brughiere a terrazzo del Canturino. Il patrimonio storico e architettonico dei numerosi centri abitati risulta ormai di difficile definizione percettiva per lo stridore di alcuni inserimenti edilizi di epoca recente. Non mancano però episodi isolati di notevole valore qualitativo (alcuni piccoli nuclei della Cavallasca,…). Il Varesotto e le colline del Varesotto sono ambiti caratterizzati da contorni collinari o prealpini, disseminati di piccoli specchi lacustri, con alcune specificità orografiche, come il Campo dei Fiori. D’altro canto, la celeberrima veduta ottocentesca della Gazzada, alle porte di Varese, identifica e testimonia dell’alto valore paesaggistico di questo territorio. Varese stessa si è connotata nel passato, come modello di città giardino, meta ambita dei villeggianti milanesi. Il Varesotto detiene a livello regionale il primato della maggior superficie boschiva e inoltre sembra quasi respingere al suo margine meridionale la pressante richiesta di nuovi spazi industriali e commerciali. L’asse stradale Varese-Laveno, in qualche misura, ne assorbe gli urti. Morfologicamente articolato, il sistema delle valli e delle convalli isola le maggiori emergenze montuose e movimenta i quadri percettivi, mutevoli e diversificati nel volgere di brevi spazi. I caratteri costitutivi del paesaggio presenti nel territorio d’indagine sono elencati nella seguente tabella: Tipo di componente Paesaggio fisico Paesaggio naturale Paesaggio agrario Paesaggio storico culturale Descrizione componente Dossi e rilievi (Monte Orfano), bacini lacustri inframorenici, solchi vallivi della Lura e del Seveso, cordoni morenici Aree naturalistiche e faunistiche (Spina Verde, sistema boschivo della pineta di Appiano Gentile, boschi residuali della Valmorea e della Cavallasca), zone umide e torbiere (Palude Brabbia), aree naturalistiche e faunistiche (Campo dei Fiori,…) Sistemazioni a ‘ronchi’ e ‘terrazzi’, dimore rurali a elementi giustapposti con portico e loggiato, dimore rurali del Varesotto a portico e loggiato (‘lòbia’), ambiti del paesaggio agrario o ambiti insediativi particolarmente connotati (coltivi e macchie boschive del Campo dei Fiori…) Sistemi e singoli episodi fortificati (Castel Baradello), oratori campestri, cappelle votive, santelle, siti e aree archeologiche (Ca’ Morta, Spina Verde), ville e residenze nobiliari, parchi e giardini (Gironico al Monte, Fino Mornasco, Appiano Gentile…), archeologia paleo-industriale (folle, mulini della Valmorea), sistema delle ville e residenze nobiliari della fascia morenica (Azzate, Varese, Gazzada,…), elementi, tracce, tradizioni della presenza di San Carlo Borromeo nel territorio varesino, oratori campestri, cappelle, ‘via crucis’, ‘sacri monti’ (Varese), affreschi murali, orologi RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 174 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Tipo di componente Paesaggio urbano Componenti e caratteri percettivi del paesaggio QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Descrizione componente solari, nicchie, statue…, sistema delle fortificazioni del territorio varesino (Varese), archeologia industriale e paleoindustriale delle valli dell’ Olona e dei dintorni di Varese (molini, folle e cartiere della valle dell’Olona, birrificio di Induno Olona,…), sedimi dismessi di reti storiche di trasporto (ferrovia della Valle Olona e Valmorea, funicolare di Varese) e loro equipaggiamenti (stazioni e fermate delle ex-tramvie varesine), architetture in stile floreale d’inizio Novecento di Varese e dintorni, cave e miniere di tradizione storica (cave di Saltrio) Centri storici (Solbiate, Albiolo, Rodero), nuclei storici di rilevante significato paesaggistico (Gironico al Monte…), centri storici ( Varese e ex-castellanze, Gavirate, Malnate, Induno Olona, Arcisate, Azzate, Bisuschio, Castiglione Olona, Viggiù,…) Visuali sensibili, panorami, luoghi dell’identità locale, belvedere, punti panoramici (Campo dei Fiori), immagini e vedute dell’iconografia romantica del Varesotto (Gazzada, Campo dei Fiori), altri luoghi dell’identità locale (Giardini Estensi a Varese, Sacro Monte e Campo dei Fiori…) I cosiddetti “vincoli”, vale a dire i beni paesaggistici tutelati ai sensi della legislazione nazionale, rappresentano quelle parti del territorio, aree o complessi di cose immobili, che sono oggetto di particolare attenzione ai sensi di legge, e come tali soggetti per ogni trasformazione alle procedure di preliminare autorizzazione paesaggistica ai sensi dell’Art.146 del D. lgs. 42/2004. Nella Fig. 70 sono riportate le zone vincolate a livello paesaggistico elencate nel Sistema Informativo Beni e Ambiti Paesaggistici (SIBA) e riportate anche nel PTPR presenti all’interno dell’area d’indagine: o Le Bellezze d’insieme, conosciute come 'Vincolo 1497/39, Art.1, commi 3, 4', sono identificate dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, No.42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'Art.10 della L. 6 luglio 2002, No.137". L'Art.136, comma 1, lettere c) e d) come oggetto di tutela e valorizzazione. Si tratta in generale di complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale e di bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e di punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico. Nell’area d’indagine sono presenti ca. 20 aree appartenenti alla categoria delle bellezze d’insieme. o Le Bellezze individue, conosciute come 'Vincolo 1497/39, Art.1, commi 1, 2', sono oggi identificate dal D.Lgs. 22 gennaio 2004, No.42, "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'Art.10 della L. 6 luglio 2002, No.137". L'Art.136, comma 1, lettere a) e b) come oggetto di tutela e valorizzazione. Si tratta in generale di cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, ville, giardini o parchi che, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, (ossia RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 175 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE non contemplati nell'ambito dei beni culturali), si distinguono per la loro non comune bellezza. Nell’area d’indagine sono presenti 34 oggetti appartenenti alle bellezze individue (parchi, giardini e ville), localizzati principalmente nel Comune di Varese e Induno Olona. o Le aree di rispetto fino a 150m dai corsi d’acqua ed in particolare del Lambro dell’Adda e del Tormo, oltre ad una serie di canali irrigui situati tra questi due ultimi corsi d’acqua; Fig. 70 Beni paesaggistici presenti nell’area d’indagine: Bellezze insieme (aree tratteggiate in verde), bellezze individuate SIBA (punti rossi), aree di rispetto dei corsi d’acqua (azzurro) (Fonte: Sistema Informativo Beni e Ambiti Paesaggistici [78]). Oltre alle aree vincolate descritte si segnalano diversi elementi puntuali che contribuiscono alla creazione del paesaggio ed hanno una valenza storicoculturale (vedi anche cap. 5.7) I principali elementi di pregio paesaggistico presenti nell’area d’indagine sono le aree vincolate appartenenti alla categoria delle bellezze d’insieme e delle bellezze individue. Queste ultime sono prevalentemente situate a Varese. Parchi e riserve Nell’area di progetto sono interamente o parzialmente inclusi, quattro parchi regionali, tre parchi locali d’interesse sovracomunale e due riserve naturali (Fig. 71): RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 176 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Categoria Nome Parco regionale o Parco di Campo dei Fiori o Parco Spina Verde di Como o Parco della Pineta di Appaiano Gentile o Parco Lombardo della valle del Ticino Parco locale d’interesse o sovraccomunale (PLIS) o Riserva naturale Fig. 71 Parco Valle del Lanza Parco Primo Maggio o Parco Rile Tenore o Palude Brabbia o Lago Biandronno Parchi regionali (verde), locali (giallo) e riserve naturali (rosso) nell’area di progetto (Fonte: Geoportale Lombardia, elaborazioni: Dionea SA) Parchi regionali: Il Parco Campo dei Fiori occupa per circa un terzo della sua estensione totale la parte NO dell’area d’istanza. Esso è costituito dal massiccio montuoso a nord di Varese e domina la zona collinare e i piccoli laghi racchiusi tra i colli (Fig. 72). Quest’area protetta si caratterizza per la presenza di numerosi elementi di pregio naturalistico quali flora (orchidee..), fauna (in particolare invertebrati, uccelli rapaci), habitat (p.e. ambienti rupicoli, prati magri, boschi, selve,..) e RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 177 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE aspetti geologici (grotte, sorgenti carsiche, marmitte, massi erratici). Un ulteriore elemento di interesse è costituito dal patrimonio storico che annovera monumenti storici e religiosi (Santa Maria del Monte è patrimonio dell’UNESCO), ville, rocche e torri. Fig. 72 Il massiccio del Campo dei Fiori domina su Varese. A destra si vede la frazione di Santa Maria del Monte arroccata sulla cima della collina (foto: Dionea SA). Il Parco della Spina Verde si estende sulla fascia collinare a nord ovest di Como e rientra per due terzi nel perimetro d’istanza. Il territorio presenta innumerevoli motivi di interesse: la natura, con particolari aspetti geologici e vegetazionali, l'archeologia, con i resti della Como protostorica, la storia - dal medioevale Castello Baradello fino alle recenti trincee del Sasso di Cavallasca, i numerosi luoghi di culto, dai ritrovamenti riconducibili ad antichi riti preromani e Romani, ai Santuari, ai luoghi di manifestazioni tradizionali che identificano la Spina Verde come sede privilegiata per le espressioni di cultura religiosa. Il Parco della Pineta di Appaiano Gentile e Tradate è costituito da una foresta di pianura di valore naturalistico, in cui convivono anche attività forestali, agricole e sociali. I boschi del Parco sono un’importante testimonianza dell’antica selva padana che si incunea nel tessuto più urbanizzato della pianura. Il Parco si trova per ca. un terzo della sua superficie (48 km2) all’interno del perimetro d’istanza, a metà del lato sud. I boschi, che coprono 35 km2, sono composti da pinete (30%), castagneti (30%), robineti (25%) e querceti (15%), mentre il resto del parco è utilizzato per il pascolo e l’agricoltura. Il Parco Lombardo della Valle del Ticino, nato per difendere il fiume e i numerosi ambienti naturali della Valle del Ticino dagli attacchi dell'industrializzazione e di un'urbanizzazione sempre più invasiva, è il primo parco regionale d’Italia. Pur avendo una superficie di ben 914 km2 (692 a parco regionale e 222 a parco naturale) questo parco occupa solo pochi chilometri quadrati all’interno del perimetro d’istanza nell’angolo SO. I parchi locali d’interesse sovracomunale (P.L.I.S.): Il Parco Valle del Lanza è un’area protetta interamente compresa al centro dell’area d’indagine che si sviluppa intorno alla valle del torrente Lanza. Lungo le rive di questo torrente sono presenti diversi siti d’interesse storico e di RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 178 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE archeologia industriale. Nel Parco, (superficie di 6.76 km2) sono presenti numerose specie faunistiche, zone umide, costruzioni rurali, chiese, edifici d’interesse culturale e vecchie cave. Una particolarità del Parco è pure la presenza della ferrovia della Valmorea che un tempo collegava Mendrisio (Svizzera) con Castellanza ed oggi è utilizzata unicamente a scopo turistico. Il Parco Rile Tenore Olona (RTO) è un’area protetta di 14 km2 che si sviluppa attorno ai torrenti Rile, Tenore e Olona ed è caratterizzata da estesi terrazzamenti di rigine fluvio-glaciale e da diversi siti di rilevanza storica e culturale. La particolare geologia del territorio permette la nascita di numerosi piccoli torrenti alimentati da acque risorgive e acque piovane. Oltre a vaste zone boschive, sono presenti ampi prati. Circa un terzo del PLIS RTO (approvato da parte della Provincia di Varese nel marzo 2006) è situato nell’area d’indagine. Il Parco Primo Maggio è un piccolo parco (3.37 ha) costituito dai giardini e dai terreni di vecchie ville patrizie situate presso il centro abitato di Malnate. È un’ area suggestiva per la quantità e la maestosità dei suoi alberi. Riserve naturali La riserva della Palude Brabbia, situata interamente nell’area d’indagine, è una torbiera bassa pedemontana di origine post-glaciale, la cui configurazione attuale – vaste aree a canneto e numerosi specchi d’acqua – è frutto dell’azione congiunta del clima, del particolare terreno, dell’evoluzione della vegetazione e anche delle vicende storico-economiche del luogo. Nel 1983 la palude è stata dichiarata Riserva Naturale regionale e nel 1984 viene riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura quale Zona Umida di Importanza internazionale. Dal punto di vista vegetazionale la palude mostra la completa successione ecologica tra l’ambiente acquatico e quello boschivo, mentre per ciò che concerne la fauna essa rappresenta un importante luogo di sosta lungo il viaggio migratorio per decine di specie di uccelli, nonché sito di nidificazione per molte specie legate all’acqua. La riserva Lago di Biandronno, occupa una superficie di 128 ettari, di cui circa la metà nell’area d’indagine. Essa costituisce un esempio di bacino lacustre giunto all’ultimo stadio della sua vita infatti appare come una suggestiva e compatta formazione ad elofite (canneti e cariceti), contornata da boschi igrofili e prati da sfalcio, nella quale sono ben visibili gli specchi d’acqua originatisi dalla escavazione della torba. Al centro della torbiera è identificabile lo specchio d’acqua residuale che rappresenta ciò che resta dell’antico lago. Il bacino è alimentato da apporti meteorici, mentre l’unico emissario esistente, recapita nelle acque del lago di Varese dopo un breve percorso. Nell’area d’indagine sono presenti diverse aree protette che non rappresentano unicamente dei poli di valenza naturalistica, ma anche di valenza storica e ricreativa per tutti gli abitanti della zona. Dato il difficile contesto territoriale in cui si trovano esse assumono un’importanza ancor maggiore e la loro tutela, come indicato delle rispettive norme, deve essere garantita anche in futuro. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 179 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE La Rete Natura 2000 Nel rispetto delle norme comunitarie (Direttiva “Habitat” e “Uccelli”) è stata creata a livello europeo una rete di siti protetti, denominata Rete Natura 2000 e formata da “siti d’interesse comunitario” (denominati anche “siti d’importanza comunitaria”, SIC) e “zone di protezione speciale” (ZPS). Nell’area di progetto si trovano otto aree SIC e tre ZPS (Tab. 8). Queste aree possono coincidere o essere parzialmente sovrapposte tra di loro o nei confronti di parchi e riserve naturali. Tab. 8 I siti d’interesse comunitario (SIC) e le zone di protezione speciale (ZPS) parzialmente o interamente incluse nell’area d’indagine TIPO CODICE NOME Osservazioni SIC IT2020007 Pineta pedemontana di Appiano Gentile Interamente incluso nel parco regionale della Pineta di Appaiano Gentile e Tradate, solo un quarto nell’area d’indagine. SIC IT2010006 Lago di Biandronno Corrisponde con la riserva naturale del lago di Biandronno SIC (pSIC) IT2010022 Alnete del lago di Varese SIC (pSIC) IT2010003 Versante nord del Campo dei Fiori Interamente incluso nel parco regionale Campo dei Fiori, solo in minima parte nell’area d’indagine SIC IT2010007 Palude Brabbia Coincide con la riserva naturale “Palude Brabbia” SIC (pSIC) IT2010002 Monte Legnone e Chiusarella Interamente incluso nel parco regionale Campo dei Fiori SIC IT2020011 Spina Verde Tre aree separate, tutte incluse nel parco regionale della Spina Verde SIC (pSIC) IT2010004 Grotte del Campo dei Fiori Interamente incluso nel parco regionale Campo dei Fiori ZPS IT2010501 Lago di Varese Si sovrappone parzialmente con il SIC “Alnete del lago di Varese” ZPS IT2010007 Palude Brabbia Coincide con il SIC “Palude Brabbia” ZPS IT2010401 Parco Regionale Campo dei Fiori È costituita da due superfici sparate che Si sovrappongono parzialmente con i SIC “Versante nord del Campo dei Fiori” “Grotte del Campo dei Fiori” e “Monte Legnone e Chiusarella”. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 180 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE I siti d’interesse comunitario e le zone di protezione speciale definiscono aree: o Che contribuiscono in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle tipologie di habitat definite dalla direttiva Habitat; o Che servono a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente una delle specie della Direttiva Habitat (SIC) o della Direttiva Uccelli (ZPS); o Che può contribuire alla coerenza di Natura 2000; o Che contribuisce in modo significativo al mantenimento della biodiversità della regione in cui si trova. Fig. 73 Il lago di Varese e le Alnete del lago di Varese (sullo sfondo) sono due aree SIC all’interno del perimetro d’indagine (foto: Dionea SA) Secondo quanto stabilito dalla direttiva europea, ogni membro della Comunità Europea deve redigere un elenco di proposte di Siti di Importanza Comunitaria (pSIC), sulla base del quale la Commissione redige un elenco di Siti d’interesse Comunitario (SIC). Entro sei anni dalla dichiarazione di SIC l'area deve essere dichiarata dallo stato membro zona speciale di conservazione (ZCS). L'obiettivo è quello di creare una rete europea di zone di protezione speciale (ZPS) destinate alla conservazione della biodiversità. Nell’area di studio si trovano diverse aree della rete Natura 2000 (otto aree SIC e tre ZPS), perlopiù incluse nei parchi regionali o nelle riserve naturali. Queste aree testimoniano la valenza naturalistica di diversi territori presenti nel perimetro d’indagine, nonostante la diffusa e spesso degradante presenza antropica. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 181 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Aree floristiche e vegetazione La Lombardia, soprattutto la bassa pianura, è una delle Regioni che trasformato l’ambiente naturale e sostituito ormai da secoli l’originaria di latifoglie (querce, tigli, olmi) con specie coltivate. Nell’alta pianura vaste aree sono tuttora ricoperte da brughiere, con robinie, pini silvestri specie erbacee e arbustive. Meglio conservata è la fascia alpina, coperta da bei boschi di pini e abeti. più ha foresta invece e varie che è Nell’area d’indagine, come illustrato nella Fig. 74, la vegetazione naturale occupa moltissime aree (perlopiù di piccole dimensioni) distribuite su tutto il territorio. Essa è costituita in prevalenza da boschi di latifoglie e boschi misti. Fig. 74 Carta della vegetazione presente nell’area d’indagine (Fonte: Geoportale Lombardia [75], elaborazioni Dionea SA) Quasi il 65% della superficie dell’area d’indagine é riscoperta da vegetazione. Circa il 40% è costituita da boschi, il 15% da seminativi e meno del 5% da prati. Altre coperture vegetali presenti in percentuali minori sono le aree verdi urbane. La vegetazione naturale non boschiva, e le culture agrarie legnose (Fig. 75). Tessuto urbano discontinuo Zone produttive e impianti di servizio pubblici e p 0.5% 0.5% Aree idriche 0.1% Tessuto urbano continuo 0.9% 2.1% 4.5% Aree sportive e ricreative 40.3% Aree sterili 5.8% Reti stradali, ferroviarie, spazi accessori 64.4% cantieri 15.4% 21.2% 0.3% 1.7% Boschi Seminativi 4.8% 2.0% Prati Aree verdi urbane Vegetazione naturale Legnose agrarie Fig. 75 Distribuzione percentuale delle superfici verdi dell’area d’indagine. [75] RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 182 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Le foreste Quasi un terzo dell’area d’indagine è ricoperta da boschi, perlopiù di latifoglie o misti dominati di volta in volta da diverse specie quali Robinia, Ontano nero, Frassino, Farnia, Pino silvestre o Faggio ( Tab. 9) Bosco perilacustre di Ontano nero [40] Castagneto delle cerchie moreniche occidentali [40] Aceri-frassineto (foto: Dionea SA) Faggeta dei substrati cartonatici (foto: Dionea SA) Tab. 9 Boschi nell’area d’indagine (fonte: geoportale Lombardia, elaborazioni: Dionea SA) Categoria di bosco boschi di conifere boschi di latifoglie boschi misti totale estensione (ha) 111.99 6’466.43 4’044.13 10’622.56 % rispetto ad area d’indagine 0.3% 19.4% 12.2% 31.9% % rispetto a superficie boschiva totale 1.1% 60.9% 38.1% 100.0% Per la seguente descrizione più precisa delle tipologie forestali boschi si fa riferimento al recente Piano di indirizzo forestale della Provincia Varese [39] che RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 183 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE comprende circa la metà dell’area d’indagine ed è rappresentativo anche per la parte situata in Provincia di Como. […Le caratteristiche climatiche, la varietà degli aspetti podologici e la forte antropizzazione hanno determinato la distribuzione e la differenziazione della copertura forestale. La realtà tipologica dei boschi della provincia si articola e si diversifica in una grande varietà e complessità di combinazioni microstazionali, risultanti dall’interazione di fattori microclimatici, geomorfologici, podologici e, sempre più marcatamente, antropici. Si tratta prevalentemente di formazioni di tipo misto, in cui l’una o l’altra specie dominanti prende il sopravvento al variare delle condizioni di suolo, clima, esposizione dei versanti e grado di disturbo antropico. I boschi della Provincia di Varese sono costituiti prevalentemente da formazioni governate a ceduo, in particolare nella parte sud più pianeggiante: qui predominano i robinieti puri e misti che subiscono una regolare ceduazione. Lungo la fascia centrale del territorio di competenza provinciale, dove predominano le colline di origine morenica, si riscontrano diverse aree governate a fustaia, costituite da pinete di pino silvestre planiziale e querceti delle cerchie moreniche occidentali. In tali formazioni forestali si riscontra spesso anche la situazione di ceduo composto, in cui il pino e le querce sono governati a fustaia, mentre altre specie quali castagni, e robinie soprattutto sono ceduati regolarmente. I castagneti delle cerchie moreniche sono generalmente ceduati, anche se spesso il turno viene allungato di molto rispetto alla norma. Nella parte nord del territorio oggetto del Piano si riscontrano situazioni differenti: continua a predominare il governo a ceduo anche se spesso si presenta invecchiato e con molta neoformazione sotto chioma, mentre lungo i laghi e le paludi le formazioni di alneti e saliceti sono strutturate a fustaia, poiché speso rientrano in territori di competenza di SIC e ZPS. Analizzando la composizione dei boschi si riscontra come prevalgono nettamente le latifoglie, le conifere presenti sono riconducibili soprattutto ai pini silvestri presenti lungo le colline moreniche, mentre a sud, in pianura sono presenti diverse aree occupate da piantagioni di pini strobi nell’ambito dell’arboricoltura da legno. La specie prevalente in termini di superficie è certamente la robinia che va a costituire popolamenti puri, con presenza di sambuco e ciliegio tardivo, e formazioni miste con notevole variabilità floristica. Notevole spazio è occupato anche dai castagneti ed in minor parte dai querceti che lungo le colline di origine morenica della Provincia, dove tali specie vanno a formare tipologie forestali particolare tipiche di quest’ area chiamati rispettivamente “castagneti e querceti delle colline moreniche occidentali”. Lungo le colline ed i rilievi che sovrastano il Lago Maggiore ed il Lago di Varese, in particolare lungo i tanti rii che si gettano negli specchi d’acqua si riscontrano formazioni di aceri frassineti, a volte interrotti da castagneti e robinieti. Di minore estensione, ma non certamente di minore interesse sono i querce-carpineti dell’alta pianura e le alnete perilacustri: i primi sono presenti in piccola porzioni nell’area di pianura e rappresentano formazioni residue delle antiche foreste planiziale; i secondi sono popolamenti tipici dell’area dei 7 laghi soprattutto nei pressi delle paludi e delle sponde del Lago di Varese…] RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 184 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Tab. 10 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Tipologie forestali della Provincia di Varese 2 [39] In grassetto sono marcate le tipologie più frequenti all’interno dell’area d’indagine. TIPOLOGIA FORESTALE Aceri frassineto tipico Alneto di ontano nero perilacustre Castagneto dei substrati carbonatici dei suoli mesici Castagneto delle cerchie moreniche occidentali Formazione antropogena con Abete rosso, Pino silvestre, Acero di monte Formazione mista di quercia rossa Formazione pura di quercia rossa Formazioni a ciliegio tardivo Non classificabile Pineta di pino silvestre planiziale Querceto di rovere e/o farnia delle cerchie moreniche occidentali Querceto delle cerchie moreniche occidentali Querceto di rovere e/o farnia delle cerchie moreniche occidentali con pino Querco carpineto d'alta pianura Rimboschimento Robinieto misto Robinieto misto in evoluzione a querceto di rovere dei substrati carbonatici dei suoli mesici Robinieto misto in evoluzione a querceto di rovere e/o farnia del pianalto Robinieto misto in evoluzione a querceto di rovere e/o farnia delle cerchie moreniche occidentali Robinieto misto in evoluzione a Querco-carpineto collinare di rovere e/o farnia Robinieto misto in evoluzione a Querco-carpineto d'alta pianura Robinieto misto in evoluzione ad alneto di ontano nero d'impluvio Robinieto misto in evoluzione ad alneto di ontano nero perilacustre Robinieto puro Saliceti a Salix cinerea Saliceto a salix caprea Saliceto di ripa Totale AREA (ha) 1320.306 394.039 2.825 2408.53 % 9.85% 2.94% 0.02% 17.97% 4.674 15.468 28.551 2.677 17.819 231.505 0.03% 0.12% 0.21% 0.02% 0.13% 1.73% 243.832 1.065 1.82% 0.01% 64.127 309.04 30.061 1462.169 0.48% 2.31% 0.22% 10.91% 101.565 0.76% 1689.411 12.60% 2806.453 20.93% 24.892 0.19% 1488.965 11.11% 42.353 0.32% 63.754 561.215 61.758 5.445 23.954 13406.453 0.48% 4.19% 0.46% 0.04% 0.18% 100.03% All’interno dell’area d’indagine le tipologie più frequenti sono (in ordine di importanza): o Robinieto misto: la tipologia di gran lunga più frequente, si trova perlopiù nella parte sud del perimetro d’indagine. Il valore naturalistico è basso. Il Piano di indirizzo forestale non include i boschi dei parchi regionali e quindi nell’elenco mancano alcune tipologie presenti solo in queste aree, in particolare le faggete presenti al Campo dei Fiori. 2 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 185 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o Aceri frassineto tipico: tipologia frequente lungo i corsi d’acqua meno degradati, si trova specialmente tra il lago di Varese e il Campo dei Fiori. Il valore naturalistico è medio-alto a seconda dello stato di conservazione. o Faggete submontane dei substrati carbonatici: presente specialmente all’interno del parco regionale del Campo dei Fiori anche in popolamenti di discrete dimensioni. Valore naturalistico alto. o Castagneto delle cerchie moreniche occidentali: presente in modo frammentato nella metà sud dell’area d’indagine. L’area più vasta in cui si trova questa tipologia è situata ad est del lago di Comabbio. Valore naturalistico medio. o Foreste alluvionali di ontano nero e frassino: preziosa tipologia situata attorno al lago di Varese, in gran parte all’interno del SIC “Alnete del lago di Varese”. Valore naturalistico molto-alto. o Pineta di pino silvestre planiziale: prevalentemente nella zona a sud in corrispondenza del SIC “Pineta pedemontana di Appaiano Gentile”. Valore naturalistico medio-alto. o Querceto delle cerchie moreniche occidentali: presente in modo frammentato. Alcuni dei popolamenti maggiori si trovano nel Parco Rile Tenore Olona. Valore naturalistico medio-alto. I boschi costituiscono quasi un terzo della superficie indagata e rispecchiano nella loro varietà, le caratteristiche climatiche, pedologiche e la forte antropizzazione dell’area. La maggior parte di essi è costituita da robinieti misti di basso valore naturalistico, tuttavia si trovano pure diverse formazioni di pregio (alnete, pinete, quercete,…), perlopiù comprese all’interno delle aree protette. 5.3.2 Fattori di perturbazione legati alle attività Le attività di ricerca idrocarburi possono rappresentare potenziali conflitti con la salvaguardia degli elementi naturali, forestali e paesaggistici presenti sul territorio. I fattori di perturbazione nei confronti di flora, fauna, ecosistemi e paesaggio prevedibili sono i seguenti: o Perturbazione di comparti ed elementi naturali a seguito del passaggio – al di fuori delle strade esistenti – dei veicoli e dei macchinari. L’impatto è condizionato dalle qualità ecosistemiche delle aree toccate e dal sistema utilizzato per i rilievi sismici. o Allontanamento temporaneo delle specie più sensibili alle frequenze utilizzate per energizzare il sottosuolo. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 186 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE In sintesi gli impatti su flora, fauna, ecosistemi e paesaggio dovuti alle indagini sismiche sono sostanzialmente bassi, sia a causa del pericolo limitato legato a possibili incidenti sia per la durata molto limitata delle indagini sismiche. 5.3.3 Misure di mitigazione integrate nel progetto Le misure di mitigazione previste in questo ambito durante la fase di indagine sismica sono: o Limitarsi alla viabilità esistente all’interno di: o parchi naturali d’interesse regionale o P.L.I.S. o aree legate a paesaggi tutelati o Utilizzare, nel limite del possibile, la viabilità esistente anche al di fuori delle zone tutelate o Eseguire la posa dei geofoni, laddove possibile, a piedi. o Lasciare le strade solo in pianori di terreni asciutti e non dopo precipitazioni. Anche se non oggetto di questo rapporto, la principale misura di mitigazione da adottare nella fase di perforazione consisterà pure nella rinuncia a perforare all’interno di aree protette o in prossimità di oggetti sensibili. Tramite questa misura si diminuiscono automaticamente tutti i fattori d’impatto nei confronti della flora, della fauna, degli ecosistemi e dei paesaggi di maggior valore presenti nell’area di progetto. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 187 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE SUOLO Il suolo, ovvero lo strato superficiale che ricopre il substrato roccioso, deriva dall’alterazione fisico-chimica di quest’ultimo. Esso è composto da una frazione inorganica, costituita principalmente da minerali, acqua ed aria, e da una frazione organica, composta da resti di organismi viventi in decomposizione. Pur trattandosi di una “buccia” estremamente sottile, se confrontata allo spessore della crosta terrestre, il suolo svolge innumerevoli funzioni: o supporto fisico per le infrastrutture e la vegetazione; o filtro e riserva nel ciclo dell’acqua; o regolatore del CO2 influenzandone il bilancio globale; o base produttiva per la maggior parte dell’alimentazione umana e animale; o fonte di materie prime come argilla, ghiaia, sabbia, torba, ecc…; o determinante per la stabilità dei versanti; o habitat per un’enorme varietà di specie (animali, vegetali, funghi); o elemento del paesaggio; Alterazioni importanti del suolo, hanno delle conseguenze negative su flora, fauna, agricoltura, acque sotterranee, ecc… Inoltre è importante ricordare che il suolo è una risorsa ambientale finita, non rinnovabile. Alterazioni difficilmente reversibili del suolo (sia fisiche che chimiche) comportano quindi una riduzione di questa importante risorsa. 5.4.1 Situazione esistente Uso del suolo Nell’area d’indagine e nell’intera Lombardia le attività antropiche provocano pesanti sollecitazioni del suolo, dovute in massima parte all’urbanizzazione, alla mobilità e all’industrializzazione. Il consumo medio annuo di suolo in Lombardia tra il 1999 e il 2004 è stato di 4950 ettari, ovvero oltre 13 ettari al giorno. Il consumo annuo pro capite varia da una Provincia all’altra. Nelle Province di Como e Varese il consumo annuo pro capite di suolo risulta inferiore a quello della media regionale, probabilmente a causa della morfologia meno favorevole del territorio e la mancanza di spazi pianeggianti (Tab. 11). Tab. 11 Consumo di suolo nelle Provincia Lombarde dal 1999 al 2004 (Fonte: P. Pileri 2008 [42]) Provincia Suolo consumato Consumo annuo pro capite (m2/abitante all’anno) Como 243 4.0 Varese 312 4.0 Lombardia 4950 5.5 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 188 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE In generale i suoli lombardi presentano una notevole varietà di tipologie e strutture. Nell’area d’indagine, le principali tipologie di coperture del suolo sono (Fig. 76 e Tavola 02 - Uso del suolo – in allegato): o Boschi (40.3%) o Tessuto urbano discontinuo (21.2%) e continuo (2.1%) o Seminativi (15.4%) o Zone produttive e impianti di servizi pubblici e privati (5.8%) Le restanti tipologie di uso del suolo occupano ciascuna una superficie minore del 5% rispetto al totale, pari a 33'162 ha. 2.1% 2.0% 1.7% 5.8% 4.8% 4.5% Boschi 0.9% 0.5% 0.5% 15.4% 0.3% 0.1% Tessuto urbano discontinuo Seminativi Zone produttive e impianti di servizio pubblici e privati Prati Aree idriche Tessuto urbano continuo Aree verdi urbane Vegetazione naturale 21.2% 40.3% Aree sportive e ricreative Aree sterili Reti stradali, ferroviarie, spazi accessori Legnose agrarie cantieri Fig. 76 Tipologia di uso del suolo nell’area d’indagine [73] Meno del 50% dell’intera superficie dell’area è fortemente antropizzata. Se si paragona con altre zone della Lombardia questo valore è molto basso, ma considerando il territorio collinoso con pochi spazi pianeggianti, esso risulta invece elevato. Le superfici pianeggianti sono quasi interamente occupate da tessuto urbano discontinuo, seminativi e zone produttive, impianti di servizio pubblici e privati. Tutte queste superfici sono fortemente frammentate tra i numerosi comuni presenti nell’area di studio. La presenza di pochi spazi pianeggianti ha altresì favorito la conservazione di un’alta percentuale di boschi (>40%) che in pratica “riempiono” lo spazio non urbanizzato ancora esistente tra un comune e l’altro (vedi Tavola 02 – uso del suolo – in allegato). Anche se la quantità di superfici naturali o semi naturali non può essere considerata bassa, si denota un abbassamento qualitativo causato da: o frammentazione degli habitat con conseguente perdita di valore naturalistico. In particolare le infrastrutture lineari del trasporto interrompono le unità ambientali contigue, abbassandone il valore naturalistico; RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 189 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o sfruttamento di quasi tutte le superfici piane esistenti; o compattazione dei suoli come conseguenza dell’impiego di macchine sempre più pesanti in agricoltura ed edilizia; o erosione idrica che colpisce soprattutto terreni in pendenza; o contaminazione chimica determinata da attività passate, ma anche presenti. Pedologia Il fattore principale che influenza la distribuzione dei suoli nella parte settentrionale del territorio provinciale è rappresentato, a grandi linee, dall’età della deposizione dei sedimenti e, secondariamente, dall’intensità dei processi di erosione susseguenti. Secondo la carta dei suoli d’Italia 1 : 250’000 (Fig. 77), i suoli (secondo il sistema di classificazione dei suoli della FAO) presenti nell’area d’indagine sono: o Luvisols: Questo tipo di suolo è caratterizzato da una composizione mineralogica mista, da un alto contenuto di nutrimenti e un buon drenaggio. Si tratta di suoli favorevoli ad un uso agricolo per molti tipi di colture. o Cambisols: suoli caratterizzati da un principio di pedogenesi. La differenziazione degli orizzonti è debole. Questi suoli si sviluppano da materiali dalla tessitura medio-fine, derivanti da un ampio spettro di rocce, perlopiù in depositi alluvionali e colluviali. La maggior parte dei Cambisoils costituiscono buoni terreni per l’agricoltura e sono sfruttati in modo intensivo. o Umbrisols: suoli con limitato grado di sviluppo pedogenetico, testimoniato dalla presenza in superficie di un orizzonte ricco di sostanza organica, desaturato in basi; può essere presente un orizzonte profondo di debole alterazione pedogenetica. o Gleysols: suoli caratteristici delle zone con problemi di drenaggio che si originano in corrispondenza di strati impermeabili associati a scarsi movimenti laterali delle acqua di falda. Nell’area d’indagine questi suoli sono situati attorno e tra il lago di Varese e quello di Comabbio. o Regosols: suoli caratterizzati da orizzonte ocrico, profondi e a tessitura da fine a grossolana. Sviluppo pedogenetico molto limitato, riconducibile spesso a limitazioni climatiche. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 190 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 77 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE I suoli dell’area d’indagine (Fonte: Geoportale Lombardia [73]) Il valore naturalistico di un suolo è valutato in base all’interesse scientifico e alla singolarità che le risorse pedologiche manifestano dal punto di vista naturalistico. Questo indice è un riferimento utile per caratterizzare in modo più completo i suoli, integrando conoscenze geomorfologiche, naturalistiche, floristiche, paesaggistiche e geografiche. L’area d’indagine è caratterizzata da suoli con un valore naturalistico molto variabile, da basso (B) ad alto (A) (Fig. 78). Generalmente i suoli con valore naturalistico più alto si trovano in corrispondenza di aree protette. Fig. 78 Il valore naturalistico dei suoli nell’area d’indagine. A: alto, M: medio, B: basso (Fonte: Geoportale Lombardia [73]) Sia dal punto di vista dell’uso del suolo che da quello pedologico, l’area d’indagine in generale presenta situazioni molto diversificate. Sono presenti sia zone pregiate dall’elevato valore naturalistico, sia zone degradate. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 191 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.4.2 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Fattori di perturbazione legati alle attività Alcuni fattori di perturbazione legati alla fase d’indagine sismica possono generare un degrado del suolo: o Compressione del suolo causata dal passaggio dei veicoli che trasportano i macchinari per energizzare il suolo e dai veicoli utilizzati per andare a posare i geofoni. La suscettibilità del suolo alla compattazione è data in funzione della sua comprimibilità, cioè della facilità con cui esso diminuisce di volume se soggetto a un carico. In genere suoli bagnati e forte attività biologica sono più suscettibili rispetto ai suoli secchi e con poca attività biologica. La posa dei geofoni presenta un debole rischio di compressione del suolo, soprattutto se eseguita a piedi. o Alterazioni della struttura del suolo provocate dalla generazione d’impulsi. Questo potenziale impatto dipende dal sistema utilizzato e ad esclusione delle micro-esplosioni che comunque possono produrre unicamente delle microfratture a livello locale (qualche metro attorno alla zona di scoppio), gli altri sistemi hanno effetti estremamente deboli e solo temporanei sul suolo. o Inquinamento dei suoli dovuto alla perdita accidentale di liquidi inquinanti da parte dei veicoli, specialmente nei tratti percorsi al di fuori delle strade. 5.4.3 Misure di mitigazione integrate nel progetto Per prevenire e mitigare i possibili impatti sul suolo sono previste le seguenti misure nella fase d’indagine sismica: o Verifica preventiva delle superfici toccate e ad un’esclusione di quelle di valenza ecologica (alvei fluviali, boschi, ecc.) o Favorire l’esecuzione delle misurazioni lungo strade esistenti e/o in prossimità di aree agricole intensive, in modo da perturbare il meno possibile il suolo e la copertura vegetale. o Per la posa e la rimozione dei geofoni, accesso alle aree con suoli suscettibili ai danni da compressione, a piedi. o Nessun accesso con veicoli e attrezzatura per generare gli impulsi su suoli bagnati, dopo periodi di precipitazioni, quando il terreno è più suscettibile alle compressione. o Accesso al di fuori delle strade con veicoli e attrezzatura per generare gli impulsi solo su arativi. Questi terreni sono meno suscettibili alla compressione rispetto ad altre superfici naturali poiché spesso vi circolano veicoli agricoli, inoltre il terreno compresso viene “risanato” grazie all’aratura. o Dispositivi in caso di perdite di liquidi ed incidente. o In ogni caso, dopo le misurazioni sismiche, il terreno deve essere lasciato alle condizioni preesistenti. In caso di danni, verranno eseguiti interventi di ripristino. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 192 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.5 AMBIENTE ACQUATICO 5.5.1 Situazione esistente QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Le acque superficiali A livello regionale, oltre al Po, i fiumi più importanti sono quelli che defluiscono dai grandi laghi: Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio. Questi sono caratterizzati da un regime stabile dei deflussi. Altri corsi d'acqua, quali i fiumi Olona, Lambro, Brembo, Serio, Mella e Cherio, hanno regime unicamente torrentizio. Oltre ai corsi d’acqua naturali in Lombardia è presente una rete di canali artificiali molto sviluppata, costituita da circa 200'000 km di canali irrigui, di bonifica o a doppia funzione. Il programma di tutela e uso delle acque (PTUA) suddivide la Regione Lombardia in aree idrografiche di riferimento per la pianificazione regionale. Queste non rappresentano forzatamente i bacini idrografici, ma possono essere articolazioni o suddivisioni degli stessi. Nell’area d’indagine sono parzialmente incluse le aree idrografiche: Lago Maggiore, Lago di Lugano, Ticino sublacuale, Olona, Seveso, Lago di Como (Fig. 79). Fig. 79 Aree idrografiche di riferimento per la programmazione dell’uso e tutela delle acque e area di progetto (Fonte: Ptua 2006 [45]) RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 193 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE L’area d’indagine è caratterizzata da un fitto reticolo di corsi d'acqua principalmente di origine naturale (Fig. 80). I principali corsi d’acqua che scorrono nell’area d’indagine sono (da est verso ovest): - iI torrente Gerenzone - il Rio Ranza - il torrente Breggia - il torrente Bevera - il torrente Seveso - il fiume Olona - il torrente Lura - il Rio Velone - il torrente Faloppa - il torrente Tenore - il torrente Bozzente - il torrente Arno - il torrente Grandaluso - il torrente Strona - il torrente Clivio - il torrente Bardello Fig. 80 Reticolo idrografico superficiale dell’area di progetto. (Fonte: Geoportale Lombardia [73], elaborazioni: Dionea SA) Tra i corsi d’acqua elencati, il più importante nell’area d’indagine è il fiume Olona che attraversa tutta la provincia di Varese da nord a sud ed è soggetto ad una forte pressione antropica a causa delle numerose industrie, dei centri abitati e delle zone agricole situate lungo il suo percorso. La rete idrografica secondaria è costituita da una fitta rete di ruscelli e piccoli torrenti che affluiscono nei torrenti elencati sopra. Per quello che riguarda gli altri corpi idrici superficiali, nell’area d’indagine è interamente incluso il lago di Varese e la Palude Brabbia. Nel perimetro rientra un piccola parte del ramo ovest del Lago di Como, mentre all’esterno, ma a RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 194 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE breve distanza di trova il Lago di Comabbio. Quest’ultimo è collegato al Lago di Varese per mezzo del canale Brobbia. Fig. 81 Il lago di Varese e il lago di Comabbio visti dal Campo dei Fiori (foto: Dionea SA) Monitoraggio e qualità delle acque La rete di monitoraggio regionale delle acque superficiali è costituita complessivamente da 260 punti di prelievo e misura (Fig. 82). La qualità corsi d’acqua è valutata in base a tre indici: o Stato Ecologico dei corsi d’acqua (SECA). Alla definizione dello Stato Ecologico contribuiscono i parametri chimico-fisici di base relativi al bilancio dell’ossigeno ed allo stato trofico (indice Livello di Inquinamento da Macrodescrittori LIM) e la composizione della comunità macrobentonica della acque correnti (Indice Biotico Esteso IBE) (Fig. 82) o Stato Chimico. Lo stato chimico è definito in base alla presenza di sostanze chimiche pericolose, delle quali vengono misurate le concentrazioni. o Stato Ambientale dei corsi d’acqua (SACA). Questa classificazione deriva dalla combinazione dei sue precedenti indici (stato ecologico+stato chimico) e classifica i corpi idrici in base a 5 categorie (elevato, buono, sufficiente, scadente, pessimo). La qualità dei laghi è valutata analogamente in base ai seguenti indici: o Stato Ecologico dei laghi (SEL). Lo stato ecologico è valutato sulla base dello stato trofico, utilizzando i parametri trasparenza, clorofilla a, ossigeno disciolto e fosforo totale. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 195 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o Stato ambientale dei laghi (SAL). Per l’attribuzione dello Stato Ambientale si procede analogamente a quanto indicato per i corsi d’acqua, rapportando i dati relativi allo Stato Ecologico ai risultati delle analisi chimiche per le sostanze di cui alla Tabella 1, Allegato 1 del D.Lgs.152/99. Poiché per i corsi d’acqua della Lombardia lo Stato ecologico è una buona rappresentazione di quello ambientale ed è applicabile senza ambiguità a tutti i corpi idrici superficiali, il Piano di Tutela delle Acque (PTUA) ha classificato lo Stato ecologico delle acque superficiali di tutta la Regione (Fig. 82). Fig. 82 Estratto dalla carta della Lombardia con la classificazione dei corsi d’acqua (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque 2006 [45], elaborazioni: Dionea SA) Lo Stato Ecologico dei principali corsi d’acqua in Lombardia risulta essere sufficiente e talvolta anche buono. Sono invece classificati in pessimo stato i fiumi che toccano il capoluogo regionale, ovvero il Lambro, l’Olona e il Lambretto. La valutazione relativa alla qualità delle acque superficiali nell’area d’indagine è piuttosto bassa, con i valori migliori sono “sufficienti” (Fig. 82). Nella Tab. 12 sono riportati i dati relativi al monitoraggio dei corsi d’acqua del 2003 nelle stazioni di misurazione della rete regionale più vicine all’area d’indagine. Solo quattro stazioni di monitoraggio si trovano all’interno dell’area d’indagine. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 196 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Tab. 12 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Valutazione della qualità dei corsi d’acqua monitorati che toccano l’area d’indagine. I punti di monitoraggio demarcati con l’asterisco (*) si trovano all’interno del perimetro d’indagine (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque 2006 [45]) Corpo idrico Torrente Arno Punto di monitoraggio Ferno Fiume Bardello Brebbia Canale Brabbia Cazzago Brabbia* Torrente Bozzente Lainate Torrente Lura Lomazzo Fiume Olona Varese* Fiume Olona Lozza* Torrente Seveso Vertemate con Minoprio Torrente Breggia Cernobbio/Como* LIM 4 70 3 IBE IV 4 III 120 SECA 4 SACA Scadente Sufficiente 3 145 5 40 5 50 3 125 4 110 3 6 3 V 2 iV 5 III 6 III 6 5 Pessimo 5 Pessimo 3 Sufficiente 4 Scadente 5 55 5 55 III 7 IV 4 5 Pessimo 5 Pessimo Nella Tab. 13 sono riportati i dati relativi al monitoraggio dei laghi situati nell’area d’indagine o vicino ad essa. Tab. 13 Valutazione della qualità dei laghi monitorati nei pressi o all’interno dell’area d’indagine (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque 2006 [45]) Lago di Lugano Punti di Monitoraggio Castelveccana Max profondità Lavena Ponte Tresa Lago di Como Lago di Comabbio Como Max profondità Nome lago Lago Maggiore Lago di Varese SEL SAL Concentrazione di P naturale Concentrazione di P attuale 3 Sufficiente 6.5 1.4 4 Scadente 21 85 4 Scadente 9.3 60* 3 Sufficiente 7.2 35 4 Scadente 22 35 Come si nota da Tab. 12 e Tab. 13 lo stato delle acque superficiali nell’area d’indagine e nelle immediate vicinanze risulta assai degradato. Le cause di tale degrado sono dovute principalmente agli scarichi di acque reflue degli agglomerati urbani (insufficiente numero di impianti di depurazione) e all’inquinamento diffuso causato dall’industria e in minura minore dalle attività agrozootecniche presenti nei baci idrografici dei corsi d’acqua e dei laghi considerati. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 197 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Le acque sotterranee La maggiori riserve idriche, costituite dai più significativi accumuli d’acqua sotterranea, si trovano nella pianura Lombarda che sfiora l’area d’indagine nella parte meridionale (Fig. 83). I principali complessi acquiferi della pianura lombarda sono gli acquiferi tradizionali, comunemente sfruttati per i pozzi pubblici, e gli acquiferi profondi, costituiti da livelli permeabili presenti all’interno dei depositi continentali del Pleistocene. Gli acquiferi tradizionali possono essere separati in acquiferi superficiali (freatici) e acquiferi semiconfinati. L’acquifero profondo è tipicamente multistrato, essendo costituito da banchi argillosi ai quali sono intercalate lenti e banchi di ghiaia e sabbie. Fig. 83 Rete di monitoraggio e classificazione qualitativa delle acque sotterranee nei pressi dell’ area d’indagine (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque 2006 [45], elaborazioni: Dionea SA) Nell’area d’indagine si trovano sette stazioni di misurazione e molte altre si trovano più a sud. I valori misurati da queste stazioni sono riassunti nella Tab. 14. Lo stato delle acque sotterranee presso l’area d’indagine è molto variabile dato che sono presenti stazioni con valutazioni sia buone che scadenti (Tab. 14). Osservando la distribuzione spaziale dei punti di misurazione si nota che le valutazioni negative prevalgono a est del fiume Olona, mentre ad ovest prevalgono quelle positive. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 198 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Tab. 14 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Valutazione stato delle acque sotterranee delle misurazioni presso l’area d’indagine. * Stazioni situate all’interno dell’area d’indagine (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque 2006 [45]) Comune Albizzate Arcisate* Binago* Bregnano Bulgarograsso* Casale Litta* Cermenate Fenegrò Fino Mornasco* Mornago* Oltrona San Mamette* Venegono Inferiore Stato chimico 2 4 2 4 4 2 4 4 3 2 4 3 Stato quantitativo A B B A B B B A B B Stato ambientale Buono Scadente Buono Scadente Scadente Buono Scadente Scadente Sufficiente Buono Scadente Sufficiente Il sistema delle acque sotterranee è di primaria importanza per l’approvvigionamento di acqua potabile di tutta l’area, come si può dedurre dal gran numero di pozzi presenti (Fig. 85). Per garantire la qualità e la quantità delle acque sotterranne, anche ai fini del futuro utilizzo, la Regione ha individuato e disciplinato delle zone di vulnerabilità e di protezione specifiche. Le acque sotterranee soffrono di un degrado qualitativo, più o meno grave e diffuso, a causa dell’elevata vulnerabilità intrinseca del sottosuolo e della notevole concentrazione di attività antropiche. Le funzioni produttive, di occupazione ed uso del suolo, di smaltimenti dei rifiuti solidi e liquidi, rappresentano un elevato potenziale di contaminazione. Nella Fig. 84 sono identificate le zone vulnerabili nell’area d’indagine. In particolare si segnalano due zone di vulnerabilità da nitrati di origine agricola e civile-industriale e una zona di attenzione. Il restante territorio è considerato non vulnerabile. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 199 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 84 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Zone di vulnerabilità (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque PTUA Regione Lombardia) Le zone di protezione delle acque sotterranee per l’utilizzo potabile, sono distinte nelle seguenti categorie: o aree di riserva allargata; o aree di riserva ottimali e integrative; o aree di ricarica della falda. Le aree di riserva sono riserve pregiate di acque dolci profonde, contenute negli strati acquiferi meno produttivi e difficilmente ricaricabili, mentre le aree di ricarica sono zone con una specifica predisposizione a favorire l’alimentazione delle falde acquifere fino ad una notevole profondità. Nell’area d’indagine si trova una piccola parte di un’area di riserva integrativa di acque sotterranee ed alcune aree di ricarica della falda (Fig. 85). RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 200 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 85 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Zone di protezione delle acque sotterranee per l’utilizzo potabile (Fonte: Programma di tutela e uso delle acque PTUA Regione Lombardia) In generale, si può concludere che il sistema delle acque sotterranee nell’area d’indagine, oltre ad avere una grande importanza come risorsa idrica, è soggetto ad una vulnerabilità che impone di adottare tutti i provvedimenti più opportuni al fine di evitare qualsiasi fenomeno che possa modificare le caratteristiche qualitative e quantitative. L’intera area d’indagine è costituita da una ricca e complessa rete idrica superficiale composta da laghi, paludi, fiumi e torrenti. La qualità di queste acque è monitorata solo in minima parte e varia da scarsa a sufficiente. Dal punto di vista delle acque sotterranee l’area d’indagine, dispone di riserve che sono la principale fonte di acqua potabile della zona. La qualità di queste acque misurata nei punti all’interno dell’area varia da buona (settore sud-ovest) o pessima (settore sud-est). La vulnerabilità delle acque sotterranee è generalmente bassa ad eccezione di alcune zone. Tra le zone di protezione delle acque profonde sono presenti un’area di riserva a alcune aree di ricarica. 5.5.2 Fattori di perturbazione legati alle attività Durante la fase di indagine sismica gli unici possibili fattori di perturbazioni delle acque sono legati a: RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 201 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o rischio d’incidente dei veicoli – rischio limitato; o alterazione della circolazione delle acque sotterranee a seguito di microfratture provocate dal rilascio di impulsi energetici nel suolo – rischio limitato in quanto l’effetto sul sottosuolo provocato dagli impulsi energetici è limitato a pochi decine di metri. I rischi potenziali di un influenza sulle acque sotterranee durante le indagini sismiche sono da molto bassi a trascurabili. 5.5.3 Misure di mitigazione integrate nel progetto Le misure che si prevede di integrare nel progetto, elencate di seguito, mirano a garantire la protezione e la salvaguardia delle qualità delle acque superficiali e sotterranee. Per ciò che concerne le analisi sismiche si prevedono le seguenti misure di mitigazione: o Al fine di prevenire incidenti con riversamento di gasolio o olio in acque superficiali, si prevede di evitare nel limite del possibile l’esecuzione di misurazioni nei pressi di corsi d’acqua, sorgenti, risorgive o specchi d’acqua, specialmente se di valore naturalistico o utilizzati per l’approvvigionamento idrico. o Utilizzare la tecnologia di energizzazione meno impattante in modo da minimizzare il rischio di impatti sul sottosuolo che possono ripercuotersi sulla circolazione delle acque sotterranee, alterando nella peggiore delle ipotesi la portata di sorgenti o risorgive. o Eseguire i rifornimenti solo in apposite aree protette o pavimentate. o Predisporre assorbenti per idrocarburi da utilizzare in caso d’incidente. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 202 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.6 ARIA, ATMOSFERA, CLIMA 5.6.1 Situazione esistente QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Clima Il clima della Lombardia in generale viene classificato come semi-continentale, pur presentando notevoli variazioni dovute alla morfologia del territorio, alla quota, alla vicinanza con i laghi, la catena delle Alpi ed il Mediterraneo e alla presenza di grandi agglomerati. A seconda della scala di riferimento si parla di macroclima (p.e. clima europeo), mesoclima (p.e. mesoclima insubrico) e microclima (p.e. microclima di un comune o di una valle). Dato che l’area d’interesse è situata a nord di Milano, la stazione meteorologica di riferimento è quella di Milano-Malpensa, situata ca. 20 km più a sud dell’istanza, nel comune di Somma Lombardo, all'interno dell'aeroporto. L’area d’indagine si caratterizza per un mesoclima insubrico, tipico della zona dei laghi prealpini. La presenza dei laghi influisce infatti sul clima, sia a livello di precipitazioni, sia a livello di temperature. 160 20 140 15 120 10 100 5 80 0 60 -5 40 -10 20 -15 0 -20 G en na Fig. 86 temperatura (°C) 25 Lu gl io Ag os to Se tte m br e O tto br e N ov em br e D ic em br e 180 Ap ril e M ag gi o G iu gn o 30 M ar zo 200 io Fe bb ra io precipitazioni media (mm) La temperatura media nei mesi invernali è più alta e con minor numero di giorni di gelo, rispetto a quella del mesoclima padano tipico della pianura. In primavera ed autunno invece si ha una situazione inversa, con temperature medie inferiori. Normalmente la temperatura non raggiunge i valori estremi del clima continentale a causa dell’effetto di mitigazione dei laghi. Diagramma climatico basato sulle medie mensili, riferite agli ultimi 30 anni, della stazione meteorlogica di Milano-Malpensa [55] RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 203 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Dal punto di vista delle precipitazioni nell’area di indagine la piovosità è elevata, tra 1200 e 1600 mm all’anno, ed è concentrata particolarmente in primavera e autunno. I mesi più piovosi sono maggio e ottobre, mentre quelli con minori precipitazioni sono luglio e dicembre. Durante i fenomeni temporaleschi, spesso anche violenti, è presente una forte attività elettrica. Come si può osservare dalla Fig. 87, le precipitazioni tendono ad aumentare spostandosi dalla pianura verso le zone prealpine, dove il carattere del clima insubrico risulta più accentuato. Fig. 87 Precipitazioni annue medie nell’area d’indagine (perimetro rosso) (Fonte: [80], elaborazioni Dionea) L’umidità relativa è elevata in prossimità progressivamente allontanandosi da essi. dei laghi e diminuisce Rispetto alla Pianura Padana la ventilazione è più elevata (il vento caratteristico è il fohn che può raggiungere anche 50 km/h), mentre sono assenti le tipiche nebbie. Tab. 15 Velocità media e direzione prevalente dei venti registrati negli ultimi 30 anni nella stazione di Milano-Malpensa [81] Mese GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO Direzione prevalente N WSW SSW SSW SSW SSW SSW SSW RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE Velocità media (km/h) 4 9 9 9 9 9 9 9 PAG 204 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Mese SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE Direzione prevalente S S SSW N QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Velocità media (km/h) 4 4 4 4 Qualità dell’aria I valori limite di qualità dell’aria per la protezione della salute (D.M. 60/2002 e D.Lgs. 183/2004) sono riportati nella Tab. 16. Tab. 16 Valori limite di biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO), benzene (C6H6), biossido di azoto (NO2), ozono (O3) e particolato fine (PM10) fissati dalla normativa in vigore (Fonte: Arpa Lombardia) La legislazione italiana, costruita sulla base della direttiva europea (Direttiva 96/62/CE recepita dal D.Lgs. 351/99), prevede la suddivisione del territorio in zone e agglomerati sui quali valutare il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite. L’area d’indagine si situa quasi interamente nella zona urbanizzata (A2) e in minima parte nella zona degli agglomerati urbani (A1) (Fig. 88). Le stazioni fisse di rilevamento situate nelle Provincia di Como si trovano a Cantù, Como, Erba, Fino Mornasco, Mariano Comense e Olgiate Comasco, mentre quelle in Provincia di Varese sono a Busto Arsizio (2 stazioni), Ferno, Gallarate, Lonate Bozzolo, Somma Lombardo, Saronno, Varese (2 stazioni). Tra le stazioni elencate, quelle di Varese e quella di Olgiate Comasco si trovano all’interno dell’area d’indagine. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 205 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Fig. 88 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Localizzazione delle stazioni fisse di rilevamento (nelle Provincia di CO e VA) e zonizzazione (Fonte: Arpa Lombardia [82], elaborazioni: Dionea SA) In Lombardia la qualità dell’aria è scarsa a causa della forte antropizzazione e alle condizioni climatiche sfavorevoli, specialmente nella pianura. Nonostante negli ultimi vent’anni la qualità dell’aria sia migliorata grazie all’introduzione di soluzioni tecnologiche e al miglioramento dei combustibili utilizzati nel campo dei trasporti, del riscaldamento domestico e dell’industria, è necessario un ulteriore miglioramento. Ancor oggi in Lombardia infatti le concentrazioni di biossido di azoto (NO2), PM10 e ozono (O3) presentano superamenti frequenti dei limiti. Altri inquinanti quali biossido di zolfo (SO2), benzene e monossido di carbonio (CO), rientrano invece da tempo nei valori limite previsti dalla normativa. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 206 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Tab. 17 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Rispetto dei valori limite per la salute umana dei principali inquinanti atmosferici in Lombardia nel 2008. I cerchi verdi indicano che i valori registrati sono minori a quelli limite, mentre quelli rossi indicano un superamento (Fonte: ARPA Lombardia [82]). Rispetto al quadro precedente, relativo all’intero territorio regionale, nell’area d’indagine la qualità dell’aria risulta leggermente migliore, probabilmente a causa delle condizioni climatiche più favorevoli alla dispersione degli inquinanti e alla superficie boschiva relativamente estesa. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 207 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 30 46 0 3 0.7 0.7 2.8 2.2 60 21 0 6 0 0 39 0 0.7 3.6 51 26 0 5 0 0 36 31 0 0 0.4 0.5 2.7 2.8 51 36 30 3 0 0 0.4 0.8 3.7 4.0 4.0 3.0 0 0 0 0 0 0 2.3 3.3 0 0 0 0 35 0 0.8 0.4 68 33 55 47 63 38 2 0 3 0 2 0 1.7 1.2 1.1 1.1 0.5 0.9 20 30 1 25 83 90 47 24 0 38 40 43 12 0 42 92 48 29 2 40 89 44 5 0 1.1 39 32 7 9 0 0 2.4 37 29 75 46 34 48 7 9 0 0 34 29 56 43 PM2.5 (limite 25 µg/m3) 0 n. sup sulle 24 ore del limite di 50 µg/m3 (max 35 all'anno) Media massima di CO sulle 8h (limite 10 µg/m3 0 PM10 (limite 40 µg/m3) CO media annua n. sup soglia d'informazione di O3 (180µg/m3) n. superamenti soglia d'allarme di O3 (240 µg/m3) Benzene (C6H6) media anno (limite 5 µg/m3) Sup. limite media oraria di NO2 (max 18 all'anno) 4 Media annua O3 media annua NO2 Stazione Anno 2009 (VA) Varese (Vidoletti) Varese (Copelli) Busto Arsizio (Magenta) Busto Arsizio (Accam) Ferno Gallarate San Lonrenzo Lonate Pozzolo Saronno (Santuario) Saronno (Marconi) Somma Lombarda Anno 2008 (CO) Como Centro Erba Fino Mornasco Mariano Comense Cantù Olgiate Comasco Sup. limite 350 µg media oraria SO2 (max 24 all'anno) Sup. limite 125 media 24h SO2 (max 3 all'anno) Valori misurati nelle stazioni di rilevamento nella zona dell’area d’indagine nel 2008/2009. Le cifre in rosso indicano i casi di non rispetto del limite, mentre le stazioni in grassetto sono quelle situate all’interno dell’area d’indagine [48] [49] Media annua SO2 Tab. 18 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 30 I dati relativi alle misurazioni effettuate nelle stazioni di rilevamento nella zona dell’area d’indagine nel 2008-2009 (Tab. 18), seppur insufficienti per una descrizione dettagliata della qualità dell’aria, permettono di fare le seguenti considerazioni: o I tre inquinanti più problematici che hanno fatto registrare superamenti dei limiti in diverse delle stazioni di misurazione considerate sono il biossido d’azoto, l’ozono e le polveri fini. o Le polveri ultra-sottili (PM25), nonostante siano misurate unicamente nella stazione di Saronno (Santuario), hanno superato il limite e probabilmente lo superano anche in tutte le altre stazioni dove il limite viene già superato dalle PM10. o Diverse stazioni pur non presentando superamenti dei limiti hanno fatto registrare valori molto vicini al limite e sono quindi da considerare in modo critico. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 208 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o Il biossido di zolfo, il monossido di carbonio ed il benzene non hanno fatto registrare superamenti dei limiti e non si trovano neppure a livelli critici. o Le differenze tra una stazione e l’altra, sono dovute alla posizione delle stesse, l’importante è il quadro d’insieme che ne emerge. L’andamento pluriennale delle concentrazioni dei principali inquinanti presso l’area d’indagine è illustrato nei seguenti grafici. PM10 (mg/m3) (Gallarate 2000-2009) O3 (mg/m3) (Varese 1992-2010) CO (mg/m3) (Varese 1992-2010) SO2 (mg/m3) (Varese 1992-2010) NO2 (mg/m3) (Varese 1992-2010) C6H6 (mg/m3) (Somma Lombardo 2000-2009) Fig. 89 Andamento pluriennale dei principali inquinanti misurati nelle stazioni presso l’area d’indagine [82] Nei grafici della Fig. 89 si osservano i seguenti trend: o Tutti gli inquinanti mostrano delle oscillazioni stagionali più o meno marcate. o Dalle prime misurazioni nel 2000 la concentrazione media delle polveri fini è diminuita grazie al miglioramento tecnologico, al trasferimento delle industrie, alla riduzione di inquinanti primari (SO2 e NOx) e al rinnovo del parco auto circolante. Nonostante ciò esse rappresentano ancora il principale problema nell’area d’indagine. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 209 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o Il livello dell’ozono, che subisce una forte oscillazione stagionale con un picco a giugno, si è mantenuto pressoché costante nel periodo di tempo considerato. Le maggiori criticità si presentano nel periodo estivo in cui si registrano diversi superamenti dei limiti. o Il monossido di carbonio ha subito una graduale e marcata diminuzione dovuta principalmente all’introduzione dei veicoli catalizzati. La concentrazione attuale non rappresenta una criticità. o Il biossido di zolfo è diminuito fortemente grazie alla trasformazione delle centrali termo elettriche da ciclo a vapore a ciclo combinato e degli impianti civili da olio combustibile a gasolio o gas naturale. o Il biossido di azoto (e gli ossidi di azoto in generale) hanno subito una diminuzione a partire dall’inizio degli anni ’90 grazie all’introduzione di veicoli meno inquinanti, alla trasformazione degli impianti termici civili e la trasformazione delle centrali termoelettriche. Negli ultimi anni il trend appare sostanzialmente stabile con variazioni dovute perlopiù alle condizioni meteorologiche. o Il benzene ha fatto segnare una costante diminuzione grazie alla riduzione del tenore nelle benzine, all’adozione del ciclo chiuso e dei catalizzatori. 5.6.2 Fattori di perturbazione legati alle attività I fattori di perturbazione della qualità dell’aria legati al progetto sono due: i gas di scarico prodotti dal traffico veicolare e i gas liberati dall’impianto di perforazione. I primi, presenti anche nella fase di indagine sismica, hanno una rilevanza molto bassa, in quanto si tratta di emissioni comuni a un qualsiasi cantiere di dimensioni relativamente contenute come quello in oggetto. In particolare si tratta di anidride carbonica, ossidi di azoto e polveri fini. Le emissioni dei veicoli devono naturalmente rispettare le norme in vigore. Oltre a questi, nella fase di perforazione potrebbero rendersi necessari più generatori per l’approvvigionamento energetico del cantiere. Anche questi macchinari dovranno rispettare le norme relative alle emissioni. Per le indagini sismiche si prevede l’attività di ca. 20 autoveicoli (con potenza indicativa di 50-100 kW) su un arco di tempo stimato in circa 15 giorni lavorativi. ATTIVITÀ Indagini sismiche 5.6.3 GIORNI LAVORATIVI MOVIMENTI /GIORNO 15 80 (4 mov. x 20 veicoli) Misure di mitigazione integrate nel progetto Le misure di mitigazione degli impatti sull’aria sono praticamente esclusive della fase di perforazione e verranno pertanto trattate nella fase di VIA. Per ciò che concerne le indagini sismiche, l’unica misura che si prevede è costituita dal rispetto della normativa relativa alle emissioni dei veicoli utilizzati durante le indagini sismiche. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 210 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 5.7 AMBIENTE URBANO E RURALE, PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE 5.7.1 Situazione esistente La Regione Lombardia, e di conseguenza anche l’area di progetto, è una terra ricca di testimonianze artistiche, storiche e culturali. Queste sono principalmente concentrate nelle città di Milano, Pavia, Brescia, Mantova, Cremona e Como dove sono ubicati i monumenti di maggior pregio. Anche le aree rurali conservano testimonianze importanti sia di epoca romana (beni archeologici) sia di epoca più recente. Si possono trovare in praticamente tutti i comuni della Pianura i segni del passato agricolo (antiche fattorie, cascinali), dell’inizio dell’industrializzazione (vecchie fabbriche), degli ultimi splendori dell’epoca signorile (fastose ville) dell’epoca romana (resti archeologici), della religiosità (chiese, cappelle). Nell’area d’istanza sono presenti numerosi beni culturali (oltre 280) di cui circa 150 sono vincolati (Fig. 90). La maggior concentrazione di beni culturali si trova nel comune di Varese ed è costituita da cappelle, chiese, palazzi e ville. Fig. 90 Beni culturali nell’area d’istanza (perimetro rosso). In verde i beni culturali vincolati, in rosso quelli non vicolati [73] Tali beni non esauriscono però i valori e le identità dei paesaggi regionali. Sono presenti infatti un gran numero di manufatti che non appartengono alla categoria beni culturali veri e propri, ma sono comunque degli oggetti di valore storico-culturale e sono pertanto degni di protezione. All’interno dell’area d’indagine dovranno pertanto essere considerati con particolare attenzione anche i seguenti manufatti: RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 211 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE o Ponti o Rilevanze di architettura militare. In particolare si segnala nell’area d’indagine la presenza della Torre dei Dardaroni situata nel comune di Lodi. o Rilevanze di architettura religiosa. Si tratta perlopiù di cimiteri, chiese o cappelle, presenti in ogni comune. o Rilevanze di architettura civile, perlopiù ville o case di particolare pregio situate perlopiù nella città di Lodi. o Rilevanze di architettura della lavorazione dei prodotti agricoli. In questa categoria si trovano diversi mulini, sparsi su tutta l’area d’indagine. o Rilevanze di architettura rurale. Si tratta dei beni più frequenti presenti nell’area d’indagine, costituiti essenzialmente da cascine e cascinali. o Rilevanze archeologiche. Fig. 91 I beni storico-culturali presenti nell’area d’indagine (Fonte: Atlante dei Beni Culturali della Lombardia) Le informazioni di dettaglio relative a tutti i beni storico-culturali, vincolati e non, sono disponibili sul Information Database on Regional Archaeological-ArtisticArchitectural heritage (I.D.R.A.). 5.7.2 Fattori di perturbazione legati alle attività Il principale fattore di perturbazione rilevante per il patrimonio storico culturale è dato dalle vibrazioni causate dalle indagini sismiche. 5.7.3 Misure di mitigazione integrate nel progetto Per impedire danni dovuti alle vibrazioni generate dalle indagini sismiche verranno prese le seguenti misure: o distanza di sicurezza minima (50-100m vibroseis/massa battente, 200m esplosivo) da tutti gli edifici, centri storici, siti archeologici e manufatti sensibili. o Scelta degli accessi accurata in modo che non vi sia nessun passaggio del traffico di veicoli pesanti in luoghi sensibili o in vicinanza di essi, così come su RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 212 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE prati o altri terreni sotto i quali potrebbe potenzialmente trovarsi un sito archeologico. o Nel caso siano presenti opere di particolare valore seppur esterne al perimetro di sicurezza si valuterà la possibilità di svolgere specifiche prove a futura memoria, come pure prove vibrometriche per escludere qualsiasi possibile influsso negativo dovuto alle vibrazioni. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 213 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 5.8 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE SINTESI DEGLI IMPATTI E DELLE MISURE DI MITIGAZIONE Sulla scorta di quanto esposto nei capitoli precedenti si può confermare che le indagini sismiche presentano un numero d’impatti limitati. In generale, volendo riassumere fattori di perturbazione più significativi generati dall’indagine sismica si hanno: o Le vibrazioni generate dall’energizzazione del suolo e dall’utilizzo di veicoli pesanti. o Il rumore o Le emissioni dovute al traffico veicolare. o La contaminazione di acque superficiali e del suolo dovute a possibili perdite di sostanze inquinanti. o La compattazione dei suoli causata dal passaggio fuori strada dei veicoli utilizzati per l’energizzazione del suolo e la posa dei geofoni. Molti di questi potenziali impatti, possono essere notevolmente diminuiti rispettando le indicazioni formulate nel presente rapporto. Per avere una visione d’assieme, nelle seguenti tabelle (Tab. 19 e Tab. 20) sono riassunte le azioni di progetto, gli impatti e le relative misure di mitigazione e protezione. Per ogni azione di rilievo necessaria alla realizzazione del progetto oltre all’impatto è stata formulata una stima della rilevanza dello stesso. Con il termine “rilevanza” si intende sia l’importanza di un impatto nel caso questo si verifichi, sia la probabilità che esso avvenga. È importante considerare entrambi questi aspetti poiché un impatto può avere degli effetti molto pesanti, ma essere estremamente raro, mentre un altro può produrre piccoli danni, ma con una forte probabilità che essi accadano. Per ridurre la rilevanza di un impatto è quindi possibile agire sia sul fronte del rischio, diminuendo la probabilità che esso si verifichi, si sul fronte dell’impatto ad esempio utilizzando tecnologie più rispettose della natura. Dato che in questa fase d’analisi preliminare non è possibile conoscere con precisione i dettagli delle tecnologie che verranno utilizzate come pure le caratteristiche dei luoghi direttamente interessati, è possibile fornire solo una stima pessimistica della rilevanza delle azioni. L’adozione di tecnologie all’avanguardia e meno impattanti, e la scelta di un’ubicazione favorevole da un profilo ambientale, permetterà di rivedere verso il basso la stima della rilevanza riportata alla pagina seguente. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 214 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Matrice azioni-impatti (i numeri riportati in casella corrispondono alle misure previste elencate alla tabella che segue) Rilevanza impatto: Acque superficiali Sottosuolo Suolo Paesaggio nessuna rilevanza Ecosistemi molto bassa Popolazione bassa e/o temporanea Flora e fauna media Acque sotterranee alta, ma rischio basso Aria Ambiente urbano, patrimonio storico-culturale Tab. 19 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Indagini sismiche: movimento veicolare 8 posa e ritiro geofoni energizzazione sottosuolo 6 1 7 6 1 7 8 3 2 4 5 In generale la rilevanza degli impatti originati dalle indagini sismiche è da molto bassa a bassa poiché sia l’importanza che la probabilità di verificarsi sono assai ridotte. Dato che questa fase ha una durata di circa 15 giorni e non vengono installate strutture fisse, si ritiene che l’impatto sul paesaggio sia trascurabile. Per ogni impatto descritto, sono state elaborate delle misure mitigatorie e/o protettive che permettono, se adottate, di diminuire la rilevanza dell’impatto stesso. Tab. 20 Descrizione impatti e relative misure di contenimento Impatto 1 compattazione Misure di contenimento non circolare con veicoli pesanti su terreni bagnati o strade secondarie non atte a sostenere veicoli pesanti. In caso di danno ripristino condizioni originarie 2 emissioni polveri fini e inquinanti utilizzo di veicoli che rispettino la normativa relativa alle emissioni 3 aumento del rischio geologico di dissesti evitare rilievi nelle zone geologicamente più sensibili, impiego di metodi alternativi agli scoppi. Se non possibile ripristino delle condizioni idrogeologiche di partenza nei pozzetti di scoppio 4 alterazione della circolazione delle acque sotterranee ev. scomparsa di risorgive prima dell’avvio delle indagini sismiche, raccolta informazioni (dati sulla qualità e ubicazione) sugli acquiferi e le sorgenti di pregio per evitare rilievi in aree sensibili. Utilizzo di tecniche meno impattanti (p.e. vibroseis o massa battente) mantenimento distanza di sicurezza da oggetti sensibili (50100m vibroseis/massa battente, 200 m esplosivo). Utilizzo della tecnologia meno impattante. 5 danni a edifici storici o siti archeologici dovuti alle vibrazioni RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 215 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 6 disturbo indotto dal traffico veicolare Evitare il passaggio con veicoli pesanti in zone di elevato valore naturalistico. Se possibile eseguire la posa dei geofoni a piedi. 7 dispersione accidentale dovuta a perdite o incidenti di liquidi inquinanti controllo regolare veicoli, utilizzo di strade fuori da aree protette e sensibili, piano d'emergenza in caso d'incidente predisporre assorbenti per idrocarburi da utilizzare in caso d’incidenti 8 vibrazioni e rumori generati dagli impulsi di energizzazione scelta del sistema meno impattante, distanza di sicurezza, informazione preventiva alla popolazione tramite i Comuni Le misure sintetizzate nella Tab. 20 permettono di diminuire in modo significativo la rilevanza degli impatti, rendendo di fatto il progetto compatibile con le necessità di tutela dell’ambiente e dell’uomo. In generale si ritiene di primaria importanza: o Evitare i luoghi sensibili o La sorveglianza di tutti i parametri ambientali suscettibili fin da prima dell’inizio del progetto in modo da poter verificare eventuali variazioni. o L’applicazione delle tecnologie più avanzate e soprattutto in grado di rendere praticabili le misure descritte In ogni caso, anche se venissero applicate tutte le misure possibili di mitigazione, come per ogni attività di carattere industriale, non è possibile garantire il rischio zero. Per questo motivo sarà importante e necessario allestire dei piani d’intervento in caso si verifichino incidenti, in modo da poter agire tempestivamente e arginare subito il problema. Questi verranno coordinati con gli enti di pronto intervento presenti sul territorio. RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 216 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 6 CONCLUSIONI CONCLUSIONI Il presente documento si compone di tutti gli approfondimenti, attuabili allo stato attuale della procedura d’istanza, utili alle amministrazioni locali, provinciali, regionali e nazionali per una valutazione in merito all’ammissibilità del progetto ed alla sua realizzazione nel rispetto delle normative ambientali e di salvaguardia della natura. Dionea SA / Terra s.r.l. Massagno-Lugano, gennaio 2012 Operatori: Ing. Giacomo Gianola Geogr. Stefano Castelli RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE Dipl. sc. nat. Sebastiano Pron PAG 217 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 7 BIBLIOGRAFIA 7.1 ARTICOLI E RAPPORTI [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20] ALLEGATI 2009; UNMIG; Situazione delle attività attualmente in corso, CD, Roma 2009; UNMIG; Rapporto annuale 2008, Roma 2000; EEA: Corine Land Cover – Data, Bruxelles 2009: Assomineraria: WebGIS, Centro di GeoTecnologie, Università degli studi di Siena (Arezzo). Pfiffner, O.A., Lehner, P., Heitzmann, P., Mueller, St. & Steck, A., Editors, (1996) Deep structure of the Alps – Results of NRP20, Birkhauser Verlag, Basel Borsellini, A (2004) The western passive margin of Adria and its carbonate platforms. Special Volume of the Italian Geological Society for the IGC 32, Florence 2004 Ravaglia, A., Seno, S., Toscani, G. & Fantoni, R., (2006) Mesozoic extension controlling the Southern Alps thrust front geometry under the Po Plain, Italy: Insights from sandbox models. 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DONÀ DI PIAVE PAG 218 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE [21] [22] [23] [24] [25] [26] [27] [28] [29] [30] [31] [32] [33] [34] [35] [36] [37] [38] [39] [40] [41] [42] [43] [44] [45] [46] [47] [48] [49] ALLEGATI Caratori Tontini, F., Stefanelli, P., Giori, I., Faggioni, O. & Carmisciano, C., 2004. The revised aeromagnetic anomaly map of Italy. Annals of Geophysics, 47 2004: Elsevier Ltd. Handbook of geophysical exploration. Seismic Exploration. Seismic while drilling. Fundamentals of drill – bit Seismic for exploration. WWF (2000). La Val d’Agri tra parco e petrolio, osservazioni e valutazioni sulle attività di ricerca ed estrazione petrolifera nell’area del Parco Nazionale della Val d’Agri. 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(2001) Rapporto sulla qualità delle acque dei corpi idrici minori del territorio provinciale RISORSE WEB [51] [52] [53] [54] [55] [56] [57] [58] [59] [60] [61] [62] [63] [64] [65] [66] [67] [68] [69] [70] [71] [72] [73] [74] [75] [76] [77] [78] [79] [80] [81] [82] Sistema informatico nazionale ambientale (SINAnet) http://www.sinanet.apat.it Sistema Informativo Territoriale Ambietale Paesaggistico (SITAP) http://basae.beniculturali.it/patrimonio/bp/sitap.html U.S. Geological Survey () Oil and Gas Resources. http://energy.usgs.gov/oilgas.html Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la gotermia, Ministero dello Sviluppo Economico. http://unimg.svilupppoeconomico.gov.it/unimg/unimg.htm Banca dati aria BRACE http://www.brace.sinanet.apat.it/web/struttura.html Istituto nazionale di statistica (ISAT). http://www.istat.it Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) http://www.infNo.it Institut for Environment and Sustainability (IES) http://ies.jrc.ec.europa.eu European Environment Agency (EEA) http://ies.jrc.ec.europa.eu Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI) Giongrandi Umberto Idrocarburi in Italia: Tra le falde con cautela http://drumbertogiongrandi.beepworld.it/idrocarbinitalia.htm Oil and Gas Extraction: Impacts, Risks and Regulations http://ecm.ncms.org/ERI/new/IRRoilgas.htm Centro di Ecologia e Climatologia Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata (OSGM) www.geofisico.it/ Pallas Philippe (2007) Impatto ambientale di un programma di esplorazione e di sfruttamento di gas naturale nella Val di Noto. www.notriv.it/dblog/articolo.asp?articolo=1 http://www.teslaexploratioNo.com/ http://www.geotecspa.com/ http://www.slb.com/content/services/drilling/index.asp http://www.assomineraria.org http://www.hydrodrillung.com Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse (UNMIG), Istanze per il conferimento di titoli minerari http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/istanze/istanze.asp La refe ferroviaria oggi in Lombardia http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=f32bfec6a9d7b110VgnVCM1000003f 16f90aRCRD Carte d’italia e foto sarellitari http://www.visual.paginegialle.it/ Geoportale Lombardia http://www.cartografia.regione.lombardia.it/geoportale Portale cartografico nazionale http://www.pcNo.minambiente.it/PCN/ Geoportale della Lombardia: http://www.cartografia.regione.lombardia.it/ Istituto nazionale di statistica (ISTAT) http://www.istat.it/ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Schede per l'uso in sicurezza dei gas: Idrogeno solforato http://www.fi.infNo.it/sez/prevenzione/gas/idrogenosolforato.html Sistema Informativo Beni e Ambiti Paesaggistici Regione Lombardia http://www.cartografia.regione.lombardia.it/mapsiba20 Dati meteorologivi e climatici http://www.ilmeteo.it Centro Meteorologico Lombardo (CML) http://www.centrometeolombardo.com/content.asp?ContentId=587 Medie climatiche, venti prevalenti : http://www.eurometeo.com Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia (ARPA) http://ita.arpalombardia.it/ RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 220 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE [83] ALLEGATI Direzione Regionale peri beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, Atlante dei beni culturali I.D.R.A. http://www.lombardia.beniculturali.it/Page/t01/view_html?idp=96 RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE PAG 221 MAC OIL SPA ISTANZA DI RICERCA CARTABBIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ALLEGATI ALLEGATI Rapporto Misurazione vibrotrucks Rapporto Valutazione di incidenza Tavola 01 Inquadramento territoriale Tavola 02 Carta dell’uso del suolo Tavola 03 Carta dei vincoli RT_09_65_02_05_004 - CARTABBIA.DOC – 24.1.2012 DIONEA S.A. LOCARNO – TERRA S.R.L. S. DONÀ DI PIAVE fonica di una colonna di 4 PAG 222 Terra s.r.l. Galleria Progresso 5 - 30027 S. DOnà di Piave tel: +39 0421 332784 fax: +39 0421 456040 Misura del rumore n. 00279 Data 25.01.2011 16:41:59 14.48 Novazzano Ora inizio Durata rilievo Comune Codice Misura 179-M24 16:56:47 Ora fine Proprietario Inquilino Punto codice TIGEO 01 Stazionamento PL Cavalletto Piano Sorgente sonora Altezza dal suolo (m) 1.5 Colonna di 4 vibrotrucks in azione Velocità massima (km / h) Condizioni meteo Fonometro Microfono Calibratore Fonte sereno, assenza di vento B & K 2238 Mediator B & K 4188 B & K 4231 stradale Registratore Fast Time W Traffico VL censito VP Traffico VL + VP % VP 0 0 0 0 SP 1 SP 2 SP 3 SP 4 Livello sonoro misurato Leq Dati V / h orario 81.6 statistici dB (A) Classi Laieq LAmax LAmin Lcpkmax L1 L5 L10 L50 L90 L95 L99 84.1 74.5 110 104.7 105 83.5 82.9 82.8 81.7 79.9 79.3 78.2 100 O 95 90 85 80 75 70 (dB) Valori Cumulativi Classi (%) 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 89.5 100.0 100.0 65 60 55 50 45 40 35 30 U (dB) Valori Cumulativi 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 (%) Terra s.r.l. Galleria Progresso 5 - 30027 S. DOnà di Piave tel: +39 0421 332784 fax: +39 0421 456040 Osservazioni Misurazione fonica di una colonn di 4 vibrotrucks in azione lungo la strada principale, distanza dal punto di misura circa 20 m La colonna è in avvicinamento, nella misurazione 3 la distanza è minima. Foto Pianta operatore M. Abordi 179.M24 Strumento: Applicazione: Ora di inizio: Ora termine: Tempo trascorso: Larghezza banda: Rilevatore 1/2 Campo: Rilevatore 1: Rilevatore 2: Statistica Criterion Level: Soglia: Fattore di scambio Tempo di esposizione: Nr. picchi: Numero serie strumento: Numero serie microfono: Ingresso: Correzione dello Schermo controvento: Correzione incidenza: Tempo di Calibrazione: Livello di Calibrazione: Sensibilità: Microfono: RMS Ora SFI Picco F 2238 BZ7124 Versione 1.2 25.01.2011 16:41:59 25.01.2011 16:56:47 0:14:48 Banda larga Picco 60.0-140.0 dB Frequenza A C A 100.0 dB 0.0 dB 3e4 7:30:00 140.0 dB 2448509 2462163 Microfono Su Casuale 25.01.2011 16:29:30 93.8 dB -30.4 dB 2462163 =179.M24 in Calcoli ESCLUDI SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 1 SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 2 SEQUENZA RILIEV dB 140 130 120 110 100 90 80 70 60 16:42:00 16:44:00 16:46:00 16:48:00 16:50:00 16:52:00 16:54:00 LAeq LAFmax LCpicco LAFmin Cursore: 25.01.2011 16:50:38 - 16:50:39 LAeq=79.1 dB LAFmax=80.5 dB LCpicco=101.7 dB LAFmin=75.3 dB 16:56:00 =179.M24 in Calcoli Nome Totale Escludi Senza marcatore Ora LAeq LAFmax LAFmin inzio [dB] [dB] [dB] 25.01.2011 16:41:59 79.5 84.1 65.5 25.01.2011 16:52:12 83.3 93.4 78.7 25.01.2011 16:46:15 78.9 81.4 71.9 (Tutti) ESCLUDI (Tutti) SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 1 (Tutti) SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 2 (Tutti) SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 3 25.01.2011 16:52:12 25.01.2011 16:41:59 25.01.2011 16:46:16 25.01.2011 16:51:33 83.3 77.4 78.6 81.6 93.4 80.2 81.5 84.1 78.7 65.5 69.4 74.5 ESCLUDI ESCLUDI ESCLUDI SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 1 SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 2 SEQUENZA RILIEVO VIBROTRUCKS 3 25.01.2011 16:52:12 25.01.2011 16:53:43 25.01.2011 16:54:54 25.01.2011 16:41:59 25.01.2011 16:46:16 25.01.2011 16:51:33 85.2 83.2 82.4 77.4 78.6 81.6 93.4 92.0 90.3 80.2 81.5 84.1 78.7 79.9 80.2 65.5 69.4 74.5 =179.M24 in Calcoli % 100 L1 L5 L10 L50 L90 L95 L99 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 60 70 80 90 100 Livello Comulativa Cursore: [60.0 ; 61.0[ dB Livello: 0.0% Comulativa: 100.0% 110 120 130 140 dB = = = = = = = 83.5 dB 82.9 dB 82.8 dB 81.7 dB 79.9 dB 79.3 dB 78.2 dB