la vita oltre il muro il treno di ferro

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la vita oltre il muro il treno di ferro
www.liceogalilei.it/Underground.html
Liceo statale Galileo Galilei
Caravaggio | Anno 18
1989: l’anno che cambiò l’Europa
LA VITA
OLTRE
IL TRENO IL MURO
DI
FERRO
2
Giornata della Memoria 2010
NR.
SOMMARIO
IL LICEO
Underground
ANNO
r
12 Il treno di ferro
La Giornata della Memoria 2010
14 Wir sind ein Volk
La vita in Germania prima e dopo il
crollo del muro di Berlino
16 Tutti i colori del Liceo
L’Italia e il razzismo visti dai ragazzi
stranieri che frequentano la nostra
scuola
23 Nice
An Old, Multi-Ethnic and Modern City
Where You Can Have Fun and Study
XVIII
NUMERO
2
SEGRETE SILLABE
25 Poesie
Furente passione
26 Autunno
27 Una donna che sogna la
gloria, un guerriero che
vorrebbe amare
Se Tasso incontra Clorinda
3
ATTUALITÀ
«Ogni scienza chiude in fondo a sé
il dubbio»
Émile Verhaeren
«La scienza è sempre imperfetta»
George Bernard Shaw
«La scienza non ha promesso la felicità, ma la verità»
Émile Zola
«La scienza è un cimitero di idee
morte, anche se ne può uscire la
vita»
Miguel de Unamuno
«La scienza è il grande antidoto al
veleno dell'entusiasmo e della superstizione»
Adam Smith
La frontiera senza
FINE
pubblici poteri (come la Chiesa,
talvolta anche lo Stato), perché per
esempio minava la fede in essi.
«Un greco … andò lontano,
solo,/di là dalle fiammanti barriere
dell’universo/e tutto l’immenso at-
traversò con la mente/ illesa, e a
noi vittorioso ritorna e ci svela/il
segreto dei corpi che nascono. ...
Così la religione fu calpestata…”,
così scriveva Lucrezio nel De
Rerum Natura.
Nell’ultimo mezzo secolo la medisegue a pagina 4
›
di Fabio Orsini
5a C
3 Quale posto per la
scienza?
La frontiera senza fine
Noi, bambini cresciuti
8 Earth Day 2010
Un pianeta da non fare a
pezzi
10 Calcio
Messi, piccolo grande
campione
CLUB
ATTUALITÀ
31 Recensione/1
La lezione di Blanca
33 Recensione/2
Vivere da numeri primi senza mai sfiorarsi
davvero
35 Recensione/3
Jude, il ragazzo che inseguiva i suoi sogni
37 Tra palco e realtà
La musica che ci circonda, ogni giorno, da
sempre
38 I Muse: o li ami o li odi
Non sono consentite mezze misure con il
gruppo di Matthew Bellamy
N
el corso della storia la vocazione
della scienza è stata spesso quella
di andare contro natura. La sua
diffusione, talvolta, fu considerata
pericolosa per il bene di molti, dai
Quale posto per la
Noi, bambini cresciuti
SPECIALE
40 Diary from Valencia
I Love VLC
Enjoy Valencia
V As In Valencia
Chicos Just Want To Have
Fun
42 Diario desde Valencia
¡Qué viva Valencia!
Disfrutando Valencia
di Sara Rozzoni
5a C
O
gnuno di noi è stato bambino, e da bambino ha guardato il mondo e l’ha visto colorato, nuovo, sorprendente in ogni dettaglio, a volte nemico. Ognuno di noi
si è chiesto il perchè di molte cose: perchè il cielo è
azzurro? Dove va a finire la pioggia? Da dove arriva
la neve? Cosa c’è al di là del mare? Dove cade l’arcosegue a pagina 5
2
e
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2010
ATTUALITÀ
5
ANNO
›
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sti pensatori e la necessità, ormai
divenuto un nostro habitus mentale, di mantenere vivo lo spirito
critico, dobbiamo riconoscere che,
al contrario, proprio in quei Paesi
dove scienza e tecnica hanno raggiunto uno sviluppo maturo, larghe fasce della popolazione go-
cina, ad esempio, ha fatto progressi che sembravano impossibili.
Le utopie di ieri, oggi si acquistano
in farmacia.
È vero che in questo secolo
l’uomo, in campo scientifico e tecnologico, ha compiuto
un gran numero di scoperte che hanno contribuito ad aumentare il
benessere e la qualità
della vita, però scienza e
tecnologia hanno anche
prodotto mostri come
Hiroshima, Seveso o
Chernobyl. Come le
malattie del lavoro o la
degradazione dell’ambiente naturale.
Mentre la scienza varcava limiti ritenuti fino a pochi decenni prima
insuperabili, iniziavano a sorgere
anche le prime riflessioni eticomorali, che col passare del tempo
si sono sempre più radicate nella
società.
Alcuni filosofi, principalmente dono di un benessere mai conoquelli facenti capo alla Scuola di sciuto prima.
Francoforte (Adorno,
Horkheimer, Marcuse, Fromm),
che continuano
ad avere seguito
in Italia, vedono
nella scienza,
La frontiera senza
nella tecnica e
nell'industria,
nel tipo di intelligenza
strumentale che esse richiedono, un Un’altra obiezione è di affermare
pericolo per l'umanità, un pericolo che la scienza è arida e difficile.
di guerre, distruzioni, asservi- Non sarò certo io a negarlo, dato
mento degli individui.
che davanti a un volume di matePur non negando il fascino di que- matica vengo preso dai sudori
XVIII NUMERO 2
freddi; ma forse è difficile, perché
non la si insegna con mezzi adeguati. Manca una consistente
opera di divulgazione. E soprattutto non si comprende come un
teorema matematico, o un esperimento scientifico, possa avere una
bellezza paragonabile a quella di
un capolavoro
di Leonardo o a
un romanzo di
Tolstoj.
Così, il vero significato della
scienza è oscurato da paure,
più o meno radicate. E pensare
che già il filosofo
inglese
Francis Bacon,
baleno? Da piccola mi piaceva
pensare che i temporali non fossero altro che partite di bocce giocate da angioletti: ognuno sulla sua
nuvoletta, si divertivano così;
quando poi due bocce si scontravano, ecco il
La scienza risponde a tuono. Mai avrei
molte delle domande pensato a ipotesi
che ci poniamo fin da come lo spostapiccoli. Ma non a tutte mento di aria
calda,
onde
d’urto e cose simili. Oggi, un po’ cresciuta, so che
non c’è alcun tipo di torneo lassù.
E gli angioletti, almeno loro esistono?
La scienza risponde a molte delle
domande che ci poniamo fin da
in questo mondo. Esso «non ha alcuno scopo o significato all’infuori
di quello che vi introduciamo noi»,
scrive Reichenbach ne La nascita
della filosofia scientifica. Non solo
cambia da persona a persona, ma
anche da momento a momento:
cresce con noi,
cambia col nostro umore. La
scienza
non
può, ma non
deve neanche,
dare un senso
alla vita umana.
Ognuno se lo
trova da sè. Chi
siamo, da dove
veniamo, dove andiamo, sono domande spontanee e naturali, personali. Una cosa è la verità scienti-
piccoli, le stesse che tormentavano
anche gli uomini primitivi, i filosofi greci, i cavalieri medievali, i
letterati rinascimentali, e così via
fino a oggi. Dà molte
risposte, ma non
tutte.
Lascia
spazio ai sentimenti,
alle
emozioni, alle
sensazioni
più belle e
vere e lontane
dal meccanicismo
scientifico.
Grazie a questi noi capiamo il
senso della vita, la nostra missione
fica, sperimentata e riconosciuta a
livello internazionale; una cosa è
ciò che per noi è il vero: è una questione di pelle, di sesto senso, qualcosa che non si può misurare nè
spiegare. «L’intelligenza umana va
oltre il misurabile e l’enumerabile»,
scrive Politi in C’è un disegno nell’universo. È così che nasce la metafisica, quel ramo della filosofia che
vuole spiegare la realtà prescindendo dai dati sensibili. Per questo
ultimo motivo Kant la condanna,
la definisce un castello senza un
fondamento conoscitivo, ma, ammette, è una disposizione naturale
dell’uomo. È qualcosa che va oltre,
che prescinde dalla matematica e
›
continua da pagina 3
Quale posto per la
FINE
4
Ô
la definì «operante in vista del benessere dell’uomo e diretta a pro-
Il vero significato
della scienza è
oscurato da paure,
più o meno radicate
durre, in ultima
analisi, ritrovati
che rendessero
più facile la vita
dell’uomo sulla terra».
Oggi emerge sempre più, come
era già accaduto in molti dei passegue a pagina 6
›
dalle equazioni; è un po’ come la
presenza di un Dio. Dio esiste?
Non lo sappiamo; ma lo stesso
Kant risponde: è una ragionevole
speranza. Lasciatemi credere, allora, che gli angioletti, almeno loro,
esistano.
Noi,
bambini
cresciuti
Lasciatemi dare un senso alla mia
vita, capire da sola chi sono e chi
voglio essere. La matematica qui
non serve: non sono vive le equazioni, non danno risposte ai perché. «La sfera dei valori sta al di
fuori della scienza. La scienza,
come ricerca del potere, non deve
ostacolare la sfera dei valori, e la
tecnica scientifica, se vuole arricchire la vita umana, non deve superare i fini a cui dovrebbe servire». Sono le parole che B. Russel
scrive ne La visione scientifica del
mondo. Egli aggiunge: «Rinunciamo
al mondo come amanti, possiamo
conquistarlo da tecnici». Questo è
la scienza. Porsi dei limiti, riconoscere di non poter scoprire tutto,
ma contemporaneamente rispondere a quel poco che le compete.
Lo scienziato è quel bambino cresciuto, che si chiede il perchè di
ogni cosa. La differenza è che lo
scienziato non ha il papà che risponde: egli chiede e risponde, o
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LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
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ATTUALITÀ
7
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saggi delicati nella recente storia
dell’umanità, la grande responsabilità degli scienziati, il cui
contributo sarà importante non
solo nella definizione di
leggi e reg o l a menti
adeguati
in materia,
ma
anche nell’interpretazione culturale
dei fatti e delle scoperte,
premessa necessaria per una valutazione etica. «Non si tratta di fare
il processo alla scienza», ha ricordato il premio Nobel Rita Levi
Montalcini, «perché la scienza è un
diritto dell’uomo e risponde alla
sua naturale curiosità. Si tratta, ancora una volta, di mettere sotto accusa le sue applicazioni che possono diventare aberranti».
L’uomo, secondo alcuni, sta espugnando se stesso, sta sfigurando il
suo proprio profilo, strappandolo
dalla cornice del cosmo e della sua
sapiente bellezza. La sua «fabbrica» della vita assomiglia sempre
più a una decomposizione della
vita stessa.
Infatti i tentativi di controllare la
scienza in base a valori esterni alla
scienza stessa, imposti dalla società
o dalla morale, si sono mostrati
poco funzionali, non solo allo sviluppo della conoscenza scientifica,
ma anche allo stesso sviluppo
dell’umanità. E si è dimostrata sbagliata l’idea che la conoscenza
6
Ô
scientifica fosse relativa e invece i
dogmi della morale fossero assoluti e atemporali e che, quindi, potessero giudicare lo sviluppo della
scienza da una prospettiva che non
cambiava mai.
La scienza è un sistema che ha
trovato al suo interno delle regole, non soltanto per controllare la veridicità, l’efficacia e la funzionalità di
determinate proposizioni e asserzioni, ma
anche per capire quali
devono essere i limiti
che non vanno varcati.
Da questo punto di vista
la scienza può essere considerata un siNessuno può sentirsi
stema autoregolato, autorganiza proprio agio se non
zante.
ha un’idea di cosa
Senza dubbio è
faccia la scienza
pericoloso intervenire
d a l -
La frontiera senza
FINE
l’esterno in questo sistema. Infatti
se noi, a questi criteri di selezione
interna, sovrapponiamo interventi
Bibliografia:
Lucrezio, De Rerum Natura;
J. Gribbin, L’avventura della scienza moderna;
N. Abbagnano, Dizionario di Filosofia;
A. Einstein, Pensieri degli anni difficili;
H. Jonas, Tecnica, medicina e etica;
V. Bush, Scienza, la frontiera senza fine;
A. Smith, La ricchezza delle nazioni;
L. Pasteur, Discorsi;
Citazioni di: É. Verhaeren, G. B. Shaw, É. Zola, M.
de Unamuno, A. Smith, J. G. Fichte;
G. Bedeschi, La Scuola di Francoforte.
XVIII NUMERO 2
dall’esterno e ammettiamo incursioni del potere politico nel campo
scientifico, consentendo, ad esempio, che sia un politico a dare il suo
verdetto tra due teorie scientifiche
rivali e a stabilire qual è la migliore,
certamente abbiamo una distorsione, o quanto meno un’invasione
di campo.
Eppure la scienza è dentro ognuno
di noi, dentro le nostre case, dentro il nostro spirito. La scienza è il
mondo che ci circonda. Il fisico tedesco Albert Einstein aveva davvero ragione quando affermava:
«Vi sono due modi secondo cui la
scienza influisce sulla vita dell’uomo. Il primo è familiare a
tutti… la scienza produce strumenti che hanno completamente
trasformato l’esistenza umana. Il
secondo è per sua natura educativo, agendo sullo spirito. Per
quanto possa apparire meno evidente a un esame frettoloso, questa seconda modalità non è meno
efficiente della prima. L’effetto
pratico più appariscente della
scienza è il fatto che essa rende
possibile l’invenzione di cose che
arricchiscono la vita, anche se nel
contempo la complicano».
Le nuove scoperte scientifiche e le
loro applicazioni pratiche aprono
nuove frontiere che a volte inquietano il cittadino comune. Trapianti, cibi transgenici e clonazione
sono parole che aprono nuove
prospettive, ma inducono anche
angoscia, in ciascuno di noi, ma la
modernità è questa: fatta di sfide
continue, da affrontare con fiducia, sapendo di poter contare sul
lumicino della razionalità. E soprattutto, da affrontare informati.
Se in questo momento c’è una cre-
scente diffidenza dell’opinione
pubblica nei confronti dello sviluppo della scienza e delle possibilità della stessa, delle strade che
apre, motivata dalla paura che non
vi sia un limite alle scoperte scientifiche, la causa è l’ignoranza della
maggior parte di noi in ambito
scientifico.
Nei giornali molto spesso si parla
dei pericoli che lo sviluppo scientifico può provocare; si parla
molto meno dei pericoli che la
scienza ha sventato o che contribuisce a sventare tutt’oggi: pensiamo al razzismo, all’ignoranza,
alle forme varie di intolleranza tra
individui e popoli.
Nel suo New Guide to Science, Isaac
Asimov disse che la ragione per
cercare di spiegare la storia della
scienza ai non scienziati è che nessuno può sentirsi veramente a proprio agio nel mondo moderno e
valutare la natura dei suoi problemi - e le possibili soluzioni degli
stessi - se non ha un’idea esatta di
cosa faccia la scienza.
Solo in questo modo le nostre
paure saranno rimpiazzate da una
giusta visione critica della scienza.
Visione che potrà essere sia negativa che positiva, ma che non sarà
più condizionata da suggestioni
derivanti dall’ignoranza.
Così il problema dell’uso morale o
immorale dei poteri della scienza,
delle sue applicazioni, non è più
fatto di distinzioni qualitative di
per sé evidenti, e neppure è una
questione di intenzioni, bensì si
perde nel labirinto delle ipotesi
quantitative sulle conseguenze ultime e deve far dipendere la sua risposta dalla loro approssimazione.
Scrisse il filosofo tedesco, a noi
contemporaneo, Hans Jonas: «La
difficoltà è questa: non solo
quando la scienza è malvagia, vale
a dire quando se ne fa un uso indebito per scopi cattivi, ma anche
quando è impiegata con buona volontà per i suoi scopi veri e profondamente legittimi ha in sé un
lato minaccioso, che a lungo termine potrebbe avere l’ultima parola». Il rischio del «troppo» è sempre presente, per il fatto che il
germe innato del «male», ovvero di
ciò che è dannoso, è alimentato e
portato a maturazione proprio dal
procedere del «bene», ovvero
dell’utile.
C’è maggior pericolo nel successo
che nel fallimento, e tuttavia, sotto
la spinta dei bisogni dell’uomo, il
successo è necessario.
Ad ogni modo, è troppo tardi per
porsi la questione, che avrebbe potuto emergere già con Prometeo,
se il potere della scienza non sia
troppo grande per l’uomo, per il
grado della sua affidabilità e saggezza. Forse è troppo grande
anche per la dimensione del nostro
pianeta e della sua vulnerabile biosfera.
La storia ci insegna che l’uomo
non ha mai smesso la sua avanzata
tecnologico-scientifica. Anzi «si
pensa a ogni periodo nei termini
della tecnologia dominante, risalendo fino alla storia primitiva
dell’uomo», scrive A. Pacey nel suo
libro Vivere con la tecnologia. Così
«noi ci vediamo vivere nell’era del
computer o nell’era nucleare, succedute all’era del vapore del XIX
secolo».
Il filosofo romantico Fichte disse
che «dal progresso delle scienze
dipende in modo diretto il pro-
›
continua da pagina 5
almeno ci prova, da solo. Ammette
che ciò che sa è sempre «troppo
poco» e che la conoscenza totale,
la verità assoluta è e resta meta
asintotica. Socraticamente, lo
scienziato «sa di non sapere». Da
un’altra prospettiva, le «poche» conoscenze matematiche e scientifiche sono coQuesto è la scienza. munque numerose e sorprenPorsi dei limiti,
denti. È sbalorriconoscere di non
ditiva la perfepoter sapere tutto
zione delle for-
Noi,
bambini
cresciuti
mule matematiche, il modo in cui
tutto torna, in cui i fenomeni rispondono ad esse. Sono prive di
vita, sì, ma anche loro a volte
sanno lasciare a bocca aperta.
La matematica
gresso complessivo del genere è la chiave per
umano. Chi frena il primo frena conoscere la
di
anche il secondo». Ecco perché la struttura
cosa
scienza continuerà a progredire ogni
tranne, forse,
fino a quando esisterà l’umanità.
Dovremmo essere noi ad avvici- quella del nonarci a essa e smetterla di essere stro cuore. Per
così cinici e «allargare i nostri oriz- quella c’è solo
il cuore stesso.
zonti».
Ug
«Il dominio dell’uomo consiste
solo nella conoscenza: l’uomo
tanto può quanto sa; nessuna forza Questo testo è
può spezzare la catena delle cause tratto da
naturali; la natura infatti non si un’esercitazione
per la prima
vince se non ubbidendole».
prova scritta di
Italiano
Questo testo è tratto da un’esercitazione
dell’Esame di
per la prima prova scritta di Italiano
Ug
Stato.
dell’Esame di Stato.
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
ATTUALITÀ
9
ANNO
XVIII NUMERO 2
Un pianeta da non fare a pezzi
«T
utti, senza
distinzione di
razza,
sesso, guadagno o nazionalità, hanno il diritto morale ad un ambiente sano
e sostenibile»: è questo il principio
fondante dell’Earth Day, la Giornata della Terra.
Inizialmente
creata come
di Sofia Zonari
movimento
1a A
universitario,
questa iniziativa è stata celebrata a
livello nazionale per la prima volta
il 22 aprile 1970 da 20 milioni di
Americani,
«Tutti hanno il
grazie all'opera
diritto morale ad un del senatore
democratico
ambiente sano e
Gaylord Nelsostenibile»: è
son. Da allora
questo il principio
questa manifedell’Earth Day
stazione
ha
p r o g r e s s iva mente
raggiunto un carattere mondiale: attualmente vi partecipano circa 190
Paesi.
Grazie a questa celebrazione, sono
state elaborate diverse soluzioni a
problemi quali inquinamento, di-
8

struzione degli ecosistemi, scomparsa di specie animali e vegetali,
consumo delle risorse non rinnovabili.
Numerose sono state le campagne
promosse in occasione del
40esimo anniversario, così come
gli eventi organizzati.
Internet e social network hanno
dato un grande contributo: sul sito
ufficiale della campagna è stata tenuta traccia di tutti gli avvenimenti.
In particolare si è sottolineato l’invito a firmare una petizione per
sollecitare il Congresso degli Stati
Uniti ad elaborare un disegno di
legge per contenere l’emissione di
gas serra e per promuovere lo sviluppo di una legislazione globale.
In molti hanno accolto l’appello
diffuso in un video su You Tube
di Al Gore, ex vicepresidente degli
Stati Uniti e premio Nobel per la
pace: ognuno ha cercato e continua a contribuire come può.
Chi usa borse di stoffa al posto di
sacchetti di plastica, chi accantona
la moto per spostarsi in bicicletta,
chi promuove l’uso dell’energia solare e chi si ricorda di fare la raccolta differenziata. A quanto pare,
la gente comune è realmente preoccupata per la salute del nostro
pianeta, come dimostrato dal contatore di «azioni verdi» (che ha oltrepassato i 30 milioni) relativo alla
campagna «Billion Acts of
Green», organizzata dall'Earth
Day Network che ha coordinato
l’intera manifestazione, che complessivamente si è svolta dal 17 al
24 aprile (Earth Week).
Rabat, capitale del Marocco, è stata
una delle sei città che hanno guidato la Giornata della Terra. È la
prima volta che una città africana
viene scelta per ricoprire un simile
ruolo. In questa occasione, il governo marocchino ha inaugurato
ben dieci progetti focalizzati sulla
salvaguardia dell’ambiente. Questi
hanno compreso campagne di
educazione «ambientale» nelle
scuole, lotta alla desertificazione,
incremento della raccolta differenziata. Il Marocco conta inoltre di
riuscire a produrre il 20%
dell’energia
elettrica entro il
2020 grazie all’utilizzo di pannelli solari.
In altre città del
mondo, la musica è stata il
mezzo principale per favorire la
sensibilizzazione alla causa della
difesa dell’ambiente: in America si
è tenuto un imponente concerto
presso il National Mall a Washington, proprio per sollecitare il
Congresso. Inoltre, sono state promosse diverse iniziative in tutti gli
Stati Uniti, dalla costa pacifica a
quella atlantica.
Anche l’Italia ha partecipato all’evento con un concerto gratuito
organizzato a Roma, presso il circo
Massimo, rigorosamente a «impatto zero». Certo, non si può dire
che nella nostra penisola sia stata
data grande importanza all'Earth
Day (fortunaRabat, capitale del
tamente Google ha solleciMarocco, è stata
tato la nostra
una delle sei città
attenzione con
che hanno guidato
un grande logo
la Giornata della
verde in home
Terra
page), ma con
un po’ di ottimismo si può
sperare in un miglioramento, magari seguendo l’esempio del Marocco, e in una maggiore consapevolezza della necessità di prendersi
cura dell’ambiente della nostra peUg
nisola.
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
ATTUALITÀ
11
ANNO
XVIII NUMERO 2
campione
di Sara Scotti
5a C
S
Calcio
e lo chiami
«Pulce» si gira e ti
risponde, se gli
chiedi un goal
sarai accontentato, se gli fai un complimento abbassa gli occhi imbarazzato: è
Lionel Messi, il campione argentino del Barcellona, un giovanissimo talento in crescita, in tutti
i sensi.
Lionel Messi nasce a Rosario,
in Argentina, il 24 giugno 1987
da una famiglia molto povera.
Ha una grandissima passione
per il calcio e gioca fin da
10

bambino nella squadra del suo
paese. A un certo punto della sua
infanzia però l’ormone della crescita si blocca: tutti gli amici crescono e lui rimane piccolo. È affetto da nanismo.
L’unica cosa che cresceva costantemente in lui era la passione per
il calcio anche se le speranze di
poter diventare un vero campione
restavano proporzionali alla sua
statura. Quel piccoletto però aveva
un talento unico e se ne accorge
anche un osservatore del Barcellona, Carles Rexach, l’uomo che si
può dire abbia cambiato le sorti
della pulce argentina. Dopo averlo
visto giocare solo una volta, Rexach crede profondamente in lui,
firma un contratto improvvisato
con i suoi genitori, in un bar, su un
tovagliolo di carta, e se lo porta a
Barcellona. Lì si fa carico di costosissime (e dolorose) cure ormonali
per Lionel che sarebbero servite a
farlo crescere di qualche centimetro in modo che la violenza fisica
del calcio europeo non lo travolgesse ad ogni scontro con l’avversario. La famiglia Messi da quel
momento fonda il suo futuro unicamente sul piccolo campione e lui
capisce che se non dovesse riuscire
nell’impresa, la vita dei suoi genitori sarebbe totalmente rovinata. Il
resto della favola lo conosciamo:
Messi comincia a giocare nella
prima squadra del Barça giovanissimo, nel 2009 è eletto miglior attaccante e miglior giocatore della
Champions League, il 1° dicembre
vince il Pallone d’oro 2009 con un
distacco record sul secondo classificato. Insomma: diventa un gigante dello sport!
Ciò che piace di Messi inoltre,
oltre al suo grandissimo gioco, è il
carattere. Leo non è come tutti gli
altri giocatori: non è sicuro di sé,
si fa rosso e fissa i piedi, o si mette
a rosicchiare le unghie quando non
sa che dire e sta pensando, e poi
gioca con il cuore. L’ha fatto per la
sua famiglia e ora lo fa per dimostrare a tutti che niente è impossibile e che tutti i sogni si possono
realizzare. È sempre modesto
Messi, timido e gentile, non si
vanta, neanche quando gli viene
detto che gioca meglio di Maradona: Messidona, lo chiamano.
In alto, Messi
con l’allenatore
del Barcellona,
Pep Guardiola.
Sotto, Messi e
Roberto
Saviano
Lionel è amico di Diego Armando
e tra i due c’è una grande stima.
Maradona stesso ha diciarato: «Il
pallone gli resta incollato al piede;
ho visto grandi giocatori nella mia
vita, ma nessuno con un controllo
di palla come quello di Messi». È
proprio vero: con il suo baricentro
basso Messi non cade mai, non simula falli e tiene sempre il controllo della palla.
Il personaggio Messi è diventato
un po’ il simbolo, oltre che di un
calcio sublime, anche di umanità e
forza d’animo. Lo racconta molto
bene lo scrittore napoletano Roberto Saviano, accomunato a
Messi dall’essere cresciuto nel
mito di Maradona. Saviano ha voluto incontrare Lionel, colpito
dalla sua personalità e dal suo coraggio, che rispecchia un po’ ciò
che lo scrittore propone nei suoi
libri per la lotta alla mafia. Quelle
di Saviano e di Messi sono due vite
difficili, segnate da problemi lontani, unite dalle cieca credenza
nella possibilità di ribaltare il destino con la sola forza di un pallone o di una penna. È questo che
li rende forti. Saviano infine ci
svela il segreto di Messi e ci dice:
“La storia di Lionel Messi è come
la leggenda del calabrone. Si dice
che il calabrone non potrebbe volare perché il peso del suo corpo è
sproporzionato alla portanza delle
sue ali. Ma il calabrone non lo sa e
vola. Messi con quel suo corpicino, con quei suoi piedi piccoli,
quelle gambette, il piccolo busto,
tutti i suoi problemi di crescita,
non potrebbe giocare nel calcio
moderno tutto muscoli, massa e
potenza. Solo che Messi non lo sa.
Ed è per questo che è il più grande
di tutti.”
Ug
Anche se dovesse crescere qualche centimetro in
più - questo è il ragionamento - nel calcio
moderno ormai senza un fisico possente non si è
più nulla. La pulce resterà schiacciata da una
difesa massiccia, la pulce non potrà segnare gol di
testa, la pulce non reggerà agli sforzi anaerobici
richiesti ai centravanti di oggi. Ma Lionel Messi
continua a giocare lo stesso nella sua squadra. Sa
di doverlo fare come se avesse dieci piedi, correre
più veloce di un puledro, essere imbattibile palla a
terra, se vuole sperare di diventare un calciatore
vero, un professionista.
Roberto Saviano
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
IL LICEO
13
ANNO
XVIII NUMERO 2
di Mara Bugini
2a F
V
entisette gennaio 1945. I soldati dell’armata rossa, sfondando i cancelli
di Auschwitz, liberano i pochi sopravvissuti rimasti nel campo, in maggioranza malati ed invalidi che non sono riusciti a partire per la grande
marcia tedesca in ritirata. Un esercito di fantasmi, denutriti ed esausti, di
cui solo una minima percentuale
riuscirà a vedere la fine della sciuto il reale significato dei terguerra. Disperati che hanno cono- mini «fame», «freddo», «dispera-
zione», «abbandono». Cosa è accaduto al mondo in quei sei anni di
genocida follia?
Il mondo erudito e civilizzato è
stato in grado di creare una gigantesca macchina sterminatrice, dove
la vita è nelle mani del solo Fato.
Secondo il senso comune, l’uomo minacciato,
resiste o fugge; ma molte minacce di allora,
che oggi ci sembrano evidenti, a quel tempo
erano velate dall’incredulità voluta, dalla rimozione, dalle verità consolatorie generosamente scambiate ed autocatalitiche.
Al futuro siamo ciechi, non meno dei nostri
padri.
12

Un errore, anche solo essere diversi, segna il proprio destino.
Nascono così terribili mezzi con
cui annientare decine, centinaia di
vite in pochi attimi. Non solo
Ebrei, ma qualsiasi soggetto considerato «diverso» è temuto e,
quindi, rinchiuso nei campi. Un
colore, una «colpa» : giallo, nero,
rosa, verde, rosso, quasi una sfilata, queste stelle colorate, che
porta dritto allo sterminio. Così
Ebrei, zingari, disabili, omosessuali, asociali e prigionieri politici
sono destinati a strazianti sofferenze per una caratteristica fisica
o mentale. Il verdetto: sempre lo
stesso. Camere a gas, forche multiple, mitragliatrici.
Sfruttamento: chi destinato a costruire nuovi armi di distruzione
nelle fabbriche, chi segregato
come cavia umana nei laboratori.
Quanto terrore vedono gli occhi
di un bambino deportato? Strappato alla madre, già destinato al
macello e perciò lasciato morire
come un animale?
Questo abbiamo permesso e questo ora non c’è permesso dimenticare.
È stata la follia a spingere un
uomo a paragonarsi a Dio, a
prendere antichi simboli risalenti
al neolitico e stravolgerne il significato e quando più nessuno poteva credere nei suoi discorsi sconnessi,
suicidarsi in
u n
bunker pur di non rispondere
delle sue azioni.
Non possiamo dimenticare i nostri nonni, genitori o fratelli che
hanno dato la vita combattendo
contro la Repubblica di Salò.
Ringraziamo chi, dall’America e
dall’Europa, è giunto per salvarci
dai nostri stessi errori.
Ora visitiamo Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen, Buchenwald
e le vicine risiere di San Sabba e
ci commuove pensare a ciò che è
stato. Un giorno porteremo i nostri figli, e loro faranno altrettanto.
Leggendo il «Diario» di Anne
Frank o «Se questo è un uomo» di
Primo Levi, penso che tutto ciò
non è affatto finito, non sono cessati i conflitti armati nel mondo,
ma altre stragi, altri genocidi sono
tuttora in corso in molte parti
della terra. Rwanda, Cambogia,
Russia,
Turchia.
Quanto male nella
storia moderna.
Non
sapremo
mai il reale numero di morti
nella storia a
causa di diversa
etnia,
religione,
ta
a
n
a
l
r
l
o
e
i
d
G
politica o cultura. Dalla notte dei
tempi, siamo testimoni della fine
di grandi civiltà, di persecuzioni ai
cristiani, ai musulmani e di un
profondo e radicato antisemitismo.
Per questo Dio non può essere
con noi, finché massacreremo i
nostri fratelli, senza permettere
loro di redimersi, finché giudicheremo l’ignoto senza riflettere e
finché credeQuanto terrore
remo nella novedono gli occhi di
stra superioun bambino
rità.
Fino
allora
deportato?
Dio non potrà
fare altro che
voltarci le spalle e piangere, perché vedrà l’inciviltà dei suoi figli
prendere il sopravvento sull’amore.
Ma noi siamo il futuro. Non possiamo permettere che tutto questo continui ad accadere. Agire
ora significa permettere alle future generazioni di crescere in un
mondo tollerante e integro. Salvare le minoranze dall’estinzione e comprendere l’importanza di
una loro integrazione
e accettazione è vitale
perché continui a funzionare
quell’enorme sistema di cui facciamo parte: l’ umanità.
e
M
ia
r
o
m
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XVIII NUMERO 2
Wir sind ein Volk
della 4a I
4
I
l Muro di Berlino ha tracciato
non solo un confine all’interno di una città, ma anche
un vero e proprio sentiero
nella storia, un sentiero che il
mondo, dopo vent’anni dalla sua caduta, la «Mauerfalls» , ricorda ancora.
Noi, nel nostro piccolo, abbiamo ri-
14

cordato questo evento il 16 gennaio 2010 assistendo, presso il nostro liceo, alla conferenza tenuta da
Andrea Rota, docente di Storia Tedesca del Novecento presso l’Università di Bergamo.
Grazie a quest’incontro abbiamo
anche compreso i differenti punti
di vista che si diffusero a Est e a
Ovest nei confronti del muro.
È il 13 agosto 1961 quando il go-
verno comunista della Germania
dell’Est dà inizio alla costruzione
del Berliner Mauer denominato
dalla propaganda «muro di protezione antifascista».
150 km di cemento dividono la
città di Berlino e l’intera Germania
in due parti: Ddr e Bdr. Due
mondi, due stili di vita diversi, ma
uno stesso popolo vittima di decisioni non sue . La Germania di-
viene il campo da gioco di due
grandi potenze : da una parte i socialisti alleati con la potenza sovietica, dall’altra gli occidentali appoggiati dagli Americani.
È la Germania dell’Est a pagarne
le conseguenze: la Ddr, infatti, si
fa carico di innumerevoli debiti di
guerra nei confronti della sua alleata: l’Unione Sovietica. Questo
comporta un aumento dei turni lavorativi con diminuzione dei redditi. Inoltre ogni cittadino dell’Est
è sottoposto allo scrupoloso controllo della propria vita da parte
della Stasi. Tutti devono seguire la
linea di pensiero del governo e chi
non si attiene viene punito dal Potere. Si crea addirittura un giro vizioso di spionaggio tra vicini di
casa o famigliari. In caso di accuse
la Stasi ha il permesso di deportare, di torturare e persino di fucilare un uomo.
La Bdr, invece, gode di un sistema
di vita migliore: nessun debito da
pagare e una mentalità volta a offrire i massimi servizi ai propri cittadini usufruendo anche del piano
Marshall.
Solo tra gli anni ’60 e ’70 la Ddr
comincia a svilupparsi economicamente.
Il 9 novembre 1989 il muro viene
abbattuto.
Il popolo acclama «Wir sind das
Il film
Le vite degli altri (Germania, 2006), di Florian
Henckel von Donnersmarck. Premio Oscar per il miglior film straniero.
Nella Berlino Est dell’anno 1984, il capitano della Stasi, Gerd Wiesler, viene
incaricato di spiare Georg Dreyman, scrittore di teatro famoso e fedele
al regime. Lui stesso ritiene che sia utile tenere d’occhio l’artista, ma non
sospetta che il ministro della Cultura Bruno Hempf incoraggi il suo proposito con lo scopo di mettere da parte Dreyman, di cui vuole avere a
tutti i costi la compagna, l’attrice Christa-Maria Sieland.
Volk» (noi siamo il popolo) che
successivamente diventerà «Wir
sind ein Volk» (noi siamo un popolo). Dal 1990 possiamo parlare
di unificazione, il cancelliere Kohl
propone 10 punti per la svolta, ma
non tutto è così semplice benché
il peggio sia passato.
L’Est, da un giorno all’altro, cessa
di esistere: nonostante abbia dovuto sottostare a un governo coercitivo, ciascun cittadino si è
creato una famiglia e una professione; quando la Bdr ingloba la
Ddr, perché così di fatto avviene,
gli abitanti dell’Est, professionisti
e lavoratori dipendenti, si trovano
senza un’occupazione e molti vedono svanire il valore non solo
delle loro capacità creative, ma
anche dei loro titoli di studio.
Gli abitanti dell’ex Ovest discriminano queste persone, quasi come
se fossero loro la causa di tutto ciò
che è stato. Bisogna davvero ripar-
tire da zero.
Ancora oggi la Germania, o meglio il popolo teRaccontare la
desco, sta cercaduta del muro è
cando di affronriconoscere
tare le immense
l’inutilità delle
conseguenze derivanti da questi
divisioni
scontri.
Ricordare questo pezzo di storia
che è costato vite umane è richiamare alla memoria dell’uomo quali
sono i suoi diritti, è urlare al cielo
Freiheit (libertà), quella libertà di
vivere con la propria famiglia in un
unico Paese: il mondo.
Raccontare di generazione in generazione la caduta del muro è riconoscere l’inutilità delle divisioni,
è riportare alla luce il valore dell’unità.
è educare alla cittadinanza, quella
vera, frutto delle relazioni con gli
altri.
Il Muro
di Berlino
ANNO
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ANNO
XVIII NUMERO 2
TU
UTTI I COLORI DEL LICEO
diverso, xenofobia e tanta ignoranza. Il tempo di sicuro aiuterà a
migliorare la situazione, ma ci sarà
sempre, è nella natura dell'uomo
avere paura.
di Chiara Tadolti
4a F
C
i sono compagni con cognomi che
fatichiamo a pronunciare. Ci sono
studenti che hanno visto, sentito,
provato cose che neanche riusciremmo ad immaginare. Ci sono
amici che hanno storie da raccontare. Ecco quelli che hanno voluto
condividere le proprie esperienze.
CATERINA GRITTI, 19 anni
CATALINA MORARASU, 18 anni.
Rumena di nascita.
Quando e perché sei venuta in
Italia?
Sono venuta 8 anni fa perché
hanno offerto a mia mamma un
lavoro come infermiera professionale più pagato rispetto a quello
che aveva in Romania.
Ti senti più italiana o rumena?
Perché?
Italiana perché è tantissimo che
non vado nel mio Paese d’origine
e ormai vivo da troppi anni qua.
Perciò se dovessi tornare in Romania mi sembrerebbe tutto molto
più strano.
Religione? Hai problemi a praticarla dove abiti?
Cristiana ortodossa. Non ho problemi, vado nelle normali chiese
cattoliche perché la differenza non
è grande e perché penso che se
una persona ha fede può benissimo praticarla dove si trova,
16

anche se comunque qui le chiese
ortodosse non mancano.
Credi che si possa trovare una
soluzione al razzismo o è solo
questione di tempo?
Sì, ma solo se gli immigrati non
commettono più crimini. Se siamo
malvisti è per colpa delle persone
che vengono qui solo per spacciare droga e uccidere. Quando si
parla di stranieri, ormai, si fa poco
riferimento alle loro azioni positive.
Come e dove ti vedi nel futuro?
Sempre qui e spero di diventare
medico per aiutare la gente in difficoltà
NICOLE AYANGMA, 16 anni.
Camerunese da parte di padre,
nata in Italia.
Credi che si possa trovare una
soluzione al razzismo o è solo
questione di tempo?
Il razzismo in verità è, per me,
quasi inesistente (posso considerare razzismo ad esempio la
Shoah). Si tratta più di paura del
Nata in Bolivia e arrivata in Italia
con il fratello gemello ad appena 6
mesi per adozione.
Vorresti andare a vivere nel tuo
Paese d'origine? Perché?
Ci sono ritornata 10 anni fa per
conoscere i posti delle mie origini,
ma la mia impressione non è stata
realmente positiva, anche perché
ero una bambina. Non mi piacerebbe ritornare nemmeno ora che
di anni ne ho 19 per rimanere a vivere in Bolivia e probabilmente
neanche come soggiorno turistico
perché ciò che ho visto non corrisponde al tipo di vita che conduco
ora e non sarei di certo in grado di
abituarmi, dato che le mie abitudini sono totalmente differenti.
Grazie a quell’esperienza però ho
capito quanto sono stata fortunata.
Hai mai subìto episodi di razzismo?
Veri e propri episodi di razzismo
fortunatamente no, ma solo qualche sporadica battuta sul colore
della mia pelle da «grandi e piccini», di certo non piacevole da subire.
Cosa pensi di certe affermazioni o gesti di politici?
Ritengo che al giorno d’oggi ›
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alcuni politici stiano dando una
prospettiva sbagliata degli immigrati, figurandoli come persone
«cattive», che non si fanno scrupoli
a rubare, uccidere o spacciare
droga. Puntano molto su questi argomenti per cercare di ottenere
consensi, favoriti dalle cronache.
Uno dei problemi è che molta
gente crede fortemente a quello
che le viene detto e nel momento
in cui comincia a crederci inizia a
comportarsi da razzista, pensando
per esempio che l’Italia stia andando in malora solo ed esclusivamente per colpa degli immigrati.
Ci si dimentica spesso che proprio
gli immigrati sono il motore dell’Italia.
Se vuoi aggiungere altro...
Una «canzone» che ha scritto mio
fratello sul razzismo.
Canzone di Colore
Pietro Gritti
Un giorno come un altro mentre sfogliavo
[un giornale
Mi è capitato di leggere strane parole
Parole di razzismo, di discriminazione
Contro la gente diversa, contro la gente
[di colore
E allora ho pensato di scrivere una canzone
Che non parli dell’odio, ma parli dell’amore
Una canzone che possa accompagnare ogni
[creatura
Che allontani ogni singola forma di paura
Una canzone che sia speranza, una canzone che
[sia pazienza
Un messaggio che educhi solo all’uguaglianza

Indiana di nascita, è arrivata in Italia 9 anni fa. Suo papà in India lavorava come maestro in una
scuola elementare, ma lo stipendio
era esiguo e quindi insufficiente
per la famiglia, con i suoi 5 componenti. Per questo motivo suo
padre si è trasferito in Italia nel ’95
e quando è riuscito a comprare
una casa ha voluto con sé la sua famiglia.
Ti senti più italiana o indiana?
Perché?
Non so esattamente cosa si intenda per «sentirsi italiana o indiana», però io credo di sentirmi
più indiana perché sono molto legata alla cultura e alle tradizioni indiane. Sono cresciuta qui, ma tutto
il «mondo» indiano mi affascina
moltissimo.
Hai mai subìto episodi di razzismo?
Fortunatamente ho imparato presto a ignorare certa gente, quindi
non mi è mai capitato niente di più
delle solite battutine sul colore
della mia pelle, anche se le parole
a volte possono ferire più dei fatti,
ma non tutti riescono a capirlo.
Credi che si possa trovare una
soluzione al razzismo o è solo
questione di tempo?
Nessuna delle due secondo me,
perché il razzismo non finirà mai:
è difficile integrarsi con qualcosa
di, anche apparentemente, «diverso».
E nella nostra scuola, con i tuoi
compagni?
I miei compagni sono i migliori in
assoluto! Nessuno mi ha mai fatto
pesare il fatto di essere straniera.
Pakistana di nascita. Venuta in Italia quasi undici anni fa, quando
aveva appena 4 anni. Suo padre si
era trasferito in Italia da parecchi
anni per lavoro e ha voluto con sé
anche lei, sua madre e i suoi fratelli.
Ti senti più italiana o pakistana? Perché?
Non mi sento italiana, ma non mi
sento nemmeno un’esclusa in
mezzo agli italiani perché, essendo
qui da tanti anni, mi sono integrata.
Religione? Hai problemi a praticarla dove abiti?
La mia religione è l’Islam, molto
diversa da quella praticata dalla
maggior parte degli italiani, comunque non ho mai avuto problemi a praticarla. Per di più indosso il velo anche a scuola.
Trovi che gli italiani siano un
popolo particolarmente razzista?
Non ho visitato altre nazioni però
posso dire che io non ho mai visto
razzismo negli italiani, anzi sono
tutti piuttosto amichevoli. Ne ho
anche le prove: le signore del palazzo in cui abbiamo vissuto il nostro primo anno in Italia erano
gentilissime con noi, quasi delle
nonne per noi bambini.
Come e dove ti vedi nel futuro?
Gli stranieri della nostra scuola, un
istituto di alto livello certamente,
sono un esempio per gli italiani. Se
questi ragazzi un giorno arriveranno a ricoprire «cariche» importanti, questo influenzerà il futuro
della nazione in cui loro hanno
studiato, che li ha fatti arrivare in
alto. È tra loro che vorrei essere.
NAMRA HAYAT, 14 anni
IQRA HAYAT, 16 anni.
GAGANJOT KAUR, 17 anni
Una canzone che sia vittima e giustiziere
Che però insegni il valore e sia sempre nel bene
Una canzone che dia un impulso a tutte le
[persone
E a quel punto ho trovato
La mia canzone di colore
Una canzone che possa dare un messaggio
[giusto,
una canzone diversa che possa cambiare il mondo
una canzone per tutti e una canzone per
[nessuno
una canzone per chi spera e prega guardando il
[cielo
una canzone contro il discriminatore
e finalmente ho trovato la mia canzone di colore
Questo messaggio è dedicato a tutte le persone
Che come me appoggiano questa canzone di
[colore
Non vi sto parlando perché non ho niente da fare
Al contrario queste rime ci insegnano a pensare
Che come dicono i giornali non è solo bullismo
Ma è un’ideologia, ormai un fanatismo
Che la persona bianca si creda superiore
Rispetto a una persona di un altro colore
Tu non sai cosa vuol dire essere sfruttato per
[ore e ore
Perché forse nella vita sei anche tu uno
[sfruttatore
Essere trattati come bestie, come animali
Ricorda che nel mondo siamo tutti essere umani
L’unica cosa che ci farebbe stare bene
Sarebbe vedere bianchi e neri tutti assieme
Uniti nell’amore, uniti sotto il sole, uniti dalla mia
Canzone di colore
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Pakistana di nascita.
Ti senti più italiana o pakistana?
Beh, mi sento un po’ italiana e un
po’ pakistana: italiana perché
avendo trascorso quasi tutta la mia
vita qui credo di essermi inserita
bene nella società italiana (parlo
bene l’italiano, vado a scuola, ho
tutti i diritti e doveri che hanno gli
altri, non mi sento né superiore né
inferiore a loro). Mi sento anche
pakistana perché, pur vivendo qui,
mi piace ancora seguire le tradizioni del mio Paese d’origine.
Cosa pensi di certe affermazioni o gesti di politici?
Un’affermazione che ho trovato
insensata e che mi ha fatto arrabbiare è stata quella del presidente
del Consiglio riferita a Obama,
quando ha detto che lo considerava abbronzato. Insensata e fuori
luogo.
Come e dove ti vedi nel futuro?
In futuro vorrei continuare a vivere in Italia, proseguire qui gli
studi, laurearmi e trovare un buon
lavoro sempre in questo Paese.
JUNAID MUSHTAQ, 17 anni.
Pakistano di nascita. Venuto in Italia 11 anni fa con un regolare visto
di immigrazione per motivi familiari, come è scritto anche sul suo
permesso di soggiorno. Suo padre
abitava qui già da dieci anni
quando ha pensato che i suoi figli
avrebbero avuto un’ istruzione migliore in Italia.
Ti senti più italiano o pakistano?
Domanda difficile, ci penso
spesso. Essendo cresciuto qui
dall’età di 6 anni non conosco
molto bene la realtà del Pakistan e

ormai penso che i miei ideali si rispecchino molto di più in quelli
occidentali che in quelli orientali.
Nonostante ciò c’è sempre una
sorta di patriottismo che fa parte
di me (che di solito emerge durante le partite di cricket della nazionale) e che penso continuerà ad
esserci anche se dovessi vivere in
Italia per il resto della mia vita.
Credi che si possa trovare una
soluzione al razzismo?
L’unica soluzione penso che sia
l’istruzione. Non sono disposto a
credere che una persona abbastanza acculturata possa tenere
comportamenti razzisti. Di certo
non ci accoglieranno tutti a braccia
XVIII NUMERO 2
aperte, e non penso che questo
succederà mai, ma saranno tolleranti. Il razzismo è solo ignoranza.
Cosa pensi di certe affermazioni e gesti di politici?
Posso solo esprimere il mio più
profondo disgusto verso certi partiti che hanno trovato nel razzismo
uno strumento per ottenere voti.
Credi che immigrati e stranieri
abbiano, in Italia, abbastanza
occasioni per dire la loro?
No, non ne hanno. E ti ringrazio
di avermi fatto queste domande.
Cosa pensi della vicenda Balotelli?
Io stimo profondamente Balotelli
- nonostante io sia milanista - per-
ché da solo ha mostrato il coraggio
di affrontare migliaia di ignoranti
che non hanno niente di meglio da
fare che andare allo stadio ad insultare un povero ragazzo, con
l’unica colpa di avere un carattere
forte come tanti altri calciatori.
Purtroppo loro possono tenere
questo comportamento perché
sono bianchi, lui no perché è nero.
Quindi, giustamente per qualcuno,
viene multato per aver detto di tacere a dei tifosi che lo hanno insultato per novanta minuti. Se è questa giustizia...
NICOLAS EL MAKIZ, 18 anni
Ha origini marocchine da parte di
padre, sua madre invece è italiana.
Nato in Italia, ha nazionalità italiana.
Ti senti più italiano o marocchino?
Non ho mai pensato seriamente se
mi sento più italiano o marocchino. Innanzitutto devo dire che
purtroppo non conosco l’arabo e
nemmeno da vicino la cultura del
Marocco, perciò non posso dire di
sentirmi pienamente marocchino.
Tuttavia, a parte le difficoltà nella
comunicazione, mi sento a mio
agio in Marocco e penso che potrei adattarmi bene.
Vorresti andare a vivere nel tuo
Paese d’origine?
Sì, potrei andare ad abitare in Marocco, come potrei andare in un
altro Paese, non ho un particolare
attaccamento all’Italia.
Religione?
Io sono cristiano cattolico, ho ricevuto i sacramenti. Non pratico
più, non a causa delle mie origini,
ma per scelta, come la maggior
parte dei miei coetanei. Dovrei
però avvicinarmi all’Islam, almeno
per conoscerlo e poter scegliere se
e quale religione praticare. Se dovessi un giorno diventare musulmano non credo che avrei problemi in questo Paese.
Credi che immigrati e stranieri
abbiano abbastanza occasioni
per dire la loro?
Molti di loro possono votare e all’inizio del mese di marzo è stato
anche organizzato uno sciopero.
Questo è un segnale molto importante da parte degli immigrati perché hanno fatto capire che ci sono
anche loro e che sono una forza lavoro fondamentale per l’Italia.
Cosa pensi della vittoria del
rom Ferdi al Grande Fratello?
Gli italiani sono stati aperti con lui
perché hanno avuto modo di vederlo da vicino, senza il velo del
pregiudizio, poi la sua storia strappalacrime ha fatto il resto.
CHRISTOFER WIDYASMARA,
17 anni
I suoi genitori sono indonesiani,
ma lui è nato a Varese. Nonostante
ciò è ancora di cittadinanza indonesiana.
Torneresti a vivere in Indonesia?
Tornerei, ma non per viverci,
ormai sono abituato a questo
ritmo, là sarebbe tutto di- ›
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
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IL LICEO
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ANNO
XVIII NUMERO 2
verso.
Hai mai subìto episodi di razzismo?
Non so se si sia trattato di razzismo o meno, ma una volta stavo
chiedendo informazioni, ho fermato un signore italiano che, appena mi ha visto, si è allontanato
velocemente dicendo che era di
fretta. Eppure era a passeggio col
cane.
Credi che ci sia un modo per
fermare il razzismo?
Ah ah, non finirà mai. In Italia,
però, penso che siano le generazioni più vecchie ad essere particolarmente razziste.
VICTOR MARCU, 18 anni
Nato a Bucarest, è di cittadinanza
romena.
Arrivato 7 anni fa per seguire il
resto della famiglia, spinta oltre i
confini della Romania dalla speranza di una vita migliore.
Ti senti più italiano o romeno?
Né italiano né romeno, anche se
potrebbe sembrare un nonsense. Il
fatto è che non vedo il fondamento di un qualsiasi pensiero nazionalista, che porta, nella maggior
parte dei casi, ad un orgoglio stupido e vuoto. Ammiro profondamente, comunque, entrambe le
culture, ma non vorrei mai scegliere fra le due.
Hai mai subìto episodi di razzismo?
Accade spesso, ma bisogna imparare a difendersi. In questo caso
l’arma che trovo più efficace, in risposta a simili frutti dell’ignoranza,
è l’indifferenza, sicuramente migliore rispetto a qualsiasi atto violento.
Trovi che gli italiani siano un
22

NICE
An Old, Multi-Ethnic and Modern City
Where You Can Have Fun and Study
popolo particolarmente razzista?
Non penso che un popolo possa
definirsi razzista e nemmeno «di
stupratori» o «di delinquenti»,
come erroneamente ci vogliono
far credere in televisione mostrandoci delitti commessi da romeni,
albanesi e persone di qualsiasi altra
nazionalità. Il male non ha Paese,
ma neanche il bene, del resto.
SEYNABOU NDIONE LAYE
SARR, 17 anni
Nata a Dakar, in Senegal, è venuta
in Italia nell’ottobre del 2009 per
ricongiungersi con suo padre e per
continuare gli studi.
Vorresti tornare in Senegal?
Sicuramente durante le vacanze,
ma anche per studiare e per rivedere i miei amici e familiari.
Credi che si possa arrivare ad
una soluzione per estirpare il
razzismo o pensi che il tempo
sistemerà tutto?
Penso si tratti solo di rendersi
conto che siamo tutti umani, con
due gambe e due braccia. Aspettare che il tempo faccia il suo
corso, a mio avviso, potrebbe rendere le cose ancora più gravi.
Pensi che quello italiano sia un
popolo razzista, paragonato ad
altre nazioni?
Mi riferisco soprattutto ai giovani:
come sempre, ci sono i razzisti, ma
ci sono anche le persone disponibili. So, però, che i francesi sono
più aperti verso gli immigrati africani.
Come e dove ti vedi nel futuro?
Solo Dio sa cosa ci riserva il futuro, ma vorrei continuare gli studi
e avere un buon lavoro.
Ti senti sola qui?
Mi sento più che sola.
Un grazie di cuore a tutti i ragazzi
che si sono resi disponibili per
quest’intervista.
Ug
di Ileana Paris e Chiara Camiciottoli
2a F
F
rom 21st to 27th
of
March
my
school friends and
me went to Nice to
have a study holiday
which is useful to improve
French, one of the languages
that I we study at school . This
journey wasn’t a holiday but a
way to get involved in different
situations in another country, it is
also helpful to learn new words
and expressions.
Our Travel
That Sunday we left for France
by coach with two of our teachers: Mr Venturelli and Mrs Pagani. We met in front of the
school in Caravaggio in the afternoon and, after the departure, we
travelled for about five hours.
We arrived in Nice at about six o’
clock p.m. After that we reached
the school we would have attended the following days, where we
met Mr Gerth, the person in
charge to our visit. At the same
time, the first host families started to arrive to drive us home.
Our Host Family
and The House
Our host family lived in a quiet
area of the city. Mrs Anne-Marie
and her husband ( masters of the
house) had a rather big apartment with a big dining-room, a
kitchen, a bathroom and three
bedrooms: the first one was
Anne-Marie and her husband’s,
in the second one there were two
boys ( a
Chinese
student
named
Dennis
and a Mexican stud e n t
named
Roberto)
and the third bedroom was for
us. Our bedroom was cute and
comfortable. It had green walls
and there, there were two beds, a
big wardrobe, a small TV and a
table with two chairs. Everything
was perfect ! The following day
Anne-Marie and her husband
went on holiday and so, for this
reason, arrived Christine, AnneMarie’ s best friend.
Christine was an English woman
who moved to France thirty years
ago. She was a very good person,
very nice, funny, open-minded
and dynamic. The woman cooked us a lot of delicious plates (
Italian food, Chinese food, American food and others).
Every day, in the evening, at dinner time, we all used to speak
about different arguments like
the life in Italy, our hobbies, the
activities done during the day…
It was really pleasant but also
very important and useful to
practice our French.
School:
A New World
The school in France is very
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
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2010
ANNO
›
different and we think it’s better even if, sometimes, it can be
very hard and difficult. In France
school starts at eight a.m. and it finishes at one p.m. then the students have lunch at the school refectory. After a short break, lessons begin again until five p.m.;
after that, students go home and
they must do their homework.
Luckily we didn’t attend a similar
school, as matter of fact we went
in a French school where there
were people of different ages: actually in the school where we went
there was a nursery, an elementary
school, a secondary school and a
high school. In that school there
were a lot French students, but we
had particular lessons: we were divided in two groups and we went
to school from nine a.m. to half
past twelve p.m.
Classes weren’t boring. Our
French teacher, Beréngère, was
young and she knew what young
people like doing so, she tried to
teach us French grammar playing
games, joking and singing too. The
only thing that we haven’t understood yet is why French students
are always walking around the
school ?! What a mystery !
near the sea: it is one of the most
important tourist and economic
seaports and the second airport of
France.
Nice is a very big city, 400000 persons live in it. It is also a very particular city: it is divided in two
sides: in the east side there is the
old
city
and
the
harbor; instead in
the
western side
there is the
modern
city. This wonderful town
lies in Provence-Alpes-Cote
d’Azur of which is the “prefecture”.
The weather is usually mild.
Actually winters and autumns are cool; on the contrary
springs and summers are hot and
dry.
Nice is also called “The town of
flowers”: as a matter of fact there
are a lot of local markets which
sell beautiful and perfumed flowers.
A Picture of Nice
In Nice, our schoolmates and us
visited most of the city; we went
to three museums: Matisse’s museum, Chagall’s museum and
Mamac museum ( a modern art
museum).
One day, we passed the entire afternoon on the beach. The sea was
wonderful but the water wasn’t
hot.
The last day, on Friday, we went
shopping in famous shopping cen-
The Greeks founded Nice in the
5th century before Christ and
then, in the 1st century before
Christ Romans conquered it. Finally, the county of Nice was annexed to France in 1860.
Nice is in a good position: as a
matter of fact, it is situated between hills which protect it from
wind and clouds. But Nice is also
24

Excursions:
A Real Adventure
From top: the
harbour of
Nice; the
Casino of
Monaco and
Cannes
XVIII NUMERO 2
ters like : Nice Etoile, Galeries Lafayette, Virgin Megastore and
others. We used the tram to move
through the city.
During the
week,
we
also visited
Cannes and
Monaco.
We reached
the city of
Cannes travelling by train. When
we arrived there, we saw the Palace
of the
Festival,
T h e
Croisette
and all
t h e
stars’
h a n dprints.
We could admire luxury hotels and
the famous and expensive boutiques.
Another day we visited Monaco.
Unfortunately that day the weather was bad and so we couldn’t
see a lot of things. We visited the
cathedral where there are Grace
Kelly’s and Prince Ranieri’s tombs,
the royal palace and Grace Kelly’s
beautiful garden. I could see the
F1 circuit, too.
We loved this new experience very
much. France is a beautiful country where there is more freedom
than in Italy. We love France also
because it has a lot of beautiful cities, people are polite and sensitive
and besides we had a fantastic experience.
We will never forget this long trip
to Nice and we’ll hope we’ll return to France in the future. Ug
25
SEGRETE SILLABE
Furente
passione
Mi afferro a te, mio angelo.
Impotente di fronte al mondo
e al suo combattermi.
Sul bordo di un dirupo,
attendevo il tuo arrivo.
E con esso, la mia fine?
Ora sogno la vita e lo scorrere del tempo.
Debole anima, fuggi dalla tentazione
di lasciarti cadere nel vuoto
ormai sei segnata da un principio di peccato.
Passione furente
divora le mie carni
ora, conosciuto il tuo bacio mortale,
ne voglio perire.
Poesie
IL LICEO
Se spiegassi le mie candide ali
potrei raggiungerti,
ma ho scordato ogni tecnica di volo.
Ho rinchiuso il tipico ragionare della mente umana.
Abbandonando il cuore prepostomi,
mi offro a te,
come ultimo mio gesto.
Non sono immortale.
Se credo in te,
non sono immortale.
alcun segno resterà
della mia effimera essenza.
Mi abbandono in te, mio angelo.
Confidando nella tua mortifera natura,
prendi il mio sussistere
e blocca il mio respiro.
Abbandonata a te
continuerò a conoscere il sublime tormento
che lega un’anima al suo corpo.
Mara Moot
Presto, stanco, te ne andrai,
lasciando sbiadire il mio ricordo
nelle nebbie del passato.
Lande deserte in infiniti attimi
custodiranno il mio gelido corpo.
E niente allora potrà più cambiare,
senza il tuo caldo alito vitale.
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
SEGRETE SILLABE
27
ANNO
XVIII NUMERO 2
Autunno
Una donna che sogna la gloria,
un guerriero che vorrebbe amare
di Daniele Tomasoni
4a D
E
Di rosse foglie si agghindano
le fronde della mia vita,
comprendo quale terribile inverno
sta lentamente crescendo nel mio cuore.
Poesie
Dico addio ai sublimi colori
che mi ricoprirono di onori,
la mia fiera maestosità congeda la terra.
26
Segnata, sto inesorabilmente decadendo
ormai palese è il corso degli eventi
che mi condurranno all' autodistruzione.
Io non mi salverò,
tu non mi salverai...
Mara Moot

Se Tasso
incontra
Clorinda
Di candida neve
si adorneranno le mie fredde spoglie.
Il mio tempo è ormai agli sgoccioli,
lontana è la primavera che mi generò.
ra una notte calma e tranquilla. La
luna illuminava pallidamente la
città di Ferrara; la sua morbida luce
risaliva i muri delle case fino ad
entrare in una camera da letto ed
illuminarne il cupo inquilino.
Torquato Tasso non aveva mai riposato tranquillamente, nemmeno
per una notte: ombre e spettri si
affollavano ogni sera nella sua
mente; al calare delle palpebre
li salutava, come amici sgraditi.
Nelle notti più tormentate
oscuravano il volto di una
giovane donna, che si allontanava sempre più da
lui, scomparendo nell’oblio.
Quella sera sembrava in preda
al peggiore degli incubi: ansimava, sudava, si agitava con
scatti veloci e violenti, quasi
cercando di graffiare quelle
ombre, che solo lui, nella sua
mente, poteva vedere. Ad un tratto
pensò di cadere; anzi, fu certo di
avvertire le vertigini di una caduta,
come di un uomo che cade da una
torre. Colpì il suolo con forza, battendo la testa; per un po’, tutto fu
annebbiato. Dopo qualche minuto
poté rialzarsi; capì allora di essere
sul balcone di un magnifico palazzo, costruito in stile orientale:
in un primo momento, Tasso
pensò di essere finito a Troia, nella
magnifica reggia di Priamo; ›
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
SEGRETE SILLABE
29
ANNO
28

spondi! Stai con i cristiani?!»
sbottò.
«...Certamente» rispose Tasso. Gli
pareva una domanda innaturale,
scontata.
«Allora non c’è motivo per cui dovresti essere ancora in vita, qui,
dentro le mura di Gerusalemme»,
disse lei, brandendo la lancia: sembrava una belva pronta ad attaccare.
«Aspetta!» disse lui, difendendosi
con le mani. Era tutto troppo
strano e realistico per essere un
normale incubo. Decise di guadagnare tempo con la guerriera: forse
raccontando il passato di Clorinda
avrebbe ottenuto qualcosa? «E se
ti dicessi», proseguì, «che conosco
la tua storia? Che so dove sei nata,
che potrei raccontarti le tue origini?»
«Risponderei che arrivi tardi. Il
vecchio Arsete mi ha già raccontato il mio passato, per distogliere
il mio pensiero da ciò che voglio
fare, ma né tu, né lui, né le vostre
patetiche storie sulla mia vita potranno fermarmi» disse con ferocia.
«E qual è il tuo progetto, Clorinda?» disse allora Torquato, con
sguardo serio. Non ricordava di
aver scritto nulla del genere: questo non faceva parte del suo
poema.
«Dovrei raccontarlo a te?! Per poi
vedere il mio sogno di gloria andare in fumo?!» sbottò lei; stringeva ancora pericolosamente la
lancia in mano.
«È qualcosa che riguarda Tancredi?»
La domanda colpì Clorinda come
un sasso. Ma lei non arrossì, non
mostrò il minimo segno di imba-
razzo: a colpirla era stata la banalità
di quella frase. «Tu pensi davvero
che io sia una donna timida ed indifesa?» disse, alzando gradualmente la voce, «Un essere fragile,
che non pensa ad altro che ai sentimenti? Per chi mi hai preso, una
patetica principessa?! Io sono un
cavaliere!» ormai gridava; aveva lasciato cadere la lancia, e gesticolava
vicino al volto di Tasso. «Le mie
frecce hanno ferito Goffredo, il
campione dei cristiani, e tu pensi
che io stia cercando Tancredi!». La
rabbia ormai dominava Clorinda.
«Sta a vedere: compirò un gesto
glorioso, un’impresa notturna che
porterà la gloria a me e la vittoria
ai miei alleati! Così dimostrerò a
te, ad Arsete, e a tutti, saraceni o
cristiani, chi è veramente Clorinda!». Ruggiva, come la tigre che
portava sull’elmo; e la tigre stessa
sembrava ruggire, adirata, terrorizzando il poeta.
«Sciocca! Cosa vorresti dimostrare? Di essere una guerriera?!
Sei solo una donna!»; anche Tasso
era furioso: per qualche motivo, la
testardaggine della guerriera lo infastidiva.
Stavolta Clorinda sembrò spiazzata: non si aspettava una reazione
del genere da quell’uomo.
«Io... Io non sono di certo l’unica
donna guerriera della storia: Pentesilea, Camilla, Bradamante e
Marfisa hanno
già dimostrato il Tu pensi davvero
loro valore in che io sia una
guerra; ed io donna timida ed
non sarò di indifesa? Un essere
certo da meno. fragile, che non
Che
voleva,
pensa ad altro che
q u e l l ’ u o m o,
pensò? Ma era ai sentimenti?
tardi: fece per andarsene, ma
quando ormai gli dava le spalle,
quello disse: «E tu credi veramente
di essere simile a loro?».
Ormai aveva capito che quell’uomo sapeva molto più del suo
nome. Certo, molte volte si era
posta questa domanda; da sola, nel
buio della sua stanza, sapeva che
le mancava qualcosa per essere un
cavaliere simile alle donne che
aveva citato: per questo aveva deciso di tentare una sortita nel
campo dei cristiani, quella notte,
per bruciarne le macchine d’assedio e dare così una possibilità di
vittoria ai saraceni. Una grande
azione per apparire, più ai suoi
stessi occhi che a quelli degli altri,
un degno cavaliere.
«Pensi davvero», ricominciò lui,
«di poter diventare un cavaliere?
Debole o forte, tu rimani sempre
una donna, e come tale, devi rimanere al tuo posto».
«Chi sei tu per dirmi qual è il mio
posto!», urlò ancora Clorinda; ma
stavolta non era per l’orgoglio ferito: la tigre ruggiva per difendersi.
«Mi credi così stupida da non sapere cosa voglio?!».
«È così palese: tu sei più confusa
di me, Clorinda! Sei una contraddizione che cammina: una donna
che sogna la gloria, un guerriero
che vorrebbe amare!».
Torquato sbuffò; da tempo pensava queste cose: inconsciamente,
aveva elaborato un personaggio a
metà tra Tancredi ed Erminia, ma
sapeva che, prima o poi, avrebbe
dovuto fare i conti con le sue ambiguità. «Ancora poco, vedrai» aggiunse, «e dovrai fare i conti con
la tua natura: sei una chimera che
non può sopravvivere».
›
Se Tasso incontra Clorinda
solo osservando meglio si
rese conto di essere a Gerusalemme, la sua Gerusalemme, come
l’aveva immaginata scrivendo il
poema a cui lavorava da ormai una
vita. Era il crepuscolo: il sole scendeva verso l’infinito orizzonte.
D’un tratto avvertì il clangore di
un’armatura; un leggero rumore
di passi si avvicinava sempre più,
tanto che Torquato non poté nascondersi in tempo, quando un cavaliere dall’armatura argentea uscì
dal palazzo, apparendo proprio di
fronte a lui. Il guerriero gridò:
«Fermo!», disse a Torquato, che rimase come paralizzato a quelle parole: non per la paura, ma per lo
stupore. La voce di
quel cavaliere era Torquato non poté
così leggera, così nascondersi in
dolce, da sembrare tempo, quando un
quella di una donna, cavaliere
per giunta familiare.
dall’armatura
Scrutò l’armatura
argentea uscì dal
del guerriero: una
tigre troneggiava palazzo
come cimiero sul
suo elmo, fiera e tanto realistica
da incutere terrore; scrutava lo
scrittore, gli mostrava le fauci. Ormai ogni dubbio era scomparso.
Con un soffio di voce, il poeta
sussurrò: «Clorinda...». Non era
vero, non era possibile: il suo personaggio gli stava di fronte. Lei
sembrò sorpresa di sentir pronunciare il suo nome da quello sconosciuto; lo scrutò, indecisa se ucciderlo all’istante o prima scoprire
chi fosse. Decise di aspettare: «Da
che parte stai?» gli domandò bruscamente. Tasso, ancora sbalordito, non capiva: quale parte? Clorinda però iniziava ad innervosirsi,
stringendo la lancia: «Insomma, ri›
XVIII NUMERO 2
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
ANNO
stino brancolando alla cieca; quella
spedizione era solo una scusa per
sfidare la sorte. Ora, però, rivolgeva una supplica a quello sconosciuto, che le pareva così familiare.
Torquato capì immediatamente
cosa doveva fare. «Ti prometto», le
disse, «che alla fine di questa notte
sarai in pace».
«Da una parte o dall’altra?»
Torquato abbassò lo sguardo, pensieroso. Non era
Torquato capì
una scelta facile.
immediatamente
«Qualunque sia
il tuo potere,
cosa doveva fare.
amico
mio»,
«Ti prometto», le
disse, «che alla fine disse Clorinda,
rimettendosi
di questa notte sarai l’elmo, «concein pace»
dimi il tuo aiuto:
è difficile essere
un cavaliere in un mondo di dame;
ed è altrettanto difficile
essere una donna in un
mondo di uomini. Io
sono entrambe le cose;
forse, solo la morte potrà
dar pace alla mia anima».
Tasso sapeva che, sotto
l’elmo, la bella Clorinda
stava sorridendo. Lo sapeva perchè quella era la
sua Clorinda; guardandola rientrare nel palazzo
ed uscire dalla città, verso
il suo destino, si sentì
profondamente legato a
lei.
Gerusalemme svaniva,
avvolta da una luce innaturale. Mentre, nel sogno,
sulla Città Santa ormai
regnava la notte, nella realtà, a Ferrara sorgeva il
sole.
Ug
30

Se Tasso incontra Clorinda
Clorinda si appoggiò al balcone, spiazzata. Tolse l’elmo con
gesti lenti e calmi: le sue chiome
dorate ricaddero sull’armatura, e
Tasso riuscì ad intravedere il collo
di una veste, bianca come le cime
innevate delle montagne. «Tu...»
«Bradamante e Marfisa erano solo
meri stereotipi. Tu sei molto di
più», disse Torquato con serietà.
«Mi puoi aiutare?»,
disse allora lei.
Non una lacrima le bagnava gli occhi: forse
non ne aveva più, la
bella Clorinda. Decisa, aveva affrontato il suo
d e ›
XVIII NUMERO 2
31
CLUB
O
gni riga, ogni pagina di romanzo vengono scritte
con l’unico scopo di emozionarci, creare in noi
lettori una sensazione di appartenenza, di
completa immedesimazione nei personaggi. Provocare sorrisi, rabbia, pianto.
Ma non solo: anche permetterci di meglio comprendere
noi stessi e il mondo che ci circonda. L’ultimo libro che
ho letto è speciale. Narra una favola per bambini, ma che
ha tanto da rivelare agli adulti. Parla di cambiamenti, di
scoperte, di riflessioni, di dolore e di speranza. Questo
piccolo volume verde riporta solo una semplice scritta
sulla copertina: «la pianta Blanca». Scritto da una mia insegnante delle elementari, il libro racconta di come un
piccolo semino, ingenuo e curioso, crescendo, si trasformerà, grazie alla sua umiltà e al rispetto, in Blanca, maestosa
pianta piena di
sogni
e progetti.
Blanca
insegna
ad amare,
ad avere
un cuore
grande, ad
essere semplici, anche se
rivestiamo
ruoli
importanti. Un libro,
quindi, carico di
insegnamenti e
frasi stupende,
riflessioni di
una pianta
che cresce.
«Non rinunciare a nulla,
gustarsi tutto:
il bello, il
brutto, il triste e il noioso. Vivere
è questo:
n o n ›
La lezione
Recensione
SEGRETE SILLABE
di Blanca
di Mara Bugini
2a F
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
INTESTAZIONE
CLUB
INTESTAZIONE
33
› avere intenzione alcuna di rinunciare alle emozioni che
la vita sa donarci». Quanta ragione hai, Blanca, tu che mai
potrai muoverti a causa delle tue radici, sai trasmettere gioia,
voglia di vivere e affrontare il mondo, forza che a molti di
noi, inconsapevoli delle nostre fortune, manca.
Cercando solo la felicità e la bellezza, dimentichiamo quanto
anche ogni altra emozione sia necessaria per poterci realmente affermare «vivi». Non si può credere
che la vita sia solo «bella» o «brutta», in
mezzo si collocano una moltitudine
di esperienze straordinarie e risulta
così arduo persino cercare un termine adatto a definire l’esistenza.
Semplicemente basterebbe lasciare che ogni sentimento ci attraversi, ci emozioni e, una volta
passato, ci abbia in qualche modo
arricchiti. E quando non riusciamo
in alcun modo ad accettare ciò che
la vita ci ha posto di fronte, stiamo
soffrendo troppo e vorremmo solo
fuggire dalla realtà, dobbiamo ricordare
di... «dire sempre la verità, meglio una
cattiva verità che una dolce falsità». Inutile nascondersi dietro a menzogne, bugie
bianche o nere il cui unico scopo è alterare
e nascondere ciò che un giorno dovremo
inevitabilmente affrontare, poiché ciò che ora
può richiedere sacrificio, ci offre, in realtà, una via per crescere, per imparare ad accettare la vita in ogni suo aspetto,
dal più dolce al più aspro, senza privarci
32

XVIII NUMERO 2
di alcuna esperienza. Come è scritto ne «Il cacciatore
di aquiloni», «il peggior peccato è rubare e mentire è
rubare la verità agli altri e a noi
Non rinunciare a
stessi..».
nulla, gustarsi tutto:
Cresciuta tra i libri, dai classici
il bello, il brutto, il
alla narrativa attuale, non
posso
che
definirmi
triste e il noioso.
un’amante delle parole. Ogni
Vivere è questo
volta che un nuovo libro capita tra le mie mani, temo che
questo possa deludermi, ma
non succede mai, perché
come Pennac scrive: « Tutti
cerchiamo libri a noi più conGiulia Lorenzi
soni, perché non scorrano via
La pianta Blanca
come pioggia, ma riescano in
Pascal editrice
qualche ignoto modo ad insinuarsi nella nostra mente, farci
sognare, arricchire il nostro
bagaglio di conoscenze».
Amare i libri non è da tutti e
di rado si diventa grandi scrittori, narratori, oratori. Quella
con le parole è una relazione che si instaura lentamente, con il tempo. Crescendo i gusti cambiano,
ma di certo esisterà sempre il libro giusto per noi.
Ug
Vivere da numeri primi,
senza mai sfiorarsi davvero
Il libro
di Sara Proverbio
S

2a I
olitudine e negazione dell’amore. Di ogni sfumatura dell’amore: quello della famiglia, quello degli amici, quello di un
fidanzamento e perfino quello per se stessi. È questo ciò di
cui parla «La solitudine dei numeri primi», primo romanzo,
da cui prossimamente verrà tratto un film, di Paolo Giordano, scrittore torinese. Un romanzo le cui gravi note malinconiche si
protraggono per tutta - o quasi - la durata delle vite dei protagonisti,
Alice e Mattia. Due esistenze segnate dal senso di colpa e dalla de- per tirare avanti anche a migliaia di
pressione, dall’odio verso una so- chilometri di distanza, quando è il
cietà superficiale e da una sensibi- solo silenzio a regnare.
lità che va ben oltre la semplice È come se centinaia di parole si
emotività. È la solitudine infatti componessero da sole per descril’ingrediente principale del loro vere due vite in realtà passive, un
particolare rapporto, se così si può racconto a tratti prevedibile e a
definire: ciò che narra la penna di tratti sorprendente. In realtà, l’inGiordano non è altro che il lento credulità del lettore nasce solo di
e inesorabile declino di due esi- fronte ad episodi moralmente ed
stenze sull’orlo della follia che emotivamente toccanti - come una
fanno conto l’una sull’altra, senza bambina che a causa di uno sport
però mai aiutarsi concretamente, imposto dal padre diventa zoppa a
Recensione
ANNO
7 anni, o un ragazzino che vende
la sua gemella alla morte per salvarsi dalla derisione dei suoi compagni.
Ognuno infatti si trova costretto a
rassegnarsi già dopo i primi capitoli alla scontata passività delle vite
di entrambi i primi personaggi:
l’una che si lascia deperire nell’anoressia e l’altro incapace di
prendere decisioni. Le scelte di entrambi non sono certamente dettate dalla loro coscienza, né tantomeno da un destino premeditato:
sono piuttosto cambiamenti relazionati al lento e incompleto scorrere delle loro vite, da un «vorrei
ma non posso» condizionato dal
senso di colpa e dalla sofferenza.
Un circolo vizioso che nessuno
sembra poter e voler spezzare.
Una storia che fa venir voglia di
urlare: «Alzati e vivi!» ad un uomo
che prova felicità solo sanguinando e a una donna che ro- ›
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
CLUB
35
ANNO
34

Il libro
Paolo Giordano
La solitudine dei numeri primi
Mondadori
1a edizione: 2008
pp. 304
incontratesi: la vita di due persone
narrata con una metafora matematica. Due primi gemelli: numeri
rari, misteriosi e preziosi proprio a
causa della loro unicità. «Soli e perduti, vicini ma non abbastanza per
Ug
sfiorarsi davvero».
Durante il primo anno si erano scritti. Aveva cominciato Alice, come in ogni altra cosa che li
avesse riguardati. Gli aveva inviato la foto di una
torta con la scritta un po’ sbilenca Buon Compleanno, fatta di fragole tagliate a metà. Dietro
aveva firmato solamente A puntato e non aveva
aggiunto nulla. La torta l’aveva fatta lei, per il
compleanno di Mattia, e poi l’aveva gettata nell’immondizia tutta intera. Mattia aveva risposto
con una lettera di quattro pagine fitte, in cui le
raccontava come fosse difficile ricominciare in un
posto nuovo, senza conoscere la lingua, e in cui si
scusava di essere partito. O almeno così era sembrato ad Alice. Non le aveva chiesto nulla riguaro
a Fabio, né in quella né nelle lettere successive e lei
non gliene aveva parlato. Entrambi, tuttavia, ne
avvertivano la presenza estranea e minacciosa,
appena più in là del margine del
foglio. Anche per questo avevano
presto iniziato a rispondersi
freddamente e a lasciar passare
ogni volta più tempo, finché la
loro corrispondenza non si era
estinta del tutto.
Il ragazzo che
inseguiva i suoi sogni
di Elena Pititto
2a I
L’
ambizione principale della nostra vita o il
“sogno nel cassetto” è quel
sogno per cui vale veramente la
pena lottare, vivere controcorrente…. Jude, il protagonista
del film di Michael Winterbottom, tratto dal romanzo di
Thomas Hardy, «Jude The Obscure», aveva un sogno: andare
Recensione
vina la sua vita a causa di
una malformazione.
Che sia questo ciò che vuole insegnare l'autore? Il romanzo infatti, composto con uno stile consapevole, semplice e ragionato, ci
introduce una realtà spesso intravista nella vita di tutti noi, ma mai
realmente approfondita. Una storia che ci dona infine una speranza
dopo una caduta durata trent'anni,
ma che ci lascia anche quel senso
di vuoto e incompletezza di un
amore mai
È come se centinaia
consumato, di
un'amicizia
di parole si
platonica e di
componessero da
due esistenze
sole per descrivere
trascorse padue vite in realtà
rallelamente e
passive
mai davvero
›
XVIII NUMERO 2
all’università.
Siamo nella seconda metà del
1800, Jude è un ragazzo inglese
che vive in una piccola cittadina
rurale. Sin dalla fanciullezza ha
una dedizione allo studio; legge
e impara a memoria testi di latino e greco. Nell’età adulta incontra Arabella, figlia di un allevatore di maiali, con la quale
si sposa. Il loro matrimonio
però finisce presto, e i due ›
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
CLUB
37
36

O
gni mattina prendo il mio i-pod e,
andando a scuola, ascolto musica
durante tutto il tragitto. Mi fa stare
bene. Ho sempre voglia di ascoltare
brani diversi, a seconda dell’umore,
dei pensieri che in quel momento mi tengono occupato. Il genere di musica che preferisco è senza dubbio il rock. In questo tipo di musica molte volte la
voce viene omessa per dare libero sfogo agli strumenti, facendo così capire quanto il solo ausilio di
questi possa rafforzare il significato del testo di una
canzone.
Ogni tanto mi diletto ad ascoltare la musica classica,
seppur più raramente. Essa aiuta a rilassarti, oppure
può essere la compagna per una buona lettura.
La musica è ovunque, per strada, in macchina, sul pullman, nelle feste e nei riti religiosi: la musica ci segue
sempre.
Il suo suono ti trascina, qualunque esso sia, anche se
tu non lo vuoi. In ogni canzone è racchiuso uno stato
d’animo e, bello o brutto che sia, quando la sentirai ti
ricorderai e proverai emozioni.
I testi, in particolare, possono diventare tracce da seguire nella vita o tracce che ti consolano e ti rallegrano.
La musica non è solo una delle tante forme d’arte che
aiutano l’artista a esprimere i propri pensieri, le proprie emozioni. La musica è tutto o nulla. È quello che
chi l’ascolta vuole che sia.
Un tempo per sentire l’esecuzione di questo genere
d’arte bisognava andare ai teatri, e chi vi andava era
colui, o colei, che l'amava e l’apprezzava pienamente.
I compositori di allora erano persone che sapevano
andare oltre ogni apparenza, possedevano una fantasia in grado di superare quella di chiunque altro, espri-
Tra palco
e realtà
Il libro
5a C
Il film
sogno di frequentare l’università e l’amore per Sue lo portano spesso a vivere una vita
difficile, drammatica e soprattutto lo emarginano dalla società.
Sue, nella prima parte del film,
è spensierata, piena di brio e
convinta dei suoi ideali, delle
sue idee. Il suo rapporto
con la
fede cristiana,
d a p prima
poco importante; si consolida
nei momenti più difficili e di solitudine, convincendola che ciò
che accade nella vita dell’uomo
e in particolare della sua vita,
avviene per volontà di Dio. In
questa parte della vicenda, inoltre, si chiude in sé stessa, si distacca dal mondo, vive aggrappandosi alle ultime speranze
per vivere un’esistenza migliore.
La storia di Jude è significativa,
dimostra come a volte la società
possa influenzare profondamente l’esistenza di qualcuno,
talvolta portando anche a rinunciare ai propri sogni.
Da sempre la società
erroneamente non
ammette coloro che
sono «diversi», discriminandoli.
Il film «Jude», girato da
Michael Winterbottom, è
adeguato alla vicenda, ma non
coinvolge pienamente il pubblico,
tranne per il finale: inaspettato e
drammatico. Ug
di Fabio Orsini
prendono strade diverse.
Jude si trasferisce per un periodo di tempo a Christminster, sede
universitaria,
dove tenta più
volte (appog- Jude non si arrende
giato dalla cumai, nemmeno di
gina Sue e dal
ex insegnante fronte agli ostacoli
Richard) di es- più difficili
sere ammesso.
Jude, innamorato della cugina,
riesce a
c o struire
una relaJude
zione con
drammatico
lei, anche
regia di Michael
se molto
Winterbottom
ostacolato
Inghilterra, 1996
da una serie
con Christopher
di circostanze
Ecclestone, Kate Winslet,
e dalla mentaRachel Griffiths
lità della società. Proprio
quando la vita
dei giovani sembra avere una
svolta positiva,
un evento do- Sue, nella prima parte
loroso e dram- del film, è spensierata
matico li se- e convinta delle sue
para definitiva- idee
mente. Jude
più volte tenta
di riavvicinarsi a Sue, ma invano.
La vicenda si conclude il giorno
di Natale del 1889, quando…
Jude è un ragazzo molto ambiThomas Hardy
zioso, perseverante. Non si arGiuda l’oscuro
rende mai, neanche di fronte
Bur Rizzoli
agli ostacoli più difficili. Il suo
pp. 481
›
XVIII NUMERO 2
Musica
ANNO
mevano le varie emozioni in modo pieno mettendo
insieme le note giuste. Il fatto stesso che sapessero
esternare ciò che sentivano dentro, utilizzando solo
strumenti, senza parole, può far capire quanto possano essere stati grandi e perché si ha memoria di loro
anche adesso che sono trascorsi tanti secoli dal giorno
della loro scomparsa.
La vera musica non perde mai la sua bellezza nemmeno dopo decenni di avversità vissute dal mondo.
Chi la recepisce realmente, sa cogliere ogni minima
sfumatura che il compositore le ha voluto donare. A
volte la sa abbinare a determinati momenti della propria vita rendendola un po’ sua, proprio come se fosse
la colonna sonora del proprio cammino.
Le vere composizioni, quindi, non passano mai di
moda.
Io amo la musica che mi sappia trasmettere ogni tipo
di emozione, che mi sappia ispirare la fantasia e mi
faccia immergere in un mondo tutto mio. Adoro quel
genere di musica che mi coinvolga appieno, facendomi sentire ciò che l’autore ha messo dentro quelle
semplici note e parole. Anzi, con le note uno stato
d’animo si affina fino alla perfezione.
Non riuscirei a vivere senza musica. Perché, in fondo,
la musica è come la vita, un battito da cui inizia il
tutto.
Ug
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
INTESTAZIONE
CLUB
39
ANNO
C
on i Muse non sono consentite
mezze misure. Come già accadde
con i Queen, un gruppo un tempo
«imbarazzante» e oggi considerato
un classico – e una pesante pietra
di paragone per il trio di Teignmouth, nel Devon – i Muse si
amano o si odiano. Del resto
quando si intitola un album «Black
Holes and Revelations», non si
possono pretendere sconti. «Buchi
neri e rivelazioni»: si può essere più
pretenziosi? La musica dei tre giovani inglesi è altrettanto grandiosa
o kitsch, a seconda delle opinioni,
e lo stesso leader, il cantante-chitarrista-pianista Matthew Bellamy,
usa spesso espressioni come «esagerata» o «over the top» per definirla. «Black Holes and Revelations» è un pasto completo, anzi,
un vero banchetto di nozze. C’è un
po’ di tutto, spesso nell’arco di una
stessa canzone. Pezzi rock appassionati e lirici come «Take a Bow»
e «Demonocracy» si alternano a un
singolo sorprendente come «Supermassive Black Hole», un funky
scippato a Prince con tanto di falsetto vocale, mentre una semplice
ninnananna come «A Soldier’s
Poem» è controbilanciata dagli
echi di Africa e Oriente nell’orchestrazione di «City of Delusion» (la
Kashmir dei Muse?), e la conclusiva «Knights of Cydonia», tra
hard rock e Morricone, è un piccolo film a se stante. I Muse, in
questo album del 2006, non si
fanno mancare proprio niente. Se
la musica è grandiosa, altrettanto
faraonica è la cornice in cui viene
presentata.
I Muse, quasi incuranti di tanto
splendore, sembrano esclusivamente innamorati di ciò che sanno
fere meglio: la musica. Come per
alcuni grandi e ambiziosi gruppi
prima di loro (Beatles, Led Zeppelin, Queen, U2, Radiohead, tanto
per far qualche nome) con il successo è arrivata anche la volontà di
XVIII NUMERO 2
sperimentare i propri limiti, e magari superarli. Se «Black Holes and
Revelations» non ha forse la qualità o le dimensioni di un album
come «Physical Graffiti», «White
Album» o «London Calling», di
certo condivide l’ambizione onnicomprensiva. Sostiene infatti
Dom, l’esile e aggraziato batterista
che però picchia duro come un
fabbro: «Prendi un pezzo come
“City of Illusions”. Ogni strofa è
uguale, ma diviene esigua in modo
diverso. Si passa da un suono latineggiante nella prima, al rock alla
White Stripes della seconda, alla
potenza ritmica della terza. Cerchiamo di suonare una canzone in
tanti modi diversi, e di capire cosa
sarà meglio per lei. Radiohead,
Kraftwerk, Morricone, tutti insieme: perché no?».
Del resto i Muse non sono mai
stati un gruppo confinato al rock
puro e semplice. Le influenze classiche sono sempre molto presenti.
Questi sono i
Supermassive black hole
Ooh, baby, don't you know I suffer?
Ooh, baby, can you hear me mourn?
You caught me under false pretences
How long before you let me go?
Ooh ooh ahh, you set my soul alight
Ooh ooh ahh, you set my soul alight
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)
I thought I was a fool for no one
But ooh, baby, I'm a fool for you
You're the queen of the superficial
But how long before you tell the truth?
Ooh ooh ahh, you set my soul alight
Ooh ooh ahh, you set my soul alight
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)
Supermassive
Supermassive
Supermassive
Supermassive
black
black
black
black
hole
hole
hole
hole
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermassive
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked into the supermasssive
(Ooh ooh ahh, you set my soul alight)
Glaciers melting in the dead of night
And the superstar sucked in so...
(Ooh ooh ahh, you set my soul...)
O LI AMI O LI ODI
di Fabio Orsini
5a C
38

Supermassive
Supermassive
Supermassive
Supermassive
black
black
black
black
hole
hole
hole
hole
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2010
SPECIALE
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ANNO
XVIII NUMERO 2
VALENCIA
✒
DIARY FROM
S
chool, stress, bad weather. Would you like to have a
rest? Go to Valencia! You will have the opportunity
to meet new people, practise your Spanish, go sightseeing and relax having a great time.
I have been there on a
school trip recently and it
was a wonderful experience! Staying with a host family is a very good way to
improve your Spanish and in addition, you can totally
immerse yourself in Spanish culture. Valencia is also the
third most important city in Spain, people are friendly
V AS IN VALENCIA
✒
H
ave you ever thought of
leaving
your
school for a week and
attending a Spanish
school? If the answer is yes, you
should pack your suitcase and fly
to Valencia as I did a few weeks
ago with my classmates.
Imagine being in a place where
you can practise your Spanish and
have fun at the same time. Imagine being at the seaside, but also
in a modern and sunny city, full
of culture.
First of all, we visited the town in
general and I enjoyed it very
much. Secondly, we saw the City
of Arts and Sciences, where you
can find the biggest aquarium in
Europe, called the Oceanografic.
We also visited the towers that
were part of the ancient wall, the
bell-tower called Miguelete, and
the cathedral where there is the
famous and legendary Holy Grail.
Personally, I believe that everyone
should go on a trip like this. As a
matter of fact, I strongly recommend flying to Valencia to all the
students.
Giorgia Bonato
✒

H
✒
40
I LOVE VLC
H
ave you ever thought of
spending a week in a wonderful Spanish city? If you like the
idea and want to practise your
Spanish, you
can do it. Take,
for example,
my experience.
I went on a school trip to Valencia. It was a wonderful holiday!
We stayed with a Spanish host family and we attended a course as
well.
Every morning we went to school
for four hours. You might think:
“What a bore! Lessons also on a
school trip!”. Before this experience I thought so, too, but you
must trust me: I had a lot of fun
during the lessons!!
In the afternoon we went sightseeing around the city. Valencia is
wonderful! We went to the City
of Arts and Sciences and the
CHICOS JUST WANT
TO HAVE FUN
ENJOY VALENCIA
ave you ever
been to Valencia? If your answer is "no", you
must go there immediately! In this
beautiful city you can find everything
you need: you can have a lot of fun,
but you can also learn Spanish.
I went there a few weeks ago with
my class and I really enjoyed this
school trip. We visited a lot of museums, churches and cathedrals, we
went to the seaside, we did a lot of
shopping, we ate typical food like paella and churros (delicious!) and we
drank horchata.
At school, during the lessons, we le-
arnt a lot.
The
teachers were really nice and funny, but
we also learnt Spanish grammar and
vocabulary. Finally, on the last day,
we had a party at the school: it was a
prize our teachers gave us!
In conclusion, my stay in Valencia
was really fantastic. I recommend a
similar experience to all students, but
also to their parents. Valencia is absolutely the best city I have visited
up to now, so what are you waiting
for? Go there and have a wonderful
holiday!
Martina Baruffi
and very kind and there are a lot of sights to visit.
Let's imagine you have the opportunity to be in this fantastic city for just one week. Buses will take you wherever you want, so you can visit all the most important
tourist attractions. Shops are open until 9.00 p.m. every
day, so you can go shopping whenever you like. There
are a lot of schools for foreign students situated in the
centre of the city, so it is easy to reach them.
Would I recommend this experience? Of course, I
would.
Chiara Resmini
Aquarium. We visited the cathedral and we went to the top of the
bell-tower called Miguelete. We
also visited the Mercado de
Colón, which is a big building
where there is a market every
morning. It was very interesting
and it was not boring at all, because every student had to explain
one of the sights we visited.
The weather was very good every
day. On a sunny and windy day we
went to the beach. It was a wonderful day! We also dipped our
feet in the sea! We ate typical Spanish food like paella and chocolate with churros.
It was a wonderful experience to
practise our Spanish and to visit
the city. I recommend a similar
trip to everybody. We had a lot of
fun and now we can speak Spanish much better.
Marianna Nisoli
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
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SPECIALE
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ANNO
XVIII NUMERO 2
DIARIO DESDE
VALENCIA
✒
L
✒
D
esde el 21 hasta el 26 de
febrero fui a Valencia de
excursión escolar. Salimos a las
14.45 desde el aeropuerto de
Bérgamo y llegamos a las 16.30
al aeropuerto de Valencia, hacía
sol y calor.
En España es todo muy diferente
con respecto a Italia. Por ejemplo
la escuela empieza a las 9.30
mientras en Italia a las 8.00.
Nuestra escuela en Valencia se
llama Españolè y era muy bonita,
bastante pequeña pero con cuatro
pisos y una terraza muy grande
donde algunas veces tuvimos
clase. Mis profesoras se llamaban
Begoña y María Luisa, ésta última
era la jefa de la escuela. Las
clases empezaban a las 9.30 y
terminaban a la 13.30, el programa estaba bien organizado,
para explicar algo la profesora
utilizaba también canciones. Con
Españolè yo he aprendido sobre
todo nuevas palabras y un poco
de historia de España, pero tuvimos que hablar sólo en español
y estudiábamos sólo gramática
española.
Mi familia valenciana era muy
42

hospitalaria y amable. Mi «madre
valenciana» se
llama
Lola y mi «padre» José, ellos tienen dos hijos: Alejandro, 23 años
y Adrián 19 años; Lola y José
hablaban mucho con Marianna
y conmigo, pero Adrián y Alejandro no mucho porque siempre
jugaban con su consola o usaban
el ordenador. En España se cena
más tarde que en Italia, los españoles y sobre todo mi familia
valenciana, comen a las
9.30/10.00 de la noche. Lola cocinaba carne, patatas fritas y ensalada con tomates, ¡Estaba todo
muy rico! La comida que me
gustó más fue la paella y el postre
más rico, los churros con chocolate. Las bebidas típicas de
Valencia son la «horchata» y el
«agua de Valencia» que es alcohólica. Los bares y los restaurantes abrían a las 8.00 de la noche porque en España la vida es
por la noche. Es muy difícil
adaptarse a las horarios de los
españoles pero es también una
cosa muy original.
¡QUÉ VIVA VALENCIA!
La visita a la ciudad me gustó mucho, hay muchísimos monumentos
en Valencia y lo que me gustó más
es el «Miguelete» el campanario de
la Catedral. Visitamos también el
Mercado Central y el de Colón, las
torres de Serranos, de Quart y la
Lonja de la seda, el Palacio del
marqués de dos Aguas y la Iglesia
de los Santos Juanes. Las personas
eran muy amables y simpáticas, la
red de transporte era bien organizada y fácil de aprender, pero algunas
veces había demasiadas personas
en el autobús.
Valencia me gustó mucho y aprendí
muchas cosas en español como todos mis compañeros y nos divertimos mucho paseando por las calles
y sacando fotos.
Marta Frigerio
a escuela donde estudiábamos Españolé, era
muy bonita y todos los profesores eran amables
y alegres. El edificio era bastante pequeño pero
tenía 3 pisos y una terraza, donde el último día tuvimos clase y también celebramos
una fiesta donde nuestras profesoras:
Amparo y María Luisa, nos entregaron un diploma. Todos los días
llegábamos al colegio a las 9.30, después teníamos
4 horas de clase y un recreo de 15 minutos. Todo
era muy divertido y los profesores simpáticos, las
clases eran muy interesantes y aprendí muchas
cosas (no hay comparación con las clases en
Italia)... me sirvió mucho.
Mi madre adoptiva se llamaba Carmen Contreras,
era una mujer sobre los 60 que vivía sola en el
séptimo piso de un edificio en calle Zapadores 3.
Era una señora muy muy muy amable y acogedora
que cuando era joven amaba viajar por el mundo y
por eso ahora aloja a los estudiantes que son
como ella. Además me ha preparado un pastel de
chocolate para celebrar mi cumpleaños y esto me
hizo mucha ilusión, era muy simpática y sobre
DISFRUTANDO
VALENCIA
todo afable conmigo.
Valencia es sin duda una ciudad preciosa. No muy
bulliciosa, pero tampoco aburrida! Me gustó sobre
todo ir de compras y relajarme con mis amigos en
los jardines del Turia. Los valencianos son muy
gentiles con los extranjeros y si no entienden lo
que dices te ayudan (casi) siempre, especialmente
en el autobús que es el medio de transporte más
cómodo para recorrer la ciudad y es más práctico
que en Italia, por eso veía muchos ancianos a
todas las horas del día. Valencia está llena de
gente. me gustaría mucho vivir allí!
Yo probé muchas cosas, para empezar la «Horchata»,
una bebida típica valenciana, en la Horchatería
más antigua de la ciudad; después comí el «Fuet»,
un salchichón muy pequeño; tomé «Tapas» que
son pequeñas porciones de comida de diferentes
tipos; y por fin comí la paella típica de la ciudad
que es con pollo. Mi única pena es la de no haber
podido probar «Sangría» ya que todos dicen que
es muy buena. Me ha llamado la atención el hecho
de que en España se coma muy tarde: a las 2 la comida y a las 9 y media la cena… aquí en Italia se
come mucho más temprano!
Creo que gracias a esta experiencia me uní mucho
a mis amigos y conocí mejor a algunos compañeros
con los que antes no hablaba mucho. Probablemente
debido al clima, a la ausencia de los padres, de la
escuela y de los deberes, no estoy segura, pero
estaban casi todos muy contentos y eran simpáticos.
Este viaje me ha ayudado mucho para mejorar mi
nivel de español, pero también para conocer mejor
a mis compañeros, descubrir la cultura valenciana
y visitar una ciudad muy bonita.
Ada Favaron
LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO
2010
Un’altra notte. Ciò che va a posto,
che viene dal molto sonno e nel sonno,
accettalo. una notte ti guarirà.
Non devi piangere.
Ciò che viene dalla molta luce e di giorno,
però non devi piangere,
anche se viene tutti i giorni,
cerca di conoscerlo, vuole guarire.
Ingeborg Bachmann, «Essere a posto»,
Non conosco mondo migliore, Guanda
FOGLIO APERIODICO GRATUITO
A CURA DI
Silvia Ambrosini
GRAFICA E IMPAGINAZIONE:
Filippo De Mariano
HANNO SCRITTO SU QUESTO NUMERO:
Martina Baruffi
Giorgia Bonato
Mara Bugini
Chiara Camiciottoli
Ada Favaron
Marta Frigerio
Marianna Nisoli
Fabio Orsini
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[email protected]
Ileana Paris
Elena Pititto
Sara Proverbio
Chiara Resmini
Sara Rozzoni
Chiara Tadolti
Daniele Tomasoni
Sofia Zonari