la vita oltre il muro il treno di ferro
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la vita oltre il muro il treno di ferro
www.liceogalilei.it/Underground.html Liceo statale Galileo Galilei Caravaggio | Anno 18 1989: l’anno che cambiò l’Europa LA VITA OLTRE IL TRENO IL MURO DI FERRO 2 Giornata della Memoria 2010 NR. SOMMARIO IL LICEO Underground ANNO r 12 Il treno di ferro La Giornata della Memoria 2010 14 Wir sind ein Volk La vita in Germania prima e dopo il crollo del muro di Berlino 16 Tutti i colori del Liceo L’Italia e il razzismo visti dai ragazzi stranieri che frequentano la nostra scuola 23 Nice An Old, Multi-Ethnic and Modern City Where You Can Have Fun and Study XVIII NUMERO 2 SEGRETE SILLABE 25 Poesie Furente passione 26 Autunno 27 Una donna che sogna la gloria, un guerriero che vorrebbe amare Se Tasso incontra Clorinda 3 ATTUALITÀ «Ogni scienza chiude in fondo a sé il dubbio» Émile Verhaeren «La scienza è sempre imperfetta» George Bernard Shaw «La scienza non ha promesso la felicità, ma la verità» Émile Zola «La scienza è un cimitero di idee morte, anche se ne può uscire la vita» Miguel de Unamuno «La scienza è il grande antidoto al veleno dell'entusiasmo e della superstizione» Adam Smith La frontiera senza FINE pubblici poteri (come la Chiesa, talvolta anche lo Stato), perché per esempio minava la fede in essi. «Un greco … andò lontano, solo,/di là dalle fiammanti barriere dell’universo/e tutto l’immenso at- traversò con la mente/ illesa, e a noi vittorioso ritorna e ci svela/il segreto dei corpi che nascono. ... Così la religione fu calpestata…”, così scriveva Lucrezio nel De Rerum Natura. Nell’ultimo mezzo secolo la medisegue a pagina 4 › di Fabio Orsini 5a C 3 Quale posto per la scienza? La frontiera senza fine Noi, bambini cresciuti 8 Earth Day 2010 Un pianeta da non fare a pezzi 10 Calcio Messi, piccolo grande campione CLUB ATTUALITÀ 31 Recensione/1 La lezione di Blanca 33 Recensione/2 Vivere da numeri primi senza mai sfiorarsi davvero 35 Recensione/3 Jude, il ragazzo che inseguiva i suoi sogni 37 Tra palco e realtà La musica che ci circonda, ogni giorno, da sempre 38 I Muse: o li ami o li odi Non sono consentite mezze misure con il gruppo di Matthew Bellamy N el corso della storia la vocazione della scienza è stata spesso quella di andare contro natura. La sua diffusione, talvolta, fu considerata pericolosa per il bene di molti, dai Quale posto per la Noi, bambini cresciuti SPECIALE 40 Diary from Valencia I Love VLC Enjoy Valencia V As In Valencia Chicos Just Want To Have Fun 42 Diario desde Valencia ¡Qué viva Valencia! Disfrutando Valencia di Sara Rozzoni 5a C O gnuno di noi è stato bambino, e da bambino ha guardato il mondo e l’ha visto colorato, nuovo, sorprendente in ogni dettaglio, a volte nemico. Ognuno di noi si è chiesto il perchè di molte cose: perchè il cielo è azzurro? Dove va a finire la pioggia? Da dove arriva la neve? Cosa c’è al di là del mare? Dove cade l’arcosegue a pagina 5 2 e LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO › 2010 ATTUALITÀ 5 ANNO › continua da pagina 3 sti pensatori e la necessità, ormai divenuto un nostro habitus mentale, di mantenere vivo lo spirito critico, dobbiamo riconoscere che, al contrario, proprio in quei Paesi dove scienza e tecnica hanno raggiunto uno sviluppo maturo, larghe fasce della popolazione go- cina, ad esempio, ha fatto progressi che sembravano impossibili. Le utopie di ieri, oggi si acquistano in farmacia. È vero che in questo secolo l’uomo, in campo scientifico e tecnologico, ha compiuto un gran numero di scoperte che hanno contribuito ad aumentare il benessere e la qualità della vita, però scienza e tecnologia hanno anche prodotto mostri come Hiroshima, Seveso o Chernobyl. Come le malattie del lavoro o la degradazione dell’ambiente naturale. Mentre la scienza varcava limiti ritenuti fino a pochi decenni prima insuperabili, iniziavano a sorgere anche le prime riflessioni eticomorali, che col passare del tempo si sono sempre più radicate nella società. Alcuni filosofi, principalmente dono di un benessere mai conoquelli facenti capo alla Scuola di sciuto prima. Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse, Fromm), che continuano ad avere seguito in Italia, vedono nella scienza, La frontiera senza nella tecnica e nell'industria, nel tipo di intelligenza strumentale che esse richiedono, un Un’altra obiezione è di affermare pericolo per l'umanità, un pericolo che la scienza è arida e difficile. di guerre, distruzioni, asservi- Non sarò certo io a negarlo, dato mento degli individui. che davanti a un volume di matePur non negando il fascino di que- matica vengo preso dai sudori XVIII NUMERO 2 freddi; ma forse è difficile, perché non la si insegna con mezzi adeguati. Manca una consistente opera di divulgazione. E soprattutto non si comprende come un teorema matematico, o un esperimento scientifico, possa avere una bellezza paragonabile a quella di un capolavoro di Leonardo o a un romanzo di Tolstoj. Così, il vero significato della scienza è oscurato da paure, più o meno radicate. E pensare che già il filosofo inglese Francis Bacon, baleno? Da piccola mi piaceva pensare che i temporali non fossero altro che partite di bocce giocate da angioletti: ognuno sulla sua nuvoletta, si divertivano così; quando poi due bocce si scontravano, ecco il La scienza risponde a tuono. Mai avrei molte delle domande pensato a ipotesi che ci poniamo fin da come lo spostapiccoli. Ma non a tutte mento di aria calda, onde d’urto e cose simili. Oggi, un po’ cresciuta, so che non c’è alcun tipo di torneo lassù. E gli angioletti, almeno loro esistono? La scienza risponde a molte delle domande che ci poniamo fin da in questo mondo. Esso «non ha alcuno scopo o significato all’infuori di quello che vi introduciamo noi», scrive Reichenbach ne La nascita della filosofia scientifica. Non solo cambia da persona a persona, ma anche da momento a momento: cresce con noi, cambia col nostro umore. La scienza non può, ma non deve neanche, dare un senso alla vita umana. Ognuno se lo trova da sè. Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, sono domande spontanee e naturali, personali. Una cosa è la verità scienti- piccoli, le stesse che tormentavano anche gli uomini primitivi, i filosofi greci, i cavalieri medievali, i letterati rinascimentali, e così via fino a oggi. Dà molte risposte, ma non tutte. Lascia spazio ai sentimenti, alle emozioni, alle sensazioni più belle e vere e lontane dal meccanicismo scientifico. Grazie a questi noi capiamo il senso della vita, la nostra missione fica, sperimentata e riconosciuta a livello internazionale; una cosa è ciò che per noi è il vero: è una questione di pelle, di sesto senso, qualcosa che non si può misurare nè spiegare. «L’intelligenza umana va oltre il misurabile e l’enumerabile», scrive Politi in C’è un disegno nell’universo. È così che nasce la metafisica, quel ramo della filosofia che vuole spiegare la realtà prescindendo dai dati sensibili. Per questo ultimo motivo Kant la condanna, la definisce un castello senza un fondamento conoscitivo, ma, ammette, è una disposizione naturale dell’uomo. È qualcosa che va oltre, che prescinde dalla matematica e › continua da pagina 3 Quale posto per la FINE 4 Ô la definì «operante in vista del benessere dell’uomo e diretta a pro- Il vero significato della scienza è oscurato da paure, più o meno radicate durre, in ultima analisi, ritrovati che rendessero più facile la vita dell’uomo sulla terra». Oggi emerge sempre più, come era già accaduto in molti dei passegue a pagina 6 › dalle equazioni; è un po’ come la presenza di un Dio. Dio esiste? Non lo sappiamo; ma lo stesso Kant risponde: è una ragionevole speranza. Lasciatemi credere, allora, che gli angioletti, almeno loro, esistano. Noi, bambini cresciuti Lasciatemi dare un senso alla mia vita, capire da sola chi sono e chi voglio essere. La matematica qui non serve: non sono vive le equazioni, non danno risposte ai perché. «La sfera dei valori sta al di fuori della scienza. La scienza, come ricerca del potere, non deve ostacolare la sfera dei valori, e la tecnica scientifica, se vuole arricchire la vita umana, non deve superare i fini a cui dovrebbe servire». Sono le parole che B. Russel scrive ne La visione scientifica del mondo. Egli aggiunge: «Rinunciamo al mondo come amanti, possiamo conquistarlo da tecnici». Questo è la scienza. Porsi dei limiti, riconoscere di non poter scoprire tutto, ma contemporaneamente rispondere a quel poco che le compete. Lo scienziato è quel bambino cresciuto, che si chiede il perchè di ogni cosa. La differenza è che lo scienziato non ha il papà che risponde: egli chiede e risponde, o segue a pagina 7 LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO › 2010 ATTUALITÀ 7 ANNO › continua da pagina 4 saggi delicati nella recente storia dell’umanità, la grande responsabilità degli scienziati, il cui contributo sarà importante non solo nella definizione di leggi e reg o l a menti adeguati in materia, ma anche nell’interpretazione culturale dei fatti e delle scoperte, premessa necessaria per una valutazione etica. «Non si tratta di fare il processo alla scienza», ha ricordato il premio Nobel Rita Levi Montalcini, «perché la scienza è un diritto dell’uomo e risponde alla sua naturale curiosità. Si tratta, ancora una volta, di mettere sotto accusa le sue applicazioni che possono diventare aberranti». L’uomo, secondo alcuni, sta espugnando se stesso, sta sfigurando il suo proprio profilo, strappandolo dalla cornice del cosmo e della sua sapiente bellezza. La sua «fabbrica» della vita assomiglia sempre più a una decomposizione della vita stessa. Infatti i tentativi di controllare la scienza in base a valori esterni alla scienza stessa, imposti dalla società o dalla morale, si sono mostrati poco funzionali, non solo allo sviluppo della conoscenza scientifica, ma anche allo stesso sviluppo dell’umanità. E si è dimostrata sbagliata l’idea che la conoscenza 6 Ô scientifica fosse relativa e invece i dogmi della morale fossero assoluti e atemporali e che, quindi, potessero giudicare lo sviluppo della scienza da una prospettiva che non cambiava mai. La scienza è un sistema che ha trovato al suo interno delle regole, non soltanto per controllare la veridicità, l’efficacia e la funzionalità di determinate proposizioni e asserzioni, ma anche per capire quali devono essere i limiti che non vanno varcati. Da questo punto di vista la scienza può essere considerata un siNessuno può sentirsi stema autoregolato, autorganiza proprio agio se non zante. ha un’idea di cosa Senza dubbio è faccia la scienza pericoloso intervenire d a l - La frontiera senza FINE l’esterno in questo sistema. Infatti se noi, a questi criteri di selezione interna, sovrapponiamo interventi Bibliografia: Lucrezio, De Rerum Natura; J. Gribbin, L’avventura della scienza moderna; N. Abbagnano, Dizionario di Filosofia; A. Einstein, Pensieri degli anni difficili; H. Jonas, Tecnica, medicina e etica; V. Bush, Scienza, la frontiera senza fine; A. Smith, La ricchezza delle nazioni; L. Pasteur, Discorsi; Citazioni di: É. Verhaeren, G. B. Shaw, É. Zola, M. de Unamuno, A. Smith, J. G. Fichte; G. Bedeschi, La Scuola di Francoforte. XVIII NUMERO 2 dall’esterno e ammettiamo incursioni del potere politico nel campo scientifico, consentendo, ad esempio, che sia un politico a dare il suo verdetto tra due teorie scientifiche rivali e a stabilire qual è la migliore, certamente abbiamo una distorsione, o quanto meno un’invasione di campo. Eppure la scienza è dentro ognuno di noi, dentro le nostre case, dentro il nostro spirito. La scienza è il mondo che ci circonda. Il fisico tedesco Albert Einstein aveva davvero ragione quando affermava: «Vi sono due modi secondo cui la scienza influisce sulla vita dell’uomo. Il primo è familiare a tutti… la scienza produce strumenti che hanno completamente trasformato l’esistenza umana. Il secondo è per sua natura educativo, agendo sullo spirito. Per quanto possa apparire meno evidente a un esame frettoloso, questa seconda modalità non è meno efficiente della prima. L’effetto pratico più appariscente della scienza è il fatto che essa rende possibile l’invenzione di cose che arricchiscono la vita, anche se nel contempo la complicano». Le nuove scoperte scientifiche e le loro applicazioni pratiche aprono nuove frontiere che a volte inquietano il cittadino comune. Trapianti, cibi transgenici e clonazione sono parole che aprono nuove prospettive, ma inducono anche angoscia, in ciascuno di noi, ma la modernità è questa: fatta di sfide continue, da affrontare con fiducia, sapendo di poter contare sul lumicino della razionalità. E soprattutto, da affrontare informati. Se in questo momento c’è una cre- scente diffidenza dell’opinione pubblica nei confronti dello sviluppo della scienza e delle possibilità della stessa, delle strade che apre, motivata dalla paura che non vi sia un limite alle scoperte scientifiche, la causa è l’ignoranza della maggior parte di noi in ambito scientifico. Nei giornali molto spesso si parla dei pericoli che lo sviluppo scientifico può provocare; si parla molto meno dei pericoli che la scienza ha sventato o che contribuisce a sventare tutt’oggi: pensiamo al razzismo, all’ignoranza, alle forme varie di intolleranza tra individui e popoli. Nel suo New Guide to Science, Isaac Asimov disse che la ragione per cercare di spiegare la storia della scienza ai non scienziati è che nessuno può sentirsi veramente a proprio agio nel mondo moderno e valutare la natura dei suoi problemi - e le possibili soluzioni degli stessi - se non ha un’idea esatta di cosa faccia la scienza. Solo in questo modo le nostre paure saranno rimpiazzate da una giusta visione critica della scienza. Visione che potrà essere sia negativa che positiva, ma che non sarà più condizionata da suggestioni derivanti dall’ignoranza. Così il problema dell’uso morale o immorale dei poteri della scienza, delle sue applicazioni, non è più fatto di distinzioni qualitative di per sé evidenti, e neppure è una questione di intenzioni, bensì si perde nel labirinto delle ipotesi quantitative sulle conseguenze ultime e deve far dipendere la sua risposta dalla loro approssimazione. Scrisse il filosofo tedesco, a noi contemporaneo, Hans Jonas: «La difficoltà è questa: non solo quando la scienza è malvagia, vale a dire quando se ne fa un uso indebito per scopi cattivi, ma anche quando è impiegata con buona volontà per i suoi scopi veri e profondamente legittimi ha in sé un lato minaccioso, che a lungo termine potrebbe avere l’ultima parola». Il rischio del «troppo» è sempre presente, per il fatto che il germe innato del «male», ovvero di ciò che è dannoso, è alimentato e portato a maturazione proprio dal procedere del «bene», ovvero dell’utile. C’è maggior pericolo nel successo che nel fallimento, e tuttavia, sotto la spinta dei bisogni dell’uomo, il successo è necessario. Ad ogni modo, è troppo tardi per porsi la questione, che avrebbe potuto emergere già con Prometeo, se il potere della scienza non sia troppo grande per l’uomo, per il grado della sua affidabilità e saggezza. Forse è troppo grande anche per la dimensione del nostro pianeta e della sua vulnerabile biosfera. La storia ci insegna che l’uomo non ha mai smesso la sua avanzata tecnologico-scientifica. Anzi «si pensa a ogni periodo nei termini della tecnologia dominante, risalendo fino alla storia primitiva dell’uomo», scrive A. Pacey nel suo libro Vivere con la tecnologia. Così «noi ci vediamo vivere nell’era del computer o nell’era nucleare, succedute all’era del vapore del XIX secolo». Il filosofo romantico Fichte disse che «dal progresso delle scienze dipende in modo diretto il pro- › continua da pagina 5 almeno ci prova, da solo. Ammette che ciò che sa è sempre «troppo poco» e che la conoscenza totale, la verità assoluta è e resta meta asintotica. Socraticamente, lo scienziato «sa di non sapere». Da un’altra prospettiva, le «poche» conoscenze matematiche e scientifiche sono coQuesto è la scienza. munque numerose e sorprenPorsi dei limiti, denti. È sbalorriconoscere di non ditiva la perfepoter sapere tutto zione delle for- Noi, bambini cresciuti mule matematiche, il modo in cui tutto torna, in cui i fenomeni rispondono ad esse. Sono prive di vita, sì, ma anche loro a volte sanno lasciare a bocca aperta. La matematica gresso complessivo del genere è la chiave per umano. Chi frena il primo frena conoscere la di anche il secondo». Ecco perché la struttura cosa scienza continuerà a progredire ogni tranne, forse, fino a quando esisterà l’umanità. Dovremmo essere noi ad avvici- quella del nonarci a essa e smetterla di essere stro cuore. Per così cinici e «allargare i nostri oriz- quella c’è solo il cuore stesso. zonti». Ug «Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa; nessuna forza Questo testo è può spezzare la catena delle cause tratto da naturali; la natura infatti non si un’esercitazione per la prima vince se non ubbidendole». prova scritta di Italiano Questo testo è tratto da un’esercitazione dell’Esame di per la prima prova scritta di Italiano Ug Stato. dell’Esame di Stato. LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 ATTUALITÀ 9 ANNO XVIII NUMERO 2 Un pianeta da non fare a pezzi «T utti, senza distinzione di razza, sesso, guadagno o nazionalità, hanno il diritto morale ad un ambiente sano e sostenibile»: è questo il principio fondante dell’Earth Day, la Giornata della Terra. Inizialmente creata come di Sofia Zonari movimento 1a A universitario, questa iniziativa è stata celebrata a livello nazionale per la prima volta il 22 aprile 1970 da 20 milioni di Americani, «Tutti hanno il grazie all'opera diritto morale ad un del senatore democratico ambiente sano e Gaylord Nelsostenibile»: è son. Da allora questo il principio questa manifedell’Earth Day stazione ha p r o g r e s s iva mente raggiunto un carattere mondiale: attualmente vi partecipano circa 190 Paesi. Grazie a questa celebrazione, sono state elaborate diverse soluzioni a problemi quali inquinamento, di- 8 struzione degli ecosistemi, scomparsa di specie animali e vegetali, consumo delle risorse non rinnovabili. Numerose sono state le campagne promosse in occasione del 40esimo anniversario, così come gli eventi organizzati. Internet e social network hanno dato un grande contributo: sul sito ufficiale della campagna è stata tenuta traccia di tutti gli avvenimenti. In particolare si è sottolineato l’invito a firmare una petizione per sollecitare il Congresso degli Stati Uniti ad elaborare un disegno di legge per contenere l’emissione di gas serra e per promuovere lo sviluppo di una legislazione globale. In molti hanno accolto l’appello diffuso in un video su You Tube di Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace: ognuno ha cercato e continua a contribuire come può. Chi usa borse di stoffa al posto di sacchetti di plastica, chi accantona la moto per spostarsi in bicicletta, chi promuove l’uso dell’energia solare e chi si ricorda di fare la raccolta differenziata. A quanto pare, la gente comune è realmente preoccupata per la salute del nostro pianeta, come dimostrato dal contatore di «azioni verdi» (che ha oltrepassato i 30 milioni) relativo alla campagna «Billion Acts of Green», organizzata dall'Earth Day Network che ha coordinato l’intera manifestazione, che complessivamente si è svolta dal 17 al 24 aprile (Earth Week). Rabat, capitale del Marocco, è stata una delle sei città che hanno guidato la Giornata della Terra. È la prima volta che una città africana viene scelta per ricoprire un simile ruolo. In questa occasione, il governo marocchino ha inaugurato ben dieci progetti focalizzati sulla salvaguardia dell’ambiente. Questi hanno compreso campagne di educazione «ambientale» nelle scuole, lotta alla desertificazione, incremento della raccolta differenziata. Il Marocco conta inoltre di riuscire a produrre il 20% dell’energia elettrica entro il 2020 grazie all’utilizzo di pannelli solari. In altre città del mondo, la musica è stata il mezzo principale per favorire la sensibilizzazione alla causa della difesa dell’ambiente: in America si è tenuto un imponente concerto presso il National Mall a Washington, proprio per sollecitare il Congresso. Inoltre, sono state promosse diverse iniziative in tutti gli Stati Uniti, dalla costa pacifica a quella atlantica. Anche l’Italia ha partecipato all’evento con un concerto gratuito organizzato a Roma, presso il circo Massimo, rigorosamente a «impatto zero». Certo, non si può dire che nella nostra penisola sia stata data grande importanza all'Earth Day (fortunaRabat, capitale del tamente Google ha solleciMarocco, è stata tato la nostra una delle sei città attenzione con che hanno guidato un grande logo la Giornata della verde in home Terra page), ma con un po’ di ottimismo si può sperare in un miglioramento, magari seguendo l’esempio del Marocco, e in una maggiore consapevolezza della necessità di prendersi cura dell’ambiente della nostra peUg nisola. LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 ATTUALITÀ 11 ANNO XVIII NUMERO 2 campione di Sara Scotti 5a C S Calcio e lo chiami «Pulce» si gira e ti risponde, se gli chiedi un goal sarai accontentato, se gli fai un complimento abbassa gli occhi imbarazzato: è Lionel Messi, il campione argentino del Barcellona, un giovanissimo talento in crescita, in tutti i sensi. Lionel Messi nasce a Rosario, in Argentina, il 24 giugno 1987 da una famiglia molto povera. Ha una grandissima passione per il calcio e gioca fin da 10 bambino nella squadra del suo paese. A un certo punto della sua infanzia però l’ormone della crescita si blocca: tutti gli amici crescono e lui rimane piccolo. È affetto da nanismo. L’unica cosa che cresceva costantemente in lui era la passione per il calcio anche se le speranze di poter diventare un vero campione restavano proporzionali alla sua statura. Quel piccoletto però aveva un talento unico e se ne accorge anche un osservatore del Barcellona, Carles Rexach, l’uomo che si può dire abbia cambiato le sorti della pulce argentina. Dopo averlo visto giocare solo una volta, Rexach crede profondamente in lui, firma un contratto improvvisato con i suoi genitori, in un bar, su un tovagliolo di carta, e se lo porta a Barcellona. Lì si fa carico di costosissime (e dolorose) cure ormonali per Lionel che sarebbero servite a farlo crescere di qualche centimetro in modo che la violenza fisica del calcio europeo non lo travolgesse ad ogni scontro con l’avversario. La famiglia Messi da quel momento fonda il suo futuro unicamente sul piccolo campione e lui capisce che se non dovesse riuscire nell’impresa, la vita dei suoi genitori sarebbe totalmente rovinata. Il resto della favola lo conosciamo: Messi comincia a giocare nella prima squadra del Barça giovanissimo, nel 2009 è eletto miglior attaccante e miglior giocatore della Champions League, il 1° dicembre vince il Pallone d’oro 2009 con un distacco record sul secondo classificato. Insomma: diventa un gigante dello sport! Ciò che piace di Messi inoltre, oltre al suo grandissimo gioco, è il carattere. Leo non è come tutti gli altri giocatori: non è sicuro di sé, si fa rosso e fissa i piedi, o si mette a rosicchiare le unghie quando non sa che dire e sta pensando, e poi gioca con il cuore. L’ha fatto per la sua famiglia e ora lo fa per dimostrare a tutti che niente è impossibile e che tutti i sogni si possono realizzare. È sempre modesto Messi, timido e gentile, non si vanta, neanche quando gli viene detto che gioca meglio di Maradona: Messidona, lo chiamano. In alto, Messi con l’allenatore del Barcellona, Pep Guardiola. Sotto, Messi e Roberto Saviano Lionel è amico di Diego Armando e tra i due c’è una grande stima. Maradona stesso ha diciarato: «Il pallone gli resta incollato al piede; ho visto grandi giocatori nella mia vita, ma nessuno con un controllo di palla come quello di Messi». È proprio vero: con il suo baricentro basso Messi non cade mai, non simula falli e tiene sempre il controllo della palla. Il personaggio Messi è diventato un po’ il simbolo, oltre che di un calcio sublime, anche di umanità e forza d’animo. Lo racconta molto bene lo scrittore napoletano Roberto Saviano, accomunato a Messi dall’essere cresciuto nel mito di Maradona. Saviano ha voluto incontrare Lionel, colpito dalla sua personalità e dal suo coraggio, che rispecchia un po’ ciò che lo scrittore propone nei suoi libri per la lotta alla mafia. Quelle di Saviano e di Messi sono due vite difficili, segnate da problemi lontani, unite dalle cieca credenza nella possibilità di ribaltare il destino con la sola forza di un pallone o di una penna. È questo che li rende forti. Saviano infine ci svela il segreto di Messi e ci dice: “La storia di Lionel Messi è come la leggenda del calabrone. Si dice che il calabrone non potrebbe volare perché il peso del suo corpo è sproporzionato alla portanza delle sue ali. Ma il calabrone non lo sa e vola. Messi con quel suo corpicino, con quei suoi piedi piccoli, quelle gambette, il piccolo busto, tutti i suoi problemi di crescita, non potrebbe giocare nel calcio moderno tutto muscoli, massa e potenza. Solo che Messi non lo sa. Ed è per questo che è il più grande di tutti.” Ug Anche se dovesse crescere qualche centimetro in più - questo è il ragionamento - nel calcio moderno ormai senza un fisico possente non si è più nulla. La pulce resterà schiacciata da una difesa massiccia, la pulce non potrà segnare gol di testa, la pulce non reggerà agli sforzi anaerobici richiesti ai centravanti di oggi. Ma Lionel Messi continua a giocare lo stesso nella sua squadra. Sa di doverlo fare come se avesse dieci piedi, correre più veloce di un puledro, essere imbattibile palla a terra, se vuole sperare di diventare un calciatore vero, un professionista. Roberto Saviano LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 IL LICEO 13 ANNO XVIII NUMERO 2 di Mara Bugini 2a F V entisette gennaio 1945. I soldati dell’armata rossa, sfondando i cancelli di Auschwitz, liberano i pochi sopravvissuti rimasti nel campo, in maggioranza malati ed invalidi che non sono riusciti a partire per la grande marcia tedesca in ritirata. Un esercito di fantasmi, denutriti ed esausti, di cui solo una minima percentuale riuscirà a vedere la fine della sciuto il reale significato dei terguerra. Disperati che hanno cono- mini «fame», «freddo», «dispera- zione», «abbandono». Cosa è accaduto al mondo in quei sei anni di genocida follia? Il mondo erudito e civilizzato è stato in grado di creare una gigantesca macchina sterminatrice, dove la vita è nelle mani del solo Fato. Secondo il senso comune, l’uomo minacciato, resiste o fugge; ma molte minacce di allora, che oggi ci sembrano evidenti, a quel tempo erano velate dall’incredulità voluta, dalla rimozione, dalle verità consolatorie generosamente scambiate ed autocatalitiche. Al futuro siamo ciechi, non meno dei nostri padri. 12 Un errore, anche solo essere diversi, segna il proprio destino. Nascono così terribili mezzi con cui annientare decine, centinaia di vite in pochi attimi. Non solo Ebrei, ma qualsiasi soggetto considerato «diverso» è temuto e, quindi, rinchiuso nei campi. Un colore, una «colpa» : giallo, nero, rosa, verde, rosso, quasi una sfilata, queste stelle colorate, che porta dritto allo sterminio. Così Ebrei, zingari, disabili, omosessuali, asociali e prigionieri politici sono destinati a strazianti sofferenze per una caratteristica fisica o mentale. Il verdetto: sempre lo stesso. Camere a gas, forche multiple, mitragliatrici. Sfruttamento: chi destinato a costruire nuovi armi di distruzione nelle fabbriche, chi segregato come cavia umana nei laboratori. Quanto terrore vedono gli occhi di un bambino deportato? Strappato alla madre, già destinato al macello e perciò lasciato morire come un animale? Questo abbiamo permesso e questo ora non c’è permesso dimenticare. È stata la follia a spingere un uomo a paragonarsi a Dio, a prendere antichi simboli risalenti al neolitico e stravolgerne il significato e quando più nessuno poteva credere nei suoi discorsi sconnessi, suicidarsi in u n bunker pur di non rispondere delle sue azioni. Non possiamo dimenticare i nostri nonni, genitori o fratelli che hanno dato la vita combattendo contro la Repubblica di Salò. Ringraziamo chi, dall’America e dall’Europa, è giunto per salvarci dai nostri stessi errori. Ora visitiamo Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen, Buchenwald e le vicine risiere di San Sabba e ci commuove pensare a ciò che è stato. Un giorno porteremo i nostri figli, e loro faranno altrettanto. Leggendo il «Diario» di Anne Frank o «Se questo è un uomo» di Primo Levi, penso che tutto ciò non è affatto finito, non sono cessati i conflitti armati nel mondo, ma altre stragi, altri genocidi sono tuttora in corso in molte parti della terra. Rwanda, Cambogia, Russia, Turchia. Quanto male nella storia moderna. Non sapremo mai il reale numero di morti nella storia a causa di diversa etnia, religione, ta a n a l r l o e i d G politica o cultura. Dalla notte dei tempi, siamo testimoni della fine di grandi civiltà, di persecuzioni ai cristiani, ai musulmani e di un profondo e radicato antisemitismo. Per questo Dio non può essere con noi, finché massacreremo i nostri fratelli, senza permettere loro di redimersi, finché giudicheremo l’ignoto senza riflettere e finché credeQuanto terrore remo nella novedono gli occhi di stra superioun bambino rità. Fino allora deportato? Dio non potrà fare altro che voltarci le spalle e piangere, perché vedrà l’inciviltà dei suoi figli prendere il sopravvento sull’amore. Ma noi siamo il futuro. Non possiamo permettere che tutto questo continui ad accadere. Agire ora significa permettere alle future generazioni di crescere in un mondo tollerante e integro. Salvare le minoranze dall’estinzione e comprendere l’importanza di una loro integrazione e accettazione è vitale perché continui a funzionare quell’enorme sistema di cui facciamo parte: l’ umanità. e M ia r o m LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO Ug 2010 IL LICEO 15 XVIII NUMERO 2 Wir sind ein Volk della 4a I 4 I l Muro di Berlino ha tracciato non solo un confine all’interno di una città, ma anche un vero e proprio sentiero nella storia, un sentiero che il mondo, dopo vent’anni dalla sua caduta, la «Mauerfalls» , ricorda ancora. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo ri- 14 cordato questo evento il 16 gennaio 2010 assistendo, presso il nostro liceo, alla conferenza tenuta da Andrea Rota, docente di Storia Tedesca del Novecento presso l’Università di Bergamo. Grazie a quest’incontro abbiamo anche compreso i differenti punti di vista che si diffusero a Est e a Ovest nei confronti del muro. È il 13 agosto 1961 quando il go- verno comunista della Germania dell’Est dà inizio alla costruzione del Berliner Mauer denominato dalla propaganda «muro di protezione antifascista». 150 km di cemento dividono la città di Berlino e l’intera Germania in due parti: Ddr e Bdr. Due mondi, due stili di vita diversi, ma uno stesso popolo vittima di decisioni non sue . La Germania di- viene il campo da gioco di due grandi potenze : da una parte i socialisti alleati con la potenza sovietica, dall’altra gli occidentali appoggiati dagli Americani. È la Germania dell’Est a pagarne le conseguenze: la Ddr, infatti, si fa carico di innumerevoli debiti di guerra nei confronti della sua alleata: l’Unione Sovietica. Questo comporta un aumento dei turni lavorativi con diminuzione dei redditi. Inoltre ogni cittadino dell’Est è sottoposto allo scrupoloso controllo della propria vita da parte della Stasi. Tutti devono seguire la linea di pensiero del governo e chi non si attiene viene punito dal Potere. Si crea addirittura un giro vizioso di spionaggio tra vicini di casa o famigliari. In caso di accuse la Stasi ha il permesso di deportare, di torturare e persino di fucilare un uomo. La Bdr, invece, gode di un sistema di vita migliore: nessun debito da pagare e una mentalità volta a offrire i massimi servizi ai propri cittadini usufruendo anche del piano Marshall. Solo tra gli anni ’60 e ’70 la Ddr comincia a svilupparsi economicamente. Il 9 novembre 1989 il muro viene abbattuto. Il popolo acclama «Wir sind das Il film Le vite degli altri (Germania, 2006), di Florian Henckel von Donnersmarck. Premio Oscar per il miglior film straniero. Nella Berlino Est dell’anno 1984, il capitano della Stasi, Gerd Wiesler, viene incaricato di spiare Georg Dreyman, scrittore di teatro famoso e fedele al regime. Lui stesso ritiene che sia utile tenere d’occhio l’artista, ma non sospetta che il ministro della Cultura Bruno Hempf incoraggi il suo proposito con lo scopo di mettere da parte Dreyman, di cui vuole avere a tutti i costi la compagna, l’attrice Christa-Maria Sieland. Volk» (noi siamo il popolo) che successivamente diventerà «Wir sind ein Volk» (noi siamo un popolo). Dal 1990 possiamo parlare di unificazione, il cancelliere Kohl propone 10 punti per la svolta, ma non tutto è così semplice benché il peggio sia passato. L’Est, da un giorno all’altro, cessa di esistere: nonostante abbia dovuto sottostare a un governo coercitivo, ciascun cittadino si è creato una famiglia e una professione; quando la Bdr ingloba la Ddr, perché così di fatto avviene, gli abitanti dell’Est, professionisti e lavoratori dipendenti, si trovano senza un’occupazione e molti vedono svanire il valore non solo delle loro capacità creative, ma anche dei loro titoli di studio. Gli abitanti dell’ex Ovest discriminano queste persone, quasi come se fossero loro la causa di tutto ciò che è stato. Bisogna davvero ripar- tire da zero. Ancora oggi la Germania, o meglio il popolo teRaccontare la desco, sta cercaduta del muro è cando di affronriconoscere tare le immense l’inutilità delle conseguenze derivanti da questi divisioni scontri. Ricordare questo pezzo di storia che è costato vite umane è richiamare alla memoria dell’uomo quali sono i suoi diritti, è urlare al cielo Freiheit (libertà), quella libertà di vivere con la propria famiglia in un unico Paese: il mondo. Raccontare di generazione in generazione la caduta del muro è riconoscere l’inutilità delle divisioni, è riportare alla luce il valore dell’unità. è educare alla cittadinanza, quella vera, frutto delle relazioni con gli altri. Il Muro di Berlino ANNO LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO Ug 2010 IL LICEO 17 ANNO XVIII NUMERO 2 TU UTTI I COLORI DEL LICEO diverso, xenofobia e tanta ignoranza. Il tempo di sicuro aiuterà a migliorare la situazione, ma ci sarà sempre, è nella natura dell'uomo avere paura. di Chiara Tadolti 4a F C i sono compagni con cognomi che fatichiamo a pronunciare. Ci sono studenti che hanno visto, sentito, provato cose che neanche riusciremmo ad immaginare. Ci sono amici che hanno storie da raccontare. Ecco quelli che hanno voluto condividere le proprie esperienze. CATERINA GRITTI, 19 anni CATALINA MORARASU, 18 anni. Rumena di nascita. Quando e perché sei venuta in Italia? Sono venuta 8 anni fa perché hanno offerto a mia mamma un lavoro come infermiera professionale più pagato rispetto a quello che aveva in Romania. Ti senti più italiana o rumena? Perché? Italiana perché è tantissimo che non vado nel mio Paese d’origine e ormai vivo da troppi anni qua. Perciò se dovessi tornare in Romania mi sembrerebbe tutto molto più strano. Religione? Hai problemi a praticarla dove abiti? Cristiana ortodossa. Non ho problemi, vado nelle normali chiese cattoliche perché la differenza non è grande e perché penso che se una persona ha fede può benissimo praticarla dove si trova, 16 anche se comunque qui le chiese ortodosse non mancano. Credi che si possa trovare una soluzione al razzismo o è solo questione di tempo? Sì, ma solo se gli immigrati non commettono più crimini. Se siamo malvisti è per colpa delle persone che vengono qui solo per spacciare droga e uccidere. Quando si parla di stranieri, ormai, si fa poco riferimento alle loro azioni positive. Come e dove ti vedi nel futuro? Sempre qui e spero di diventare medico per aiutare la gente in difficoltà NICOLE AYANGMA, 16 anni. Camerunese da parte di padre, nata in Italia. Credi che si possa trovare una soluzione al razzismo o è solo questione di tempo? Il razzismo in verità è, per me, quasi inesistente (posso considerare razzismo ad esempio la Shoah). Si tratta più di paura del Nata in Bolivia e arrivata in Italia con il fratello gemello ad appena 6 mesi per adozione. Vorresti andare a vivere nel tuo Paese d'origine? Perché? Ci sono ritornata 10 anni fa per conoscere i posti delle mie origini, ma la mia impressione non è stata realmente positiva, anche perché ero una bambina. Non mi piacerebbe ritornare nemmeno ora che di anni ne ho 19 per rimanere a vivere in Bolivia e probabilmente neanche come soggiorno turistico perché ciò che ho visto non corrisponde al tipo di vita che conduco ora e non sarei di certo in grado di abituarmi, dato che le mie abitudini sono totalmente differenti. Grazie a quell’esperienza però ho capito quanto sono stata fortunata. Hai mai subìto episodi di razzismo? Veri e propri episodi di razzismo fortunatamente no, ma solo qualche sporadica battuta sul colore della mia pelle da «grandi e piccini», di certo non piacevole da subire. Cosa pensi di certe affermazioni o gesti di politici? Ritengo che al giorno d’oggi › LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 IL LICEO 19 TUTTI I COLORI DEL LICEO ANNO 18 XVIII NUMERO 2 alcuni politici stiano dando una prospettiva sbagliata degli immigrati, figurandoli come persone «cattive», che non si fanno scrupoli a rubare, uccidere o spacciare droga. Puntano molto su questi argomenti per cercare di ottenere consensi, favoriti dalle cronache. Uno dei problemi è che molta gente crede fortemente a quello che le viene detto e nel momento in cui comincia a crederci inizia a comportarsi da razzista, pensando per esempio che l’Italia stia andando in malora solo ed esclusivamente per colpa degli immigrati. Ci si dimentica spesso che proprio gli immigrati sono il motore dell’Italia. Se vuoi aggiungere altro... Una «canzone» che ha scritto mio fratello sul razzismo. Canzone di Colore Pietro Gritti Un giorno come un altro mentre sfogliavo [un giornale Mi è capitato di leggere strane parole Parole di razzismo, di discriminazione Contro la gente diversa, contro la gente [di colore E allora ho pensato di scrivere una canzone Che non parli dell’odio, ma parli dell’amore Una canzone che possa accompagnare ogni [creatura Che allontani ogni singola forma di paura Una canzone che sia speranza, una canzone che [sia pazienza Un messaggio che educhi solo all’uguaglianza Indiana di nascita, è arrivata in Italia 9 anni fa. Suo papà in India lavorava come maestro in una scuola elementare, ma lo stipendio era esiguo e quindi insufficiente per la famiglia, con i suoi 5 componenti. Per questo motivo suo padre si è trasferito in Italia nel ’95 e quando è riuscito a comprare una casa ha voluto con sé la sua famiglia. Ti senti più italiana o indiana? Perché? Non so esattamente cosa si intenda per «sentirsi italiana o indiana», però io credo di sentirmi più indiana perché sono molto legata alla cultura e alle tradizioni indiane. Sono cresciuta qui, ma tutto il «mondo» indiano mi affascina moltissimo. Hai mai subìto episodi di razzismo? Fortunatamente ho imparato presto a ignorare certa gente, quindi non mi è mai capitato niente di più delle solite battutine sul colore della mia pelle, anche se le parole a volte possono ferire più dei fatti, ma non tutti riescono a capirlo. Credi che si possa trovare una soluzione al razzismo o è solo questione di tempo? Nessuna delle due secondo me, perché il razzismo non finirà mai: è difficile integrarsi con qualcosa di, anche apparentemente, «diverso». E nella nostra scuola, con i tuoi compagni? I miei compagni sono i migliori in assoluto! Nessuno mi ha mai fatto pesare il fatto di essere straniera. Pakistana di nascita. Venuta in Italia quasi undici anni fa, quando aveva appena 4 anni. Suo padre si era trasferito in Italia da parecchi anni per lavoro e ha voluto con sé anche lei, sua madre e i suoi fratelli. Ti senti più italiana o pakistana? Perché? Non mi sento italiana, ma non mi sento nemmeno un’esclusa in mezzo agli italiani perché, essendo qui da tanti anni, mi sono integrata. Religione? Hai problemi a praticarla dove abiti? La mia religione è l’Islam, molto diversa da quella praticata dalla maggior parte degli italiani, comunque non ho mai avuto problemi a praticarla. Per di più indosso il velo anche a scuola. Trovi che gli italiani siano un popolo particolarmente razzista? Non ho visitato altre nazioni però posso dire che io non ho mai visto razzismo negli italiani, anzi sono tutti piuttosto amichevoli. Ne ho anche le prove: le signore del palazzo in cui abbiamo vissuto il nostro primo anno in Italia erano gentilissime con noi, quasi delle nonne per noi bambini. Come e dove ti vedi nel futuro? Gli stranieri della nostra scuola, un istituto di alto livello certamente, sono un esempio per gli italiani. Se questi ragazzi un giorno arriveranno a ricoprire «cariche» importanti, questo influenzerà il futuro della nazione in cui loro hanno studiato, che li ha fatti arrivare in alto. È tra loro che vorrei essere. NAMRA HAYAT, 14 anni IQRA HAYAT, 16 anni. GAGANJOT KAUR, 17 anni Una canzone che sia vittima e giustiziere Che però insegni il valore e sia sempre nel bene Una canzone che dia un impulso a tutte le [persone E a quel punto ho trovato La mia canzone di colore Una canzone che possa dare un messaggio [giusto, una canzone diversa che possa cambiare il mondo una canzone per tutti e una canzone per [nessuno una canzone per chi spera e prega guardando il [cielo una canzone contro il discriminatore e finalmente ho trovato la mia canzone di colore Questo messaggio è dedicato a tutte le persone Che come me appoggiano questa canzone di [colore Non vi sto parlando perché non ho niente da fare Al contrario queste rime ci insegnano a pensare Che come dicono i giornali non è solo bullismo Ma è un’ideologia, ormai un fanatismo Che la persona bianca si creda superiore Rispetto a una persona di un altro colore Tu non sai cosa vuol dire essere sfruttato per [ore e ore Perché forse nella vita sei anche tu uno [sfruttatore Essere trattati come bestie, come animali Ricorda che nel mondo siamo tutti essere umani L’unica cosa che ci farebbe stare bene Sarebbe vedere bianchi e neri tutti assieme Uniti nell’amore, uniti sotto il sole, uniti dalla mia Canzone di colore LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO › 2010 IL LICEO 21 TUTTI I COLORI DEL LICEO ANNO 20 Pakistana di nascita. Ti senti più italiana o pakistana? Beh, mi sento un po’ italiana e un po’ pakistana: italiana perché avendo trascorso quasi tutta la mia vita qui credo di essermi inserita bene nella società italiana (parlo bene l’italiano, vado a scuola, ho tutti i diritti e doveri che hanno gli altri, non mi sento né superiore né inferiore a loro). Mi sento anche pakistana perché, pur vivendo qui, mi piace ancora seguire le tradizioni del mio Paese d’origine. Cosa pensi di certe affermazioni o gesti di politici? Un’affermazione che ho trovato insensata e che mi ha fatto arrabbiare è stata quella del presidente del Consiglio riferita a Obama, quando ha detto che lo considerava abbronzato. Insensata e fuori luogo. Come e dove ti vedi nel futuro? In futuro vorrei continuare a vivere in Italia, proseguire qui gli studi, laurearmi e trovare un buon lavoro sempre in questo Paese. JUNAID MUSHTAQ, 17 anni. Pakistano di nascita. Venuto in Italia 11 anni fa con un regolare visto di immigrazione per motivi familiari, come è scritto anche sul suo permesso di soggiorno. Suo padre abitava qui già da dieci anni quando ha pensato che i suoi figli avrebbero avuto un’ istruzione migliore in Italia. Ti senti più italiano o pakistano? Domanda difficile, ci penso spesso. Essendo cresciuto qui dall’età di 6 anni non conosco molto bene la realtà del Pakistan e ormai penso che i miei ideali si rispecchino molto di più in quelli occidentali che in quelli orientali. Nonostante ciò c’è sempre una sorta di patriottismo che fa parte di me (che di solito emerge durante le partite di cricket della nazionale) e che penso continuerà ad esserci anche se dovessi vivere in Italia per il resto della mia vita. Credi che si possa trovare una soluzione al razzismo? L’unica soluzione penso che sia l’istruzione. Non sono disposto a credere che una persona abbastanza acculturata possa tenere comportamenti razzisti. Di certo non ci accoglieranno tutti a braccia XVIII NUMERO 2 aperte, e non penso che questo succederà mai, ma saranno tolleranti. Il razzismo è solo ignoranza. Cosa pensi di certe affermazioni e gesti di politici? Posso solo esprimere il mio più profondo disgusto verso certi partiti che hanno trovato nel razzismo uno strumento per ottenere voti. Credi che immigrati e stranieri abbiano, in Italia, abbastanza occasioni per dire la loro? No, non ne hanno. E ti ringrazio di avermi fatto queste domande. Cosa pensi della vicenda Balotelli? Io stimo profondamente Balotelli - nonostante io sia milanista - per- ché da solo ha mostrato il coraggio di affrontare migliaia di ignoranti che non hanno niente di meglio da fare che andare allo stadio ad insultare un povero ragazzo, con l’unica colpa di avere un carattere forte come tanti altri calciatori. Purtroppo loro possono tenere questo comportamento perché sono bianchi, lui no perché è nero. Quindi, giustamente per qualcuno, viene multato per aver detto di tacere a dei tifosi che lo hanno insultato per novanta minuti. Se è questa giustizia... NICOLAS EL MAKIZ, 18 anni Ha origini marocchine da parte di padre, sua madre invece è italiana. Nato in Italia, ha nazionalità italiana. Ti senti più italiano o marocchino? Non ho mai pensato seriamente se mi sento più italiano o marocchino. Innanzitutto devo dire che purtroppo non conosco l’arabo e nemmeno da vicino la cultura del Marocco, perciò non posso dire di sentirmi pienamente marocchino. Tuttavia, a parte le difficoltà nella comunicazione, mi sento a mio agio in Marocco e penso che potrei adattarmi bene. Vorresti andare a vivere nel tuo Paese d’origine? Sì, potrei andare ad abitare in Marocco, come potrei andare in un altro Paese, non ho un particolare attaccamento all’Italia. Religione? Io sono cristiano cattolico, ho ricevuto i sacramenti. Non pratico più, non a causa delle mie origini, ma per scelta, come la maggior parte dei miei coetanei. Dovrei però avvicinarmi all’Islam, almeno per conoscerlo e poter scegliere se e quale religione praticare. Se dovessi un giorno diventare musulmano non credo che avrei problemi in questo Paese. Credi che immigrati e stranieri abbiano abbastanza occasioni per dire la loro? Molti di loro possono votare e all’inizio del mese di marzo è stato anche organizzato uno sciopero. Questo è un segnale molto importante da parte degli immigrati perché hanno fatto capire che ci sono anche loro e che sono una forza lavoro fondamentale per l’Italia. Cosa pensi della vittoria del rom Ferdi al Grande Fratello? Gli italiani sono stati aperti con lui perché hanno avuto modo di vederlo da vicino, senza il velo del pregiudizio, poi la sua storia strappalacrime ha fatto il resto. CHRISTOFER WIDYASMARA, 17 anni I suoi genitori sono indonesiani, ma lui è nato a Varese. Nonostante ciò è ancora di cittadinanza indonesiana. Torneresti a vivere in Indonesia? Tornerei, ma non per viverci, ormai sono abituato a questo ritmo, là sarebbe tutto di- › LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 IL LICEO 23 ANNO XVIII NUMERO 2 verso. Hai mai subìto episodi di razzismo? Non so se si sia trattato di razzismo o meno, ma una volta stavo chiedendo informazioni, ho fermato un signore italiano che, appena mi ha visto, si è allontanato velocemente dicendo che era di fretta. Eppure era a passeggio col cane. Credi che ci sia un modo per fermare il razzismo? Ah ah, non finirà mai. In Italia, però, penso che siano le generazioni più vecchie ad essere particolarmente razziste. VICTOR MARCU, 18 anni Nato a Bucarest, è di cittadinanza romena. Arrivato 7 anni fa per seguire il resto della famiglia, spinta oltre i confini della Romania dalla speranza di una vita migliore. Ti senti più italiano o romeno? Né italiano né romeno, anche se potrebbe sembrare un nonsense. Il fatto è che non vedo il fondamento di un qualsiasi pensiero nazionalista, che porta, nella maggior parte dei casi, ad un orgoglio stupido e vuoto. Ammiro profondamente, comunque, entrambe le culture, ma non vorrei mai scegliere fra le due. Hai mai subìto episodi di razzismo? Accade spesso, ma bisogna imparare a difendersi. In questo caso l’arma che trovo più efficace, in risposta a simili frutti dell’ignoranza, è l’indifferenza, sicuramente migliore rispetto a qualsiasi atto violento. Trovi che gli italiani siano un 22 NICE An Old, Multi-Ethnic and Modern City Where You Can Have Fun and Study popolo particolarmente razzista? Non penso che un popolo possa definirsi razzista e nemmeno «di stupratori» o «di delinquenti», come erroneamente ci vogliono far credere in televisione mostrandoci delitti commessi da romeni, albanesi e persone di qualsiasi altra nazionalità. Il male non ha Paese, ma neanche il bene, del resto. SEYNABOU NDIONE LAYE SARR, 17 anni Nata a Dakar, in Senegal, è venuta in Italia nell’ottobre del 2009 per ricongiungersi con suo padre e per continuare gli studi. Vorresti tornare in Senegal? Sicuramente durante le vacanze, ma anche per studiare e per rivedere i miei amici e familiari. Credi che si possa arrivare ad una soluzione per estirpare il razzismo o pensi che il tempo sistemerà tutto? Penso si tratti solo di rendersi conto che siamo tutti umani, con due gambe e due braccia. Aspettare che il tempo faccia il suo corso, a mio avviso, potrebbe rendere le cose ancora più gravi. Pensi che quello italiano sia un popolo razzista, paragonato ad altre nazioni? Mi riferisco soprattutto ai giovani: come sempre, ci sono i razzisti, ma ci sono anche le persone disponibili. So, però, che i francesi sono più aperti verso gli immigrati africani. Come e dove ti vedi nel futuro? Solo Dio sa cosa ci riserva il futuro, ma vorrei continuare gli studi e avere un buon lavoro. Ti senti sola qui? Mi sento più che sola. Un grazie di cuore a tutti i ragazzi che si sono resi disponibili per quest’intervista. Ug di Ileana Paris e Chiara Camiciottoli 2a F F rom 21st to 27th of March my school friends and me went to Nice to have a study holiday which is useful to improve French, one of the languages that I we study at school . This journey wasn’t a holiday but a way to get involved in different situations in another country, it is also helpful to learn new words and expressions. Our Travel That Sunday we left for France by coach with two of our teachers: Mr Venturelli and Mrs Pagani. We met in front of the school in Caravaggio in the afternoon and, after the departure, we travelled for about five hours. We arrived in Nice at about six o’ clock p.m. After that we reached the school we would have attended the following days, where we met Mr Gerth, the person in charge to our visit. At the same time, the first host families started to arrive to drive us home. Our Host Family and The House Our host family lived in a quiet area of the city. Mrs Anne-Marie and her husband ( masters of the house) had a rather big apartment with a big dining-room, a kitchen, a bathroom and three bedrooms: the first one was Anne-Marie and her husband’s, in the second one there were two boys ( a Chinese student named Dennis and a Mexican stud e n t named Roberto) and the third bedroom was for us. Our bedroom was cute and comfortable. It had green walls and there, there were two beds, a big wardrobe, a small TV and a table with two chairs. Everything was perfect ! The following day Anne-Marie and her husband went on holiday and so, for this reason, arrived Christine, AnneMarie’ s best friend. Christine was an English woman who moved to France thirty years ago. She was a very good person, very nice, funny, open-minded and dynamic. The woman cooked us a lot of delicious plates ( Italian food, Chinese food, American food and others). Every day, in the evening, at dinner time, we all used to speak about different arguments like the life in Italy, our hobbies, the activities done during the day… It was really pleasant but also very important and useful to practice our French. School: A New World The school in France is very LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO › 2010 ANNO › different and we think it’s better even if, sometimes, it can be very hard and difficult. In France school starts at eight a.m. and it finishes at one p.m. then the students have lunch at the school refectory. After a short break, lessons begin again until five p.m.; after that, students go home and they must do their homework. Luckily we didn’t attend a similar school, as matter of fact we went in a French school where there were people of different ages: actually in the school where we went there was a nursery, an elementary school, a secondary school and a high school. In that school there were a lot French students, but we had particular lessons: we were divided in two groups and we went to school from nine a.m. to half past twelve p.m. Classes weren’t boring. Our French teacher, Beréngère, was young and she knew what young people like doing so, she tried to teach us French grammar playing games, joking and singing too. The only thing that we haven’t understood yet is why French students are always walking around the school ?! What a mystery ! near the sea: it is one of the most important tourist and economic seaports and the second airport of France. Nice is a very big city, 400000 persons live in it. It is also a very particular city: it is divided in two sides: in the east side there is the old city and the harbor; instead in the western side there is the modern city. This wonderful town lies in Provence-Alpes-Cote d’Azur of which is the “prefecture”. The weather is usually mild. Actually winters and autumns are cool; on the contrary springs and summers are hot and dry. Nice is also called “The town of flowers”: as a matter of fact there are a lot of local markets which sell beautiful and perfumed flowers. A Picture of Nice In Nice, our schoolmates and us visited most of the city; we went to three museums: Matisse’s museum, Chagall’s museum and Mamac museum ( a modern art museum). One day, we passed the entire afternoon on the beach. The sea was wonderful but the water wasn’t hot. The last day, on Friday, we went shopping in famous shopping cen- The Greeks founded Nice in the 5th century before Christ and then, in the 1st century before Christ Romans conquered it. Finally, the county of Nice was annexed to France in 1860. Nice is in a good position: as a matter of fact, it is situated between hills which protect it from wind and clouds. But Nice is also 24 Excursions: A Real Adventure From top: the harbour of Nice; the Casino of Monaco and Cannes XVIII NUMERO 2 ters like : Nice Etoile, Galeries Lafayette, Virgin Megastore and others. We used the tram to move through the city. During the week, we also visited Cannes and Monaco. We reached the city of Cannes travelling by train. When we arrived there, we saw the Palace of the Festival, T h e Croisette and all t h e stars’ h a n dprints. We could admire luxury hotels and the famous and expensive boutiques. Another day we visited Monaco. Unfortunately that day the weather was bad and so we couldn’t see a lot of things. We visited the cathedral where there are Grace Kelly’s and Prince Ranieri’s tombs, the royal palace and Grace Kelly’s beautiful garden. I could see the F1 circuit, too. We loved this new experience very much. France is a beautiful country where there is more freedom than in Italy. We love France also because it has a lot of beautiful cities, people are polite and sensitive and besides we had a fantastic experience. We will never forget this long trip to Nice and we’ll hope we’ll return to France in the future. Ug 25 SEGRETE SILLABE Furente passione Mi afferro a te, mio angelo. Impotente di fronte al mondo e al suo combattermi. Sul bordo di un dirupo, attendevo il tuo arrivo. E con esso, la mia fine? Ora sogno la vita e lo scorrere del tempo. Debole anima, fuggi dalla tentazione di lasciarti cadere nel vuoto ormai sei segnata da un principio di peccato. Passione furente divora le mie carni ora, conosciuto il tuo bacio mortale, ne voglio perire. Poesie IL LICEO Se spiegassi le mie candide ali potrei raggiungerti, ma ho scordato ogni tecnica di volo. Ho rinchiuso il tipico ragionare della mente umana. Abbandonando il cuore prepostomi, mi offro a te, come ultimo mio gesto. Non sono immortale. Se credo in te, non sono immortale. alcun segno resterà della mia effimera essenza. Mi abbandono in te, mio angelo. Confidando nella tua mortifera natura, prendi il mio sussistere e blocca il mio respiro. Abbandonata a te continuerò a conoscere il sublime tormento che lega un’anima al suo corpo. Mara Moot Presto, stanco, te ne andrai, lasciando sbiadire il mio ricordo nelle nebbie del passato. Lande deserte in infiniti attimi custodiranno il mio gelido corpo. E niente allora potrà più cambiare, senza il tuo caldo alito vitale. LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 SEGRETE SILLABE 27 ANNO XVIII NUMERO 2 Autunno Una donna che sogna la gloria, un guerriero che vorrebbe amare di Daniele Tomasoni 4a D E Di rosse foglie si agghindano le fronde della mia vita, comprendo quale terribile inverno sta lentamente crescendo nel mio cuore. Poesie Dico addio ai sublimi colori che mi ricoprirono di onori, la mia fiera maestosità congeda la terra. 26 Segnata, sto inesorabilmente decadendo ormai palese è il corso degli eventi che mi condurranno all' autodistruzione. Io non mi salverò, tu non mi salverai... Mara Moot Se Tasso incontra Clorinda Di candida neve si adorneranno le mie fredde spoglie. Il mio tempo è ormai agli sgoccioli, lontana è la primavera che mi generò. ra una notte calma e tranquilla. La luna illuminava pallidamente la città di Ferrara; la sua morbida luce risaliva i muri delle case fino ad entrare in una camera da letto ed illuminarne il cupo inquilino. Torquato Tasso non aveva mai riposato tranquillamente, nemmeno per una notte: ombre e spettri si affollavano ogni sera nella sua mente; al calare delle palpebre li salutava, come amici sgraditi. Nelle notti più tormentate oscuravano il volto di una giovane donna, che si allontanava sempre più da lui, scomparendo nell’oblio. Quella sera sembrava in preda al peggiore degli incubi: ansimava, sudava, si agitava con scatti veloci e violenti, quasi cercando di graffiare quelle ombre, che solo lui, nella sua mente, poteva vedere. Ad un tratto pensò di cadere; anzi, fu certo di avvertire le vertigini di una caduta, come di un uomo che cade da una torre. Colpì il suolo con forza, battendo la testa; per un po’, tutto fu annebbiato. Dopo qualche minuto poté rialzarsi; capì allora di essere sul balcone di un magnifico palazzo, costruito in stile orientale: in un primo momento, Tasso pensò di essere finito a Troia, nella magnifica reggia di Priamo; › LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 SEGRETE SILLABE 29 ANNO 28 spondi! Stai con i cristiani?!» sbottò. «...Certamente» rispose Tasso. Gli pareva una domanda innaturale, scontata. «Allora non c’è motivo per cui dovresti essere ancora in vita, qui, dentro le mura di Gerusalemme», disse lei, brandendo la lancia: sembrava una belva pronta ad attaccare. «Aspetta!» disse lui, difendendosi con le mani. Era tutto troppo strano e realistico per essere un normale incubo. Decise di guadagnare tempo con la guerriera: forse raccontando il passato di Clorinda avrebbe ottenuto qualcosa? «E se ti dicessi», proseguì, «che conosco la tua storia? Che so dove sei nata, che potrei raccontarti le tue origini?» «Risponderei che arrivi tardi. Il vecchio Arsete mi ha già raccontato il mio passato, per distogliere il mio pensiero da ciò che voglio fare, ma né tu, né lui, né le vostre patetiche storie sulla mia vita potranno fermarmi» disse con ferocia. «E qual è il tuo progetto, Clorinda?» disse allora Torquato, con sguardo serio. Non ricordava di aver scritto nulla del genere: questo non faceva parte del suo poema. «Dovrei raccontarlo a te?! Per poi vedere il mio sogno di gloria andare in fumo?!» sbottò lei; stringeva ancora pericolosamente la lancia in mano. «È qualcosa che riguarda Tancredi?» La domanda colpì Clorinda come un sasso. Ma lei non arrossì, non mostrò il minimo segno di imba- razzo: a colpirla era stata la banalità di quella frase. «Tu pensi davvero che io sia una donna timida ed indifesa?» disse, alzando gradualmente la voce, «Un essere fragile, che non pensa ad altro che ai sentimenti? Per chi mi hai preso, una patetica principessa?! Io sono un cavaliere!» ormai gridava; aveva lasciato cadere la lancia, e gesticolava vicino al volto di Tasso. «Le mie frecce hanno ferito Goffredo, il campione dei cristiani, e tu pensi che io stia cercando Tancredi!». La rabbia ormai dominava Clorinda. «Sta a vedere: compirò un gesto glorioso, un’impresa notturna che porterà la gloria a me e la vittoria ai miei alleati! Così dimostrerò a te, ad Arsete, e a tutti, saraceni o cristiani, chi è veramente Clorinda!». Ruggiva, come la tigre che portava sull’elmo; e la tigre stessa sembrava ruggire, adirata, terrorizzando il poeta. «Sciocca! Cosa vorresti dimostrare? Di essere una guerriera?! Sei solo una donna!»; anche Tasso era furioso: per qualche motivo, la testardaggine della guerriera lo infastidiva. Stavolta Clorinda sembrò spiazzata: non si aspettava una reazione del genere da quell’uomo. «Io... Io non sono di certo l’unica donna guerriera della storia: Pentesilea, Camilla, Bradamante e Marfisa hanno già dimostrato il Tu pensi davvero loro valore in che io sia una guerra; ed io donna timida ed non sarò di indifesa? Un essere certo da meno. fragile, che non Che voleva, pensa ad altro che q u e l l ’ u o m o, pensò? Ma era ai sentimenti? tardi: fece per andarsene, ma quando ormai gli dava le spalle, quello disse: «E tu credi veramente di essere simile a loro?». Ormai aveva capito che quell’uomo sapeva molto più del suo nome. Certo, molte volte si era posta questa domanda; da sola, nel buio della sua stanza, sapeva che le mancava qualcosa per essere un cavaliere simile alle donne che aveva citato: per questo aveva deciso di tentare una sortita nel campo dei cristiani, quella notte, per bruciarne le macchine d’assedio e dare così una possibilità di vittoria ai saraceni. Una grande azione per apparire, più ai suoi stessi occhi che a quelli degli altri, un degno cavaliere. «Pensi davvero», ricominciò lui, «di poter diventare un cavaliere? Debole o forte, tu rimani sempre una donna, e come tale, devi rimanere al tuo posto». «Chi sei tu per dirmi qual è il mio posto!», urlò ancora Clorinda; ma stavolta non era per l’orgoglio ferito: la tigre ruggiva per difendersi. «Mi credi così stupida da non sapere cosa voglio?!». «È così palese: tu sei più confusa di me, Clorinda! Sei una contraddizione che cammina: una donna che sogna la gloria, un guerriero che vorrebbe amare!». Torquato sbuffò; da tempo pensava queste cose: inconsciamente, aveva elaborato un personaggio a metà tra Tancredi ed Erminia, ma sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto fare i conti con le sue ambiguità. «Ancora poco, vedrai» aggiunse, «e dovrai fare i conti con la tua natura: sei una chimera che non può sopravvivere». › Se Tasso incontra Clorinda solo osservando meglio si rese conto di essere a Gerusalemme, la sua Gerusalemme, come l’aveva immaginata scrivendo il poema a cui lavorava da ormai una vita. Era il crepuscolo: il sole scendeva verso l’infinito orizzonte. D’un tratto avvertì il clangore di un’armatura; un leggero rumore di passi si avvicinava sempre più, tanto che Torquato non poté nascondersi in tempo, quando un cavaliere dall’armatura argentea uscì dal palazzo, apparendo proprio di fronte a lui. Il guerriero gridò: «Fermo!», disse a Torquato, che rimase come paralizzato a quelle parole: non per la paura, ma per lo stupore. La voce di quel cavaliere era Torquato non poté così leggera, così nascondersi in dolce, da sembrare tempo, quando un quella di una donna, cavaliere per giunta familiare. dall’armatura Scrutò l’armatura argentea uscì dal del guerriero: una tigre troneggiava palazzo come cimiero sul suo elmo, fiera e tanto realistica da incutere terrore; scrutava lo scrittore, gli mostrava le fauci. Ormai ogni dubbio era scomparso. Con un soffio di voce, il poeta sussurrò: «Clorinda...». Non era vero, non era possibile: il suo personaggio gli stava di fronte. Lei sembrò sorpresa di sentir pronunciare il suo nome da quello sconosciuto; lo scrutò, indecisa se ucciderlo all’istante o prima scoprire chi fosse. Decise di aspettare: «Da che parte stai?» gli domandò bruscamente. Tasso, ancora sbalordito, non capiva: quale parte? Clorinda però iniziava ad innervosirsi, stringendo la lancia: «Insomma, ri› XVIII NUMERO 2 LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 ANNO stino brancolando alla cieca; quella spedizione era solo una scusa per sfidare la sorte. Ora, però, rivolgeva una supplica a quello sconosciuto, che le pareva così familiare. Torquato capì immediatamente cosa doveva fare. «Ti prometto», le disse, «che alla fine di questa notte sarai in pace». «Da una parte o dall’altra?» Torquato abbassò lo sguardo, pensieroso. Non era Torquato capì una scelta facile. immediatamente «Qualunque sia il tuo potere, cosa doveva fare. amico mio», «Ti prometto», le disse, «che alla fine disse Clorinda, rimettendosi di questa notte sarai l’elmo, «concein pace» dimi il tuo aiuto: è difficile essere un cavaliere in un mondo di dame; ed è altrettanto difficile essere una donna in un mondo di uomini. Io sono entrambe le cose; forse, solo la morte potrà dar pace alla mia anima». Tasso sapeva che, sotto l’elmo, la bella Clorinda stava sorridendo. Lo sapeva perchè quella era la sua Clorinda; guardandola rientrare nel palazzo ed uscire dalla città, verso il suo destino, si sentì profondamente legato a lei. Gerusalemme svaniva, avvolta da una luce innaturale. Mentre, nel sogno, sulla Città Santa ormai regnava la notte, nella realtà, a Ferrara sorgeva il sole. Ug 30 Se Tasso incontra Clorinda Clorinda si appoggiò al balcone, spiazzata. Tolse l’elmo con gesti lenti e calmi: le sue chiome dorate ricaddero sull’armatura, e Tasso riuscì ad intravedere il collo di una veste, bianca come le cime innevate delle montagne. «Tu...» «Bradamante e Marfisa erano solo meri stereotipi. Tu sei molto di più», disse Torquato con serietà. «Mi puoi aiutare?», disse allora lei. Non una lacrima le bagnava gli occhi: forse non ne aveva più, la bella Clorinda. Decisa, aveva affrontato il suo d e › XVIII NUMERO 2 31 CLUB O gni riga, ogni pagina di romanzo vengono scritte con l’unico scopo di emozionarci, creare in noi lettori una sensazione di appartenenza, di completa immedesimazione nei personaggi. Provocare sorrisi, rabbia, pianto. Ma non solo: anche permetterci di meglio comprendere noi stessi e il mondo che ci circonda. L’ultimo libro che ho letto è speciale. Narra una favola per bambini, ma che ha tanto da rivelare agli adulti. Parla di cambiamenti, di scoperte, di riflessioni, di dolore e di speranza. Questo piccolo volume verde riporta solo una semplice scritta sulla copertina: «la pianta Blanca». Scritto da una mia insegnante delle elementari, il libro racconta di come un piccolo semino, ingenuo e curioso, crescendo, si trasformerà, grazie alla sua umiltà e al rispetto, in Blanca, maestosa pianta piena di sogni e progetti. Blanca insegna ad amare, ad avere un cuore grande, ad essere semplici, anche se rivestiamo ruoli importanti. Un libro, quindi, carico di insegnamenti e frasi stupende, riflessioni di una pianta che cresce. «Non rinunciare a nulla, gustarsi tutto: il bello, il brutto, il triste e il noioso. Vivere è questo: n o n › La lezione Recensione SEGRETE SILLABE di Blanca di Mara Bugini 2a F LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 INTESTAZIONE CLUB INTESTAZIONE 33 › avere intenzione alcuna di rinunciare alle emozioni che la vita sa donarci». Quanta ragione hai, Blanca, tu che mai potrai muoverti a causa delle tue radici, sai trasmettere gioia, voglia di vivere e affrontare il mondo, forza che a molti di noi, inconsapevoli delle nostre fortune, manca. Cercando solo la felicità e la bellezza, dimentichiamo quanto anche ogni altra emozione sia necessaria per poterci realmente affermare «vivi». Non si può credere che la vita sia solo «bella» o «brutta», in mezzo si collocano una moltitudine di esperienze straordinarie e risulta così arduo persino cercare un termine adatto a definire l’esistenza. Semplicemente basterebbe lasciare che ogni sentimento ci attraversi, ci emozioni e, una volta passato, ci abbia in qualche modo arricchiti. E quando non riusciamo in alcun modo ad accettare ciò che la vita ci ha posto di fronte, stiamo soffrendo troppo e vorremmo solo fuggire dalla realtà, dobbiamo ricordare di... «dire sempre la verità, meglio una cattiva verità che una dolce falsità». Inutile nascondersi dietro a menzogne, bugie bianche o nere il cui unico scopo è alterare e nascondere ciò che un giorno dovremo inevitabilmente affrontare, poiché ciò che ora può richiedere sacrificio, ci offre, in realtà, una via per crescere, per imparare ad accettare la vita in ogni suo aspetto, dal più dolce al più aspro, senza privarci 32 XVIII NUMERO 2 di alcuna esperienza. Come è scritto ne «Il cacciatore di aquiloni», «il peggior peccato è rubare e mentire è rubare la verità agli altri e a noi Non rinunciare a stessi..». nulla, gustarsi tutto: Cresciuta tra i libri, dai classici il bello, il brutto, il alla narrativa attuale, non posso che definirmi triste e il noioso. un’amante delle parole. Ogni Vivere è questo volta che un nuovo libro capita tra le mie mani, temo che questo possa deludermi, ma non succede mai, perché come Pennac scrive: « Tutti cerchiamo libri a noi più conGiulia Lorenzi soni, perché non scorrano via La pianta Blanca come pioggia, ma riescano in Pascal editrice qualche ignoto modo ad insinuarsi nella nostra mente, farci sognare, arricchire il nostro bagaglio di conoscenze». Amare i libri non è da tutti e di rado si diventa grandi scrittori, narratori, oratori. Quella con le parole è una relazione che si instaura lentamente, con il tempo. Crescendo i gusti cambiano, ma di certo esisterà sempre il libro giusto per noi. Ug Vivere da numeri primi, senza mai sfiorarsi davvero Il libro di Sara Proverbio S 2a I olitudine e negazione dell’amore. Di ogni sfumatura dell’amore: quello della famiglia, quello degli amici, quello di un fidanzamento e perfino quello per se stessi. È questo ciò di cui parla «La solitudine dei numeri primi», primo romanzo, da cui prossimamente verrà tratto un film, di Paolo Giordano, scrittore torinese. Un romanzo le cui gravi note malinconiche si protraggono per tutta - o quasi - la durata delle vite dei protagonisti, Alice e Mattia. Due esistenze segnate dal senso di colpa e dalla de- per tirare avanti anche a migliaia di pressione, dall’odio verso una so- chilometri di distanza, quando è il cietà superficiale e da una sensibi- solo silenzio a regnare. lità che va ben oltre la semplice È come se centinaia di parole si emotività. È la solitudine infatti componessero da sole per descril’ingrediente principale del loro vere due vite in realtà passive, un particolare rapporto, se così si può racconto a tratti prevedibile e a definire: ciò che narra la penna di tratti sorprendente. In realtà, l’inGiordano non è altro che il lento credulità del lettore nasce solo di e inesorabile declino di due esi- fronte ad episodi moralmente ed stenze sull’orlo della follia che emotivamente toccanti - come una fanno conto l’una sull’altra, senza bambina che a causa di uno sport però mai aiutarsi concretamente, imposto dal padre diventa zoppa a Recensione ANNO 7 anni, o un ragazzino che vende la sua gemella alla morte per salvarsi dalla derisione dei suoi compagni. Ognuno infatti si trova costretto a rassegnarsi già dopo i primi capitoli alla scontata passività delle vite di entrambi i primi personaggi: l’una che si lascia deperire nell’anoressia e l’altro incapace di prendere decisioni. Le scelte di entrambi non sono certamente dettate dalla loro coscienza, né tantomeno da un destino premeditato: sono piuttosto cambiamenti relazionati al lento e incompleto scorrere delle loro vite, da un «vorrei ma non posso» condizionato dal senso di colpa e dalla sofferenza. Un circolo vizioso che nessuno sembra poter e voler spezzare. Una storia che fa venir voglia di urlare: «Alzati e vivi!» ad un uomo che prova felicità solo sanguinando e a una donna che ro- › LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 CLUB 35 ANNO 34 Il libro Paolo Giordano La solitudine dei numeri primi Mondadori 1a edizione: 2008 pp. 304 incontratesi: la vita di due persone narrata con una metafora matematica. Due primi gemelli: numeri rari, misteriosi e preziosi proprio a causa della loro unicità. «Soli e perduti, vicini ma non abbastanza per Ug sfiorarsi davvero». Durante il primo anno si erano scritti. Aveva cominciato Alice, come in ogni altra cosa che li avesse riguardati. Gli aveva inviato la foto di una torta con la scritta un po’ sbilenca Buon Compleanno, fatta di fragole tagliate a metà. Dietro aveva firmato solamente A puntato e non aveva aggiunto nulla. La torta l’aveva fatta lei, per il compleanno di Mattia, e poi l’aveva gettata nell’immondizia tutta intera. Mattia aveva risposto con una lettera di quattro pagine fitte, in cui le raccontava come fosse difficile ricominciare in un posto nuovo, senza conoscere la lingua, e in cui si scusava di essere partito. O almeno così era sembrato ad Alice. Non le aveva chiesto nulla riguaro a Fabio, né in quella né nelle lettere successive e lei non gliene aveva parlato. Entrambi, tuttavia, ne avvertivano la presenza estranea e minacciosa, appena più in là del margine del foglio. Anche per questo avevano presto iniziato a rispondersi freddamente e a lasciar passare ogni volta più tempo, finché la loro corrispondenza non si era estinta del tutto. Il ragazzo che inseguiva i suoi sogni di Elena Pititto 2a I L’ ambizione principale della nostra vita o il “sogno nel cassetto” è quel sogno per cui vale veramente la pena lottare, vivere controcorrente…. Jude, il protagonista del film di Michael Winterbottom, tratto dal romanzo di Thomas Hardy, «Jude The Obscure», aveva un sogno: andare Recensione vina la sua vita a causa di una malformazione. Che sia questo ciò che vuole insegnare l'autore? Il romanzo infatti, composto con uno stile consapevole, semplice e ragionato, ci introduce una realtà spesso intravista nella vita di tutti noi, ma mai realmente approfondita. Una storia che ci dona infine una speranza dopo una caduta durata trent'anni, ma che ci lascia anche quel senso di vuoto e incompletezza di un amore mai È come se centinaia consumato, di un'amicizia di parole si platonica e di componessero da due esistenze sole per descrivere trascorse padue vite in realtà rallelamente e passive mai davvero › XVIII NUMERO 2 all’università. Siamo nella seconda metà del 1800, Jude è un ragazzo inglese che vive in una piccola cittadina rurale. Sin dalla fanciullezza ha una dedizione allo studio; legge e impara a memoria testi di latino e greco. Nell’età adulta incontra Arabella, figlia di un allevatore di maiali, con la quale si sposa. Il loro matrimonio però finisce presto, e i due › LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 CLUB 37 36 O gni mattina prendo il mio i-pod e, andando a scuola, ascolto musica durante tutto il tragitto. Mi fa stare bene. Ho sempre voglia di ascoltare brani diversi, a seconda dell’umore, dei pensieri che in quel momento mi tengono occupato. Il genere di musica che preferisco è senza dubbio il rock. In questo tipo di musica molte volte la voce viene omessa per dare libero sfogo agli strumenti, facendo così capire quanto il solo ausilio di questi possa rafforzare il significato del testo di una canzone. Ogni tanto mi diletto ad ascoltare la musica classica, seppur più raramente. Essa aiuta a rilassarti, oppure può essere la compagna per una buona lettura. La musica è ovunque, per strada, in macchina, sul pullman, nelle feste e nei riti religiosi: la musica ci segue sempre. Il suo suono ti trascina, qualunque esso sia, anche se tu non lo vuoi. In ogni canzone è racchiuso uno stato d’animo e, bello o brutto che sia, quando la sentirai ti ricorderai e proverai emozioni. I testi, in particolare, possono diventare tracce da seguire nella vita o tracce che ti consolano e ti rallegrano. La musica non è solo una delle tante forme d’arte che aiutano l’artista a esprimere i propri pensieri, le proprie emozioni. La musica è tutto o nulla. È quello che chi l’ascolta vuole che sia. Un tempo per sentire l’esecuzione di questo genere d’arte bisognava andare ai teatri, e chi vi andava era colui, o colei, che l'amava e l’apprezzava pienamente. I compositori di allora erano persone che sapevano andare oltre ogni apparenza, possedevano una fantasia in grado di superare quella di chiunque altro, espri- Tra palco e realtà Il libro 5a C Il film sogno di frequentare l’università e l’amore per Sue lo portano spesso a vivere una vita difficile, drammatica e soprattutto lo emarginano dalla società. Sue, nella prima parte del film, è spensierata, piena di brio e convinta dei suoi ideali, delle sue idee. Il suo rapporto con la fede cristiana, d a p prima poco importante; si consolida nei momenti più difficili e di solitudine, convincendola che ciò che accade nella vita dell’uomo e in particolare della sua vita, avviene per volontà di Dio. In questa parte della vicenda, inoltre, si chiude in sé stessa, si distacca dal mondo, vive aggrappandosi alle ultime speranze per vivere un’esistenza migliore. La storia di Jude è significativa, dimostra come a volte la società possa influenzare profondamente l’esistenza di qualcuno, talvolta portando anche a rinunciare ai propri sogni. Da sempre la società erroneamente non ammette coloro che sono «diversi», discriminandoli. Il film «Jude», girato da Michael Winterbottom, è adeguato alla vicenda, ma non coinvolge pienamente il pubblico, tranne per il finale: inaspettato e drammatico. Ug di Fabio Orsini prendono strade diverse. Jude si trasferisce per un periodo di tempo a Christminster, sede universitaria, dove tenta più volte (appog- Jude non si arrende giato dalla cumai, nemmeno di gina Sue e dal ex insegnante fronte agli ostacoli Richard) di es- più difficili sere ammesso. Jude, innamorato della cugina, riesce a c o struire una relaJude zione con drammatico lei, anche regia di Michael se molto Winterbottom ostacolato Inghilterra, 1996 da una serie con Christopher di circostanze Ecclestone, Kate Winslet, e dalla mentaRachel Griffiths lità della società. Proprio quando la vita dei giovani sembra avere una svolta positiva, un evento do- Sue, nella prima parte loroso e dram- del film, è spensierata matico li se- e convinta delle sue para definitiva- idee mente. Jude più volte tenta di riavvicinarsi a Sue, ma invano. La vicenda si conclude il giorno di Natale del 1889, quando… Jude è un ragazzo molto ambiThomas Hardy zioso, perseverante. Non si arGiuda l’oscuro rende mai, neanche di fronte Bur Rizzoli agli ostacoli più difficili. Il suo pp. 481 › XVIII NUMERO 2 Musica ANNO mevano le varie emozioni in modo pieno mettendo insieme le note giuste. Il fatto stesso che sapessero esternare ciò che sentivano dentro, utilizzando solo strumenti, senza parole, può far capire quanto possano essere stati grandi e perché si ha memoria di loro anche adesso che sono trascorsi tanti secoli dal giorno della loro scomparsa. La vera musica non perde mai la sua bellezza nemmeno dopo decenni di avversità vissute dal mondo. Chi la recepisce realmente, sa cogliere ogni minima sfumatura che il compositore le ha voluto donare. A volte la sa abbinare a determinati momenti della propria vita rendendola un po’ sua, proprio come se fosse la colonna sonora del proprio cammino. Le vere composizioni, quindi, non passano mai di moda. Io amo la musica che mi sappia trasmettere ogni tipo di emozione, che mi sappia ispirare la fantasia e mi faccia immergere in un mondo tutto mio. Adoro quel genere di musica che mi coinvolga appieno, facendomi sentire ciò che l’autore ha messo dentro quelle semplici note e parole. Anzi, con le note uno stato d’animo si affina fino alla perfezione. Non riuscirei a vivere senza musica. Perché, in fondo, la musica è come la vita, un battito da cui inizia il tutto. Ug LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 INTESTAZIONE CLUB 39 ANNO C on i Muse non sono consentite mezze misure. Come già accadde con i Queen, un gruppo un tempo «imbarazzante» e oggi considerato un classico – e una pesante pietra di paragone per il trio di Teignmouth, nel Devon – i Muse si amano o si odiano. Del resto quando si intitola un album «Black Holes and Revelations», non si possono pretendere sconti. «Buchi neri e rivelazioni»: si può essere più pretenziosi? La musica dei tre giovani inglesi è altrettanto grandiosa o kitsch, a seconda delle opinioni, e lo stesso leader, il cantante-chitarrista-pianista Matthew Bellamy, usa spesso espressioni come «esagerata» o «over the top» per definirla. «Black Holes and Revelations» è un pasto completo, anzi, un vero banchetto di nozze. C’è un po’ di tutto, spesso nell’arco di una stessa canzone. Pezzi rock appassionati e lirici come «Take a Bow» e «Demonocracy» si alternano a un singolo sorprendente come «Supermassive Black Hole», un funky scippato a Prince con tanto di falsetto vocale, mentre una semplice ninnananna come «A Soldier’s Poem» è controbilanciata dagli echi di Africa e Oriente nell’orchestrazione di «City of Delusion» (la Kashmir dei Muse?), e la conclusiva «Knights of Cydonia», tra hard rock e Morricone, è un piccolo film a se stante. I Muse, in questo album del 2006, non si fanno mancare proprio niente. Se la musica è grandiosa, altrettanto faraonica è la cornice in cui viene presentata. I Muse, quasi incuranti di tanto splendore, sembrano esclusivamente innamorati di ciò che sanno fere meglio: la musica. Come per alcuni grandi e ambiziosi gruppi prima di loro (Beatles, Led Zeppelin, Queen, U2, Radiohead, tanto per far qualche nome) con il successo è arrivata anche la volontà di XVIII NUMERO 2 sperimentare i propri limiti, e magari superarli. Se «Black Holes and Revelations» non ha forse la qualità o le dimensioni di un album come «Physical Graffiti», «White Album» o «London Calling», di certo condivide l’ambizione onnicomprensiva. Sostiene infatti Dom, l’esile e aggraziato batterista che però picchia duro come un fabbro: «Prendi un pezzo come “City of Illusions”. Ogni strofa è uguale, ma diviene esigua in modo diverso. Si passa da un suono latineggiante nella prima, al rock alla White Stripes della seconda, alla potenza ritmica della terza. Cerchiamo di suonare una canzone in tanti modi diversi, e di capire cosa sarà meglio per lei. Radiohead, Kraftwerk, Morricone, tutti insieme: perché no?». Del resto i Muse non sono mai stati un gruppo confinato al rock puro e semplice. Le influenze classiche sono sempre molto presenti. Questi sono i Supermassive black hole Ooh, baby, don't you know I suffer? Ooh, baby, can you hear me mourn? You caught me under false pretences How long before you let me go? Ooh ooh ahh, you set my soul alight Ooh ooh ahh, you set my soul alight Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked into the supermasssive (Ooh ooh ahh, you set my soul alight) Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked in so... (Ooh ooh ahh, you set my soul...) I thought I was a fool for no one But ooh, baby, I'm a fool for you You're the queen of the superficial But how long before you tell the truth? Ooh ooh ahh, you set my soul alight Ooh ooh ahh, you set my soul alight Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked into the supermasssive (Ooh ooh ahh, you set my soul alight) Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked in so... (Ooh ooh ahh, you set my soul...) Supermassive Supermassive Supermassive Supermassive black black black black hole hole hole hole Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked into the supermasssive Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked into the supermassive Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked into the supermasssive (Ooh ooh ahh, you set my soul alight) Glaciers melting in the dead of night And the superstar sucked in so... (Ooh ooh ahh, you set my soul...) O LI AMI O LI ODI di Fabio Orsini 5a C 38 Supermassive Supermassive Supermassive Supermassive black black black black hole hole hole hole LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 SPECIALE 41 ANNO XVIII NUMERO 2 VALENCIA ✒ DIARY FROM S chool, stress, bad weather. Would you like to have a rest? Go to Valencia! You will have the opportunity to meet new people, practise your Spanish, go sightseeing and relax having a great time. I have been there on a school trip recently and it was a wonderful experience! Staying with a host family is a very good way to improve your Spanish and in addition, you can totally immerse yourself in Spanish culture. Valencia is also the third most important city in Spain, people are friendly V AS IN VALENCIA ✒ H ave you ever thought of leaving your school for a week and attending a Spanish school? If the answer is yes, you should pack your suitcase and fly to Valencia as I did a few weeks ago with my classmates. Imagine being in a place where you can practise your Spanish and have fun at the same time. Imagine being at the seaside, but also in a modern and sunny city, full of culture. First of all, we visited the town in general and I enjoyed it very much. Secondly, we saw the City of Arts and Sciences, where you can find the biggest aquarium in Europe, called the Oceanografic. We also visited the towers that were part of the ancient wall, the bell-tower called Miguelete, and the cathedral where there is the famous and legendary Holy Grail. Personally, I believe that everyone should go on a trip like this. As a matter of fact, I strongly recommend flying to Valencia to all the students. Giorgia Bonato ✒ H ✒ 40 I LOVE VLC H ave you ever thought of spending a week in a wonderful Spanish city? If you like the idea and want to practise your Spanish, you can do it. Take, for example, my experience. I went on a school trip to Valencia. It was a wonderful holiday! We stayed with a Spanish host family and we attended a course as well. Every morning we went to school for four hours. You might think: “What a bore! Lessons also on a school trip!”. Before this experience I thought so, too, but you must trust me: I had a lot of fun during the lessons!! In the afternoon we went sightseeing around the city. Valencia is wonderful! We went to the City of Arts and Sciences and the CHICOS JUST WANT TO HAVE FUN ENJOY VALENCIA ave you ever been to Valencia? If your answer is "no", you must go there immediately! In this beautiful city you can find everything you need: you can have a lot of fun, but you can also learn Spanish. I went there a few weeks ago with my class and I really enjoyed this school trip. We visited a lot of museums, churches and cathedrals, we went to the seaside, we did a lot of shopping, we ate typical food like paella and churros (delicious!) and we drank horchata. At school, during the lessons, we le- arnt a lot. The teachers were really nice and funny, but we also learnt Spanish grammar and vocabulary. Finally, on the last day, we had a party at the school: it was a prize our teachers gave us! In conclusion, my stay in Valencia was really fantastic. I recommend a similar experience to all students, but also to their parents. Valencia is absolutely the best city I have visited up to now, so what are you waiting for? Go there and have a wonderful holiday! Martina Baruffi and very kind and there are a lot of sights to visit. Let's imagine you have the opportunity to be in this fantastic city for just one week. Buses will take you wherever you want, so you can visit all the most important tourist attractions. Shops are open until 9.00 p.m. every day, so you can go shopping whenever you like. There are a lot of schools for foreign students situated in the centre of the city, so it is easy to reach them. Would I recommend this experience? Of course, I would. Chiara Resmini Aquarium. We visited the cathedral and we went to the top of the bell-tower called Miguelete. We also visited the Mercado de Colón, which is a big building where there is a market every morning. It was very interesting and it was not boring at all, because every student had to explain one of the sights we visited. The weather was very good every day. On a sunny and windy day we went to the beach. It was a wonderful day! We also dipped our feet in the sea! We ate typical Spanish food like paella and chocolate with churros. It was a wonderful experience to practise our Spanish and to visit the city. I recommend a similar trip to everybody. We had a lot of fun and now we can speak Spanish much better. Marianna Nisoli LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 SPECIALE 43 ANNO XVIII NUMERO 2 DIARIO DESDE VALENCIA ✒ L ✒ D esde el 21 hasta el 26 de febrero fui a Valencia de excursión escolar. Salimos a las 14.45 desde el aeropuerto de Bérgamo y llegamos a las 16.30 al aeropuerto de Valencia, hacía sol y calor. En España es todo muy diferente con respecto a Italia. Por ejemplo la escuela empieza a las 9.30 mientras en Italia a las 8.00. Nuestra escuela en Valencia se llama Españolè y era muy bonita, bastante pequeña pero con cuatro pisos y una terraza muy grande donde algunas veces tuvimos clase. Mis profesoras se llamaban Begoña y María Luisa, ésta última era la jefa de la escuela. Las clases empezaban a las 9.30 y terminaban a la 13.30, el programa estaba bien organizado, para explicar algo la profesora utilizaba también canciones. Con Españolè yo he aprendido sobre todo nuevas palabras y un poco de historia de España, pero tuvimos que hablar sólo en español y estudiábamos sólo gramática española. Mi familia valenciana era muy 42 hospitalaria y amable. Mi «madre valenciana» se llama Lola y mi «padre» José, ellos tienen dos hijos: Alejandro, 23 años y Adrián 19 años; Lola y José hablaban mucho con Marianna y conmigo, pero Adrián y Alejandro no mucho porque siempre jugaban con su consola o usaban el ordenador. En España se cena más tarde que en Italia, los españoles y sobre todo mi familia valenciana, comen a las 9.30/10.00 de la noche. Lola cocinaba carne, patatas fritas y ensalada con tomates, ¡Estaba todo muy rico! La comida que me gustó más fue la paella y el postre más rico, los churros con chocolate. Las bebidas típicas de Valencia son la «horchata» y el «agua de Valencia» que es alcohólica. Los bares y los restaurantes abrían a las 8.00 de la noche porque en España la vida es por la noche. Es muy difícil adaptarse a las horarios de los españoles pero es también una cosa muy original. ¡QUÉ VIVA VALENCIA! La visita a la ciudad me gustó mucho, hay muchísimos monumentos en Valencia y lo que me gustó más es el «Miguelete» el campanario de la Catedral. Visitamos también el Mercado Central y el de Colón, las torres de Serranos, de Quart y la Lonja de la seda, el Palacio del marqués de dos Aguas y la Iglesia de los Santos Juanes. Las personas eran muy amables y simpáticas, la red de transporte era bien organizada y fácil de aprender, pero algunas veces había demasiadas personas en el autobús. Valencia me gustó mucho y aprendí muchas cosas en español como todos mis compañeros y nos divertimos mucho paseando por las calles y sacando fotos. Marta Frigerio a escuela donde estudiábamos Españolé, era muy bonita y todos los profesores eran amables y alegres. El edificio era bastante pequeño pero tenía 3 pisos y una terraza, donde el último día tuvimos clase y también celebramos una fiesta donde nuestras profesoras: Amparo y María Luisa, nos entregaron un diploma. Todos los días llegábamos al colegio a las 9.30, después teníamos 4 horas de clase y un recreo de 15 minutos. Todo era muy divertido y los profesores simpáticos, las clases eran muy interesantes y aprendí muchas cosas (no hay comparación con las clases en Italia)... me sirvió mucho. Mi madre adoptiva se llamaba Carmen Contreras, era una mujer sobre los 60 que vivía sola en el séptimo piso de un edificio en calle Zapadores 3. Era una señora muy muy muy amable y acogedora que cuando era joven amaba viajar por el mundo y por eso ahora aloja a los estudiantes que son como ella. Además me ha preparado un pastel de chocolate para celebrar mi cumpleaños y esto me hizo mucha ilusión, era muy simpática y sobre DISFRUTANDO VALENCIA todo afable conmigo. Valencia es sin duda una ciudad preciosa. No muy bulliciosa, pero tampoco aburrida! Me gustó sobre todo ir de compras y relajarme con mis amigos en los jardines del Turia. Los valencianos son muy gentiles con los extranjeros y si no entienden lo que dices te ayudan (casi) siempre, especialmente en el autobús que es el medio de transporte más cómodo para recorrer la ciudad y es más práctico que en Italia, por eso veía muchos ancianos a todas las horas del día. Valencia está llena de gente. me gustaría mucho vivir allí! Yo probé muchas cosas, para empezar la «Horchata», una bebida típica valenciana, en la Horchatería más antigua de la ciudad; después comí el «Fuet», un salchichón muy pequeño; tomé «Tapas» que son pequeñas porciones de comida de diferentes tipos; y por fin comí la paella típica de la ciudad que es con pollo. Mi única pena es la de no haber podido probar «Sangría» ya que todos dicen que es muy buena. Me ha llamado la atención el hecho de que en España se coma muy tarde: a las 2 la comida y a las 9 y media la cena… aquí en Italia se come mucho más temprano! Creo que gracias a esta experiencia me uní mucho a mis amigos y conocí mejor a algunos compañeros con los que antes no hablaba mucho. Probablemente debido al clima, a la ausencia de los padres, de la escuela y de los deberes, no estoy segura, pero estaban casi todos muy contentos y eran simpáticos. Este viaje me ha ayudado mucho para mejorar mi nivel de español, pero también para conocer mejor a mis compañeros, descubrir la cultura valenciana y visitar una ciudad muy bonita. Ada Favaron LICEO STATALE GALILEO GALILEI CARAVAGGIO 2010 Un’altra notte. Ciò che va a posto, che viene dal molto sonno e nel sonno, accettalo. una notte ti guarirà. Non devi piangere. Ciò che viene dalla molta luce e di giorno, però non devi piangere, anche se viene tutti i giorni, cerca di conoscerlo, vuole guarire. Ingeborg Bachmann, «Essere a posto», Non conosco mondo migliore, Guanda FOGLIO APERIODICO GRATUITO A CURA DI Silvia Ambrosini GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Filippo De Mariano HANNO SCRITTO SU QUESTO NUMERO: Martina Baruffi Giorgia Bonato Mara Bugini Chiara Camiciottoli Ada Favaron Marta Frigerio Marianna Nisoli Fabio Orsini Se vuoi pubblicare un articolo sul prossimo numero, invialo all’indirizzo e-mail [email protected] Ileana Paris Elena Pititto Sara Proverbio Chiara Resmini Sara Rozzoni Chiara Tadolti Daniele Tomasoni Sofia Zonari